Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione concernenti la Mauritania(1).
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE), autore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la Mauritania, seppur membro degli ACP, fa nondimeno parte dei paesi dimenticati del pianeta. I paesi europei hanno chiuso gli occhi troppo a lungo sulla dittatura del presidente Ould Taya, che tratteneva in stato di detenzione, torturava e faceva fuggire gli oppositori del regime. Il Parlamento e le Istituzioni europee erano rimasti muti quando avevamo chiesto l’invio di una missione di osservazione in occasione delle elezioni presidenziali del 2003, anche se alcuni candidati erano addirittura detenuti. Troppo timorosa l’Unione lo è stata anche dopo gli avvenimenti del 3 agosto 2005, che hanno rovesciato il dittatore senza versare una sola goccia di sangue, mentre sapevamo che il paese era sul punto di esplodere. Mi rallegro per aver organizzato, nel 2004, in seno al Parlamento europeo, la prima piattaforma di discussione riunendo insieme, su un terreno neutro, i mauritani della società civile, partiti politici e rappresentanti ufficiali per preparare il cammino verso la democrazia.
Oggi, ringraziamo l’Unione per l’appoggio manifestato al processo democratico intrapreso dalla Mauritania che dimostra un consenso popolare che sostiene il consiglio militare per la giustizia e la democrazia, ossia l’autorità di transizione che ha già offerto garanzie con la creazione di una commissione elettorale nazionale indipendente, l’abolizione della censura imposta ai mezzi di comunicazione e l’organizzazione di un referendum, lo scorso 25 giugno, il cui corretto svolgimento è stato molto apprezzato dagli osservatori internazionali. Mi rallegro altresì per il fatto che l’Unione si sia impegnata a inviare una missione di osservazione a lungo termine per seguire le elezioni che si svolgeranno nel novembre di quest’anno al fine di garantire che ogni cittadino mauritano possa esercitare i propri diritti elettorali.
Infine, i proventi dello sfruttamento dell’oro nero devono essere utilizzati per l’istruzione, la sanità e lo sviluppo delle popolazioni mauritane. Lo sfruttamento del petrolio, che non sarà eterno, non deve avvenire a discapito della biodiversità marina e costiera, bensì deve preservare, per esempio, il Banco di Arguin da ogni forma di inquinamento e garantire una gestione sostenibile della risorsa alieutica di cui i mauritani hanno tanto bisogno.
Mi complimento con le autorità per essersi impegnate, unitamente all’Unione, in una discussione più aperta sugli accordi di pesca al fine di pervenire a un accordo equo. Il divieto imposto alle navi-fabbrica come l’Atlantic Dawn, ad esempio, è un requisito preliminare in tal senso. Infine, e qui concludo, il progetto di cooperazione in materia di lotta all’immigrazione deve favorire lo sviluppo dell’occupazione in Mauritania e offrire ai migranti un’accoglienza degna dei valori europei.
Tobias Pflüger (GUE/NGL), autore. – (DE) Signor Presidente, ora la stampa parla della Mauritania definendola un modello di democrazia in Africa e l’Unione europea ha ufficialmente riallacciato i rapporti con il paese, ma la situazione è davvero così favorevole? La riposta è sicuramente no! Che in Mauritania vi sia un referendum su una nuova costituzione e, in particolare, che i poteri del Presidente ne risultino limitati, sono fattori apprezzabili, ma secondo le informazioni a nostra disposizione in Mauritania è ancora praticata la schiavitù, il che è assolutamente inaccettabile. Va fatto qualcosa al riguardo, non da ultimo su iniziativa dell’Unione europea. Di Mauritania si parla anche ogni qual volta si affronta il tema di come l’Unione europea si pone nei confronti dei profughi, molti dei quali vengono mandati nei nostri paesi e lì abbandonati al loro destino. L’Unione europea sta assumendo un atteggiamento sempre più difensivo, quasi militaresco, contro i profughi. L’Agenzia Frontex ne è un esempio.
Recentemente si sono svolte importanti manovre militari a Capo Verde. Inizialmente si era ipotizzata come sede la Mauritania e, se non fosse stato per l’opposizione della Francia, così sarebbe stato. Ho visto lo scenario in cui si svolgono tali manovre, che di fatto hanno a che vedere con l’allontanamento dei profughi. Da allora, l’UNHCR ha rilevato che non viene condotta alcuna verifica sulla condizione di profugo di coloro che si trovano in luoghi come Lampedusa, dove vivono molti profughi mauritani, e si sta introducendo il concetto di quelli che vengono definiti “paesi terzi sicuri”, il cui effetto ultimo sarà che i profughi non potranno entrare direttamente nell’Unione europea.
Dobbiamo pertanto insistere affinché si aiutino le persone bisognose. Attualmente l’Unione europea sta costruendo un sistema che equivale a una macchina per la deportazione e bisogna assolutamente impedirle di procedere in tale direzione, così come occorre sostenere il processo di democratizzazione ora in corso in Mauritania.
Bernd Posselt (PPE-DE), autore. – (DE) Signor Presidente, insieme al Marocco, la Mauritania è un paese che rappresenta una cultura antica, una cultura che per secoli ha intrattenuto stretti rapporti commerciali con l’Europa e può vantare una letteratura e tradizioni molto sviluppate a livello di commercio, estremamente ben organizzato, cavalleria, agricoltura su vasta scala e forme embrionali di industria e artigianato, un paese che ha sempre avuto una cultura fiorente, la cui ricchezza è in gran parte tuttora percepibile.
Ciò rende ancor più deprecabile il fatto che noi europei abbiamo completamente dimenticato la Mauritania. Spero dunque che d’ora in poi le accorderemo maggiore attenzione, e non solo per la situazione dei profughi, per quanto difficile essa sia, o per la sospensione dell’accordo di pesca.
Credo infatti che la Mauritania meriti il nostro pieno sostegno. Il referendum è stato un segnale forte di una tendenza democratica in atto nel paese, che costituisce un ponte importante tra Mediterraneo e Africa occidentale e che, pur dovendo far fronte a gravi calamità naturali e sfide notevoli, è riuscito a sviluppare un talento innovativo sorprendente per l’agricoltura.
Sono però anche tra coloro che sostengono che il paese, con le sue riserve naturali e le sue risorse marittime, vada trattato con estrema cautela, il che significa che non dobbiamo saccheggiare i tesori delle sue acque, dalle quali il paese dipende oltre che dall’estrazione di alcune materie prime che vi sono presenti e che praticamente costituiscono la sua unica fonte di reddito.
La politica che applichiamo al riguardo deve essere quindi estremamente attenta, una politica volta a consolidare le capacità della Mauritania di aiutare se stessa e a permetterle di emergere dalla condizione di un paese spesso sfruttato indiscriminatamente per riportarla alla fiera e antica tradizione di indipendenza in una forma nuova e democratica, e questo è un obiettivo che può essere conseguito unicamente limitando i poteri del suo Presidente, migliorando i risultati in termini di partecipazione di votanti e cittadini e organizzando elezioni davvero democratiche alle quali tutti i mauritani possano partecipare in condizioni di assoluta parità.
Marios Matsakis (ALDE), autore. – (EN) Signor Presidente, finalmente sembra che la Repubblica di Mauritania inizi a muoversi, lentamente ma progressivamente, verso il possibile ristabilimento della democrazia e del rispetto dei diritti dell’uomo. Sinora le autorità di transizione del paese sembrano aver rispettato le promesse per quanto concerne il calendario delle elezioni e l’esito del referendum condotto lo scorso mese, nonostante le difficoltà di tipo pratico, ha confermato una schiacciante maggioranza elettorale a favore di cambiamenti istituzionali urgenti e fondamentali.
La transizione verso la democrazia è pienamente sostenuta dei neocostituiti partiti politici e dalla società civile e pare esistere, perlomeno in linea di principio, un consenso sul rientro dei profughi dai paesi limitrofi nei quali hanno trovato rifugio temendo, legittimamente, per la loro incolumità.
Se gestite correttamente tenendo a bada la corruzione, le nuove risorse petrolifere attualmente sfruttate in Mauritania offrono l’opportunità di creare benessere economico a vantaggio della popolazione in generale, soprattutto nel campo della sanità e dell’istruzione.
La presente proposta di risoluzione comune è principalmente intesa a manifestare appoggio al popolo mauritano in questa transizione difficile, ma lungamente attesa, verso la democrazia, nella speranza che questo prezioso obiettivo sia conseguito amichevolmente, in pace ed entro i parametri temporali previsti e preliminarmente concordati con tutte le parti interessate.
Marie-Arlette Carlotti (PSE), autore. – (FR) Signor Presidente, il 3 agosto 2005 il regime dell’ex Presidente Ould Taya è stato rovesciato e un consiglio militare ha affermato di voler porre fine alle pratiche totalitarie e instaurare la democrazia. Avremmo potuto supporre, quindi, che fossero unicamente dichiarazioni intese a giustificare ciò che la comunità internazionale ha definito un colpo di Stato.
Poi ci siamo presto resi conto che non è stata versata neanche una goccia di sangue, che le autorità di transizione hanno intrapreso un dialogo con tutti i partiti politici e la società civile, hanno fissato un calendario elettorale e, cosa eccezionale, hanno deciso di presentarsi esse stesse alle prossime elezioni. Potremmo pertanto pensare che in Mauritania sta succedendo qualcosa e che questo, forse, è per il paese un’occasione per liberarsi della dittatura.
Ormai il nostro ruolo consiste nel sostenere il processo democratico in corso nel rispetto del calendario che gli stessi mauritani hanno stabilito e, in proposito, mi rallegro per l’ultimo scrutinio costituzionale tenutosi e accordo il mio appoggio alla CENI, la quale deve nondimeno fare in modo che tutti i mauritani possano ottenere documenti di identità per poter votare in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali e i mauritani all’estero possano partecipare ai futuri scrutini. Sostengo inoltre i partiti politici auspicando che abbiano i mezzi per esprimersi e condurre una campagna attorno a piattaforme elettorali che formulino proposte per migliorare la situazione del popolo mauritano.
Michael Gahler, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, quando si sente parlare di un altro rivolgimento in Africa, si tende sempre a pensare che un dittatore ne abbia sostituito un altro per continuare a saccheggiare il paese; fortunatamente, invece, quanto è accaduto in Mauritania dopo il colpo di Stato del 3 agosto 2005 sembra essere diverso.
Non solo si è concordato e rispettato un calendario con lo svolgimento di un referendum costituzionale in giugno dopo il colpo di Stato ed elezioni previste per il prossimo novembre, ma ogni cosa è avvenuta in accordo con tutte le parti politiche interessate, il consiglio militare, il governo di transizione e le neocostituite istituzioni come, ad esempio, la commissione elettorale indipendente. Ritengo che tutto ciò sia di per sé degno di nota, e una delegazione congiunta ACP-UE si è recata in loco per verificare la situazione, fornendo così un valido esempio di come nord e sud possano riunirsi per valutare problemi e situazioni di conflitto.
Ora che abbiamo concluso la procedura di cui all’articolo 96 con la Mauritania, vorrei che rendessimo di nuovo pienamente disponibili gli aiuti, sebbene occorra prestare attenzione al fatto che i proventi derivanti dalle riserve petrolifere, saccheggiate a seguito di un contratto siglato con una società australiana, figurino come entrate nel bilancio del paese in maniera che le sue risorse possano davvero essere messe a disposizione del popolo.
I principali problemi sono stati già descritti. Vi sono i profughi che devono rientrare nel proprio paese. Ve ne sono altri che devono tornare alle rispettive attività economiche in vari settori, e spero che tutti ci uniremo per sostenere questo paese mentre prosegue il suo cammino. Specialmente ora che pare che il paese abbia imboccato la giusta via, non dobbiamo perdere di vista la necessità di incoraggiare tutte le parti interessate affinché non la abbandonino.
Alain Hutchinson, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, rischiando di ripetere ciò che altri hanno detto prima di me, vorrei anch’io, a nome del mio gruppo, sottolineare l’importanza di ciò che sta accadendo attualmente in Mauritania e ricordare che, dal colpo di Stato, di cui molti hanno parlato in questa sede, il Parlamento non si è mai occupato della situazione di questo paese abbandonato un po’ da tutti. Ritengo quindi che la presente risoluzione giunga al momento opportuno, un momento in cui nel paese è appena iniziato un importante processo di democratizzazione.
Ciò che occorre sottolineare soprattutto oggi con la presente risoluzione è la volontà dell’Unione europea, e in particolare del Parlamento, di prestare attenzione alla situazione della Mauritania e alla sua evoluzione, contribuendo, per quanto possibile, all’avvio e alla prosecuzione del processo di democratizzazione, visto che di fatto, il 25 giugno scorso, è stato possibile tenere il referendum costituzionale. Ovviamente restano ancora alcuni doveri da assolvere da parte della Mauritania; in particolare, come rammentava poc’anzi l’onorevole Carlotti, vanno completate le liste elettorali, elemento citato nella risoluzione. Come Parlamento, ci rimane da avallare una richiesta formulata dalle autorità mauritane, ossia l’invio, da parte della Commissione, di una missione di osservazione elettorale in Mauritania per le prossime elezioni, quelle legislative e comunali di novembre e quelle presidenziali del prossimo marzo. Ritengo che ciò sia importante e che Parlamento e Commissione debbano intraprendere le iniziative necessarie al riguardo.
Peter Mandelson, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, a seguito del colpo di Stato dello scorso anno, l’Unione europea ha deciso di intraprendere consultazioni con la Repubblica islamica di Mauritania a titolo dell’articolo 96 dell’accordo di Cotonou riveduto.
La riunione di apertura, cordiale e costruttiva, ha visto la partecipazione di rappresentanti dei partiti politici e della società civile mauritani, ai quali è stata offerta l’opportunità di manifestare i propri punti di vista, nonché di un gruppo di ambasciatori dei paesi ACP. La Mauritania ha sottoscritto 23 impegni nel campo del rispetto dei principi democratici, dei diritti e delle libertà fondamentali, dello Stato di diritto e del buon governo. Un ulteriore impegno è stato assunto anche per ciò che riguarda sorveglianza e rendicontazione.
In occasione della riunione iniziale, la Commissione ha esortato le autorità mauritane a garantire la massima registrazione possibile dei votanti nel paese e all’estero, nonché la partecipazione al referendum costituzionale e alle varie elezioni previste durante il periodo di transizione.
La Commissione ha altresì incoraggiato la creazione di condizioni di parità a livello elettorale attraverso l’adozione di meccanismi equi di finanziamento dei partiti e l’assicurazione di un comportamento imparziale da parte dei militari, del governo di transizione, dell’amministrazione e dei giudici. Infine, la Commissione ha invitato le autorità di transizione a tener conto dei problemi passati, tra i quali il più importante è quello rappresentato dalle conseguenze della schiavitù e della violenza interetnica del periodo 1989-1990 che ha causato perdite notevoli in termini di vite umane e beni, nonché la fuga nei paesi limitrofi di decine di migliaia di cittadini mauritani.
Pur riconoscendo che la durata del periodo di transizione non consentirà alle nuove autorità di risolvere tutti i problemi, la Commissione le ha esortate a intraprendere interventi decisivi in tutti gli ambiti summenzionati. A giudizio della Commissione, gli impegni assunti dalla Mauritania hanno affrontato tutti i principali problemi con i quali il paese si vede confrontato. La loro formulazione da parte delle autorità si è ampiamente fondata sulle conclusioni dei seminari di concertazione nazionali svoltisi nel mese di ottobre 2005, ai quali hanno partecipato tutte le parti in causa e che hanno confermato un ampio consenso nazionale.
Gli sviluppi nell’assolvimento degli impegni assunti dalla Mauritania hanno permesso all’Unione europea di riconoscere che vi sono stati progressi continui e di concludere le consultazioni alla fine di maggio 2006. Tuttavia, considerate le misure ancora in sospeso, l’Unione europea intratterrà un dialogo politico più approfondito con il governo per un periodo di verifica di diciotto mesi. In tale contesto è previsto l’invio di missioni di osservazione elettorale per le prossime elezioni, nonché una prima missione di valutazione da parte della Commissione programmata per la prossima settimana.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà al termine delle discussioni di questo pomeriggio.