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Procedura : 2005/0203(COD)
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Ciclo del documento : A6-0168/2006

Testi presentati :

A6-0168/2006

Discussioni :

PV 31/05/2006 - 20
CRE 31/05/2006 - 20

Votazioni :

PV 01/06/2006 - 7.6
CRE 01/06/2006 - 7.6
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Testi approvati :

P6_TA(2006)0234

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 31 maggio 2006 - Bruxelles Edizione GU

20. Anno europeo del dialogo interculturale (2008) (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0168/2006), presentata dall’onorevole Hennicot-Schoepges a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’Anno europeo del dialogo interculturale (2008) [(COM(2005)0467 – C6-0311/2005 – 2005/0203 (COD)].

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare la commissione per la cultura e l’istruzione, in particolare l’onorevole Hennicot-Schoepges, e le altre commissioni coinvolte per tutti i preziosi commenti ed emendamenti concernenti la proposta della Commissione per l’Anno europeo del dialogo interculturale.

Sono lieto che il Parlamento europeo condivida l’opinione della Commissione circa l’importanza del dialogo interculturale e la priorità che l’Unione europea gli dovrebbe attribuire.

La Commissione accoglie con favore la maggioranza degli emendamenti. In particolare, la Commissione è particolarmente sensibile alla richiesta di una stretta collaborazione con la società civile e alla necessità di dare maggior rilievo al ruolo dell’istruzione. Siamo anche soddisfatti dell’accento posto sul contributo fornito dalle diverse culture ed espressioni della diversità al patrimonio degli Stati membri, nonché all’identità europea. Siamo assolutamente favorevoli a che si garantisca la continuità con l’Anno europeo delle pari opportunità per tutti nel 2007. La Commissione appoggia anche il riferimento – preferibilmente in un considerando – al fatto che il dialogo interculturale include le dimensioni relative alle religioni e alle fedi.

Tuttavia, la Commissione desidera esprimere alcune preoccupazioni in merito a qualche emendamento. Innanzitutto, non siamo d’accordo sulla limitazione a due milioni di euro delle risorse per la campagna di comunicazione e informazione. L’esperienza maturata con altri Anni europei insegna che queste campagne sono fondamentali per realizzare gli obiettivi di sensibilizzazione, e le relazioni di valutazione hanno sempre indicato il problema della carenza di risorse. La Commissione potrebbe essere abbastanza flessibile rispetto alla sua proposta iniziale di un bilancio di 4,5 milioni di euro, ma non può essere certo flessibile in merito a una riduzione di questa entità.

Un’altra questione finanziaria è la quota di cofinanziamento delle azioni a livello nazionale, che un emendamento vuole aumentare fino all’80 per cento. Come è stato già affermato, considerate le risorse limitate dell’Anno, questa modifica ridurrebbe notevolmente il numero di eventi che potrebbero essere cofinanziati, nonché l’impegno dei partner a livello nazionale. La proposta originale che prevedeva un cofinanziamento pari al 50 per cento è la formula abituale utilizzata per tutti gli Anni europei precedenti.

Alcuni emendamenti introducono una discrepanza tra la portata geografica dell’Anno, che è limitata all’Unione europea, e alcuni nuovi obiettivi e azioni da realizzare con paesi terzi. La Commissione ha proposto di limitare lo strumento specifico dell’Anno europeo del dialogo interculturale all’Unione europea impegnandosi, al contempo, a instaurare un dialogo nei e coi paesi terzi avvalendosi degli strumenti per le relazioni esterne.

Alcuni emendamenti contengono riferimenti problematici ad alcune azioni molto concrete. La Commissione ritiene che l’Anno dovrebbe essere un processo bottom-up, in cui i progetti e le iniziative provengono dai nostri partner, in particolare la società civile. Considerato il numero limitato di iniziative che possono essere sostenute, l’introduzione di riferimenti ad azioni precise nella base giuridica ostacolerebbe la creatività dei nostri partner e comporterebbe difficoltà di attuazione.

Infine, ma non da ultimo, la Commissione comprende e apprezza la volontà del Parlamento europeo di essere strettamente coinvolto nel processo, purtroppo però non può appoggiare l’emendamento che propone la partecipazione di rappresentanti del Parlamento europeo al comitato consultivo. La comitatologia è un argomento altamente codificato. E’ nostra intenzione rispettare le regole. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE), relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio per avere espresso così chiaramente le opinioni della Commissione. Desidero ringraziare, innanzi tutto, i colleghi che mi hanno assistita nella realizzazione di questo progetto, tutte le commissioni che a loro volta hanno presentato emendamenti e tutte le persone che mi hanno consigliata.

La proposta iniziale della Commissione era, certamente, molto vasta, poco chiara e poco concisa, ma voleva essere generale. Il Parlamento si pone il seguente interrogativo: si possono esprimere desideri e si può avviare un’iniziativa di dialogo interculturale senza prima estendere l’argomento includendo ciò che ci interessa realmente, e senza parlare di questioni spinose come il dialogo interreligioso?

Nel nostro testo abbiamo voluto chiarire alcuni aspetti. In primo luogo, all’articolo 2, si fa riferimento ai valori comuni dell’Unione europea. Attenendoci alla Carta dei diritti fondamentali, affermiamo che la nostra base comune, che abbiamo tutti accettato, garantisce la non discriminazione tra i generi e le pari opportunità da tutti i punti di vista. Non è necessario ripeterlo incessantemente.

Si dovrà, inoltre, far proseguire l’azione oltre il 2008 e stimolare il dialogo in tutte le numerose iniziative già in corso nei programmi comunitari. Indubbiamente l’istruzione svolgerà un ruolo cardine in proposito, per non parlare della società civile: è fondamentale collaborare con tutti gli attori della società civile. E’ chiaro che i mezzi di comunicazione dovranno svolgere un ruolo importante e dovremmo sfruttare le opportunità dei grandi raduni e degli eventi emblematici previsti per il 2008 per lottare contro la tratta degli esseri umani e la prostituzione coatta.

E’, inoltre, essenziale coinvolgere altre organizzazioni internazionali, come il Consiglio d’Europa e l’UNESCO. Ciò non significa assolutamente che il dialogo intraeuropeo non debba essere in prima linea, ma significa semplicemente che dobbiamo tenere conto delle azioni comuni già lanciate dall’UNESCO. A tale proposito, ricordo il voto sulla diversità culturale, in occasione del quale i Venticinque si sono espressi a una sola voce.

Altra osservazione. Dovremo creare il portale Internet e, quando la Commissione dice che non può essere d’accordo con una riduzione del bilancio per le azioni di pubblicità, chiederò al Commissario se non può aumentare la dotazione complessiva. La nostra commissione per la cultura gli ha già fatto notare, tra l’altro, che dieci milioni di euro sono davvero troppo pochi per conseguire gli obiettivi di quest’anno. Sappiamo che la cultura è sempre il parente povero nel quadro del bilancio. In tali condizioni, la sua idea di ritornare al bilancio iniziale non ci soddisfa. Noi le diciamo: faccia ancora uno sforzo relativamente alla dotazione complessiva affinché noi possiamo aumentare il bilancio destinato alla comunicazione e all’informazione.

Per quanto riguarda il dialogo con il mondo religioso, devo ricordare, signor Presidente, che solo ieri, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione hanno avviato un dibattito con i rappresentanti delle comunità religiose sulla questione dei diritti fondamentali e del rispetto reciproco. Nonostante questo si chiede al Parlamento di riprendere questo aspetto solo nei considerando, quando, secondo me, anche il Parlamento deve essere disponibile ad avviare questo dialogo. Non possiamo più mantenere tabù di questo tipo nella nostra società. Dobbiamo andare avanti e parlare delle questioni difficili. Le religioni e il loro rifiuto occupano un posto di primo piano nel processo di definizione dell’identità, di integrazione e anche di esclusione sociale. Insisto, con l’appoggio dei miei colleghi, sull’importanza di questo aspetto del dialogo interculturale nel senso più ampio del termine.

Infine, signor Presidente, non dobbiamo trascurare il fatto che le azioni concrete saranno un mezzo per richiamare l’attenzione. Perché, allora, non istituire un premio per il dialogo in seno al Parlamento, simile al premio Sacharov per i diritti umani? Perché non organizzare un forum interculturale al Parlamento a conclusione di quest’anno, per dare al Parlamento la visibilità che merita relativamente a queste tematiche?

 
  
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  Patrick Gaubert (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari esteri. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in qualità di relatore per parere della commissione per gli affari esteri, vorrei innanzi tutto complimentarmi con la relatrice per l’eccellente lavoro svolto e per l’importanza che ha dato alla nostra collaborazione.

Il progetto europeo trae la propria ricchezza dalla diversità culturale dei suoi Stati membri. Il dialogo interculturale, oggi più che mai, è un processo che deve essere incoraggiato e l’Anno europeo del dialogo interculturale sarà una buona occasione per farlo. A tal fine secondo me si deve ricorrere a una comunicazione a doppio senso.

I cittadini europei devono avere accesso alle culture degli altri paesi europei e dei paesi terzi, soprattutto i paesi del vicinato. Contemporaneamente dobbiamo sensibilizzare il resto del mondo verso le culture e i valori dell’Unione al fine di favorire la comprensione reciproca. Allo stesso modo, il dialogo interculturale deve essere un vettore di integrazione sociale degli immigrati.

In qualità di relatore ombra della commissione per le libertà civili per l’anno europeo 2007, insisto sull’importanza della coesione e della coerenza delle azioni che saranno realizzate durante il 2007 a favore delle pari opportunità per tutti, e insisto anche sull’importanza della coesione delle azioni che saranno avviate nel quadro del dialogo culturale nel 2008, poiché questi due anni sono complementari. Inoltre, invito la Commissione e le parti interessate – ovvero la società civile, come ha detto il Commissario – a cogliere l’occasione fornita dai grandi eventi previsti per il 2008, come la Coppa del mondo di calcio o le Olimpiadi, per sensibilizzare la popolazione, e soprattutto i giovani, verso il dialogo interculturale.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (PL) Signor Presidente, l’idea di proclamare il 2008 Anno europeo del dialogo interculturale è nata in concomitanza con l’allargamento dell’Unione a dieci nuovi paesi, che hanno portato nell’Unione un’ulteriore diversità culturale, linguistica e religiosa. Questa iniziativa si addice perfettamente alle sfide dell’Europa di oggi, alla necessità di un dialogo su più livelli al fine di raggiungere una conoscenza reciproca basata sul rispetto e la tolleranza.

Purtroppo questa nobile idea non ha ottenuto una dotazione finanziaria adeguata. Dieci milioni di euro, suddivisi tra ventisette paesi, senza ulteriore sostegno da parte degli Stati membri, non permettono di organizzare eventi visibili e di alto livello. Ciononostante, bisogna sperare che, utilizzando al meglio altri programmi per attività in ambito culturale o con il coinvolgimento dei rappresentanti della società civile, delle organizzazioni non governative, delle organizzazioni religiose, delle scuole, delle università e, soprattutto, dei mezzi di comunicazione, unendo tutte le nostre forze riusciremo a realizzare gli obiettivi ambiziosi dell’anno 2008, nonostante il bilancio modesto e simbolico, affinché sia veramente un dialogo, e non un monologo culturale al risparmio.

 
  
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  Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero iniziare ringraziando la relatrice e i relatori ombra perché il loro lavoro ha messo in risalto tutti gli aspetti e le possibilità dell’Anno del dialogo interculturale.

L’iniziativa è direttamente collegata a tutte le sfide interne ed esterne dell’Unione europea. Infatti, mantenere e rafforzare l’aspetto multiculturale dell’Europa è un fattore decisivo per l’integrazione. Al contempo, un dialogo di culture e cittadini di tutto il mondo – giacché sono i cittadini i veicoli della cultura – è necessario per la pace e l’equilibrio.

La tradizione dell’Unione europea e i nostri obiettivi di sviluppo sono tali per cui abbiamo bisogno di una società aperta al dialogo e alla ricerca di valori comuni con i cittadini di altri paesi presenti nei nostri Stati membri per costruire la comprensione e il rispetto reciproci e per ridurre la discriminazione.

A nome della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere desidero sottolineare l’importanza del nostro lavoro in questo quadro, al fine di combattere la discriminazione contro le donne e di incoraggiare la loro partecipazione a tutte le attività e iniziative concernenti il dialogo interculturale.

 
  
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  Doris Pack, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare l’onorevole Hennicot-Schoepges per l’eccellente lavoro. Senza offendere il Commissario, vorrei dire che la relatrice ha rivitalizzato una proposta che all’inizio era troppo amministrativa. Le proposte della Commissione però possono sempre essere migliorate.

Il Parlamento europeo è un’Istituzione democratica, dove ha luogo il dibattito sulla vita, sull’esistenza quotidiana e sulle preoccupazioni dei cittadini. Il territorio dell’Unione europea non ha solo visto l’edificazione di cattedrali, ma è stato anche teatro della Rivoluzione francese, della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, nonché la culla dello Stato di diritto e dello Stato sociale.

L’UE ha un patrimonio culturale comune e rispetta la diversità culturale. Per questo motivo desidero sottolineare in particolare che il dialogo interreligioso deve essere una componente importante del dialogo interculturale. Se vogliamo promuovere, giustamente, il dialogo interculturale, senza però citare il dialogo religioso, allora lo tradiamo. Non dobbiamo vedere il dialogo religioso come un ostacolo, ma piuttosto come un’opportunità di una migliore comprensione reciproca e di una convivenza armoniosa.

Di fronte alle attuali tensioni con l’islam, non è opportuno da parte nostra ignorare le nostre radici, negarle e non riconoscervisi. Siamo con le spalle al muro al riguardo. Dovremmo agire in modo più consapevole: solo in questo modo possiamo intraprendere un dialogo.

Per quanto riguarda le azioni, l’istruzione deve assumere un ruolo fondamentale, sia a livello europeo che nazionale e regionale. L’educazione civica e le azioni volte a promuovere la comprensione della diversità dell’altro contribuiscono a un dialogo costruttivo ed efficace. Le istituzioni preposte all’istruzione devono assumersi il loro ruolo in questo Anno europeo. L’Anno europeo del dialogo interculturale è un’occasione per diffondere i mezzi di insegnamento e di apprendimento per le diverse culture.

Il dialogo interculturale è estremamente importante dal punto di vista politico; tuttavia è significativo solo se include il dialogo interreligioso e l’istruzione. Solo così tale dialogo può essere fruttuoso, perché solo in questo sta la sua anima.

 
  
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  Maria Badia i Cutchet, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare l’onorevole Hennicot-Schoepges per il lavoro svolto per questa relazione. Domani voteremo la relazione sull’Anno europeo del dialogo interculturale (2008), un’iniziativa che indubbiamente agevolerà il dialogo tra tutte le culture e le persone di origine diversa che risiedono nell’Unione europea.

L’anno 2008 contribuirà all’integrazione e alla coesione all’interno delle nostre società, nonché a una governance pacifica dell’intera comunità internazionale. Dobbiamo trasformare la diversità in un’opportunità per tutti. Gli Stati e le amministrazioni competenti a tutti i livelli dovrebbero promuovere politiche d’istruzione fondate sui valori e sul rispetto della diversità e dell’uguaglianza delle persone, eliminando i pregiudizi che spesso sono causa di diffidenza e di comportamenti xenofobi. Pertanto, è necessaria un’impostazione decisa e responsabile, che favorisca la conoscenza, la cooperazione, il rispetto e la comprensione reciproca.

Si deve, però, iniziare questo dialogo con la convinzione che la cultura contiene una vasta gamma di valori e tradizioni diverse – incluse le religioni – e rispettando tutte le sensibilità culturali e tutte le fedi religiose, le quali, secondo me, fanno parte della sfera privata di ognuno.

Ovviamente, si tratta di un programma destinato ai membri dell’Unione europea ma, come ho già detto, data la sua importanza per la governance globale, dovrebbe essere integrato con il progetto a livello mondiale a favore del dialogo interculturale nel quadro delle Nazioni Unite: l’Alleanza delle civiltà.

Come sapete, si tratta di un’iniziativa del Presidente del governo spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, e del Primo Ministro della Turchia, e gode dell’appoggio delle Nazione Unite.

Sono convinta che, realizzando questo programma, si otterrà la complementarità, perché in realtà sono due progetti che devono procedere di pari passo.

 
  
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  Jolanta Dičkutė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) L’attuazione del programma per l’Anno europeo del dialogo interculturale contribuirà al rispetto del dovere fondamentale dell’Unione europea, ovvero permettere alle culture degli Stati membri di prosperare e mettere in risalto il patrimonio culturale comune dell’Europa.

Per quanto riguarda la cultura lituana, potrei citare molti esempi che susciterebbero l’interesse degli europei curiosi. Ne citerò solo due: la produzione di croci e il festival delle canzoni tradizionali degli Stati baltici, entrambi annoverati come patrimonio culturale dall’UNESCO.

Inoltre, questo progetto è importante a causa dei cambiamenti demografici in Europa. In seguito all’emigrazione ci sono già intere comunità di lituani nel Regno Unito, in Irlanda e in Spagna. Si tratta di comunità piuttosto chiuse, per mancanza di informazione e di occasioni per imparare a conoscere le tradizioni e le peculiarità culturali di questi paesi.

Penso che ogni Stato debba creare le condizioni necessarie affinché i cittadini imparino a conoscere il ricco patrimonio culturale dell’Europa intera e i valori comuni europei. Questa esperienza è fondamentale se vogliamo rafforzare una cittadinanza europea attiva e aperta.

 
  
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  Bernat Joan i Marí, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, desidero iniziare ringraziando la relatrice, onorevole Hennicot-Schoepges, per il lavoro svolto e per il modo in cui l’ha realizzato, dialogando con molti colleghi e tenendo in considerazione i diversi punti di vista. E’ stata un’esperienza positiva che ha giovato a tutti.

E’ importante riconoscere la diversità culturale in Europa – in ogni Stato membro, in ogni società, in ogni regione e in ogni nazione – per ottenere l’unità nella diversità. Questo è il nostro punto di vista europeo. Possiamo creare la cittadinanza europea solo se riconosciamo questa diversità e se ognuno appoggia lo stesso progetto comune per l’Europa.

Per quanto riguarda la religione e il dialogo interculturale, dobbiamo capire che il riconoscimento dei valori religiosi è possibile solo attraverso il dialogo interculturale. La diversità culturale comprende la diversità religiosa, che deve dunque essere parte integrante di tale dialogo.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, il dialogo interculturale sarà possibile solo quando difenderemo e promuoveremo la diversità culturale, quando considereremo la cultura europea come l’insieme delle diverse culture, delle diverse nazioni e dei diversi ambienti. Il tentativo di creare la cosiddetta cultura europea, universale e unica per tutti, porterà più perdite che benefici.

Il desiderio di eliminare dall’elenco delle lingue ufficiali, e dalle comunicazioni a carattere giuridico ed anche economico, le lingue dei popoli meno numerosi e, quindi, più deboli dell’Unione europea è estremamente negativo per il dialogo culturale. Si assiste a una particolare avversione per le lingue e le culture slave, come ha dimostrato, ad esempio, la votazione al Parlamento europeo della relazione sul multilinguismo e l’insegnamento delle lingue straniere.

Spesso si dimentica che le lingue e la cultura tradizionale sono il fondamento delle culture dei popoli, della loro sopravvivenza e del loro sviluppo. Nell’Unione mancano sempre le risorse per proteggere questa ricchezza. Le risorse, invece, ci sono per i grandi progetti, per gli eventi culturali professionali che talvolta si estendono addirittura in ambito extraeuropeo. Per iniziare un dialogo culturale duraturo è necessario preservare le pari opportunità e il partenariato culturale.

 
  
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  Nina Škottová (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Anno del dialogo interculturale deve contribuire ad accrescere l’armonia nelle società multiculturali degli Stati membri dell’UE. Per questo mi aspettavo che la proposta desse maggior risalto al coinvolgimento dei cittadini in questo dialogo. Tuttavia, da come è strutturato il bilancio per questo progetto, si capisce che non è così. In totale sono stati stanziati dieci milioni di euro, in base a tre tipi di azioni su diversi livelli: i punti A) e B), a livello comunitario, insieme godono di una dotazione di circa 7,5 milioni di euro, mentre il punto C) per azioni a livello nazionale, a condizione che forniscano valore aggiunto europeo, riceverà solo 2,5 milioni di euro. L’importo stanziato per ogni Stato ammonta a 100 000 euro, il che significa che a ogni Stato spetterà l’1 per cento del bilancio previsto per il progetto. Dalla struttura del bilancio si evince che l’ambizioso e spesso proclamato “obiettivo principale del progetto di promuovere il dialogo tra tutte le culture e tra tutti gli abitanti dell’Unione europea” sarà difficile, se non impossibile, da realizzare. Il motivo è semplice: mancano le risorse finanziarie per avviare un dialogo di ampio respiro tra i cittadini a livello nazionale, bilaterale, multilaterale e internazionale. Un contatto di questo tipo potrebbe contribuire allo sviluppo del rispetto, della conoscenza e dell’ammirazione reciproci sulla base della comprensione culturale.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, in primo luogo desidero ringraziarvi per questo dibattito. E’ piuttosto tardi, ma si tratta di un dibattito molto importante. Penso che siamo tutti concordi sull’importanza del dialogo interculturale. Come sempre, sono d’accordo sul fatto che le proposte della Commissione sono state migliorate grazie al lavoro dei relatori e dei relatori ombra del Parlamento, e possiamo andarne fieri.

Per quanto riguarda la dotazione finanziaria, anche se dovessimo destinare l’intero bilancio comunitario a questo obiettivo, non sarebbe sufficiente. Il punto non è il denaro, ma piuttosto l’idea e dovremmo insistere affinché il finanziamento provenga anche da altre fonti. Un’azione come questa non deve essere finanziata solo dal bilancio comunitario. Stiamo mettendo a disposizione tutti gli stanziamenti possibili. E’ vero, l’importo potrebbe essere maggiore, ma questo è il denaro assegnato a tale obiettivo.

Al contempo, ancora una volta vorrei difendere gli stanziamenti che abbiamo assegnato alle attività di comunicazione e informazione. E’ un elemento fondamentale. L’importante non è tanto il cofinanziamento, sebbene sia un aspetto rilevante, ma piuttosto la disponibilità delle informazioni e la gestione del processo mediante il coinvolgimento degli Stati membri.

Chiedo, quindi, la vostra comprensione per l’importo che abbiamo stanziato. Non è che teniamo in scarsa considerazione questa azione, ma le risorse finanziarie sono limitate e la Commissione non può finanziare il 100 per cento di tutte le azioni proposte dall’Unione. Si dovrebbe ricorrere anche ad altre fonti.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì alle 11.00.

 
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