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Procedura : 2005/2104(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0063/2006

Testi presentati :

A6-0063/2006

Discussioni :

PV 06/04/2006 - 4
CRE 06/04/2006 - 4

Votazioni :

PV 06/04/2006 - 6.11

Testi approvati :

P6_TA(2006)0140

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 6 aprile 2006 - Strasburgo Edizione GU

4. Lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP/UE (2005) (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0063/2006), presentata dall’onorevole Cornillet a nome della commissione per lo sviluppo, sui lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nel 2005 [2005/2104(INI)].

 
  
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  Thierry Cornillet (ALDE), relatore. – (FR) Signor Presidente, la relazione sui lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nel 2005 è effettivamente iscritta all’ordine del giorno. Non mi addentrerò nei dettagli della relazione e mi limiterò a ricordare due sessioni, quella dell’aprile 2005 a Bamako e quella del novembre 2005 a Edimburgo, oltre alla prossima sessione che si terrà a Vienna nel giugno 2006. Vorrei sottolineare in questa sede l’opportunità che – come già si è fatto quest’anno – le sessioni organizzate in Europa si svolgano nel paese che esercita il turno di Presidenza dell’UE. In effetti sembra del tutto logico mantenere e rendere permanente questo sistema, che è stato adottato due anni fa.

Desidero pure sottolineare la vivace e intensa partecipazione dei nostri colleghi dei paesi ACP, con i quali dobbiamo quindi congratularci. Inoltre abbiamo svolto sei missioni congiunte, e permettetemi di insistere una prima volta – lo farò ancora – sull’aggettivo “congiunte”. E’ essenziale che l’Assemblea permanente e le missioni condividano una visione comune della realtà; il contrario, d’altra parte, non avrebbe senso. Vorrei ancora segnalare l’organizzazione sempre più frequente di votazioni trasversali tra i paesi ACP e la rappresentanza dell’Unione europea; a mio avviso è opportuno ricorrere il meno possibile alla prassi dei collegi separati, pur senza eliminarla necessariamente dal nostro Regolamento interno. Detto questo, rimane comunque vero che l’obiettivo, nel lungo termine, rimane quello di organizzare sempre più spesso votazioni che consentano di dar vita a una maggioranza ACP-Unione europea.

Sembra d’altra parte che i nostri colleghi dei paesi ACP siano meno partecipi da un punto di vista che potremmo definire “intellettuale”. Intendo dire che siamo d’accordo con loro sul fatto che quella che per noi era una spesa – ossia la spesa sostenuta dall’Unione europea che costituisce il bilancio ACP – rappresenta per loro un’entrata; nella loro mente, d’altra parte, si fa strada sempre più vigorosamente l’idea della necessità di un controllo parlamentare a questi due livelli. A tal fine, noi stessi abbiamo chiesto l’integrazione del FES nel bilancio per garantire un controllo parlamentare sull’utilizzo di questa spesa comunitaria; parallelamente, occorre che i parlamenti dei paesi ACP sottopongano al controllo parlamentare quella che essi considerano un’entrata. Si tratta di una battaglia comune, che dovremo condurre insieme per il riconoscimento dell’assoluta necessità di un controllo parlamentare.

Per quanto concerne il futuro dei paesi ACP, mi congratulo per la modifica apportata all’accordo di Cotonou. Il bilancio del decimo FES ammonta oggi a 22,682 miliardi di euro. In quest’Aula abbiamo già protestato per tale cifra, che non corrisponde alle nostre attese di 24 miliardi di euro. La Presidenza austriaca ci ha già risposto; non dubito che i colleghi riprenderanno subito la parola su questo tema per chiedere un riallineamento. Non si tratta di ripetere all’infinito le stesse domande, ma noi ci attendiamo risposte più convincenti di quelle che abbiamo ricevuto finora.

Anche l’eccedenza del FES rappresenta un problema. Attualmente è pari a circa 11 miliardi di euro, e ciò naturalmente solleva dubbi riguardo alla procedura e alle ambizioni dei progetti in esame, in quanto è intollerabile che 11 miliardi di euro non siano ancora stati spesi in paesi in cui i bisogni sono così evidenti.

Qual è dunque il futuro del FES? Se manteniamo gli impegni politici presi per il 2010, giungendo a consacrare lo 0,56 per cento del PIL agli aiuti allo sviluppo, allora l’Unione europea concederà 50 miliardi di euro supplementari all’anno a questo bilancio, mentre si era impegnata politicamente a destinare all’Africa appena la metà di questa somma, ossia 25 miliardi di euro. Appare chiaro che se ci si atterrà a questa politica, l’aiuto supplementare disponibile corrisponderà al bilancio annuale del FES. Tuttavia, se si pensa al modo in cui spendiamo questo bilancio, alcune domande sono inevitabili.

D’altra parte, mi interrogo su quella parte degli aiuti ai paesi in via di sviluppo che sarà gestita dall’Unione europea e ammonterà al 20 per cento circa. Tale eventualità – anche se l’espressione può sembrare un po’ forte – ridurrebbe il FES al rango di uno strumento marginale per la concessione degli aiuti. Si pone quindi in maniera ancor più acuta il problema della sua integrazione nel bilancio, che è necessario effettuare nel più breve tempo possibile, insieme a quello della sua “fungibilità”, ossia la possibilità di inserire progetti regionali particolarmente ambiziosi, come le infrastrutture ferroviarie, nel dispositivo generale d’azione dell’Unione europea. Sarebbe così possibile garantire il coordinamento tra i paesi membri e l’Unione europea; il FES può diventare la leva di questo coordinamento, mentre l’Assemblea parlamentare paritetica può diventare un elemento di controllo specifico, dal momento che tutti i paesi meno sviluppati del mondo sono membri dell’Assemblea parlamentare paritetica.

Per concludere, si pone soprattutto il problema della trasparenza dell’azione dell’Unione europea. Quelle che ho appena definito spese comunitarie destinate agli aiuti allo sviluppo sono finanziate dai contribuenti; di conseguenza la nostra azione dev’essere chiara e trasparente, poiché bisogna evitare che i populisti si impadroniscano delle cifre che vi ho comunicato per chiedere sdegnati: “ma cosa diavolo ci fate con tutti questi soldi?”. E’ quindi necessario considerare e comprendere questo problema in una prospettiva politica.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il relatore ha presentato un’eccellente documento sui lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, offrendo un’ottima sintesi dei recenti sviluppi registratisi in quell’Assemblea, che si sta davvero caratterizzando come un pilastro parlamentare sempre più saldo della cooperazione ACP-UE. L’istituzione di commissioni permanenti e la stesura di relazioni comuni da parte di membri dell’Assemblea provenienti dall’Unione europea e dai paesi ACP ha consentito ai parlamentari di instaurare contatti più frequenti e più intensi.

L’Assemblea è divenuta un forum di maturo dialogo politico, in cui si può svolgere un dibattito aperto sui temi che interessano i parlamentari dei paesi ACP e dell’UE e in cui sta emergendo un ampio consenso su numerose tematiche concernenti lo sviluppo, mentre le votazioni per collegi separati sono divenute una rara eccezione. In tale contesto l’Assemblea è riuscita a discutere e a raggiungere un accordo su un ampio ventaglio di problemi, che vanno dalla governance alle questioni finanziarie e commerciali.

La risoluzione invita l’Assemblea a organizzare riunioni a livello regionale e subregionale tra i parlamentari dei paesi ACP e dell’Unione europea, allo scopo di rafforzare l’integrazione regionale e incoraggiare la cooperazione tra i parlamenti nazionali. La Commissione è pronta a contribuire alla riuscita di tali iniziative.

Per concludere, vorrei sottolineare che la Commissione condivide la vostra opinione sul ruolo dell’Assemblea come modello di cooperazione. Il mio collega, Commissario Michel, ha preso parte a tutte le sessioni dell’Assemblea svoltesi da quando egli è entrato in carica, e si prepara ora a partecipare alla prossima Assemblea che si terrà a Vienna nel giugno di quest’anno.

 
  
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  Michael Gahler, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, mi consenta anzitutto di ringraziare calorosamente l’onorevole Cornillet per la sua esauriente relazione sulle nostre attività dell’anno scorso, a molte delle quali ho naturalmente partecipato nella mia qualità di primo vicepresidente europeo dell’Assemblea. Desidero inoltre ringraziare subito con uguale calore le nostre due copresidenti: la copresidente europea, onorevole Kinnock, che è presente oggi, e Sharon Hay Webster che non è con noi. Nell’anno appena trascorso esse hanno dato prova di esemplare dedizione, e ci auguriamo che continuino con il loro lavoro. L’obiettivo principale dell’Assemblea parlamentare paritetica è il rafforzamento della dimensione parlamentare dell’accordo di Cotonou. Le nostre molteplici iniziative comuni si propongono di aiutare i nostri omologhi ad acquisire maggiore influenza nei rispettivi paesi, oltre che a sviluppare quella fiducia in se stessi che anche noi abbiamo raggiunto col passare degli anni nei rapporti con i nostri governi e la Commissione.

Le comuni esperienze e le missioni che abbiamo svolto insieme in vari paesi ci hanno condotto a formulare conclusioni comuni, per esempio in merito alla riforma dell’organizzazione di mercato dello zucchero. E’ un fatto positivo che il Commissario per l’agricoltura partecipi oggi al nostro dibattito, in quanto conosce alla perfezione i dati, e sa benissimo quali siano gli sforzi che stiamo compiendo in Europa per ridurre l’impatto della riforma dell’organizzazione di mercato dello zucchero, e quanto scarse siano, in confronto, le risorse a disposizione dei paesi interessati. Ne consegue con tutta evidenza che la nostra riforma incide direttamente su questi paesi, due dei quali – Guyana e Giamaica – ho visitato io stesso. In Guyana, se non attenueremo l’impatto della nostra riforma offrendo a quel paese un’adeguata compensazione, rischiamo di contribuire, pur involontariamente, alla destabilizzazione di una nazione intera.

Vorrei sottolineare un altro aspetto importante. Invitiamo la Commissione a destinare una quota consistente degli stanziamenti del Fondo europeo di sviluppo all’istruzione e alla formazione politica dei parlamentari e di altri dirigenti, in modo da consentire lo sviluppo in quei paesi di una cultura politica capace di rafforzare nel lungo termine una forma di governo responsabile.

Concludo ricordano il contatto ufficiale che alla fine dell’anno scorso abbiamo allacciato con il Parlamento panafricano; in quell’occasione, agendo a nome dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, ho potuto conferire con Sharon Hay-Webster, e da allora ho assunto la presidenza di questa delegazione ad hoc. E’ importante stimolare tra gli africani la consapevolezza del destino comune del loro continente, e dell’importante funzione che in tale contesto spetta all’istituzione parlamentare.

 
  
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  Marie-Arlette Carlotti, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Cornillet illustra la qualità dei lavori svolti dall’Assemblea parlamentare paritetica nel 2005.

L’Assemblea parlamentare paritetica è un forum di dialogo politico permanente che tende a diventare uno strumento di prevenzione e risoluzione dei conflitti, oltre che di sostegno al processo democratico. Nel quadro degli accordi di Cotonou il ruolo dell’APP è dunque preziosissimo; costituisce un impareggiabile strumento di dialogo nord-sud, e in futuro potrà fornire risultati ancora migliori – soprattutto nel caso di gravi crisi come quella del Darfur – a condizione che riceva mezzi adeguati. Quest’aspetto ricade innanzi tutto sotto la responsabilità dell’Unione europea, che deve considerare politicamente prioritario questo partenariato con i paesi ACP: ciò significa che l’Unione deve rispettare gli impegni presi nei negoziati in corso sull’ammontare del decimo FES, smettendo finalmente di riprendersi con una mano quanto concede con l’altra, come avviene per esempio con la riforma dello zucchero.

Concedendo finalmente all’APP la considerazione politica che merita, cerchiamo di tradurre in realtà il principio sancito dall’accordo di Cotonou, secondo cui in Europa l’Assemblea deve riunirsi nel paese che esercita il turno di Presidenza dell’Unione. Non dobbiamo riservare ai partner ACP un’accoglienza poco calorosa: sarebbe un pessimo segnale politico. Tuttavia, anche l’APP ha le sue responsabilità, in quanto deve portare avanti la propria riforma e perfezionare i propri metodi di lavoro; il prossimo passo avanti potrebbe assumere la forma di conferenze regionali. Potremmo fissare quale termine per quest’obiettivo l’inizio del 2007.

Infine, anche noi membri dell’APP abbiamo una responsabilità politica; per esempio, dobbiamo evitare di ricorrere alle votazioni per collegi separati, che rappresentano non solo la negazione del carattere paritetico dell’Assemblea, ma anche un metodo abusato per svuotare di significato l’esito di una votazione. Ritrovo tutti questi elementi nella relazione Cornillet e credo dunque che essa possa costituire per noi una roadmap per il 2006.

 
  
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  Gerard Batten, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, individuare il modo migliore per aiutare i paesi africani e gli altri paesi in via di sviluppo è essenziale per garantire al mondo maggiore prosperità e quindi maggiore stabilità.

Alcune cose sono particolarmente necessarie per l’Africa: rispetto dello Stato di diritto, rispetto del diritto contrattuale, tutela della proprietà privata. A tali condizioni vi saranno sviluppo economico e prosperità, ma è arduo raggiungere questa meta se molti governi sono socialisti, quasi socialisti o vere e proprie cleptocrazie. La storia degli aiuti internazionali erogati a questi paesi è purtroppo fatta di sprechi, truffe e corruzione.

Se l’Unione europea desidera davvero aiutare questi paesi non deve contribuire, con altri aiuti, al consolidamento di sistemi corrotti. Dovrebbe invece adottare il libero scambio e abbassare, o anzi abolire, dazi e barriere doganali che ostacolano lo sviluppo economico di questi paesi.

 
  
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  Koenraad Dillen (NI). (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’accordo di Cotonou del 2000 si proponeva il lodevole obiettivo di offrire ai paesi ACP l’aiuto dell’Unione europea per uscire dalla miseria. Che l’accordo sia oggi destinato a continuare è una conclusione probabilmente scontata, ma esso presenta comunque un certo numero di carenze su alcune delle quali vorrei soffermarmi.

Tra i paesi ACP si contano ancora sei dittature: Zimbabwe, Guinea Equatoriale, Sudan, Swaziland, Cuba ed Eritrea. I dittatori al potere in questi paesi costituiscono un oggettivo ostacolo allo sviluppo economico; l’Assemblea parlamentare paritetica, e in particolare la sua commissione per gli affari politici, deve porsi come obiettivo prioritario l’introduzione in questi paesi di un’autentica democrazia. Inoltre, in alcuni paesi ACP le pratiche religiose prevalgono ancora sui principi dello Stato di diritto, e la tragedia umanitaria del Darfur dipende, tra l’altro, anche da questa situazione. In alcuni di questi paesi i diritti delle donne sono inesistenti e le mutilazioni genitali femminili – nonostante gli sforzi già compiuti per contrastarle – sono ancora una prassi quotidiana.

L’accordo di Cotonou ha riconosciuto per la prima volta che la corruzione è un ostacolo allo sviluppo. La corruzione è ancora fiorente; non è stata affatto sradicata, e intralcia gravemente il tentativo di alleviare la situazione delle popolazioni più povere di questi paesi. Concluderò citando l’economista indiano Amartya Sen, vincitore del premio Nobel: “Non si è mai verificata una carestia in un paese democratico”. Ne consegue che, oltre agli “aiuti a favore del commercio” dovremmo prendere in considerazione anche gli “aiuti a favore della democrazia”.

 
  
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  Maria Martens (PPE-DE). (NL) Signor Presidente, signora Commissario, a mio avviso possiamo guardare con soddisfazione ai lavori svolti l’anno scorso e agli accordi raggiunti a Bamako ed Edimburgo dall’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE. Sono state adottate relazioni valide, ed è migliorata – insieme alla qualità del dialogo politico – anche la capacità di affrontare compiti ardui e complessi. Questo è un aspetto importante se vogliamo contribuire alla costruzione della stabilità politica, che potrà essere conseguita solo rafforzando i parlamenti.

In ultima analisi, tuttavia, ciò che più conta per la cooperazione allo sviluppo nei paesi ACP è il concetto di ownership, che utilizzeremo come punto di partenza del nostro lavoro; tocca sempre a questi paesi assumersi la responsabilità principale del proprio sviluppo. Tramite il dialogo instaurato in seno all’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE ci auguriamo di poter ulteriormente promuovere il buongoverno, la democrazia e la tutela dei diritti umani. Aggiungo che sono molto lieta per la nomina – avvenuta questa settimana e già menzionata – della delegazione ad hoc del nostro Parlamento al Parlamento panafricano; essa può costituire uno strumento supplementare.

Oggi vorrei invitarvi a seguire con particolare attenzione i due progetti che, avviati l’anno scorso, continueranno anche l’anno prossimo: gli accordi di partenariato economico e la riforma del mercato dello zucchero, entrambi destinati a esercitare un notevole impatto sia sull’Europa che sui paesi ACP. Dobbiamo vigilare affinché questi due progetti continuino a rinsaldare la situazione economica dei paesi ACP; da questo punto di vista sarà essenziale mantenere con questi paesi un positivo processo di consultazioni, cui partecipino anche i loro parlamenti.

Per il Parlamento europeo la cooperazione tra i paesi ACP e l’UE riveste un’importanza particolare, poiché si concretizza in un’Assemblea parlamentare paritetica composta da 77 deputati del nostro Parlamento e da 77 deputati dei parlamenti dei paesi ACP. Discutiamo insieme e insieme adottiamo risoluzioni, nel quadro di un meccanismo validissimo e unico nel suo genere. Per ottenere pace e stabilità politica ed economica in questi paesi non sono sufficienti, da parte nostra, investimenti finanziari; occorre anche investire nei contatti miranti al dialogo e alla discussione, per conoscerci e comprenderci meglio a vicenda. In questo campo gli investimenti non saranno mai sufficienti.

Attendo con impazienza l’undicesima sessione, prevista a Vienna per il giugno di quest’anno, e mi auguro che sia coronata da successo. Ringrazio il relatore per l’alta qualità del suo lavoro e per la gratificante collaborazione.

 
  
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  Glenys Kinnock (PSE). (EN) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Cornillet per la sua ottima relazione; si tratta di un documento di ampio respiro, che abbraccia tutti i problemi sollevati nel dibattito di questa mattina.

Chiunque consideri l’attività svolta dall’Assemblea parlamentare paritetica nel corso degli anni – io lo faccio da 12 anni – può riscontrare una crescita assai incoraggiante in fatto di fiducia e maturità; una crescita che riguarda soprattutto la capacità di affrontare i problemi connessi al commercio e al dialogo politico, cui annettiamo grande importanza.

Qualcuno ha detto che la situazione dell’Africa è terribile da tutti i punti di vista, e che le cose non stanno affatto migliorando; non mi sembra un’argomentazione condivisibile. Vi sono dei limiti, ma noi siamo presenti e svolgiamo un lavoro davvero unico con i parlamentari, nel quadro dell’accordo di partenariato di Cotonou. Non esistono altre assemblee parlamentari nord-sud che, come la nostra, abbiano l’opportunità di battersi in favore della governance, della democrazia e dei diritti umani come facciamo noi.

Per quanto riguarda il FES, in breve, siamo preoccupati e poche settimane fa vi abbiamo dedicato un dibattito in occasione della tornata di Bruxelles. Molti di noi sono preoccupati per la situazione di territori e paesi stranieri in rapporto al FES. Ci preoccupa il fatto che non si sia tenuto conto dell’ingresso di Timor Est nel partenariato ACP-UE, ma abbiamo anche altri motivi di preoccupazione. Guardiamo sempre con sconcerto a questo 3 o 4 per cento di costi amministrativi; non capisco perché la Commissione debba versare denaro per pagare a se stessa il lavoro che svolge. Mi sembra una cosa alquanto strana.

Vorrei soffermarmi brevemente sul tema dello zucchero, che riguarda direttamente la signora Commissario. Nel prossimo fine settimana mi recherò in Africa – nello Swaziland – e a Maurizio, per esaminare nuovamente i problemi che il regime dello zucchero provoca in quei paesi. La signora Commissario non ignora certo che gli importi attualmente previsti nella linea di bilancio – da 130 milioni di euro a 170 milioni di euro entro il 2013 – sono assai inferiori a quello che era stato proposto sia dal Commissario stesso che da altri, ossia 190 milioni di euro; il governo del mio paese aveva parlato di 230 milioni di euro. Vi saranno 1,1 miliardi di euro alla fine del 2013, per di più con un back-load. Vi sembra ragionevole? Esortiamo la signora Commissario a considerare questo problema per rendere la cosa più fattibile; eliminiamo questo regime di back-load e aumentiamo gli stanziamenti sulla linea di bilancio per questi paesi.

Non è in gioco solo l’occupazione nel settore dello zucchero, come la signora Commissario certamente sa, dal momento che in Europa ne abbiamo parlato moltissimo; si tratta anche di altri aspetti che dipendono da questa fonte di occupazione e si sviluppano intorno a essa. Nei 18 paesi che hanno firmato il Protocollo sullo zucchero è in gioco la sopravvivenza di migliaia e migliaia di famiglie; in seno all’Assemblea parlamentare paritetica noi continueremo certamente a sollevare questo problema.

Abbiamo del lavoro in corso; le nostre commissioni operano bene e possiamo fiduciosamente affermare che nei prossimi anni l’Assemblea parlamentare paritetica continuerà a rafforzarsi. Continueremo a batterci su temi come il FES, il commercio e altri nodi e priorità che condividiamo con i nostri colleghi dell’Assemblea parlamentare paritetica.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE). (FI) Signor Presidente, nella relazione presentata dalla delegazione ACP vi sono molti aspetti positivi sui quali, nella mia qualità di membro della delegazione stessa, vorrei richiamare l’attenzione; quindi, non mi riferisco tanto alla situazione dei paesi ACP, quanto al lavoro della delegazione.

In primo luogo, sono grata all’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo, che ha deciso di autorizzare lo svolgimento dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE a Edimburgo. La sessione ha avuto esito assai positivo, e sia il Regno Unito – che all’epoca deteneva la Presidenza – sia la città di Edimburgo meritano un elogio per aver organizzato la manifestazione in maniera impeccabile. Spero che anche in futuro sia possibile organizzare l’APP nel paese che deterrà la Presidenza; infatti il luogo in cui si svolgono le sessioni reca un autentico valore aggiunto, così come il fatto che le sessioni stesse si svolgano a rotazione nei paesi dell’Unione europea e dell’ACP.

E’ da giudicare assi positivamente anche il fatto che rappresentanti dei paesi ACP e dell’UE abbiano potuto partecipare al Consiglio informale dei ministri per la Cooperazione allo sviluppo organizzato a ottobre dalla Presidenza britannica del Consiglio. Mi auguro che questa prassi venga mantenuta quando il mio paese, la Finlandia, assumerà la Presidenza in luglio.

L’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE svolge un importante ruolo per l’attuazione del dialogo politico previsto dall’articolo 8 dell’accordo di Cotonou con l’obiettivo di rafforzare la democrazia, il buongoverno e la tutela dei diritti umani. C’è tuttavia il lieve contrattempo che le nostre sessioni coincidono sempre parzialmente con la settimana di riunione delle commissioni parlamentari; per tale motivo non mi è stato mai possibile partecipare a una sessione completa. Non so se altri colleghi siano d’accordo, ma a mio avviso sarebbe più opportuno utilizzare la settimana in cui si riuniscono i gruppi parlamentari; varrebbe la pena, credo, di fare una prova in questo senso.

Infine, sono lieta che siano state istituite commissioni permanenti, che consentono una migliore cooperazione tra il Parlamento europeo e i deputati dei paesi ACP. Quando è toccato a me presentare una relazione, ho potuto apprezzare la validità del sistema.

 
  
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  Ana Gomes (PSE). (PT) Vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Cornillet per la sua relazione, e con la copresidente dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE per la serietà e l’impegno con cui conduce i lavori di quell’Assemblea.

Desidero anche richiamare l’attenzione sulle conclusioni del Forum delle donne tenutosi a margine dell’Assemblea durante l’ultima sessione di Edimburgo, nel mese di novembre. Il dibattito ha avuto per oggetto il traffico di donne e ragazze dai paesi in via di sviluppo e dalle regioni più povere d’Europa verso le zone più ricche dell’Europa occidentale. Il numero di donne e ragazze che ogni anno sono vittime di questo traffico attraverso i confini internazionali è compreso fra 600 000 e 800 000, ossia è superiore all’intera popolazione di alcuni paesi ACP, come per esempio Capo Verde, Gibuti e le Isole Comore.

Il Forum delle donne ha gettato un ponte fra paesi di origine e di destinazione. Il dibattito è stato vivace, e ha visto l’intensa partecipazione della delegazione dei paesi ACP. Nelle conclusioni finali, i partecipanti hanno invitato l’Assemblea parlamentare paritetica a elaborare una relazione che individui le misure necessarie per combattere questo flagello in tutti i paesi europei, africani e caraibici firmatari dell’accordo di Cotonou.

Bisogna notare che il Forum è stato organizzato a margine dell’Assemblea parlamentare paritetica, senza assegnazione di risorse. Esorto quindi i servizi del Parlamento e la Conferenza dei presidenti a esaminare la possibilità di destinare fondi a un’organizzazione tanto utile e finalizzata a risultati concreti. Su un piano più generale, l’anno scorso l’Assemblea parlamentare paritetica ha discusso la situazione del Darfur e dell’Africa occidentale, ma non ha affrontato il problema del collasso dello Stato di diritto, del processo elettorale e delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in paesi di grande importanza simbolica come l’Etiopia, dove ha sede l’Unione africana.

La lotta contro l’impunità in Africa ha però registrato significativi sviluppi; per esempio, il dittatore Charles Taylor è stato arrestato e assicurato alla giustizia. Altri dittatori come Hissène Habré e l’ex dittatore etiope Menghistu – attualmente ospitati da paesi ACP come Zimbabwe e Senegal – devono subire la stessa sorte; anche in questi casi l’Assemblea può svolgere un ruolo essenziale per mettere fine all’impunità in Africa.

A tale proposito, devo dire che sarebbe assai importante se questi dibattiti avessero un carattere di maggiore autenticità; talvolta i paesi ACP si comportano da ambasciatori dei rispettivi governi piuttosto che da critici della situazione del proprio paese. Sono convinta che noi, deputati al Parlamento europeo, abbiamo il dovere di sostenere i nostri omologhi dei paesi ACP che sono determinati a dire la verità, incoraggiandoli ad agire per cambiare i loro paesi e introdurvi il buongoverno.

 
  
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  John Bowis (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, possiamo dire, mi sembra, che il partenariato ACP ha raggiunto una bella maturità; può sembrare forse la descrizione di un’amante con cui si ha una relazione da molti anni, ma è vero che ormai ci conosciamo e ci comprendiamo a vicenda; qualche volta ci provochiamo a vicenda e vediamo i reciproci difetti, ma giungiamo anche ad apprezzare le reciproche qualità.

Ecco il messaggio che voglio inviare al gruppo ACP: in linea di principio, vogliamo sempre che i delegati dei paesi ACP provengano dalle file dei parlamentari e non degli ambasciatori; preferibilmente, anzi, essi dovrebbero provenire sia dai partiti di governo che di opposizione, poiché ciò corrisponderebbe meglio all’equilibrio della delegazione del Parlamento europeo. Non so se un giorno vi sarà veramente un incontro tra il Parlamento europeo e il Parlamento africano – e ovviamente anche dei paesi dei Caraibi e del Pacifico – ma dobbiamo certamente fare la nostra parte per sostenere e sviluppare l’idea di un Parlamento africano.

Ecco il messaggio che voglio inviare al Parlamento europeo: REACH ci ha dimostrato quanto sia stretto il legame fra il lavoro di ognuno di noi e quello degli altri. Abbiamo tenuto dibattiti utilissimi sia a Bamako che a Edimburgo, e sono certo che il Parlamento europeo terrà conto delle opinioni espresse dai paesi ACP. Spesso, in seno al Parlamento europeo, legiferiamo con ottime ragioni senza però conoscere le preoccupazioni dei paesi ACP, semplicemente perché non abbiamo ascoltato. Per questo voglio dire alla signora Commissario che il partenariato ACP-UE non riguarda solo il Commissario Michel, ma tutti i membri della Commissione.

Sono felice che il Parlamento europeo sia riuscito a prevalere sulla sua Presidenza in merito alla sede dell’ultima APP svoltasi nell’Unione europea. Abbiamo fatto bene a destinarla al paese cui toccava la Presidenza, nello stesso modo in cui ruotiamo le sedi delle APP nei paesi ACP; in tal modo i membri dei paesi ACP hanno potuto osservare diversi aspetti delle differenti politiche europee, come per esempio la ricerca sul vaccino contro la malaria a Edimburgo. Analogamente, abbiamo imparato molto vedendo la desertificazione del Niger, oppure assistendo all’applicazione pratica, in Mali, del Fondo per i vaccini – in quest’ultimo caso abbiamo visto come le popolazioni più gravemente colpite abbiano tratto un reale beneficio dal lavoro svolto. La minaccia di una pandemia di influenza e la pandemia di influenza aviaria realmente verificatasi dimostrano quanto sia importante continuare una stretta collaborazione tra Europa e paesi ACP, per il comune e reciproco vantaggio.

(Applausi)

 
  
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  Karin Scheele (PSE). (DE) Signor Presidente, anch’io vorrei unirmi al coro di congratulazioni rivolte all’onorevole Cornillet, che con la sua relazione ha offerto una magistrale sintesi dell’ottimo lavoro svolto dall’Assemblea parlamentare paritetica.

Molti oratori hanno fatto riferimento al Forum delle donne che si svolge in occasione di tutte le sessioni dell’Assemblea paritetica. Anch’io desidero tornare sull’argomento, poiché la discussione approfondita dei problemi politici ed economici che riguardano specificamente le donne dei paesi ACP è un elemento prezioso non solo per il Forum delle donne, ma anche per le successive sessioni plenarie dell’Assemblea paritetica. Basterà ricordare al nostro Parlamento l’appassionato dibattito sulle mutilazioni genitali che si è svolto a Bamako nel Mali, paese in cui peraltro questa pratica non è ancora proibita dalla legge; la discussione è proseguita per ore e ore, e siamo persino riusciti a farla trasmettere alla radio.

Vorrei ora comunicarvi alcune riflessioni sul lavoro svolto dalle commissioni: esso ha notevolmente migliorato la qualità del lavoro dell’Assemblea ACP-UE, poiché ha fatto diminuire il numero degli emendamenti presentati in seduta plenaria, mentre l’accresciuta fiducia che si è stabilita tra i deputati europei e i rappresentanti dei paesi ACP consente di raggiungere compromessi con maggiore frequenza. Desidero però ribadire un particolare già notato da altri, ossia l’opportunità di riconsiderare la programmazione delle riunioni europee delle commissioni, che si tengono a Bruxelles. E’ proprio una vergogna che, dovendo partecipare alle votazioni delle nostre commissioni specialistiche, che possono protrarsi per ore, non riusciamo a prendere parte agli stimolanti e importanti dibattiti delle commissioni ACP-UE, in quanto ciò viene talvolta considerato, anche se a torto, un sintomo di mancanza d’interesse.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, concordo con quanto hanno affermato gli oratori: l’Assemblea parlamentare paritetica è ormai un riconosciuto e prestigioso forum per il dialogo. Le risoluzioni approvate da quest’Assemblea qualche volta avviano persino dibattiti che oltrepassano i limiti di tale forum. L’onorevole Bowis ha ricordato la risoluzione su REACH, adottata in questa sede nel novembre dello scorso anno, che ci ha consentito di impostare un dibattito molto più preciso sull’impatto di REACH sui paesi in via di sviluppo.

Anche la prossima Assemblea parlamentare paritetica si preannuncia interessante: vi si discuteranno temi importanti come il ruolo dell’integrazione regionale nella promozione della pace e della sicurezza, il problema dell’energia nei paesi ACP e la pesca e suoi aspetti sociali e ambientali nei paesi in via di sviluppo. Il mio collega, Commissario Michel, mi ha comunicato il grande interesse che nutre per queste riunioni, cui è ansioso di partecipare.

Per quanto riguarda lo zucchero, conosco molto bene i problemi connessi agli aiuti finanziari per i paesi firmatari del Protocollo sullo zucchero; è una questione di cui abbiamo già discusso. Desidero unicamente ribadire che per il 2006 sono disponibili 40 milioni di euro; cosa ancor più importante, non bisogna dimenticare che la diminuzione del prezzo concordata all’interno dell’Unione europea non farà sentire il proprio impatto sui paesi ACP fino al 2008. Essi hanno ancora due anni di tempo per cercare di adeguare la propria produzione, servendosi dei fondi messi a disposizione dall’Unione europea. Come sapete, dal 2007 al 2013 saranno disponibili cospicui finanziamenti.

Nell’Unione europea abbiamo dimostrato di accettare le responsabilità che abbiamo nei confronti dei paesi destinati a subire le conseguenze della nostra legislazione interna; una legislazione dettata dalla necessità – condivisa, ne sono certa, da tutti – di adeguare la nostra politica agricola a un commercio più globale.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.

Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE). (EN) L’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE ha lavorato con grandi risultati per rafforzare i nostri legami con i paesi ACP, e apre a questi ultimi un importantissimo canale di collegamento con le nostre discussioni, in particolare mentre ci apprestiamo ad affrontare le nostre politiche commerciali, che troppo spesso ostacolano lo sviluppo anziché favorirlo. Nel 2005 la Scozia si è schierata in prima linea tra coloro che reclamavano un cambiamento, con la marcia Make Poverty History a Edimburgo e il Vertice del G8 tenutosi in estate a Gleneagles; naturalmente siamo stati felici di ospitare la riunione ACP-UE a Edimburgo. Ora è necessario che i governi degli Stati membri traducano in realtà e azioni i bei discorsi, affinché la politica per lo sviluppo non si riduca a una parsimoniosa distribuzione di aiuti, ma divenga una consuetudine di collaborazione nel commercio equo con i paesi in via di sviluppo, a vantaggio di tutti noi.

 
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