Presidente. L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0193/2006) dell’onorevole Gröner, a nome della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce per il periodo 2007-2013 il programma specifico “Lotta contro la violenza (DAPHNE) e prevenzione e informazione in materia di droga” come parte del programma generale “Diritti fondamentali e giustizia” [COM(2005)0122 – COM (2006)0230 C6-0388/2005 2005/0037A(COD)].
László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto esprimere i ringraziamenti della Commissione alle due relatrici, onorevoli Gröner e Angelilli, per l’ottimo lavoro svolto. Devo dirvi che sono stato molto lieto di accogliere la richiesta del collega, Franco Frattini, che mi ha pregato di sostituirlo almeno all’inizio del dibattito, perché questo è un argomento di grande importanza e che mi sta molto a cuore.
Desidero inoltre dirvi che la Commissione nutre grande interesse per il programma DAPHNE, volto a prevenire e combattere tutte le forme di violenza contro le donne, i bambini e i giovani. Sappiamo che anche per il Parlamento questo programma riveste molta importanza. DAPHNE ha dieci anni, ma la proposta della Commissione costituisce già la terza versione del programma. In questo arco di tempo il suo successo è stato ampiamente riconosciuto. Ha contribuito a finanziare diversi progetti che hanno permesso di compiere progressi nella lotta contro la violenza.
In virtù del loro interesse per DAPHNE, il Parlamento e molti settori della società civile hanno suggerito alla Commissione di presentare sotto un altro titolo le misure e le azioni di questo programma volte a prevenire l’abuso di droga. Come sapete, la Commissione ha accolto le richieste del Parlamento e il 24 maggio ha presentato due proposte di programma distinte.
DAPHNE II resterà in vigore fino al termine del 2008; ciononostante, è essenziale che DAPHNE III venga adottato entro la fine dell’anno in modo tale che le nuove forme di intervento previste dalla proposta di decisione, nonché gli stanziamenti di bilancio, che sono notevolmente maggiori rispetto al passato, possano essere utilizzati già all’inizio del prossimo anno.
Sono ansioso di assistere al dibattito odierno.
Lissy Gröner (PSE), relatore. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, secondo la proposta originale della Commissione, DAPHNE avrebbe dovuto essere un programma congiunto per la lotta contro la violenza e al contempo per la prevenzione e l’informazione in materia di droga. Per convincere la Commissione a ritirare questa proposta è stato necessario avviare una campagna precisa, corredata da dichiarazioni comuni della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere e le organizzazioni femminili, e sono davvero sollevata che questa decisione ci abbia permesso di evitare di confondere le problematiche della droga con quelle della violenza consentendoci di proseguire uno dei programmi più riusciti dell’Unione europea.
Finora, tuttavia, è stato possibile utilizzare DAPHNE I e II per finanziare solo il 17 per cento circa delle buone proposte che sono state presentate, il che dimostra l’ampiezza della domanda, ed è per questo che la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere chiede risorse supplementari.
Oggi lanciamo due messaggi molto chiari. Il primo è che l’Europa attribuirà maggiore importanza alla campagna contro la violenza e si asterrà dall’associarla ad altri aspetti. Il secondo è che riconosciamo e sosteniamo il prezioso lavoro svolto sul campo da organismi come le organizzazioni femminili e da una folta schiera di gruppi di autoaiuto, organizzazioni per i diritti umani, associazioni giovanili e dalle loro reti.
La violenza è in aumento nella vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda quegli aspetti che travalicano le frontiere, ed è questo il primo problema di cui si occupa il programma DAPHNE, che è stato creato proprio in risposta a tale situazione. Il movimento delle donne ha fatto una priorità di questioni quali la violenza domestica, l’abuso di minori e la tratta delle donne a fini di sfruttamento sessuale, e siamo riusciti a sviluppare molti progetti validi per far fronte a questi problemi, svolgendo altresì un’opera di sensibilizzazione pubblica su di essi, e non solo dai Campionati del Mondo in poi.
DAPHNE I e DAPHNE II hanno fornito informazioni preziose e uno dei risultati che ne sono scaturiti è stato che tutti i progetti sono confluiti in un kit di strumenti di facile impiego che è stato ora possibile trasmettere alle varie organizzazioni professionali; sono stati altresì messi a disposizione studi a un vasto pubblico di professionisti, nonché instaurati contatti che vanno ben oltre i confini europei.
Ora, però, dobbiamo dedicarci a nuovi compiti. DAPHNE III attribuisce molta più importanza allo sviluppo di reti. Stiamo assistendo a nuovi sviluppi nel campo della migrazione e dobbiamo svolgere un lavoro notevole sul fronte del traffico di esseri umani. Abbiamo proposto sostegno finanziario per una rete di mediatori per i bambini e la creazione di un numero unico di telefono di emergenza per i bambini di tutta Europa. Vogliamo inoltre rafforzare le reti delle organizzazioni che si occupano della violenza su Internet. L’elenco delle attività è molto lungo e quindi non è irragionevole seguire l’esempio del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica e chiedere tra i 120 e i 125 milioni a tal fine, e mi auguro che quest’Aula contribuirà a soddisfare la necessità che questa domanda riflette.
Durante l’ultima fase di DAPHNE, quest’Aula è riuscita a garantire la creazione di un servizio di assistenza dal quale abbiamo tratto un’esperienza molto positiva, poiché ha permesso alle organizzazioni di entrare in contatto le une con le altre a livello transfrontaliero e di trovare le persone giuste con cui parlare. Nel valutare l’ipotesi di creare un gruppo di riflessione, dovremmo anche avere accesso all’immensa riserva di conoscenza reperibile presso le organizzazioni, per attingervi e approfondirla.
Non vorrei però che DAPHNE venisse gravato di un onere eccessivo, e quindi vi invito alla cautela per quanto riguarda l’emendamento n. 56. E’ volto a definire chiaramente che i principali destinatari di DAPHNE sono i bambini, le donne e i giovani e ad escludere con altrettanta chiarezza categorie quali gli assistenti sociali, il personale addetto ai controlli di frontiera e la polizia. Il messaggio che intendo trasmettere è che non devono esserci dubbi sul fatto che i principali destinatari di DAPHNE devono essere le donne, i bambini e i giovani, benché possano esservi coinvolte anche altre persone, come si afferma nell’emendamento n. 57 e altrove.
Continuiamo a chiedere un Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne; è una richiesta che avanziamo da molto tempo, non da ultimo in DAPHNE I e II, e che continuiamo a riproporre con tenacia e costanza. Colgo l’occasione per chiedere che venga affrontata ogni forma di violenza, senza ambiguità o eccezioni. Questo è un obiettivo che la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere ha convenuto con la Commissione e mi auguro che potremo giungere a un accordo finale in materia con la Presidenza finlandese del Consiglio entro la fine dell’anno, come siamo effettivamente intenzionati e disposti a fare.
Roberta Angelilli (UEN), relatrice per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, per prima cosa mi voglio congratulare con l’onorevole Gröner e con tutti i colleghi che hanno lavorato a questa relazione. Ringrazio anche il Commissario per il suo sostegno e per le parole di questa mattina. Sono convinta che, con la collaborazione di tutti, si possano raggiungere importanti risultati, in questo caso sono stati raggiunti. Innanzitutto è stata garantita la continuità del programma DAPHNE, un programma importante e prezioso per la prevenzione e la lotta alla violenza su donne e minori, il quale in passato ha già ottenuto risultati significativi e in parte inaspettati. Inoltre per il programma è stata garantita una linea di bilancio ad hoc, distinta giustamente, come diceva anche la relatrice, dal programma per la lotta alla droga.
Vale la pena ricordare che, tra gli obiettivi possibili di DAPHNE, sono state fissate anche alcune importanti priorità, tra cui la lotta alla violenza domestica, un fenomeno in continuo e preoccupante aumento, e la piaga delle mutilazioni genitali. E’ stato inoltre importante precisare che il termine “bambino” o “fanciullo” comprende la fascia di età che va dai neonati ai diciotto anni, anche se, chiaramente, le azioni possono riguardare i giovani fino a venticinque anni.
Si è inteso anche specificare che la prevenzione della violenza, oltre che nei confronti dei minori, delle donne e dei gruppi a rischio, deve essere mirata anche ai neonati; i maltrattamenti sui neonati o il vero e proprio abbandono dei neonati sono infatti fenomeni in crescita esponenziale, sovente legati a situazioni di degrado psicologico e sociale; si tratta di fenomeni che potrebbero essere prevenuti assistendo e sostenendo le madri e le famiglie in estrema difficoltà.
E’ evidente che si tratta di obiettivi ambiziosi per i quali purtroppo è prevista una dotazione finanziaria inadeguata. Per concludere auspico che nella revisione di bilancio a medio termine a DAPHNE possano essere destinate risorse maggiori di quelle attuali; a tal fine, signor Commissario, contiamo anche sul suo impegno.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signora Presidente, dobbiamo riconoscere che, con la relazione indipendente che è stata presentata oggi, la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, proponendo il programma speciale per la lotta alla violenza contro i bambini, i giovani, le donne e i gruppi ad alto rischio, sta correggendo nella direzione giusta la proposta di decisione sul programma generale che, oltre a combattere la violenza e le reazioni animalesche tra esseri umani, promuove anche la prevenzione e l’informazione del pubblico in materia di droga come parte del programma generale intitolato “Diritti fondamentali e giustizia”.
La relatrice, onorevole Lissy Gröner, il presidente della commissione, onorevole Anna Záborská, e tutti i membri hanno sensibilmente e pressoché unanimemente definito i destinatari della protezione dalla violenza, ossia i gruppi più vulnerabili della società. Questo, però, non significa che tutte le categorie di persone che hanno subito torti e violenze non saranno protette indiscriminatamente.
Ecco perché il nostro gruppo, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, non condivide gli emendamenti che contengono elenchi di esempi e categorie di vittime. La maggior parte degli emendamenti della commissione sviluppa le conclusioni della valutazione dei due programmi precedenti, DAPHNE I e II, che nel complesso hanno ottenuto buoni risultati.
Poiché la dotazione finanziaria di DAPHNE III è, a nostro parere, soddisfacente nel quadro dell’accordo sulle prospettive finanziarie, dobbiamo attenderci che gli esiti delle azioni siano straordinari ed eradichino la violenza dalla società civile europea, non solo del 50 per cento, secondo quanto proposto dalla relatrice, ma, se possibile, la eliminino del tutto, con un lavoro e una cooperazione sistematici da parte delle autorità, delle agenzie locali, delle organizzazioni e della società civile.
Si prevede che nel complesso l’azione si basi su tre principi: prevenzione accompagnata da informazioni costantemente aggiornate, lotta contro le origini del male, cure/assistenza per le vittime e reintegrazione/riabilitazione degli autori dei reati.
Permettetemi tuttavia di osservare che, per andare a buon fine, il programma deve anche evitare di smembrare la questione in troppi punti focali ed evitare di sconfinare nel campo della criminalità in generale. Per questo il Partito popolare europeo non ha votato a favore dell’emendamento n. 69.
Ci si attendono risultati positivi anche dalla trasparenza sul coinvolgimento di organizzazioni non governative, che devono adottare azioni dall’efficacia comprovata e fornire il loro prezioso contributo nella cura delle ferite causate dalla violenza. Queste agenzie sono la Federazione europea per i bambini scomparsi, di cui fanno parte 19 organizzazioni, e la Rete europea dei bambini, che è riconosciuta negli Stati membri.
Ci auguriamo che il successo del nuovo programma tuteli la fattibilità dei programmi, quando i fondi di questi ultimi si esauriranno, e potremo così...
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Katerina Batzeli, a nome del gruppo PSE. – (EL) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Gröner sia per la sua relazione sia per i costanti sforzi tesi a rafforzare questo programma. Come tutti sappiamo, se a questo programma non verrà data l’ampia applicazione proposta nella relazione dell’onorevole Gröner, non potremo contenere né superficialmente né materialmente il fenomeno della violenza che è presente a tutti i livelli sociali, violenza che sta allargando il suo tessuto sociale e si sta estendendo costantemente agli ampi gruppi sociali che attualmente devono farvi fronte ed è per questo che, a mio avviso, l’Unione europea deve intensificare i propri sforzi.
Vorrei sottolineare che la Commissione ha attuato la scelta giusta decidendo di non fondere il programma DAPHNE III con il programma sulla prevenzione in materia di droga, posizione fermamente difesa dal gruppo socialista al Parlamento europeo e dall’onorevole Gröner.
Tuttavia, vorrei anche precisare che, nel leggere il bilancio per il 2007, siamo rimasti sorpresi dalla posizione del Consiglio che, rispetto alla proposta della Commissione, ha ridotto le risorse comunitarie destinate a DAPHNE III.
Se non vogliamo essere ipocriti verso le vittime della diffusione della violenza contro immigranti e rifugiati, bambini e neonati, dobbiamo rinvigorire e rafforzare la dotazione finanziaria di DAPHNE III, poiché questa politica di tagli è in netto contrasto con gli impegni assunti al fine di aggiornare e rafforzare ulteriormente il programma e garantire l’efficacia delle sue azioni.
Per essere efficace e costituire una priorità per l’Unione europea, una politica di lotta contro la violenza nei confronti delle donne, i bambini e i giovani deve essere accompagnata, oltre che dalla debita programmazione e organizzazione delle azioni da compiere, da risorse che ne consentano l’attuazione.
Maria Carlshamre, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, nella mitologia greca Dafne è la giovane donna che venne inseguita dal Dio Apollo. Quest’ultimo voleva abusare di lei, ma il suo tentativo fallì. Nel momento in cui Apollo la toccò, Dafne si trasformò in alloro e si salvò dallo stupro.
In seno al Parlamento europeo, il nome DAPHNE è sinonimo di un’iniziativa importante. Dieci anni fa, alla fine dell’estate del 1996, in Europa venne alla luce il cosiddetto caso Dutroux. Il ritrovamento dei corpi di diverse ragazze scomparse in una cittadina belga ci indusse seriamente a interrogarci sul da farsi per proteggere donne e bambini da chi abusa di loro o li sfrutta a fini di lucro.
Nell’aprile del 1997 un ampio numero di rappresentanti delle ONG, il Parlamento europeo, la Commissione europea, le agenzie preposte all’applicazione della legge e altri esperti si riunirono a Bruxelles per un’audizione su questi argomenti. Forse il risultato più importante di tale audizione fu l’impegno della Commissione ad avviare l’iniziativa DAPHNE. Questo significa tradurre le parole in fatti, dotare di un bilancio cospicuo la campagna contro la violenza.
L’idea sottesa al programma era alquanto semplice: fornire sostegno finanziario a progetti che raggruppassero le ONG di almeno due Stati membri al fine di instaurare una collaborazione nell’ambito della ricerca, raccogliere e analizzare dati, individuare e condividere buone pratiche, scambiare formazione e sviluppare reti, realizzare campagne di sensibilizzazione e informazione, ma prevedere anche azioni dirette a sostegno delle vittime della violenza ed elaborare linee guida e protocolli. Si tratta di obiettivi piuttosto semplici, e chi non potrebbe condividerli? Ma, come tutti sappiamo, la nostra società è caratterizzata da una sistematica svalutazione di ciò che le donne dicono, fanno e decidono. Questa struttura basata sul potere di genere influenza ogni settore ed è visibile soprattutto nel fenomeno della violenza degli uomini contro le donne. Per questo motivo, l’iniziativa DAPHNE è in costante pericolo fin dai suoi esordi. Va da sé che non dovremmo mischiare la lotta contro la violenza con la lotta agli stupefacenti; si tratta semplicemente di due aree diverse.
E’ la Commissione a gestire il progetto DAPHNE, ma in quest’Aula è Lissy Gröner che dobbiamo elogiare e sostenere quando discutiamo della “rinata” iniziativa DAPHNE. E’ lei una delle pioniere in quest’ambito. Ovviamente, la strada da percorrere è ancora lunga prima di riuscire a raggiungere la necessaria tolleranza zero nei confronti della violenza verso le donne e i bambini. L’importanza a lungo termine dell’iniziativa DAPHNE sta nel modo in cui può influenzare le organizzazioni di base, profondamente radicate in tutti gli Stati membri dell’Unione. La tolleranza zero è l’obiettivo e DAPHNE è uno dei mezzi per raggiungerlo.
Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, anche noi siamo grati alla relatrice. Ritengo che essere riusciti a evitare che DAPHNE e la campagna antidroga confluissero in un unico programma costituisca un successo strepitoso per le donne di tutta Europa. Nel realizzare tale obiettivo, quest’Aula ha lanciato un chiaro messaggio e ha nuovamente sottolineato la necessità che il programma per la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, dei bambini e dei giovani rimanga indipendente.
DAPHNE è un programma di modesta entità, ma di grande successo, che ha già permesso di compiere importanti progressi nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne. La violenza contro le donne non è un problema privato, bensì una questione di sicurezza interna. Il luogo più pericoloso per le donne sono le mura domestiche. “Famiglia” e “casa” possono essere sinonimi di pace e sicurezza per molti, ma milioni di donne soffrono, sono vittime di abusi, vengono torturate e addirittura uccise proprio all’interno della loro famiglia e della loro casa.
Si devono rispettare i diritti di tutti gli esseri umani, di qualunque genere essi siano, e la violazione dei diritti fondamentali delle donne non può essere giustificata in virtù né della cultura né della tradizione. Ne consegue che la violenza contro le donne non è solo un problema femminile, ma riguarda anche gli uomini, che devono assumersi le proprie responsabilità e intervenire per far fronte alla violenza contro le donne e porvi fine, non solo nelle zone di guerra, ma anche in camera da letto.
Non possiamo limitarci a estendere il programma DAPHNE per combattere la violenza contro le donne. Vorremmo che la Commissione producesse una direttiva indipendente e dimostrasse così che attribuisce la massima importanza politica alla campagna contro la violenza. Attendiamo da molti anni una proposta in tal senso. E’ davvero scandaloso che la Commissione ignori questa richiesta e trascuri la necessità di armonizzare la legislazione europea. E’ assolutamente fondamentale elaborare una direttiva indipendente e, giacché sono in argomento, permettetemi di dire che vorrei che oggi la Commissione spendesse qualche parola a proposito del fatto che noi, in quest’Aula, abbiamo approvato diverse risoluzioni, sia in occasione della Giornata internazionale della donna sia in altre circostanze.
Ci auguriamo anche che la Commissione e il Consiglio riescano a concludere quanto prima i negoziati su DAPHNE, in modo tale che il programma possa essere rifinanziato in tempo per il 2007. Per noi è anche importante, soprattutto in un momento come questo, in cui la paladina dei diritti delle donne Seyran Ates è stata costretta a chiudere il suo studio legale in Germania a causa di crudeli minacce, puntare i riflettori sulle violazioni dei diritti umani delle donne migranti, e affermare che in questi casi è prevista una “tolleranza zero”.
Eva-Britt Svensson, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare la relatrice, onorevole Gröner, per l’ottima relazione e per l’impegno con cui ha affrontato i problemi in questione. Vorrei inoltre ringraziare le colleghe della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere per l’abnegazione di cui danno prova in materia di lotta contro la violenza nei confronti delle donne.
Le donne e i bambini che sono vittime della violenza hanno bisogno del programma DAPHNE III. La violenza degli uomini contro le donne è un fenomeno trasversale a ogni gruppo sociale. Non ci si può limitare a individuare gruppi particolari o fattori particolari come l’abuso di droga e di alcol: la violenza contro le donne e i bambini avviene a ogni livello della società. Sebbene gli studi confermino, uno dopo l’altro, che la violenza è presente in tutti i gruppi sociali, molte persone continuano a rifiutarsi di vedere la verità, ovvero che la violenza viene perpetrata a ogni livello. Le leggende sul coinvolgimento di alcol e droghe continuano a prosperare. Se vogliamo combattere la violenza contro le donne, dobbiamo liberarci di leggende secondo cui sarebbero “loro” o gli “altri” o i “tossicodipendenti” ad abusare di donne e bambini. E’ altrettanto probabile che a commettere tali atti di violenza sia un nostro vicino di casa, collega di lavoro o parente.
Questo è uno dei motivi per cui il programma DAPHNE deve essere suddiviso in due programmi separati: un programma specificamente volto a prevenire e combattere la violenza contro le donne e i bambini e un altro finalizzato a prevenire l’abuso di narcotici e fornire informazioni in materia di droga. L’esistenza di un programma comune per questi due diversi problemi sociali contribuirebbe a perpetuare la leggenda secondo cui esisterebbe una connessione tra l’abuso di alcol e droga e la violenza degli uomini contro le donne. Questa convinzione porterebbe a credere che, risolvendo i problemi della droga e dell’alcol, risolveremmo anche il problema della violenza, ma non è così. Si tratta in entrambi i casi di problemi sociali che vanno risolti, ma per farlo occorrono misure diverse. Sono dunque lieta che la Commissione abbia accettato la suddivisione in due programmi separati.
Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica accorda pieno sostegno a questa relazione. Riteniamo particolarmente importante che il programma affronti anche la tratta di donne e bambini a scopi sessuali. Questo è importante perché dobbiamo fare tutto il possibile per combattere tale moderno commercio di schiavi. E’ anche importante per evidenziare il fatto che questa tratta degli schiavi è l’ennesimo esempio della violenza di cui sono vittime donne e bambini.
La relazione contiene due espressioni che vorrei venissero modificate. La prima di queste è “violenza domestica”, che a mio parere dovrebbe essere definita “violenza degli uomini contro le donne”, poiché è proprio di questo che si tratta. La violenza contro le donne non viene perpetrata solo tra le quattro mura domestiche. Le donne che vivono una relazione basata sulla violenza subiscono questa tortura fisica e psicologica 24 ore al giorno. L’altra espressione alla quale sono contraria è “vita privata”. Non vi è alcun motivo per distinguere la vita pubblica da quella privata. La perpetrazione della violenza contro le donne è un atto criminale, sia in pubblico che in privato.
Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signora Presidente, tanto per cominciare, vorrei soffermarmi sulla suddivisione del documento DAPHNE in due programmi distinti. Si tratterebbe di una iniziativa valida, se l’intenzione fosse quella di svolgere un’indagine accurata sul problema della tossicodipendenza e della violenza e sulla loro prevenzione, anziché avere una percezione soggettiva del problema senza riuscire a cogliere le vere cause di questi mali sociali.
La violenza è un problema serio e, analogamente a quanto avviene per altre patologie, il modo più efficace per combatterla è eliminare le cause e i fattori di rischio. Tra questi figurano indicatori neurobiologici e caratteristiche quali egoismo, ostilità, impulsività, irritabilità, anedonia, scarsa intelligenza, bassa reattività del cervello agli stimoli, nonché mancanza di rispetto per i valori e comportamento antisociale.
Dobbiamo essere consapevoli che la crescente piaga degli atti di aggressione, dei disturbi mentali, delle personalità immature e delle dipendenze deriva non solo da uno stile di via edonistico, ma scaturisce anche dal prevalere di una visione materialistica del mondo che non comprende il ruolo dello sviluppo spirituale nell’individuo. Le vaste conoscenze di cui disponiamo finora hanno scarsa attinenza con i principali fattori ambientali che influenzano lo sviluppo di una personalità equilibrata. Uno di questi fattori è una famiglia sana e affettuosa, preferibilmente completa e composta da molti bambini, dove questi ultimi siano desiderati e amati e imparino a vivere con e per gli altri.
Lydia Schenardi (NI). – (FR) Signora Presidente, ogni giorno milioni di donne sono vittime di abusi di ogni genere, tra cui violenze da parte di membri del loro nucleo familiare, intimidazioni sul posto di lavoro, crudeltà mentale, sfruttamento sessuale e prostituzione coatta.
Nell’UE, una donna su cinque è vittima di cosiddetti abusi domestici, ovvero di atti di violenza perpetrati dal marito o dal compagno. Non dimentichiamo, però, che queste cifre tengono conto solo della violenza denunciata. In realtà, la paura, la vergogna e l’accesso limitato ai servizi pubblici sono fin troppo spesso all’origine della mancata denuncia di taluni atti di violenza. Per di più, alcuni tipi di violenza non vengono presi in considerazione perché non corrispondono alle definizioni canoniche e non sono ritenuti reati poiché vengono giudicati argomenti tabù.
Il programma DAPHNE per la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, proposto dal Parlamento e dal Consiglio oltre sei anni fa, contempla ogni forma di abuso, oltre alla violenza domestica, subito dalle donne in tutto il mondo. A questo proposito, occorre rilevare il fatto che la vasta maggioranza di tali abusi riguarda culture e società precise, in particolare l’islam e i paesi in cui vige la legge islamica, e in cui la lapidazione, la mutilazione dei genitali, l’immolazione e il matrimonio forzato sono parte della cultura, della religione e delle usanze.
Il programma DAPHNE deve orientare i propri sforzi verso la lotta per il diritto all’informazione della donna, la protezione e la punizione degli autori della violenza e contribuire a cambiare certe mentalità e usanze barbare che purtroppo esistono ancora in molti paesi governati dalla legge islamica.
Amalia Sartori (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io esprimo la mia soddisfazione per questo provvedimento. Proprio alla luce del dibattito che questa mattina ho ascoltato in Aula, ho sentito con piacere come molte hanno espresso un’esigenza che condivido fino in fondo: tendere ad una direttiva dell’Unione europea sulla violenza.
E’ arrivato il momento di armonizzare le legislazioni su questo tema e in attesa che ciò avvenga, la Commissione, con gli strumenti che a quanto ci dicono stanno elaborando, deve già da ora definire una posizione molto chiara e molto rigorosa sulle politiche che l’Unione e i suoi Stati membri devono applicare, con cui vogliamo distinguerci chiaramente rispetto a questi temi.
E’ vero che in questi anni è stato fatto molto sul tema della parità, i singoli Stati dell’Unione europea hanno legiferato in tante materie, però sono rimasti dei buchi neri, che riguardano proprio questo tema. Al riguardo dobbiamo operare con politiche chiare e definite perché, anche se tutte noi ci troviamo d’accordo nel proporre la tolleranza zero verso la violenza, non tutte ci troviamo d’accordo sugli strumenti da utilizzare per raggiungere questo obiettivo. Allora, proprio per ovviare a questa politica tanto rischiosa, i programmi che saranno finanziati con DAPHNE debbono rispondere a politiche chiare e rigorose definite dall’Unione.
Teresa Riera Madurell (PSE). – (ES) Signora Presidente, anch’io vorrei congratularmi con la relatrice per il lavoro svolto e dire che separare il programma DAPHNE III dal programma di prevenzione e informazione in materia di droga, conformemente alle richieste del Parlamento, era indispensabile per il buon funzionamento di DAPHNE. Di fatto, riuscire a realizzare questa separazione è stato un successo della relatrice; in questo modo il programma DAPHNE, che è uno strumento di sostegno essenziale per le organizzazioni di donne che lottano contro la violenza di genere, acquisisce forza e visibilità.
Oltre all’incremento di bilancio già citato, desidero segnalare alcuni contributi importanti della relazione dell’onorevole Gröner: in primo luogo, l’inclusione specifica della tratta di esseri umani e della prostituzione coatta come forme di violenza, e l’esplicito riferimento alle mutilazioni genitali e ai delitti d’onore come forme di violenza di genere con gravissime conseguenze per la salute. La violenza nei confronti delle donne in nessun caso deve essere giustificata quale manifestazione di tradizioni o pratiche culturali e mi sembra altresì molto importante che tra le vittime della violenza di genere figurino anche i bambini e le bambine che vedono le loro madri picchiate.
La relazione è molto puntuale anche nel chiedere che il programma presti speciale attenzione a determinati gruppi di donne, quali profughe, migranti, donne che vivono in stato di povertà, portatrici di handicap e anziane, poiché si tratta di categorie maggiormente esposte alla violenza. E’ inoltre molto importante che la relazione proponga di includere tra le azioni che possono apportare un valore aggiunto europeo la definizione di una base giuridica per la lotta contro le violenze nei confronti delle donne. Al contempo, occorre altresì definire obiettivi concreti, come quello di dimezzare nel prossimo decennio il numero di vittime della violenza e della tratta di esseri umani.
Onorevoli colleghi, l’Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne può indubbiamente favorire la sensibilizzazione e la condivisione delle buone prassi; pertanto è molto importante che il programma DAPHNE promuova anche questa iniziativa.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Signora Presidente, sostengo pienamente l’eccellente proposta della relatrice di suddividere i programmi di sostegno finanziario in due programmi specifici. In questo modo si garantirà che entrambi i programmi siano più mirati e che ciascuno ottenga i livelli di visibilità e finanziamento che merita.
Il programma DAPHNE costituisce un importante strumento per contribuire alla sensibilizzazione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne, i bambini e i giovani. In Irlanda, come altrove, la violenza contro le donne è un problema molto grave; i dati emersi da diverse relazioni, infatti, evidenziano che una donna su quattro ha subito qualche forma di violenza sessuale nel corso della propria vita. I finanziamenti erogati tramite DAPHNE hanno avuto un impatto positivo sul lavoro di molti gruppi di donne irlandesi. Purtroppo, però, i fondi nazionali per i servizi di prima assistenza alle donne e ai bambini non sono ancora adeguati e le strutture di accoglienza per i soggetti a rischio sono ancora insufficienti.
Vorrei soffermarmi su alcuni degli emendamenti proposti esprimendo il mio particolare sostegno al riguardo. Sono lieta di constatare che, nell’emendamento n. 14, insieme ad altri gruppi vulnerabili, è stata inserito uno specifico riferimento alle donne portatrici di handicap quali soggetti particolarmente vulnerabili alla violenza. E’ quindi indispensabile garantire l’adozione di misure volte a proteggere le vittime di molteplici discriminazioni.
L’emendamento n. 14 cita anche le donne che vivono in stato di povertà in comunità rurali o periferiche. Si devono allestire servizi di divulgazione in modo tale che queste donne e questi bambini possano avere accesso ai servizi necessari ed essere protetti dalla violenza.
Accolgo inoltre con favore i riferimenti di questa relazione alla tratta di esseri umani e alla prostituzione coatta, ai bambini che assistono ad atti di violenza e ad azioni specifiche destinate a evitare il maltrattamento dei neonati.
In ultima analisi, tuttavia, che si tratti di neonati o anziani, cittadini o migranti, appartenenti a comunità rurali o urbane, nessuno deve essere esposto alla violenza. Anzi, la lotta contro la violenza dovrebbe collocarsi nel contesto della protezione dei diritti fondamentali garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Infine, vorrei accordare pieno sostegno alla promozione dell’Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne: l’opera di sensibilizzazione è fondamentale.
Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE). – (ES) Signora Presidente, un anno e mezzo fa la Spagna si è posta all’avanguardia dell’Europa in termini di lotta contro la violenza degli uomini nei confronti delle donne, approvando una legge integrale in materia. Ciononostante, nell’anno in corso si sono finora già registrati 51 decessi riconducibili a questa piaga, a questo tipo di violenza. Di conseguenza, è logicamente impossibile sentirsi soddisfatti.
La legge era necessaria, come abbiamo detto, ma purtroppo, come possiamo constatare, una legge non è sufficiente. L’essenza di questo tipo di violenza è radicata nel profondo delle mentalità e delle culture che di tali mentalità sono vittime e non bastano un anno, né un documento, per cambiare la situazione.
DAPHNE, quindi, il cui obiettivo è combattere ogni tipo di violenza, è uno strumento fondamentale e non possiamo né dobbiamo rinunciarvi. Si devono combattere molte forme di violenza contro le donne: traffico di persone, aggressioni fisiche e psicologiche, pratiche quali la circoncisione del clitoride o la femminilizzazione della povertà, e molte altre. Tutte richiedono interventi urgenti e strumenti che, per quanto numerosi siano o sembrino, non saranno mai sufficienti.
Dobbiamo dunque esortare ancora una volta i governi a risvegliarsi dal loro letargo europeo, a capire che non è possibile fare di più con meno fondi e che, per quanto riguarda la violenza in generale e la violenza degli uomini contro le donne in particolare, non possiamo pretendere grandi azioni se non forniamo anche i mezzi e le risorse necessarie per poterle realizzare.
Dotare DAPHNE di risorse e di importanza politica non è una formalità puramente burocratica. L’obiettivo ultimo di DAPHNE, non dimentichiamolo, è salvare vite e, benché questo programma, analogamente alla legge spagnola contro la violenza, non sia sufficiente, è tuttavia indispensabile.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) E’ estremamente importante adottare questa relazione dell’onorevole Gröner, con cui desidero congratularmi per il lavoro svolto. Il programma DAPHNE può aiutare a prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e a proteggere le vittime, un’area che deve essere rafforzata. In questo modo verrà garantita la continuità dei precedenti programmi DAPHNE e se ne estenderà l’ambito di applicazione.
La violenza contro le donne, la sofferenza che comporta e la morte che in molti casi ne scaturisce non possono più essere tollerate. Questa è una lotta che richiede sforzi e interventi costanti, e non va confusa con altre azioni. Per difendere risolutamente i diritti delle donne, il programma DAPHNE III deve mantenere la propria autonomia, come proposto nella relazione in esame, e, se vogliamo contrastare con maggiore efficacia la violenza fisica, sessuale e psicologica, compresa quella associata al traffico di esseri umani a scopi di sfruttamento sessuale, nonché la violenza domestica e le minacce di tali atti, di cui le donne, i giovani e i bambini sono le vittime principali, dobbiamo stanziare più fondi.
Occorre adottare azioni preventive avviando campagne di sensibilizzazione, quali ad esempio l’Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne, ma è altrettanto necessario intervenire a sostegno delle vittime. La definizione di obiettivi chiari e credibili per ridurre efficacemente la violenza implica un maggiore intervento della politica pubblica e un maggiore sostegno finanziario a favore delle organizzazioni impegnate in questa lotta. Da qui il rafforzamento che abbiamo proposto e che speriamo venga approvato.
Johannes Blokland (IND/DEM). – (NL) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei congratularmi con l’onorevole Gröner per la sua relazione, che contiene molte proposte valide. Mi riferisco sostanzialmente all’eliminazione di tutte le questioni correlate agli stupefacenti. L’uso di droghe e la violenza sono stati mantenuti separati, nonostante una certa sovrapposizione, per buone ragioni. L’accento posto sulla lotta contro il traffico di esseri umani è, a mio parere, l’altra grande conquista di questo programma. Vorrei però cogliere l’occasione per sottolineare l’importanza di interventi concreti.
Agli sforzi che molti hanno compiuto per intervenire contro la prostituzione coatta e la tratta di esseri umani nel periodo della Coppa del Mondo non sono seguite azioni costruttive da parte dei soggetti interessati. Si spera che quest’Aula e la Commissione possano, di comune accordo, convincere ed eventualmente costringere gli Stati membri, le ONG e i cittadini a rispettare i diritti degli esseri umani per ridurre questo tipo di sfruttamento.
Sono meno entusiasta riguardo ai pareri sull’assegnazione delle responsabilità. Sono profondamente convinto che non spetti ai governi interferire nella vita privata delle persone senza buone ragioni. Questo tipo di intervento sarebbe giustificato solo se venissero oltrepassati i confini del diritto penale. Poiché questi confini variano da uno Stato membro all’altro, spetta ad ogni singolo paese garantirne il rispetto in materia.
Giacché è impossibile giustificare un ruolo attivo dell’Europa in quest’ambito, il mio gruppo ha chiesto una votazione per parti separate per diversi di questi emendamenti, ai quali sarò favorevole dopo che saranno stati espunti tali elementi.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signora Presidente, è sconvolgente che nel mondo una donna su tre sia vittima della violenza a un certo punto della propria vita, e vorrei formulare alcune osservazioni al riguardo.
In merito alla violenza commessa dai giovani, è intollerabile che questi ultimi possano detenere armi e utilizzarle per infliggere ferite e commettere gesti ancora più gravi e che possano circolare tra loro droghe da consumare durante le feste e altri stupefacenti; occorre dunque formare i nostri insegnanti alla prevenzione della violenza, del furto, del vandalismo e dell’uso di droga.
Un altro promotore della violenza è Internet, che non solo permette ai depravati di entrare in contatto con le loro potenziali vittime, ma offre anche, sui vari siti sull’argomento, informazioni dettagliate sulla perpetrazione di atti di violenza. A mio avviso è in quest’ambito che si devono intensificare i procedimenti penali.
Infine, non posso esimermi dal commentare la violenza che attualmente domina le comunità di immigranti. Le persone che provengono da ambienti culturali caratterizzati da un atteggiamento sostanzialmente diverso nei confronti della violenza – e con questo intendo un approccio arcaico – credono di potere mantenere la loro maggiore propensione alla violenza anche all’interno dell’Unione europea; ne consegue che a soggetti potenzialmente violenti deve essere impedito di entrare nell’UE e che la rinuncia alla violenza deve diventare una priorità dell’integrazione.
Anna Záborská (PPE-DE). – (SK) Permettetemi innanzi tutto di porgere un cordiale benvenuto alla delegazione di donne, provenienti dalla regione italiana del Lazio, che sta seguendo la nostra discussione dalla galleria.
Per cominciare vorrei ricordare il successo che abbiamo ottenuto insieme. Grazie alla stretta e buona cooperazione instauratasi tra Parlamento e Commissione, quello che in origine era un programma comunitario in due parti – lotta alla violenza contro le donne e lotta contro le droghe – è stato ora diviso. In questo modo abbiamo sottolineato la grande importanza di ciascuna delle due battaglie. Desidero esprimere la mia gratitudine al Commissario Frattini e al suo gruppo, e in particolare alla relatrice Gröner per l’ottimo lavoro svolto, nonché a tutti i colleghi della commissione per la loro collaborazione. Sono orgogliosa di questa conquista.
Il programma DAPHNE, tuttavia, non sarà efficace finché gli uomini – sia quelli tra le mura domestiche sia quelli impegnati nella vita pubblica e politica – non parteciperanno attivamente al processo. A tale proposito, apprezzo le iniziative avviate dalle Presidenze di Austria e Finlandia a favore del coinvolgimento degli uomini nella promozione della parità di genere.
Dal 1946 sono state approvate decine di regolamenti, eppure la violenza è ancora in aumento. Mi auguro che questo non sia solo l’ennesimo regolamento, poiché sappiamo tutti che non sarà possibile risolvere il problema limitandosi ad intraprendere azioni amministrative e a finanziare sporadiche campagne a breve termine contro la violenza nei confronti delle donne e dei bambini. Occuparsi solo delle conseguenze non basta. Dobbiamo concentrarci sulla prevenzione nonché sull’istruzione sistematica e sulla promozione del rispetto e della dignità dell’essere umano. Solo e soltanto così otterremo risultati. Dobbiamo concentrarci sul trattamento cui devono essere sottoposti i soggetti violenti non appena manifestano inclinazioni alla violenza; altrimenti, l’utilizzo dei fondi di DAPHNE sarà inefficace, se non del tutto inutile.
Vorrei concludere soffermandomi sulla violenza nei confronti dei bambini, fenomeno a sua volta contemplato dal programma DAPHNE. Mentre parliamo, nei Paesi Bassi un partito di pedofili sta promuovendo la propria agenda al fine di legalizzare la pedofilia e l’attività sessuale con i bambini – a patto che questi ultimi siano consenzienti. Quasi tutti tacciono sull’argomento. Mi chiedo perché...
Se non riusciremo a far valere i nostri strumenti giuridici e a utilizzare il sostegno dei politici per porre fine all’abuso di minori, non vinceremo mai la battaglia contro la violenza nei confronti delle donne e dei bambini.
Pia Elda Locatelli (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto voglio esprimere soddisfazione per l’accordo raggiunto tra la commissione FEMM e la commissione LIBE, accordo fatto proprio dalla Commissione e per questo ringrazio il Commissario Frattini, per suddividere il contenuto del programma di cui stiamo discutendo in due programmi specifici.
Detto questo, voglio esprimere condivisione, piena condivisione, con la relazione Gröner con cui mi congratulo, e nel farlo sottolineo un emendamento che ritengo particolarmente importante, precisamente quello che indica tra i destinatari dell’azione di sensibilizzazione le autorità nazionali, regionali e locali. Spiego anche il perché: alcuni giorni fa, a Milano, si sono verificati casi di violenza nei confronti di giovani donne; naturalmente gli episodi di violenza hanno suscitato sdegno, ma sono stati anche espressi alcuni commenti che ancora una volta confermano un convincimento, piuttosto diffuso anche tra le autorità, secondo cui vi è una sorta di corresponsabilità delle vittime nell’azione violenta.
Vi ricordate tutti, vero, la sentenza cosiddetta dei jeans, ecco, tra i commenti cito quello del prefetto di Roma che ha dichiarato che l’ultimo episodio, due ragazze francesi violentate dopo aver accettato un passaggio da due sconosciuti, è una cosa più che altro dovuta all’imprudenza.
Questa affermazione, rivelatrice di un modo di pensare, al di là delle intenzioni sicuramente buone del prefetto, secondo il quale, se una donna è violentata almeno in parte è responsabilità sua. Ma essere imprudenti è un reato? Non credo, e non vorrei che si ritornasse ai tempi in cui si invitavano le donne a restare a casa la sera per non essere imprudenti.
Ecco, voglio ricordare che stiamo parlando di programmi per garantire lo sviluppo dell’Unione europea come spazio di libertà, sottolineo “libertà”, insieme a sicurezza e giustizia.
Lena Ek (ALDE). – (SV) Signora Presidente, onorevoli colleghi, in questo giorno di fine estate del 2006 è una grande sconfitta trovarsi ancora qui a parlare della violenza basata sul genere, degli omicidi d’onore e delle mutilazioni genitali. Questo dato di fatto dimostra che, in realtà, tali comportamenti sono ancora in qualche modo accettati all’interno della società e che non ce li siamo ancora lasciati alle spalle. Infatti, finché non converremo che la violenza, sia fisica sia psicologica, è anche una violazione dei diritti umani di donne e bambini, milioni di loro saranno proprio vittime di questo abuso.
Un modo per dimostrare che siamo decisi a ritenere inaccettabile questo comportamento consiste nell’approvare e dare risonanza agli accordi internazionali esistenti: la Convenzione ONU sui diritti delle donne, la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e lo strumento rappresentato dal programma DAPHNE. Sono inorridita nel sentire che il gruppo Indipendenza/Democrazia voterà contro alcune parti di questo programma.
Minacce, violenze e altri oltraggi che prevedono pratiche terrificanti quali la mutilazione dei genitali vengono talvolta spiegati e giustificati tutti sulla base della tradizione e della cultura. Questo significa che dobbiamo stimolare un dibattito nei posti di lavoro, nelle scuole, a tavola e anche tra i soldati preposti al mantenimento della pace che mandiamo all’estero a nome delle Nazioni Unite.
Dobbiamo sostenere i paesi con cui abbiamo stipulato accordi. Ho affrontato proprio questo argomento con alcune donne a Kiev, in Ucraina, solo sabato scorso. Ho anche discusso a lungo della questione con gruppi di donne turchi. C’è molto da fare in quest’ambito. La relazione odierna contiene diverse proposte molto costruttive.
Dobbiamo inoltre riesaminare l’entità delle pene. In Svezia, ad esempio, la pena massima per gravi reati sessuali sui bambini è pari a quella comminata per i casi di truffa aggravata. Vi è un ampio margine di riflessione sulla questione.
New York è riuscita a ridurre i reati commessi contro le donne e la violenza perpetrata contro di esse. Lo considero un primo passo verso la possibilità di fare altrettanto in Europa, ma per riuscirci dobbiamo convenire sull’inammissibilità e sull’atrocità di questa situazione.
Georgios Karatzaferis (IND/DEM). – (EL) Signora Presidente, il semplice fatto che stiamo parlando di violenza contro le donne nel 2006 dimostra che siamo in declino. Duemilacinquecento anni fa, nella Repubblica di Atene, ai tempi di Socrate, non esistevano reati né violenza contro le donne. Tali atti venivano considerati inaccettabili mentre, a duemilacinquecento anni di distanza, assistiamo a questa violenza, a questa violenza incontrollata contro le donne.
Dobbiamo pertanto adottare determinate misure. Non so se il programma DAPHNE sia sufficiente o se siano necessarie altre azioni. Le pene devono diventare subito più severe. Le pene contro chi violenta una donna, infatti, non sono severe. Oggi, nel 2006, la prostituzione femminile è più diffusa rispetto a 50 anni fa, dopo la guerra.
Oggi, la metà di tutte le donne che arriva nel nostro paese, la Grecia – che non è un paese ricco –, dai paesi dell’ex blocco orientale, è estradata. Questo è un reato. Per combattere la violenza contro le donne, quindi, dobbiamo innanzi tutto combattere la povertà che porta alla violenza.
Dobbiamo lottare efficacemente contro le droghe. Il mio paese ha più morti per eroina di qualunque altro ed è il più povero della zona euro. Dobbiamo dunque pensare seriamente alla prevenzione e all’adozione di pene efficaci per i colpevoli.
Christa Prets (PSE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, come abbiamo già sentito dire oggi, DAPHNE è il principale programma di lotta contro la violenza e quindi è ancor più importante tenerlo separato dal programma antidroga. Se avessimo aggregato questi due programmi ne sarebbero sicuramente scaturiti ancora più malintesi e incomprensioni sulle finalità dell’Unione europea, soprattutto tra le persone interessate, e sono lieta che ciò non accadrà.
Questo è un programma riuscito e deve essere proseguito, quanto più visibilmente e comprensibilmente possibile, come risposta all’aumento della violenza, e la separazione prevista è utile a tal fine. Sono altresì certa che non sia solo stimolante, ma anche necessario raddoppiarne il bilancio, poiché questo programma costituisce un ampliamento della serie di obiettivi e azioni. Vorrei soprattutto evidenziare la campagna contro il traffico di esseri umani, in particolare contro la tratta di donne e bambini, che richiede un alto livello di sorveglianza e molto lavoro, considerata la necessità di reti estese e delle risorse finanziarie di cui bisogna disporre a tal fine.
Desidero quindi accordare il mio incondizionato sostegno alla proposta dell’onorevole Gröner, volta a estendere i progetti di cooperazione al fine di includervi i paesi terzi, in quanto la cooperazione con i paesi d’origine è fondamentale.
Nonostante tutto questo, DAPHNE non è altro che una goccia nell’oceano. E’ soprattutto negli Stati membri che la campagna contro la violenza deve continuare con maggior vigore e deve anche essere sancita dalla legge. A questo proposito vorrei citare la legge sullo sfratto, che viene applicata da diverso tempo in Austria, e anche in molti altri paesi, e che costringe chi commette atti di violenza a lasciare la propria abitazione. Vorrei altresì menzionare la legge antiadescamento attualmente in vigore in Austria, volta ad affrontare la questione della violenza psicologica, problema che non viene ancora preso sul serio.
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Andrzej Tomasz Zapalowski (IND/DEM). – (PL) Oggi discutiamo ancora una volta della lotta contro la violenza. Potrebbe sembrare inutile affrontare nuovamente la questione, eppure non lo è affatto. Ogni anno, migliaia di donne e bambini sono vittime del traffico di esseri umani all’interno dei confini comunitari a fini di sfruttamento sessuale. Si parla tanto di prevenzione e di fornire sostegno alle vittime. Tuttavia, che cosa fanno i servizi responsabili di gestire questo fenomeno?
Ovviamente vengono adottate azioni a scopi esclusivamente di facciata che, oltre ad avere una risonanza a livello mediatico, producono ben pochi altri risultati. Che cosa dire a proposito dei campi di lavoro che sono stati allestiti in un grande Stato membro europeo che si affaccia sulla costa del Mediterraneo e in cui, secondo la stampa, lavoravano 20 000 persone provenienti da altri Stati membri? Queste persone vi lavoravano per quindici ore al giorno. Le baracche in cui vivevano erano circondate da filo spinato e sorvegliate da guardie armate. Le persone che si rifiutavano di lavorare venivano addirittura uccise. Gli stupri, perpetrati davanti agli occhi dei coniugi, erano all’ordine del giorno.
Nonostante gli interventi dei servizi diplomatici e gli appelli di chi è riuscito a fuggire, la polizia è intervenuta solo a distanza di alcuni mesi. Eppure i cittadini illuminati dell’Unione europea hanno beneficiato di questo lavoro forzato. E’ possibile che le autorità locali non ne fossero al corrente? Dopo tutto, la questione riguardava migliaia di persone. Questi fatti sono avvenuti alcune settimane fa.
Ci troviamo pertanto a discutere di questioni importanti che avrebbero dovuto essere risolte molto tempo fa. Alcuni, come il leader dei socialisti, creano scompiglio a livello internazionale per il mancato consenso a tenere dimostrazioni controverse, eppure chiudiamo gli occhi dinanzi all’emergere di una nuova forma...
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Zita Gurmai (PSE). – (HU) E’ vergognoso che oggi la violenza contro le donne sia divenuta un fenomeno di portata mondiale, che non conosce confini nazionali. Questa violenza provoca sofferenze enormi e distrugge la vita di milioni di donne e, di conseguenza, di famiglie intere. Soltanto in Europa, una donna su cinque è vittima della violenza, le cui conseguenze sono riscontrabili nei danni riportati dalla loro salute fisica e mentale e da quella dei loro figli e dei membri della loro famiglia. La violenza può infatti annidarsi in contesti familiari apparentemente pacifici nonché nell’intimità del posto di lavoro, nei sempre più rigidi modelli di comportamento tra i sessi, nelle molestie sessuali e nella forma più crudele in cui si manifesta, la prostituzione coatta, che è la versione di schiavitù del mondo contemporaneo.
Non possiamo ignorare il fatto che innumerevoli forme di comportamento violento e sessualmente degradante derivano da alcune tradizioni e usanze sociali che sono inammissibili per gli europei. Tra queste figurano la mutilazione forzata dei genitali e l’istituzione del matrimonio forzato. Purtroppo, questi comportamenti inaccettabili hanno fatto la loro comparsa anche nell’Unione europea. Tutti questi fenomeni violano sostanzialmente i diritti umani, che costituiscono una delle pietre miliari delle Comunità europee e dell’Unione. La difesa di questi diritti richiede la cooperazione delle autorità giudiziarie e delle autorità preposte all’applicazione della legge, nonché l’azione congiunta degli Stati membri e delle Istituzioni europee.
Il programma DAPHNE III può contare su un ampio sostegno pubblico poiché, solo durante i Campionati del mondo, la nostra campagna contro la prostituzione coatta è riuscita a raccogliere 100 000 firme e l’aiuto del Commissario Frattini, nonché la collaborazione volontaria delle forze di polizia dei paesi interessati. Se siamo riusciti a mantenere pulito lo sport, dobbiamo anche sforzarci di mantenere la pace e la pulizia della vita familiare e trovare la forza necessaria per agire a livello comunitario.
Britta Thomsen (PSE). – (DA) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero ringraziare la relatrice, onorevole Gröner, per l’eccellente relazione sul programma DAPHNE III. La violenza contro le donne è un problema di grandi dimensioni che è sempre più diffuso nei paesi dell’Unione europea. La vita di molte donne e dei loro figli viene distrutta dalla violenza e, in particolare, dalle minacce di violenza. Ogni anno in Europa muoiono centinaia di donne a causa della violenza domestica e, come se non bastasse, si registrano diversi casi di tentato omicidio. E’ quindi estremamente importante che la violenza contro le donne e i bambini figuri tra i punti salienti dell’agenda comunitaria. La violenza contro le donne e i bambini è un problema speciale che richiede iniziative speciali e soluzioni speciali.
La proposta del Parlamento si concentra sugli abusi che vengono commessi giorno dopo giorno tra le mura domestiche e sui cambiamenti che costringeranno i parlamenti nazionali a prendere posizione su questi gravi problemi. Occorre un programma incentrato esclusivamente sulla violenza, che possa contribuire a pubblicizzare questo problema e al contempo a promuovere un dibattito pubblico sull’argomento. Il tabù e il silenzio che circondano la violenza vanno contrastati e gli Stati membri devono compiere uno sforzo imponente per informare le persone – sia le vittime sia gli autori della violenza – su come ottenere aiuto. Il tabù è inoltre un grande ostacolo in relazione al lavoro preventivo e dobbiamo aprire gli occhi dei cittadini europei sulle molte vittime che vivono nel terrore quotidiano di essere aggredite. La violenza non è una questione privata, a prescindere dalla sfera della vita in cui viene commessa e da chi la compie e indipendentemente che avvenga all’interno della famiglia o in ambito pubblico oppure che si tratti di un caso di violenza da parte dello Stato.
La violenza contro le donne assume molte forme: violenza fisica, psicologica e sessuale, prostituzione coatta e traffico di donne. Il principale obiettivo delle attività dell’Unione europea per contrastare la violenza è prevenire e combattere tutte le forme di violenza al fine di eliminare completamente questa forma di reato che costituisce anche una grave violazione dei diritti umani. La lotta contro la violenza deve essere riconosciuta come parte della protezione dei nostri diritti e delle nostre libertà fondamentali.
Iratxe García Pérez (PSE). – (ES) Signora Presidente, innanzi tutto dobbiamo accogliere con favore la proposta presentata su iniziativa dell’onorevole Gröner e della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, che promuove questo programma specifico, poiché in questo modo si riconosce l’entità del problema e si definiscono misure specifiche per prevenire e combattere la violenza di genere.
Occorre dotare le donne dei mezzi e delle risorse necessarie per sfuggire a una realtà che, anno dopo anno, uccide centinaia di donne in tutti i paesi dell’Unione. La violenza contro le donne e i bambini è una violazione dei diritti fondamentali di base e, inoltre, non dobbiamo dimenticare che tale violazione diventa ancora più grave quando interessa determinati gruppi, quali le minoranze e le persone che vivono in stato di povertà o che sono portatrici di handicap.
Gli allarmanti dati sulle vittime di questa violenza ci obbligano ad attuare un’autentica rivoluzione sociale, perché non possiamo dimenticare che, dietro le statistiche e i numeri, si trova la storia di migliaia di donne che giorno dopo giorno subiscono le vessazioni di chi abusa di loro semplicemente perché sono donne. Pertanto, oggi dobbiamo difendere con fermezza un programma specifico che permetta di progredire nella soluzione di un problema sociale su cui devono mobilitarsi tutti i poteri pubblici; verrà così favorito un cambiamento che consentirà di conseguire una società più ugualitaria.
Il governo spagnolo ha attuato una legge contro la violenza di genere, assumendosi un chiaro impegno nella lotta contro questa piaga sociale. Benché tale legge non possa certamente porre fine dall’oggi al domani alla realtà di cui sono vittime le donne, costituisce un sostegno importante.
Questa è la strada che deve percorrere il resto dell’Unione, assumendo impegni netti nella convinzione che restare a braccia conserte in questo momento significa voltare le spalle a migliaia di donne che aspettano una risposta da noi.
Presidente. – La prossima oratrice avrebbe dovuto essere l’onorevole Lévai. Nemmeno lei, però, a quanto pare è presente in Aula. Con questo si conclude l’elenco degli oratori. Nel dare la parola al Commissario Frattini, gli porgo le mie scuse per l’indisciplinatezza dell’Assemblea, che è attribuibile alla nostra impazienza di passare alla votazione. Tuttavia, signor Commissario, la relatrice e l’intero Emiciclo sono interessati ad ascoltare quanto avrà da dirci.
Devo informare l’onorevole deputata che non posso aggiungerla all’elenco degli oratori. No, mi dispiace, ma non era al suo posto quando l’ho chiamata. Questo vale sia per lei sia per l’onorevole Kauppi.
(Applausi)
E’ una questione di educazione, onorevole Kauppi, essere presenti in Aula non solo per usufruire del proprio tempo di parola, ma anche per ascoltare gli altri.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, intervengo per una mozione di procedura sull’organizzazione dell’ordine del giorno. Ho contattato la segreteria delle sedute all’incirca alle 11.15 di questa mattina e mi è stato detto che il mio tempo di parola sarebbe stato rinviato alle 21.00.
Appena ho visto che il mio nome era stato inserito nell’elenco, ho stampato il mio intervento, mi sono precipitata verso gli ascensori e sono venuta qui, perché mi sono resa conto che dovevo presentarmi in Aula prima delle 21.00! Ovviamente capisco di non potere utilizzare il mio tempo di parola ora, ma mi dispiace davvero che la Segreteria abbia comunicato così tardi ai deputati che il dibattito sarebbe proseguito anziché terminare alle 11.30, come previsto. Non è così che si trattano i colleghi in quest’Aula.
Presidente. – Onorevole Kauppi, sono deputata al Parlamento europeo da diversi anni. So che è difficile conoscere con esattezza l’ora alla quale si dovrà intervenire, ma ripeto, con tutta la debita umiltà, che io personalmente – lei potrà essere di parere diverso – trovo educato seguire la discussione, assistendovi prima di prendere la parola. Se ogni volta fosse così, questa situazione non si verificherebbe. Il suo nome è apparso sullo schermo, come quello di altri deputati – ad esempio quello dell’onorevole Geringer de Oedenberg – che si sono stupiti per l’assenza di alcuni colleghi. Il loro tempo di parola è stato dunque anticipato di cinque minuti. Non posso fare nulla al riguardo. Posso solo invitare tutti coloro che devono prendere parte a un dibattito a essere presenti in Aula fin dall’inizio della discussione. Se così fosse, lei non si troverebbe più in una situazione simile. Questo vale per tutti coloro che non erano in Aula quando ho pronunciato i loro nomi. Ho chiamato cinque o sei persone che oggi non erano presenti e che quindi non hanno potuto parlare.
Generalmente, quando abbiamo molto tempo a disposizione, sono lieta, come ogni altro Vicepresidente, di aggiungere altri nomi al termine del dibattito. Oggi, però, questo non sarà possibile, perché dobbiamo votare sulla relazione.
Vorrei ora dare la parola al Commissario Frattini.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signora Presidente, onorevoli deputati, mi scuso con tutti voi per il ritardo del mio volo stamani per Strasburgo, che non mi ha permesso di seguire la prima parte del dibattito, seguito però dal collega Kovács.
In via generale esprimo un sincero apprezzamento per il modo con cui Parlamento e Commissione hanno lavorato sul programma DAPHNE negli ultimi mesi. Ringrazio vivamente anche la relatrice e la presidente della commissione per i diritti delle donna, le quali sanno bene che circa un anno fa avevo espresso fin dal primo momento una condivisione all’idea di separare la parte DAPHNE dedicata alle violenze contro le donne e i bambini dalla quella dedicata alla lotta alla droga, onde evitare confusioni improprie di materia.
Sono molto soddisfatto che oggi si registri un accordo generale al riguardo e che in modo più serio, più forte, con risorse circa il doppio di quelle previste in passato, si possa porre l’accento sul tema della prevenzione, della reazione contro tutte le forme di violenza che colpiscono bambini e donne.
Credo in particolare che la Commissione sia, non solo pronta, ma anche ben felice di continuare a cooperare strettamente con il Parlamento nelle attività di esecuzione, nel senso di informare costantemente il Parlamento su come i programmi DAPHNE vengono assegnati e quale sia il risultato concreto dei programmi e dei progetti che vengono poi finanziati.
C’è un tema importante che ho ascoltato nell’ultima parte del dibattito da alcuni onorevoli parlamentari: precisamente il ruolo degli Stati membri e il ruolo dell’Europa.
Signora Presidente, onorevoli deputati, il tema mi è sembrato particolarmente importante dato che non si può sottolineare solamente il ruolo degli Stati nazionali, delle polizie, delle magistrature nel perseguire e punire i fatti di violenza a livello nazionale: occorre una forte voce europea contro ogni forma di violenza che colpisce ormai in maniera crescente i bambini e le donne!
Ecco perché il programma DAPHNE è necessario, ecco il suo valore aggiunto, che non toglie niente al dovere delle polizie nazionali, al dovere degli organi di magistratura di perseguire e punire a livello nazionale i singoli casi di violenza, ma non possiamo rinunciare a far sentire la voce dell’Europa di fronte ad una criminalità sempre più transnazionale e contro le donne, ad esempio in tutte le forme di traffico destinato alla prostituzione forzata, o i bambini per tutto quello che riguarda l’orribile crimine della pedofilia che diventa sempre più un crimine transnazionale. A quanti nutrono ancora qualche dubbio va detto che il valore aggiunto dell’azione europea in questa materia è chiaro ed evidente.
Formulo ora pochissime osservazioni su alcuni emendamenti, in cui sono sottolineati alcuni tipi particolari di violenza. Occorre fare attenzione a non escludere altri tipi di violenza, ma in che senso? Nel senso che, se nel testo del progetto facciamo riferimento solo ad alcuni tipi di azioni per le quali DAPHNE può concedere finanziamenti, rischiamo di escludere altre forme di violenza per le quali pure DAPHNE deve erogare un finanziamento. Preferirei una formulazione più generale, che riguardi prevenzione e reazione a tutti i tipi di violenza, senza specificarne alcuni e quindi senza il rischio di escluderne altri.
Un emendamento particolare riguarda la federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati. Un emendamento di compromesso proposto, l’emendamento 72, conferma la possibilità di finanziare questa federazione, ma aggiunge un’altra organizzazione denominata Enoc. Sono favorevole all’emendamento di compromesso che, da un lato permette di concedere finanziamenti a organizzazioni già operanti e ben individuate, ma dall’altro con questa seconda organizzazione si allarga un po’ la tipologia degli enti potenziali beneficiari di un finanziamento.
Due ultime osservazioni: la prima, si parla molto di una linea telefonica europea per aiutare bambini in difficoltà. L’iniziativa è estremamente importante e oggi posso comunicare che stiamo già preparando un progetto di decisione quadro. Ci eravamo impegnati, mi ero impegnato a farlo, quando presentai a voi la comunicazione sui diritti dei bambini in giugno, oggi posso dirvi che la preparazione della decisione quadro sulla linea telefonica unica europea è in corso e molto presto la presenteremo concretamente. E’ un’iniziativa che aiuterà molto davvero, quindi ringrazio anche coloro che nel dibattito hanno fatto riferimento a questo.
L’ultimo tema è stato toccato da alcuni onorevoli parlamentari, l’idea di avere una direttiva europea contro la violenza sulle donne. Apprezzo molto l’idea, è molto interessante, ma ho un’unica preoccupazione: cercare una base giuridica appropriata. Dobbiamo trovarla, non so se nei trattati esista una base giuridica adeguata per una direttiva contro la violenza sulle donne, se riuscissimo a risolvere questo aspetto della base giuridica, sarei politicamente molto favorevole all’idea di armonizzare almeno le linee guida europee per punire severamente i casi di violenza criminale contro le donne.
E’ un inizio di riflessione che potremo riprendere. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo dibattito e resto pronto a continuare a cooperare con voi su questi temi.
Presidente. – Grazie molte, signor Commissario.
Onorevoli colleghi, vorrei solo ricordare a chi prima non era presente in Aula per quali motivi oggi abbiamo avuto problemi con l’organizzazione del dibattito. Il Commissario Mandelson ha deciso di parlare per 28 minuti invece dei 12-15 minuti massimi previsti. Dobbiamo chiarire questi dettagli nelle relazioni tra il Parlamento e la Commissione. Oggi non possiamo fare nulla, ma sono questi imprevisti a causare i problemi. Mi scuso per il ritardo del turno di votazioni.
Lissy Gröner (PSE), relatore. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, a nome della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, vorrei ringraziarla ed esortarla seriamente a mettere in atto ciò di cui ha appena parlato a proposito dell’elaborazione di uno strumento giuridico volto a combattere attivamente la violenza contro i bambini, le donne e i giovani. Oggi questa proposta è stata sostenuta da quasi tutti i gruppi parlamentari. Le chiedo di avviare subito questo dibattito in modo che sia possibile giungere al più presto a un risultato. Può contare sulla nostra cooperazione.
Presidente. La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alle 12.00.
Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)
Véronique Mathieu (PPE-DE). – (FR) Grazie al programma DAPHNE sono stati compiuti notevoli progressi nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne, dei giovani e dei bambini. Strumento fondamentale ai fini della sensibilizzazione e dell’introduzione delle buone pratiche, DAPHNE ha permesso di ottenere l’aiuto delle ONG sensibilizzando contestualmente l’opinione pubblica su forme di violenza a lungo considerate tabù.
Al di là di tali risultati, che devono essere consolidati e promossi attraverso maggiori finanziamenti, questa è la prova concreta del valore aggiunto di un’azione avviata a livello europeo, che ci ricorda che l’idea originale dell’Europa è quella di un gruppo politico fondato su valori fondamentali come la protezione di persone vulnerabili. Oggi è questa l’essenza dell’impegno europeo, e non il potere economico.
Oltre ai dichiarati “obiettivi ambiziosi” desideriamo rilevare la necessità di obiettivi chiari e credibili volti a ridurre ulteriormente la violenza, poiché resta molto da fare. Possiamo dunque accogliere con favore i servizi di assistenza forniti alle organizzazioni interessate, nonché l’estensione degli aiuti a un maggior numero di ONG, esigenza scaturita dalla proliferazione internazionale della criminalità organizzata.
Vorremmo precisare che i programmi finanziati da DAPHNE devono il loro successo al coinvolgimento delle parti interessate, che effettuano l’indispensabile lavoro di prossimità e di seguito.