Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sul tema: AIDS – Tempo di agire.
Louis Michel, Membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, sono lieto di rivolgermi a voi oggi, in occasione di quest’ultima seduta plenaria prima della pausa estiva.
Si tratta anche del nostro ultimo incontro prima della Conferenza internazionale sull’AIDS che si svolgerà ad agosto a Toronto. Come sapete, Toronto offrirà alla Commissione una piattaforma di primaria importanza per esprimere la propria visione sul flagello dell’HIV/AIDS.
La Commissione europea resta ovviamente molto preoccupata riguardo al problema dell’HIV/AIDS. Nonostante i nostri sforzi, il flagello continua ad espandersi in tutto il mondo. Colpisce ormai decine di milioni di persone, contagiando sempre più spesso ragazze e giovani donne. I paesi più colpiti restano quelli più poveri dell’Africa subsahariana, dove il tasso d’infezione non diminuisce e dove la malattia continua a pregiudicare ogni prospettiva di sviluppo umano, sociale ed economico degno di tale nome.
Di fronte a questo dramma, l’Unione europea è più che mai determinata a sostenere con vigore i suoi partner in Africa e altrove. Il nostro obiettivo è fornire a questi paesi gli strumenti per lottare contro l’epidemia, combinando in modo efficace prevenzione, cura e assistenza. Tuttavia, oltre a queste misure, restiamo convinti del fatto che l’HIV/AIDS non possa essere affrontato in maniera isolata.
Innanzi tutto, la lotta contro l’HIV/AIDS non può essere separata dalla lotta contro le altre malattie legate alla povertà, in particolare la malaria e la tubercolosi. Inoltre, il virus HIV/AIDS mette in evidenza in modo brutale tutte le grandi sfide legate allo sviluppo: l’accesso limitato ai servizi sociali, le eccessive disuguaglianze, sia sociali che tra uomini e donne, il malgoverno e la corruzione, nonché il livello di sviluppo economico e tecnologico sempre estremamente basso. In poche parole, l’evidente inadeguatezza dello Stato nelle funzioni governative essenziali.
L’HIV/AIDS può essere combattuto con successo solo se i leader dei paesi in via di sviluppo affrontano tutti questi problemi contemporaneamente. Un approccio integrato all’HIV/AIDS è la principale forza motrice dell’azione comunitaria e costituisce anche la base del nostro approccio di concerto con gli Stati membri, nonché con i nostri altri partner in seno alla comunità internazionale.
Il principale strumento finanziario al quale la Commissione può far ricorso è il Fondo mondiale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria, che destina circa il 57 per cento delle risorse a sua disposizione alla lotta contro l’HIV/AIDS. Noi privilegiamo il ricorso al Fondo mondiale perché al momento è lo strumento più rapido ed efficace per fornire assistenza alle misure integrate adottate dai paesi beneficiari.
Come sapete, la Commissione ricopre un ruolo chiave nell’amministrazione del Fondo; esercita, in effetti, una specie di vicepresidenza. Sin dalla creazione del Fondo mondiale, alla fine del 2001, la Commissione ha contribuito per ben 522 milioni di euro, vale a dire con l’11 per cento dei contributi totali. Se si includono i contributi degli Stati membri dell’Unione europea, è evidente che siamo in assoluto i principali finanziatori del Fondo, con il 60 per cento circa del totale. Devo anche dire che qualche mese fa ho partecipato, a Londra, al riapprovvigionamento del Fondo in questione e non vi nascondo che eravamo molto delusi per il fatto che i partecipanti erano, in un certo senso, poco entusiasti, persino restii ad effettuare nuovi stanziamenti. Siamo molto lontani dall’obiettivo che ci eravamo prefissati e pertanto occorre compiere ancora grandi sforzi per mobilitare i donatori.
A tale proposito stiamo attuando una serie di misure, progetti e programmi di sostegno finanziario, in seno ai quali il sostegno al bilancio occupa un posto privilegiato. Tale approccio è conforme alla priorità che ci siamo dati di lasciare che i nostri partner assumano il controllo della propria politica e quindi del proprio destino. In linea con questo atteggiamento, dal 2002 la Commissione ha destinato 2,4 miliardi di euro al bilancio complessivo soltanto per l’Africa, dove l’impatto dell’HIV/AIDS è in assoluto più grave.
Ovviamente siamo impegnati in un continuo dialogo politico con i nostri partner riguardo all’impiego dei fondi. Tale dialogo è inoltre volto a sollecitare l’attuazione di un approccio integrato, con riferimento, in particolare, alle questioni relative ai diritti dell’uomo e al principio del buongoverno, oltre che all’uguaglianza di genere, alla discriminazione e agli atti di violenza contro le donne, nonché alla questione dell’accesso delle ragazze all’istruzione.
Oltre a questi sforzi effettuati attraverso il Fondo mondiale e l’azione bilaterale, la Commissione partecipa in maniera attiva a forum internazionali volti ad affrontare le malattie legate alla povertà – mi riferisco in particolare all’Organizzazione mondiale del commercio, alla sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS, al G8, nonché a conferenze come quella di Toronto.
La Commissione ha svolto un ruolo determinante al fine di assicurare che l’Unione europea si esprima all’unisono su questo problema. Inoltre, è impegnata da anni in un dialogo con l’industria farmaceutica al fine di favorire l’accesso a farmaci a basso prezzo per i paesi in via di sviluppo. Il dialogo in questione ha portato i suoi frutti: l’introduzione di un meccanismo di tariffazione scaglionata ha permesso di ridurre del 95 per cento il costo di determinati farmaci. Questo sistema permette ai paesi in via di sviluppo di pagare un prezzo adeguato ai propri mezzi, proteggendo nel contempo le imprese che producono tali farmaci dal rischio di reimportazione sui mercati altamente redditizi dei paesi sviluppati. Nel 1999, un trattamento completo contro il virus dell’HIV costava 10 000 dollari americani. Oggi ne costa 200.
Anche noi siamo impegnati nella ricerca, in collaborazione con l’industria e i centri di ricerca degli Stati membri, e i nostri sforzi sono diretti in particolare al reperimento di microbicidi e vaccini. Abbiamo inoltre varato un’iniziativa di partenariato volta a coordinare i programmi di ricerca degli Stati membri al fine di accelerare i test clinici e assicurare quindi una più rapida immissione dei farmaci sul mercato.
Signor Presidente, onorevoli deputati, dobbiamo proseguire nella nostra lotta contro il virus dell’HIV/AIDS, al fine di rendere la prevenzione e i trattamenti accessibili a tutti coloro che ne hanno bisogno entro il 2010. A tale proposito, seguiamo con molta attenzione l’attuazione da parte di alcuni Stati membri di meccanismi di finanziamento innovativi, in particolare la tassa sui biglietti aerei. Inoltre siamo lieti di constatare l’aumento dei contributi da parte di fondazioni private, come la Bill Gates Foundation, alla lotta contro l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria.
La creatività di tali soluzioni, nonché il coinvolgimento sempre maggiore del settore privato, sono per me fonte di speranza. Ciò riflette la presa di coscienza – che si trasforma sempre di più in azione – della minaccia che rappresenta l’HIV/AIDS e la necessità di reagire in maniera dinamica al fine di preservare il nostro avvenire comune. Non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo perseverare senza tregua nei nostri sforzi. Possiamo perseguire l’obiettivo finale, vale a dire fornire le cure a tutti coloro che ne hanno bisogno, e vedere crescere le generazioni future senza il timore dell’AIDS.
Sarò lieto di continuare a collaborare con il Parlamento europeo al fine di fare di quest’obiettivo una realtà. Vi ringrazio per la vostra attenzione.
John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, il Commissario fa bene a sottolineare i progressi che sono stati compiuti, ma credo che sarà il primo ad ammettere che la sfida dell’AIDS sta assumendo proporzioni sempre più ampie. Siamo tutti a conoscenza dei dati che riportiamo nel corso di ogni discussione: 40 milioni di persone sieropositive, 20 milioni di morti per AIDS, 12 milioni di orfani, 2,5 milioni di bambini affetti dal virus dell’HIV; tuttavia, emergono nuovi aspetti.
Emerge il fatto che circa metà degli attuali malati di AIDS che stanno morendo a causa della malattia sono donne. Sorge il problema dei paesi in cui l’AIDS è in aumento e l’India è oggi il paese in cui si registrano più casi di AIDS. Il virus ha raggiunto il Sudafrica, due terzi dei casi di AIDS si verificano in Asia, e tuttavia in India solo il 7 per cento degli ammalati sta ricevendo i farmaci antiretrovirali di cui necessita.
Ci sono bambini che non hanno accesso ai farmaci contro l’HIV di cui hanno bisogno. Solo un bambino sieropositivo su venti riceve le cure necessarie e il Movimento globale per l’infanzia ha recentemente comunicato che quattro milioni di bambini hanno disperatamente bisogno di cotrimoxazole, un antibiotico che costa solo tre centesimi per una dose giornaliera e che potrebbe prevenire le malattie infettive mortali nei bambini affetti dal virus dell’HIV e in quelli nati da madri sieropositive.
Più vicino a noi, a poca distanza dai nostri confini, possiamo ricordare i dati che si riferiscono all’Europa dell’est o all’Asia centrale, paesi in cui il numero di ammalati è aumentato di circa 20 volte in meno di un decennio e in cui, tra il 2003 e il 2005, il numero di persone uccise dall’AIDS è quasi raddoppiato. Pertanto, signor Commissario, ci uniamo alla sua decisione di adoperarsi nella lotta contro l’AIDS. Desideriamo che si faccia di più in termini di prevenzione. In Senegal e in Uganda abbiamo potuto constatare come investire nella prevenzione possa essere efficace e portare a risultati concreti. Dobbiamo trovare una soluzione, specialmente in Africa e in Asia.
Infine, occorrono investimenti nel settore della ricerca. Attraverso la ricerca di nuovi farmaci e vaccini e mettendo a disposizione i farmaci, i bambini ai quali mi riferivo, attualmente sieropositivi o che stanno morendo di AIDS, possono avere una speranza per il futuro.
Anne Van Lancker, a nome del gruppo PSE. – (NL) Vi ringrazio, signor Presidente e signor Commissario, per la vostra disponibilità a unirvi ai pochi deputati che prendono parte al dibattito di questa seduta notturna dall’atmosfera un po’ allucinante. Spero che siate comunque riusciti a vedere qualche fase dell’interessante partita tra Francia e Portogallo. Sono anche grata al Commissario per la sua dichiarazione. Il gruppo socialista al Parlamento europeo ha appreso con sollievo che l’incontro ad alto livello sull’HIV/AIDS delle Nazioni Unite svoltosi a New York ha di recente stabilito che occorre cercare di recuperare terreno se si vuole conseguire l’obiettivo dell’accesso universale alla prevenzione dell’HIV, alle cure e all’assistenza per tutti. Se è vero che sono stati fatti progressi, la relazione delle Nazioni Unite sull’AIDS, della quale l’onorevole Bowis ha citato alcuni dati, mostra chiaramente che la nostra azione dovrebbe essere più incisiva.
Il mio gruppo è stato quindi deluso dal fatto che la dichiarazione politica fosse così carente in termini di impegni specifici. Ecco perché sono importanti il nostro dibattito odierno e l’incontro di Toronto, in cui la comunità internazionale dovrà dimostrare di prendere molto sul serio i suoi impegni. Dovrà trattarsi di un’occasione per assumere non solo impegni politici, ma anche impegni finanziari. A Toronto i paesi partecipanti dovranno dichiarare senza mezzi termini il loro impegno a favore di una politica equa e globale in materia di HIV/AIDS.
Anche l’Unione europea deve dunque apportare il proprio contributo. Ci sono quattro argomenti specifici sui quali vorrei sentire la sua opinione; si tratta degli impegni che il gruppo PSE vorrebbe vedere inseriti nell’ordine del giorno di Toronto. Il 6 per cento destinato allo sviluppo umano e sociale nell’ambito del nuovo strumento di cooperazione allo sviluppo è, a nostro parere, troppo esiguo. Vorremmo che tale percentuale venisse aumentata.
In secondo luogo, riteniamo che dovrebbe essere possibile spendere non meno del 50 per cento della cifra ufficiale della cooperazione allo sviluppo per gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, in cui l’HIV/AIDS dovrebbe occupare una posizione centrale.
Terzo, secondo noi è semplicemente giusto e opportuno che l’Unione europea si impegni a mantenere e, preferibilmente, ad aumentare i suoi contributi al Fondo mondiale.
Per ultimo, vorremmo che la Commissione sostenesse attivamente quei paesi in via di sviluppo che si impegnano a concedere priorità alle cure sanitarie di base e alla lotta contro l’HIV/AIDS. Come dichiarato nella relazione delle Nazioni Unite sull’AIDS, sappiamo quali sono gli interventi necessari per fermare l’AIDS. Ciò che occorre è la volontà politica e i finanziamenti per farlo.
Fiona Hall, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, sono in diretto contatto con un’ONG vietnamita che combatte la trasmissione del virus dell’HIV. Questa ONG sottolinea l’importanza di garantire l’accesso ai farmaci antiretrovirali, anche perché molte più persone si sottoporrebbero ai test volontari se sapessero che esiste una cura efficace disponibile per coloro che risultano sieropositivi.
Tuttavia, mi è anche stato riferito che ci sono gravi problemi di natura pratica con i finanziamenti della Commissione europea. Solo i progetti a livello di comunità locale possono riuscire a sconfiggere l’emarginazione e la discriminazione e far sì che le persone parlino di sesso apertamente; solo progetti di questo tipo sono in grado di offrire consigli e cure individuali. Ma queste ONG locali, che conseguono notevoli successi in termini di cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’AIDS, lamentano che le loro richieste di finanziamenti europei vengono spesso respinte.
La Commissione è disposta a offrire maggior sostegno nelle procedure di finanziamento e a fornire un adeguato feedback alle ONG richiedenti?
Karin Scheele (PSE). – (DE) Signor Presidente, “Time to deliver” – vale a dire, tempo di mantenere la parola data – è il motto della 16ª Conferenza internazionale sull’AIDS che si svolgerà a Toronto a partire dal prossimo 13 agosto e lei, signor Commissario, ha espresso il suo disappunto per la mancanza di volontà politica da parte dei responsabili internazionali e degli Stati quando si tratta di rendere disponibili le risorse finanziarie necessarie.
La relazione delle Nazioni Unite sull’AIDS per il 2006 mostra che sono stati conseguiti risultati positivi in tutti i paesi in cui sono stati compiuti enormi sforzi in termini di prevenzione, ma rivela anche che ci sono gravi carenze nella prevenzione e nella lotta contro l’HIV/AIDS. Senza dubbio una delle questioni più preoccupanti di questa relazione è il fatto che i programmi di prevenzione dell’HIV non solo sono carenti, ma, quando vengono attuati, non riescono a raggiungere i gruppi più a rischio. Restano inadeguati gli sforzi e le campagne di informazione a favore dei giovani, e ciò è davvero preoccupante se si considera che i giovani non sono mai stati così numerosi e che essi sono più vulnerabili all’infezione rispetto a gruppi di altre età.
Cinque anni fa 189 Stati hanno adottato all’unanimità – cosa abbastanza rara – la dichiarazione d’impegno sull’HIV/AIDS, con cui si impegnavano ad affrontare la grande sfida che l’HIV/AIDS costituisce per lo sviluppo dell’umanità.
Sappiamo – come è già stato detto – che cosa si deve fare per contrastare i tassi d’infezione sempre più alti, per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia e per curare gli ammalati, ma c’è un’evidente mancanza della necessaria volontà politica. Proprio per questo motivo, nella nostra risoluzione, noi, come molti rappresentanti della società civile mondiale, guardiamo con occhio critico i risultati poco convincenti e spesso vaghi dell’incontro ad alto livello tenutosi a New York alla fine di maggio e all’inizio di giugno. Sollecitiamo la comunità internazionale a cogliere l’occasione della Conferenza internazionale di Toronto per formulare richieste e per fissare obiettivi chiari e concreti.
Louis Michel, Membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, è sempre un po’ imbarazzante cavarsela affermando di concordare con quanto è appena stato detto, ma è chiaro che, come voi, sono d’accordo sulla maggior parte dei punti che sono stati sollevati. Tuttavia, per essere del tutto obiettivo, desidero fare alcune osservazioni.
E’ stato puntualizzato il fatto che saremmo in grado di risolvere questo problema cruciale a patto di volerlo. Ciò rappresenta per me una grave preoccupazione. L’onorevole Scheele l’ha affermato con chiarezza: si tratta di un problema di volontà politica. Da parte mia, posso solo affrontare la questione con argomentazioni e discorsi. Di certo non posso obbligare gli Stati membri e i donatori internazionali a essere più generosi. Sono rimasto perplesso e sorpreso per lo scarso impegno dimostrato a Londra. Se ricordo bene, l’obiettivo fissato era di 7 miliardi di dollari e sono appena stati raggiunti 3,7 miliardi, una cifra decisamente inferiore all’obiettivo di partenza. Occorre pertanto proseguire in tali sforzi.
In secondo luogo, sono pienamente d’accordo con l’onorevole Bowis che sostiene la necessità di rafforzare la ricerca in questo settore. E’ evidente che la ricerca in definitiva ci permetterà di guadagnare tempo se si vuole debellare definitivamente questo terribile male.
Per quanto riguarda la fissazione di una percentuale, onorevole van Lancker, anche se sono complessivamente d’accordo su ciò che ha detto, desidero sottolineare che non spetta a noi determinare una percentuale, bensì ai paesi partner. Il principio di appropriazione esiste e spesso dobbiamo sollecitare i nostri partner affinché accettino di destinare una parte dell’aiuto allo sviluppo che concediamo a un settore come quello di cui si sta discutendo stasera. Credo sia importante ricordarlo. In altre parole, personalmente sono d’accordo con lei quando parla del 6 per cento, ma non dipende soltanto da noi.
Per quanto concerne l’aiuto allo sviluppo destinato agli Obiettivi di sviluppo del Millennio, ho davvero l’impressione che, nel quadro della nuova programmazione, alla quale lavoriamo e per la quale avremo bisogno del vostro contributo, della vostra creatività e delle vostre idee, più del 50 per cento sarà consacrato agli Obiettivi del Millennio. In effetti la mia opinione, che è ormai diventata un’ossessione – e, a proposito, stranamente è molto difficile trovare persone che la condividano – è che in molti paesi in via di sviluppo i problemi sono legati all’inadeguatezza dello Stato, all’insufficiente capacità dello Stato di fornire servizi, quali l’accesso all’istruzione per le ragazze, l’accesso all’assistenza sanitaria, alla giustizia e all’amministrazione. Le condizioni sono spesso davvero carenti e, talvolta, non esistono affatto. Pertanto, quando forniamo agli Stati i mezzi per rafforzare le loro capacità di servizio in senso generale, è abbastanza comprensibile che questo denaro sarà anche utile per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
Riguardo all’osservazione relativa al mantenimento del nostro contributo al Fondo mondiale, abbiamo davvero l’intenzione di mantenere immutato tale contributo. Devo inoltre aggiungere che a Londra numerosi Stati membri dell’Unione europea hanno dato il buon esempio compiendo sforzi concreti per quanto riguarda gli importi. Sono stati i nostri partner non europei a rivelarsi piuttosto riluttanti in proposito.
Sono d’accordo sul fatto che dobbiamo fornire maggiore sostegno ai paesi che compiono sforzi particolari, anche se l’AIDS sfortunatamente non conosce frontiere. Occorre pertanto vincolare il versamento dei contributi ai risultati ottenuti dai singoli paesi, ed è ciò che stiamo facendo. Peraltro, come sapete, il decimo Fondo europeo per lo sviluppo prevede una sezione speciale proprio destinata a fornire ulteriori mezzi, abbastanza cospicui rispetto all’importo inizialmente previsto, e legati al buongoverno, ai risultati, nonché, ad esempio, dell’investimento dei paesi partner nella lotta contro l’AIDS.
Con riferimento all’intervento dell’onorevole Hall, a proposito di ONG locali che ritengono di non avere ricevuto un trattamento adeguato da parte della Commissione, se si riferisce a determinate ONG con progetti specifici, desidererei venirne a conoscenza. Comunque sia, riconosco che la politica della Commissione è stata quella di evitare di frazionare eccessivamente i finanziamenti fra un gran numero di progetti che, considerati singolarmente e a livello microlocale, sono senza dubbio importanti. In ogni caso ci è parso che per la comunità internazionale sarebbe stato più importante avere una strategia comune davvero coerente, basata su una metodologia uguale per tutti al fine di affrontare il problema nel suo insieme. La politica della Commissione è stata quella di cercare di effettuare pagamenti attraverso il Fondo mondiale al fine di creare una “testa pensante” capace di generare una strategia globale. In ogni caso, perché non finanziare un singolo progetto se si tratta di un progetto valido? Tuttavia, resto convinto del fatto che se ci fossimo dispersi in vari tipi di progetti non saremmo stati così efficaci.
Questa è la decisione adottata dalla Commissione a suo tempo, anche se ciò non significa che non se ne possa discutere, ve lo assicuro. Tuttavia, se alcuni ritengono che si debbano moltiplicare i piccoli progetti, pur trattandosi di buoni progetti, resto scettico riguardo all’efficacia di questa strategia nel lungo termine. Quando si devono affrontare grossi problemi come quelli di cui ci si sta occupando stasera, sono personalmente favorevole all’adozione di una procedura molto più sistematica. Se si disperdono le proprie risorse fra tanti piccoli progetti, si perde di vista l’approccio complessivo sistematico e si diventa meno efficienti. E’ questa la mia preoccupazione. Tuttavia, se l’onorevole parlamentare conosce le ONG che hanno presentato le domande in questione, desidero riceverle e prenderne visione, perché non voglio dare un’impressione di arbitrarietà. D’altronde non sono io a decidere, l’amministrazione mi sottopone le proprie conclusioni e io sfortunatamente non ho la possibilità di esaminare ogni domanda singolarmente. Pertanto, se qualcuno ritiene che una domanda non sia stata esaminata in modo corretto, sono pronto a indagare sulla questione.
Per concludere, sapete che, nel contesto di un ampio consenso europeo, sono favorevole a un programma comune nel quale confluiscano i contributi dei donatori europei, degli Stati membri e della Commissione. Se riuscissimo davvero a mettere a punto questa iniziativa di programmazione congiunta, vale a dire concordare gli obiettivi comuni e stabilire come distribuirci il lavoro, penso che potremmo operare in modo molto più efficace, specialmente nella lotta contro questa terribile malattia. L’approccio sarebbe più coerente e forse potremmo anche disporre di una vera e propria strategia europea, il che, bisogna ammetterlo, per ora non avviene. Al momento attuale siamo donatori, contribuiamo al Fondo mondiale, lo finanziamo, ma non abbiamo una strategia per combattere l’AIDS, ad eccezione, come ho già detto, di un piano per attaccare la malattia su più fronti: disuguaglianza di genere, istruzione delle ragazze, cure, accesso all’assistenza sanitaria, ovvero tutti quei problemi che è dovere di uno Stato risolvere. A parte ciò, non abbiamo una strategia davvero specifica per combattere l’AIDS. Bisogna ammettere che ciò che stiamo facendo è finanziare attività esterne. Pertanto, se avessimo un programma comune, potremmo forse attuare una strategia più adeguata per affrontare in modo diretto gli aspetti specifici e locali del problema.
Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento.