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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 5 aprile 2006 - Strasburgo Edizione GU

14. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Processo verbale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.

Prima parte

Interrogazione n. 1 dell’onorevole Boguslaw Sonik (H-0213/06)

Oggetto: Violazione della libertà di coscienza e di religione in Cina

Devo esprimere la mia profonda inquietudine dinanzi alla persecuzione dei cristiani in Cina. Malgrado la Costituzione cinese garantisca la libertà di coscienza e di religione, i cristiani cinesi sono perseguitati, imprigionati e torturati dalle autorità comuniste.

Studi e relazioni elaborati da numerose organizzazioni per i diritti umani mostrano che, dal 2001, la persecuzione dei cristiani è divenuta corrente e viene praticata su grande scala. Essa è particolarmente diffusa nelle province di Zhejiang, Jiangsu e Hebei. Si stima che in Cina vi possano esser sino a 70 milioni di cristiani, il che mostra chiaramente la portata e gravità del problema. Non è accettabile, nel 21° secolo, tollerare questo comportamento da parte delle autorità cinesi o rimanere indifferenti dinanzi all’ingiustizia e alla sofferenza umane motivate dalla fede religiosa.

Quali iniziative intende prendere il Consiglio per difendere la libertà di coscienza e di religione in Cina? La questione delle persecuzioni sarà sollevata a livello ministeriale tra i rappresentanti dell’Unione europea e cinesi?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in risposta all’interrogazione dell’onorevole Sonik, vorrei dire innanzi tutto che il Consiglio condivide ampiamente la preoccupazione dell’onorevole parlamentare. Per questo motivo, già da diversi anni il Consiglio ha definito alcuni settori fondamentali in cui l’Unione europea sta cercando di compiere progressi nel processo di dialogo.

Tra tali settori rientrano l’esercizio illimitato, sia in pubblico che in privato, della libertà di religione e di credo e il rispetto dei diritti culturali e della libertà di religione in Tibet e Xinjiang. La libertà di religione è stata pertanto evidenziata con chiarezza tra i punti all’ordine del giorno delle riunioni tra UE e Cina, non solo nell’ambito del dialogo tra le due parti, ma anche a livelli più alti.

In base all’esperienza da me acquisita nell’attività da me svolta in passato quale consulente giuridico con competenza anche nel campo dei diritti umani e nella mia veste attuale, posso confermare che questi argomenti vengono sollevati ai più svariati livelli.

Conformemente a queste conclusioni del Consiglio, l’Unione europea ha regolarmente sollevato non solo la questione della persecuzione dei cristiani, delle restrizioni imposte alle aggregazioni cristiane e alla distribuzione di copie della Bibbia nelle prigioni, ma anche quella della persecuzioni di buddisti, musulmani e membri del movimento Falun Gong, un argomento, quest'ultimo, che l’Unione europea solleva in molte occasioni. Abbiamo anche chiarito che a nostro parere queste pratiche violano gli obblighi internazionali della Cina.

Negli ultimi tempi la libertà di religione è stata oggetto di approfondita discussione nel corso dei dialoghi che si sono svolti nel settembre 2004 e nell’ottobre 2005, e la troika dell’UE si è recata in Tibet e Xinjang nell’ambito di tale dialogo con la Cina. L’UE ha chiesto regolarmente alla Cina di ottemperare alle raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite e dei comitati dell’ONU relativi alla libertà di religione e di credo, segnalando anche incessantemente casi specifici e chiedendo alle autorità cinesi di verificare le notizie di torture e di fornire informazioni sulle sentenze pronunciate. L’esito di tali colloqui finora è stato che, pur avendo accolto con favore l’opportunità di svolgere un dialogo approfondito con i ministri competenti, le autorità, e così via, l’Unione europea ha trovato conferma di molte delle preoccupazioni nutrite riguardo alle limitazioni della libertà religiosa in Cina.

Nel 2005 la Cina ha rivolto un invito ufficiale al relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione e di credo, e l’Unione europea attende con ansia la conferma di una data per la visita. Va detto che l’invito costituisce di per sé un considerevole passo avanti. L’Unione europea continuerà a esercitare pressioni a tutti i livelli affinché in Cina sia garantito l’esercizio effettivo della libertà di religione e di credo, anche nell’ambito del processo di ratifica e di attuazione del patto internazionale per i diritti civili e politici.

 
  
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  Filip Andrzej Kaczmarek (PPE-DE), in sostituzione dell’autore. (PL) La ringrazio per la risposta, che mi è sembrata molto utile. L’onorevole Sonik, tuttavia, voleva sapere anche se il Consiglio è soddisfatto della risposta fornita dalla Cina. Dopo tutto, il problema non è nuovo. Ritengo positivo che sia stato inserito nell’agenda delle riunioni ad alto livello e di quelle della troika, ma l’onorevole Sonik evidentemente si augurava che fosse possibile esercitare maggiori pressioni sulla Cina per garantire l’attuazione di questi provvedimenti.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Devo dire apertamente all’onorevole deputato che non potremo mai ritenerci soddisfatti, fino a quando non saranno stati adempiuti tutti gli obblighi internazionali. E’ un punto su cui occorre costantemente insistere, richiamando anche i singoli casi. La situazione non è ancora soddisfacente; anche per questo motivo continueremo a sollevare la questione a tutti i livelli.

Se lei però invita a esercitare pressioni più forti, allora devo chiederle, onorevole deputato, quali pressioni deve esercitare l’Unione europea sulla Cina. Forse pressioni politiche, ossia avanzare richieste e insistere sulle medesime? Certo! Per l’Unione europea vi sono poi altre possibilità – che mi sembrano importanti – di fare pressioni sulla Cina in maniera indiretta: alludo alle istituzioni internazionali, dalle Nazioni Unite alla Commissione per i diritti dell’uomo. In futuro, questo problema verrà sicuramente discusso anche presso il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo; ho già notato che il relatore speciale delle Nazione Unite svolge a questo proposito un ruolo specifico. Esiste quindi una molteplicità di livelli e canali per affrontare la questione. Noi saremo del tutto soddisfatti solo quando vi sarà completa libertà di religione e di culto.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Ho ascoltato con estrema attenzione la risposta del Presidente del Consiglio Winkler, e tra le questioni da lui trattate vorrei affrontarne una in particolare, ossia il fatto che oltre ai cattolici anche i fedeli di altre religioni sono oggetto di queste persecuzioni.

Vorrei quindi sapere se il Consiglio è a conoscenza del rapporto Falun Gong, secondo il quale nell’area di Sujiatun – nella provincia di Liaoning – vi sarebbe un campo di sterminio in cui vengono deportati e uccisi i prigionieri Falun Gong; intende il Consiglio condurre indagini approfondite su questo rapporto che denuncia gravi violazioni dei diritti umani in Cina?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non ho mai detto – e non corrisponderebbe a verità – che i nostri sforzi in questo campo riguardino solo i cattolici o solo i cristiani; la libertà di religione è un diritto umano, il quale riguarda tutte le religioni che si muovono all’interno dello spazio democratico. Quello di Falun Gong è un caso particolare, soprattutto in quanto sappiamo – anche lei vi ha accennato – che sono stati impiegati metodi umilianti e persino la tortura. Seguiamo naturalmente questa vicenda con grande apprensione, e cerchiamo di occuparcene costantemente.

Lei ha menzionato i campi di rieducazione; abbiamo affrontato anche questo problema, non solo in relazione alla libertà religiosa, ma anche da un punto di vista più generale. Come le autorità cinesi sanno già da molti anni, i campi di rieducazione sono per l’Unione europea una spina nel fianco, poiché evidentemente non corrispondono ai consueti standard internazionali in materia di diritti dell’uomo. Posso assicurare all’onorevole deputato che noi ci impegniamo decisamente anche contro la repressione della setta Falun Gong e la persecuzione dei suoi membri.

 
  
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  James Hugh Allister (NI). (EN) Ringrazio il Presidente in carica del Consiglio; a parte gli appelli che, a quanto pare, non trovano mai ascolto, non c’è qualche azione più decisa che l’Unione europea potrebbe specificamente intraprendere nel settore commerciale? Negli accordi commerciali con la Cina e con altri paesi abbiamo sempre introdotto clausole sui diritti umani, ma ne chiediamo l’applicazione in maniera talmente esitante che è come se non ci fossero.

Lei chiede cosa possiamo fare di più. Non è forse giunto il momento di dimostrarsi più risoluti e di prendere in considerazione sanzioni commerciali, se questo si rende necessario e rappresenta l’unica possibilità per garantire il rispetto dei diritti umani? A che serve questa clausola se non ce ne serviamo?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non concordo con l’onorevole deputato sul fatto che i nostri appelli rimangano inascoltati; sono stati compiuti e si continuano a compiere progressi, e crediamo che i metodi da noi usati contribuiscano a migliorare la situazione.

Sono riluttante a parlare di sanzioni, perché dobbiamo usare i metodi che promettono maggiori successi. Il dialogo mi sembra il metodo preferibile, perché dubito fortemente che potremmo raggiungere i risultati auspicati agitando la minaccia di sanzioni commerciali. Stiamo già compiendo dei progressi, e continuando su questa strada alla fine otterremo successi ancora più importanti.

Credetemi, stiamo sollevando questi problemi, non solo per mezzo della Presidenza austriaca ma anche tramite tutti gli Stati membri nei loro contatti bilaterali, l’Unione europea nel suo complesso e il Consiglio, oltre che nel quadro delle Nazioni Unite. E’ chiaro che in ultima analisi è questo il metodo migliore.

 
  
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  Presidente.

Interrogazione n. 2 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0223/06)

Oggetto: Illecite intercettazioni telefoniche in Grecia

La Grecia è scossa dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche. Una commissione parlamentare d’inchiesta ha svelato che la società Ericsson, fornitrice del sistema operativo alla Vodafone, aveva fornito ad altre società sparse in tutta Europa lo stesso sistema cui era stato integrato un software di ascolto inattivo probabilmente fornito anche da altre società concorrenti. Il programma che ha reso possibile le intercettazioni ha attivato il software di ascolto integrato e potrebbe essere installato presso qualsiasi altra società in Europa che si avvalga dello stesso sistema operativo.

Data la gravità della vicenda sotto il profilo della sicurezza degli Stati membri e dei diritti dei cittadini, può il Consiglio far sapere presso quali altre società degli Stati membri è stato installato e attivato un software per le intercettazioni? Intende il Consiglio accertare se e in quali altri Stati membri vengono effettuate illegalmente analoghe intercettazioni? E’ disposto a vietare alle società fornitrici di software di installare software di ascolto presso società di telefonia mobile senza previa autorizzazione da parte delle autorità nazionali e senza aver dato informazioni agli abbonati?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in merito all’interrogazione presentata dall’onorevole Papadimoulis devo in primo luogo osservare che il Consiglio non ha mai discusso degli incidenti qui menzionati. Devo inoltre aggiungere che la Commissione ha il compito di vigilare sul rispetto dei Trattati e delle disposizioni adottate dagli organi dell’Unione sulla base dei Trattati stessi. Se la Commissione ritiene che uno Stato membro non abbia adempiuto uno degli obblighi che gli sono imposti dal diritto comunitario, essa naturalmente può portare la questione dinanzi alla Corte di giustizia per ottenere una pronuncia, come in effetti fa.

Signora Presidente, sarebbe ora opportuno commentare brevemente la situazione giuridica. Parto dal presupposto che l’onorevole deputato conosca perfettamente tale situazione; non mi addentrerò quindi in tutte le singole direttive, ma ne menzionerò solo alcune, come la direttiva sulla protezione dei dati, la direttiva 95/46 e una serie di altre direttive, tra cui quella che obbliga gli operatori di servizi di comunicazione elettronici accessibili al pubblico a prendere opportune misure tecniche e organizzative per garantire la sicurezza dei propri servizi. Vi sono poi numerose altre disposizioni di diritto comunitario; se esse non vengono rispettate, la Commissione ha non solo il diritto, ma anche il dovere di prendere le misure del caso, come in effetti fa.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), autore. (EL) Signora Presidente, ho seguito con interesse la partita di ping pong giocata con la Commissione, e mi sembra importante che si suggerisca alla Commissione di fare di più.

Tuttavia, lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che ha travolto il mio paese riguarda intercettazioni di conversazioni del Primo Ministro, di vari ministri e di alti ufficiali delle forze armate.

Sono rimasto veramente sorpreso nel constatare che la dimensione europea di questo scandalo non sembra interessare affatto il Consiglio; signor Ministro, come può essere sicuro che non vengano intercettate anche le sue telefonate?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, sono un sostenitore dello Stato di diritto. Le norme sono chiare; esistono organismi nazionali ed europei preposti a vigilare sul rispetto di tali norme.

Naturalmente nessuno di noi è immune da violazioni delle norme giuridiche; l’importante è però che, nel caso di violazioni di norme del diritto comunitario, gli organismi europei competenti agiscano di conseguenza. In questo caso il Consiglio non è competente. Se la Commissione è del parere che le norme attuali non siano adeguate, allora essa – ed essa sola – ha il diritto di proporre una modifica di tali norme giuridiche.

Così funziona l’Unione europea, e faremmo bene ad attenerci alle procedure che sono definite nei Trattati.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Vorrei porre una domanda di natura più filosofica. Se ampliassimo la portata della legge in modo da consentire le intercettazioni telefoniche di ministri e presidenti – come si è verificato in Lituania – e se in tal modo si riuscisse a sferrare un attacco più incisivo alla corruzione, alla criminalità e all’abuso di potere, credereste ancora che un simile approccio sia rischioso e che sarebbe opportuno rivolgere maggiore attenzione ai diritti dei cittadini?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non so se questa sia una domanda filosofica; io non sono un filosofo, ma un giurista. Alla domanda che mi ha posto rispondo che una violazione dei diritti dei cittadini deve sempre preoccuparci, non solo in astratto ma anche in concreto, che si tratti di intercettazioni telefoniche o di qualsiasi altra cosa. Le norme esistenti – sia a livello nazionale che a livello europeo – sono lì apposta per impedire queste violazioni; se non riescono a impedirle, allora bisogna trarne le conseguenze del caso. Questa mi sembra la riposta logica alla sua domanda, nonché all’interrogazione dell’onorevole deputato greco.

Per quanto mi risulta, e secondo l’ultima relazione della Commissione che risale all’anno scorso, la Grecia non ha ancora comunicato l’adozione di misure per l’attuazione della direttiva in oggetto; appunto per questo la Commissione l’ha citata dinanzi alla Corte di giustizia, e ciò dimostra che il sistema funziona. Anche all’Austria si imputa una violazione dei Trattati; ci è stata offerta l’opportunità di esprimere osservazioni in merito. Così funziona il sistema, e a mio avviso è così che deve funzionare.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE). (DE) Presidente Winkler, condivido la sua fede nello Stato di diritto; tuttavia, lei ricorderà sicuramente la disdicevole vicenda delle intercettazioni telefoniche effettuate nell’edificio Giusto Lipsio, ove furono installati microfoni spia negli uffici di diverse delegazioni, tra cui quello dell’attuale Presidenza del Consiglio. Quando l’origine di queste intercettazioni è stata scoperta, l’intera faccenda è stata insabbiata.

In merito a questa vicenda è stata redatta dalla Commissione una relazione finale? Quali misure sono state adottate per mettere al sicuro quest’edificio dalle intercettazioni telefoniche?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Seeber, devo confessarle che non lo so. Non posso rispondere alla sua domanda concreta, che riguarda i provvedimenti presi a suo tempo, ma la mia opinione è questa: ciò che è illecito resta illecito. Il fatto che vengano commessi degli illeciti non deve mettere in discussione il sistema giuridico in sé. Non posso darle una risposta concreta su questo caso particolare; i fatti si sono verificati prima della Presidenza austriaca, che quindi non si è sentita obbligata in alcun modo a compiere azioni concrete al riguardo. In generale suppongo che siano state adottate e siano in corso di adozione misure atte a impedire il ripetersi di tali episodi.

 
  
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  Presidente.

Interrogazione n. 3 dell’onorevole Panagiotis Beglitis (H-0252/06):

Oggetto: La nuova dottrina di sicurezza nazionale della Turchia e il protocollo di Unione doganale UE-Turchia

In occasione di una sua recente intervista alla rivista austriaca Profil, il Primo Ministro turco Erdogan ha confermato il rifiuto del suo governo di ratificare il protocollo aggiuntivo di Unione doganale, ricollegando ancora una volta tale questione all’adozione del regolamento sugli scambi commerciali con la comunità turcocipriota. Nel contempo, il quotidiano Hurriyet ha rivelato la nuova dottrina di sicurezza nazionale adottata dal Consiglio dei ministri turco dopo l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza nazionale. Secondo tale autorevole quotidiano, i dirigenti politici turchi accettano ormai come “casus belli” l’esercizio del diritto della Grecia, riconosciuto dal diritto internazionale, di estendere le proprie acque territoriali nel Mar Egeo a 12 miglia, mentre continuano a reagire negativamente alla riapertura della Scuola teologica di Chalchi.

In considerazione del fatto che le posizioni sopradescritte violano palesemente le decisioni prese dalle istituzioni dell’UE e gli obblighi contratti dalla Turchia in quanto paese candidato all’adesione, nonché della continua ingerenza dell’esercito nella vita politica, intende il Consiglio prendere la decisione unanime necessaria e dare mandato alla Commissione affinché siano avviati, durante la Presidenza austriaca, i negoziati di adesione, con l’apertura dei primi capitoli?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Signora Presidente, in risposta all’interrogazione dell’onorevole Beglitis, devo dire innanzi tutto che il Consiglio non ignora certo i problemi da lui sollevati. Anche la ratifica e la successiva applicazione del protocollo che modifica l’accordo di Ankara – in seguito all’adesione dei 10 nuovi Stati membri – rappresentano una priorità, e anzi una priorità urgente, del partenariato di adesione modificato, che è stato concordato nel gennaio 2006.

Inoltre, nella dichiarazione del 21 settembre 2005, la Comunità europea e gli Stati membri hanno affermato che l’Unione intende monitorare l’applicazione del protocollo aggiuntivo, per accertare che esso coinvolga tutti gli Stati membri dell’UE senza alcuna restrizione o discriminazione, e si propone di effettuare una valutazione nel 2006. Com’è noto, l’applicazione del protocollo è un prerequisito per aprire i negoziati sui capitoli pertinenti. Un’attuazione parziale del protocollo andrebbe a scapito dell’intero processo negoziale. Il Consiglio esaminerà i progressi realizzati in questo campo nel corso dell’anno.

Per quanto riguarda le controversie di confine ancora irrisolte, vorrei fare riferimento alle conclusioni adottate in materia dal Consiglio europeo nel corso della riunione di Helsinki del 1999 e di quella di Bruxelles del dicembre 2004. Indubbiamente, se la Turchia vuole aderire all’Unione europea dovrà accettarne i valori e gli obiettivi che sono sanciti dai Trattati, e dovrà mostrarsi disponibile sia a intrattenere rapporti di buon vicinato che a comporre le controversie di confine irrisolte, conformemente al principio della composizione pacifica delle controversie previsto dalla Carta delle Nazioni Unite.

Tali questioni rientrano nell’ambito dei negoziati, rappresentano priorità urgenti del partenariato di adesione e vengono sistematicamente affrontate nel dialogo politico con la Turchia.

Quanto alla riapertura della scuola teologica di Chalchi, l’Unione continua a chiedere con fermezza alla Turchia di procedere in tal senso. La libertà di religione, di cui abbiamo già parlato quest’oggi, è uno dei settori in cui si devono compiere ulteriori progressi e adottare misure concrete con urgenza. L’attuazione di una legge che regoli il problema delle minoranze e delle comunità religiose non musulmane, secondo gli attuali standard europei, è una delle priorità a breve termine del partenariato di adesione.

Due giorni fa ho incontrato la Presidente della corte costituzionale turca, e anche in quell’occasione ho sollevato la questione. Ella mi ha assicurato che la corte costituzionale ha adottato misure concernenti la personalità giuridica delle comunità religiose e la loro facoltà di acquistare proprietà, e che tali misure in effetti hanno già acquisito – o acquisiranno – forza giuridica. E’ certamente una questione che solleviamo regolarmente.

Alla luce di tutto ciò, il Consiglio può rassicurare gli onorevoli deputati che continueremo ad affrontare tali problemi nell’ambito del processo di riforme in corso in Turchia, tenendo conto delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2004, del quadro negoziale previsto per la Turchia e del partenariato di adesione modificato. I concreti progressi effettuati nelle riforme e nell’adempimento degli obblighi previsti dal Trattato per la Turchia influiranno ovviamente sul processo negoziale.

Data la situazione attuale, tuttavia, non sono in grado di prevedere le conclusioni che il Consiglio adotterà in materia nelle sue prossime deliberazioni.

 
  
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  Panagiotis Beglitis (PSE), autore. (EL) Signor Ministro, la ringrazio per la risposta, ma dobbiamo essere onesti: temo che l’Unione europea stia ancora inviando messaggi contraddittori alla Turchia.

Da un lato infatti diciamo che l’applicazione del protocollo è un obbligo che la Turchia dovrà adempiere nel breve periodo – un anno o due. Dall’altro, dichiariamo che l’applicazione del protocollo è un prerequisito per avviare i negoziati sui capitoli che riguardano l’unione doganale.

Le chiedo quindi, signor Ministro: se la Turchia sarà pronta o disposta ad aprire il capitolo dei negoziati sull’unione doganale tra cinque anni, che farà l’Unione europea? Le offrirà una via d’uscita?

In secondo luogo, lei non ha risposto alla mia domanda sul ruolo dell’esercito nella vita politica della Turchia. Si tratta di un criterio politico, e possiamo constatare che oggi l’esercito continua a svolgere un ruolo preponderante nel sistema politico turco.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non mi sembra che, in quanto Consiglio europeo, stiamo inviando segnali contradditori: è stata avviata una procedura chiara. Ogni particolare sarà esaminato a tempo debito, e i diversi punti dovranno essere rispettati secondo quanto è stato stabilito.

Inoltre, il Consiglio è in fase di costante deliberazione, e dovrà pervenire a una conclusione. Non vi è sempre unanimità in tale sede, ma si inviano segnali solo quando si raggiunge un consenso. Ritengo che il Consiglio stia procedendo sulla strada dei negoziati con logica coerenza, vigilando sul rispetto degli obblighi; continueremo ad agire in questo senso poiché – come ho detto chiaramente – gli obblighi vanno rispettati.

 
  
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  Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE). (EL) Signora Presidente, vorrei chiedere in che modo la Presidenza sta affrontando le lagnanze formulate dalla Turchia e il tentativo di negoziare un’unione doganale complessiva in relazione al problema cipriota. Avete fornito una risposta chiara?

Quanto alla scuola teologica di Chalchi, per quanto tempo essa dovrà ancora attendere pazientemente?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Il problema non è se siamo soddisfatti della risposta oppure no; si tratta di vedere se gli obblighi vengono rispettati. Questi obblighi devono essere rispettati. Come già avevo osservato nella mia risposta all’interrogazione formulata, il progresso dei negoziati dipenderà largamente dalla misura in cui gli obblighi saranno rispettati, e non dalla natura delle dichiarazioni. L’eventuale rispetto degli obblighi non dipende dalla risposta che viene fornita.

Per quanto riguarda la scuola teologica di Chalchi, si tratta di una richiesta che noi ripetiamo costantemente; anche tale questione, ovviamente, incide sul progresso dei negoziati in materia di diritti e libertà fondamentali, che vengono affrontati in un capitolo separato.

 
  
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  Presidente.

Interrogazione n. 4 dell’onorevole Paulo Casaca (H-0254/06):

Oggetto: Persecuzione dell’attivista per i diritti dell’uomo Muhamad Mugraby

Il 20 marzo, il Tribunale militare del Libano ha avviato il processo intentato dalla Procura militare contro Muhamad Mugraby per le dichiarazioni rilasciate dinanzi al Parlamento europeo il 4 novembre 2003 da questo fautore e attivista dei diritti dell’uomo.

Secondo l’ex Commissario Chris Patten e le alte cariche del Parlamento europeo, le informazioni fornite da Muhamad Mugraby sono state importanti, opportune e in nessun modo diffamatorie.

Lo stesso giorno il Consiglio ha ricevuto in udienza il Primo Ministro del Libano per discutere problemi relativi all’accordo di cooperazione tra l’UE e questo paese.

Il Consiglio può confermare che nel corso di questa udienza ha ribadito che tale processo è contrario alla clausola dell’accordo relativo al rispetto dei diritti dell’uomo? Può precisare quali sono le garanzie che è in grado di dare in merito al fatto che cesserà la persecuzione a carico di questo giurista e militante per i diritti umani nel Libano?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in risposta a quest’interrogazione posso anzitutto comunicare che il caso di Muhamad Mugraby non è stato sollevato nel corso dell’incontro dei ministri degli Esteri con il Primo Ministro libanese Fuad Siniora, svoltosi nel contesto della riunione del Consiglio del 20 marzo; a tale incontro ho partecipato personalmente.

La visita a Bruxelles del Primo Ministro Siniora – peraltro brevissima – ha fornito l’opportunità per ribadire l’appoggio che l’Unione europea offre all’indipendenza, alla sovranità e alla democrazia del Libano, in un momento tanto delicato nella storia di quel paese. Tale incontro, cui erano presenti tutti i ministri degli Esteri, non costituiva l’occasione adatta per sollevare il caso del dottor Mugraby.

Ciò non significa tuttavia che il Consiglio non segua da vicino il caso del dottor Mugraby, che abbiamo già sollevato con il governo libanese in diverse occasioni; ricordo per esempio il passo compiuto presso le autorità libanesi il 22 dicembre, in cui si esprimeva la preoccupazione dell’Unione europea per le accuse rivolte contro il dottor Mugraby.

Desidero inoltre affermare con estrema chiarezza che il Consiglio ritiene assolutamente inaccettabile che una persona sia perseguita per aver pacificamente esercitato il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, soprattutto dinanzi a un’Istituzione dell’Unione europea come il Parlamento europeo. Continueremo quindi a seguire da vicino questo caso.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE), autore. – (PT) Mi rammarico profondamente che non si sia parlato di questa vicenda nel corso dell’incontro con il Primo Ministro, e vorrei chiedere al Consiglio se non ritiene che questo processo, in corso presso il tribunale militare di Beirut, sia anche un processo antieuropeo. Il dottor Mugraby viene accusato di aver risposto a una domanda rivoltagli dal Parlamento europeo, e ciò indebolisce gravemente il funzionamento delle Istituzioni nonché la nostra possibilità di rivolgere domande a persone che sono disposte a collaborare con noi. Vorrei quindi chiedere al Consiglio se non considera questo caso abbastanza grave da giustificare l’applicazione delle clausole sui diritti umani, che fanno parte degli accordi con il Libano.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Concordo pienamente sull’estrema gravità del caso. Anche se esso è stato sollevato nel corso di un incontro relativamente breve come una colazione, ciò non significa che non lo consideriamo serio. Come sapete, l’Unione europea si accinge ad avviare negoziati con il governo libanese per un piano d’azione inserito nella politica europea di prossimità; in quella sede indicheremo ovviamente i diritti umani e la democrazia come priorità principali, com’è consuetudine in tali piani d’azione.

Tale piano d’azione menzionerà pure la necessità di costruire un potere giudiziario indipendente e imparziale; sarà questo uno strumento prezioso per incoraggiare il governo a effettuare in questi settori riforme importanti e necessarie.

Lei ha ricordato l’accordo di associazione che è entrato in vigore il 1° aprile; abbiamo così a disposizione un nuovo strumento supplementare per sviluppare e rafforzare il dialogo sui diritti umani con il governo libanese.

 
  
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  Panagiotis Beglitis (PSE). (EL) Desidero congratularmi vivamente con il collega, onorevole Casaca, per l’interrogazione posta; aggiungo però che durante l’anno scorso sono stati assassinati in Libano numerosi illustri intellettuali e prestigiosi giornalisti, che erano militanti della sinistra.

Non si tratta solo di avviare, in quanto Unione europea, una collaborazione con il Libano in questo momento; e non si tratta neppure di applicare alla Siria le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Ritengo che il Consiglio e la Presidenza debbano esercitare pressioni sul Libano, e sul nuovo governo di quel paese, per ottenere il rispetto dei diritti umani; a mio avviso la Presidenza dovrebbe prendere posizione su questo punto.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) A questa domanda posso rispondere con estrema sintesi: sono pienamente d’accordo con l’onorevole deputato. La questione non si esaurisce con il rispetto degli obblighi connessi alle iniziative e alle attività riguardanti la Siria, che ben conosciamo nell’ambito delle Nazioni Unite; si tratta anche di questo, ma non solo. Per quanto riguarda l’Unione europea, si tratta specificamente del rispetto degli obblighi in materia di diritti umani. E’ un problema che viene sollevato, e che noi prendiamo seriamente. Abbiamo ora gli strumenti necessari per affrontare questi problemi con tutta la serietà e l’urgenza che meritano, e lo faremo senz’altro.

 
  
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  Presidente.

Interrogazione n. 5 dell’onorevole Georgios Toussas (H-0259/06):

Oggetto: Violazione dei diritti dell’uomo a Guantánamo

Più di 400 intellettuali, compresi 7 vincitori del Premio Nobel, hanno chiesto in una lettera indirizzata al governo degli Stati Uniti che venga esaminata la questione delle violazioni massicce e sistematiche dei diritti dell’uomo perpetrate a nome della “guerra contro il terrorismo” e che, in particolare, vengano chiuse la base di Guantánamo e gli altri centri di detenzione arbitraria come pure che si ponga fine al ricorso ai sequestri e alle torture con la complicità di governi degli Stati membri dell’UE e di altri che hanno permesso il funzionamento di carceri segrete e l’effettuazione di voli segreti della CIA.

Condanna il Consiglio gli sforzi esplicati dagli Stati Uniti affinché detta questione riguardante la violazione fragrante della dignità dell’uomo non venga posta al Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’ONU? Concorda con la richiesta di chiusura della base di Guantánamo?

Seconda parte

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, vorrei per prima cosa osservare – trattandosi di un argomento che mi sta personalmente a cuore – che il Consiglio si batte costantemente per l’incondizionato rispetto di tutti gli standard internazionali in materia di diritti umani e del diritto internazionale umanitario, anche e soprattutto nel contesto della lotta al terrorismo. Il Consiglio ha espresso questa posizione per mezzo di programmi e interventi legislativi, come per esempio la decisione quadro del 13 giugno 2002 sulla lotta al terrorismo e la strategia antiterrorismo dell’Unione europea del 1° dicembre 2005.

I ministri degli Esteri hanno discusso la questione del campo di Guantánamo nel corso del banchetto tenutosi in occasione del Consiglio europeo del 22 e 23 marzo a Bruxelles; tra l’altro, essi hanno rilevato che Guantánamo continua a suscitare gravi preoccupazioni. I ministri hanno pure osservato che i capi di governo di alcuni paesi, tra i più stretti alleati degli Stati Uniti, hanno chiesto la chiusura del campo di Guantánamo, e hanno giudicato tali appelli giusti e tempestivi. Alcuni ministri dell’Unione europea hanno aggiunto di aver già manifestato le proprie preoccupazioni negli incontri avuti con il Segretario di Stato degli USA a Bruxelles. Faccio ancora notare che la Presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri signora Plassnik, ha pubblicamente dichiarato il 22 marzo che Stati membri dell’Unione europea e altri alleati degli Stati Uniti avevano già ripetutamente chiesto la chiusura di Guantánamo. Ella ha aggiunto: “Si è trattato di inviti positivi e importanti, ma insufficienti”.

In base al principio che nessuno può porsi al di sopra della legge, l’Unione europea ha avviato da qualche tempo con gli Stati Uniti un dialogo giuridico mirato, allo scopo di garantire l’applicazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo. Noi riteniamo – cito ancora una volta – “che Guantánamo sarà presto relegata nel passato”. Con questa dichiarazione si è riconosciuta la necessità di condurre la lotta contro il terrorismo in maniera credibile e coerente con i diritti umani e di insistere su questo tema, specialmente come Unione europea, dal momento che l’Unione offre soluzioni possibili.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), in sostituzione dell’autore. – (EL) Signor Presidente in carica del Consiglio, talvolta lei si esprime in maniera chiara, come ha fatto stamattina quando, a causa – come lei ha detto – di violazioni dei diritti umani, ha annunciato misure contro la Bielorussia, ma in altre occasioni lei parla per indovinelli.

Le poniamo direttamente due domande:

Prima domanda: gli Stati Uniti stanno cercando di impedire che la questione della chiusura di Guantánamo venga sollevata in seno al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo? Lei crede che sia opportuno sollevarla o è di parere contrario?

Seconda domanda, per la quale vorrei da lei una risposta esplicita, dal momento che mi ha già risposto indirettamente: lei è d’accordo sul fatto che la base di Guantánamo dovrebbe essere chiusa, e in caso affermativo quali misure intende prendere, a nome del Consiglio, nei confronti degli Stati Uniti d’America per convincerli a chiudere la base di Guantánamo?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Desidero affermare in maniera inequivocabile che, in quanto Consiglio, non applichiamo assolutamente doppi standard: denunciamo le violazioni dei diritti umani ogniqualvolta si verifichino. Abbiamo sollevato con gli Stati Uniti la questione della compatibilità di Guantánamo con le pertinenti disposizioni del diritto internazionale e, in particolare, del diritto umanitario. Ho anche citato la dichiarazione della Presidente del Consiglio, che ha manifestato la speranza di vedere presto Guantánamo relegata nel passato.

In quanto Consiglio dell’Unione europea, noi abbiamo sostenuto l’operato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, signor Novak, teso a evitare arresti arbitrari e trattamenti disumani. E’ certo che solleviamo questo problema nei nostri incontri con i rappresentanti degli Stati Uniti, a partire dal Presidente e dal Segretario di Stato; non si può assolutamente affermare che stiamo cercando di ignorare la questione.

 
  
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  Elizabeth Lynne (ALDE). (EN) La settimana scorsa la Corte suprema degli Stati Uniti ha avviato un procedimento contro le commissioni militari, esaminando la questione. Ovviamente esse violano gli standard internazionali in materia di equità dei processi, non sono indipendenti dall’Esecutivo e le prove non vengono portate a conoscenza della difesa. A quanto sembra, esse ritengono ammissibili dichiarazioni rilasciate sotto tortura, e non esiste possibilità di appello indipendente.

Può il Presidente del Consiglio in carica affermare in maniera inequivocabile che il Consiglio condanna questi tribunali militari? Anche in questo caso, la prego di precisare nella maniera più netta se lei intende esercitare pressioni sul governo degli Stati Uniti per ottenere la chiusura di Guantánamo. E’ questa la risposta che ci serve.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) In primo luogo, non possiamo e non dobbiamo formulare commenti sul sistema giudiziario nazionale, se esistono metodi legali per risolvere questo problema a livello nazionale. Lei ha menzionato la Corte suprema; sia la Corte suprema, sia altri tribunali degli Stati Uniti si sono ripetutamente occupati della questione della legalità di numerosi episodi concernenti quel campo di prigionia. Sono convinto che il sistema giudiziario degli Stati Uniti sia perfettamente attrezzato per affrontare questo problema.

Posso affermare in maniera inequivocabile che speriamo di vedere al più presto relegato nel passato il campo di Guantánamo.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). (EN) Sono molti gli Stati membri, se ve ne sono, che in seno al Consiglio dichiarerebbero di opporsi a una condanna più decisa del campo di Guantánamo? Quali Stati membri sono contrari a prendere iniziative più concrete su questo problema?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Nelle conversazioni che si sono svolte durante il banchetto tenutosi in occasione del Consiglio europeo, nessuno si è opposto in alcun modo. E’ emerso chiaramente che questa era la posizione comune condivisa da tutti. Non c’è dunque il problema di un’opposizione da parte di chicchessia, perché quella che ho esposto è la chiara posizione di tutti gli Stati membri.

 
  
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  Presidente. Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 6 dell’onorevole Robert Evans (H-0015/06):

Oggetto: Risarcimento dei passeggeri

Ricordando la decisione della Corte europea sul risarcimento dei passeggeri della compagnia area (10 gennaio 2006), quali iniziative concrete sta esaminando il Consiglio per assicurare ai consumatori la protezione e i diritti previsti da questa legislazione?

e l’interrogazione n. 7 dell’onorevole Eoin Ryan (H-0228/06):

Oggetto: Diritti dei passeggeri di compagnie aeree

Può il Consiglio indicare se intenda adottare nuove misure per tutelare maggiormente i diritti dei passeggeri che viaggiano con le compagnie aeree europee?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, per quanto riguarda queste interrogazioni, e in particolare quella dell’onorevole Evans, il Consiglio conferma di aver preso nota della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 10 gennaio 2006 nella causa International Air Transport Association, European Low Fares Airline Association contro Department for Transport. Il Consiglio si compiace del fatto che la Corte di giustizia, esaminando le questioni rinviate dal giudice nazionale per una pronuncia pregiudiziale, non abbia riscontrato alcun fattore che possa inficiare la validità degli articoli 5, 6 e 7 del regolamento (CE) n. 261/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce norme comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o ritardo prolungato e che abroga il regolamento (CEE) n. 295/91.

Vorrei anche sottolineare che il regolamento (CE) n. 261/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio conferisce ai passeggeri specifici diritti qualora venga negato loro l’imbarco o sia cancellato un volo, oppure nel caso di ritardi. L’articolo 16 del regolamento (“violazioni”) impone ad ogni Stato membro l’obbligo di designare l’organismo responsabile per l’attuazione del regolamento sul proprio territorio. Se del caso, tale organismo adotterà le misure necessarie per garantire il rispetto dei diritti dei passeggeri.

Esso contempla inoltre la facoltà dei passeggeri di denunciare, a tale organismo designato, qualsiasi presunta violazione del regolamento e, infine, l’articolo 16, paragrafo 3, prevede che le sanzioni fissate dagli Stati membri per le violazioni del regolamento siano effettive, proporzionate e dissuasive.

Spetta perciò soprattutto agli Stati membri e agli organismi nazionali responsabili dell’attuazione garantire che i passeggeri possano godere effettivamente dei diritti conferiti loro dal regolamento, allorché presentino denuncia.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

Inoltre, ai sensi dell’articolo 211 del Trattato CE, spetta alla Commissione garantire l’effettiva applicazione del regolamento. Il Consiglio svolge un attento monitoraggio sull’applicazione del regolamento; in particolare, esso esaminerà la relazione sul funzionamento e sugli effetti del regolamento che, ai sensi dell’articolo 17, la Commissione dovrà presentare entro il 1° gennaio 2007.

Per quanto riguarda in particolare l’interrogazione dell’onorevole Ryan, il Consiglio desidera rimarcare che il suddetto regolamento sull’assistenza a

i passeggeri in caso di negato imbarco è stato adottato nel 2004 nell’ambito della procedura di codecisione insieme al Parlamento europeo.

Desidero inoltre ricordare che, sempre nell’ambito della procedura di codecisione con il Parlamento, fra breve il Consiglio adotterà un regolamento sui diritti dei passeggeri disabili e con mobilità limitata.

Per concludere, è opportuno sottolineare che la Commissione europea ha il diritto d’iniziativa per proporre strumenti legislativi volti a rafforzare i diritti dei passeggeri di compagnie aeree, e che non sono state presentate nuove proposte. Il Consiglio quindi non intende adottare nuovi strumenti legislativi in questo campo nel prossimo futuro.

 
  
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  Robert Evans (PSE), autore. – (EN) Col massimo rispetto per il Presidente in carica, devo dire che la sua risposta è del tutto insoddisfacente, poiché egli si è limitato a ripetere la sentenza della Corte di giustizia, che io conosco benissimo.

Nonostante la sentenza, le compagnie aeree continuano a non pagare. Ho riempito un fascicolo del mio archivio con casi di cittadini cui le compagnie aeree rifiutano di versare compensazioni cui pure essi hanno chiaramente diritto. Lei ci ha detto che il Consiglio sta esaminando il problema con attenzione, ma questo non è di grande aiuto. Ripeto la domanda che ho posto nell’interrogazione: cosa sta facendo il Consiglio, o quali iniziative sta considerando, per garantire l’applicazione di questa decisione e il rispetto dei diritti che ovviamente spettano ai consumatori, come ha sancito la sentenza della Corte di giustizia?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Vorrei ribadire che la questione è di competenza degli Stati membri. Il Consiglio, nel corso delle sue riunioni, può soltanto far notare che tali disposizioni, che sono effettivamente chiare e prive di ambiguità, dovranno essere soggette a un opportuno monitoraggio e che gli Stati membri dovranno impegnarsi affinché vengano rispettate. Non possiamo fare di più, e temo che dovremo limitarci a questo, giacché la situazione giuridica è perfettamente chiara. Il fatto è che, nel caso concreto, gli Stati membri interessati sono responsabili e devono esercitare tale responsabilità.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi tutti prendiamo spesso l’aereo e conosciamo bene la situazione degli aeroporti; siamo quindi consapevoli delle denunce che talvolta finiscono nella carta straccia e dei problemi con cui si scontrano i consumatori quando cercano di affermare i propri diritti. Sarebbe possibile istituire un servizio di arbitrato o l’ufficio di un mediatore competente per tali denunce?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Se casi simili dovessero ripetersi con sempre maggiore frequenza, questo sarebbe certamente un modo per affrontare la questione con soddisfazione dei passeggeri, ovvero dei consumatori. Devo dire però all’onorevole deputato che anche questo problema rientra fra le competenze dei singoli Stati membri. Posso soltanto promettere che sottoporrò la questione al Consiglio – che la discuterà – e lo informerò di questa opzione, qualora l’entità delle denunce sia tale da richiedere un intervento.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, come l’onorevole Rübig desidero richiamare l’attenzione su un evento che ci riguarda e si ripete quasi ogni giorno. In un grande aeroporto europeo, quello di Francoforte, si distribuiscono volantini, su richiesta, in cui si illustra il regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo. Da un’attenta lettura del testo – che conta 10 o 15 pagine di formato A4, ognuna delle quali riempita per tre quarti – si desume che il passeggero non ha alcun diritto.

Il Consiglio è disposto a unirsi al Parlamento per informare la Commissione che tra le sue competenze c’è quella di garantire il rispetto di questa normativa?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Ritengo che il rispetto dei diritti dei passeggeri sia molto importante, com’è importante la cooperazione con il Parlamento; alla domanda dell’onorevole deputato rispondo quindi con un inequivocabile “sì”.

 
  
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  Elizabeth Lynne (ALDE). (EN) Mi fa piacere che l’oratore precedente abbia ricevuto delle informazioni. Domenica sera all’aeroporto di Gatwick, quando Air France ha cancellato il mio volo, non sono state fornite istruzioni né ci è stato riconosciuto alcun diritto. Capisco che la questione riguarda gli Stati membri, ma lei forse potrebbe interporre i suoi buoni uffici e chiedere agli Stati membri di garantire l’applicazione della normativa, che in questo momento viene ignorata. Se i passeggeri non vengono neppure informati delle eventuali compensazioni, cosa possono fare?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non posso che ripetere all’onorevole deputata ciò che ho già detto in risposta alla domanda complementare, cioè che sono prontissimo a interporre i miei buoni uffici – per usare le sue parole – per stimolare negli Stati membri la consapevolezza che questi problemi sono gravi e vanno affrontati con serietà. Discuterò la questione in seno al Consiglio.

 
  
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  Presidente. Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 8 dell’onorevole Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (H-0051/06):

Oggetto: Finanziamento delle reti di trasporto transeuropee

L’accordo politico raggiunto al Consiglio europeo del dicembre 2005 sulle prospettive finanziarie 2007-2013 ha ridotto da 20 miliardi di euro, come inizialmente proposto dalla Commissione europea, a 7 miliardi di euro le previsioni di finanziamento delle reti di trasporto intraeuropeo.

Stante la loro importanza per la strategia di Lisbona e per il funzionamento del mercato interno, ritiene il Consiglio che con 7 miliardi di euro sia possibile realizzare i 30 piani prioritari previsti per il prossimo futuro? Condivide esso l’opinione secondo cui questo considerevole taglio di 2/3 delle previsioni iniziali costituisca un freno per il settore dei trasporti in generale, dato che taluni dei piani in questione incontrano già problemi quanto alla loro realizzazione? In che modo intende affrontare tale questione nel corrente semestre? Intende infine orientarsi verso la soluzione di una revisione ovvero di una sospensione di alcuni dei programmi prioritari?

l’interrogazione n. 9 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0209/06)

Oggetto: Assi europei e tunnel di base del Brennero

Come giudica la Presidenza del Consiglio le possibilità di sviluppo e il calendario del collegamento ad alta velocità dell’asse europeo da Parigi a Budapest via Strasburgo, compresa la sua principale diramazione da Monaco attraverso il tunnel di base del Brennero verso Roma, specialmente per quanto riguarda il segmento tedesco e austriaco delle due tratte?

e l’interrogazione n. 10 dell’onorevole Stanislaw Jalowiecki (H-0237/06)

Oggetto: Realizzazione dei progetti RTE-T

Il raggiungimento degli obiettivi della Strategia di Lisbona non sarà possibile senza la realizzazione di reti europee di trasporto efficienti. Al Vertice di Essen del 1994, nelle successive decisioni 1692/96/CE(1) e 884/2004/CE(2) della Commissione e nella relazione del gruppo di alto livello presieduto da Karel van Miert sono state fissate le linee guida per il RTE-T e sono stati individuati trenta progetti prioritari.

Desta notevoli preoccupazioni il fatto che il progetto dell’asse ferroviario 23 Danzica-Varsavia-Brno/Bratislava-Venezia, d’importanza strategica per lo sviluppo socio-economico dell’Europa centrale, sia stato omesso dalla proposta della Commissione in cui si designano i coordinatori per 6 dei 30 progetti della rete europea dei trasporti.

Intende la Presidenza austriaca dare priorità al progetto che dovrebbe collegare i paesi baltici all’Europa centrale? Può la Presidenza far sapere quali progressi siano stati registrati nella realizzazione del progetto e in che modo esso sarà finanziato?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Signora Presidente, vorrei rispondere alle interrogazioni riguardanti le RTE, le reti transeuropee.

Per quanto riguarda il finanziamento richiesto, a seguito dell’accordo raggiunto al Consiglio europeo di dicembre la Commissione ha cominciato a lavorare sulla valutazione delle prospettive per gli aiuti finanziari comunitari nel quadro della nuova situazione. Una volta completata questa valutazione, il Consiglio riprenderà immediatamente la discussione, affinché sia possibile giungere al più presto a un accordo sull’adozione definitiva della proposta entro la fine dell’anno.

Per quanto concerne il settore dei trasporti in generale, va sottolineato che l’aiuto finanziario comunitario nel campo delle reti transeuropee di trasporto è inteso al cofinanziamento di progetti che spesso vengono attuati nel quadro della cooperazione tra autorità nazionali pubbliche e anche private negli Stati membri. L’aiuto comunitario presenta il potenziale, per così dire, di fungere da catalizzatore per i finanziamenti di autorità pubbliche e private a livello nazionale e promuovere il coordinamento tra diverse misure nazionali, in particolare per quanto riguarda le parti a carattere transfrontaliero. Tuttavia, la responsabilità dell’attuazione dei progetti spetta agli Stati membri interessati, e naturalmente anche agli attori partecipanti.

Se l’attuazione di un progetto di interesse comune risulta notevolmente ritardata, la Commissione ha facoltà, ai sensi della decisione n. 1692/96/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, di consultare gli Stati membri interessati e adottare misure adeguate, tenendo in debito conto la suddivisione delle competenze. Quanto al riesame dell’elenco di progetti prioritari contenuto nella decisione, la Commissione ha facoltà, in virtù del proprio diritto di iniziativa, di presentare proposte legislative nel quadro della relazione sull’attuazione degli orientamenti da presentare ogni due anni.

Sulla questione del finanziamento della linea di bilancio per le RTE nelle prospettive finanziarie 2007-2013, vorrei far rilevare in generale, riguardo al finanziamento di progetti RTE con le risorse per le reti transeuropee in questo periodo, di avere già espresso l’auspicio, quando mi sono presentato a nome della Presidenza alla commissione parlamentare per i trasporti e il turismo il 25 gennaio, che le risorse per le reti transeuropee fossero ulteriormente aumentate, ove possibile, nelle prospettive finanziarie. Di conseguenza, ho anche richiamato l’attenzione dei responsabili delle decisioni e dei negoziatori sull’importanza e sull’urgenza della questione, rilevando che non è possibile trascurare aspetti come la mobilità e la sostenibilità – per i quali l’ampliamento delle reti transeuropee è un presupposto fondamentale – nell’annunciare strategie di crescita e nuovi posti di lavoro a livello europeo. Ho notato con piacere che nel trilogo di ieri si è raggiunto un compromesso. Resta da sperare che, sfruttando tutto lo spazio di manovra possibile, si possa almeno contenere la riduzione delle risorse RTE per il periodo 2007-2013. In quanto Presidente del Consiglio “Trasporti, telecomunicazioni ed energia” io stesso ho costantemente sottolineato l’importanza di realizzare i progetti prioritari RTE e, come ho già accennato, ho anche richiamato l’attenzione delle parti interessate su questo punto, esercitando pressioni dov’era possibile e utile.

Sono lieto che si sia giunti a un accordo, almeno per il momento, e mi auguro, come ho già detto, che ora saremo in grado di realizzare almeno i progetti più importanti.

 
  
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  Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE), autore. (EL) Signor Presidente, la ringrazio per le informazioni che ci ha fornito oggi e in sede di commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo.

La mia interrogazione è chiara: stante la necessità dello sviluppo delle reti transeuropee e del completamento del mercato unico per la mobilità e di tutto quello di cui ci ha parlato, è possibile realizzare questi obiettivi con 7 miliardi di euro?

In presenza di un simile taglio a fronte di obiettivi così necessari, che cosa intende proporre il Consiglio al fine di colmare il divario, al di là del generico appello a una collaborazione tra settore pubblico e privato?

Analogamente, dell’aumento di circa 500 milioni di euro, quale percentuale è destinata all’energia e quale ai trasporti?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Ai trasporti sono stati destinati in totale 7,3 miliardi di euro. L’onorevole parlamentare rileva molto giustamente che, al fine di realizzare le reti transeuropee prioritarie, non basta riflettere su modelli di finanziamento innovativi, ma occorre anche metterli in atto. A questo proposito, penso alla partecipazione di finanziatori e investitori privati. Non vi è altra possibilità. Inoltre, indubbiamente occorre definire delle priorità e fra qualche anno potremo constatare che i primi progetti pronti per la costruzione hanno anche le maggiori probabilità di realizzazione. Per questo motivo, il compito principale di coloro che detengono responsabilità in materia all’interno dei Consigli sarà quello di garantire che le reti transeuropee prioritarie individuate come importanti per l’occupazione e lo sviluppo economico ricevano la necessaria approvazione e siano quindi pronte per la realizzazione.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE), autore. – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, la mia interrogazione si riferisce specificamente all’orizzonte temporale per l’asse europeo da Parigi a Vienna via Strasburgo e Monaco e la diramazione verso Roma attraverso il tunnel di base del Brennero. Vorrei una risposta dal Presidente in carica in merito al progetto nel suo complesso, ma in particolare sui collegamenti da Monaco a Vienna e Roma.

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) In risposta all’interrogazione dell’onorevole Posselt, vorrei dire che la Presidenza del Consiglio è del parere che l’estensione dei due assi ferroviari – asse n. 17: Parigi-Strasburgo-Stoccarda-Vienna-Bratislava, e asse n. 1: Berlino-Monaco-Verona-Palermo – è vitale per contrastare il problema della congestione stradale, in particolare a causa dei mezzi pesanti.

Si tratta di progetti di grandi dimensioni, intesi a creare un equilibrio tra le varie modalità di trasporto e a contribuire alla realizzazione di un sistema di trasporto sostenibile nell’UE. Inoltre, questi progetti transfrontalieri migliorano l’integrazione economica nel mercato interno.

Poiché l’onorevole deputato ha posto una domanda specifica in merito ai tempi, posso dire che la costruzione dei due assi dovrebbe essere completata nel 2015. Tuttavia, la decisione finale su grandi progetti transfrontalieri di questo tipo e la rapidità della loro attuazione ovviamente dipendono dalle prospettive finanziarie 2007-2013 e in parte, come ho già accennato, dalla necessità di reperire finanziamenti privati.

Una volta raggiunto un accordo sulla dotazione finanziaria necessaria, occorre un piano di attuazione a lungo termine per il completamento di questi ambiziosi progetti. In conclusione, vorrei sottolineare che è mia ferma convinzione personale, in particolare per quanto riguarda il corridoio di transito nord-sud dell’asse n. 1: Berlino-Monaco-Verona-Palermo, che entro la fine di quest’anno verrà dato il primo colpo di vanga e saremo in grado di cominciare. Io stesso ho dato il via alla parte centrale del progetto, il tunnel di base del Brennero, e negli ultimi tre anni e mezzo, insieme al mio omologo Ministro Lunardi, mi sono impegnato al massimo per portare il progetto al punto in cui si trova. Credo che uno sforzo concertato sia opportuno e necessario per questi due importanti assi.

 
  
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  Stanisław Jałowiecki (PPE-DE), autore. – (PL) Non ho ricevuto risposta alla mia interrogazione specifica concernente l’asse Danzica-Vienna. Si tratta di una sezione particolarmente importante, perché è chiaramente una parte fondamentale della rete dei trasporti in termini di collegamenti tra i nuovi Stati membri dell’Europa centrale e i vecchi Stati membri dell’Unione. Sono in fase di pianificazione altri due collegamenti. Mi riferisco al tratto Parigi-Vienna e alla linea prioritaria Rail Baltica, che andrà da Anversa a Helsinki via Varsavia. Tuttavia, per la sezione fondamentale oggetto della mia interrogazione non sono previsti stanziamenti e per questo ho presentato un’interrogazione al vice Cancelliere.

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Rispondo volentieri anche all’interrogazione orale H-0237/06 dell’onorevole Jałowiecki. Come l’onorevole deputato certamente saprà, il Parlamento e il Consiglio hanno adottato la decisione sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, nella quale si presuppone che i lavori sull’asse ferroviario n. 23 – ossia l’asse Danzica-Varsavia-Brno/Bratislava-Vienna – saranno completati nel periodo 2010-2015. La Presidenza del Consiglio è dell’opinione che quest’asse ferroviario sia di importanza primaria, poiché favorisce la costituzione di imprese commerciali lungo l’asse e promuove lo spostamento verso modalità alternative di trasporto a lunga distanza, pur tenendo conto delle esigenze di mobilità di chi si sposta in ambito regionale.

Nel luglio dello scorso anno, il 2005, sono stati nominati sei coordinatori europei per portare avanti la realizzazione di cinque assi di trasporto prioritari e l’introduzione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario. L’asse ferroviario n. 23 non rientra tra questi progetti prioritari iniziali, ma in questa fase la Presidenza non è in grado di prevedere la decisione in merito a quali assi di trasporto saranno classificati come progetti prioritari in futuro e se ci si avvarrà di un secondo gruppo di coordinatori europei. Mi scuso per questo.

I progetti di trasporto per l’asse ferroviario n. 23 fanno parte dei programmi di riforma nazionali (PRN) di Repubblica ceca, Polonia e Slovacchia; sono già stati condotti gli studi economici preliminari e sono cominciati gli studi di progettazione e le valutazioni di impatto ambientale. Vorrei aggiungere che in Austria si prevedono investimenti consistenti nella sezione Vienna-Venezia, anch’essa citata nell’interrogazione.

Desidero inoltre ribadire che, come è già stato ripetuto più volte oggi, la decisione definitiva sull’asse ferroviario n. 23 dipende anche dall’accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 e dalla mobilizzazione di capitale privato.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, l’asse europeo ci tocca tutti da vicino, poiché passa proprio da Strasburgo, la capitale dell’Europa. Il Presidente in carica ritiene che il coordinatore nominato avrà l’opportunità di relazionare periodicamente il Consiglio “Trasporti, telecomunicazioni e energia” in merito ai progressi nell’attività di coordinamento?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Rübig, penso che sia una buona idea per il coordinatore responsabile, che ovviamente dev’essere ben informato, rendere conto del suo operato anche in quest’Aula, di fronte ai deputati competenti e interessati. Sarò lieto di raccogliere e trasmettere questo suggerimento.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE).(EN) La Commissione ha proposto la nomina di sei coordinatori per sei dei trenta progetti. Pare che, per citare Orwell, si tratti degli “animali più uguali” tra i progetti RTE-T. Quando intende la Commissione proporre la seconda fase per i prossimi progetti prioritari privilegiati? Quando intende farlo il Consiglio?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) E’ come ho già detto. In totale i progetti RTE prioritari sono trenta, classificati secondo un certo ordine, con dei coordinatori nominati per i sei più importanti. Tuttavia, l’esperienza evidenzierà qualche ritardo qua e là, per cui la classifica dovrà essere rivista. Per questo motivo tengo a sottolineare che il sistema della classifica è valido e importante. Il gruppo di alto livello presieduto dall’onorevole van Miert ha svolto un lavoro eccellente in questo senso.

Comunque dovremo assumere un atteggiamento di flessibilità, poiché i corridoi di transito sono importanti non solo in termini di crescita economica e di occupazione, ma anche per l’attuazione del principio dichiarato in diversi Libri bianchi e verdi, ossia lo spostamento del trasporto delle merci dalla rete stradale a quella ferroviaria. Occorre fornire progetti completi anche a questo fine. Sono convinto che non lotteremo mai abbastanza, tutti insieme, per garantire le risorse necessarie, anche nel futuro. A questo proposito, ho molta fiducia nel potenziale e negli approcci innovativi, già citati, per l’utilizzo di fondi anche privati, affinché i progetti si possano attuare più rapidamente di quanto non sarebbe possibile altrimenti, non solo nell’interesse dell’economia e della creazione di posti di lavoro, ma anche, in particolare, nell’interesse dell’ambiente e delle persone che vivono lungo molti corridoi di transito.

 
  
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  Othmar Karas (PPE-DE).(DE) Sono molto grato al vice Cancelliere per aver sollevato per primo l’argomento delle prospettive finanziarie. In effetti, questa sera abbiamo convenuto di aumentare di 500 milioni di euro il finanziamento diretto per i progetti RTE e di prevedere altri 500 milioni di euro per ottenere prestiti BEI. Così si arriva a 7,3 miliardi di euro.

La mia domanda al vice Cancelliere riguarda uno dei progetti di importanza vitale per l’Europa e l’Austria, il tunnel di base del Brennero. Può dirci come valuta i progressi compiuti in questo progetto RTE, così importante per l’Unione?

 
  
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  Hubert Gorbach, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Karas, lo faccio molto volentieri. La situazione riguardo al tunnel di base del Brennero, il cuore del corridoio di transito Berlino – Palermo, è la seguente. La Commissione ha promesso di cofinanziare il tunnel pilota nella misura del 50 per cento, un importo consistente. Il volume degli investimenti per questo tunnel pilota ammonta a circa 450 milioni di euro. Attualmente ci troviamo nella fase 2, ossia la fase preparatoria; nell’estate di quest’anno cominceremo a scavare il tunnel pilota e faremo il possibile per attuare la fase 3, ossia l’effettiva costruzione del tunnel di base del Brennero, al massimo in due anni e mezzo-tre anni, al fine di garantirne il completamento entro il 2015 al più tardi, come previsto dal trattato internazionale tra Italia e Austria. Come ho sempre detto, se siamo ambiziosi nel perseguire questi obiettivi, è certamente possibile risparmiare un paio d’anni, cosicché, nella migliore delle ipotesi, il cuore di questo corridoio di transito, il tunnel di base del Brennero, potrebbe essere pronto nel 2013.

Comunque, a questo punto vorrei anche sottolineare che, se i paesi interessati sono concordi e la Commissione fornisce il massimo sostegno, come ha appena fatto il Vicepresidente Barrot, che si è anche recato sul posto per informarsi sulla situazione, si registreranno conseguenti progressi. Inoltre, per i restanti cofinanziamenti conto fortemente sulla Commissione e sull’Unione.

 
  
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  Manolis Mavrommatis (PPE-DE).(EL) Signora Presidente, aspettavo una risposta a una mia interrogazione e pensavo che ci sarebbe stato tempo sufficiente per averla, ma purtroppo numerosi colleghi sono intervenuti su una specifica interrogazione, impedendo l’esame della mia.

Come può vedere, ho aspettato per un’ora e mezza, ma purtroppo riceverò la risposta per iscritto.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, un richiamo al Regolamento: ogni mese rimango escluso dal Tempo delle interrogazioni, anche se la mia interrogazione è tra le prime 12 o 13. Annunciare congiuntamente tre interrogazioni ed esaminarne solo dieci è veramente riprovevole per quest’Aula. Bisogna prendere dei provvedimenti. Sono stato eletto per venire qui a porre delle domande. Siamo in 700. L’esame di così poche interrogazioni getta notevole discredito sull’Assemblea e sul sistema. Chiedo che la mia osservazione venga trasmessa all’Ufficio di presidenza, perché bisogna veramente fare qualcosa.

 
  
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  Presidente. – Sono davvero spiacente. Ho preso atto di ciò che lei ha detto, tuttavia il semplice fatto che altre discussioni superino il limite di tempo consentito significa che spesso si pone il problema di una riduzione del Tempo delle interrogazioni.

Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 20.05, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 228, 9.9.1996, pag. 1.
(2) GU L 167, 30.4.2004, pag. 1.

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