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Procedura : 2005/0272(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0174/2006

Discussioni :

PV 04/07/2006 - 17
CRE 04/07/2006 - 17

Votazioni :

PV 05/07/2006 - 4.4
CRE 05/07/2006 - 4.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0300

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 5 luglio 2006 - Strasburgo Edizione GU

6. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

– Relazione Brepoels (A6-0222/2006)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Questa proposta è volta a rendere più efficaci i contatti tra le autorità responsabili dell’applicazione della legge e a mantenere l’ordine pubblico e la sicurezza nei diversi Stati membri, al fine di migliorare la pianificazione delle operazioni di polizia transfrontaliere in occasione di eventi internazionali.

La relazione propone che, nell’ultimo trimestre dell’anno, la Presidenza del Consiglio rediga un elenco degli eventi internazionali previsti per l’anno successivo, e delle esigenze stimate in termini di assistenza.

La relazione, inoltre, propone che la Presidenza elabori una valutazione dell’assistenza fornita nell’anno precedente, comprendente un elenco delle difficoltà e dei problemi incontrati dagli Stati membri e raccomandazioni volte a risolvere tali difficoltà.

Sostengo quindi la relazione Brepoels e gli emendamenti proposti dalla collega. Si tratta di una relazione giustificata, che accogliamo con favore.

Occorre adottare le misure necessarie per garantire il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica in occasione di eventi internazionali che richiamano un gran numero di persone provenienti da vari Stati membri, e prevenire e reprimere i reati.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE), per iscritto. – (FR) Oggi esprimiamo un parere su una proposta di decisione concernente il rafforzamento della cooperazione transfrontaliera di polizia in occasione di eventi che richiamano un gran numero di persone provenienti da vari Stati membri, ad esempio in occasione di manifestazioni sportive internazionali (la Coppa del mondo di calcio, i Giochi olimpici, i giri ciclistici, eccetera), ma anche di eventi religiosi, visite di Stato, incontri o vertici politici internazionali.

L’esperienza ha chiaramente dimostrato che la cooperazione, la fiducia, una buona comunicazione tra le forze di polizia interessate, la disponibilità di informazioni affidabili e una buona preparazione sono fattori indispensabili per il regolare svolgimento di questi eventi, soprattutto in un’ottica di prevenzione.

Il testo prende in esame ciascuno di questi elementi e prevede, nello specifico, le seguenti fasi. Prima degli eventi: pianificazione annuale delle esigenze previste. Durante gli eventi: cooperazione e assistenza transfrontaliera tra le forze di polizia nazionali. Dopo gli eventi: una valutazione e, se del caso, proposte di adeguamento della legislazione europea (in particolare l’accordo di Schengen).

In concomitanza della seconda semifinale di una Coppa del mondo che, sinora, si è svolta senza gravi incidenti, dobbiamo sostenere questo testo nella speranza che le cose vadano così il più spesso possibile.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La proposta di redigere un elenco degli eventi internazionali che si svolgono nell’Unione europea e che, richiamando cittadini provenienti da vari Stati membri, richiedono una stretta collaborazione tra i servizi di sicurezza dei diversi Stati membri, desta grande preoccupazione sul vero obiettivo di questa iniziativa e sull’uso di tale meccanismo.

Abbiamo vivo ricordo dei recenti tentativi di impedire alle persone di partecipare a eventi e manifestazioni internazionali che si svolgono, ad esempio, in concomitanza di vertici europei, per protestare contro le politiche neoliberali e militariste o esprimere solidarietà alle persone in lotta contro l’imperialismo. Questo esempio, in sostanza, dimostra il possibile significato della “prestazione di assistenza transfrontaliera” tra i servizi di sicurezza per il “mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica” e la “prevenzione e repressione dei reati”.

Questa iniziativa si inserisce nella logica del sicuritarismo verso cui si sta dirigendo l’Unione europea, e fa seguito all’adozione di altre misure che, con il pretesto della cosiddetta “lotta al terrorismo”, minano i diritti, le libertà e le garanzie dei cittadini.

Per tale motivo il nostro gruppo parlamentare ha votato contro.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Desidero congratularmi con l’onorevole Brepoels per l’opportuna relazione elaborata su iniziativa del Regno dei Paesi Bassi in vista dell’adozione della decisione del Consiglio concernente il rafforzamento della cooperazione transfrontaliera di polizia in occasione di eventi che richiamano un gran numero di persone provenienti da vari Stati membri e nell’ambito dei quali l’azione di polizia è principalmente diretta al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica e alla prevenzione e repressione dei reati. Questo documento gode del mio pieno sostegno. In particolare, accolgo l’idea di poter aggiungere un evento imprevisto che richiama molte persone provenienti da vari Stati membri al quadro d’insieme presentato alla Presidenza del Consiglio l’anno precedente.

La libera circolazione delle persone implica che l’UE deve pensare alla cooperazione giudiziaria in ambito penale per potere creare un’area di libertà, sicurezza e giustizia.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Una buona preparazione è di vitale importanza per prevenire e limitare i disastri. Per tale motivo sostengo la relazione volta a garantire la maggiore efficacia possibile nell’assistenza transfrontaliera.

La lotta alla criminalità e la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica rientrano, in sostanza, nella sfera di competenza degli Stati membri. La presente proposta tende unicamente a rafforzare la cooperazione tra i diversi Stati membri in questo settore mediante l’istituzione di un quadro uniforme, trasparente ed efficace per lo scambio di informazioni. Essa è principalmente diretta al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica e alla prevenzione e repressione dei reati in occasione di eventi internazionali che richiamano un gran numero di persone provenienti da vari Stati membri.

Ogni anno, entro il 31 gennaio, il Consiglio deve elaborare una valutazione dell’assistenza internazionale fornita durante l’anno civile precedente. La valutazione comprende una rassegna degli eventi internazionali già svolti, un quadro d’insieme dell’assistenza fornita e ricevuta, una rassegna dei principali problemi riscontrati dagli Stati membri e raccomandazioni volte a risolvere tali difficoltà. In questo modo le forze di polizia nazionali potranno collaborare nella maniera più efficace possibile.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Indubbiamente l’unico modo efficace per combattere la criminalità organizzata e il turismo criminale è rafforzare la cooperazione transfrontaliera di polizia. A tale proposito, il sistema d’informazione Schengen (SIS) in particolare sembra avere dimostrato la propria validità nelle normali azioni di polizia. In effetti, vista la sua rapidità, molti allarmi ora vengono lanciati solo tramite il SIS e non più tramite l’Interpol.

D’altro canto ora abbiamo una giustapposizione di molteplici forme di cooperazione di polizia: Schengen, Europol, Eurodac, CIS, molte forme di cooperazione bilaterale e, ora, anche la Convenzione di Prüm. Questo pone interrogativi sulla possibile esistenza di inutili sovrapposizioni e sul fatto che, forse, si inizi a perdere di vista il quadro globale. In ogni caso, occorre anche garantire che si presti la dovuta attenzione alla tutela dei dati personali.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Nella relazione sul rafforzamento della cooperazione transfrontaliera di polizia in occasione di eventi internazionali che si svolgono nell’UE vengono proposte nuove misure per destabilizzare la lotta collettiva a livello nazionale ed europeo.

Il documento prevede in maniera offensiva “un calendario degli eventi internazionali” che si tengono ogni anno per programmare e organizzare la cooperazione tra i meccanismi repressivi dell’UE usati per combattere i movimenti dei cittadini. Così facendo si promuove una repressione preventiva nel quadro di una generale dottrina imperialista di guerra preventiva in patria e all’estero, con l’obiettivo di “proteggere” i vertici e tutti i tipi di incontri internazionali delle organizzazioni imperialiste dal nemico, il popolo.

Il popolo europeo ha conoscenza diretta dell’azione omicida dei meccanismi repressivi dell’UE a Göteborg, a Genova e in altri paesi. Ogni giorno si vede imporre limitazioni ai propri diritti e libertà più fondamentali. Il partito comunista greco ha votato contro la relazione, e contribuirà a sviluppare un movimento di resistenza con la classe operaia e il movimento di base a livello nazionale ed europeo per difendere le libertà fondamentali.

La provocazione, la disobbedienza e l’abolizione concreta delle decisioni dell’UE e dei governi che aboliscono diritti democratici acquisiti sono un diritto e un obbligo dei popoli.

 
  
  

– Relazione Sommer (A6-0208/2006)

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) Voterò a favore della presente relazione, ma l’intero destino delle navi della navigazione interna britannica è in pericolo. Il Regno Unito usufruisce di una deroga dalla direttiva sui prodotti energetici che consente ai proprietari di imbarcazioni da diporto del paese di utilizzare il diesel rosso, tassato a 6,44 pence al litro. La scadenza della deroga è prevista per il 31 dicembre 2006 e, in una comunicazione della Commissione al Consiglio del 30 giugno 2006, la Commissione ha affermato di non ritenere giustificata una proroga alla deroga.

I vantaggi che comporterebbe la fine di questa deroga sono poco chiari. Poiché l’uso del diesel rosso da parte dei diportisti rappresenta meno dello 0,05 per cento del consumo nazionale di diesel, i vantaggi ambientali sono, in definitiva, trascurabili. Nessuna prova dimostra che la deroga britannica colpisce o distorce il mercato interno europeo.

La perdita della deroga sarà una grave minaccia per un hobby e un’industria. Uno studio condotto dalla Royal Yachting Association rivela che il 54 per cento dei proprietari “sarebbero o potrebbero essere” costretti a rinunciare al diportismo a causa dell’improvviso aumento dei prezzi. Gli effetti a catena potrebbero gravemente danneggiare le 30 000 persone che operano nel settore della nautica, le 70 000 persone che lavorano con il turismo marino e i 700 milioni di sterline britanniche spesi all’anno dai diportisti.

Il Regno Unito chiede una proroga definitiva di cinque anni per risolvere questi problemi.

 
  
  

– Relazione Stockmann (A6-0212/2006)

 
  
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  Oldřich Vlasák (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero intervenire sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’armonizzazione di regole tecniche e di procedure amministrative nel settore dell’aviazione civile. Il regolamento prevede una serie di disposizioni tecniche che avranno grande impatto sulla sicurezza e questo, in generale, merita il nostro plauso. Tuttavia, alcune regole sulle emissioni, la limitazione dei tempi di volo e l’amministrazione sono inadeguate, e devono essere considerate in un più ampio contesto. Qualsiasi iniziativa che comporti un’ulteriore tassazione sul carburante o sui servizi limiterebbe la libera concorrenza tra le nuove compagnie aeree e gli aeroporti. Occorre ricordare che, oltre a migliorare la sicurezza e la qualità dei servizi, dobbiamo fare il possibile per promuovere l’imprenditoria, eliminare la burocrazia e tagliare i costi del trasporto aereo. La mobilità è uno dei presupposti dello sviluppo economico, e i crescenti costi del trasporto aereo ci metteranno in condizioni di svantaggio concorrenziale sul mercato globale.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La maggioranza del Parlamento ha respinto gli emendamenti da noi proposti, che erano volti a tutelare i diritti dei lavoratori e a garantire la sicurezza dei passeggeri. Gli emendamenti erano i seguenti:

– nessuna disposizione del presente regolamento può essere utilizzata o invocata, nel quadro delle relazioni tra gli Stati membri, per recare pregiudizio ai diritti e alle condizioni di retribuzione, di lavoro, di qualificazione e di formazione delle varie categorie di personale dell’aviazione civile;

– una riduzione del periodo di servizio di volo – un massimo di 160 ore in un periodo di 28 giorni consecutivi, ripartite il più omogeneamente possibile in tale periodo, e un massimo di 40 ore in un periodo di sette giorni consecutivi con due giorni di riposo – in maniera tale che l’equipaggio di volo e di cabina sia in grado di garantire condizioni di sicurezza.

– la certificazione di un equipaggio di cabina qualificato, dotato di una licenza appropriata e valida, riconosciuta dall’autorità competente, che certifichi che la persona interessata è in possesso delle qualifiche e competenze appropriate per assolvere alle mansioni che gli sono affidate.

Ne siamo profondamente rammaricati.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. – (DE) Voto a favore dell’emendamento di compromesso n. 1.

Poiché l’onorevole Stockmann ha svolto un ottimo lavoro in qualità di relatore, voterò a favore dell’emendamento di compromesso n. 1.

Credo che questo emendamento indichi, tra le altre cose, l’assoluta necessità sentita da tutte le parti di garantire la sicurezza di volo. Le nuove regole sui tempi di volo e i periodi di riposo sono un elemento importante per la sicurezza di volo, e garantiscono un sensibile miglioramento della sicurezza non solo dei passeggeri, ma anche dell’equipaggio. Non saranno solo i passeggeri, ma anche l’intero equipaggio a beneficiare della creazione di norme uniformi in tutti i paesi europei; in questo modo, nonostante il numero delle persone che viaggia in aereo sia in continuo aumento, si potranno applicare le stesse norme di sicurezza ogniqualvolta ciò sia possibile.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN), per iscritto. – (EN) Accolgo con favore la presente relazione, oggetto di dibattito da sei anni. Uno dei punti più importanti è garantire che la stanchezza dei piloti non comprometta la sicurezza di volo. Vista la maggiore frequenza dei voli e il gran numero di passeggeri che oggi volano, è di vitale importanza armonizzare le norme di sicurezza ai massimi livelli supportati scientificamente, al fine di creare parità di condizioni nel contesto dell’Europa allargata. Quando ci occupiamo di questo tipo di normativa dobbiamo ricordarci degli effetti che può avere sulla stanchezza dei piloti. Sono quindi a favore di una valutazione medico-scientifica dell’impatto di questa norma nei due anni che seguono la sua entrata in vigore.

Credo che la presente relazione stabilisca chiaramente che questo regolamento non può in alcun modo costituire una base giuridica per ridurre il rigore delle norme vigenti sulla tutela della sicurezza negli Stati membri.

E’ importante, ai fini della sicurezza, che la Commissione svolga una valutazione dell’impatto del regolamento sui registri e sui modelli operativi e che, nel caso in cui ne siano sfavorevolmente condizionati, svolga un’analisi e proponga una modifica delle disposizioni applicabili sulle limitazioni dell’orario di volo e di servizio.

 
  
  

– Relazione Seppänen (A6-0174/2006)

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. – (DE) Sebbene l’industria nucleare sia alla ricerca di soluzioni al problema dei rifiuti radioattivi da cinquant’anni, non siamo che agli inizi. Il combustibile nucleare viene trasportato da una parte all’altra dell’Europa su convogli che costano milioni ai contribuenti, comportano gravi rischi di incidenti e costituiscono un obiettivo ideale per gli attentati terroristici.

E’ impossibile smaltire i rifiuti senza rischiare conseguenze nei prossimi millenni e questo problema conduce a infinite discussioni in materia di energia elettrica pulita e a basso costo, proveniente da fonti nucleari. Una simile soluzione non avrebbe altre conseguenze se non scaricare sulle generazioni future i potenziali pericoli provocati da queste bombe a orologeria. Finora i nostri scienziati non sono nemmeno riusciti a mettersi d’accordo sulle condizioni geologiche migliori per lo smaltimento; così assistiamo, per esempio, ai disperati tentativi di impedire la dispersione di radionuclidi nell’ex miniera di sale di Asse II, costati finora più di 120 milioni di euro.

Nei prossimi anni i contribuenti saranno chiamati a investire all’incirca 500 miliardi per lo smantellamento di reattori attualmente operativi in Europa; se all’industria atomica fosse imposto l’obbligo di sostenere i costi dello smaltimento anziché pesare sui conti pubblici, l’energia nucleare sarebbe comunque più cara del 20 per cento, e dunque niente affatto conveniente. E’ davvero tempo di tagliare le sovvenzioni miliardarie che tengono in piedi questo miraggio nucleare.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Innanzi tutto voglio esprimere il mio compiacimento per l’impegno della Comunità a rafforzare la sorveglianza e il controllo delle spedizioni dei rifiuti radioattivi all’interno dell’Unione europea.

Non vi è dubbio che bisognerebbe anzitutto assicurare che i cittadini siano protetti dai pericolosi effetti dei rifiuti nucleari.

Ciononostante ho deciso di astenermi dal voto, poiché la direttiva proposta dal Consiglio non prende in considerazione i pericolosi effetti della spedizione e del ritrattamento dei rifiuti radioattivi su Stati membri che, come l’Irlanda, non utilizzano l’energia nucleare.

La direttiva proposta si concentra solamente sugli Stati membri che partecipano attivamente alla produzione di energia nucleare. Gli interessi degli spettatori passivi come l’Irlanda, un paese che ha scelto di non utilizzare l’energia nucleare e che non è uno Stato di transito, non sono presi in considerazione nella proposta.

Pur avendo scelto di non utilizzare il nucleare, l’Irlanda subisce il passaggio di rifiuti provenienti dall’Europa continentale che vengono ritrattati nello stabilimento di Sellafield, nel Regno Unito. Il combustibile viene spedito attraverso il Mare d’Irlanda, che, proprio per questo motivo, è il mare più radioattivo del mondo.

La specifica posizione dell’Irlanda non viene contemplata dalla proposta di direttiva relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi.

 
  
  

– Relazione del Castillo Vera (A6-0204/2006)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Esprimo la mia piena approvazione per il voto favorevole del Parlamento riguardo all’adozione di due proposte contenute nella relazione, la prima diretta a promuovere una società basata sulla conoscenza e sull’inclusione sociale attraverso la promozione di un software a sorgente aperta e gratuito, e la seconda volta a sottolineare che il miglioramento delle politiche in materia di ricerca e innovazione deve contribuire alla creazione di nuove opportunità di occupazione attraverso lo sviluppo sostenibile. Vorrei mettere in evidenza il fatto che queste proposte sono state avanzate dal nostro gruppo e le abbiamo sottoscritte durante il dibattito in seno alla commissione competente. Approviamo inoltre l’attenzione riservata all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, al ruolo delle università nella creazione e diffusione della conoscenza, nonché alle piccole e medie imprese.

D’altra parte vi sono anche alcuni punti che disapproviamo e che hanno causato la nostra astensione, come il tema della proprietà intellettuale, la promozione dell’imprenditorialità sin dalle prime fasi dell’istruzione e il fatto che tutta la proposta è principalmente incentrata sulla competitività.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 ha deciso di fare dell’Europa, nell’arco di dieci anni, l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Nel 2006 siamo ben lontani dal raggiungimento di questo obiettivo.

Sono favorevole alla proposta della relatrice secondo cui l’Europa deve migliorare le proprie prestazioni attraverso la creazione, la condivisione e il finanziamento della conoscenza.

Vorrei sottolineare l’attuale mancanza di investimenti in materia di ricerca e sviluppo, l’insufficienza della promozione dell’imprenditorialità, specialmente nel campo dell’innovazione, e la lacunosità del sostegno politico e finanziario nell’ambito dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e in materia di tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni.

In secondo luogo, l’Europa non condivide la sua conoscenza. Ostacoli insormontabili continuano a impedire agli operatori del settore di lavorare congiuntamente sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali.

In ultima istanza, l’Europa non finanzia la conoscenza. In questo contesto, la politica comunitaria dovrebbe rafforzare programmi quali gli strumenti finanziari del PCI (Programma quadro per la competitività e l’innovazione) o del programma JEREMIE (Risorse europee congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese).

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) L’agenda di Lisbona 2000 ha deciso di fare dell’Europa l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo nell’arco di dieci anni. Ciononostante l’Unione europea continua rimanere indietro rispetto a Stati Uniti e Giappone. Accolgo con entusiasmo questa relazione, che intende migliorare le prestazioni dell’Unione europea in tre settori principali.

Innanzitutto, attraverso il finanziamento e l’incoraggiamento della creazione di nuova conoscenza: questo compito sarà facilitato dalla promozione dello spirito imprenditoriale, dagli incentivi per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, dalla formazione nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e infine dalla promozione dell’immagine della ricerca scientifica come percorso professionale gratificante.

In secondo luogo, l’Europa è carente nella condivisione della conoscenza. Le risorse umane devono essere sfruttate in modo efficace e il miglioramento dei partenariati deve continuare ad essere l’obiettivo principale del processo decisionale europeo in materia di ricerca e sviluppo. Le risorse devono ora essere concentrate sull’obiettivo di garantire che alle menti più brillanti siano forniti capitali transfrontalieri e risorse umane adeguati. Inoltre le organizzazioni che continuano a trattare le donne come lavoratori inferiori dovrebbero essere individuate e denunciate.

Infine, l’Europa non finanzia adeguatamente la conoscenza. E’ essenziale che buona parte delle risorse di bilancio stanziate per gli strumenti finanziari sia destinata ad accrescere il finanziamento delle PMI e ad affrontare i fallimenti del mercato.

Per raggiungere gli obiettivi dell’agenda di Lisbona è fondamentale che l’Europa riconosca subito le sue carenze.

 
  
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  Luis Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Sebbene questo documento sia una relazione d’iniziativa e non abbia valore legislativo, gli argomenti e i problemi che mette in luce meritano il mio sostegno. Ritengo fondamentale che la ricerca e l’innovazione rivestano un ruolo centrale nel nuovo modello economico europeo, attualmente lacunoso. Tuttavia è necessario ammettere che esiste uno scarto preoccupante tra gli obiettivi di Lisbona e la realtà.

L’Europa non ha saputo reagire adeguatamente davanti all’evidenza che la tecnologia e gli investimenti relativi alle risorse materiali e umane nell’ambito della ricerca e dell’innovazione sono elementi vitali per lo sviluppo e la crescita, soprattutto in considerazione dell’attuale evoluzione del mondo dell’economia. Questa considerazione, che, insieme a una serie di altre proposte, per esempio quella relativa alla ridefinizione delle strategie in materia di ricerca e innovazione, trova riscontro nella presente relazione, giustifica il mio voto favorevole. Ora le parole dovranno trasformarsi in azioni. Non avremo un’Europa di successo senza un’Europa capace di investire.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore perché credo che i settori dell’innovazione e della ricerca siano elementi vitali per la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro nell’Unione europea.

Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo chiave in questo contesto poiché agiscono come elementi di collegamento tra le università e il mondo del lavoro.

I principali fattori che impediscono il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona sono noti: gli scarsi risultati degli Stati membri, la frammentazione del mercato del lavoro, l’uso inefficiente o inadeguato delle risorse umane e la ridotta mobilità della forza lavoro in Europa.

Mi rammarico pertanto che gli Stati membri non prestino il dovuto sostegno politico e finanziario alla creazione di una forza lavoro flessibile, capace di adattarsi alle nuove realtà del mercato, e che non riconoscano ai loro ricercatori il prestigio che meritano.

Appoggio l’intenzione di eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in favore di una maggiore mobilità per i ricercatori, e di favorire la creazione di migliori condizioni di lavoro, come per esempio un prestigioso e stimolante “mercato unico” per i ricercatori, per porre fine al fenomeno della fuga dei cervelli.

Credo anche nel progetto di incoraggiare l’imprenditorialità sin dalle prime fasi dell’istruzione, di promuovere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e di sostenere attivamente la formazione nel settore delle nuove tecnologie sia per le persone che lavorano che per i disoccupati.

 
  
  

– Relazione Calabuig Rull (A6-0206/2006)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa relazione contiene un certo numero di contraddizioni.

Da un lato mette in risalto aspetti negativi, come la competitività e la concorrenza, o misure volte alla ristrutturazione e alla modernizzazione delle industrie, a fronte della “feroce concorrenza internazionale”, i cui effetti negativi ci sono noti.

Dall’altro la relazione contiene anche alcune proposte che abbiamo presentato in seno alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali, compresa la proposta di sollecitare la Commissione a negare gli aiuti comunitari alle imprese che, dopo avere ricevuto tale sostegno da parte di uno Stato membro, trasferiscono le loro attività industriali in un altro paese senza rispettare integralmente gli accordi conclusi con lo Stato membro interessato.

Vorrei anche sottolineare l’intenzione espressa nella proposta di accordare pari importanza all’ambiente di lavoro e alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, così come alla necessità di creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità, nonché il riferimento alla difesa dei diritti dei lavoratori nel quadro dei processi di ristrutturazione di imprese di trasformazione così come la piena garanzia della disponibilità dell’informazione per gli organi rappresentativi dei lavoratori.

Da queste considerazioni dipende la nostra decisione di astenerci.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione perché concordo sul fatto che un settore industriale dinamico e altamente competitivo sia un prerequisito fondamentale per migliorare il livello sociale.

La comunicazione della Commissione fornisce un quadro dettagliato dei ventisette settori dell’industria manifatturiera e combina con equilibrio una serie di provvedimenti settoriali e di iniziative politiche trasversali.

Come il relatore sostengo lo sviluppo di una politica industriale coerente a livello europeo, capace di far fronte alle sfide della globalizzazione. Sebbene la nostra economia sia essenzialmente basata sul settore dei servizi, l’Europa continua a essere una potenza industriale a livello mondiale.

E’ dunque assolutamente ragionevole sviluppare strategie di competitività industriale a livello europeo e promuovere lo spirito imprenditoriale e la responsabilità sociale delle imprese.

Sono dell’opinione che il futuro dell’industria manifatturiera europea risiede nell’aumentare il valore aggiunto e la qualità dei prodotti e in una forza lavoro qualificata e flessibile.

Appoggio questa relazione anche per il fatto che essa sottolinea l’importanza della concentrazione regionale delle industrie manifatturiere. Sostengo il principio della stretta collaborazione tra le autorità regionali e nazionali e le realtà economiche e sociali al fine di elaborare piani strategici locali finalizzati a valorizzare il settore produttivo primario e tutti i vantaggi comparativi che ciascuna regione ha da offrire.

 
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