Presidente. L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0061/2006), presentata dall’onorevole Prets a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un’azione comunitaria a favore della manifestazione “Capitale europea della cultura” per gli anni dal 2007 al 2019 [COM(2005)0209 – C6-0157/2005 – 2005/0102(COD)].
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la manifestazione “Capitale europea della cultura” è probabilmente una delle più popolari iniziative europee. E’ stata apprezzata dagli Stati membri e dall’opinione pubblica in generale fin dalla sua creazione vent’anni fa, nel 1985, grazie a Melina Mercouri. L’idea di fondo continua a essere quella di evidenziare la ricchezza e la diversità delle culture europee e i tratti che hanno in comune, nonché quella di promuovere una maggiore conoscenza reciproca tra i cittadini europei. Questo è, inoltre, un argomento molto vicino a quello precedente.
Tuttavia, la nostra esperienza ha mostrato che alcuni aspetti dell’attuale programma di collaborazione devono essere migliorati, principalmente in quattro settori: la concorrenza tra le città, il ruolo della giuria di selezione, la dimensione europea della manifestazione e il processo di monitoraggio. Per questo motivo l’anno scorso la Commissione ha approvato la proposta volta a sostituire la decisione del 1999. Si trattava di una richiesta del Parlamento espressa dall’onorevole Prets e all’epoca io avevo promesso personalmente che avrei presentato una nuova proposta.
Il nuovo sistema è volto a incoraggiare gli Stati membri a organizzare concorsi a livello nazionale tra le città interessate. Una giuria di selezione mista dovrà valutare le candidature nel quadro dei concorsi nazionali. La giuria mista sarà costituita da sette esperti nominati dalle Istituzioni e da sei esperti nominati dagli Stati membri interessati. Lo Stato membro proporrà poi una città alle Istituzioni europee. Come in passato, il Consiglio prenderà la decisione finale in merito alla designazione della città.
Inoltre, la proposta prevede criteri più semplici e chiari rispetto a quelli previsti dalla decisione attuale. Dopo la designazione delle capitali europee verrà istituito un processo di monitoraggio per fornire alle città aiuto e consulenza nell’ultimazione dei preparativi del programma, in particolare per garantire che il valore aggiunto europeo sia efficacemente rispecchiato.
Alle Capitali europee della cultura che soddisfano i criteri e gli obiettivi dell’iniziativa verrà conferito un premio. Contemporaneamente, proporrò un incremento significativo del contributo comunitario a favore di quelle città che partecipano al programma tramite il programma Cultura 2007.
Sono molto lieto che Parlamento, Consiglio e Commissione abbiano lavorato in stretta collaborazione per trovare emendamenti di compromesso che fossero soddisfacenti per tutti. Questa relazione è in linea con la posizione della Commissione e migliora chiaramente la nostra proposta, per cui penso che questo nuovo schema crei il giusto equilibrio tra gli interessi locali e quelli nazionali e rafforzi la dimensione europea. Sono sicuro che ciò aumenterà la trasparenza della procedura di selezione e la visibilità della manifestazione.
Vorrei confermare che la Commissione accoglie con favore questa relazione e accetta tutti gli emendamenti di compromesso. Mi aspetto quindi che la proposta emendata venga adottata in prima lettura. Desidero ringraziare sinceramente la commissione per la cultura e l’istruzione e in particolare la relatrice, onorevole Prets, per l’efficienza e l’impegno.
Christa Prets (PSE), relatore. – (DE) Signor Presidente, come ha già affermato il Commissario, alcuni aspetti di questo accordo che risale a vent’anni fa dovevano essere modificati. Sebbene nel 1999 fosse stata presentata una nuova decisione, essa non considerava che qualche anno dopo avrebbero aderito all’Unione dieci nuovi Stati membri – o forse di più – e che dunque si doveva tenere conto anche di questi nuovi paesi. Per questo abbiamo ora un sistema di partenariato.
La proposta che ci era stata presentata allora era insoddisfacente. Nel 2004 abbiamo elaborato un’altra nuova proposta, ma abbreviata, perché avevamo fretta e non volevamo ostacolare la procedura per le città del 2009 e del 2010, e della quale abbiamo accettato le imperfezioni. Ma la Commissione ha mantenuto la promessa e sei mesi dopo ci ha presentato un nuovo testo.
La nostra priorità è quella di ridefinire il ruolo della giuria. In passato abbiamo incontrato alcuni problemi in proposito e dunque dobbiamo garantire di avere una giuria migliore in futuro. La nuova proposta rende la giuria più democratica. Ciò significa che gli Stati membri e i paesi candidati sono rappresentati nella giuria di selezione, durante la fase di preselezione, e possono così fornire il loro contributo: non sarà la sola Bruxelles ad avere voce in capitolo, e ciò è molto importante.
Durante la seconda fase, un gruppo di monitoraggio e consulenza segue la procedura con occhio critico, e svolge un ruolo di sostegno, senza limitarsi a individuare le imperfezioni. Questo è molto importante, perché spesso le città si sentono abbandonate a se stesse durante i preparativi e non sanno esattamente come gestire tutte le regole.
La concorrenza era un’altra questione cruciale; volevamo potenziare l’elemento competitivo. Gli Stati membri dovrebbero ricordare durante il periodo preparatorio che ciò che conta è la nuova attività culturale e il coinvolgimento dell’opinione pubblica e delle singole regioni. Anche se sto sottolineando l’aspetto della concorrenza, desidero dire che indubbiamente i paesi più piccoli non sono in grado di organizzare grandi concorsi. In questi casi è ammissibile la candidatura di una sola città, che dovrebbe però soddisfare tutti i criteri e i requisiti per diventare una Capitale europea della cultura.
Un criterio essenziale, nonché punto di discussione, è la dimensione europea. Le città devono creare valore aggiunto europeo, ma la domanda è: cos’è il valore aggiunto europeo? In che modo viene rispecchiato dalle città? Come possiamo spiegare alle città qual è esattamente il compito che devono svolgere? La Commissione non è riuscita a definire il tutto con assoluta precisione, e lo capisco, perché è molto difficile. La Commissione ha promesso di presentare il modello di migliori prassi su un sito Internet. Questo sito Internet è un mezzo molto importante per fornire orientamenti, ma anche per condividere dubbi ed esperienze, il che è fondamentale per le città candidate. Vorrei chiedere al Commissario di far sì che gli orientamenti e il sito Internet siano disponibili nel momento in cui il progetto entrerà in vigore.
Un aspetto soddisfacente è il finanziamento – non per quanto riguarda l’importo, poiché in proposito emergeranno problemi. Probabilmente le nuove prospettive finanziarie, con nostro grande rammarico, ridurranno anche l’importo previsto per le Capitali europee della cultura. Se penso, ad esempio a Linz, che attualmente ha un volume di investimenti di 60 milioni di euro, di cui solo lo 0,86 per cento proviene dall’UE, mi chiedo perché gli oneri siano così grandi. Ovviamente si potrebbe dire che è una questione di immagine: aiuta la regione, aiuta la città, stiamo investendo nel futuro, stiamo investendo nella sostenibilità – questo è un altro aspetto importante.
Giacché stiamo parlando di finanze, è gratificante che ora il premio venga assegnato con tre mesi di anticipo. Ciò sarà indubbiamente un aiuto per le città, poiché finora il problema principale consisteva nel fatto che le città si dovevano sempre preoccupare dei finanziamenti dopo la manifestazione, dopo che tutto si era ormai concluso. Spero e mi auguro che ciò diventi realtà e che, pertanto, le Capitali europee della cultura abbiano di fronte a sé un futuro veramente democratico.
Spero che la sostenibilità, la buona reputazione e lo slancio impresso all’arte e alla cultura europea in generale trovino espressione in questa relazione e nelle attività e nella realizzazione che seguiranno.
Doris Pack, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, sebbene sia già stato detto tutto, vorrei aggiungere qualcosa, poiché mi sta particolarmente a cuore che la Capitale europea della cultura diventi realmente ciò che noi abbiamo sempre ritenuto dovesse essere, ovvero un mezzo per pubblicizzare la cultura europea. Questa cooperazione, che prima era intergovernativa – in realtà si trattava di un’azione governativa – si è ora evoluta in una questione interistituzionale. Ciò significa che la collaborazione è eccellente e che, come ha detto anche l’onorevole Prets, la nostra voce viene ascoltata.
Da anni chiediamo qualcosa di consistente che possa essere valutato e selezionato dalla giuria, affinché le città si impegnino per portare alla luce il valore aggiunto europeo e non solo quello che già hanno. Questa manifestazione, in particolare, ci rende consapevoli dell’importanza della cultura europea. Le città sono portatrici di cultura e mediatori culturali dell’UE. Questo concorso dà loro l’opportunità di riunire moltissimi elementi; è ammessa la cooperazione transfrontaliera tra culture regionali.
Non posso che essere d’accordo sull’importanza di organizzare un concorso con questo scopo. Prendendo l’esempio della Germania, posso dire che il concorso per trovare la Capitale europea della cultura 2010 è stato un evento meraviglioso, con dieci città che aspiravano ad essere la migliore. Le iniziative intraprese non si sono esaurite, bensì continuano. Hanno costituito una rete con le città ungheresi e credo che la Commissione dovrebbe tenere in gran conto questo aspetto. Anche il sito Internet è uno strumento potenziale per far continuare questi eventi.
Sono lieta che la Commissione abbia ormai superato gli ostacoli amministrativi e che sia stato istituito un premio – che in realtà non è un premio, ovviamente, ma piuttosto il denaro dovuto alla città, il che significa che la città ha finalmente a disposizione questa somma nel momento in cui dà inizio alle attività. Nel complesso la manifestazione è molto positiva e, sia in questo contesto sia relativamente al dibattito precedente sulla cittadinanza, aiuta i cittadini a vedere la grande varietà culturale dell’Europa.
Nikolaos Sifunakis, a nome del gruppo PSE. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei fornire all’onorevole Pack una spiegazione in merito alla lettera. Tutti noi deputati – lo dico per l’onorevole Pack – riceviamo lettere che ci esortano ad appoggiare gli emendamenti presentati dai nostri onorevoli colleghi, per il semplice motivo che non possiamo conoscere il contenuto delle centinaia di emendamenti presentati. Io ricevo queste lettere, così come tutti gli altri.
Ora, per quanto riguarda l’osservazione formulata da un altro onorevole collega, i presidenti di commissione esercitano il loro diritto, così come tutti gli altri deputati, di presentare emendamenti e, anche quando credono che possano essere respinti in commissione, hanno il diritto – ai sensi del Regolamento – di presentarli in Aula. Penso che noi tutti lo facciamo.
Per tornare all’oggetto del dibattito, le capitali della cultura oggi sono l’istituzione politica più grande e meglio organizzata in Europa. Nessun’altra azione culturale in Europa ha la stessa portata oggi o, elemento ancora più importante, la stessa proiezione e partecipazione di massa da parte dei cittadini.
Inoltre, è difficile pensare a molte altre iniziative europee moderne nell’ambito della cultura che siano diventate uno standard. Tuttavia, l’esperienza ha mostrato, come hanno detto altri deputati, che alcuni aspetti specifici di questa istituzione non potevano andare oltre.
La principale esigenza è il miglioramento del metodo di selezione delle capitali della cultura. Questo è stato fatto e i colleghi che facevano parte della commissione precedente, presieduta da Michel Rocard, se ne sono occupati a fondo. Il quadro attuale non tutela veramente la concorrenza, come abbiamo sentito.
Un’altra questione importante è che spesso nel programma la dimensione europea non viene contemplata, come ho riscontrato in occasione di eventi culturali ai quali ho preso parte nel quadro di tre o quattro capitali della cultura.
La nuova proposta, sulla quale la relatrice, onorevole Prets, ha svolto un ottimo lavoro, cerca di conciliare i vari punti di vista sia all’interno del Parlamento sia in seno al Consiglio.
Infine, vorrei spendere un paio di parole sul premio. E’ importante, come ha proposto la Commissione, che il premio sia in onore di Melina Mercouri. La proposta di dare il suo nome al premio non è una coincidenza, né da parte della Commissione né dei 25 rappresentanti del Consiglio che l’hanno accolta, perché Melina Mercouri è stata l’ispirazione, l’artista che, durante tutto il suo incarico di ministro della Cultura, si è adoperata per l’istituzione di questo premio. E’ stata, dunque, una sua idea e penso che sia importante che in futuro il premio porti il suo nome. Ovviamente è stato raggiunto un compromesso rispetto alla proposta iniziale.
Per concludere, desidero aggiungere che le capitali della cultura sono sostenute dall’Unione europea. Ciononostante, a prescindere dall’indipendenza della scelta, come orientamento gli Stati membri devono determinare meglio i metodi di intervento, principalmente nelle infrastrutture, se non nei programmi.
Alfonso Andria, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, apprezzo molto la proposta della Commissione, destinata a rafforzare la dimensione europea e migliorare la trasparenza della procedura di selezione della capitale della cultura.
L’impianto della relazione Prets è eccellente e di ciò mi congratulo con la collega relatrice. Trovo molto convincenti e interessanti la proposta di intitolare il premio, che la Commissione propone di attribuire alla città prescelta, al nome di Melina Mercuri per le ragioni appena ricordate dal collega Sifunakis, come anche la proposta di istituire un portale Internet che crei collegamenti tra le città designate, incentivi lo scambio di know-how e delle migliori pratiche e fornisca informazioni alle città candidate.
Personalmente ritengo indispensabile un rafforzamento del raccordo tra il programma “Capitale europea della cultura” e il grande tema del turismo, per sfruttare appieno le enormi potenzialità economiche e sociali che un evento di questa portata può produrre e anche per far sì che esso costituisca un motore di sviluppo duraturo della città e del territorio circostante.
A tale proposito vorrei rilanciare la proposta che avevo avanzato in quest’Aula durante il dibattito sulla relazione Queiró, di creare una capitale europea per il turismo. Tale proposta è corroborata anche dal rafforzamento della dimensione urbana. La nuova Agenda 2007-2013 si concentrerà infatti con decisione sul ruolo delle città.
Come potete constatare, gli italiani sono operativi. Se ci fosse ancora il collega Stubb, il quale aveva scherzosamente definito i miei connazionali incapaci di conclusioni operative, gli direi, altrettanto scherzosamente, che forse egli è condizionato da qualche cattivo modello e dalle sue amicizie politiche.
In conclusione, signor Presidente, auspico che domani il Parlamento licenzi favorevolmente la relazione Prets, in quanto costituisce un testo completo e ricco, che accentua un importante disegno comunitario volto ad avvicinare l’Europa ai cittadini attraverso la cultura, nonché a favorire lo sviluppo e il rilancio delle città.
Helga Trüpel, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, desidero iniziare ringraziando l’onorevole Prets per aver lavorato con impegno e competenza a questa relazione. Sebbene alcuni degli oratori precedenti abbiano già citato i problemi incontrati in casi specifici, vorrei sottolineare che, finora, la storia delle capitali europee della cultura è stata un vero e proprio successo. Ne hanno tratto vantaggi le singole città nominate capitali della cultura, ma anche l’intera Europa perché, molto spesso, queste capitali europee hanno fatto capire chiaramente quanto sia variegata, ricca e varia la cultura europea.
Ciononostante, vorrei soffermarmi su due aspetti di questa relazione riveduta che sono per me particolarmente importanti. Innanzitutto, l’idea della sostenibilità richiede che la manifestazione della Capitale europea della cultura non si basi solo su eventi, ma fornisca un contributo concreto per incoraggiare una maggiore interazione sociale, una maggiore promozione dell’arte e della cultura e nuovi progetti architettonici. Ciò include anche la questione del cambiamento strutturale e del valore delle attività culturali per l’Europa nel suo complesso. In secondo luogo, l’obiettivo di creare una prospettiva e uno scambio realmente europei, nonché di evidenziare il valore aggiunto europeo è un punto davvero decisivo nella rielaborazione di questo programma, e resta ancora altro da fare in tal senso. Il modo migliore per coinvolgere le persone e suscitare il loro entusiasmo è quello di spiegare cosa significa realmente l’interazione europea, e non riferirsi solo a ciò che era già disponibile senza di essa. Dobbiamo invece unirci ad altri attori europei e sviluppare nuove strutture. In questo modo nei prossimi anni l’idea delle capitali europee della cultura diventerà ancora più avvincente.
Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, molta è l’esperienza ricavata dalle manifestazioni delle Capitali europee della cultura. Gli eventi hanno avuto conseguenze sia positive sia negative.
Tra gli aspetti positivi, abbiamo notato il fiorire di attività creative, di scambi culturali all’estero e di patrocini di eventi culturali. Sono state promosse le città e sono state destate le ambizioni culturali dei loro cittadini. Tra i fatti negativi, potrei citare la concentrazione di attività e risorse su eventi culturali specifici a discapito dei movimenti sociali e culturali nella città e nella regione interessate. Potrei anche menzionare la mancanza di una dettagliata valutazione d’impatto del programma realizzato e l’imposizione agli Stati membri e alle autorità cittadine di criteri che spesso sono inadeguati alle esigenze e alle tradizioni delle città e delle regioni, senza dimenticare la mancanza di chiarezza e trasparenza riguardo al finanziamento delle attività a carico dei fondi europei.
Ultimamente si è delineata la tendenza a limitare il ruolo degli Stati membri e a restringere il ventaglio delle possibili Capitali europee della cultura. Si tratta di un’evoluzione preoccupante e sarebbe opportuno chiedersi se sia più auspicabile una cooperazione efficace o l’imposizione reciproca della volontà di uno sugli altri. Personalmente, io sono a favore del dialogo e della creazione di condizioni per una partecipazione attiva alla cultura, per promuoverne la bellezza e la diversità.
Devo ringraziare l’onorevole Prets per la relazione e l’impegno profuso. Sono certo che durante il lavoro futuro ci adopereremo per attingere alle esperienze positive. Confido inoltre nell’eliminazione di quegli aspetti che non portano a nuovi sviluppi e che, invece, limitano la diversità culturale, che è fondamentale per contribuire all’integrazione e al dialogo nazionale.
Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, ho fatto mettere a verbale un parere di minoranza ai sensi dell’articolo 48 del Regolamento e non voterò a favore di questa relazione. Ringrazio, comunque, l’onorevole Prets per il suo lavoro. Vi spiegherò i motivi della mia posizione.
Il progetto volto a designare ogni anno una Capitale europea della cultura ha suscitato, inizialmente, entusiasmo e il desiderio di distinguersi dalla massa, nonché la consapevolezza che la cultura è un bene prezioso. Da ormai dieci anni la Commissione e il Parlamento stanno cercando di dare nuovo slancio al progetto, ma l’hanno fatto utilizzando le stesse risorse che stanno paralizzando il progetto europeo in generale. Invece di ripristinare l’entusiasmo iniziale, con cittadini che si sarebbero dovuti identificare nel progetto, la Commissione e il Parlamento si stanno ergendo a giudici.
Con i miei emendamenti ho proposto di assegnare agli Stati membri il compito di designare la Capitale europea della cultura in base ai loro propri criteri. Ciò li avrebbe incoraggiati ad assumersi le loro responsabilità. Anziché rafforzare la sussidiarietà per costruire l’identità europea, un’identità fondata sulla nostra diversità, le Istituzioni si stanno comportando come capi progetto: impartiscono ordini, selezionano e giudicano, senza, per tutto questo, farsi carico dei costi delle loro decisioni, perché il contributo finanziario dell’Unione europea resta limitato.
La burocrazia aumenta vertiginosamente per le iniziative locali e, Commissario, posso solo sperare che le future giurie siano più coscienziose di quelle che hanno giudicato il progetto del Lussemburgo per il 2007 senza nemmeno essere presenti al completo né informate in merito all’intenzione di estendere il progetto alla Grande Regione e senza rendersi conto che la proposta del Lussemburgo di scegliere Sibiu in Romania come città partner si sarebbe rivelata molto innovativa. La cultura va ben oltre i soli eventi pubblicitari.
Il progetto delle Capitali della cultura deve essere ben più di una serie scintillante di eventi e, per garantire la continuità, ho proposto di collegare alle consultazioni una rete di Capitali della cultura organizzata con l’appoggio della Commissione. Stiamo invece assistendo alla parodia di una rete che raggruppa alla rinfusa città che sono state legittimamente designate e altre che si sono attribuite da sole questo titolo. E’ finalmente giunto il momento di proteggere il titolo di Capitale europea della cultura.
Marios Matsakis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, è inutile dire che, con tutto il rispetto, sono in totale disaccordo con la collega che mi ha preceduto. Desidero congratularmi con l’onorevole Prets per la relazione approfondita e preparata con attenzione. E’ universalmente riconosciuto che il programma della Città europea della cultura, o Capitale europea della cultura, come è stato ribattezzato ultimamente, è un concetto ben collaudato e molto utile e si deve rendere onore a coloro che l’hanno istituito verso la metà degli anni ’80, soprattutto al ministro greco della Cultura, Melina Mercouri, donna ispirata e di talento che, nella sua vita burrascosa, si è battuta coraggiosamente per la democrazia e la promozione dell’unità europea attraverso la cultura.
Programmi come quello che stiamo discutendo stasera aiutano indiscutibilmente ad avvicinare i cittadini europei tra di loro e a rafforzare i legami che li uniscono. Aiutano a promuovere la comprensione tra le persone, aumentando l’apprezzamento e il rispetto per la storia culturale diversa ma unificante di ognuno.
Nel corso degli anni sono state identificate alcune aree problematiche e questa proposta della Commissione, che verrà poi modificata dal Parlamento, certamente migliorerà e rafforzerà ulteriormente il programma. Parlando in una lingua per me straniera – l’inglese – spero di poter contribuire a unificare la nostra aspirazione europea di avere in futuro una lingua comune di comunicazione.
Sulla base dell’esperienza acquisita in questi vent’anni di funzionamento del programma, e a causa delle modifiche rese necessarie dall’allargamento, urge ora procedere a una revisione. Due delle principali modifiche necessarie sono i miglioramenti nella procedura di selezione e la creazione di un sistema che garantisca che, una volta scelta la città, venga realizzato con successo un programma ben pianificato.
Desidero sottolineare la saggezza di due innovazioni contenute nella proposta: il sistema di gemellaggio e il premio. Non ho tempo per scendere nei dettagli. Mi congratulo ancora una volta con la relatrice per l’eccellente relazione.
Ljudmila Novak (PPE-DE). – (SL) In un’Europa culturalmente ed etnicamente diversa è molto importante costruire ponti tra le nazioni. Il nostro principio guida deve essere, e deve continuare ad essere, quello di preservare la nostra cultura e conoscere le ricchezze delle altre nazioni. La cultura è il legame meno intrusivo e più efficace che unisce le nazioni che vogliono vivere in uno spirito di pace e di collaborazione reciproca.
La Capitale europea della cultura rende possibile un legame di questo tipo. Al contempo offre anche a molte città ospitanti l’opportunità di effettuare maggiori investimenti nelle strutture e nei progetti culturali, con effetti positivi per l’economia nel lungo periodo. Il progetto incoraggia inoltre il coinvolgimento dei cittadini nella sfera culturale esortandoli ad acquisire dimestichezza con la cultura in tutte le sue dimensioni.
Accolgo inoltre con favore la proposta di assegnare un premio alla città che soddisfa i criteri della Capitale europea della cultura, poiché gli organizzatori precedenti in molti casi si sono lamentati della mancanza di risorse, in quanto l’Unione europea stanziava i finanziamenti solo dopo la presentazione della relazione.
Il nostro impegno totale rappresenta solo una frazione del contributo rispetto agli importi investiti nelle Capitali europee della cultura dalle comunità locali, dagli Stati membri interessati o dal settore privato. Per questo motivo, non dobbiamo complicare la raccolta dei fondi con gravose procedure amministrative. Dobbiamo, al contrario, facilitare il compito degli organizzatori, poiché solo in questo modo contribuiremo a un migliore rapporto tra i cittadini e le Istituzioni europee.
Anche la proposta di creare una giuria di selezione mista che nomini la capitale è una buona idea, perché tiene in maggiore considerazione la dimensione internazionale e renderà possibile una selezione più giusta, visto che a livello nazionale possono verificarsi maggiori favoritismi per una città in particolare.
Bogusław Sonik (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, insieme ad altre otto città europee la mia città natale, Cracovia, in Polonia, è stata Capitale europea della cultura per il 2000, e per me allora fu un piacere assumere l’incarico di direttore del programma “Capitale europea della cultura”.
Devo dire che, tra i programmi che sottolineano l’unità culturale del nostro continente, quello denominato “Capitale europea della cultura” è il più notevole. Inoltre, si tratta di un programma nato dall’iniziativa dei cittadini. Non è sorto dall’iniziativa di un’Istituzione come la Commissione o il Parlamento. La Grecia e Melina Mercouri, in particolare, meritano i nostri complimenti per avere individuato il modo di mostrare cosa è l’Europa e qual è il vero significato dell’unità culturale per il nostro continente. Effettivamente sarebbe opportuno e giusto dare a questo premio il nome della signora Mercouri, che all’epoca era ministro greco della Cultura, perché questo è quanto meritano la Grecia e la signora Mercouri.
Come dovrebbe essere definito il ruolo della Commissione europea? Ora mi sto rivolgendo in particolare al Commissario Figel’. Il ruolo della Commissione dovrebbe essere quello di fornire aiuto e consulenza, individuare gli errori e dare consigli sulle misure da applicare. Non dovrebbe essere coinvolta nelle questioni amministrative, come invece tende a fare. In particolare, dovrebbe guardarsi dall’assumere un simile atteggiamento in questo caso, visto che i 500 000 euro rappresentano solo il 2-5 per cento dei finanziamenti stanziati per l’attuazione del programma delle Capitali europee della cultura.
Pertanto, signor Commissario, occorre trovare il modo di diffondere le informazioni pertinenti e di sostenere i siti Internet e altre pubblicazioni. Dobbiamo imparare dai successi e dagli errori delle Capitali europee della cultura precedenti. Fanno tutte parte dell’associazione delle Capitali europee della cultura. Commissario Figel’, lei è responsabile del finanziamento di 25 reti, e l’associazione delle Capitali europee della cultura deve figurare tra queste, per garantire i servizi necessari a quelle città che dovranno assumere questo ruolo importante nell’immediato futuro.
Ján Figeľ, Membro della Commissione. (SK) Penso che il programma delle Capitali europee della cultura sia molto popolare nella sfera culturale, così come lo è Erasmus nel campo dell’istruzione. Entrambi i programmi hanno circa vent’anni e, se lo volessimo, potremmo dire molto sul loro passato e il loro futuro. Sono convinto che non solo la commissione per la cultura ma anche il Parlamento desideri che il programma delle Capitali europee della cultura migliori ancora di più e diventi ancora più popolare, e credo che si stia procedendo in quella direzione.
Vorrei semplicemente aggiungere che il fatto che dieci città in Germania e undici in Ungheria siano in gara per il 2010 testimonia l’interesse, la competitività e il movimento o il dinamismo nell’ambito della cultura e del patrimonio culturale, il che è positivo per l’Europa intera. Desidero ringraziare tutti voi e dire che stiamo facendo molte delle cose che sono state menzionate dall’onorevole Sonik a proposito dell’informazione, della consulenza e dell’assistenza. Vorremmo anche aumentare il valore del premio o aiuto finanziario a 1,5 milioni di euro. Tutto dipende, comunque, dal risultato della votazione di domani e dalle discussioni sulle prospettive finanziarie. Detto questo, sono convinto che questa attività, questa componente della cooperazione culturale, meriti un sostegno significativo.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, mercoledì.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Bogdan Golik (PSE). – (PL) Desidero ringraziare la relatrice per l’eccellente relazione che promuove il valore della cultura nell’Unione europea. Lavorando a nuovi metodi è importante ricordare che i nuovi Stati membri e le loro culture hanno subito molte pressioni durante il periodo comunista. Inoltre, veniva negata la varietà e l’identità di queste culture. Permettere a questi paesi di essere più coinvolti negli eventi delle Capitali europee della cultura è un’opportunità unica per sfruttare l’energia senza precedenti generata dalla popolazione delle cosiddette giovani democrazie.
Non posso non citare un candidato di spicco tra le città che sperano di essere nominate Capitale europea della cultura per il 2010. Mi riferisco alla città di Goerlitz-Zgorzelec, dove ho avuto la fortuna di crescere e di studiare. Si tratta di una città eccezionale perché, nonostante la sua storia sia stata contrassegnata da crudeli divisioni, i cittadini di Goerlitz-Zgorzelec sono riusciti a mantenere vivi i legami umani, economici e, soprattutto, culturali.
Questa città è stata segnata dalla storia e divisa dal confine stabilito dopo la Seconda guerra mondiale, ma grazie alle attività dell’Unione europea ora ha l’occasione di rinascere sulla cartina dell’Europa. Ha buone probabilità di diventare un luogo dove la riconciliazione, la comprensione e la cooperazione sopranazionale e culturale funzionano a tutti i livelli. E’ un esempio di come gli interessi comuni e la volontà di dialogare possono superare le divisioni e il risentimento, cosa che era considerata impossibile. Consiglio questo atteggiamento a tutte le iniziative a livello europeo, non solo a quelle culturali.
Zita Gurmai (PSE). – (EN) Il progetto della Città europea della cultura ha un ruolo e una missione innegabilmente importanti, poiché contribuisce a preservare la diversità e la ricchezza del patrimonio culturale europeo. E’ di grande aiuto nell’apprendimento reciproco delle tradizioni e dei valori culturali degli altri. Trasparenza, chiarezza, monitoraggio e migliori prassi costituiscono i requisiti fondamentali per tutti i tipi di procedure di selezione della Comunità europea, e ciò dovrebbe valere anche per la selezione delle Capitali europee della cultura. Non posso che appoggiare con decisione l’inclusione di Romania e Bulgaria nel programma, accogliendo così l’interesse espresso dai due potenziali nuovi Stati membri a partecipare all’iniziativa, considerata l’importanza simbolica di farli sentire già parte dell’Europa e al fine di arricchire ulteriormente i nostri valori e la nostra diversità culturali. L’inclusione nel progetto dell’iniziativa del Mese della cultura può aiutare i cittadini a imparare qualcosa di più sul patrimonio culturale delle altre nazioni e ad estendere il progetto a un più ampio contesto internazionale.