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Procedura : 2003/0297(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0071/2006

Testi presentati :

A6-0071/2006

Discussioni :

PV 03/04/2006 - 10
CRE 03/04/2006 - 10

Votazioni :

PV 04/04/2006 - 8.3
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0118

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 3 aprile 2006 - Strasburgo Edizione GU

10. Orientamenti per le reti transeuropee dell’energia (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura (A6-0071/2006), della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce orientamenti per le reti transeuropee nel settore dell’energia e abroga la decisione 96/391/CE e la decisione n. 1229/2003/CE [10720/1/2005 – C6-0016/2006 – 2003/0297 (COD)] (Relatore: onorevole Anne Laperrouze).

 
  
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  Anne Laperrouze (ALDE), relatore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi di inviare un sincero ringraziamento ai miei colleghi relatori degli altri gruppi politici, in particolare agli onorevoli Swoboda e Ayuso, per l’aiuto che mi hanno offerto nel corso delle mie riflessioni e per il loro contributo al testo che vi presentiamo oggi e sottoporremo domani alla vostra approvazione.

Desidero poi ringraziare i rappresentanti della Commissione europea e del segretariato della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, che hanno dato prova di una grande capacità di attenzione, rispondendo ai problemi che venivano sollevati. Vorrei anche sottolineare il ruolo positivo svolto dalla Presidenza austriaca, che si è sforzata di individuare formulazioni suscettibili di guadagnarsi l’adesione degli Stati membri, in quanto basate sulla prima lettura del Parlamento.

Mi sembra utile ricordare gli obiettivi di questa proposta di decisione. Si tratta di garantire un’etichetta europea alle reti di trasporto Olefin – consentendo loro di chiedere prestiti alla Banca europea per gli investimenti – e poi di adeguare gli orientamenti alla configurazione dell’Unione europea a 25 Stati membri, autorizzare il finanziamento di progetti di interesse comune, consentire la realizzazione del mercato interno del gas e dell’elettricità e, soprattutto, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento attraverso interconnessioni tra gli Stati membri e con i paesi vicini: l’Europa sudorientale, i paesi mediterranei, l’Ucraina, la Bielorussia.

Mentre la posizione comune del Consiglio comunicata in gennaio proponeva un approccio differente da quello del Parlamento, in quanto respingeva la dichiarazione d’interesse europeo e la nomina di un coordinatore, il lavoro svolto in sede di seconda lettura ha consentito di elaborare alcuni emendamenti di compromesso nel corso di un trilogo informale cui hanno partecipato il Parlamento, la Presidenza del Consiglio e la Commissione europea. Tali emendamenti di compromesso corrispondono completamente agli obiettivi che ci eravamo prefissi in prima lettura; tra l’altro essi definiscono i progetti di interesse europeo come una scelta di progetti sugli assi prioritari che sono di natura transfrontaliera o che hanno un impatto significativo sulla capacità di trasmissione transfrontaliera. Questi progetti potranno quindi godere di priorità per i finanziamenti concessi nell’ambito delle reti transeuropee dell’energia, e potranno ricevere particolare attenzione nell’ambito di altri fondi comunitari.

I ritardi nella realizzazione verranno esaminati, e le riunioni congiunte di coordinamento riguarderanno in particolare le procedure di valutazione e di consultazione del pubblico. Questi emendamenti, inoltre, definiscono in maniera più accurata il ruolo del coordinatore europeo, la cui nomina è prevista quando in un progetto si registrino considerevoli ritardi o difficoltà di attuazione. Tale coordinatore promuoverà la dimensione europea del progetto, contribuirà al coordinamento delle procedure nazionali per la consultazione delle popolazioni interessate e presenterà ogni anno una relazione sui progressi del progetto.

Mi consenta tuttavia, signor Commissario, di esprimere il mio rammarico per due motivi: da un lato, la scarsa entità dei fondi disponibili per le reti transeuropee dell’energia, tale probabilmente da consentire appena il finanziamento di qualche studio di fattibilità. Dall’altro, lei sa bene che il Parlamento non intendeva rimettere in discussione la legittimità dei progetti che figurano negli allegati alla relazione. Mi sembra tuttavia opportuno dare priorità a quei progetti che contribuiscono all’approvvigionamento del maggior numero possibile di Stati, favorendo in tal modo la dimensione europea. Penso in particolare agli Stati baltici, le cui reti di gas non sono assolutamente sufficienti a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile, considerando il fatto che la priorità era stata assegnata al gasdotto russo-tedesco in seguito agli accordi Schröder-Putin. La invito a incoraggiare la realizzazione delle infrastrutture necessarie per approvvigionare tutti gli Stati.

Alla luce della crisi recentemente prodottasi tra Ucraina e Russia, nonché delle dichiarazioni rese a Hampton Court, una politica energetica europea è divenuta necessaria. Questo testo offre perciò alle Istituzioni europee l’opportunità di dimostrare la volontà di perseguire tale politica. Le nuove disposizioni – che introducono la dichiarazione d’interesse europeo e la possibilità di nominare un coordinatore – sono strumenti vitali per costruire un autentico mercato interno del gas e dell’elettricità e garantire così la sicurezza dell’approvvigionamento. Questa rete europea, però, si può realizzare solo aumentando il numero delle interconnessioni.

Onorevoli colleghi, vi invito a sostenere la posizione comune emendata da questo pacchetto di compromesso; col nostro voto potremo fornire all’Unione uno degli strumenti di cui essa ha bisogno per raggiungere gli obiettivi che si è prefissa.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, recentemente abbiamo avuto l’occasione di discutere i problemi connessi al Libro verde sulla politica energetica comune. Credo che le questioni di cui discutiamo oggi – sicurezza dell’approvvigionamento, sostenibilità ambientale e competitività – siano strettamente connesse; inoltre, l’Europa ha bisogno di una risposta europea. Dobbiamo poi considerare le modalità per mobilitare gli investimenti in Europa; le reti transeuropee fanno parte di questo quadro.

Talvolta si afferma che non vi sono fondi sufficienti a tale scopo, ma di recente mi sono sentito orgoglioso di uno dei progetti che sosteniamo: la futura interconnessione per l’elettricità tra l’Irlanda e il Galles. Ecco una chiara dimostrazione del modo in cui vengono utilizzati i fondi europei. Vi sono molti progetti dello stesso genere, di cui possiamo andar fieri; gli studi di fattibilità da noi finanziati hanno spianato la strada a quell’interconnessione e a quell’infrastruttura. Da tale punto di vista apprezzo moltissimo il lavoro compiuto dal relatore, dai relatori ombra e da tutti coloro che hanno contribuito a elaborare questa particolare decisione.

Sono fermamente convinto che le reti transeuropee dell’energia stimoleranno lo sviluppo dell’Unione europea. Per quanto riguarda il gas naturale, è in crescita la dipendenza dalle importazioni di gas; come sappiamo, si tratta di una tendenza destinata a continuare. La politica delle reti transeuropee dell’energia mira a garantire e diversificare una capacità supplementare di importazioni di gas da fonti come la regione del Mar Caspio, l’Africa settentrionale o il Medio Oriente.

A Bruxelles abbiamo frequentemente discusso dell’esigenza di sviluppare ulteriormente il mercato europeo dell’elettricità; e anche per quanto riguarda il mercato europeo dell’elettricità, le reti transeuropee dell’energia serviranno a creare e promuovere una griglia di autentiche interconnessioni europee.

Non dobbiamo cercare solo il denaro dei nostri contribuenti; per questi progetti dobbiamo anche cercare di attirare il denaro della Banca europea per gli investimenti, dei Fondi strutturali e di investitori privati, poiché il denaro disponibile per gli investimenti non manca. Per ora la strozzatura principale è la mancanza di volontà politica di realizzare tali progetti, oppure la mancanza di capacità di prendere decisioni adeguate.

La decisione era già stata proposta al Parlamento nel dicembre 2003; allora essa guardava alle nuove sfide provocate dall’allargamento, così come al problema delle indispensabili connessioni energetiche con paesi terzi.

Per quanto riguarda la scelta dei progetti, la Commissione ha individuato i progetti di maggiore priorità, all’interno della più folta schiera dei progetti di interesse comune. Ora, grazie ai negoziati svoltisi fra le tre Istituzioni, abbiamo raggiunto un compromesso che, almeno in questa fase, sembra accettabile per noi tutti. I progetti di maggiore priorità, che formano un elenco estremamente selettivo di interesse europeo, hanno l’obiettivo di favorire la rapida realizzazione di una capacità di interconnessione transfrontaliera il più vasta possibile. A tale scopo i progetti di interesse europeo devono soddisfare criteri specifici: devono essere di natura transfrontaliera oppure avere un impatto significativo sulla capacità di trasmissione transfrontaliera, e devono essere giunti a uno stadio maturo.

Un risultato importante ottenuto tra la prima e la seconda lettura è l’introduzione della figura del coordinatore europeo, il cui ruolo è considerato essenziale, in quanto è destinato a incoraggiare la cooperazione con gli utenti e gli operatori, e a promuovere i progetti tra gli investitori privati e le istituzioni finanziarie. Come membro del gruppo della Commissione europea per le reti transeuropee, ho potuto constatare l’ottimo lavoro svolto dagli attuali coordinatori europei in materia di infrastrutture dei trasporti: essi si adoperano con convinzione per promuoverle, cercano di individuare le strozzature e di trovare le soluzioni più opportune.

Noto con soddisfazione che il pacchetto su cui vi apprestate a votare domani mantiene gli elementi principali della proposta della Commissione; posso quindi sostenere senza riserve l’accordo che è stato raggiunto.

Desidero nuovamente ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno contribuito ad elaborare questo compromesso.

 
  
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  María del Pilar Ayuso González, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, dal punto di vista dell’energia ci troviamo in un momento cruciale: lo testimoniano il Libro verde e le recenti relazioni della Commissione europea sullo stato della liberalizzazione dei mercati dell’energia. Da tutti questi documenti emerge la necessità di rafforzare le interconnessioni tra gli Stati e di proseguire nella realizzazione delle reti transeuropee, per migliorare tutti questi servizi energetici.

La relatrice, onorevole Laperrouze, ha svolto un lavoro eccellente e mi congratulo con lei; ella infatti è riuscita a conciliare le richieste dei deputati del nostro Parlamento con le posizioni della Commissione e del Consiglio. Noi sosteniamo i progetti di massima priorità che sono di natura transfrontaliera, e che possono incrementare la capacità di trasporto, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e intensificare gli scambi di gas ed elettricità fra gli Stati membri; in breve, un sistema più efficiente, che eserciterà un impatto positivo sui prezzi per le imprese e i consumatori.

Per tradurre in realtà la rete europea dell’energia, dobbiamo evitare rinvii non necessari nell’esecuzione dei progetti, soprattutto per quanto riguarda quelli di interesse europeo. I governi devono fare ogni sforzo per eliminare questi ostacoli amministrativi, e risulta perciò chiara l’importanza della figura di un coordinatore europeo, che possa contribuire ad accelerare i progetti di interesse europeo la cui realizzazione incontri considerevoli ritardi o difficoltà.

Non voglio concludere senza menzionare il recente Vertice europeo del 23 e 24 marzo, nel corso del quale la politica energetica è stata trattata per quello che è, ossia una questione prioritaria. Sono lieta, in particolare, che il Consiglio abbia reintrodotto l’obiettivo di incrementare le interconnessioni di elettricità fra gli Stati membri a un livello equivalente al 10 per cento della capacità installata, come si era deciso al Consiglio europeo di Barcellona nel 2002.

L’incremento delle interconnessioni fra gli Stati membri e l’aumento della capacità di stoccaggio del gas sono problemi essenziali per il mercato interno. A mio avviso questo testo, che ci accingiamo a votare domani, è un passo positivo nella direzione giusta.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero in primo luogo ringraziare la relatrice, onorevole Laperrouze, per il suo brillante operato e soprattutto per le modalità con cui ha consultato i relatori ombra, nonché per i positivi dibattiti svolti.

Quando abbiamo iniziato a lavorare su questo tema, non potevamo immaginare quale sarebbe stata la situazione concreta al momento dell’approvazione della relazione. Gli ultimi avvenimenti ci hanno dimostrato non solo la forte precarietà, sotto alcuni aspetti, dell’approvvigionamento energetico europeo, ma anche la necessità di migliorare in modo sostenibile tale approvvigionamento, per garantire la competitività del nostro continente.

Siamo davvero lieti che la Commissione, il Consiglio e il Parlamento concordino sugli obiettivi che la politica energetica deve perseguire, in particolare per quanto riguarda l’approvvigionamento di energia. E’ chiaro, ovviamente, che non tutti i tipi di rete o di connessione a una rete garantiscono automaticamente maggiore sicurezza, dal momento che alcuni problemi possono trasferirsi da una zona a un’altra; nel complesso, però, se si irrobustiscono la rete dell’elettricità e quelle per l’approvvigionamento del gas naturale e del petrolio, un’azione di riequilibrio diventerà più facile. Ciò diventerebbe possibile se aumentassimo gli investimenti mirati a quella diversificazione che per noi deve costituire non solo un concetto guida ma anche un obiettivo.

L’onorevole Laperrouze ha ragione: è deprecabile che il bilancio destini a questo settore risorse inadeguate, ma ciò costituirebbe in ogni caso solo una piccola parte del costo totale che si dovrebbe sostenere e che i singoli Stati membri dovrebbero accollarsi, dal momento che ciò è nel loro interesse.

Un altro aspetto assai importante è la richiesta di prevedere la possibilità di nominare coordinatori europei. Signor Commissario, lei ha osservato che nel settore dei trasporti sono già evidenti alcuni segnali positivi; è effettivamente così. Non tutte le condizioni quadro imposte per la nomina dei coordinatori mi hanno trovato d’accordo, ma in linea di principio i coordinatori stessi sono indispensabili se vogliamo veramente mettere in moto alcuni progetti. Per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, vorrei menzionare il progetto Nabucco, che riguarda parecchi paesi europei indirettamente e molti altri direttamente e ci permetterebbe di ottenere la diversificazione che desideriamo; ecco un progetto che dovremmo inserire al più presto, se teniamo alla sicurezza dell’approvvigionamento. Questi coordinatori possono mediare tra un paese e l’altro e forse evitare situazioni come quella che si è prodotta in relazione al progetto Russia/Germania; non che nel progetto vi fosse nulla di intrinsecamente sbagliato, ma sarebbe stato possibile coinvolgere fin dall’inizio altri paesi, come per esempio la Polonia e gli Stati baltici.

Spero che in futuro la nostra politica energetica sarà più autenticamente europea, anche per quanto riguarda i singoli progetti.

 
  
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  Vittorio Prodi, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare la collega Laperrouze per il suo lavoro sulle reti europee di interconnessione per l’energia.

Sono assolutamente d’accordo con la sua posizione, che lamenta il rischio sempre incombente di un ritorno a posizioni nazionali, mentre invece si deve perseguire, in modo molto più determinato, la costruzione di reti forti, realmente europee, sia per l’elettricità che per il gas. Soltanto a questo livello si può gestire al meglio la risorsa energia: ad esempio, solo mediante un’effettiva rete su scala europea si potranno sfruttare al massimo il grande potenziale dell’energia eolica e, allo stesso tempo, le potenzialità del carico di base rappresentato dai reattori nucleari francesi.

Soltanto a questo livello si può garantire una reale concorrenza sul mercato europeo fra campioni europei, non campioni nazionali. Il recente calo delle forniture, proprio in un periodo di grande richiesta di gas, ha messo in luce come, sia l’interconnessione fra sistemi nati come nazionali, sia l’efficace inserimento di infrastrutture di stoccaggio – anche mettendo in rete i giacimenti di gas sfruttati, in via di esaurimento – siano assolutamente indispensabili per esercitare la solidarietà fra paesi. Una solidarietà irrinunciabile, che è già stata efficacemente sottolineata nel Libro verde.

Ciò significa anche che occorre un riferimento che possa agire a livello europeo, un coordinatore che possa assicurare un reale mercato sia per il gas che per l’elettricità e che garantisca la sicurezza dell’approvvigionamento e l’uso ottimale delle risorse in qualunque momento.

La costruzione di una rete davvero europea, è una necessità imprescindibile. Esortiamo quindi il Consiglio, tutta l’Unione e tutte le istituzioni ad assicurare che ciò sia reso possibile, nell’interesse degli Stati membri e dell’Unione nel suo insieme.

 
  
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  Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signor Presidente, l’obiettivo che ci siamo prefissi in merito alle reti transeuropee di energia è positivo e indispensabile. Il mercato unico non risolverà tuttavia ogni problema, e anzi ne produrrà di nuovi.

La costituzione di un mercato unico transeuropeo per l’elettricità è destinata a provocare, per esempio, un aumento del prezzo dell’elettricità nel mio paese, la Finlandia. Se il prezzo dell’elettricità subirà un ribasso in qualche altro paese, saranno i consumatori finlandesi a pagarlo. In un mercato unico, i produttori di energia atomica e idroelettrica a buon mercato tenderanno sempre a vendere l’elettricità al massimo prezzo di mercato. I consumatori del paese produttore, nel nostro caso la Finlandia, non otterranno alcun vantaggio dal punto di vista dei prezzi, per il fatto che le nostre cascate sono imbrigliate per la produzione di energia da parte del settore della pesca e dei trasporti poiché il combustibile nucleare esaurito è sepolto per l’eternità nel nostro suolo.

La recente esperienza del mercato unico nordico dell’elettricità dimostra come i produttori speculino sul prezzo dell’elettricità, in modo da non utilizzare in pieno la propria capacità produttiva. Quando i prezzi del gas nel Regno Unito hanno toccato i livelli massimi, il gasdotto che collega il paese al continente non è stato sfruttato al massimo della propria capacità: mercato libero significa anche libertà di speculare.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ
Vicepresidente

 
  
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  Ryszard Czarnecki (NI). (PL) Signor Presidente, pensando alla controversia in corso tra Consiglio e Parlamento europeo in tema di politica energetica non possiamo fare a meno di chiederci: l’Unione è un’Istituzione solo apparente, che finge di agire e non è in sostanza altro che un teatro? Qui infatti, in sostanza, sta il nocciolo della questione.

Dalle dispute che quest’anno sono sorte fra Ucraina e Russia e fra Russia e Georgia, e da quelle che in futuro potrebbero contrapporre Bielorussia e Russia, possiamo trarre qualche utile lezione.

La politica energetica comune europea, pur naturalmente conservando la sovranità dei singoli Stati membri, deve tuttavia rappresentare una nuova quantità. I vecchi metodi andavano bene per i vecchi tempi: i tempi in cui gli Stati membri erano 10, 12 o 15. Oggi, dopo l’allargamento dell’Unione, gli antichi meccanismi – cui ben si attaglia il tradizionale proverbio polacco per cui ciascuno zappa nel proprio orto e si fa gli affari propri – non saranno più sufficienti.

Dobbiamo affrontare nuove sfide, che riguardano per esempio la diversificazione dell’approvvigionamento; non è un problema politico, ma un problema economico e di sicurezza. La Polonia vuole diversificare la base dei propri approvvigionamenti per non dover dipendere dalla Russia; anche la Spagna vuole seguire il principio della diversificazione, e incrementare gli acquisti dalla Russia, per non dover dipendere dai propri fornitori attuali.

All’Unione europea si offre in questo momento l’occasione di organizzare un coordinamento concreto, e non virtuale, di queste azioni. L’Europa deve imparare a leggere correttamente i segni dei tempi e rispondere alle nuove sfide; la polemica sul coordinatore europeo e sui progetti prioritari europei è in realtà un conflitto tra contrapposte visioni del mondo, intorno al dilemma se la politica energetica europea debba diventare una realtà o rimanere sulla carta. In quest’ultimo caso, ossia se questa politica deve rappresentare unicamente la somma delle politiche nazionali, diciamolo chiaramente e non fingiamo che l’Unione abbia una nuova politica comune; ma poi non sorprendiamoci per le conseguenze.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare il Commissario signora Kroes, responsabile di questo settore, per la sua presenza oggi tra noi; tocca infatti a lei dirigere l’inchiesta settoriale che ci indicherà i punti in cui esistono strozzature nel mercato energetico e ci spiegherà se esse sono dovute a cause naturali oppure dipendono dalla volontà umana.

In secondo luogo vorrei aggiungere che il Commissario Piebalgs è attualmente impegnato nella revisione, i cui risultati ci consentiranno di individuare i punti in cui è necessario agire. La legislazione più recente, soprattutto quella relativa alla suddivisione, ha aperto al mercato opportunità completamente nuove. Se si pensa che oggi vengono presentati 280 progetti – 19 dei quali in Austria – risulta chiara la necessità di nominare coordinatori che siano in grado di affrontare con approccio interdisciplinare i diversi problemi che possono presentarsi in tale contesto. I coordinatori potrebbero formare poi un organismo a sé, effettuando consultazioni in seno al proprio gruppo e ricorrendo ai metodi delle migliori prassi e del benchmarking per ottenere progressi.

Potrebbe essere opportuno elaborare calendari precisi – che definiscano cioè non solo i costi ma anche le date – e inoltre, come facciamo in altri settori, modificare adeguatamente le priorità quando si superano le varie scadenze. Le stazioni di trasferimento, d’altra parte, hanno un’importanza che travalica il tema della liberalizzazione, poiché qui sono in gioco anche problemi di proprietà. La proprietà di tali stazioni ha sede nell’Unione europea o altrove? Sono necessari accordi speciali? Ecco un’importante questione di politica estera.

Né si può trascurare il problema dei sistemi di emergenza. Cosa succede in caso di emergenze o di azioni terroristiche, o di altri eventi che provochino gravi difficoltà nel settore dell’energia? E’ possibile, in tale eventualità, connettere determinati fornitori o consumatori? E come fare per il software necessario allo scopo? In questo campo occorrerà agire con urgenza. Chiedo al Commissario di pubblicare un Libro verde su questi problemi, affinché in caso di disastro sia possibile prendere le misure necessarie, in tutta Europa e anche da parte dei nostri vicini.

 
  
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  Reino Paasilinna (PSE). (FI) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la risoluzione sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico adottata il mese scorso afferma che la creazione di reti dell’energia costituisce una priorità assoluta: è giustissimo. Le reti transeuropee dell’energia svolgono una funzione importante nel mercato energetico interno dell’Unione, nonché dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento; ed è proprio tale sicurezza il nostro maggior problema. E’ necessario coinvolgere al più presto nella questione i nuovi Stati membri dell’Unione. Tra le cause di questi problemi vi è la speculazione: un elemento cui si è già accennato, e di cui nei paesi nordici abbiamo già fatto esperienza. Forse i coordinatori potrebbero contribuire alla soluzione di questo problema.

Le recenti crisi energetiche hanno dimostrato la nostra eccessiva dipendenza dalle importazioni di energia; ci occorre dunque una politica energetica in cui ogni paese possa aiutare il vicino, ancorché in modo equo. Anche questa è un’esigenza urgente; mi auguro quindi che la questione trovi una rapida conclusione in seconda lettura.

Dobbiamo esaminare le vie d’uscita attraverso le quali l’Europa potrebbe togliersi da una situazione che la vede particolarmente soggetta a crisi nel contesto dei mercati energetici. Nessuna azione intrapresa ora avrà effetti rapidi; oltretutto, i consumi sono in costante crescita. Di conseguenza è necessario elaborare un’etica dell’energia interamente nuova, che tenga conto di tale situazione, e dobbiamo anche ideare un approccio di base al risparmio energetico; in un mondo che è sempre illuminato dappertutto, l’uomo non sa più cosa siano buio e oscurità.

Chiedo perciò al Commissario se sia possibile elaborare un pacchetto aggiornato per il risparmio energetico, che indichi ai cittadini, all’industria e alla società i metodi per risparmiare energia: sarebbe questa la via più sostenibile. Contemporaneamente, inoltre, dovremmo produrre tecnologia che consenta il risparmio energetico e utilizzare fonti di energia rinnovabile.

 
  
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  Šarūnas Birutis (ALDE). (LT) Signor Commissario desidero anzitutto congratularmi con la relatrice e manifestare il mio sostegno all’accordo per cui abbiamo lavorato; vorrei però richiamare ancora una volta l’attenzione sul fatto che oggi gli Stati membri baltici sono praticamente isolati dai sistemi energetici europei. Purtroppo la revisione degli allegati alle reti transeuropee dell’energia non ha tenuto conto della situazione geopolitica. Il controverso oleodotto dell’Europa settentrionale, che aggira i paesi baltici e la Polonia, rimane nell’elenco dei progetti prioritari, mentre altri progetti di cui si era richiesta l’inclusione in tale elenco e che sono particolarmente importanti per questa regione – come il gasdotto Amber e lo Yamal II che può attraversare la Bielorussia, o le connessioni sincronizzate supplementari per l’elettricità – non sono stati discussi dal Consiglio europeo. Si tratta di un’ingiustizia.

Nel 2006 la Commissione europea deve preparare un piano di connessioni prioritarie, che definisca misure concrete per l’integrazione dei mercati energetici isolati. Gli Stati membri devono dare prova di solidarietà e tener conto degli interessi comuni: è questo l’unico modo per garantire un approvvigionamento sicuro delle risorse energetiche in tutta l’Unione europea.

 
  
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  Jacky Henin (GUE/NGL). (FR) Signor Presidente, in Europa non è successo, ma sarebbe potuto succedere; non solo non abbiamo imparato niente dai tagli all’approvvigionamento di elettricità verificatisi nel 2000 in California, ma state addirittura creando le condizioni per una grande catastrofe energetica anche in Europa.

Grazie alle vostre proposte l’approvvigionamento di energia elettrica diverrà più costoso e meno affidabile; separare la rete di trasporti dalle unità produttive dell’energia elettrica è un’aberrazione economica, ecologica e industriale. Ancora una volta le Istituzioni europee si schierano a fianco degli interessi finanziari, a danno dell’interesse generale. Il mercato capitalistico è incapace di effettuare investimenti di lungo termine nel settore energetico; soddisfare gli interessi degli azionisti significa sacrificare la ricerca, lo sviluppo sostenibile e la sicurezza. La decisione di creare artificialmente un grande mercato interno dell’energia porterà alla perdita di un gran numero di posti di lavoro, mettendone a rischio moltissimi altri.

La nostra Unione ha bisogno di un forte settore pubblico, finanziato pubblicamente, per soddisfare le necessità dei cittadini europei.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea ha bisogno di un approvvigionamento di energia sicuro, affidabile e a prezzi convenienti, sia per i cittadini che per le imprese che nell’Unione hanno la loro sede; si tratta inoltre di un elemento essenziale per mantenere la competitività dell’industria europea. Migliorare l’efficienza della produzione di energia e sfruttare al meglio l’attuale capacità di produzione e le infrastrutture esistenti è un’operazione razionale non solo dal punto di vista economico ma anche, senza dubbio, come mezzo di tutela dell’ambiente.

Se intendiamo sviluppare le infrastrutture delle reti energetiche in tutta l’Unione europea, dobbiamo perlomeno dotarle di nuove tecnologie per migliorarne l’efficienza, evitare la duplicazione superflua di oleodotti e ridurre al minimo forme di inquinamento come le fuoriuscite di metano dai gasdotti. Ciò costituirebbe anche un importante passo in avanti verso l’obiettivo di una riduzione del consumo di energia.

La sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea è certo un importante argomento di riflessione, ma non può servire da motivazione per promuovere in grande stile l’adesione della Turchia all’Unione europea. Ritengo non sia opportuno che un paese esterno all’Europa diventi uno Stato membro dell’Unione europea, se l’unico motivo che giustifica tale adesione è il desiderio di espandere l’Unione europea sino ai confini di regioni ricche di fonti energetiche in Medio Oriente e intorno al Mar Caspio. Anche se la Turchia non entra nell’Unione europea, gli oleodotti previsti potranno comunque attraversarla, e sarà comunque possibile realizzare i progetti infrastrutturali relativi al gas. Tutto questo, a mio avviso, sarà possibile anche se la Turchia diviene solamente un partner privilegiato dell’Unione europea anziché uno Stato membro a pieno titolo.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). (LT) Gli obiettivi della proposta di decisione di cui discutiamo oggi sono chiari: si tratta di adeguare gli orientamenti alla configurazione dell’Unione europea a 25 Stati membri, autorizzare il finanziamento di progetti di interesse comune, consentire la realizzazione del mercato interno del gas e dell’elettricità e, soprattutto, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento attraverso interconnessioni tra gli Stati membri e con i paesi vicini: l’Europa sudorientale, i paesi mediterranei, l’Ucraina, eccetera. In prima lettura il Parlamento europeo aveva già approvato le proposte della Commissione per la definizione delle azioni prioritarie, la descrizione dei progetti di interesse europeo e la nomina di un coordinatore europeo per i progetti complessi. Il Consiglio ha espresso però una posizione differente, proponendo per esempio di respingere il coordinatore europeo e altri importanti provvedimenti che noi avevamo già approvato, e limitandosi invece ad accogliere alcuni emendamenti marginali contenuti nella risoluzione del Parlamento. Il Consiglio ha approvato l’istituzione della rete transeuropea, ma l’ha interpretata nel senso di una semplice giustapposizione delle reti degli Stati membri e del coordinamento delle politiche degli Stati membri in materia di energia; mi sembra un approccio del tutto inadeguato. Il mercato energetico dell’Unione europea conta più di 450 milioni di consumatori, e per grandezza è il secondo mercato del mondo; se l’Unione agisse unita, sarebbe in grado di difendere i propri interessi e di obbligare gli altri a rispettarli. Alla luce della recente crisi tra l’Ucraina e la Russia e delle dichiarazioni di Hampton Court, vorrei sottolineare l’evidente necessità di una politica comune europea dell’energia. Ci occorre qualcosa di più di 25 distinte politiche dei singoli Stati membri; ma la creazione di una rete europea, a sua volta, sarà possibile solo se miglioreremo e allargheremo l’interconnessione delle reti.

Per quanto riguarda i progetti prioritari e di interesse comune, vorrei ricordare al Parlamento il progetto per il gasdotto di transito Amber, e discuterne l’inclusione nell’elenco dei progetti prioritari dichiarati d’interesse europeo. Occorre tener presente il fatto che l’applicazione dei progetti garantirebbe maggior sicurezza all’approvvigionamento energetico degli Stati della regione baltica.

 
  
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  Eluned Morgan (PSE). (EN) Signor Presidente, gli orientamenti modificati estenderanno ai nuovi Stati membri le reti di trasmissione del gas e dell’elettricità attualmente esistenti nell’Unione europea; ne sono lieta. Abbiamo visto quali siano le conseguenze quando il mercato interno non funziona ed è incompleto, e quando gli approvvigionamenti non sono garantiti. La Russia, che è il principale fornitore di gas dell’Europa, ha dimostrato di avere la volontà e la capacità materiale di chiudere i rubinetti del gas per ottenerne vantaggi politici. Siamo quindi estremamente vulnerabili, e constato con soddisfazione che l’Unione europea intende finalmente affrontare con serietà l’intera questione dell’energia.

I prezzi del gas sono cresciuti in tutto il mondo, ma non c’è alcun motivo per cui nel Regno Unito il gas debba costare il triplo che nei Paesi Bassi. Nel Regno Unito, a quanto ci è stato comunicato, le fabbriche corrono il rischio di dover chiudere per brevi periodi, a causa del carente approvvigionamento di gas tramite i gasdotti, provocato dagli alti prezzi; questo fenomeno, a sua volta, dipende dalla mancanza di accesso ad altri mercati dell’Unione europea. Gordon Brown ha dichiarato che la mancata liberalizzazione dei mercati europei dell’energia è costata al Regno Unito 10 miliardi di sterline all’anno. Come possono rimanere competitive le imprese britanniche di fronte a un’ingiustizia di tal genere?

Di recente i leader dell’Unione europea hanno dato il loro appoggio alle proposte contenute nel Libro verde per lo sviluppo delle interconnessioni del gas e dell’elettricità. Ottima cosa, ma non dobbiamo rinunciare al dibattito su temi come la definizione dei prezzi, i campioni nazionali, la ripresa del nazionalismo e la mancata applicazione della legislazione dell’Unione europea da parte degli Stati membri.

A tale proposito trovo incoraggiante l’annuncio che la Commissione avvierà domani 50 nuove procedure contro governi dell’Unione europea che, omettendo di aprire il mercato energetico dell’Unione, non hanno applicato la legislazione dell’UE; splendida notizia, ma posso chiedere al Commissario come mai ci è voluto tanto tempo per prendere questa iniziativa?

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Accolgo con favore questo dibattito sugli orientamenti delle reti transeuropee dell’energia, che ha avuto molte anticipazioni ed è invero necessario. Tre nuovi Stati membri dell’Unione europea – i paesi baltici, Lituania, Lettonia ed Estonia – sono rimasti finora esclusi dal sistema energetico europeo. Le reti transeuropee dell’energia devono costituire un interesse comune dell’intera Unione, e devono collegare l’energia degli Stati membri nel mercato interno e ai nostri vicini orientali e meridionali. Senza la creazione della rete transeuropea, quale massima priorità per la sicurezza energetica e la competitività economica dell’UE, l’Unione stessa verrà relegata alla periferia del mercato energetico. La Lituania – Stato che dipende dal gas e dal petrolio russi e che fa affidamento sull’energia nucleare – non può permettersi di diventare dipendente dalla Russia anche per l’approvvigionamento dell’elettricità. Dobbiamo iniziare a costruire il ponte elettrico tra Lituania e Polonia e collegare al più presto l’Estonia e la Finlandia via cavo elettrico. Il mercato unico del Baltico per l’elettricità diverrebbe così parte integrante del mercato dell’elettricità dell’Unione europea. Vi invito a manifestare sostegno e solidarietà per l’integrazione delle reti baltiche dell’energia nell’Unione.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziarvi per questo dibattito. A mio avviso le reti transeuropee sono un elemento importantissimo – ma comunque solo un elemento – della politica europea dell’energia.

Un prerequisito essenziale è la cooperazione tra gli Stati membri. La maggior novità di cui ho avuto notizia negli ultimi mesi è la cooperazione instaurata tra i paesi baltici nel settore energetico; benché i loro mercati siano isolati, i governi cercano di avviare una politica comune nel settore dell’energia, ma questo è ancora un chiaro segnale del fatto che i governi dovrebbero occuparsi di tale politica. Il Consiglio europeo ha fornito molteplici assicurazioni, in quanto i capi di Stato e di governo hanno ancora riesaminato i problemi dell’interconnessione – la decisione del 10 per cento presa a Barcellona, che era stata poi accantonata – invocando un piano di interconnessioni prioritarie. Da questo punto di vista le reti transeuropee dell’energia offrono effettivamente la base per una risposta.

Sono state avanzate osservazioni critiche, legate al fatto che le reti potrebbero innescare qualche tipo di speculazione. Per tale motivo la regolamentazione mi sembra altrettanto importante dell’interconnessione. La regolamentazione è un elemento assolutamente indispensabile per il mercato, e la Commissione si è sempre dimostrata rigorosa nel chiedere agli Stati membri di applicare la legislazione dell’Unione europea. Vi sono però due fasi: in primo luogo dobbiamo fare in modo che ogni Stato membro recepisca la legislazione; abbiamo ottenuto questo risultato in 23 casi, mentre due casi sono all’esame della Corte di Giustizia. Questa è la prima fase; poi c’è il problema della conformità, che viene affrontato dal nuovo pacchetto. Forse si dovranno avviare nuove procedure, poiché il problema della conformità non emerge solo dagli studi della Commissione, ma viene sollevato anche dai partecipanti al mercato, allorché questi riscontrano che la direttiva non è stata applicata in maniera corretta; la storia quindi non finisce qui. E’ chiaro comunque che le reti e il loro valido sviluppo costituiscono un elemento assolutamente necessario. Le reti non significano solo interconnessione ma anche stoccaggio: per realizzare lo stoccaggio del gas, per esempio, è necessario molto tempo.

Si tratta, lo so bene, di una sfida di proporzioni immense: si è parlato di evitare le duplicazioni e mi risulta che in questo campo esistano alcuni progetti. Qui credo che i governi dovrebbero contribuire cercando di individuare un approccio comune anziché costruire reti che si fanno concorrenza; dovrebbero mirare allo sviluppo dei progetti migliori, che soddisfano gli interessi della maggioranza degli Stati membri e dell’Unione europea.

Infine, per rispondere alla domanda sul significato della politica europea dell’energia, dirò che essa non equivale alla somma delle politiche degli Stati membri. Essa si basa sulle politiche degli Stati membri, ma costruisce una nuova area d’azione per l’Unione europea, in una situazione in cui la globalizzazione dei mercati energetici ha originato nuove sfide, in cui l’azione di uno Stato membro non risponde pienamente o adeguatamente alle aspettative dei cittadini di quello Stato, e in cui abbiamo il dovere di agire sulla scala e nell’ambito dell’intera Unione europea. Le reti transeuropee sono sicuramente uno strumento cui possiamo ricorrere in questo quadro.

Desidero ringraziare ancora la relatrice, onorevole Laperrouze, e tutti i relatori ombra che hanno avuto la pazienza di negoziare con il Consiglio, raggiungendo a tempo debito questo compromesso globale che sono in grado di accettare.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani alle 12.00.

 
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