Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Discussioni
Martedì 16 maggio 2006 - Strasburgo Edizione GU

15. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
PV
MPphoto
 
 

  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B60207/2006).

Le seguenti interrogazioni sono state sottoposte alla Commissione.

Prima parte

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l'

interrogazione n. 48 dell’onorevole Michl Ebner (H-0360/06):

Oggetto: Carattere anticoncorrenziale delle suonerie per cellulari

In Germania la Corte federale di giustizia ha giudicato come parzialmente anticoncorrenziale la pubblicità per le suonerie dei cellulari in mezzi di comunicazione usati prevalentemente da bambini e giovani (sentenza del 6 aprile 2006 – I ZR 125/03). Fra le motivazioni addotte c’è, fra l’altro, il fatto che questa pubblicità aggressiva si rivolga ad un target inesperto sotto il profilo commerciale che deve essere tutelato.

Tuttavia, la pubblicità per le suonerie, giochi per cellulari e simili, non è presente solo in Germania, ma diffusa anche negli altri Stati membri.

Ha intenzione la Commissione di prendere provvedimenti per tutelare bambini e giovani? Come intende impegnarsi in tal senso? Entro quale termine prevede d’intervenire?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) L’onorevole Ebner si riferisce alla necessità di difendere i bambini e i giovani dalla pubblicità aggressiva di suonerie, telefonini, giochi per cellulari, eccetera e chiede se la Commissione intende intervenire in merito.

La direttiva sulle pratiche commerciali sleali, recentemente adottata, vieta le pratiche commerciali aggressive e tutela soprattutto i bambini e i giovani. Se una pratica commerciale si rivolge specificatamente a un particolare gruppo di consumatori come i bambini, il suo impatto verrà valutato dal punto di vista dell’appartenente medio a quel gruppo. Inoltre la direttiva vieta la pressione diretta sui bambini per indurli ad acquistare.

La direttiva sulla vendita a distanza tutela inoltre i consumatori che acquistano merci e servizi a distanza, in altre parole senza contatto diretto, e contiene disposizioni sulle informazioni preliminari. Il fornitore deve tenere nella dovuta considerazione la tutela dei minori quando fornisce tali informazioni.

La Commissione ha già avviato una revisione di otto delle direttive riguardanti i consumatori, tra cui quella sulla vendita a distanza. Questioni come quella sollevata dall’onorevole Ebner saranno affrontate nella revisione, sulla quale verrà pubblicata una comunicazione nel prossimo autunno.

 
  
MPphoto
 
 

  Michl Ebner (PPE-DE). – (DE) Signora Commissario, innanzi tutto la ringrazio sentitamente per le sue considerazioni dettagliate e molto rassicuranti. Lei aveva detto che i primi dati sarebbero stati disponibili in autunno. E’ anche previsto per il periodo successivo un calendario che ci permetta di capire quando entreranno effettivamente in vigore le norme più rigide che, da quello che lei ha detto, sono certamente necessarie in questo campo? Potrebbe dirmi qualcosa di più su questo calendario che sarà fissato dopo l’autunno?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) La scadenza per la trasposizione nelle legislazioni nazionali della direttiva sulle pratiche commerciali sleali è il 12 giugno 2007, e le nuove leggi devono essere applicabili negli Stati membri a partire dal 12 dicembre 2007.

Conformemente ai principi di una migliore regolamentazione, la Commissione lavorerà in stretta cooperazione con gli Stati membri durante questo periodo di trasposizione per agevolare la stesura di disposizioni tempestive e corrette e uniformarne l’applicazione.

Spero che questo risponda alla domanda dell’onorevole Ebner.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 49 dell’onorevole Nicholson of Winterbourne (H-0362/06):

Oggetto: Necessità di norme minime comuni per l’assistenza all’infanzia in Europa

Secondo l’articolo 20, paragrafo I della Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite “Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato”. È chiaro, tuttavia, che le norme relative alla “protezione ed aiuti speciali” forniti ai bambini bisognosi variano ampiamente negli Stati membri. Alcuni, infatti, (compresi quelli che sono economicamente più sviluppati) continuano a perpetuare pratiche d’assistenza all’infanzia antiquate e di scarsa qualità che, in molti casi, possono provocare danni psicologici e neurologici ai bambini. Un esempio che suscita particolare preoccupazione è l’uso persistente e sistematico di “letti a gabbia” come strumento di costrizione in istituti statali.

Quali misure intende prendere la Commissione in tale contesto per far fronte alla necessità di definire norme minime comuni per l’assistenza all’infanzia in Europa?

 
  
MPphoto
 
 

  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia dichiara che lo Stato deve fornire una protezione sostitutiva ai bambini temporaneamente o definitivamente privati del loro ambiente familiare o che non possono essere lasciati in tale ambiente nel loro stesso interesse. La Dichiarazione sostiene inoltre il ricorso, laddove possibile, a soluzioni alternative all’assistenza istituzionale.

Ci sono molte ragioni per cui i bambini rimangono negli istituti, lontano dalle loro famiglie. Ciò può avvenire perché i loro genitori non sono in grado di prendersi cura di loro per infermità, morte o reclusione, perché i bambini vanno tutelati da ogni forma di maltrattamento o negligenza, o perché gli istituti possono fornire l’assistenza appropriata ai bambini disabili o malati. I bambini possono anche essere collocati in un istituto perché delinquono o hanno un comportamento antisociale, o per aver commesso un delitto. La caratteristica comune a questi gruppi è un rischio molto elevato di emarginazione sociale, e occorre compiere un grande sforzo per evitare che scivolino in una situazione di emarginazione e miseria permanenti. E’ inoltre necessario fornire il sostegno essenziale per il loro adeguato sviluppo e la loro opportuna integrazione nella società.

Al momento abbiamo difficoltà a ottenere un quadro accurato dell’assistenza istituzionale in Europa perché mancano dati confrontabili. La Commissione, tuttavia, ha osservato che molti dei grandi istituti tradizionali cominciano a essere gradualmente sostituiti da un’assistenza più a breve termine, e che si preferisce in genere riunificare le famiglie o assicurare l’affidamento a una nuova famiglia.

Nella Comunità europea si presta sempre maggiore attenzione alle condizioni di vita dei bambini e dei giovani. Il Consiglio europeo, riunitosi nel marzo 2006, ha esortato gli Stati membri a adottare misure per ridurre in modo rapido e significativo la povertà infantile, offrendo a tutti i bambini pari opportunità a prescindere dal loro ambiente sociale. Nei piani d’azione per l’inclusione sociale presentati dagli Stati membri alla Commissione, i bambini che hanno avuto a che fare con la minaccia della povertà e dell’emarginazione sociale sono stati classificati come un gruppo prioritario. Alcuni Stati membri hanno fissato obiettivi concreti a livello nazionale per ridurre la povertà infantile. La Commissione è consapevole del fatto che, in alcuni Stati membri dell’Unione, le strutture per bambini e per adulti mentalmente o fisicamente disabili fanno un uso eccessivo di metodi di costrizione, sia farmacologici che fisici, e la Commissione ritiene che questo sia inaccettabile.

La comunicazione pubblicata recentemente dalla Commissione sulla situazione dei disabili fisici nell’Unione allargata dà grande risalto alla deistituzionalizzazione dell’assistenza ai disabili fisici. Ovviamente la Comunità dispone solo di poteri limitati in questo campo, e la Commissione appoggia pertanto l’uso di una vasta gamma di strumenti, tra cui un programma antidiscriminazione, piani d’azione nazionali per l’inclusione sociale e il Fondo sociale europeo. La Commissione terrebbe inoltre a dichiarare che pubblicherà a breve una comunicazione sulle attività comunitarie a difesa e sostegno dei diritti dell’infanzia.

 
  
MPphoto
 
 

  Nicholson of Winterbourne (ALDE). – (EN) Signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta esaurientissima, chiara e completa. Apprezzo la dichiarazione e le sono grato per la grande attenzione rivolta alla posizione di chi si trova ai margini della società, in particolare quando si tratta di minori. Rendo onore alla sua determinazione nel perseguire una politica d’inclusione in ambito europeo.

Tuttavia vorrei richiamare la sua attenzione sulle analisi finanziate nell’ambito del programma DAPHNE, ossia su studi condotti di recente sull’assistenza istituzionale a lungo termine in particolare, che viene prestata per 13 mesi circa, a bambini al di sotto dei tre anni di età, ovvero il periodo in cui rischiano maggiormente di essere danneggiati sotto l’aspetto neurologico. Signor Commissario, forse potrei inviarle queste relazioni. Credo che stia per esserne avviata un’altra.

Per concludere faccio presente che l’uso di “letti a gabbia” in alcuni degli Stati membri attuali si può definire inumano e spero di esporle questo caso anche di persona. Grazie, signor Commissario, le sono immensamente grata.

 
  
MPphoto
 
 

  Vlamidír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, baronessa Nicholson of Winterbourne, sono ovviamente lieto di venire a conoscenza della relazione DAPHNE, poiché mi fa piacere ricevere informazioni su qualsiasi relazione o dato obiettivo ci permetta di compiere progressi in questo campo. Il solo fatto che lo studio sia stato finanziato mediante il programma DAPHNE indica che l’Europa sta compiendo progressi concreti in quest’ambito e si sta sforzando di conseguire il proprio obiettivo. La questione della deistituzionalizzazione è della massima importanza e credo che tutti gli sforzi aggiuntivi che riusciremo a fare saranno sia ragionevoli che necessari.

Per quanto riguarda la questione dei letti a gabbia, penso che lei abbia ragione nell’affermare che in alcuni paesi questi letti vengono muniti di reti e che spesso si discute dell’uso eccessivo che ne viene fatto, magari solo per la comodità del personale. Il problema – a mio avviso – non risiede meramente nella tecnica, quanto in una cultura generalmente restrittiva che in alcuni istituti e in alcuni paesi è sopravvissuta in grado maggiore di quanto dovrebbe, stando agli alti standard umanitari che l’Unione si sta sforzando di imporre, poiché un’ingerenza inumana come questa nella mente delle persone può anche essere provocata dall’impiego di sostanze farmacologiche, laddove vengano usate senza una reale necessità e in base a una cultura restrittiva. Ritengo anzi necessario sbarazzarci di questa cultura e sopprimerla tramite l’Unione, ma in fin dei conti le tecniche con cui la cultura si manifesta non sono così importanti. Lei ha ragione quando afferma che i letti a gabbia possono costituire un problema in molti paesi, ma ho notato con una certa soddisfazione che in tanti paesi questo non avviene, benché solo in alcuni di essi si registri una forte tendenza ad abolire tale metodo.

 
  
MPphoto
 
 

  Richard Seeber (PPE-DE). (DE) Signor Commissario, ci è noto che l’assistenza all’infanzia in Romania versa in uno stato penoso, come la stessa Commissione ha rimarcato nelle relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori. Ora sembrano venire alla luce altri problemi. Attualmente questo problema è stato affrontato o risolto, oppure la Commissione ha semplicemente rivolto la sua attenzione altrove? Qual è la situazione dell’assistenza all’infanzia in questo paese candidato all’adesione?

 
  
MPphoto
 
 

  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Ovviamente la Commissione non ha permesso che questo importante tema venisse perso di vista. In ciascun caso possiamo registrare progressi straordinari, anche se, in alcuni settori, per esempio in quello delle adozioni internazionali, sono ancora in corso intense discussioni. La Commissione non ha affatto abbandonato l’idea di occuparsi dei diritti dell’infanzia, perché credo fermamente che l’Unione abbia l’indubbio dovere di essere socialmente responsabile, e di questa responsabilità occorre anche dare prova nel contesto dei negoziati per l’adesione. Pertanto è escluso che non venga riconosciuta l’importanza della questione.

 
  
MPphoto
 
 

  Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Commissario, siamo sempre più sconcertati quando vengono alla luce casi di maltrattamenti nei confronti dei bambini. Spesso, purtroppo, le autorità non intervengono con sufficiente tempestività e, per mancanza di collaborazione, possono trascorrere mesi prima che i tribunali consentano di sottrarre un bambino all’ambiente in cui viene maltrattato. Quali passi intende intraprendere la Commissione affinché in futuro sia possibile individuare più facilmente i casi di maltrattamento infantile e intervenire più rapidamente?

 
  
MPphoto
 
 

  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Ovviamente occorre specificare che la lotta agli abusi commessi nei confronti dei bambini è di competenza delle giurisdizioni nazionali. La scoperta di questi casi, i lunghi periodi di attesa, gli scarsi tassi di rivelazione et similia sono tutte questioni di competenza degli organismi nazionali. E’ difficile per l’Unione occuparsi direttamente di questo settore, anche se è possibile farlo nel quadro dei progetti del Fondo sociale europeo, o di progetti ad hoc, o ancora nel contesto di discussioni e dello scambio di informazioni, e stiamo producendo considerevoli sforzi per riuscirci. Penso inoltre che sia importantissimo fare affidamento sulle iniziative esistenti e continuare a svilupparne altre, compito che rientra principalmente tra le competenze del mio collega, il Commissario Frattini, e riguarda la lotta contro il traffico di esseri umani, la violenza tra le mura domestiche, eccetera. Anche in questo settore la Commissione europea sta cercando innanzi tutto di realizzare almeno uno scambio dei dati certi per poter confrontare la situazione in Stati membri diversi e, su questa base, formulare strategie specifiche. Vale ancora il principio fondamentale secondo cui le questioni sociali, tra cui spesso figurano casi drammatici e delicati, ricadono nelle giurisdizioni nazionali; ciò significa che, se un caso è irrisolto da molto tempo, spetterà molto più alle autorità locali che non all’Unione occuparsene, anche se dobbiamo avvalerci pienamente dell’autorità comunitaria.

 
  
MPphoto
 
 

  Elizabeth Lynne (ALDE). – (EN) Faccio parte del consiglio consultivo del Mental Disability Advocacy Centre. Sono ormai anni che solleviamo il problema dei letti a gabbia. Tuttavia lei ha perfettamente ragione: non è solo una questione di letti a gabbia, ma della costrizione di cui sono strumento, dell’uso di farmaci e, cosa forse più importante, della mancanza di spazi per l’assistenza comunitaria.

Potrebbe cortesemente fare tutto quanto è in suo potere, soprattutto per quanto riguarda il Libro verde sulla salute mentale – il cui periodo di consultazione scade il 31 maggio – per affrontare il problema dell’assistenza comunitaria e sottrarre la gente all’assistenza istituzionalizzata, non solo a vantaggio dei bambini, ma anche di coloro che hanno problemi di salute mentale?

 
  
MPphoto
 
 

  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Onorevole Lynne, è chiaro che la sua opinione coincide in toto con quella che la Commissione ha espresso nelle comunicazioni in materia. Sia per lei che per noi, la via da seguire è quella della deistituzionalizzazione, in altre parole trasferire il più possibile l’assistenza alle autorità locali, alla comunità e naturalmente alle famiglie. Credo che, in una situazione come questa, dobbiamo anche considerare con molta attenzione quale tipo di sostegno fornire ai componenti della famiglia o a coloro che, pur non facendo direttamente parte della famiglia, nondimeno si sono assunti il compito di prendersi cura di un’altra persona. Se consideriamo queste cose nel modo consueto, pensiamo al sostegno finanziario, ma a mio avviso è necessario offrire anche una qualche sorta di qualificazione perché, per le famiglie che devono assumersi una simile responsabilità, è molto importante apprendere qualche nozione basilare sui metodi di assistenza, sui principi basilari da seguire e sui limiti che questo genere di assistenza può imporre. Avere la sensazione di potere fare ancora un passo avanti quando in realtà ciò non è più possibile è una forma insopportabile di tortura etica; perciò, nel caso in questione, possiamo alleggerire l’onere che grava su coloro che forniscono aiuto. Questo, in sostanza, è il nocciolo della strategia della Commissione: allontanarsi dagli istituti – che sono spesso inumani, hanno spesso una cultura costrittiva e sono spesso strutturalmente incapaci di accettare l’individualità e la qualità della vita delle persone che entrano in contatto con loro – e avvicinarsi alle autorità locali, alle comunità naturali e naturalmente alle famiglie, intese nel senso più ampio della parola.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 50 dell’onorevole Neena Gill (H-0374/06):

Oggetto: Informazione e consultazione dei consumatori sugli OGM

L’interrogante è stata contattata da numerosi elettori per quanto riguarda la proposta della Commissione volta ad autorizzare un tenore dello 0,9% di OGM nei prodotti etichettati come biologici. Secondo un recente sondaggio dell’Eurobarometro, gli OGM figurano tra i cinque principali fattori di rischio che i cittadini europei associano alla loro alimentazione.

Le preoccupazioni degli elettori dell’interrogante riguardano due elementi: il primo è che una contaminazione dello 0,1% di OGM fosse già tollerata nei prodotti etichettati come biologici senza che essi ne fossero informati; il secondo è che tale soglia sia stata portata allo 0,9%. Può la Commissione garantire che gli effetti a lungo termine degli OGM siano stati oggetto di analisi adeguate? Può dire, altresì, quali informazioni può fornire affinché l’interrogante possa confermare ai suoi elettori che tale aumento del tenore tollerato di OGM non avrà alcuna conseguenza sulla loro salute?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) L’interrogazione dell’onorevole deputata suscita l’impressione che la Commissione abbia proposto di aumentare il livello accettabile di contaminazione accidentale dei prodotti biologici da parte di OGM dallo 0,1 allo 0,9 per cento. Sono molto lieta di avere l’opportunità di fare chiarezza al riguardo, in quanto tale questione è stata richiamata alla mia attenzione e a quella dei miei servizi in varie occasioni e in molte sedi diverse. Sono del parere che le preoccupazioni manifestate siano basate su un’erronea interpretazione della nostra proposta e della legislazione esistente in materia di prodotti biologici e di OGM. L’affermazione secondo cui la proposta è volta “ad autorizzare un tenore dello 0,9 per cento di OGM nei prodotti etichettati come biologici” è un evidente travisamento della realtà e vorrei spiegarne i motivi.

Non tutti i consumatori lo sanno, ma attualmente non esiste alcuna normativa specifica riguardo alle soglie ammissibili di presenza di OGM nei prodotti biologici. Le disposizioni vigenti in materia di produzione biologica vietano l’uso deliberato di OGM o di prodotti derivati da OGM senza stabilire alcuna soglia per la presenza accidentale di tracce di OGM. E’ pertanto impossibile che, a seguito di tali disposizioni, “una contaminazione dello 0,1 per cento di OGM fosse già tollerata nei prodotti etichettati come biologici”, come l’onorevole deputata sostiene nella sua interrogazione.

Le disposizioni in questione risalgono a un periodo in cui gli OGM non venivano generalmente coltivati o importati. E’ ovvio che questa situazione è ormai cambiata. La proposta della Commissione mantiene il divieto dell’uso deliberato di OGM o di prodotti derivati da OGM, tuttavia proponiamo che un operatore possa avvalersi delle etichette indicanti il contenuto di materiale geneticamente modificato per garantire l’assenza di OGM nella propria produzione.

Queste etichette costituiscono una prova effettiva in quanto attualmente, in base alla legislazione comunitaria, gli OGM o i prodotti derivati da OGM in generale devono essere etichettati come geneticamente modificati. Questo significa di fatto che ai prodotti biologici si applica la stessa soglia dello 0,9 per cento di presenza accidentale di tracce di OGM prevista per gli altri prodotti.

Riteniamo che, se cercassimo di imporre un limite di etichettatura più rigoroso per i prodotti biologici, complicheremmo semplicemente la vita ai produttori biologici, in quanto siamo consapevoli che nella pratica è impossibile ottenere la purezza assoluta. Questo non significa comunque, e vorrei sottolinearlo, che la proposta “ha portato la soglia di contaminazione da OGM consentita allo 0,9 per cento”, come l’onorevole deputata afferma. L’operatore dovrà continuare ad adottare tutte le misure adeguate per evitare la presenza di OGM.

Per contro, ciò che cambierebbe davvero a seguito della nostra proposta è che un prodotto etichettato come geneticamente modificato non potrebbe più essere al contempo etichettato come biologico se si supera la soglia dello 0,9 per cento, com’è possibile fare attualmente in base alla legislazione vigente.

Per quanto riguarda gli aspetti inerenti alla salute, si deve considerare che gli OGM possono essere immessi sul mercato soltanto a seguito di una specifica procedura di autorizzazione caso per caso. L’Unione europea dispone probabilmente della procedura di valutazione dei rischi e di autorizzazione più rigorosa e attenta al mondo, e che riguarda gli aspetti sia sanitari che ambientali. Per questo motivo, la discussione sulla presenza accidentale di OGM non implica questioni di sicurezza.

In conclusione, devo sottolineare ancora una volta che in relazione alla contaminazione accidentale dei prodotti biologici da parte di OGM, la proposta in discussone al momento rappresenta un inasprimento molto importante delle norme e non, come è stato spesso asserito, un loro indebolimento. E’ molto importante rendersi conto che l’intenzione è davvero quella di creare condizioni di maggior rigore.

 
  
MPphoto
 
 

  Neena Gill (PSE).(EN) La ringrazio, signora Commissario, per le ampie delucidazioni fornite riguardo a una questione così complessa. Come sapete, gli OGM sono tra le cinque massime preoccupazioni concrete dei cittadini europei, e l’opinione pubblica europea è molto scettica riguardo ai prodotti geneticamente modificati e nutre seri timori nei confronti del cosiddetto “cibo Frankenstein”.

Il problema per noi è innanzi tutto che dobbiamo fornire le giuste informazioni in materia e, in secondo luogo, in quale modo possiamo assicurare che, con le proposte della Commissione, da lei illustrate, tali informazioni raggiungano il grande pubblico. Posso leggervi alcune e-mail che ho ricevuto in cui le persone manifestano molta preoccupazione. Di recente l’OMC ha confermato la sentenza contro l’UE nel caso degli OGM. Quali implicazioni possono derivare per quella che lei ha poc’anzi descritto come la linea politica che si intende seguire al riguardo?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) A questo punto ho quasi la certezza che abbiamo ricevuto le stesse e-mail. Oggi, pertanto, mi viene offerta la grande opportunità di chiarire alcuni malintesi.

Ritengo che il momento più importante è stato quando, nel novembre 2002, siamo riusciti a giungere a un accordo in seno al Consiglio riguardo alla rintracciabilità e all’etichettatura degli OGM. Si è trattato di un fatto determinante. Può darsi che il risultato finale non abbia soddisfatto tutti, ma era importante che venissero etichettati i prodotti ottenuti direttamente da materie prime geneticamente modificate, come ad esempio la salsa di pomodoro prodotta direttamente con pomodori geneticamente modificati. Ne consegue che adesso i consumatori hanno l’effettiva possibilità di scegliere se vogliono acquistare tali prodotti e gli agricoltori possono evitare, ad esempio, i semi di soia prodotti con metodi di modificazione genetica e acquistare il tipo di mangime tradizionale per i loro animali. Si è trattato di una conquista estremamente importante.

La controversia sorta con gli Stati Uniti in seno all’OMC non cambia nulla.

 
  
MPphoto
 
 

  John Purvis (PPE-DE).(EN) Mi chiedo se potrebbe essere utile per la campagna d’informazione della signora Commissario se ci dicesse quanto costerebbe ai produttori di alimenti biologici ridurre la soglia massima del tenore di OGM dallo 0,9 allo 0,1 per cento. Quanto costerebbe ai produttori biologici? Quanto costerebbe ai loro clienti, e quali sarebbero gli effetti sulla disponibilità di alimenti biologici per i clienti? Mi può fornire questi dati?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) No, ma posso darle un’idea delle conseguenze: se riducessimo la soglia massima allo 0,1 per cento, le conseguenze per i produttori biologici sarebbero drammatiche. I costi sarebbero così alti che, a mio avviso, si avrebbe una netta riduzione della disponibilità di prodotti biologici per i consumatori, in quanto il prezzo sarebbe sproporzionato rispetto a quello che il consumatore è disposto a pagare. Fornire un dato preciso è praticamente impossibile, tuttavia abbiamo calcolato e chiarito che, se si riducesse davvero la soglia massima allo 0,1 per cento, si avrebbero gravi ripercussioni sulla sopravvivenza degli agricoltori biologici.

 
  
MPphoto
 
 

  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signora Commissario, finora non disponiamo ancora di studi sugli effetti a lungo termine degli organismi geneticamente modificati. Tenuto conto dell’evidente scetticismo dei cittadini europei riguardo all’ingegneria genetica e alla recente decisione dell’OMC, intende l’Unione europea condurre studi sui danni a medio e lungo termine per la salute causati dagli alimenti modificati mediante ingegneria genetica?

 
  
MPphoto
 
 

  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Prima di autorizzare l’importazione o la coltivazione di prodotti geneticamente modificati, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare deve avere la possibilità di effettuare un esame approfondito, dal punto di vista sia sanitario che ambientale, per calcolare il rischio o le conseguenze per la salute o l’ambiente. Dal mio punto di vista, questi due aspetti vengono presi in considerazione dall’EFSA quando deve adottare una decisione prima di consentire l’importazione o la coltivazione dei prodotti in questione.

 
  
  

Seconda parte

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 51 dell’onorevole Maria Badia I Cutchet (H-0328/06):

Oggetto: Regolamento comunitario relativo alla riduzione delle tariffe internazionali di roaming

L’interrogante intende, innanzitutto, esprimere la propria soddisfazione per l’iniziativa della Commissione di elaborare un regolamento comunitario relativo alla riduzione delle tariffe internazionali di roaming. Ritiene che esso costituisca un progresso importante verso un governo che non sia solo politico, ma anche economico dell’Unione europea.

È necessario, infatti, eliminare le eccessive tariffe del roaming. Il 2006 è l’Anno europeo della mobilità dei lavoratori, e l’Unione europea, nel suo intento di incentivare la mobilità europea – non solo lavorativa, ma intesa in un senso più generale –, deve far in modo che un utente di telefonia mobile non debba pagare una tariffa maggiorata perché si trova all’estero.

La Commissione è sicuramente al corrente del fatto che, attualmente, in termini di prezzi di mercato, gli europei che si trovano fuori dal proprio paese di origine sono penalizzati e che i prezzi delle chiamate in roaming variano per gli utenti da un paese europeo all’altro.

Per garantire che il nuovo regolamento osservi i criteri e i principi non solo della competitività e del mercato interno, ma altresì della Carta dei diritti fondamentali, può la Commissione spiegare su quali basi verrà concepita tale regolamentazione?

l’interrogazione n. 52 dell’onorevole Seán Ó Neachtain (H-0336/06):

Oggetto: Riduzione delle tariffe di roaming in Europa

Secondo il parere della Commissione, quanto tempo sarà necessario perché una riduzione delle tariffe di roaming per i consumatori europei entri in vigore e a quanto ammonterebbe tale riduzione dei costi delle tariffe di roaming?

e l’interrogazione n. 53 dell’onorevole Gay Mitchell (H-0340/06):

Oggetto: Tariffe di roaming internazionale

Può la Commissione indicare quali sono le procedure specifiche attualmente in corso durante la seconda e ultima fase di consultazioni sul regolamento preposto ad abbassare le tariffe di roaming internazionale?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Noi tutti sappiamo che i prezzi del roaming internazionale sono molto alti. Il Parlamento e le autorità nazionali di regolamentazione hanno richiamato la nostra attenzione su tale fatto molte volte, chiedendo un intervento a livello di UE per risolvere il problema, com’è giusto che sia, in quanto i costi elevati del roaming impediscono a cittadini e imprese che svolgono attività transfrontaliere di trarre pieno vantaggio dal mercato interno.

Quale primo passo, nell’ottobre 2005 ho aperto un sito web per offrire ai consumatori trasparenza sui prezzi e al contempo ho dichiarato pubblicamente che dopo sei mesi avrei valutato i progressi compiuti. In mancanza di una drastica riduzione dei prezzi, avrei provveduto a regolamentare la questione. Nel marzo 2006 abbiamo confrontato i prezzi del roaming rispetto al loro livello dell’autunno 2005. Abbiamo constatato che in diciannove Stati membri i prezzi erano più o meno stabili, mentre in quattro Stati membri erano aumentati. Su tale base ho annunciato un regolamento e abbiamo avviato una consultazione pubblica, che si è conclusa il 12 maggio. Abbiamo ottenuto 150 risposte. Ora i miei servizi ed io le stiamo analizzando, trarremo le nostre conclusioni al riguardo e le presenteremo insieme a una valutazione d’impatto prima dell’estate 2006. Al contempo, a luglio la Commissione presenterà un progetto di regolamento.

Ho notato che nel frattempo, essendosi resi conto che la Commissione era intenzionata a intervenire, alcuni operatori del mercato hanno annunciato riduzioni dei prezzi. Si tratta di un’iniziativa molto importante ed è nell’interesse dei consumatori.

 
  
MPphoto
 
 

  Maria Badia i Cutchet (PSE).(ES) Vorrei ringraziarla, signora Commissario, per questa iniziativa, come ho fatto quando stavo preparando l’interrogazione, oltre che per le spiegazioni da lei fornite, che dimostrano il livello di interesse e di preoccupazione riguardo a questa problematica.

Vorrei dire che il regolamento in questione deve essere approvato quanto prima. Lei lo ha già spiegato, ma ritengo che si tratti di un elemento estremamente importante per incoraggiare la mobilità in Europa, sia in termini occupazionali sia a livello generale. Mi auguro che il regolamento in esame entri in vigore il più presto possibile.

 
  
MPphoto
 
 

  Seán Ó Neachtain (UEN).(EN) Anch’io vorrei ringraziare la signora Commissario per le iniziative finora intraprese e per gli sforzi compiuti al riguardo, tuttavia vorrei chiederle se la Commissione ha intenzione di ridurre completamente le tariffe del roaming. Per quale motivo dovrebbe esserci una differenza nel meccanismo del mercato interno? Le tariffe dovrebbero essere le stesse in tutta Europa. Ritengo che questo rientri nella sfera di competenza della Commissione e mi aspetto che intenda procedere in tal senso.

 
  
MPphoto
 
 

  Gay Mitchell (PPE-DE).(EN) Vorrei esprimere i miei ringraziamenti alla signora Commissario. I prezzi del roaming per una telefonata di quattro minuti vanno da appena 20 centesimi per un consumatore finlandese che chiama dalla Svezia a 13,05 euro per un consumatore maltese in Lettonia. Gli introiti derivanti dalle tariffe applicate per il roaming internazionale sono pari a circa 10 miliardi di euro e un regolamento dovrebbe consentire ai consumatori di risparmiare tra il 40 e il 60 per cento. Potrebbe la signora Commissario confermare che è sua intenzione far sì che qualsiasi regolamento si riveli necessario entrerà in vigore entro l’estate del prossimo anno?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei ringraziare gli onorevoli deputati per l’aiuto fornito al riguardo. Si tratta di una questione davvero importante, non solo per i cittadini che vogliono avvalersi della mobilità, ma anche per i lavoratori. Penso soprattutto alle piccole e medie imprese che mandano i loro dipendenti in trasferta per svolgere attività transfrontaliere. Tenuto conto che i costi per le imprese sono molto onerosi, dovremmo cercare di ridurre i prezzi del roaming ai costi effettivi. Per questo motivo dovremo analizzare il contenuto delle 150 risposte ricevute.

A marzo ho annunciato che è mia intenzione passare all’applicazione del principio della tariffa nazionale. Al momento sto valutando le condizioni alle quali ciò potrà essere realizzato sulla base delle risposte ricevute a seguito della consultazione. Posso assicurare al Parlamento che l’intenzione è quella di presentare un regolamento alla Commissione a luglio, e poi spetterà al Parlamento e al Consiglio verificare se possono ricorrere alla procedura accelerata per l’approvazione del regolamento. Dopo la sua approvazione, il regolamento sarà direttamente applicato e pertanto ritengo che prima dell’estate o nell’estate del 2007 i consumatori e i lavoratori potranno usufruire di tariffe di roaming più basse.

 
  
MPphoto
 
 

  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE).(EN) Come potete vedere, l’eliminazione delle attuali tariffe di roaming è una delle iniziative più popolari della Commissione. Vorrei tornare alla prima domanda dell’onorevole Badia I Cutchet relativa alla base giuridica del regolamento in questione. Quale sarà la base giuridica e in quale modo collaborerete con la DG Concorrenza riguardo a questa iniziativa?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) La DG Concorrenza si occupa della regolamentazione ex post sulla base della presentazione di una denuncia, mentre la DG Mercato interno e servizi può intervenire sui mercati con una regolamentazione ex ante. In questo caso si fa riferimento all’articolo 95. Ho consultato i servizi giuridici per sapere se l’articolo 95 è la base giusta. Continuerò sicuramente a farlo in tutte le fasi del processo. Stando alle risposte dei servizi giuridici, sono convinta e certa che l’articolo 95 costituisce una base adeguata per la nostra proposta.

 
  
MPphoto
 
 

  Sajjad Karim (ALDE).(EN) Signora Commissario, ieri, mentre ero in viaggio verso Strasburgo, leggevo un giornale britannico. Si tratta di un viaggio piuttosto lungo e pertanto avevo molto tempo a disposizione. Ho letto un articolo che riportava tutti gli argomenti addotti dai gestori telefonici per spiegare i motivi per cui non si comprendono le loro obiezioni.

Non è forse vero che le società di telefonia beneficiano dell’accesso al mercato unico e dei vantaggi offerti dall’Unione europea mentre impongono le loro tariffe ai cittadini europei? Non si tratta di un altro esempio in cui l’Unione europea dovrebbe ergersi a difesa degli interessi dei consumatori europei contro lo strapotere di imprese monopolistiche?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Il mercato interno opera a vantaggio delle imprese, grandi e piccole, e dei consumatori. Il fatto è che il mercato interno ha operato a favore dello sviluppo del sistema GSM, che è diventato uno standard mondiale. Ne siamo molto orgogliosi, tuttavia l’anomalia è che, sebbene i nostri cittadini dispongano di uno dei migliori sistemi di telefonia fissa e mobile al mondo, se non il migliore, quando oltrepassano una frontiera vengono in un certo senso puniti per averlo fatto e non possono usufruire dei vantaggi del mercato comune. Proprio per questo motivo ho ritenuto indispensabile che la Commissione intervenisse.

Non sono il tipo di Commissario fanatico della regolamentazione; preferisco sempre che sia il mercato stesso a risolvere il problema. Per questo motivo il mercato era stato avvisato con netto anticipo. Ad avvertirlo sono stati il Parlamento, le autorità nazionali di regolamentazione e molte volte la Commissione, ma il mercato non ha reagito in alcun modo. La Commissione ha dovuto decidere di presentare un regolamento prima che le prime forze del mercato iniziassero a compiere qualche passo nella giusta direzione. Ritengo che sia giunto il momento che la Commissione restituisca i vantaggi del mercato interno alle piccole e medie imprese e ai consumatori.

 
  
MPphoto
 
 

  Malcolm Harbour (PPE-DE).(EN) Mi unisco agli elogi espressi nei confronti della signora Commissario per la ferma posizione assunta in materia, ma vorrei ribadire quanto ha affermato riguardo all’intenzione di non eccedere con la regolamentazione. Può confermare di aver preso davvero atto di quanto espresso dalle autorità europee di regolamentazione, che, credo, sono state piuttosto critiche in merito alla sua impostazione iniziale e sono molto caute riguardo a ciò che propone di fare? Potrebbe confermarmi che non intende imporre una regolamentazione del mercato che richiederebbe agli operatori di fornire servizi sottocosto, in quanto ciò significherebbe che gli utenti a basso reddito della telefonia mobile sovvenzionerebbero le tariffe che clienti come i parlamentari europei hanno la possibilità di ottenere?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Ho l’impressione che al momento i consumatori a basso reddito sovvenzionino i consumatori delle grandi industrie che possono negoziare prezzi particolari con gli operatori di telefonia mobile. Vorremmo ribaltare la situazione e vedere prezzi equi basati sui mercati e sul costo per il consumatore, non i prezzi iniqui attualmente applicati. Soprattutto, vorremmo restituire ai consumatori i vantaggi del mercato comune e promuovere la mobilità anziché ostacolarla.

Ho letto con grande interesse il parere del gruppo europeo delle autorità di regolamentazione, con il quale sto lavorando in stretta collaborazione. Condivide il mio obiettivo, che è quello di ottenere sostanziali riduzioni delle tariffe del roaming internazionale. I nostri servizi si riuniscono oggi con i membri del gruppo in questione per discutere con loro il modo di procedere. Per questo motivo, al momento non posso fornire i dettagli del regolamento proposto, in quanto devo esaminare tutto il materiale ricevuto, ossia le 150 risposte, e ascoltare le autorità nazionali di regolamentazione. Dopo averlo fatto, elaborerò un documento su un progetto di regolamento della Commissione e sono sicura che in estate il Parlamento discuterà tale documento in modo approfondito.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Brian Crowley (H-0330/06):

Oggetto: Uso più sicuro possibile di Internet

Può la Commissione europea indicare quali iniziative ha intrapreso per promuovere l’uso più sicuro possibile di Internet in Europa?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione sta portando avanti diverse iniziative per promuovere l’uso più sicuro possibile di Internet in Europa. E’ dal 1996 che la Commissione è attiva nella lotta contro i contenuti illegali come quelli pedopornografici o razzisti e nella tutela dei bambini dall’accesso a contenuti legali ma nocivi come quelli pornografici per adulti, quelli violenti e quelli riguardanti le scommesse.

Il Parlamento sta esaminando la proposta della Commissione di aggiornare la direttiva “Televisione senza frontiere” per comprendere tutti i servizi dei media audiovisivi. Verrà così applicato a tutti i contenuti audiovisivi uno schema normativo di base, a prescindere dal mezzo con cui vengono trasmessi, compresi la televisione e Internet. Queste norme riguarderanno la sicurezza, la tutela dei minori, il divieto dell’incitamento all’odio e includeranno alcune restrizioni di tipo qualitativo alla pubblicità rivolta ai minori.

Ci avvaliamo inoltre di una raccomandazione relativa alla protezione dei minori e della dignità umana nei servizi audiovisivi e d’informazione che fornisce orientamenti per la legislazione nazionale sui mezzi di comunicazione elettronici. Sulla base di questa raccomandazione, nel 2005 abbiamo avviato il programma Safer Internet Plus, che ha istituito una rete di 21 hotline in tutta Europa in modo da consentire al grande pubblico di denunciare i contenuti illegali trovati in rete. Queste hotline indagano e inviano le denunce alle organizzazioni competenti, alla polizia, ai fornitori di servizi Internet o alle hotline di altri paesi.

Disponiamo inoltre d’una rete di 23 progetti di sensibilizzazione che forniscono consigli ai bambini, agli adolescenti, ai genitori e agli educatori riguardo ai rischi di Internet e al modo di contrastarli. Ciò avviene direttamente, col sussidio di opuscoli, siti web e spot televisivi, o con l’intermediazione di organismi moltiplicatori come le scuole. C’è poi il software di filtraggio e controllo parentale che rappresenta uno strumento chiave per tutelare i bambini dall’accesso a contenuti nocivi. La Commissione fornirà ai genitori orientamenti sull’efficacia del software e dei servizi di filtraggio. E’ in corso uno studio che dovrebbe essere ultimato entro il dicembre di quest’anno.

Inoltre la Commissione è attivamente impegnata nell’ambito di Internet e dell’industria della telefonia mobile al fine di promuovere l’autoregolamentazione come mezzo per limitare il flusso di contenuti nocivi e illegali. La Commissione ha adottato misure legislative contro lo spam, lo spyware e il moleware, che sono anche virus. Agli onorevoli deputati verrà fornito un elenco completo di queste misure.

Vorrei inoltre dire che, a livello internazionale, la conferenza sul seguito da dare al Vertice mondiale sulla società dell’informazione affronterà tutti questi aspetti negativi delle nuove tecnologie. Oggi permettetemi di dire che sono certa che, con l’aiuto del Parlamento, il Safer Internet Day previsto per la primavera del 2007 diverrà una giornata di sensibilizzazione di grande importanza in tutti i nostri Stati membri.

 
  
MPphoto
 
 

  Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Molte grazie per la sua risposta, signora Commissario. Considero anche molto positivo che sia prevista una nuova riunione del Vertice mondiale dell’informazione. Tuttavia, pensa che le misure adottate dalla Commissione saranno davvero sufficienti? Quali misure intendete mettere in atto nel caso in cui, nonostante le azioni intraprese, questo materiale dannoso continui a trovarsi in Internet? Genitori e tutori saranno inoltre formati e sensibilizzati su questi argomenti anche da parte della Commissione?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (DE) Signor Presidente, temo che l’onorevole Schierhuber abbia ragione. Questo materiale dannoso è presente in Internet e continuerà a esserci. Stiamo facendo tutto il possibile per rimuoverlo dalla rete, ma si tratta di una rete mondiale e non abbiamo accesso dappertutto a questi contenuti. Ecco perché l’essenziale è fornire ai genitori e alle scuole le informazioni necessarie affinché possano preparare i bambini a ciò che troveranno in rete.

Tenendo ciò ben presente, tutte le nostre campagne d’informazione e di sensibilizzazione culmineranno nel 2007 in un Safer Internet Day che, come spero, avrà molto successo. Vorrei anche che il Parlamento ci sostenesse tramite l’adozione, da parte dei parlamentari, di iniziative correlate nelle loro circoscrizioni. Una campagna coordinata sarebbe certamente nell’interesse dei nostri bambini in tutta Europa.

 
  
MPphoto
 
 

  Seán Ó Neachtain (UEN). – (EN) Vorrei ringraziare il Commissario Reding. Tuttavia, considerato che finora l’interdizione di questi siti indesiderati non è andata granché a buon fine, in che misura confida che le sue proposte riusciranno a eliminare tali siti da Internet?

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Come ho già detto, si tratta di una rete mondiale e tutti possono inserirvi contenuti. Per questo dobbiamo non solo sensibilizzare gli educatori e i genitori, ma anche esercitare pressioni sui provider, come faccio regolarmente, affinché si responsabilizzino e varino provvedimenti di autoregolamentazione.

Credo fermamente nell’autoregolamentazione in questo campo. Se molti operatori provvedono ad autoregolamentarsi, ciò darà i suoi frutti. Nella direttiva “Televisione senza frontiere” riveduta, i valori fondamentali delle nostre società verranno applicati anche a Internet, cosa che sarà della massima importanza, e ne verranno investiti di responsabilità coloro che lavorano nei servizi on line.

 
  
MPphoto
 
 

  Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Signora Commissario, lei non può controllare i contenuti presenti in rete, ma può controllare l’accesso nel modo seguente.

Con l’avvento della banda larga, Internet è disponibile a tempo pieno. Molti computer nuovi hanno solo una password per l’accensione e non ne hanno una specifica per controllare l’accesso alla rete. Perciò i bambini possono farvi una capatina, la banda larga è operativa e possono accedere direttamente a Internet. Se ci fosse una semplice verifica sull’accesso e un maggior numero di password sui computer, i genitori, le scuole e altri godrebbero di un maggior controllo. La prego di prendere in considerazione questo problema, soprattutto perché la banda larga implica la disponibilità di Internet a tempo pieno.

 
  
MPphoto
 
 

  Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Le nuove tecnologie comportano per noi un vero problema: forse, per la prima volta nella storia dell’umanità, i bambini ne sanno più dei genitori e degli educatori. Per questo dobbiamo dotare i genitori di programmi e di dispositivi semplicissimi di filtraggio e di controllo parentale in modo che possano assumersi le proprie responsabilità. Per questo abbiamo avviato uno studio volto a individuare quali sono i filtri e i servizi a disposizione dei genitori. Alla fine dell’anno, quando presenteremo questo studio, sarà estremamente utile organizzare una campagna di sensibilizzazione su questi filtri per informare i genitori su cosa possono fare per aiutare i loro figli. Molto spesso, in casi come questi, i genitori non si raccapezzano perché non hanno molta dimestichezza con la tecnologia – o almeno non quanta ne ha la nuova generazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Le interrogazioni dal n. 55 al n. 58 riceveranno risposta per iscritto.

Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 59 decade.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 60 dell’onorevole Margarita Starkevičiūtė (H-0366/06):

Oggetto: Servizi finanziari e round di Doha dell’OMC.

L’attenzione politica nell’Unione europea sui negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio si è tendenzialmente focalizzata sulla produzione agricola e tessile e ha in qualche modo ignorato il potenziale economico molto più significativo dei servizi commerciali, compresi i servizi finanziari.

Lo scarso accesso ai finanziamenti, che comprende una vasta serie di prodotti finanziari innovativi, impedisce la crescita economica nei paesi in via di sviluppo, specialmente nel settore delle piccole e medie imprese, mentre gli Stati membri dell’Unione europea non possono profittare interamente dell’enorme potenziale dei servizi finanziari.

Quali azioni intende la Commissione prendere con il fine di proporre nuovi e migliori impegni GATS in materia di servizi finanziari nell’ambito delle richieste multilaterali e bilaterali rivolte ai suoi partner commerciali dell’OMC?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Le garantisco che la Commissione è ben conscia dell’importanza del potenziale economico dei servizi commerciali, compresi quelli finanziari. Questa è una parte importante dei negoziati dell’OMC e non è stata ignorata, anche se ha avuto meno pubblicità rispetto ad altre parti.

La Commissione ha sottolineato in svariate occasioni l’importanza dell’accesso ai finanziamenti nei paesi in via di sviluppo, per esempio in una comunicazione che ha cosponsorizzato l’anno scorso in seno all’OMC.

I servizi finanziari sono chiaramente una delle priorità della Commissione europea nei negoziati sui servizi e, pertanto, occupano un posto di rilievo nelle relative richieste bilaterali della Commissione. Inoltre la Comunità europea è stata tra i cosponsor della richiesta multilaterale sui servizi finanziari recentemente presentata ed è particolarmente attiva a Ginevra nei negoziati multilaterali e bilaterali con i nostri partner commerciali.

Purtroppo, finora, le offerte attuali nell’ambito dei servizi finanziari sono quanto mai deludenti, soprattutto per quanto riguarda molti paesi asiatici. Alcuni membri dell’ASEAN, il cui coinvolgimento attuale è molto esiguo, non hanno fatto alcuna offerta in materia di servizi finanziari e le offerte di operatori di maggior rilievo, come la Cina e soprattutto l’India, presentano ancora margini di miglioramento.

In breve, la maggior parte delle nostre richieste principali in materia di servizi finanziari non è stata soddisfatta dai nostri partner commerciali. Perciò la Commissione continuerà a insistere con grande determinazione e a tutti i livelli per convincere i nostri partner commerciali che è necessario modificare la situazione presentando offerte sostanzialmente rivedute nel luglio prossimo.

 
  
MPphoto
 
 

  Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Sono davvero spiacente che il Commissario Mandelson, un membro della Commissione, non abbia potuto essere presente, e non vorrei porle una domanda che forse non ricade nella sua area di competenza.

Penso che, nella sua funzione, lei sia in grado di dire se la Commissione sta considerando le possibilità di allargare il dialogo in materia di servizi finanziari, perché attualmente mi sembra che tutto sia incentrato sui prodotti agricoli e sul tessile, mentre in realtà, una volta cambiata la struttura commerciale, il settore dei servizi finanziari si troverebbe in una situazione ideale per contribuire a tale cambiamento.

La Commissione sta dedicando molto tempo al dibattito sull’espansione e sullo sviluppo dei servizi finanziari?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Sì, lo stiamo facendo e inculchiamo nei nostri partner commerciali la necessità di rettificare tale situazione. Pensiamo che loro siano in grado di presentare entro il luglio prossimo offerte sostanzialmente rivedute in merito ai servizi finanziari. Continueremo a insistere sulla questione ma, come lei sa, i negoziati commerciali sono di tipo bilaterale e multilaterale: dobbiamo ricevere quest’offerta da loro e ci stiamo sforzando in ogni modo di esercitare pressioni nei loro confronti affinché facciano tali offerte.

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE). – (EN) Sono consapevole che il Commissario Mandelson si è battuto duramente per la questione dei servizi finanziari e sono lieto di apprendere che il Commissario Piebalgs ha intenzione di fare altrettanto. Concorda con me che è assurdo che un paese come l’India, che pure si avvale di call center di aziende europee che vendono servizi in materia di assicurazioni, mutui, prestiti e altri servizi finanziari agli europei, neghi proprio questi servizi al suo stesso popolo? Lei farà pressioni sull’India, soprattutto per indurla a riformare il proprio sistema protezionistico nell’ambito dei servizi finanziari?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Stiamo chiedendo alle autorità indiane di migliorare l’accesso a questi servizi e spero che soddisferanno le nostre richieste.

 
  
MPphoto
 
 

  Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) La Commissione premerà ulteriormente sulle economie emergenti e sui paesi precedentemente in via di sviluppo per aprire i loro mercati dei servizi? Questo è il problema principale e credo che, per l’Unione, occorra, da una parte, consolidare la simmetria fra i mercati comunitari che sono già stati aperti nel settore agricolo e, dall’altra, l’apertura corrispondente di altri paesi nel settore dei servizi in genere. Questo deve valere anche per l’accesso al mercato dei prodotti non agricoli.

Senza questi prerequisiti, il Round di Doha non sortirà risultati simmetrici. Non ci sarà nessun equilibrio per quanto riguarda i suoi effetti.

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Posso confermare quanto ho già detto. Stiamo lavorando costantemente con questi paesi affinché migliorino o consolidino i servizi offerti, compresi quelli finanziari. Ciò fa parte della nostra strategia negoziale. Non stiamo solo assumendo una posizione difensiva nell’ambito dell’agricoltura; siamo attivi in tutti i settori che riguardano i negoziati commerciali. Crediamo fermamente che le concessioni di carattere commerciale debbano essere reciproche.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 61 dell’onorevole Bart Staes (H-0299/06):

Oggetto: Biocarburanti

L’8 marzo scorso la Commissione ha reso nota la strategia dell’UE per i biocarburanti (COM(2006)0034 def.). Si tratta tuttavia di una tematica che va perfezionata sotto il profilo sia sociale sia ecologico. Ad esempio, è necessario prevedere una certificazione obbligatoria dei biocarburanti per garantire che tutti i carburanti commercializzati, intesi a beneficiare di eventuali sgravi fiscali, soddisfino a una serie di criteri socio-ecologici. Inoltre, è controproducente il fatto che la Commissione consenta che, a fronte dell’impiego di biocarburanti, i produttori di automobili possano ridurre gli impegni intesi a sviluppare e commercializzare autovetture più economiche.

Alla luce di tali problematiche, come intende la Commissione garantire l’integrità ecologica dell’impiego di biocarburanti?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) I biocarburanti sono necessari principalmente per due ragioni. In primo luogo, la nostra sicurezza energetica dipende dallo sviluppo di fonti alternative al petrolio. Tra le soluzioni attualmente praticabili, nessuna ha lo stesso potenziale dei biocarburanti. In secondo luogo, il settore dei trasporti non sta contribuendo a sufficienza alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. I biocarburanti possono contribuire in misura significativa a raggiungere tale scopo.

L’Unione ha deciso di pervenire a un rapido sviluppo nell’impiego dei biocarburanti. La direttiva sui biocarburanti, adottata nel 2003, ha fissato un valore di riferimento pari al 2 per cento della quota di mercato per i biocarburanti nel 2005 e pari al 5,75 per cento nel 2010, in confronto allo 0,2 per cento del 2000. Gli Stati membri, nell’adottare gli obiettivi indicativi nazionali previsti dalla direttiva, sono stati un po’ meno ambiziosi ma, nel complesso, l’obiettivo per il 2005 è costituito da una quota pari a circa l’1,4 per cento.

Alla luce di questo, la revisione del funzionamento della direttiva sui biocarburanti – che dovrebbe essere effettuata quest’anno dalla Commissione – è particolarmente importante. Abbiamo appena avviato la consultazione pubblica per questa revisione. La consultazione pubblica pone una serie di domande. Innanzi tutto l’obiettivo del 5,75 per cento per l’anno 2010 verrà raggiunto mediante le politiche e le misure attuali? In caso contrario, cosa si può fare per garantire il conseguimento dell’obiettivo? La Comunità deve fissarne altri per quanto riguarda la quota dei biocarburanti nel 2015 e nel 2020? Finora la Commissione non ha preso alcuna posizione su tali punti.

Passando alla questione dell’impatto ambientale, è importante partire dalla constatazione che i biocarburanti apportano una serie di benefici sotto il profilo ecologico. Tuttavia, è anche vero che la loro produzione può avere effetti negativi sull’ambiente. Penso che i biocarburanti di seconda generazione potranno produrre vantaggi ambientali ancora maggiori e che si debba affrettare il più possibile la loro introduzione.

La Commissione accerterà, pertanto, che la promozione dei biocarburanti continui ad arrecare vantaggi in termini ecologici e di sicurezza dell’approvvigionamento. Per questo motivo, nell’ambito della revisione della direttiva, la Commissione sta raccogliendo pareri sull’introduzione di un sistema di certificazione, onde garantire che per la realizzazione degli obiettivi della direttiva vengano presi in considerazione solo i biocarburanti prodotti in conformità degli standard ambientali previsti. La reazione iniziale delle ONG ambientali, dei fornitori di carburanti e degli altri operatori è stata positiva e incoraggiante.

Per quanto riguarda gli obblighi dei produttori di auto, i fabbricanti hanno volontariamente accondisceso a limitare a 140 grammi per chilometro la media delle emissioni di anidride carbonica dalle auto nuove a partire dal 2008/2009. La Commissione non ritiene che l’uso dei biocarburanti debba ridurre in alcun modo gli obiettivi concordati con l’industria automobilistica.

 
  
MPphoto
 
 

  Bart Staes (Verts/ALE). – (NL) La ringrazio per la risposta, signor Commissario. Sono lieto che la Commissione voglia sostenere ulteriormente la questione prioritaria della nostra mobilità. Si tratta di un aspetto assolutamente fondamentale. Nel prendere nota degli impegni che si è assunto, vorrei rivolgerle una domanda. Il punto non è solo la produzione di biocarburanti all’interno della Comunità europea, ma anche la produzione e il possibile acquisto di biocarburanti al di fuori del territorio comunitario. Dalle relazioni ricevute ci risulta che questa produzione avviene in circostanze non ideali, che comprendono la deforestazione dell’Amazzonia, lo sfruttamento sociale e l’eccessivo impiego di pesticidi. Cosa intende fare la Commissione in proposito?

Lei ha anche risposto alla mia domanda sull’industria automobilistica, ma non ha fatto altrettanto quando le ho chiesto se non ritiene che l’industria automobilistica dovrebbe impegnarsi a produrre auto che consumino meno benzina. In fin dei conti il dibattito riguarda questo problema. Una diminuzione dell’uso dei carburanti…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Gli stessi standard di sostenibilità ambientale vanno applicati anche al di fuori dell’Unione. Come ho detto nella mia risposta alla prima interrogazione, dobbiamo considerare le questioni inerenti ai nostri negoziati commerciali.

Lo sviluppo dei biocarburanti non deve andare a detrimento delle foreste pluviali. Deve inoltre realizzarsi in modo sostenibile. Credo che disponiamo di tutti i mezzi per seguire questa strada.

La seguiremo anche per quanto riguarda l’impegno preso dall’industria automobilistica di fabbricare motori e auto più efficienti. Ciò, tuttavia, non esclude l’altra strada: ci sono due percorsi separati che vanno nella stessa direzione – sicurezza dell’approvvigionamento, competitività e sostenibilità. Però, per quanto riguarda le migliorie negli standard per le auto, la risposta sta nell’impiego dei biocarburanti. Solo dalla combinazione di entrambe le soluzioni possono scaturire i risultati necessari.

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE). – (EN) In primo luogo, signor Commissario, esprimo il mio apprezzamento per la sua risposta. Vorrei invitarla a seguire la strada della certificazione. Lei ha ragione, sarebbe un grave errore se, per esempio, l’uso dell’olio di palma portasse alla distruzione delle foreste in Indonesia. La invito dunque a perseverare in tale direzione.

L’altro problema che abbiamo nell’ambito dei biocarburanti è che, mentre stiamo producendo auto che possono funzionare con i biocarburanti e stiamo trovando conducenti che vogliono guidarle, permangono ancora grandi difficoltà nella maggior parte del territorio europeo a trovare distributori di benzina che intendano fornirsi di biocarburanti permettendo ai consumatori di usufruire di questo sistema rispettoso dell’ambiente. Farà il possibile per incoraggiare più compagnie petrolifere a dotare i loro distributori di una pompa di biocarburante?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Recentemente abbiamo adottato il piano d’azione sulla biomassa e una comunicazione sui biocarburanti. Entrambi questi documenti sono stati dibattuti in sede di Consiglio e sussiste sicuramente la necessità, per gli Stati membri, di perseguire una politica più proattiva per lanciare i biocarburanti sul mercato. La Commissione incoraggia per quanto possibile questa condotta, ma gli stessi Stati membri potrebbero introdurre molti provvedimenti. Non spetta alla Commissione garantire che ci sia un numero sufficiente di distributori di benzina provvisti di biocarburanti. Vorrei, per esempio, che ce ne fossero di più a Bruxelles.

 
  
MPphoto
 
 

  Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, sono molto contenta che finalmente si riconosca, a livello europeo e mondiale, che dobbiamo essere indipendenti dalle regioni politicamente instabili dalle quali l’Unione acquista gran parte della propria energia. La mia domanda alla Commissione è la seguente: farà pressioni anche nei confronti dell’industria dei motori, delle automobili o, per meglio dire, dell’industria automobilistica? Oggi sappiamo che si possono produrre biocarburanti senza ricorrere all’esterificazione, ma i motori devono essere progettati in modo che la gente possa usare entrambi i carburanti. Si è escogitato qualcosa in questa direzione?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (DE) Credo che attualmente non ci sia bisogno di fare alcunché per conseguire i nostri obiettivi nell’industria motoristica, perché additivare in piccole quantità è consentito e tecnicamente possibile. Ovviamente ci occorre più flessibilità per il futuro. L’industria automobilistica si adeguerà al nostro orientamento politico.

Al momento l’importante è dimostrare che l’Unione è davvero pronta ad agire in tal senso. In realtà, sono necessarie soltanto modifiche tecniche minime per incrementare l’impiego dei biocarburanti. L’obiettivo principale dev’essere quello di immettere i biocarburanti sul mercato nel maggior numero di Stati membri possibile, dal momento che non sono ancora disponibili ovunque. In alcuni Stati lo sono già. Pertanto la Commissione si sta impegnando al massimo per convincere gli Stati che non hanno ancora fatto abbastanza a raggiungere i propri obiettivi.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 62 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0301/06):

Oggetto: Dipendenza energetica

Può la Commissione comunicare quali saranno le sue prossime iniziative per ridurre la dipendenza dell’Unione europea dalla Russia per quanto riguarda le importazioni di gas e di petrolio?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Penso che questa sarà una replica piuttosto lunga perché non è possibile rispondere in due parole.

Innanzi tutto vorrei dire che, oggi, la Russia svolge un ruolo importantissimo nell’assicurare all’Europa le scorte energetiche. Attualmente la Russia fornisce quasi il 30 per cento delle importazioni di petrolio dell’Unione e il 45 per cento delle nostre importazioni di gas. O, per essere più precisi, il 25 per cento del gas che consumiamo. Di conseguenza la Russia è il maggiore fornitore esterno di energia.

La Russia fornisce inoltre una quota considerevole delle nostre importazioni dall’Iran, per cui i mercati dell’Unione e della Russia del petrolio greggio e dei prodotti petroliferi, nonché del gas naturale, sono strettamente collegati tramite numerosi oleodotti e gasdotti, collegamenti marittimi e ferroviari e numerosi contratti conclusi dalle nostre compagnie con fornitori russi.

Nel 2000, tra la Russia e la Commissione sono stati instaurati un rapporto e un dialogo di ampio respiro in materia d’energia. Inoltre lo spazio economico comune concordato in occasione del Vertice UE-Russia del maggio 2005 prevede la cooperazione in una vasta gamma di attività legate alle questioni energetiche. Pertanto il dialogo in materia d’energia ha l’obiettivo di dibattere problemi relativi alla politica energetica e allo sviluppo dei mercati e delle infrastrutture, nonché alla cooperazione tra Unione e Russia nei forum multilaterali sull’energia. Ritengo che in futuro la Russia rimarrà un fornitore importante per la Comunità europea.

Considerando la crescita prevista del consumo d’energia nell’Unione, mi aspetto che la Russia continui a fornire circa il 25 per cento del gas consumato nell’Unione. Ciò, in termini assoluti, comporterebbe un aumento delle forniture. L’Unione e molti paesi del mondo stanno diventando sempre più dipendenti dagli idrocarburi importati. Vorrei ribadire che, nel lungo termine, ci sono solo tre paesi che dispongono di cospicue risorse di gas naturale: la Russia, l’Iran e il Qatar. Contemporaneamente, nel 2030l’Unione importerà il 70 per cento del suo fabbisogno energetico, in confronto al 50 per cento attuale.

In seguito, le risorse restanti per quanto riguarda il combustibile fossile saranno maggiormente concentrate, come ho affermato, in un numero di paesi piuttosto ristretto. Di conseguenza, l’interdipendenza dall’energia sta diventando un problema globale, con gravi preoccupazioni condivise, come l’aumento della domanda di risorse limitate a livello mondiale, la mancanza di investimenti in nuova produzione e i cambiamenti climatici.

Serve pertanto un’ampia gamma di interventi sia a livello comunitario che di Stati membri per affrontare queste sfide, come è stato sottolineato nel Libro verde. Ho appena evidenziato uno di questi interventi nella risposta che ho dato all’interrogazione precedente dell’onorevole Staes sui biocarburanti. Questo è uno degli interventi da noi indicati.

Il Libro verde ha messo in risalto possibilità quali le politiche intese a migliorare in primo luogo l’efficienza e i risparmi energetici, nonché l’aumento di penetrazione nel mercato delle fonti energetiche rinnovabili. Ha anche sottolineato le opzioni esistenti in materia di politica estera, come il consolidamento del quadro delle relazioni energetiche fra l’Unione e la Russia per aumentare la fiducia reciproca, le politiche e le misure per diversificare le fonti geografiche e le vie di trasporto delle forniture esterne di energia destinate all’Unione.

In tale contesto, è importante evidenziare che l’Unione sta facendo continui sforzi per migliorare le relazioni in campo energetico con altre organizzazioni produttrici di energia – come l’OPEC, il Consiglio di cooperazione del Golfo, i paesi del bacino del Caspio e il nord Africa – e con le regioni che ne consumano nel quadro del Forum internazionale dell’energia, dell’Agenzia internazionale per l’energia, del G8 e tramite dialoghi e accordi bilaterali.

Questa politica di diversificazione non è diretta contro i nostri attuali fornitori: è una necessità dettata dalle sfide della sicurezza energetica globale e dalla sfida posta dal riscaldamento del pianeta, nonché da altri problemi di ordine ambientale.

Recentemente, di concerto con la Presidenza austriaca dell’Unione, ho inviato una lettera al ministro russo dell’Energia, Viktor Khristenko, il, sul problema della cooperazione energetica e in particolare sull’interdipendenza dal gas. In questa lettera abbiamo ribadito l’importanza che l’Unione attribuisce all’approfondimento delle relazioni in campo energetico con la Russia, il più importante fornitore di energia dell’Unione. Inoltre abbiamo sottolineato che l’importanza conferita dall’Unione alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento non va interpretata come una riduzione delle forniture di gas russo al mercato europeo, soprattutto perché si prevede un aumento della domanda di gas in Europa.

Nelle relazioni con la Russia, l’Unione sta promuovendo principi come la reciprocità di mercato, l’equità nelle condizioni di transito in Russia e l’accesso alle infrastrutture russe da parte di terzi. Pertanto, in soldoni, la risposta alle domande che sono state poste è questa: stiamo cercando di diversificare, ma è estremamente importante stabilire misure per quanto riguarda il versante della domanda, perché solo con misure di questo tipo, con l’efficienza e i risparmi energetici possiamo conseguire davvero la nostra indipendenza energetica con maggiore determinazione e, allo stesso tempo, pensare ai nostri traguardi: la sostenibilità e la competitività.

 
  
MPphoto
 
 

  Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, ritengo che la politicizzazione di Gazprom da parte del Presidente Putin sia tanto pericolosa quanto lo è stata trent’anni fa quella dell’OPEC da parte di alcuni Stati del Golfo. Pertanto l’indipendenza energetica è importantissima. Non potremmo quindi fare di più per promuovere i combustibili ottenuti dalle materie prime rinnovabili, ovvero dalla biomassa, dall’erba elefantina e anche dai cereali? Con questi l’Europa potrebbe cavarsela da sola.

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (DE) Naturalmente. Questo è un punto sul quale ci stiamo concentrando; probabilmente non ne ho parlato molto nella mia risposta. Dobbiamo sfruttare nel miglior modo possibile le nostre risorse. Ovviamente la biomassa disponibile, l’energia eolica e quella idrica non saranno sufficienti, continueremo ad avere la necessità di acquistare energia dalla Russia e dagli Stati dell’OPEC. Tuttavia, oggi la mia risposta è questa: dobbiamo svolgere tutti i nostri “compiti a casa”, perché solo così raggiungeremo il nostro obiettivo.

 
  
MPphoto
 
 

  Justas Vincas Paleckis (PSE). – (LT) Ringrazio il Commissario Piebalgs per la risposta dettagliata. Concordo che la Russia è un importante fornitore di energia e che è di fondamentale importanza mantenere il dialogo con la Russia in campo energetico.

Tuttavia un bel proverbio russo recita: “Aiutati che il ciel t’aiuta”. E l’Unione farebbe bene a tenere conto di certe dichiarazioni ufficiali da Mosca.

Vorrei un commento da parte del Commissario Piebalgs sulla dichiarazione fatta dai dirigenti secondo cui, a quanto pare, la Russia convoglierà le sue risorse energetiche verso l’Asia se gli Stati membri dell’Unione non adempieranno a certe condizioni.

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Ho seguito l’ultimo discorso alla nazione del Presidente Putin. Ha sottolineato due questioni che riguardano l’energia: in primo luogo ha detto che la Gazprom ha compiuto progressi ragguardevoli da quando lui ha affrontato il problema dell’efficienza energetica. E’ molto importante che la Russia l’abbia riconosciuto. Inoltre ha affermato che la Russia potrebbe svolgere un ruolo importante nella creazione di una politica energetica europea comune. Per quanto riguarda l’annuncio della Gazprom, lo considero tipico delle compagnie che detengono un monopolio, e nessuna di queste compagnie sarebbe mai disposta a rinunciarvi. Per quanto riguarda la diversificazione, dobbiamo accettare il fatto che la Russia cerchi il mercato più remunerativo. Se in Cina il prezzo è migliore, temo che la Russia tenterà di vendere il gas a questo paese. Gli Stati Uniti hanno prezzi più alti e, con la valorizzazione del gas naturale liquefatto, aumenterà la concorrenza tra grandi consumatori. Al contempo, però, credo che le infrastrutture esistenti che portano il gas russo nell’Unione e l’impiego assai diversificato del gas nella Comunità renderanno il mercato europeo molto allettante per la Gazprom e la Russia in generale. Prevediamo, come conseguenza del dialogo, che nel settore del gas la Russia seguirà la strada già attualmente tenuta nel settore del petrolio, il che porta benefici alla Russia e al contempo fornisce adeguatamente il mercato. Spero che il nostro dialogo possa propiziare questo esito. So che non sarà facile, ma è il nostro obiettivo. Sotto l’aspetto geografico siamo il mercato migliore; sotto quello storico, le nostre compagnie hanno intessuto ottime relazioni. Contemporaneamente, tengo in seria considerazione l’annuncio della Gazprom laddove afferma di volere costruire un gasdotto in Cina. La cosa non mi sorprende.

 
  
MPphoto
 
 

  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (EN) Per quanto riguarda il problema di ridurre la dipendenza dell’Unione dalle importazioni di gas e petrolio dalla Russia, vorrei chiederle, signor Commissario, di approfondire due questioni. Primo: l’Unione è in grado di contrastare il monopolio delle condutture russe relativamente al trasporto di gas e petrolio dall’Asia Centrale in Europa? Secondo: l’Unione può garantire la reciprocità e una maggiore trasparenza da parte del settore energetico russo?

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) La prima domanda riguardava il trasporto del gas dall’Asia Centrale in Europa. Stiamo seguendo due vie. Una è chiaramente legata alla Carta dell’energia e ai protocolli di transito in base ai quali si può godere di tali diritti. Quanto all’altra via, sono stato recentemente in Kazakistan per informarmi in merito alla costruzione di un gasdotto transcaspico che può portare autonomamente il gas nell’Unione eludendo il sistema russo di transito.

Per quanto riguarda la trasparenza e le relazioni, al momento c’è una certa reciprocità. Nell’Unione la Gazprom è considerata come una compagnia che detiene un monopolio totale delle condutture nella produzione e nel trasporto. Perciò è evidente che, quando si valuta una situazione nel mercato interno, la si esamina sotto tutti gli aspetti.

Siamo alla ricerca di maggiore trasparenza e maggiore comprensione reciproca. Nell’ottobre di quest’anno parteciperemo a una conferenza sulle politiche energetiche. E’ anche più giusto, da parte della Russia, informarsi sui punti di vista dell’Europa e chiedere fino a che punto l’Europa voglia spingersi nella creazione di una politica energetica comune. Inoltre è chiaro che i russi non sono sempre perfettamente informati e consapevoli in merito ai nostri obiettivi. I nostri obiettivi sono: commercio equo nell’ambito di queste risorse e mercati equi. Questo, dal mio punto di vista, va a vantaggio non solo nostro, ma anche della Russia.

Questo è il modo in cui ritengo che si possano ottenere i risultati migliori.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si concludono le interrogazioni rivolte alla Commissione.

(La seduta, sospesa alle 19.30, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KAUFMANN
Vicepresidente

 
Note legali - Informativa sulla privacy