Presidente. – L’ordine del giorno reca la comunicazione della Commissione sull’adesione della Bulgaria e della Romania.
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione ha appena adottato la sua relazione finale sull’adesione di Bulgaria e Romania. La nostra conclusione è che entrambi i paesi sono in grado di assumersi i diritti e gli obblighi dell’adesione all’Unione europea il 1° gennaio 2007.
(Applausi)
L’adesione di Bulgaria e Romania sarà un evento storico: il completamento del quinto allargamento dell’Unione europea, che persegue ulteriormente la riunificazione della nostra famiglia europea.
In quest’occasione desidero congratularmi con i popoli e le autorità della Bulgaria e della Romania per tutti gli sforzi che hanno compiuto al fine di ottemperare alle condizioni di adesione all’Unione europea. Desidero altrettanto ringraziare voi, onorevoli parlamentari, per il ruolo costruttivo svolto dal Parlamento. Il Parlamento europeo è sempre stato un convinto campione dei vantaggi politici, economici e culturali dell’allargamento. Il vostro sostegno ha contribuito a diffondere la pace, la stabilità e la prosperità in Europa.
L’ultimo allargamento in ordine di tempo, come i precedenti, si è dimostrato un grande successo. Esso ha confermato che l’allargamento dell’Unione, se gestito con cura, produce una situazione equamente vantaggiosa per gli Stati membri esistenti e per i nuovi aderenti. L’allargamento stimola la crescita economica e la coesione sociale e rafforza il ruolo e l’influenza dell’Unione europea nel mondo.
La preparazione di Bulgaria e Romania è il diretto risultato dei notevoli progressi che i due paesi hanno compiuto nel corso di pochi anni, e in particolare dalla nostra ultima relazione a maggio. La Commissione prende molto sul serio la sua responsabilità di custode dei Trattati. Innanzi tutto dobbiamo proteggere il funzionamento dell’Unione europea. La consacrazione della data di adesione per il 2007 per la Bulgaria e la Romania si basa su una valutazione rigorosa, equa e obiettiva, come il Commissario Rehn spiegherà nel dettaglio tra un attimo.
La Bulgaria e la Romania hanno trovato la risposta giusta alla nostra severa condizionalità, affrontando gli ambiti che avevamo evidenziato in maggio e realizzando così notevoli avanzamenti. Tuttavia, la relazione odierna descrive anche alcuni settori nei quali i due paesi devono ancora progredire sostenendo l’attuale spinta riformista fino all’adesione e oltre. La Commissione ha elaborato una serie di misure di accompagnamento per l’adesione di Bulgaria e Romania.
In particolare la Commissione istituirà un meccanismo di cooperazione e verifica dei progressi in materia di riforma del sistema giudiziario e di lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. Il meccanismo in questione contiene parametri di riferimento specifici che devono essere rispettati. La Commissione riferirà regolarmente al Parlamento e al Consiglio sui progressi ottenuti. Su tale base la Commissione, se del caso, potrebbe invocare le clausole di salvaguardia stabilite nel trattato di adesione.
La Commissione ha a disposizione ulteriori misure di accompagnamento, che garantiranno il corretto funzionamento dell’Unione fino e oltre l’adesione dei due paesi. Le regole dell’Unione europea ci offrono uno strumentario completo che ci consente di contrastare i rischi potenziali nei paesi dell’adesione e negli attuali Stati membri e di affrontare preoccupazioni quali la sicurezza alimentare o la gestione del denaro dei contribuenti europei.
L’applicazione rigorosa di tali misure di accompagnamento pone in evidenza l’importanza che abbiamo attribuito alla condizionalità lungo tutti i preparativi all’adesione da parte dei due paesi. Siamo pertanto convinti che, ancora una volta, l’allargamento procederà senza strappi, in un modo che rafforzerà e non comprometterà il funzionamento dell’Unione europea.
E’ importante garantire che con la realizzazione dell’allargamento continuiamo ad essere in grado di funzionare in modo efficiente. Vorrei cogliere l’opportunità per affermare la mia posizione in merito ai futuri allargamenti. Dopo il completamento del quinto allargamento, con l’adesione di Bulgaria e Romania, credo che qualunque ulteriore allargamento dovrà essere preceduto da un consolidamento istituzionale. Questo è il modo per garantire che la nostra Unione allargata funzioni in modo efficiente ed armonioso. In ogni caso, il Trattato di Nizza già di per sé richiede un adeguamento del nostro impianto istituzionale con l’adesione del ventisettesimo membro. Le conclusioni del Consiglio europeo del giugno scorso hanno indicato il cammino per tale consolidamento istituzionale e spero che lo realizzeremo entro la fine del 2008. Nel seguire tale calendario, rispetteremo i nostri impegni nei confronti dei paesi ai quali abbiamo prospettato la possibilità dell’adesione e realizzeremo l’obiettivo strategico di rafforzare la pace, la democrazia e la prosperità nel nostro continente.
Siamo ansiosi di veder realizzato questo storico evento dell’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea nel 2007. Mi aspetto che entrambe contribuiranno energicamente al processo dell’integrazione europea.
(Applausi)
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero unirmi alle congratulazioni rivolte dal Presidente Barroso a Bulgaria e Romania per questo storico avvenimento. Nel corso degli ultimi mesi i due paesi hanno dimostrato di essere preparati ad entrare nell’Unione europea. La chiave di tale successo è stata la corrispondenza tra i notevoli sforzi da parte bulgara e romena e l’incoraggiamento e il sostegno da parte dell’Unione. Desidero altresì associarmi al Presidente Barroso nel ringraziare il Parlamento europeo per il suo continuo supporto a favore di un processo di adesione all’Unione graduale e gestito attentamente.
L’assenso della Commissione si basa su un sistema di condizionalità ancora più rigoroso che in passato. In particolare, nel corso degli ultimi due anni Bulgaria e Romania hanno reagito energicamente al nostro sistema di condizionalità. Ciò ha prodotto una trasformazione degna di nota, con un’accelerazione delle riforme in molti settori nel corso degli ultimi tre o quattro mesi. La strategia che abbiamo elaborato insieme a maggio, dunque, ha dato i suoi frutti, a beneficio dell’Europa, della Bulgaria e della Romania.
La relazione odierna si concentra su quei settori per i quali avevamo richiesto ulteriori progressi in maggio. La maggioranza dei preparativi generali da parte di Bulgaria e Romania erano già stati completati per tale data.
In termini di criteri politici, la Bulgaria ha portato avanti la riforma del sistema giudiziario. Il quadro giuridico è migliorato, ad esempio tramite l’adozione di norme che stabiliscono procedure obiettive per la nomina e la valutazione dei magistrati, elemento importantissimo ai fini dell’indipendenza della magistratura. I preparativi in corso della riforma costituzionale a tale riguardo sono altrettanto i benvenuti.
Grazie agli sforzi tesi a contrastare la corruzione, un maggior numero di funzionari ha dovuto dichiarare i propri rapporti patrimoniali e sono stati creati ispettorati interni per le frodi. Il Procuratore generale ha continuato a adoperarsi con impegno per quanto riguarda le richieste di revoca dell’immunità dei membri del Parlamento.
Nella lotta contro la criminalità organizzata sono stati assunti più specialisti e sono andate a segno diverse azioni contro reti criminali. Tuttavia, il numero di procedimenti giunti a buon fine è ancora ridotto e il tasso di attuazione dei procedimenti penali deve ancora essere migliorato.
La Romania ha compiuto ulteriori progressi nella riforma del sistema giudiziario e i risultati sono tangibili e positivi. L’interpretazione e l’applicazione del diritto è oggetto di un ulteriore esercizio di armonizzazione e il numero degli addetti nel sistema giudiziario sta aumentando.
Si registrano sviluppi definiti e tangibili nella lotta contro la corruzione. La responsabilità penale è stata estesa alle persone giuridiche e le norme sul finanziamento dei partiti sono state inasprite. Ciò ha portato ad ulteriori indagini imparziali e alla formulazione di accuse di corruzione ad alto livello.
La relazione pone in evidenza un numero limitato di casi nei quali si renderanno necessari ulteriori progressi concreti nei prossimi mesi, prima dell’adesione e oltre. Pertanto la relazione indica anche le misure di accompagnamento che la Commissione introdurrà al momento dell’adesione, nel caso in cui le preoccupazioni rimaste non siano state risolte.
La Commissione istituirà un meccanismo di cooperazione e verifica del progresso in materia di riforma del sistema giudiziario e lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. A tale scopo, come ha affermato il Presidente Barroso, sono stati definiti dei “parametri di riferimento” che tengono conto della situazione particolare di ciascun paese. Tale meccanismo consente alla Commissione di aiutare i paesi a portare avanti le riforme con vigore e rigore e a verificare che i progressi attesi si realizzino di fatto.
La Commissione chiederà inoltre a Bulgaria e Romania di riferire semestralmente sui progressi compiuti con riferimento a questi parametri specifici, fino a quando non saranno rispettati. La prima relazione dovrebbe essere presentata entro la fine di marzo 2007. In seguito relazioneremo al Parlamento europeo e al Consiglio entro il giugno 2007. La Commissione applicherà altresì le misure di salvaguardia previste nel trattato di adesione nel caso uno dei due paesi non si conformasse adeguatamente ai parametri. La relazione sottolinea inoltre che le norme dell’UE contengono le garanzie indispensabili per la corretta gestione dei Fondi strutturali e agricoli dell’UE.
Il nuovo regolamento sui Fondi strutturali offre i meccanismi per garantire che i fondi, che ovviamente sono soldi del contribuente europeo, siano spesi in modo regolare. I pagamenti possono essere bloccati, sospesi o annullati se la Commissione sospetta o individua casi di irregolarità o frode, incluse pratiche di corruzione. Oltre a questa gamma di misure di salvaguardia per i fondi UE, possono essere introdotte rettifiche finanziarie in caso di irregolarità isolate o sistemiche nei controlli finanziari ordinari.
Sussiste tuttora il rischio che i preparativi per la gestione dei fondi agricoli non siano completati in tempo per l’adesione. A titolo precauzionale abbiamo adottato disposizioni specifiche per assicurare la buona gestione di tali fondi da parte di Bulgaria e Romania.
Ciò lascia ai due paesi il tempo di completare i preparativi per il 2007. Al contempo, in caso contrario, la Commissione potrà ridurre i pagamenti nel 2007. Ovviamente speriamo di non dover ricorrere a tale meccanismo, che deve essere visto come un incentivo sia per la Bulgaria sia per la Romania.
Quanto alla terza misura di salvaguardia, la sicurezza alimentare, alcune disposizioni sono in vigore a causa di malattie degli animali e rimarranno in vigore anche dopo l’adesione. In seguito all’adesione potrebbero rendersi necessarie restrizioni nell’uso di taluni sottoprodotti di origine animale. Le aziende alimentari del settore del latte, della carne e del pesce non in regola potrebbero vedersi negato l’accesso al mercato interno, ma potranno produrre per il mercato nazionale con un’apposita etichetta. Dopo tre anni dovranno adeguarsi alla normativa UE oppure chiudere.
Ho sottolineato le garanzie sufficienti offerte dall’acquis e dal trattato di adesione. Pertanto confido che la Bulgaria e la Romania arricchiscano l’Unione senza compromettere il buon funzionamento delle politiche comunitarie e delle Istituzioni. Gli interessi dell’UE e dei nostri cittadini possono essere salvaguardati e i soldi dei contribuenti europei protetti.
Nel complesso, la Bulgaria e la Romania meritano un encomio per gli sforzi enormi e i risultati ottenuti nell’adeguamento della loro legislazione e amministrazione alle norme e alle regole dell’Unione europea. Sulla base del progresso compiuto, la nostra relazione dimostra che entrambi i paesi saranno pronti per aderire all’Unione nel 2007. Le misure di accompagnamento suggerite garantiranno la continuità e l’irreversibilità delle riforme nei due paesi.
Confido che possiamo contare sul vostro sostegno per facilitare la rapida conclusione della ratifica del Trattato di adesione negli Stati membri rimanenti. La Bulgaria e la Romania si sono impegnate molto per aderire all’Unione europea e meritano le nostre congratulazioni e un calorosissimo benvenuto.
(Applausi)
Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la Bulgaria e la Romania sono una parte essenziale del quinto allargamento dell’Unione europea. E’ noto che il nostro obiettivo è stato accogliere entrambi i paesi come Stati membri il 1° gennaio 2007. In tal senso la comunicazione della Commissione può essere accolta con soddisfazione.
Durante l’intero processo di allargamento sono state prese in considerazione le opinioni del Parlamento europeo sulla preparazione di Bulgaria e Romania ad entrare nell’Unione. A nome della Presidenza, desidero ringraziare l’Assemblea per il considerevole contributo apportato riguardo all’adesione all’Unione da parte di entrambi i paesi.
L’Unione europea ha seguito attentamente i progressi che i due paesi hanno compiuto adottando finalmente le riforme e ottemperando, ai sensi del trattato di adesione, agli obblighi che lo status di membri comporta. Il Consiglio europeo di giugno, nell’encomiare Bulgaria e Romania per le riforme recentemente attuate, invitava entrambi i paesi a compiere un ulteriore sforzo per risolvere in modo decisivo e senza indugi i problemi ancora pendenti menzionati nell’ultima relazione della Commissione sui progressi compiuti presentata in maggio.
La Presidenza finlandese ha incoraggiato i due paesi ad affrontare le questioni irrisolte, tra cui in particolare la riforma del sistema giudiziario, la criminalità organizzata, la corruzione e le iniziative amministrative in numerosi ambiti chiave. Le riunioni del Consiglio di associazione sono state un’occasione per valutare i progressi realizzati rispetto all’acquis comunitario e hanno chiaramente dimostrato che le riforme necessarie devono essere finalmente adottate e attuate senza indugio.
Gli incontri delle commissioni parlamentari miste hanno altrettanto svolto un ruolo centrale in questo contesto.
La Presidenza prende atto delle raccomandazioni contenute nelle relazioni della Commissione. Desideriamo lodare sia la Bulgaria sia la Romania per gli sforzi tesi a soddisfare i requisiti dell’adesione. La Bulgaria e la Romania dovrebbero ora affrontare senza ritardi tutti i problemi ancora aperti. So che i due paesi stanno già cercando di risolvere questi problemi.
Il Consiglio è a conoscenza dei piani della Commissione circa le misure di salvaguardia e le verifiche progressive che potrebbero essere adottate in forza degli articoli 37 e 38 del trattato di adesione in caso di progressi insufficienti in tali ambiti.
Il Consiglio propone ora di svolgere un esame approfondito della comunicazione e delle raccomandazioni della Commissione e di procedere ad una valutazione completa delle questioni principali. Nell’intraprendere tali compiti il Consiglio ovviamente terrà altrettanto conto delle opinioni espresse dal Parlamento europeo.
Il processo di ratifica del trattato di adesione è ormai a buon punto e confidiamo che sarà completato per tempo.
Signor Presidente, sebbene il futuro allargamento dell’Unione abbia più a che fare con il prossimo punto all’ordine del giorno, vorrei ricordare che nel giugno 2006 il Consiglio europeo ha ribadito che avrebbe mantenuto gli impegni in essere. La Presidenza finlandese agirà sulla base di tali decisioni.
(Applausi)
Hans-Gert Poettering, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, Commissario Rehn, signora Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei accoglie favorevolmente la proposta della Commissione sull’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea il 1° gennaio 2007. La Bulgaria e la Romania sono due grandi nazioni con una cultura europea e con l’adesione entreranno a far parte della nostra famiglia europea. Nel nostro gruppo – come pure negli altri – abbiamo già deputati nazionali della Bulgaria e della Romania. I bulgari sono rappresentati dall’onorevole Cappone, i romeni dall’onorevole Marinescu, e negli ultimi mesi abbiamo sviluppato una buona cooperazione.
A nome del mio gruppo vorrei esprimere il nostro apprezzamento sia alla Bulgaria che alla Romania – ai governi, ma in particolare ai cittadini dei due paesi – per i grandi sforzi compiuti negli anni trascorsi dal crollo del comunismo. Quando un paese è stato per quaranta, cinquant’anni sotto il dominio del comunismo, senza uno Stato di diritto, senza un’amministrazione a questo ispirata e senza una magistratura indipendente, ci rendiamo conto, considerando tutti questi aspetti, di quale grande sforzo hanno dovuto compiere questi due popoli, al pari degli altri paesi ex comunisti. Quando dalla cosiddetta “vecchia” Europa guardiamo con occhio critico a questi paesi, qualche volta vorrei che ci ricordassimo le grandi cose che hanno realizzato e esprimessimo apprezzamento.
(Applausi)
Tutto considerato riteniamo equilibrata la proposta che avete presentato, Presidente Barroso e Commissario Rehn, e desidero ringraziare in particolare il Commissario Rehn per il suo impegno davvero franco nel corso degli ultimi anni. Da un lato si prevede l’adesione al 1° gennaio 2007, ma dall’altro non possiamo trascurare che rimane ancora molto lavoro da fare. Sarebbe irresponsabile, non soltanto nei confronti dei cittadini dell’attuale Unione europea, ma anche nei confronti della Bulgaria e della Romania, tacere tutto il lavoro che non è stato ancora completato.
Il Presidente Barroso e il Commissario Rehn hanno detto entrambi che sussistono gravi deficit nell’utilizzazione delle sovvenzioni europee, che esiste il rischio della corruzione, che nella lotta alla criminalità organizzata e nella sicurezza interna si registrano ancora seri problemi. Il Commissario Rehn ha ricordato espressamente che l’attuazione dei procedimenti penali lascia ancora sensibilmente a desiderare. Ciò significa che le leggi sono in vigore, ma devono essere ancora applicate. Inoltre i tribunali devono perseguire le violazioni gravi e i responsabili devono essere puniti. A questo aspetto torneremo, tra le altre cose, in quanto i due paesi dovranno presentare tra sei mesi una relazione sui progressi compiuti.
Il Commissario Rehn ha affermato, mi pare molto saggiamente, che si spera che le cosiddette clausole di salvaguardia – potremmo definirle disposizioni transitorie – non debbano essere applicate. L’invocazione di tali clausole dipenderà dall’avanzamento delle riforme. Se le riforme, che devono essere portate avanti energicamente anche dopo il 1° gennaio 2007, non saranno completate, si applicheranno le clausole di salvaguardia. Dobbiamo tenerne conto costantemente.
Ai cittadini della Bulgaria e della Romania voglio dire, nel mezzo di tutta la gioia per l’adesione, che l’Unione europea in cui entreranno il 1° gennaio 2007 non è proprio il paradiso in terra. Anche con altri paesi abbiamo visto che una volta divenuti membri dell’Unione europea il loro entusiasmo è visibilmente scemato. Ovviamente non occorre che siate entusiasti per l’Europa, ma dovreste sempre sostenerla e dobbiamo tutti essere consapevoli che nell’Unione europea possiamo avere un futuro comune nel XXI secolo soltanto in un’Unione basata su valori comuni e capace di agire. Spero che in questi due paesi che si accingono a aderire, in Bulgaria e in Romania, ma anche negli altri paesi dell’Unione europea, questa consapevolezza non vada mai perduta.
Il Presidente Barroso, a giusto titolo, ha parlato di un consolidamento istituzionale dell’Unione europea che deve anticipare qualunque allargamento. A nome della componente Partito popolare europeo del nostro gruppo confermo il nostro appoggio al consolidamento istituzionale, ma in questo siamo ambiziosi: vogliamo che i principi e la sostanza del Trattato costituzionale, inclusi i suoi valori, diventino una realtà giuridica e dunque politica. Questa è la vera agenda dei prossimi mesi e anni che ci attendono, dunque lavoriamo insieme in questa direzione! Con questo spirito diamo un caloroso benvenuto alla Bulgaria e alla Romania.
(Applausi)
Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando nella mia circoscrizione elettorale mi chiedono perché sono favorevole all’adesione di Bulgaria e Romania, nonostante i numerosi problemi che non siamo ancora riusciti a superare con l’ultimo allargamento, nonostante la Costituzione non sia stata adottata, nonostante le tante questioni in sospeso nei due paesi, non cerco di dare una risposta parlando di questo o quel problema. Questo è il compito del Commissario Rehn, e oggi lo ha svolto. In Bulgaria e in Romania esistono ancora numerose questioni da risolvere. Esistono svariati problemi da descrivere, per i quali i governi devono impegnarsi a trovare una soluzione, convincendo la gente che è necessario realizzare le riforme. Tutto ciò si sta facendo ed è necessario. Occorre colmare le lacune.
Ma non è questo il momento di parlare dei problemi. L’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea il 1° gennaio 2007 continuerà in Europa un’opera d’integrazione che non ha pari nel mondo. I nostri nonni e le nostre nonne erano orgogliosi dell’integrazione dell’Europa occidentale. Perché noi non possiamo essere orgogliosi dell’integrazione di tutta l’Europa che portiamo avanti con la discussione odierna? La Bulgaria e la Romania fanno parte dell’Europa, e condivido l’affermazione dell’onorevole Poettering secondo cui dobbiamo accoglierle tra noi. A nome del mio gruppo dichiaro che diamo loro il benvenuto.
(Applausi)
Si tratta né più né meno di porre fine a una divisione del nostro continente contraria al suo sviluppo storico, che è diventata un’amara realtà dopo la Seconda guerra mondiale. Sono nato nell’Europa occidentale. Sono nato in un paese che era diviso e che ha conosciuto l’euforia quando ha ricostituito la propria unità, a ragione, poiché la Germania l’aveva meritato.
Ciò che meritava la Germania, l’ha meritato l’intero continente. Gli uomini e le donne che si sono battuti contro le dittature comuniste in Bulgaria e in Romania, il popolo che negli ultimi sedici anni in Bulgaria e in Romania ha dovuto attraversare un processo di trasformazione più pesante di tutti gli oneri con cui hanno dovuto fare i conti i cittadini dell’Europa occidentale negli ultimi anni: per tutto questo i due paesi hanno meritato di essere ricompensati con l’accoglienza nell’Unione europea. In fin dei conti, quale problema sarebbe semplificato se rimanessero fuori? Quale delle nostre preoccupazioni avrebbe più facile soluzione se non li accettassimo? La risposta è che nulla migliorerebbe, se li lasciassimo fuori. Al contrario, l’insicurezza nei paesi e nell’intera regione del Mar Nero aumenterebbe, se non accettassimo la loro adesione. Dunque accoglierli tra noi è anche un atto razionale.
Tutto quanto si è ottenuto nella storia europea, tutto quanto ha dovuto essere conquistato è stato ottenuto combattendo lo scetticismo. Sono più che certo che, quando nel 1950-52 i capi di Stato e di governo di Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Francia illustrarono ai propri popoli che avrebbero dovuto includere i tedeschi nell’allora Comunità europea del carbone e dell’acciaio, non ricevettero propriamente un’ovazione. Moltissimi affermarono che la Germania aveva distrutto il loro paese già due volte e non vedevano perché mai ora bisognasse accoglierla nella Comunità e offrirle del denaro. Tuttavia i capi di Stato e di governo erano convinti che l’integrazione della Germania nella Comunità europea avrebbe portato pace e crescita economica e che l’integrazione avrebbe contribuito a superare l’odio e l’ostilità, e così è stato.
Il nostro comportamento attuale non è molto diverso. In tutti i nostri paesi i cittadini si domandano se non stiamo accollandoci un onere esagerato, se non stiamo spendendo troppo, se il costo non sia eccessivo, se l’intero progetto non sia troppo incerto. La risposta può essere soltanto che il nostro obiettivo è aumentare la forza economica e la coesione sociale, esportare l’integrazione della cultura e dei popoli come progetto di pace. Realizzare nei paesi che fino ad oggi non hanno potuto approfittarne quello che è stato realizzato all’interno della vecchia Europa. Tutto questo non si ottiene apponendo una firma ad un trattato, ma lottando e impegnandosi. Bisogna pur cominciare, e questo richiede il coraggio di opporsi allo scetticismo e alle numerose obiezioni per dire che l’integrazione europea verso l’Europa dell’ovest e dell’est è il passo giusto, perché quest’integrazione crea pace, crescita economica e più spazio per lo sviluppo economico anche nel mercato interno. Ogni paese che accogliamo nell’Unione è un arricchimento per il mercato interno. Favorisce la coesione sociale e aiuta l’Europa a raggiungere le dimensioni di cui ha bisogno come spazio economico, per reggere nel tempo il passo con la concorrenza intercontinentale.
In generale, si può anche andare a cercare il pelo nell’uovo: qui esiste ancora un problema, qui è necessaria una riforma, qui bisogna riformare l’amministrazione, la giustizia, la polizia, l’agricoltura. Tutte queste cose sono giuste e devono essere fatte, ma non cambia il fatto che dobbiamo accogliere la Romania e la Bulgaria, perché ne abbiamo bisogno.
(Applausi)
Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, esiste un proverbio romeno: Unde-s doi puterea creste. Significa che quando si è in due o tre, si è più forti. In effetti, ci sono due paesi: la Bulgaria e la Romania riconoscono che saranno più forti nell’Unione europea e l’Unione europea sarà più forte con la Bulgaria e la Romania.
Le dimensioni contano. A fronte delle sfide sopranazionali con cui ci confrontiamo nel mondo odierno, quanti più paesi condividono i nostri valori e praticano il buon governo e la democrazia nell’Unione, tanto più saremo in grado di promuovere tali valori al di là di essa. Saluto dunque i popoli della Romania e della Bulgaria, i loro governi, nei quali i liberali e i democratici sono fieri di svolgere un ruolo importante. In particolare saluto Meglena Kuneva e Anca Boagiu, che hanno condotto i negoziati specifici a nome dei loro paesi, come una coppia di cigni, che sembra scivoli sull’acqua placidamente, ma sotto la superficie vi è tutto un gran travaglio.
Esprimo i miei ringraziamenti alla Commissione europea, in particolare al Commissario Rehn, per aver svolto con immaginazione un compito difficile e per averlo convenientemente portato a termine sotto una Presidenza finlandese.
Tutti riconosciamo che rimane qualcosa di incompiuto. L’Unione europea è un obiettivo in movimento, visto che l’acquis comunitario è in costante evoluzione. La Bulgaria e la Romania si stanno evolvendo. Sappiamo che talvolta le democrazie si amministrano come si gestiscono le crisi: spesso i problemi non vengono risolti fino a quando non si è costretti a farlo. Riconosciamo che nella gestione degli affari pubblici c’è soltanto una certa elasticità. Inoltre, ci rendiamo conto che, come negli allargamenti precedenti, sono necessari periodi transitori e clausole di salvaguardia.
Invito i governi e i cittadini dei due paesi a continuare le loro riforme, ma a quanti nutrono dubbi circa la loro preparazione chiedo se starebbero meglio loro e staremmo meglio noi se rimanessero fuori. Dovremmo dire “no” oppure “non ancora”? Come ha affermato una volta il grande commentatore americano Mencken, “per ogni problema complesso esiste una risposta chiara, semplice e sbagliata”. Lasciarli fuori dell’Unione sarebbe la risposta sbagliata.
Sono lieto, tuttavia, che la Commissione richiami l’attenzione nella sua relazione sulla necessità di compiere sforzi maggiori nella lotta alla criminalità e sulla necessità di un impegno più serio volto a migliorare la situazione dei rom nei due paesi prossimi all’adesione. Lo Stato di diritto e l’inclusione sociale sono fondamenti della nostra Unione. E’ necessario che i governi dei due paesi facciano di più e la Commissione deve vigilare su tali azioni per nostro conto.
La salute di una società dipende più dalla direzione verso cui si muove che da quanto possiede. Mi pare che la strada imboccata da entrambi i paesi sia quella giusta. Per citare dall’inno dei SS. Cirillo e Metodio: “Marcia, o popolo rinato, marcia verso il tuo futuro, forgia il tuo destino di gloria…”. Forgiatelo con noi.
In Romania e Bulgaria bisogna lavorare per rendere l’Unione europea una realtà. L’Unione europea si costruisce insieme: essa non potrà mai essere costruita puramente dall’alto, deve essere costruita dal basso. Questo concetto forse è stato riassunto dallo scrittore romeno Adrian Marino nelle parole: “Sa aducem Europa, din noi, la noi acasă”, cioè “Dobbiamo portare l’Europa nelle nostre case”.
Tuttavia bisogna lavorare anche nell’Unione europea per convincere i cittadini che il costo che stanno sostenendo per l’adesione di Romania e Bulgaria non è un saldo negativo. Per spiegare loro, come ci ha mostrato la relazione Špidla, che i paesi che accolgono nuovi paesi come partner ottengono benefici economici. Per indicare loro che se non lasciamo che la manodopera a basso costo vada dove ci sono gli investimenti, allora saranno gli investimenti ad andare dove c’è manodopera a basso costo. E’ un calcolo di reciproco guadagno portare paesi nuovi come la Romania e la Bulgaria nell’Unione. Tutti ci guadagneremo.
Alcuni si chiedono se questo sarà l’ultimo allargamento. Credo che i nostri Stati membri saranno costretti a risolvere le sfide costituzionali dell’Europa prima di accogliere nuovi paesi. Spero che questo intendesse il Presidente della Commissione, quando ha sostenuto che potrebbe essere l’ultimo allargamento. Abbiamo il dovere, di fronte ai nostri cittadini e ai cittadini di questi due futuri Stati membri, di risolvere la questione della Costituzione europea prima di accogliere altri paesi. Concludendo, oggi diamo il benvenuto a Romania e Bulgaria, non con uno spirito di trionfo ma di soddisfazione per il buon lavoro svolto.
(Applausi)
Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, raramente ho assistito in questo Parlamento ad un dibattito più ipocrita di quello che si sta svolgendo oggi.
In primo luogo, comunque, questo Parlamento non ha più niente da dire. Abbiamo deciso, un anno fa, di dare il nostro assenso. Allora mi potreste dire: “Ci hanno fornito 150 pagine”. Dal canto mio posso assicurarvi che con queste 100 pagine l’anno scorso vi sareste opposti, ma oggi dovete essere d’accordo perché comunque avete dato il vostro consenso. Questo Parlamento quindi ha le mani legate e ne è ben contento. Bravi, tocca a voi!
In secondo luogo, il Presidente Barroso ha appena fatto una dichiarazione straordinaria: “Qualunque futuro allargamento dovrebbe essere preceduto da un consolidamento istituzionale!” Abbiamo affermato la stessa cosa, quando eravamo in dieci! E quando eravamo in 15, quando eravamo in 17 e in 25, e lo affermiamo adesso che siamo in 27, e sono certo che quando ci saranno 30, 35, 40 o addirittura 45 Stati membri, diremo che è l’ultima volta e saremo tutti morti e sarà l’ultima volta, l’anno prossimo a Gerusalemme.
Basta! Non se ne può più di sentire simili menzogne, perché con le argomentazioni dell’onorevole Schulz, con le argomentazioni poetiche dell’onorevole Watson, come farete a dire di no ai Balcani? Avete parlato di pace, ma è evidente che i Balcani hanno un futuro nell’Unione europea, è evidente che la Romania e la Bulgaria hanno un futuro nell’Unione europea: devono diventare europee. Il problema è sapere come, a quali condizioni, a che ritmo e con quali modalità. Non è con la poesia che si organizza la politica quotidiana, non è con la poesia, e oggi vi chiedo una cosa: siamo seri. E seriamente vi dico che con una relazione come questa, se si fosse trattato della Turchia, avreste tutti detto di no!
Mentre le argomentazioni relative alla pace, al futuro, al mercato, a mia nonna e a mio nonno, sarebbero state le stesse, ma no… perché avete un pregiudizio ideologico molto semplice, che è pure giusto: bisogna che l’Unione europea si allarghi. E’ l’effetto imbuto. La Commissione e il Consiglio decidono, il Consiglio delibera, la Commissione segue, il Parlamento fa sissignore, così si crea l’imbuto e tutto scivola dentro. Nessuno è più capace di fare nulla, perché l’effetto imbuto, quando inizia, non si riesce più a fermarlo… E non c’è più modo di sollevare questioni politiche.
Basta leggere: per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, le condizioni di equità non sono garantite, ma non importa, le garanzie arriveranno. In un caso la magistratura non è indipendente, ma non importa, lo diventerà; in merito ai meccanismi di tutela delle minoranze, ancora non vi sono, ma non importa, arriveranno. Quando arriveranno tutte queste cose e come? Come potete sapere che arriveranno? Il fatto è che i problemi li abbiamo noi.
Inoltre il Consiglio, per i problemi dell’immigrazione, non è in grado di far approvare la politica della giustizia e del diritto, di spostarla al primo pilastro. Non è richiesta l’unanimità. In 27 sarà ancora più semplice! Vedrete come sarà più facile far passare tutto all’unanimità.
Il governo tedesco ci promette che tutto si risolverà grazie alla Costituzione! Ma come? Come far approvare questa Costituzione nei 27 Stati membri? Nessuno lo sa, davvero nessuno; ma vedrete quello che vedrete!
Secondo me siamo degli ipocriti. Sì, la Romania e la Bulgaria hanno una prospettiva europea. Sì, anche i Balcani, ma non siamo capaci di fare dell’Europa un’Europa vera, e la cosa peggiore, e su questa nota termino, è che con questo tipo di allargamento andiamo verso una rinazionalizzazione del modo di pensare degli Stati, della politica e delle pratiche. Lo avete visto all’ultimo Consiglio: allora vi dico che siamo impotenti, ma in quanto Parlamento, siamo fieri di esserlo!
(Applausi)
Erik Meijer, a nome del gruppo GUE/NGL. – (NL) Signor Presidente, nel 2004 la Romania e la Bulgaria erano considerate meno pronte rispetto ai dieci paesi che allora hanno aderito. Non vi era dubbio che con il tempo avrebbero ricevuto il medesimo trattamento. Il gruppo confederale della Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica ha sempre sostenuto i due paesi nel loro impegno, ispirandosi al principio che essi non dovessero essere valutati innanzi tutto in termini di privatizzazioni, tagli, buone relazioni con le grandi imprese che operano a livello internazionale o di appartenenza alla NATO. La nostra attenzione si focalizza piuttosto sui diritti umani, il buon governo democratico e una buona politica ambientale.
Nel 2005 ho votato per sostenere in linea di principio la futura adesione di Bulgaria e Romania. La questione all’epoca riguardava i tempi e le modalità dell’allargamento. Il Parlamento ha insistito affinché la Romania ottenesse il diritto di rinvio, mentre per la Bulgaria tale possibilità è stata lasciata interamente nelle mani del Consiglio. Ciò avveniva in un momento in cui l’inquietudine per le lacune della Romania era all’apice e ci si aspettava che la Bulgaria avrebbe posto meno problemi. Da allora, invece, è la Bulgaria che è stata causa di crescenti preoccupazioni.
In entrambi i paesi il destino dei rom è peggiore che nella maggioranza degli altri paesi di recente adesione. Vi sono casi in cui essi sono stati cacciati da luoghi che a lungo avevano considerato la loro casa e che sono stati dichiarati illegali. Anche i membri della minoranza ungherese in Romania o della minoranza turca in Bulgaria hanno dei problemi, sebbene in misura minore rispetto al recente passato. Il governo non svantaggia più deliberatamente queste persone, ma esiste un atteggiamento di apatia nei confronti della discriminazione perpetrata dagli ultranazionalisti a danno di questi gruppi. Nemmeno l’antisemitismo ha cessato di essere un problema.
Durante le precedenti discussioni sull’argomento il mio gruppo aveva presentato proposte di miglioramento, tra l’altro, a seguito dei pagamenti illegali richiesti ai residenti UE di origine turca che attraversano la Romania. E’ increscioso che non sia stato possibile trovare in Parlamento una maggioranza per appoggiare tali richieste, sebbene una maggioranza abbia espresso preoccupazione per l’uso di una tossina pericolosa nel processo di estrazione mineraria a Rosia Montana. In una comunicazione resa pubblica dalla Romania il 23 settembre si riferisce che è stata avviata una valutazione di impatto ambientale e che sono in corso consultazioni con il paese vicino, l’Ungheria, sui rischi di deflusso delle acque reflue tossiche. Poiché i risultati non sono ancora noti, purtroppo, non potremo integrarli nel verdetto finale di questo Parlamento sull’adesione della Romania l’11 ottobre.
Il mio gruppo teme che dopo l’adesione molti problemi dovranno ancora essere risolti e che in caso si verifichino contrattempi, un ennesimo allargamento dell’Unione europea sarà visto come ancora più controverso dall’opinione pubblica negli attuali Stati membri. Nondimeno pare che la maggioranza del mio gruppo, in seguito alle discussioni preparatorie, voterà a favore dell’adesione il 1° gennaio 2007, un’argomentazione a favore importante essendo che altri Stati membri hanno aderito prima, nonostante i loro problemi irrisolti, e che un ritardo di un anno non comporterebbe miglioramenti significativi.
Concludendo, desidero comunicarvi che il partito socialista olandese, di cui faccio parte, è stato indotto, per tali difficoltà, a esprimersi nel parlamento olandese insieme ai democratici cristiani contro il 2007 come data di adesione. Pensiamo che debbano ancora essere risolti moltissimi problemi, ma la votazione vera si terrà l’11 ottobre.
Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, desidero dare il benvenuto al Presidente Barroso, al Commissario Rehn e alla Presidente in carica del Consiglio, signora Lehtomäki, e associarmi ai colleghi nell’esprimere apprezzamento per la decisione più che ragionevole in merito all’adesione di Romania e Bulgaria il 1° gennaio 2007.
Nonostante tutte le difficoltà, i risultati conseguiti in entrambi i paesi nel giro degli ultimi dodici, tredici anni sono fenomenali: il cambiamento di mentalità, di atteggiamento, la volontà di impegnarsi, l’apertura e la trasparenza. La sola modifica oceanica della legislazione per adeguarsi all’acquis comunitario è tale che nessuno Stato membro attuale sarebbe stato capace di realizzarla in così poco tempo.
Si può parlare dell’importanza teorica di questo allargamento e di argomentazioni astratte e politiche. Tuttavia l’argomentazione più importante di tutte è che a 7,5 milioni di persone in Bulgaria e a 22 milioni di persone in Romania saranno offerte le stesse opportunità di cui noi tutti oggi godiamo nell’Unione europea, avendole ricevute quando eravamo paesi più deboli e più piccoli o economie più povere con un sistema giudiziario, un’economia e un settore dell’istruzione meno sviluppati.
Ovviamente rimane altro lavoro da svolgere. E’ necessario che le riforme continuino: occorre una vigilanza costante contro l’abilità umana di interferire, interrompere o corrodere la vita pubblica. Ecco perché esistono le clausole di salvaguardia. Ora però festeggiamo ciò che è stato raggiunto fino ad oggi.
Ho soltanto un piccolo interrogativo che riguarda le difficoltà che sussistono nei due paesi in merito ai bambini orfani e abbandonati e ai bambini e giovani disabili. Essi ancora non beneficiano del tipo di assistenza, indipendenza e tutela di cui hanno bisogno.
Come disse molti anni or sono un irlandese più grande di me, “nessun individuo e nessun gruppo hanno il diritto di fermare la marcia di una nazione”. Non abbiamo il diritto di fermare la riunificazione dell’Europa per correggere gli errori della storia. Come tutte le buone famiglie, dovremmo incoraggiare i membri della nostra famiglia che stanno lavorando per perseguire ideali, obiettivi e regole comuni.
Dovremmo dare il benvenuto alla Romania e alla Bulgaria, congratularci con i loro funzionari, con i loro governi e i loro popoli per quanto hanno ottenuto fino ad oggi, ricordare gli orrori che hanno subito e guardare al radioso futuro che attende loro e noi.
(Applausi)
Vladimír Železný, a nome del gruppo IND/DEM. – (CS) Signor Presidente, noi deputati dei paesi ex comunisti che ora sono membri dell’Unione, improvvisamente, ci troviamo di fronte alla stessa tentazione che troppo spesso si è rivelata irresistibile per i paesi occidentali, originari, vecchi, avanzati, chiamateli come vi pare. Siamo dentro le mura e possiamo guardare dall’alto in basso i nuovi arrivati che cercano di entrare nel castello dell’UE dei loro sogni. Li mettiamo sotto esame e diamo loro lezioni. Fortunatamente nella Repubblica ceca abbiamo un’esperienza diretta molto recente di questo umiliante atteggiamento di superiorità e sappiamo cosa significa trovarsi di fronte a un flusso costante di nuove condizioni e quote inutili, come pure di restrizioni unilaterali. Per tale motivo possiamo esprimere la nostra solidarietà ad entrambi i paesi. Sappiamo inoltre che molti dei problemi che affliggono la Romania e la Bulgaria non sono responsabilità loro, bensì il risultato di mezzo secolo durante il quale, come noi, sono stati privati di un’evoluzione naturale, dell’economia di mercato e di una democrazia libera, rappresentativa. Come noi sono stati ceduti alla metà sbagliata dell’Europa con la decisione delle potenze postbelliche, e i cittadini di entrambi i paesi hanno attraversato l’inferno durante la dittatura comunista.
Riteniamo che sia questo il motivo per cui noi, nella Repubblica ceca, abbiamo resistito alla tentazione di imporre loro restrizioni più degradanti in materia di circolazione, occupazione e servizi. Questo certamente è quello che vogliono gli Stati membri dell’Unione occidentali protezionisti. Credo che le nostre relazioni con loro saranno quelle che ci aspettavamo dai 15 paesi occidentali, quando siamo diventati Stati membri a pieno titolo. Siamo ancora Stati membri di seconda classe e penso che per questo motivo non trasformeremo i due nuovi paesi in Stati membri di terza categoria. Tanto meno per il fatto che l’UE, mentre dà lezioni a Bulgaria e Romania – due paesi con tradizioni, cultura e valori europei – sta giocando un gioco pericoloso sull’adesione della Turchia, chiudendo un occhio sull’atteggiamento turco nei riguardi delle minoranze, della democrazia, del pluralismo delle fedi, dei diritti umani e della sua storia brutale. Credo che questi due paesi assolutamente europei, la Romania e la Bulgaria, diventeranno presto Stati membri a pieno titolo accanto a noi altri.
Irena Belohorská (NI). – (SK) Sono molto lieta che i due governi di Bulgaria e Romania, da un lato, e l’Unione europea, dall’altro, abbiano raggiunto un consenso in seguito ai negoziati costruttivi sulle condizioni per l’adesione di Bulgaria e Romania all’UE.
In qualità di deputata che rappresenta la Slovacchia, un paese che è entrato nell’UE soltanto due anni fa, mi compiaccio che il 1° gennaio 2007 la Romania e la Bulgaria diventeranno membri dell’Unione europea e sostengo appieno la loro adesione. A mia volta auspico che nessuno nell’Unione consideri inferiori questi nuovi Stati membri e che le loro economie sane e le loro istituzioni democratiche continuino a registrare una crescita vigorosa.
Quanto alle lacune che spesso sono state menzionate in relazione a questi paesi, vorrei concentrarmi sulla nuova legislazione romena che vieta le adozioni internazionali. L’adozione internazionale è una questione globale e anche etica. Per l’Unione europea è inaccettabile promuovere il traffico di bambini in base all’errata concezione che sia nell’interesse dei bambini stessi. Uno Stato che perpetra il traffico di propri cittadini, che rappresentano il suo potenziale futuro, fa il gioco della criminalità internazionale organizzata. Un tale Stato deve rivedere le sue priorità, e non soltanto sulla carta, ma anche nei fatti. Dovrebbe riflettere seriamente sui mezzi per raggiungere tali obiettivi. La vendita di bambini rappresenta una perdita controproducente per un potenziale del paese, minando il significato stesso di sostegno familiare.
In qualità di membro a pieno titolo dell’Unione europea, con tutti i diritti che derivano dall’adesione, la Romania dovrebbe essere in grado di prendersi cura dei propri cittadini dalla culla alla tomba, così come ha dichiarato il Primo Ministro romeno. E’ necessario migliorare il lavoro sociale e formare personale professionale qualificato per l’assistenza all’adozione in Romania, nonché semplificare l’adozione all’interno del paese.
Nonostante molti problemi ben noti in ordine all’applicazione di tale legge, ritengo che la sua emanazione sia un passo benvenuto nella giusta direzione. Tale legge senza dubbio può essere considerata pienamente conforme agli standard della legislazione europea.
I nostri amici romeni e bulgari sono calorosamente benvenuti!
PRESIDENZA DELL’ON. TRAKATELLIS Vicepresidente
Elmar Brok (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Commissario, signora Presidente in carica del Consiglio, la commissione per gli affari esteri sta lentamente concludendo un lungo periodo di discussione su questi due paesi, di cui abbiamo sostenuto fin dall’inizio l’adesione. Va ricordato che in occasione di tante adesioni abbiamo nutrito preoccupazioni, eppure tutte queste adesioni si sono rivelate un successo politicamente ed economicamente. Esse si sono trasformate in situazioni di reciproco vantaggio. Sono anche previste varie regole transitorie a favore di ambo le parti, affinché l’adesione possa procedere senza grandi controversie dal punto di vista dell’Unione europea, ad esempio in riferimento alla libera circolazione dei lavoratori, oppure per quanto riguarda i controlli alle frontiere per le persone, che non sono ancora stati aboliti in quanto questi due paesi non sono ancora paesi Schengen.
Nel dare il benvenuto ai nuovi paesi dobbiamo però chiarire che ogni allargamento funziona soltanto se le regole sono rispettate. E’ molto importante che la Commissione oggi abbia spiegato il processo basato sui parametri di riferimento e sui meccanismi di controllo e verifica per risolvere le questioni relative al sistema giudiziario, alla corruzione, al riciclaggio di denaro e alla criminalità organizzata. A questo punto bisognerà attendere e vedere se tali meccanismi saranno attivati realmente in caso di necessità. Lo stesso vale per le condizioni giuridiche e i controlli per i Fondi strutturali e agricoli e per l’apertura dei mercati dei prodotti alimentari.
La Commissione oggi ha una grande responsabilità, perché soltanto se il processo funzionerà e la Commissione utilizzerà i suoi meccanismi in modo credibile, il futuro dell’Unione europea potrà essere salvaguardato, e solo allora potremo ripensare ad allargamenti futuri. E’ assolutamente importante dare il benvenuto a questi paesi ed è altrettanto importante che le due parti rispettino le regole per non ritrovarci di fronte a grossi problemi a causa dell’inadempienza. Pertanto osserverò con estrema attenzione come la Commissione si avvarrà nella pratica delle possibilità che ha citato oggi.
Un’ultima osservazione: il Trattato costituzionale è stato pensato per un’Unione a 25, anzi a 27, al termine di questo allargamento ai paesi che hanno tanto sofferto sotto il comunismo. Tuttavia l’Unione europea può svolgere un ruolo nel mondo non in funzione delle sue dimensioni, bensì soltanto della sua forza interiore. La grandezza non è un’espressione di forza. Pertanto proprio in questo momento occorre ricordare che l’Unione europea non ha ancora fatto il suo dovere.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE), relatore. – (EN) Signor Presidente, il Commissario Rehn e il personale della Direzione generale “Allargamento”, in particolare Timo Summa e Bridget Czarnota, meritano i nostri ringraziamenti per la professionalità e la devozione con cui hanno svolto il proprio lavoro per la Bulgaria nel corso di molti mesi e anni. Non vi è dubbio che la Bulgaria e la Romania sono state oggetto di una disamina tanto approfondita da non avere pari nella storia dell’UE. I motivi non sono soltanto legati ai due paesi in questione, bensì sono il riflesso del crescente scetticismo in ordine all’allargamento in certi ambienti politici. E’ un peccato. L’allargamento, spero, è un veicolo per la riforma e il cambiamento nell’Unione europea.
Accolgo con grande favore la conferma da parte della Commissione che l’adesione della Bulgaria avverrà il 1° gennaio 2007. Un rinvio non sarebbe servito a nulla. Al contempo, non ci illudiamo che tutto sia stato fatto. In Bulgaria è necessario continuare sul cammino delle riforme, non soltanto per via dell’adesione all’UE, ma per il bene della Bulgaria e del suo popolo. La parola chiave ora è “trasparenza” in ogni ambito, che si tratti di appalti pubblici, nomina di funzionari e magistrati oppure dei motivi per i quali una certa indagine improvvisamente si arena. I cittadini devono poter confidare che le autorità operano apertamente per loro e nel loro interesse.
Ovviamente le autorità bulgare stanno ancora approntando molte misure. Accolgo con particolare favore il recente annuncio che ci si avvarrà dei servizi dell’ex Procuratore generale olandese per assistere l’eccellente Procuratore generale bulgaro, e vorrei incoraggiare altri paesi a offrire una simile assistenza.
Quanto alla migrazione dei lavoratori, molti nostri paesi, non da ultimo il Regno Unito, hanno toccato con mano le conseguenze di oltre un decennio di politiche dell’immigrazione sbagliate e catastrofiche, in ampia misura non correlate all’Unione europea. E’ un peccato che la Bulgaria e la Romania ora debbano pagarne le conseguenze.
E’ stato un impegno colossale per la Bulgaria riprendersi dagli effetti di cinquant’anni di comunismo. Ora vediamo una democrazia stabile, un’economia fiorente, con una crescita al 5 per cento, investimenti diretti stranieri record, un fattore di stabilità regionale e un contribuente NATO. Complimenti alla Bulgaria e benvenuta!
(Applausi)
Jan Marinus Wiersma (PSE), in sostituzione del relatore. – (NL) Signor Presidente, intervengo a nome dell’onorevole Moscovici, il nostro relatore per la Romania, che purtroppo non può essere presente in questa importante occasione. Vorrei innanzi tutto estendere le mie calorose congratulazioni ai due paesi per le conclusioni che la Commissione ha presentato oggi sulla data di adesione di Romania e Bulgaria. Desidero rivolgere un affettuoso benvenuto ai due paesi, ma in particolare alla Romania. Dopo tutto quanto è accaduto, dopo la sua storia di cinquant’anni di dittatura e quindici anni di fatiche, il paese viene ricompensato dall’Unione europea con l’adesione.
Il mio gruppo ha sostenuto con coerenza l’adesione di Bulgaria e Romania. Sono stati i diversi governi che si sono alternati, non soltanto quelli attuali, anche i precedenti, a generare il dinamismo della Romania, che a sua volta ha indotto la Commissione a raggiungere le proprie conclusioni. E’ un risultato grandioso per entrambi paesi e una giornata storica a Bucarest e Sofia, in Bulgaria e Romania.
Mi compiaccio altresì della dichiarazione del Presidente della Commissione secondo cui, sulla base dei progressi costanti compiuti dai due paesi, ora si può decidere di non avvalersi dell’opzione del rinvio, ma di partire il 1° gennaio dell’anno prossimo. La Commissione ha osservato che esiste un ampio margine per cooperare con questi due nuovi Stati membri per assicurare che le questioni pendenti siano attentamente risolte nei prossimi anni in un processo di verifica e cooperazione tra loro e la Commissione, sulla base di obiettivi chiari e precisamente formulati sui quali si impegneranno la Commissione e i due governi. Il Trattato prevede numerose garanzie tramite le quali la Commissione potrà assicurare che gli interessi dell’UE siano protetti nel processo. Un ritardo di un anno avrebbe probabilmente significato che entrambe le parti non avrebbero più compiuto sforzi e avrebbe comportato una sorta di adesione automatica. Invece ora si sta attingendo al progresso e al dinamismo presente nei due paesi per concludere il processo di adesione in modo completo e sgombrare quanto prima l’agenda dai problemi irrisolti.
In breve, congratulazioni e grazie alla Commissione, al Commissario Rehn per tutto il lavoro che ha svolto nel corso degli ultimi anni e congratulazioni ancora una volta a Romania e Bulgaria.