12. Proposta modificata di direttiva sui servizi nel mercato interno e comunicazione sulla direttiva 96/71/CE (Distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi) (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la comunicazione della Commissione sulla proposta modificata di direttiva sui servizi nel mercato interno e comunicazione sulla direttiva 96/71/CE (Distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi).
Come ognuno di voi sa, si tratta della proposta modificata della cosiddetta “direttiva Bolkestein” che ha fatto seguito alla prima lettura in Parlamento.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, quando abbiamo discusso questa proposta nella tornata di febbraio, ho affermato che la Commissione avrebbe basato la sua proposta modificata sul voto espresso dal Parlamento. Come ritengo constaterete, abbiamo onorato tale impegno nel testo adottato oggi dal Collegio. Ci siamo sforzati di rispettare il consenso raggiunto dall’Assemblea su alcuni articoli chiave. Gli emendamenti che avete adottato sull’articolo 16 – libertà di prestazione di servizi – e sull’articolo 17 – deroghe alla libertà di prestazione di servizi – sono infatti ripresi nella proposta modificata. Abbiamo escluso dal campo di applicazione della proposta l’assistenza sanitaria e, conformemente agli impegni assunti, presenteremo un’iniziativa separata sui servizi sanitari. Sono inoltre esclusi dal campo di applicazione della proposta modificata i servizi fiscali, le agenzie di lavoro temporaneo, i servizi di sicurezza e il settore audiovisivo.
Riguardo al campo di applicazione, un punto sul quale non abbiamo seguito le vostre indicazioni è l’esclusione dei servizi giuridici. La Commissione non la ritiene necessaria, in quanto l’articolo 3 sancisce già, in caso di conflitto tra una direttiva specifica e la presente proposta, la prevalenza della prima. Abbiamo inoltre allineato la formulazione relativa all’esercizio dei pubblici poteri all’articolo 45 del Trattato CE.
Abbiamo escluso i servizi sociali ispirandoci ai vari emendamenti adottati al riguardo dal Parlamento. Sono certo che converrete sul fatto che ogni esclusione debba essere chiaramente definita ed è ciò che abbiamo cercato di fare.
Per evitare interpretazioni divergenti da parte degli Stati membri, è necessario garantire la certezza del diritto. Il testo della proposta modificata specifica che l’esclusione dal campo di applicazione della direttiva riguarda i servizi relativi agli alloggi sociali, all’infanzia e al sostegno alle famiglie e alle persone bisognose forniti dallo Stato o da prestatori incaricati dallo Stato. Nelle prossime settimane la Commissione presenterà inoltre una comunicazione sui servizi sociali d’interesse generale, che terrà conto dell’importanza di tali servizi per i nostri cittadini.
A mio parere, la decisione di eliminare qualsiasi interazione tra la direttiva sui servizi e il diritto del lavoro è stata un fattore determinante per creare un clima più positivo riguardo alla nuova proposta sui servizi. Ci ha permesso di superare lo scoglio rappresentato dalle accuse di voler ridurre gli standard sociali e compromettere il modello sociale europeo. Sebbene fosse errata, tale percezione persisteva e avvelenava il dibattito su questa importante proposta. In ogni caso, il nuovo testo è chiaro al riguardo: il diritto del lavoro è totalmente escluso. Di conseguenza, gli articoli 24 e 25 sono stati soppressi.
Tuttavia, come ho annunciato durante la discussione di febbraio, la Commissione ha adottato una comunicazione sulle questioni relative al distacco dei lavoratori, che erano trattate dagli articoli 24 e 25. Tra breve il Commissario Vladimir Špidla descriverà l’impostazione adottata oggi dalla Commissione. Voglio solo aggiungere che questa comunicazione è un elemento fondamentale nei nostri sforzi tesi a trovare un accordo in seno al Consiglio sulla proposta di direttiva sui servizi.
Vorrei evidenziare altri due aspetti della nuova proposta. All’articolo 3 abbiamo chiarito che tutte le norme specifiche hanno prevalenza sulle disposizioni della direttiva sui servizi. In particolare, abbiamo precisato che la direttiva non influisce sul diritto privato internazionale e, di conseguenza, in linea di principio i consumatori potranno beneficiare della protezione garantita dalle norme in materia previste dalla legislazione vigente nei rispettivi Stati membri. La Commissione ha inoltre accolto il carattere facoltativo e non obbligatorio dell’assicurazione di responsabilità professionale, di cui all’articolo 27.
In seguito al voto del Parlamento europeo in febbraio, è sempre più diffuso in tutta l’Unione europea il riconoscimento che il consenso raggiunto dall’Assemblea debba essere la base su cui condurre il dibattito. I capi di governo lo hanno confermato al Consiglio europeo di due settimane fa. Abbiamo ora un’opportunità di sfruttare questo crescente consenso per far sì che il potenziale di crescita e di occupazione derivante dalla proposta in esame si realizzi quanto prima possibile.
Presenterò la proposta modificata al Consiglio informale “Competitività” di Graz, che si terrà a fine mese. Sono certo che, con il sostegno attivo della Presidenza austriaca e degli Stati membri, esista una possibilità reale di compiere progressi significativi nel corso dell’attuale Presidenza.
(Applausi)
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione ha appena adottato una comunicazione che fornisce indicazioni e spiegazioni agli Stati membri riguardanti il distacco dei lavoratori nell’ambito della prestazione transfrontaliera di servizi. Il documento contiene anche proposte volte ad aiutare gli Stati membri a migliorare l’attuazione pratica della cooperazione amministrativa, l’accesso alle informazioni e il controllo dell’osservanza della direttiva relativa al distacco dei lavoratori.
La Commissione ha annunciato questa comunicazione lo scorso febbraio, in seguito al voto sulla direttiva “servizi” in seno al Parlamento europeo, affermando che l’eventuale soppressione degli articoli 24 e 25, contenenti disposizioni riguardanti gli ostacoli amministrativi al distacco dei lavoratori, sarebbe stata decisa alla luce del voto espresso dalla maggioranza. La soppressione di tali articoli, tuttavia, non dovrà essere interpretata dagli Stati membri come un’autorizzazione a creare o mantenere ostacoli amministrativi eccessivi per le imprese che distaccano lavoratori all’estero. Il distacco transfrontaliero di lavoratori è disciplinato dalla direttiva 96/71/CE, il cui scopo è conciliare, da un lato, il diritto delle imprese a prestare servizi transfrontalieri e, dall’altro, i diritti dei lavoratori temporaneamente distaccati in un altro Stato per prestare tali servizi. La direttiva costituisce lo strumento principale per garantire la libera circolazione dei servizi e prevenire al tempo stesso il dumping sociale. La motivazione giuridica approvata oggi dalla Commissione fornisce le necessarie precisazioni in merito alle misure di controllo che gli Stati membri possono adottare per verificare l’osservanza delle condizioni di lavoro e di occupazione previste dalla direttiva. Lo scopo è assicurare che gli Stati membri agiscano secondo i principi della libera circolazione dei servizi, evitando il dumping sociale.
La comunicazione fornisce spiegazioni e indicazioni per quattro tipi di misure di controllo, in particolare: l’obbligo di ottenere un’autorizzazione, l’obbligo di disporre di un rappresentante sul territorio dello Stato membro ospitante, l’obbligo di fare una dichiarazione e obblighi riguardanti i documenti relativi alle condizioni sociali e di occupazione. Nella comunicazione si perviene alle seguenti conclusioni: l’obbligo di disporre di un rappresentante sul territorio dello Stato membro ospitante è considerato eccessivo e si reputa sufficiente designare una persona tra i lavoratori – per esempio un dirigente – che serva da collegamento con le autorità competenti negli Stati membri. Non si considera ragionevole imporre l’obbligo di fare una dichiarazione sistematica preliminare per il solo motivo che il servizio è prestato da lavoratori distaccati. L’obbligo di conservare documenti è ovviamente riconosciuto, ma si applica solo ai documenti che sono assolutamente necessari e permettono alle autorità degli Stati membri di svolgere attività di sostegno e di controllo efficaci. Non si applica, per esempio, ai documenti relativi all’assicurazione sociale, che sono già trattati dalla direttiva 1408/71/CEE.
Si è altresì concluso che è ragionevole richiedere la notificazione preliminare delle attività. Tale notificazione dovrà essere fatta entro e non oltre la data di inizio delle attività.
La Commissione intende garantire un accesso più agevole alle informazioni sulle condizioni di lavoro e di occupazione per i lavoratori e le imprese e migliorare i livelli di cooperazione tra le autorità statali. E’ altresì essenziale migliorare le risorse a disposizione dei lavoratori e delle imprese per assicurare l’effettiva applicazione delle norme riguardanti i lavoratori. Sulla base di uno studio sul funzionamento della direttiva, condotto dalla Commissione e riportato nella relazione della sua unità competente, abbiamo concluso che vi sono ancora ampi margini di miglioramento in tutti gli ambiti e la comunicazione contiene diverse proposte avanzate dagli Stati membri in risposta a queste carenze. Tali proposte prevedono il miglioramento dei siti Internet e altre fonti di informazioni, maggiori risorse per gli uffici di collegamento e gli enti responsabili di vigilare sull’uso dei sistemi elettronici di trasferimento dei dati e migliori collegamenti tra gli ispettorati del lavoro. Considero importante il criterio secondo cui è giusto che gli Stati membri includano, nelle informazioni che forniscono, indicazioni specifiche sulle responsabilità spettanti alle imprese che distaccano lavoratori all’estero e non solo riferimenti generali al diritto del lavoro o all’ordinamento giuridico applicabile nello Stato membro in questione.
Onorevoli deputati, sono fermamente convinto che la direttiva sul distacco dei lavoratori – purché sia applicata correttamente – costituisca uno strumento adeguato ed efficace per assicurare, da un lato, la prevenzione del dumping sociale e, dall’altro, la libera prestazione di servizi.
(Applausi)
Marianne Thyssen, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei non è per nulla insoddisfatto della situazione relativa alla direttiva sui servizi. In novembre, in seno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori abbiamo toccato la nota giusta offrendo la prospettiva di un documento solido e imparziale, ed è ciò che è stato effettivamente realizzato. Incoraggiati dalla Commissione, abbiamo presentato proposte di cambiamenti radicali, successivamente approvate dall’Assemblea con un’ampia maggioranza trasversale. Al Consiglio europeo di primavera – perché di sicuro è così che possiamo chiamarlo ora – il Consiglio si è congratulato calorosamente con noi e ha espresso la volontà di proseguire i lavori e ottenere una direttiva sui servizi che apra i mercati garantendo un’adeguata protezione sociale.
Oggi abbiamo ascoltato un’esposizione particolareggiata della posizione della Commissione sulle nostre proposte e rileviamo che essa ha mantenuto la promessa e rimane fedele all’impegno di sostenere la linea adottata dall’Assemblea. I servizi d’interesse economico generale restano inclusi, anche se nel quadro di una struttura propria, come da noi proposto. Sebbene il campo di applicazione sia limitato, che è ciò che avevamo chiesto, vorrei invitare il Commissario a riesaminare il modo preciso in cui definire tali servizi sociali. La direttiva non ha alcun impatto sul diritto del lavoro e il Commissario Špidla ha appena illustrato gli orientamenti promessi relativi all’applicazione della direttiva sul distacco dei lavoratori.
Fortunatamente, in definitiva si assicura un’adeguata protezione dei consumatori, si riduce la burocrazia e si garantisce la libertà di prestazione di servizi, prevista agli articoli 16 e 17. Forse sarebbe stato preferibile definire una procedura di cooperazione diversa ai fini delle ispezioni, ma contiamo sul Consiglio affinché assicuri che essa funzioni altrettanto bene di quella da noi proposta.
Sappiamo che è possibile trovare un equilibrio. Intendiamo lavorare a tal fine e ci auguriamo che la Presidenza del Consiglio austriaca, con la quale siamo sempre disposti a dialogare, ci conduca a una direttiva favorevole ai lavoratori autonomi, ai lavoratori dipendenti, ai professionisti, ai consumatori di servizi e ai consumatori in generale, che nel complesso promuova la crescita economica e crei numerosi posti di lavoro. Auguriamo alla Presidenza del Consiglio il massimo successo e siamo lieti di avere infine ottenuto la cooperazione concreta della Commissione.
(Applausi)
Evelyne Gebhardt, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel gestire la direttiva sui servizi la Commissione ha dissipato le ombre che all’improvviso erano di nuovo calate su di essa la scorsa settimana. Commissario McCreevy, caro Charlie, in veste di relatrice e a nome del mio gruppo, sono molto lieta che la Commissione abbia tenuto fede alla promessa fatta al Parlamento e seguito le indicazioni fornite dalla stragrande maggioranza dell’Assemblea.
So che ciò ieri ha richiesto ore di lavoro da parte dei capi di governo, ma la legge più importante in Europa, seconda solo alla Costituzione, è ora sulla buona strada. Possiamo accompagnarla lungo tale strada, o forse si deve dire che la Commissione segue il Parlamento? Ciò che di certo si può dire è che è stato compiuto un passo decisivo in direzione di un’Europa sociale e posso dire al Commissario che sono particolarmente compiaciuta del fatto che il più importante pomo della discordia – il principio del paese d’origine – sia stato eliminato. Questa è la più grande apertura verso un’Europa sociale.
Sono anche molto lieta che abbiate seguito le proposte dell’Assemblea ed eliminato dal campo di applicazione della direttiva sui servizi importanti settori, quali il lavoro a tempo parziale, i servizi di sicurezza, il gioco d’azzardo e l’intero settore sanitario, sebbene vi sia ancora un punto interrogativo sull’esclusione dei servizi sociali. Dovremo svolgere ulteriori discussioni sul modo in cui si debba valutare e interpretare la posizione della Commissione al riguardo.
Mi compiaccio inoltre del fatto che, al contrario di quanto si temeva, le direttive settoriali avranno la prevalenza sulla direttiva sui servizi, un aspetto considerato importante dall’Assemblea, in particolare per quanto riguarda la direttiva sul distacco dei lavoratori. Ritengo che il risultato ottenuto sia un grande successo per i cittadini, per l’Europa sociale e, non ultimo, per il Parlamento. Noi eurodeputati abbiamo così dimostrato di prendere sul serio i nostri diritti, nell’interesse dei cittadini. La questione è ora nelle mani del Consiglio dei ministri: la rapidità con cui ci doteremo di una legislazione adeguata dipende da loro.
(Applausi)
Toine Manders, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario per il dinamismo e la prontezza con cui ha presentato questo documento elaborato con celerità. Il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa arriva persino a dire che il testo in esame rappresenta un progresso rispetto alla posizione adottata dal Parlamento europeo, il che è positivo per l’occupazione in Europa. Il gruppo ALDE è del parere che la creazione di posti di lavoro sia in assoluto la migliore struttura sociale, ancor più della protezione degli standard raggiunti finora. Purtroppo, alcuni fattori e settori rimangono esclusi e gli Stati membri potrebbero sfruttarli per proteggere i propri mercati. Questo si chiama protezionismo e verosimilmente sfocerà in numerosi procedimenti giuridici presso la Corte di giustizia europea.
Vi sono ancora concetti-contenitore, quali il gioco d’azzardo, il settore audiovisivo – e l’elenco continua – e la decisione su ciò che vi rientra è lasciata agli Stati membri. Avremmo preferito una definizione e descrizione molto più precise di ciò che è escluso e ciò che non lo è. Purtroppo, al momento non vi è sostegno al riguardo e sarà necessario attendere.
Ci auguriamo che i cittadini se ne renderanno conto. A volte, come nel caso della Francia, ciò può creare problemi se si vogliono introdurre riforme volte a salvaguardare le nostre realizzazioni e la nostra attuale prosperità, non ultimo per il bene dei nostri figli. Milioni di persone continuano a scendere in piazza a protestare ogni martedì. E’ un peccato. I rappresentanti politici devono prendere decisioni a lungo termine e, di quando in quando, essere rieletti nel brevissimo termine. A volte si dà la preferenza a questa seconda esigenza.
In ogni caso, riteniamo si sia compiuto un passo nella giusta direzione. Abbiamo sostenuto la proposta in prima lettura. Ci auguriamo che si faccia luce sul motivo per cui alcuni settori sono esclusi. Per esempio, come lei stesso ha affermato, le definizioni dovranno essere meno ambigue in modo che sia più difficile per gli Stati membri proteggere i loro servizi in entrata dagli altri. Dopo tutto, è necessario migliorare e rafforzare la mobilità e il dinamismo dell’economia nel mercato interno per essere in grado di competere con altre grandi regioni economiche nel mondo. Ritengo che in tal modo si possa salvaguardare la nostra prosperità. Vi ringrazio e mi auguro si possa pervenire rapidamente a un risultato positivo durante il prossimo Consiglio.
(Applausi)
Pierre Jonckheer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signori Commissari, ritengo ci si debba rallegrare che la Commissione abbia ceduto alle duplici pressioni del Parlamento europeo e del Consiglio. Considerate le circostanze attuali in cui si trova l’Unione europea, la giudico una dimostrazione eclatante del fatto che la democrazia parlamentare nell’Unione europea può funzionare e la Commissione può effettivamente accogliere gli emendamenti approvati dal Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo ha migliorato in modo sostanziale la proposta iniziale della Commissione. Così stando le cose, tengo a sottolineare che le obiezioni fondamentali che abbiamo formulato, e che hanno giustificato il voto negativo e unanime del nostro gruppo, sono tuttora valide. Esse riguardano principalmente due aspetti: il campo di applicazione della direttiva e l’inclusione confermata dei servizi d’interesse economico generale. Il nostro gruppo è favorevole a una direttiva specifica sui servizi d’interesse economico generale, perché temiamo che la loro inclusione in questa direttiva possa ostacolare eventuali nuove proposte della Commissione.
La seconda obiezione riguarda il compromesso raggiunto sull’articolo 16, che non rafforza la certezza del diritto del testo e di fatto rimanda ancora una volta alla giurisprudenza della Corte e alla necessità che essa statuisca caso per caso, in contrasto con la volontà della Commissione e del Parlamento. La palla è ora in mano al Consiglio, al quale spetta definire la sua posizione comune. Al riguardo, il gruppo Verde/Alleanza libera europea chiede unanimemente al Consiglio di modificare e migliorare il testo, in particolare sui due punti che ho appena menzionato.
Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, signori Commissari, in ogni battaglia, è utile valutare correttamente ogni tappa. Non bisogna né sottovalutare i punti segnati, altrimenti si incoraggia il disfattismo, né sopravvalutare ciò che consideriamo acquisito, onde evitare una delusione.
Nel caso del progetto di direttiva cosiddetta “Bolkestein”, qual è la situazione? I punti segnati in prima lettura del Parlamento a favore degli oppositori del testo iniziale sono innegabili. La soppressione del riferimento al principio del paese d’origine e l’adeguamento dell’applicazione effettiva della direttiva sono le sconfitte più emblematiche subite dagli integralisti dell’Europa liberale. L’esclusione di alcuni settori dal campo di applicazione della direttiva e l’attribuzione allo Stato ospitante di un potere di controllo, sia pur limitato, condizionato e difficile da esercitare, sono anch’essi elementi significativi. Infine, l’esclusione del diritto del lavoro rimanda al diritto attualmente in vigore.
Esamineremo al microscopio il nuovo testo della Commissione. Se emergerà che essa tenta di recuperare parte del terreno che ha dovuto cedere, in particolare attribuendosi un diritto di controllo a priori, tale pretesa a nostro parere sarà inaccettabile. Se, invece, risulterà che la Commissione ha integrato le richieste del Parlamento nel testo rivisto del progetto di direttiva, ciò sarà un nuovo segno della crescente importanza dell’Assemblea nel triangolo istituzionale europeo e anche, o forse soprattutto, la conferma dell’influenza determinante dell’irruzione dei cittadini nel dibattito europeo, in particolare dopo un certo 29 maggio 2005. Questo vi dimostra che il nostro gruppo non ha alcuna intenzione di negare tali sviluppi.
Ciò detto, tuttavia, il risultato ottenuto finora riesce a frenare questa smania di concorrenza tra lavoratori, contro la quale i nostri concittadini si ribellano in masse sempre più numerose? Questa è la vera domanda, e la nostra risposta è no.
A parte le eccezioni enunciate, la direttiva, nella sua versione modificata, di fatto rafforza norme che istituiscono una forma d’integrazione non più fondata sull’armonizzazione delle legislazioni, ma sulla libertà del mercato. Le circostanze attuali e il peso dell’acquis comunitario meriterebbero al riguardo nuova attenzione, in particolare in concomitanza dell’allargamento dell’Unione a paesi con norme sociali allettanti per i leader economici e politici ossessionati dalla riduzione dei costi e dall’eliminazione degli “ostacoli alla concorrenza” nella famosa economia di mercato aperto, in cui la concorrenza è libera e non falsata.
Fino a che punto siamo pronti ad allontanarci da questa logica repressiva? Quando si svolgerà il grande dibattito aperto sul futuro dell’Unione europea, questa sarà la questione centrale sulla quale propongo di aprire la discussione, in particolare a sinistra.
Adam Jerzy Bielan, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, signori Commissari, non posso fare a meno di esprimere la grandissima delusione che ho provato oggi ascoltando la presentazione della comunicazione della Commissione. Il testo modificato della direttiva sui servizi è impreciso e la sua formulazione è spesso ambigua. I paesi contrari al libero mercato dei servizi senza dubbio sfrutteranno queste lacuna.
Commissario McCreevy, a una riunione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, due settimane fa, lei ha affermato che l’ottimo non deve essere di ostacolo al buono. E’ senz’altro vero, ma pensa veramente che questo progetto, che è il risultato di due anni di lavoro sulla liberalizzazione del mercato dei servizi nell’Unione europea, sia davvero buono? Ritiene che la direttiva, nella sua versione attuale, sia una risposta adeguata alle attese dell’economia europea, in un momento in cui la concorrenza globale s’intensifica sempre più?
E’ difficile per me comprendere la posizione adottata da alcuni governi dei 15 vecchi Stati membri. Seguono una politica miope ed egoistica e impediscono la concorrenza nell’Unione europea. Quanto all’inazione e alla particolare apatia dimostrata dalla Commissione europea, semplicemente non posso accettarla. La Commissione dovrebbe farsi guidare innanzi tutto e soprattutto dall’interesse dell’Unione europea nel suo insieme. Dovrebbe cercare di conseguire almeno gli obiettivi della strategia di Lisbona.
Due mesi fa il Parlamento europeo ha ribaltato il progetto di direttiva, per citare l’espressione molto appropriata usata all’epoca dall’onorevole Gebhardt. E’ stato il risultato di un infelice compromesso tra i due maggiori gruppi politici del Parlamento. Nondimeno, la Commissione aveva assicurato ai sostenitori del libero mercato dei servizi che sarebbero stati adottati provvedimenti alternativi per compensare la soppressione delle disposizioni liberali del progetto. Mi riferisco, in particolare, agli articoli 24 e 25, che miravano a eliminare gli ostacoli attualmente incontrati dai lavoratori distaccati.
E’ ora chiaro che la Commissione europea è venuta meno alla sua promessa. Sotto ogni aspetto, il documento che ha preparato sul distacco dei lavoratori è una semplice descrizione degli ostacoli esistenti. Non contiene proposte di sanzioni di alcun tipo nei confronti dei paesi che bloccano il distacco dei lavoratori. Spetta tuttavia alla Commissione introdurre cambiamenti radicali nella sua politica verso i paesi che violano manifestamente il diritto comunitario relativo alla libera prestazione di servizi.
Infine, signori Commissari, vi auguro il massimo successo nella creazione di un libero mercato nell’Unione europea. Il successo in questa impresa è fondamentale per voi e per l’Unione nel suo insieme, ma richiede maggiore coraggio e determinazione da parte della Commissione.
Fernand Le Rachinel (NI). – (FR) Signor Presidente, il Consiglio e la Commissione hanno preso atto del voto sulla relazione Gebhardt sulla direttiva “servizi” e possiamo solo rallegrarcene. Per una volta siamo nella maggioranza e intendiamo trarne la massima soddisfazione. Abbiamo ampiamente contribuito a eliminare gli elementi più contestati della direttiva sui servizi, a partire dal famoso principio del paese d’origine. Nondimeno, alcune zone d’ombra rimangono, in particolare per quanto riguarda i servizi d’interesse economico generale, e spetterà al Consiglio risolverle, in accordo con il Parlamento.
Per il momento, il pericolo è altrove. La Commissione intende infatti rivedere in senso più liberale la direttiva sul distacco dei lavoratori, il che potrebbe in parte inficiare il lavoro legislativo del Parlamento europeo.
Infine, condanniamo con la massima fermezza la decisione della Commissione di ammonire la Francia in ragione del fatto che quest’ultima ha adottato decreti contro le offerte pubbliche di acquisto in 11 settori sensibili e strategici, in particolare per quanto riguarda la difesa. La Commissione preferisce giocare contro il proprio campo anziché difendere gli interessi dell’Europa in seno all’OMC o sui mercati mondiali. Spetta quindi agli Stati membri correggere questa anomalia istituzionale e politica.
Malcolm Harbour (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare il Commissario McCreevy per aver pienamente rispettato l’impegno assunto. Ha affermato che se avessimo prodotto una relazione equilibrata, approvata dal Parlamento con un’ampia maggioranza, la Commissione l’avrebbe accolta e ripresa in un testo modificato. In gran parte lo ha fatto, come molti colleghi hanno già affermato. Sostengo pienamente questa impostazione. E’ un compromesso. Non nascondo che avrei preferito una direttiva più liberale, ma resta il fatto che la proposta in esame rappresenta un grande passo avanti per il mercato interno.
Commissario McCreevy, ciò che vorrei gentilmente chiederle è di essere d’ora in poi il più forte sostenitore di questa direttiva. Vogliamo che lei s’impegni a promuovere il pacchetto. Nel suo intervento non ha detto che la direttiva contiene un centinaio di misure distinte dirette agli Stati membri, intese a eliminare gli ostacoli per le imprese di servizi, ridurre la burocrazia, semplificare le procedure amministrative e fornire maggiori informazioni. Il collega polacco sembra averlo del tutto ignorato nelle osservazioni che ha formulato poc’anzi.
Abbiamo anche, come clausola centrale, la libertà di prestazione di servizi, proposta da quest’ala dell’Assemblea. Sono del tutto convinto, e sono certo che lo confermerà, che la formulazione rispetti pienamente – e uso i termini della direttiva – le norme cui sono soggetti i prestatori di servizi nel proprio Stato membro. E’ un grande passo avanti, ma è necessario che lei lo presenti e lo difenda con fermezza e convinzione. La prego di considerarlo come il primo messaggio, perché dobbiamo conquistare il favore delle persone là fuori, che pensano che abbiamo prodotto un atto legislativo annacquato e debole. Se lo si legge, ci si rende conto che non lo è affatto.
Per concludere, vorrei ringraziare calorosamente il Commissario Špidla, perché avevamo chiesto una dichiarazione sulla direttiva relativa al distacco dei lavoratori nell’ambito del compromesso sulla soppressione degli articoli 24 e 25 della proposta e lui l’ha presentata. Ritengo che potrebbe esserci maggiore ambizione, ma sono lieto che le due direttive siano collegate, come richiesto espressamente da quest’ala dell’Assemblea.
(Applausi)
Anne Van Lancker (PSE). – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei associarmi ai ringraziamenti espressi alla Commissione, che è rimasta il più possibile fedele alla posizione del Parlamento. Devo dire, signor Commissario, che la definizione alquanto limitata di servizi sociali è per me causa di preoccupazione e vorrei che il Parlamento e il Consiglio trovassero il tempo per riflettere su una definizione migliore.
Sono comunque lieta che la Commissione abbia adottato le clausole sociali del Parlamento in termini di rispetto della legislazione in materia di lavoro e di sicurezza sociale e dei contratti collettivi di lavoro e anche, signor Commissario, che la direttiva sui servizi dia priorità alla direttiva sul distacco dei lavoratori e ne rispetti appieno le disposizioni. Tuttavia, devo dire al Commissario Špidla che non sono del tutto soddisfatta del contenuto della comunicazione relativa al distacco dei lavoratori e insisto quindi sulla necessità di presentarla alle parti sociali e al Parlamento a fini di consultazione.
E’ un bene che la burocrazia sia stata ridotta e che le restrizioni imposte dagli Stati membri e più volte censurate dalla Corte di giustizia saranno eliminate, ma ho l’impressione che le clausole proibitive nella comunicazione vadano ben oltre l’amministrazione della giustizia. Per esempio, l’idea che la nomina di un rappresentante tra i lavoratori distaccati sia sufficiente equivale a negare ai paesi scandinavi la loro tradizione negoziale. Inoltre, con il divieto relativo alle autorizzazioni o registrazioni precedenti, si corre il rischio di compromettere il sistema delle licenze, per esempio nel contesto del lavoro temporaneo. Questi aspetti richiedono quindi un esame più approfondito.
Tuttavia, vorrei anche riconoscere che si tratta di un buon inizio per il miglioramento delle ispezioni nella pratica. E’ fondamentale che le imprese e i lavoratori siano meglio informati di quanto lo siano stati finora sulle condizioni di lavoro e di occupazione applicabili al distacco dei lavoratori e che gli uffici di collegamento diventino più efficienti. Approvo senza riserve anche l’idea di dotare gli ispettorati del lavoro di risorse più adeguate e di far sì che cooperino a livello transfrontaliero. E’ una richiesta avanzata più volte dall’Assemblea. Solo così, a mio parere, vi saranno garanzie sufficienti per creare un mercato interno dei servizi che funzioni bene, nel pieno rispetto delle norme sociali fondamentali.
(Applausi)
Nathalie Griesbeck (ALDE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, a nostro parere è indispensabile che il testo finale cui si perverrà rispetti pienamente l’equilibrio raggiunto dai deputati al Parlamento. Dobbiamo adottare una direttiva sulla libera circolazione dei servizi, perché è una vera e propria necessità, ma non a qualunque prezzo. Il progetto iniziale della Commissione era un testo mal fatto, mal considerato e imprudente. Il Parlamento ha ora completamente rimaneggiato il testo, per permettere il completamento del mercato interno e preservare al tempo stesso il nostro modello sociale. Le siamo riconoscenti, signor Commissario, per aver resistito alle tentazioni e le proponiamo di riunirsi con il Parlamento per definire un compromesso.
La palla è ormai in mano al Consiglio e ci attendiamo che agisca da colegislatore responsabile. La direttiva sui servizi è oggi una struttura il cui equilibrio si regge su pilastri di pari importanza per noi. Mettendone in discussione l’uno o l’altro si rischia di far crollare l’intera struttura. Il Consiglio non può quindi ignorare il messaggio politico che gli abbiamo trasmesso. Signor Commissario, il voto del Parlamento sui servizi ha indicato la strada. Se dovessimo fare marcia indietro, i nostri concittadini non lo comprenderanno.
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, sono lieta che la Commissione abbia riconosciuto che la direttiva sul distacco dei lavoratori è uno strumento indispensabile per la protezione dei lavoratori sul mercato europeo dei servizi. Non dobbiamo permettere che la direttiva sui servizi ne limiti l’efficacia.
La direttiva sul distacco dei lavoratori stabilisce il principio della “parità di retribuzione per lavoro di pari valore nello stesso luogo”. Tuttavia, Commissario Špidla, mi chiedo come, alla luce dell’energia criminale utilizzata per aggirare questo principio nella pratica, un caposquadra locale o una dichiarazione il giorno di inizio dei lavori si possa considerare sufficiente a garantire che gli Stati membri possano svolgere controlli. Se gli strumenti di controllo a disposizione degli Stati membri servono a proteggere i lavoratori, ne consegue che tali strumenti non devono essere soggetti a limitazioni e questo deve essere il principio informatore del manuale, anziché affermare che si tratta solo di un’imposizione burocratica. La protezione dei lavoratori deve rimanere l’elemento centrale della direttiva sul distacco dei lavoratori.
Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, vorrei associarmi ai ringraziamenti espressi ai Commissari McCreevy e Špidla. Ho molto apprezzato il modo in cui ci avete incontrati a metà strada. La proposta in esame rappresenta un grande passo avanti. Vorrei ora formulare alcune domande e osservazioni.
Comincerò da lei, Commissario McCreevy. Lei ha affermato che presenterete un documento sui servizi sanitari. Che cosa intende? Si tratta di una direttiva? Davvero non possiamo accettare una situazione in cui la Corte di giustizia europea decide che dobbiamo seguire la situazione da vicino, solo perché poi non si prenda alcun tipo di provvedimento. Sarei molto soddisfatta se si trattasse di una direttiva, dato che non ha menzionato il tipo di documento che intendete adottare.
Commissario Špidla, concordo con lei sul fatto che gli articoli 24 e 25, nella loro formulazione originaria, avevano lo scopo di impedire la creazione di ostacoli amministrativi nello Stato membro ospitante. Sono pienamente d’accordo sul fatto che occorre fare qualcosa al riguardo. Ciò detto, le retribuzioni e le condizioni di lavoro possono anche essere aggirate, il che porta a una concorrenza sleale sul mercato del lavoro. Questo significa che è quindi importante elaborare nuovi orientamenti strategici, anche per i lavoratori distaccati.
Ho però un quesito. Perché avete adottato una comunicazione, Commissario Špidla? Glielo chiedo perché l’onorevole Schröder sta preparando una relazione concernente la direttiva sul distacco dei lavoratori e voi disponete già di una valutazione della stessa. Perché avete adottato un documento di difficile applicazione? Perché non avete deciso di adeguare la legislazione?
Signor Presidente, vorrei fare un’ultima osservazione. Sono lieta che la procedura di controllo per verificare il trattamento che ci riserviamo gli uni con gli altri sia destinata a migliorare, grazie alla cooperazione tra i vari ispettorati del lavoro. Dovremo esaminare di nuovo in che modo si possa rafforzare tale procedura.
Robert Goebbels (PSE). – (FR) Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, durante la prima discussione sulla direttiva “servizi”, un collega britannico ha affermato che Fritz Bolkestein è vivo e vegeto e vive principalmente in Francia. Il mio gruppo augura all’ex Commissario Bolkestein un felice pensionamento. E’ nostra speranza infatti che viva sereno e tranquillo in pensione, ma la sua direttiva è definitivamente morta. D’ora in avanti avremo una direttiva Gebhardt-McCreevy.
Naturalmente, rimangono gli orfani di Bolkestein. All’estrema sinistra e tra alcuni noti antieuropeisti, la direttiva Bolkestein era diventata un ovvio spauracchio, il simbolo di un’Europa antisociale. Per loro è difficile accettare che la direttiva Bolkestein è definitivamente morta e sepolta. Altri hanno lo stesso problema, in particolare alcuni entusiasti dell’ultraliberismo, e mi riferisco a chi scorgeva nella proposta iniziale della Commissione una specie di passe-partout per un’Europa totalmente deregolamentata. Penso in particolare a quel barone francese che, per sembrare moderno, parla l’americano quando si esprime a nome dei grandi imprenditori.
Fortunatamente, però, il Parlamento europeo ha svolto il suo lavoro e una maggioranza qualificata dell’Assemblea ha riscritto il testo presentato in prima lettura sulla proposta iniziale della Commissione, in modo da farne uno strumento dignitoso che favorisca la libera prestazione di servizi ed eviti qualsiasi forma di dumping sociale. La Commissione ha fatto bene a sostenere gran parte della posizione del Parlamento europeo, anche se abbiamo notato una certa esitazione la scorsa settimana. Il Presidente Barroso ha ripreso il comando delle sue truppe. Dovremo senz’altro rimanere vigili e chiedere ulteriori precisazioni. Ciò detto, la Presidenza austriaca farebbe altrettanto bene ad assicurare che il Consiglio sostenga il Parlamento, in modo da pervenire rapidamente alla direttiva sui servizi dignitosa che vogliamo e chiediamo.
Anne E. Jensen (ALDE). – (DA) Signor Presidente, signori Commissari, in Parlamento abbiamo svolto audizioni sulla direttiva relativa al distacco dei lavoratori, le quali hanno rivelato che la direttiva di per sé è valida, sebbene sia complicata. L’applicazione pratica delle norme solleva infatti enormi difficoltà. I lavoratori non conoscono i loro diritti, le imprese non sanno quali norme devono applicare e le pubbliche autorità danno alla direttiva interpretazioni differenti. Anziché modificarla, dobbiamo quindi compiere seri sforzi in termini di migliore amministrazione e maggiore disponibilità di informazioni. L’Unione e gli Stati membri devono insieme assicurare che si possano ottenere migliori informazioni, per esempio tramite Internet e le memorie cache. In tal modo, saremo realmente in grado di cogliere i vantaggi offerti da un mercato interno dei servizi. Attendo con impazienza che la Commissione lanci iniziative in questo ambito e garantisca un miglior funzionamento della direttiva sul distacco dei lavoratori in futuro.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, mi compiaccio della presentazione degli orientamenti relativi al distacco dei lavoratori. Senza dubbio rappresentano un nuovo, significativo passo verso la liberalizzazione dei servizi.
Il documento della Commissione descrive gli ostacoli amministrativi illecitamente imposti alle imprese per il distacco di lavoratori all’estero a fini lavorativi. Contiene anche esempi di sentenze della Corte di giustizia europea, secondo la quale tali pratiche violano il Trattato. Purtroppo, nel documento non figurano proposte efficaci per risolvere la situazione attuale.
La Commissione ha dimostrato una chiara mancanza di volontà di garantire il rispetto del diritto comunitario. I semplici riferimenti alle sentenze della Corte di giustizia non bastano. Gli ostacoli restano fermi dove sono, a dispetto delle sentenze, del Trattato e della direttiva. Nulla è cambiato. E’ quindi necessaria un’azione più risoluta, per esempio l’avvio di procedimenti giudiziari contro i trasgressori. Temo che la proposta di preparare, tra un anno, una nuova relazione sui progressi compiuti nell’eliminazione degli ostacoli sia solo un tentativo di rinviare ulteriormente l’azione.
Per concludere, vorrei rilevare che molti eurodeputati sono rimasti sconcertati dal fatto che i servizi sanitari siano stati totalmente esclusi dal parere della Commissione sulla direttiva relativa ai servizi, sebbene il voto del Parlamento avesse dimostrato l’esistenza di una maggioranza favorevole alla loro inclusione.
(Applausi)
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto ringrazio gli onorevoli deputati per le loro osservazioni. Risponderò ad alcune questioni specifiche.
Riguardo ai settori esclusi dal campo di applicazione della direttiva, è importante ricordare che essi rimarranno soggetti alle disposizioni del Trattato. Il Collegio di Commissari discuterà la questione dei servizi sanitari nelle prossime due settimane e il contenuto preciso dell’iniziativa sarà deciso in tale occasione. Il Commissario Kyprianou assumerà la guida e il Commissario Špidla e io gli esporremo le nostre idee. Oggi non posso essere più specifico, ma posso anticipare che come minimo il documento tratterà la questione della mobilità dei pazienti e del rimborso delle spese mediche. Dovremo attendere la proposta del Commissario Kyprianou.
L’onorevole Harbour è un po’ pessimista sull’accoglienza riservata alla proposta modificata. E’ vero che vi sono stati commenti negativi su alcuni media, ma i pareri cambieranno col tempo, quando tutti avranno avuto la possibilità di digerire ciò che il Parlamento ha approvato.
Ho promosso con grande impegno la proposta modificata in seno al Consiglio dei ministri. A una riunione svoltasi domenica 12 marzo 2006, ho difeso con vigore il testo modificato. Ho detto ai ministri che intendo seguire il testo approvato dal Parlamento europeo sui punti principali. Alcuni ministri possono essere stati un po’ scettici all’inizio, ma al termine della riunione erano in maggior parte soddisfatti dell’esito prospettato. Il fatto che il Consiglio europeo della scorsa settimana abbia avallato a stragrande maggioranza il voto del Parlamento dimostra che il dibattito si è notevolmente evoluto.
E’ una buona proposta. L’onorevole Harbour descrive numerose iniziative e i loro aspetti positivi e dobbiamo essere preparati a promuoverla come passo molto importante nel settore dei servizi e considerare la data in cui la direttiva sarà adottata come una giornata positiva per l’Europa.
Come ho detto alle riunioni in seno alle commissioni competenti – e di recente ho partecipato a una riunione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori – è importante comprendere che la precedente proposta della Commissione non avrebbe mai visto la luce nella versione in cui era formulata. Chi difendeva le proposte iniziali dovrebbe quindi riconoscere la realtà politica: non sarebbero mai diventate un atto legislativo.
Ciò che io, in veste di Commissario, e il Collegio dei Commissari abbiamo riconosciuto è la realtà politica che non si poteva continuare a strombazzare quanto fosse brillante la proposta pur sapendo intimamente che sarebbe rimasta sullo scaffale. Abbiamo adottato l’approccio pragmatico di tentare di pervenire a un ampio accordo tra i deputati europei appartenenti ai gruppi principali perché, se ci fossimo riusciti, avremmo avuto migliori possibilità di ottenere l’approvazione della proposta modificata da parte del Consiglio dei ministri.
Nella riunione del Consiglio dei ministri cui ho partecipato erano presenti tante divisioni quante ve ne erano in seno al Parlamento europeo. Ritengo quindi che il Parlamento abbia chiaramente indicato la strada da seguire. Ora che abbiamo la proposta modificata, dobbiamo essere tutti disposti a promuoverla e a riconoscere che rappresenta un grande passo avanti. Alcuni possono considerarlo un passo avanti marginale, ma è un grande passo avanti. Gioverà enormemente all’economia europea, perché le darà slancio e le permetterà di sostenere tassi di crescita in grado di creare i posti di lavoro di cui abbiamo grande bisogno. A mio parere, questo è ciò che la proposta modificata farà.
Considerato l’ampio consenso raggiunto sui punti più controversi della proposta, sono certo che il Consiglio dei ministri vorrà lavorare in stretta cooperazione con il Parlamento europeo per cercare di raggiungere presto un accordo. In seno alla Commissione faremo tutto il possibile per giungere tempestivamente a un accordo definitivo sul testo. Se manteniamo tutti un atteggiamento aperto e costruttivo, possiamo condurre questa importante proposta a una felice conclusione.
(Applausi)
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Onorevoli deputati, vi ringrazio per la discussione appena svolta. Permettetemi di accennare ad alcune questioni che sono state sollevate.
Nel dibattito tra le parti sociali e i rappresentanti degli Stati membri, e soprattutto nell’ambito delle discussioni parlamentari, è parere diffuso che la direttiva sia idonea allo scopo e che non vi siano motivi impellenti per sottoporla a una revisione legislativa sostanziale, sebbene la sua applicazione pratica possa creare varie difficoltà. Nella discussione sulla direttiva relativa ai servizi, il Parlamento ha ottenuto la promessa che la Commissione avrebbe incluso nella sua comunicazione una raccolta della prassi attuale e delle decisioni adottate finora dalla Corte di Lussemburgo. E’ assolutamente chiaro, e ritengo si applichi all’intero ordinamento giuridico, che le leggi si devono usare solo in funzione delle finalità per le quali i legislatori le hanno elaborate. La direttiva sul distacco dei lavoratori mira a proteggere i lavoratori distaccati, garantendo loro opportuni diritti, prevenendo il dumping sociale, proteggendoli dallo sfruttamento e impedendo che siano costretti ad accettare standard sociali irragionevoli e a competere così in modo sleale con i lavoratori del paese ospitante. Questa è la finalità della direttiva e questo è stato il nostro punto di vista determinante nel formulare una strategia per la comunicazione.
Naturalmente, la direttiva non ha lo scopo di creare barriere artificiose e ciò significa che ogni singolo ostacolo e ogni procedura amministrativa devono essere valutati sotto i seguenti punti di vista: è necessaria ed essenziale per la maggiore protezione dei lavoratori? Se la risposta è affermativa, sarà conforme alla direttiva, in caso contrario non lo sarà. Posso citare un esempio tipico: la protezione dei lavoratori senza dubbio richiede l’uso di documenti ufficiali, ma possiamo facilmente immaginare che alcuni documenti possano essere superflui da questo punto di vista. Questo è uno degli aspetti affrontati nella comunicazione.
In diversi interventi è stata sollevata anche una questione che non riguarda direttamente la comunicazione, ma è legata all’evoluzione della direttiva sui servizi e a questioni riguardanti i servizi in generale. Mi riferisco ai servizi sociali d’interesse generale. Posso dire che la comunicazione è già completa per quanto attiene agli aspetti fondamentali della questione e prevediamo di perfezionarla entro la fine di aprile. La comunicazione, da un lato, chiarirà alcuni principali problemi giuridici, perché dobbiamo disporre di interpretazioni precise e affidabili delle decisioni della Corte, e, dall’altro lato, presenterà alcune altre procedure che si potrebbero adottare con lo sviluppo e l’ulteriore elaborazione del concetto politico di servizi d’interesse generale.
Onorevoli deputati, sono convinto che la direttiva sui servizi e la relativa comunicazione, insieme con gli ulteriori negoziati e i passi successivi, siano un esempio di cooperazione straordinariamente costruttiva tra la Commissione e il Parlamento nel contesto di alcune parti molto impegnative della nostra legislazione.
Onorevoli deputati, forse mi permetterete un’ultima osservazione su un punto cui ha già accennato il Commissario McCreevy, cioè che attendiamo la formulazione di nuove proposte legislative in materia di servizi sanitari, in particolare per quanto riguarda la mobilità dei pazienti nell’ambito del sistema sanitario.
Robert Goebbels (PSE). – (FR) Signor Presidente, mi stupisce che la Presidenza austriaca dell’Unione europea non prenda posizione su questa importantissima comunicazione della Commissione. Il Cancelliere Schüssel vanta i meriti del compromesso raggiunto dal Parlamento europeo e sarei molto felice di sapere se la Presidenza austriaca intende fare tutto il possibile affinché il Consiglio adotti questa nuova posizione del Parlamento e della Commissione.
Presidente. – Onorevole Goebbels, dubito che il suo intervento si possa considerare un richiamo al Regolamento, anche se riguarda l’ordine delle discussioni. E’ una questione di ordine, ma non credo che il Consiglio abbia bisogno degli incentivi dei parlamentari per intervenire, se lo desidera. Sa di poterlo fare e, se non ha chiesto la parola, sarà perché non lo ritiene necessario. Conoscete il detto: chi tace acconsente.
La discussione è chiusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Alessandro Battilocchio (NI). – Ringrazio la Commissione per aver tenuto in conto la posizione di questo Parlamento, che riflette democraticamente le esigenze della maggioranza dei cittadini europei.
Mi rincresce che alcuni servizi sociali continuino ad essere esclusi dalla direttiva: servizi come le case popolari e il sostegno all’infanzia e alle famiglie non possono essere soggetti alle leggi della concorrenza, ma devono guardare esclusivamente agli interessi dei beneficiari. Mi auguro quindi che nella direttiva sui servizi sociali che la Commissione ha annunciato per fine aprile, queste esigenze vengano adeguatamente tenute in conto.
Mi congratulo inoltre per la soppressione del principio del paese di origine e per la redazione del nuovo documento sul distacco dei lavoratori. Trovo infatti che sia necessario prevenire il dumping sociale attraverso un attento esame delle regole del mercato, soprattutto in materia di salari e condizioni di lavoro. E’ importante infatti lavorare perché la concorrenza migliori la qualità del lavoro per il bene dei lavoratori e dei consumatori. L’obiettivo ultimo dell’Unione europea infatti non è quello di aumentare il volume di affari, ma di creare una società competitiva al servizio dei cittadini, una società che contribuisca ad aumentare il livello di vita, sotto tutti i punti di vista, di chi ne fa parte.