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Procedura : 2006/0131(AVC)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0281/2006

Testi presentati :

A6-0281/2006

Discussioni :

PV 26/09/2006 - 17
CRE 26/09/2006 - 17

Votazioni :

PV 27/09/2006 - 5.9
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0379

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 26 settembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

17. Orientamenti strategici in materia di coesione (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione (A6-0281/2006), della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione [11807/2006 – C6 0266/2006 – 2006/0131(AVC)] (Relatore: onorevole Constanze Angela Krehl).

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, permettetemi di iniziare dicendo, a nome mio e del Commissario Špidla, che accogliamo con molto favore la relazione sugli orientamenti strategici in materia di coesione, adottata lo scorso 11 settembre dalla commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento. In particolare desidero ringraziare l’onorevole Krehl per l’impegno profuso nel redigere la relazione e per la buona collaborazione dimostrata nell’ultimo anno su questo dossier.

Sono grata del sostegno e delle idee che la commissione per lo sviluppo regionale e il Parlamento hanno proposto in questo periodo su quella che, forse, è la parte più importante e innovativa della nuova politica di coesione 2007-2013. Con questi orientamenti cerchiamo di integrare meglio le priorità comunitarie nei programmi di sviluppo nazionali e regionali appoggiati dall’Unione. Essi intendono fornire un’impostazione chiara e coerente a sostegno della crescita e dell’occupazione nel quadro della strategia di Lisbona rinnovata. Credo che gli orientamenti abbiano enormemente beneficiato del contributo del Parlamento.

Vorrei richiamare la vostra attenzione sui considerando che sono stati aggiunti al documento in seguito alla relazione presentata dal Parlamento lo scorso maggio: sono importanti in quanto indicano la logica politica su cui si fondano gli orientamenti. I considerando si ispirano fortemente ai suggerimenti contenuti nella relazione dell’onorevole Krehl facendo riferimento, ad esempio, all’importanza del partenariato (considerando 16), al contributo delle infrastrutture alla convergenza (considerando 11), alle pari opportunità e alla lotta alla discriminazione (considerando 15), all’importanza di uno sviluppo sostenibile a livello ambientale (considerando 14), alla coesione territoriale e alla dimensione urbana (considerando 12).

Si noti che, con l’adozione di questi considerando, Consiglio e Stati membri in realtà prendono nota delle modalità di gestione dei prossimi programmi; ciò, chiaramente, è per noi molto importante in attesa dei negoziati sul programma.

Oltre ai considerando, il testo degli orientamenti è stato consolidato nei settori che il Parlamento giudica di vitale importanza e, in particolare, abbiamo dato maggiore attenzione alla coesione territoriale, adottando espressioni più decise in merito alla questione urbana. Inoltre, abbiamo sviluppato il testo sulle tre iniziative – JASPER, JEREMY e JESSICA – che avete fortemente sostenuto. Tra le altre cose, ciò dovrebbe contribuire a promuovere il ricorso a partenariati tra settore pubblico e settore privato nei nostri programmi, come raccomandato nella vostra relazione sugli orientamenti. Vi sono molti altri aspetti in cui, credo, vedrete che la Commissione ha cercato di soddisfare le vostre aspettative.

Non devo riassumere nuovamente i contenuti del documento, ma forse vale la pena ricordare qual è l’idea di base della nuova politica di coesione che gli orientamenti strategici possono aiutarci a realizzare. Essa si fonda sullo sviluppo economico che, sempre più, è stimolato dalle risorse locali e regionali, che si tratti di piccole e medie imprese innovative, competenze umane a livello locale o istituzioni accademiche. L’idea di fondo è sviluppare per noi un sistema di governance, unico nel suo genere, a vari livelli, più vicino ai cittadini e più vicino ai luoghi generatori di crescita e occupazione.

So che alcuni di voi hanno espresso il desiderio di prolungare il dibattito sugli orientamenti strategici; attendo quindi con ansia di sentire le vostre opinioni al riguardo.

 
  
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  Constanze Angela Krehl (PSE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, con il dibattito odierno e il voto di domani, il Parlamento pone le fondamenta di due anni e mezzo di lavoro sulla stesura del pacchetto legislativo legato alla politica di coesione per gli anni 2007-2013. E’ una politica di coesione che, per la prima volta, deve funzionare con 25 o 27 Stati membri, tra cui i nuovi paesi membri sono tutti beneficiari del Fondo di coesione, e che trarrà grande vantaggio dalle future politiche strutturali e di coesione. Vorremmo che il voto di domani spianasse la strada alla conclusione e alla presentazione dei programmi operativi nelle regioni, nonché alla loro approvazione da parte della Commissione, così da garantire, il prossimo anno, un rapido inizio dei progetti nelle regioni meno favorite dell’UE.

Guardandomi indietro, vorrei esprimere la più sincera gratitudine per la collaborazione ricevuta sulla relazione inerente agli orientamenti strategici. La proposta della Commissione è buona; si è trattato di uno sforzo congiunto – insieme alla Commissione e al Consiglio – per il quale, lo dico apertamente, abbiamo avuto molti contatti diretti con le regioni. Le visite che ho potuto effettuare a Lisbona, Madrid, Bratislava, Praga, Stoccolma e Helsinki in qualità di relatrice hanno notevolmente contribuito alla qualità della relazione che è stata successivamente oggetto di un’approvazione congiunta in commissione e in plenaria.

Sono lieta che le altre priorità che il Parlamento voleva introdurre a proposito degli orientamenti abbiano in ampia misura trovato riscontro nel documento su cui il Consiglio si è espresso ad agosto.

Probabilmente, il punto più importante è la chiara affermazione sul desiderio di sviluppare l’UE in maniera sostenibile: la nostra idea si spinge ben oltre obiettivi economici a breve termine, perché in realtà lottiamo per raggiungere miglioramenti sostenibili, anche nelle condizioni di vita e di lavoro, soprattutto nelle regioni meno favorite e meno sviluppate dell’UE. Ecco perché, per noi, era tanto importante che l’accesso ai finanziamenti della coesione fosse esente da qualsiasi forma di discriminazione. Il documento finale ora a disposizione ribadisce chiaramente che i disabili, gli anziani e coloro che provengono da un contesto di migrazione hanno lo stesso accesso ai finanziamenti di qualsiasi altra persona. Questo è un segnale importante per l’opinione pubblica delle regioni.

Abbiamo creduto importante sottolineare che l’UE sta facendo il possibile per creare non un’occupazione qualsiasi, bensì un’occupazione sostenibile e di migliore qualità. Ciò è strettamente legato a una formazione migliore, a maggiori opportunità di creare istituti di ricerca e anche alla possibilità di trasferire alle piccole e medie imprese i risultati da essi prodotti con maggiore rapidità e in maggiore misura. Tutto ciò è stato previsto con ancora più determinazione negli orientamenti strategici.

Molto importante per noi – dopo un lungo e approfondito dibattito – è il sostegno a favore delle piccole e grandi città e delle zone urbane, perché è qui che vive l’80 per cento della popolazione europea. Ecco perché dobbiamo concentrare le risorse in questo comparto, non solo sulla creazione di occupazione ma anche, ad esempio, sullo sviluppo delle infrastrutture di trasporto o sul miglioramento della situazione ambientale nelle piccole e grandi città.

Abbiamo insistito su un punto in particolare, ovvero sul fatto che la cooperazione territoriale è più importante che mai in un’Europa allargata poiché ci permette di imparare gli uni dagli altri e di sviluppare progetti insieme. La scorsa settimana, in occasione di una visita del gruppo di lavoro in Ungheria, per la prima volta ho avuto l’opportunità di vedere con i miei occhi il tipo di idee e intuizioni strategicamente intelligenti che nascono anche nei nuovi Stati membri. Forse, alcune regioni che da anni ricevono i Fondi di coesione dell’UE potrebbero seguire il loro esempio. A tal fine, però, dobbiamo promuovere ancor più la cooperazione territoriale.

Un altro aspetto – per il quale parlerò, in particolare, in qualità di coordinatrice del gruppo socialista al Parlamento europeo – riguarda la promozione delle pari opportunità nell’UE, soprattutto per le donne e i giovani. Nel nuovo periodo di aiuti, la Comunità dovrebbe sfruttare in maggiore misura i positivi risultati raggiunti con EQUAL e continuare a far funzionare le reti. Anche questo aspetto è stato incluso negli orientamenti. Nel complesso, il Parlamento può considerare il risultato della negoziazione un grande successo, non solo per l’Assemblea, ma anche per il pubblico.

Nessun successo o compromesso può sopravvivere senza un “ma”. Ovviamente, c’è un “ma” anche in questi orientamenti. Il Parlamento ha attribuito grande importanza allo sviluppo della cooperazione con le parti sociali e la società civile, e di ciò si è tenuto conto negli orientamenti della relazione finale adottata dal Consiglio ma, purtroppo, in maniera molto blanda. Noi, l’Assemblea, faremo il possibile per farci nuovamente sentire in occasione della revisione intermedia del periodo di sostegno strutturale e per rivedere insieme gli orientamenti. Lo faremo per la cooperazione e, inoltre, valuteremo con attenzione se la destinazione di spesa è stata veramente una buona idea del Consiglio o se è servita unicamente ad aumentare la burocrazia per le parti coinvolte. Se così fosse, sicuramente ne solleciteremo l’abolizione perché il Parlamento ha una responsabilità e un dovere nei confronti dell’opinione pubblica, dovere che intende rispettare.

 
  
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  Jan Olbrycht, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Krehl non solo per la relazione, ma anche per il grande impegno profuso nel redigere la posizione dell’Assemblea. La relazione del Parlamento europeo verte sugli orientamenti strategici comunitari ed è un ottimo esempio di cooperazione interistituzionale.

Il Parlamento europeo, grazie all’operato della commissione per lo sviluppo regionale, ha cercato di definire le proprie aspettative nel corso del processo legislativo, e oggi possiamo dire che sono state prese quasi tutte in considerazione. E’ vero, esiste una differenza tra gli orientamenti strategici nella loro versione attuale e l’elenco precedentemente pubblicato sulle spese della strategia di Lisbona, incluso in un secondo tempo come allegato al regolamento. Tuttavia, i deputati al Parlamento europeo ritengono che dovremmo sostenere la versione definitiva degli orientamenti strategici, dal momento che soddisfano le nostre aspettative.

Si potrebbe dire che, per gli Stati membri, gli orientamenti strategici sono una base dotata di coerenza interna su cui pianificare l’attuazione della politica di coesione. Avendo prima adottato gli orientamenti mediante una direttiva del Consiglio, speriamo che i singoli Stati membri siano pronti a metterli in atto. Un indicatore delle intenzioni dei governi nazionali sarà, ad esempio, il modo in cui verrà utilizzato l’orientamento sul rafforzamento del ruolo delle piccole città in fase di pianificazione e di realizzazione dei programmi di recupero integrato. Gli orientamenti strategici sono indispensabili per la creazione di un contesto teso ad attuare la politica di coesione tra il 2007 e il 2013. Per tale motivo, credo che l’Assemblea debba approvare questa proposta che tiene conto dei suggerimenti del Parlamento europeo.

 
  
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  Stavros Αrnaoutakis, a nome del gruppo PSE. (EL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, non posso che esprimere soddisfazione e rivolgere le mie sincere congratulazioni alla relatrice; sia il Consiglio sia la Commissione, infatti, hanno approvato alcuni degli importanti aspetti rilevati dal Parlamento europeo. Potrei citare, prendendo spunto dal testo iniziale, i miglioramenti apportati agli orientamenti sul principio dello sviluppo sostenibile negli interventi del Fondo strutturale e del Fondo di coesione, della parità di trattamento per uomini e donne e della non discriminazione basata su genere, razza, nazionalità, religione o disabilità, ponendo l’accento sull’accessibilità delle persone disabili a tutte le fasi di preparazione e attuazione dei programmi e dei lavori, sull’importanza attribuita alla dimensione urbana e sul nesso tra zone urbane e rurali e il partenariato in generale.

Per quanto ci riguarda, un fattore di successo fondamentale per i programmi è la misura in cui tutte le agenzie interessate a livello locale e regionale, in particolare le parti sociali e le autorità locali, saranno coinvolte nelle fasi di pianificazione e attuazione. Raggiungere l’obiettivo delle coesione economica e sociale nel nuovo periodo di programmazione rappresenta, in effetti, una difficile sfida in un periodo in cui assistiamo a un aumento delle disuguaglianze nell’Europa allargata e a una riduzione dei fondi per la politica di coesione.

Gli orientamenti strategici sono uno strumento importante, teso a una più efficiente e mirata distribuzione dei finanziamenti. Essi, al contempo, rafforzano il contenuto strategico della politica di coesione e creano un contesto sinergico tra questa e la strategia di Lisbona.

Onorevoli colleghi, siamo all’inizio di una nuova epoca della politica di coesione. Nel nuovo periodo di programmazione e alla luce della revisione a medio termine, la politica di coesione sarà chiamata a dimostrare – se così posso dire – la propria ragion d’essere e a giustificare la propria continuazione. Tutti gli elementi che ho citato, insieme ad altri fattori di qualità introdotti dal Parlamento nei regolamenti o negli orientamenti, contribuiranno alla realizzazione degli obiettivi. Gli Stati membri e le regioni devono tenerli in considerazione nel definire i propri quadri di riferimento strategici e i programmi operativi. La giusta applicazione e la relativa supervisione sono una questione che riguarda tutti noi da vicino.

 
  
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  Jean Marie Beaupuy, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, mi unisco innanzi tutto ai colleghi nel ringraziare l’onorevole Krehl per il lavoro svolto e nel ringraziare lei, Commissario Hübner, per la qualità dei rapporti intrattenuti con lei e tutti i suoi servizi nei mesi che ci hanno portato al voto di domani. Nessuno rimarrà sorpreso dal voto del mio gruppo perché, ovviamente, adotteremo questo testo, e lo faremo per almeno due motivi. In primo luogo, esso tiene conto della maggioranza delle richieste del mio gruppo ma anche, credo, delle richieste di gran parte di noi. In secondo luogo, le cose sono andate avanti molto più a lungo del previsto, ed è quindi importante adottare questo testo.

Desidero formulare quattro osservazioni. Innanzi tutto vorrei ricordare – come i colleghi hanno già fatto a più riprese – che l’articolo 1 del testo adottato il 18 agosto dal Consiglio cita nero su bianco, signora Commissario: “sono adottati come un contesto indicativo per gli Stati membri”. So che, per come stanno le cose, si ritiene sconveniente imporre ai 25 capi di Stato e di governo direttive provenienti dalla Commissione o dal Parlamento. Desidero tuttavia sottolineare che, nel testo, avremmo voluto trovare elementi un po’ più vincolanti. Come affermato da alcuni colleghi, tra cui l’onorevole Krehl, a medio termine faremo in modo di formulare i punti di vista necessari per tornare sulla giusta strada.

In secondo luogo, vorrei insistere sul motivo di questi orientamenti strategici. I contatti che ho al momento mi rimandano a una “tecnostruttura” di Bruxelles, a un Parlamento che decide in materia di orientamenti strategici. Tutto ciò è molto complicato. Molto spesso si dimentica, troppo spesso, che in realtà è grazie a questi Fondi strutturali e a questi orientamenti che, negli anni precedenti – con Portogallo, Spagna e Irlanda – abbiamo ottenuto importanti risultati per esseri umani che vivono in condizioni sfavorevoli, in regioni svantaggiate. Si dimentica che il nostro impegno di solidarietà, che oggi si esprime con questa politica di coesione, è volto a permettere a tutte le comunità e a ciascun abitante delle regioni sfavorite di accedere agli stessi vantaggi di chi vive nelle regioni più favorite.

Brevemente, vorrei dire che apprezzo molto l’approccio flessibile annunciato all’inizio del testo. E’ un approccio che, tenendo conto dei punti di forza e dei punti deboli di ciascuna regione, deve consentire di dare priorità ai trasporti, all’ambiente e, in particolare, all’energia.

Infine, come hanno già rilevato i colleghi dell’intergruppo, siamo lieti che questo testo metta in luce l’importanza delle città. Poiché sono stato in Germania alcuni giorni fa posso dire – i colleghi tedeschi mi correggano se sbaglio – che il 90 per cento della popolazione tedesca vive in piccole o grandi città con più di 2 000 abitanti. Nel testo dinanzi a noi si sottolinea l’importanza delle città. Quello che vorrei dire è che, al di là delle parole, al di là delle cifre che saranno stanziate a favore del Fondo di coesione, esisterà il modo di sfruttare i finanziamenti.

Signora Commissario, nella sua comunicazione sulla politica di coesione e le città, lei ha riservato un posto speciale all’approccio integrato. Vorrei dire, in questa fase del dibattito, che dobbiamo stare molto attenti e, soprattutto, fare in modo che l’attuazione degli approcci integrati non riguardi solo le città nel senso stretto del termine, ma anche le comunità che vivono nei pressi delle città. A pranzo, con la collega Bourzai qui presente, parlavamo proprio di questo. Non è solo la città che conta, è tutto il territorio che la circonda in un raggio di 10, 20, 50 o 100 chilometri, in cui le persone convivono ogni giorno. Se le persone devono convivere in armonia occorre effettivamente legare tra loro i diversi temi dei trasporti, del sociale e dell’istruzione.

Concluderò dicendo che anche gli attori devono essere ben associati tra loro: attori nazionali, regionali, locali e ad altri livelli. Proprio come un’orchestra che, con i pianoforti e i violini, ha bisogno di un direttore per suonare bene, faremo in modo di avere un buon direttore d’orchestra per tutti questi meccanismi, in grado di garantire il successo del Fondo di coesione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. FRIEDRICH
Vicepresidente

 
  
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  Bairbre de Brún, a nome del gruppo GUE/NGL. –

(L’oratore si esprime in irlandese)

(EN) Ringrazio il Commissario per l’assiduità con cui viene in Parlamento a discutere le sue proposte con noi. Desidero, in particolare, ringraziare l’onorevole Krehl per il lavoro svolto, teso a migliorare la proposta iniziale della Commissione soprattutto riguardo al partenariato, al ruolo delle città e delle periferie, alla società civile, all’accesso ai disabili e all’ambiente. Devo, tuttavia, ribadire le preoccupazioni che ho ripetutamente sollevato sull’assegnazione dei finanziamenti, che rimane un elemento fondamentale negli orientamenti della Commissione. E’ stata e continuerà a essere utilizzata dai singoli Stati membri per ridimensionare in gran parte quanto fatto dal Parlamento e ciò di cui si è parlato questa sera. Difende Lisbona anziché Göteborg, e favorisce alcuni elementi di Lisbona rispetto ad altri.

Ora in Irlanda si è diffuso un altro timore non correlato agli orientamenti, e colgo l’opportunità per comunicarvelo: si teme che, nel futuro “programma PEACE”, i finanziamenti saranno distribuiti in maniera contraria rispetto alle disposizioni e alle misure in materia di uguaglianza. Spero di potere approfondire il discorso con il Commissario.

(L’oratore prosegue in irlandese)

Dobbiamo ricordare i motivi all’origine di questi fondi e programmi e rivalutarli nella revisione a medio termine. Come l’onorevole Beaupuy ci ha ricordato, il nord e il sud dell’Irlanda hanno tratto enormi vantaggi e hanno fatto grandi passi avanti con l’aiuto di questi fondi. Dobbiamo ricordare la solidarietà che ci è stata offerta e permettere ad altre zone di fare altrettanto in futuro.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Krehl per il lavoro svolto. Oggi, al Parlamento europeo, abbiamo discusso l’adesione di Romania e Bulgaria all’Unione europea. Riguardo a questo allargamento, vorrei citare una dichiarazione contenuta nell’introduzione della decisione del Consiglio, che è la seguente: “L’allargamento dell’Unione a 25 Stati membri rappresenta un’opportunità senza precedenti di rafforzare la competitività economica e la coesione interna in Europa”.

Ovviamente occorre essere pienamente coscienti del fatto che, al momento, persistono grandi divergenze nella ricchezza e nel tasso di sviluppo di alcune regioni. Tuttavia, ad appena 28 mesi dall’adesione di 10 nuovi Stati membri all’Unione europea, possiamo già vedere che anche le regioni più povere si sviluppano molto più rapidamente e sono ora contraddistinte da tassi di crescita relativamente elevati. Parlo come cittadino di una di queste zone, il voivodato dei Precarpazi, nella Polonia sudorientale.

La parola coesione non significa omogeneità o uniformità, bensì descrive un’entità in cui una data struttura rimane un tutt’uno senza tensioni o spaccature interne. Questa è la mia idea di politica di coesione dell’Unione europea. Le attività intraprese nel quadro degli sforzi tesi a promuovere la solidarietà tra paesi e nazioni della Comunità otterranno risultati maggiori e più rapidi in presenza di una maggiore stabilità macroeconomica e di una più efficace attuazione dei principali cambiamenti strutturali.

E’ quindi di vitale importanza definire i principi di coesione per l’intera Unione europea, collegandoli ai quadri di riferimento strategici creati dai singoli paesi. Dovremmo pertanto essere lieti del fatto che, tra il 2007 e il 2013, la politica di coesione garantirà un sostegno finanziario alle zone meno sviluppate concentrandosi, al contempo, sulla promozione della crescita economica e l’aumento dell’occupazione. Sono lieto che sia stata rilevata la dimensione territoriale della politica di coesione, poiché mira a creare un equilibrio tra lo sviluppo delle zone urbane e di quelle rurali nonché delle regioni con determinate caratteristiche.

Sarà fondamentale sfruttare con saggezza gli strumenti finanziari, motivo per cui la valutazione a medio termine avrà un ruolo determinante. Occorre adottare una prospettiva a lungo termine per le nostre azioni in Europa e per questo, credo, dobbiamo imprimere nuovo slancio alla strategia di Lisbona. Bisogna incoraggiare l’innovazione in tutti i settori possibili, basare la nostra economia sulla conoscenza e l’istruzione e promuovere l’imprenditoria, a prescindere dalle dimensioni delle imprese in questione. Questi sono gli approcci che garantiranno il successo. Ciononostante, dobbiamo ricordare che tutte le nostre azioni devono considerare le persone come individui, membri di un nucleo famigliare, membri di comunità locali e regionali, cittadini di paesi specifici e cittadini dell’intera Comunità. Lo stesso dicasi per i disabili. E’ quindi molto importante tenere conto della dimensione demografica della politica di coesione.

 
  
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  Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, con la relazione dell’onorevole Krehl, con cui desidero congratularmi per il lavoro svolto, stiamo ultimando la legislazione relativa ai Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 e stiamo passando alla pratica, in altre parole all’applicazione della legislazione.

Una domanda, tuttavia, sorge spontanea: la legislazione che abbiamo approvato è la migliore? Io dico di no. A mio avviso, avrebbe potuto essere molto meglio. Tuttavia, visti gli equilibri esistenti in questa Unione, di cui i nostri paesi sono Stati membri, questa Unione europea di venticinque Stati, posso dire che è la migliore legislazione possibile. La sfida, ora, è vedere non solo come gli Stati membri e le regioni percepiranno il bilancio di coesione di 308 miliardi, ma anche come sfrutteranno tutti questi soldi. In tale contesto, gli orientamenti strategici oggetto del dibattito odierno sono importanti, perché si riferiscono proprio ai contenuti della politica di coesione: dove saranno diretti i soldi e quali saranno i settori prioritari. Ovviamente, è assolutamente giusto che la politica di coesione sia associata alla strategia di Lisbona, e ciò trova chiaramente riscontro negli orientamenti. Forse sarebbe meglio se il nesso fosse più esplicito o più specifico o se la strategia di Lisbona avesse una definizione meno ampia, in modo da coprire alcuni settori veramente trainanti dell’economia dell’Unione europea.

In ogni caso, è giunto il momento di assumersi le responsabilità sia da parte della Commissione sia da parte degli Stati membri, soprattutto per i dieci nuovi Stati membri che devono imparare in fretta per vedere come funziona il quadro comunitario di sostegno, e anche da parte nostra in materia di controlli.

Il nostro lavoro non finisce oggi; direi piuttosto che inizia proprio oggi.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei prima di tutto ringraziare la collega, onorevole Krehl, e congratularmi con lei per la relazione e, in particolare, per la sua prima relazione di iniziativa, che ha permesso al Parlamento europeo di esprimere con notevole anticipo un parere sugli orientamenti in materia di coesione e di poter così essere sentito e influenzare la seconda versione proposta dalla Commissione di cui stiamo discutendo.

Bisogna sottolineare, in effetti, che la procedura è stata piuttosto sorprendente. Mentre a livello comunitario non avevamo ancora adottato gli orientamenti strategici, gli Stati membri erano già in procinto di adeguarsi a livello nazionale. Va detto che gli Stati membri erano motivati dal desiderio legittimo di usare i nuovi Fondi strutturali a partire dal 2007, a rischio però di una mancanza di coerenza generale.

In effetti, la riforma della politica regionale è avvenuta non solo nel difficile contesto dell’espansione e del rinnovo della prospettiva finanziaria, ma anche nel quadro del rilancio della strategia di Lisbona, che ha chiaramente riorientato gli obiettivi. Il punto è che indirizzarli esclusivamente verso l’innovazione, l’economia della conoscenza, la competitività e l’imprenditoria non basta a garantire gli obiettivi della coesione territoriale e dello sviluppo sostenibile, che ritengo essere prioritari.

Deploro, in particolare, che la destinazione degli stanziamenti riguardo agli obiettivi di Lisbona e la classificazione delle spese non siano state sottoposte all’approvazione del Parlamento europeo. Mi rammarico altresì del fatto che la dimensione territoriale della coesione non sia stata esplicitamente tenuta in considerazione come orientamento strategico, anche se ho preso pienamente atto degli sviluppi sulla politica urbana. Ciononostante, sono preoccupata per le lacune e i limiti registrati in ambito rurale, dove i fondi non sono molto...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Alfonso Andria (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli orientamenti strategici comunitari definiscono i principi e le priorità della politica di coesione e suggeriscono strumenti per permettere alle regioni europee di sfruttare appieno la dotazione di 308 miliardi di euro stanziata per programmi di aiuto nazionali e regionali nei prossimi sette anni.

Vorrei soffermarmi particolarmente su un fattore determinante per l’efficacia della politica di coesione: la qualità del partenariato tra tutti gli attori a livello locale e regionale coinvolti nella preparazione e nell’attuazione dei programmi. Le strategie concepite a livello più prossimo al cittadino devono infatti formare parte integrante degli sforzi volti a promuovere la crescita e l’occupazione. Il ruolo delle piccole e medie imprese, la necessità di soddisfare il fabbisogno locale di competenze, l’importanza dei raggruppamenti, la necessità di centri di innovazione locali sono tanto rilevanti che il più delle volte è indispensabile partire dal basso.

Il coinvolgimento non riguarda solo l’agenda economica, ma anche l’impegno più diretto dei cittadini attraverso il partenariato e i meccanismi di governance a vari livelli, nell’ambito dei quali è gestita la politica di coesione, al fine di conseguire gli obiettivi di crescita e di occupazione dell’Unione. Una più stretta collaborazione tra la Commissione e le autorità degli Stati membri è fondamentale per definire una strategia di coesione che affronti le priorità comunitarie in un contesto nazionale e regionale e anche per una sua utile ricaduta sui territori attraverso un programma operativo.

Vorrei inoltre, compiacermi con la collega Krehl che ha stimolato con grande acume e con la consueta competenza il dibattito su un tema così rilevante come quello oggetto della presente raccomandazione.

Noto con piacere, signora Commissario che nel testo degli orientamenti strategici l’incisivo lavoro svolto dal Parlamento nel corso degli ultimi due anni trova puntuale riscontro. E’ un risultato che riteniamo molto significativo e importante. Si prendono infatti in considerazione temi rilevanti su cui i colleghi si sono soffermati e che hanno costituito l’oggetto della riflessione della commissione parlamentare competente e del dibattito qui nella plenaria.

Concludo esprimendo l’auspicio, ma confidando nella certezza, che i colleghi con il loro voto favorevole sapranno premiare l’impegno profuso in questa risoluzione legislativa.

 
  
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  Rolf Berend (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, inizierò esprimendo la mia gratitudine e le mie congratulazioni all’onorevole Krehl per quella che è una componente importante della politica di coesione per i prossimi anni. Del resto, è compito degli orientamenti strategici integrare il regolamento sui Fondi strutturali e assistere le autorità nazionali e regionali nella pianificazione dei programmi. Questi orientamenti, di conseguenza, contengono le priorità politiche per realizzare gli investimenti.

Giustamente, i nuovi orientamenti strategici si concentrano più di prima sulla crescita e l’occupazione, ponendo l’accento sulla conoscenza e la società dell’informazione, l’imprenditorialità e l’occupazione. In altre parole, la priorità è la strategia di Lisbona che però, sottolineo, non è mai perseguita come fine a se stesso, bensì – nel quadro della politica di coesione – sempre allo scopo di consolidare la coesione economica e la competitività paneuropea. Così facendo, gli orientamenti devono anche tenere conto della promozione degli investimenti nelle singole imprese attraverso sovvenzioni pensate specialmente per le PMI.

Permane la preoccupazione per il grande onere amministrativo nel settore della politica strutturale europea che, purtroppo, non viene considerevolmente ridotto dalle disposizioni previste negli orientamenti. Ricordo inoltre che non occorre solo sfruttare in maniera intelligente, efficiente e mirata le poche risorse a nostra disposizione, ma che bisogna anche attribuire grande importanza al cofinanziamento privato a livello progettuale. Purtroppo, i partenariati pubblico-privato sono usati ancora troppo raramente nei Fondi strutturali, soprattutto a causa di molte questioni legali rimaste irrisolte. Dobbiamo fare del nostro meglio, il più rapidamente possibile, per consentire ai paesi di presentare al più presto i programmi operativi, soprattutto perché possano avere una facile transizione al nuovo periodo di aiuti.

 
  
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  Iratxe García Pérez (PSE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, mi associo anzitutto alle espressioni di gratitudine per il lavoro dell’onorevole Krehl, grazie al quale siamo riusciti a raggiungere una posizione comune in Parlamento che, senza alcun dubbio, ha notevolmente migliorato il contenuto di questi obiettivi strategici. Così facendo permetteremo alle regioni europee di usufruire il più possibile della dotazione di bilancio stanziata allo scopo, e abbiamo proposto le basi dei quadri strategici nazionali, ovvero la ricerca di un equilibrio tra crescita e coesione territoriale.

Non dobbiamo dimenticare che l’Europa è costituita da un gran numero di regioni dalle caratteristiche molto simili, ma con tratti a loro peculiari, e dobbiamo tenerne conto dal punto di vista della coesione: l’ambiente urbano e l’ambiente rurale, in cui l’agricoltura è l’attività principale, le regioni ultraperiferiche, le isole e le zone che soffrono di processi di spopolamento. In breve, la politica di coesione deve tendere a eliminare le difficoltà specifiche di ciascuna, garantendo così pari opportunità.

Per tale motivo negli orientamenti strategici sono state introdotte raccomandazioni che meritano di essere ricordate: la creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi, l’innovazione e l’economia della conoscenza, che contribuiscono all’eliminazione del divario digitale, gli investimenti ambientali, che assicurano la sostenibilità e la gestione delle risorse naturali, le infrastrutture di trasporto e l’accessibilità che garantiscono pari opportunità alle persone che più ne hanno bisogno come gli anziani, i disabili e le donne. L’integrazione di questi elementi, che porteranno al raggiungimento degli obiettivi inizialmente previsti, è stata fondamentale per la giusta attuazione della politica di coesione.

Infine, bisogna sottolineare che si è tenuto conto del principio della partecipazione nella stesura della politica europea. Avremo così creato le basi per mobilitare il potenziale di crescita economica di tutte le regioni, con una politica di coesione che migliora l’equilibrio geografico dello sviluppo economico, aumenta la crescita dell’Unione nel suo complesso e, in sostanza, pone le basi di un’Europa più forte, più coesa e più solidale.

 
  
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  Ambroise Guellec (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, non abbiamo alcun dubbio sul risultato del voto di domani sugli orientamenti strategici, che probabilmente riceveranno il sostegno di quasi tutta la nostra Assemblea. Penso, come molti altri in Aula, che ciò sia in qualche modo dovuto al lavoro svolto dalla nostra relatrice.

Comunque, come tutti sappiamo, è molto tardi per parlarne qui ora. L’elaborazione dei programmi operativi è già in fase avanzata nella maggioranza dei paesi. Ovviamente sono i risultati che ci interessano. A cosa servirà veramente la politica regionale dell’Unione, che rappresenta quasi il 40 per cento del bilancio comunitario, alla strategia di Lisbona, alla coesione territoriale o a entrambe? Noi speriamo sia utile a entrambe.

Ad ogni modo, mi sembra che il principio su cui il Parlamento non è stato consultato – la destinazione degli stanziamenti, che riguarda principalmente i vecchi Stati membri – sia uno dei più tecnocratici e, a mio modesto avviso, sicuramente uno dei meno intelligenti mai ideati in Europa. E’ l’insieme delle due tecnocrazie, quella della Commissione, le cui competenze in materia sono ben note, e quella degli Stati membri, che è tanto varia quanto sviluppata. Quale sarà il risultato? Si può ancora sperare che sia il migliore possibile. A tale riguardo dovremo aspettare che la Commissione esamini i programmi operativi presentati dagli Stati membri, un processo che durerà mesi.

Spero che questi programmi rispondano in primis alle esigenze e ai desideri delle popolazioni urbane e rurali cui si riferiscono. Sappiamo, signora Commissario, che lei è molto attenta a queste preoccupazioni del tutto fondate. Speriamo che riesca a convincere i suoi interlocutori e collaboratori in tal senso.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE).(PL) Signor Presidente, gli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione sono uno dei documenti più importanti per pianificare la spesa dei Fondi strutturali negli Stati membri dell’Unione europea. Questo documento delinea le principali priorità per i paesi che richiedono gli aiuti del Fondo di coesione tra il 2007 e il 2013. Gli orientamenti forniscono a ogni Stato membro la base necessaria per elaborare un quadro strategico di riferimento che definisca le priorità di sviluppo a livello nazionale. Essi orienteranno le future misure della politica di coesione verso il miglioramento della competitività, onde promuovere la crescita economica e lo sviluppo dell’occupazione.

Per raggiungere questo obiettivo l’Unione europea deve in primo luogo concentrarsi sulla conoscenza, l’innovazione, l’investimento nel capitale umano e le attività volte a eliminare le disparità tra i livelli di sviluppo in alcune regioni. L’utilizzo efficace dei fondi disponibili è un fattore di fondamentale importanza e prevede misure quali la promozione dei programmi di partenariato pubblico-privato, soprattutto a livello locale. E’ altresì fondamentale prestare molta attenzione alla dimensione urbana poiché è nelle città e negli agglomerati urbani che, normalmente, si manifestano i problemi del crimine, dell’esclusione sociale, dell’inquinamento o dell’intenso traffico.

L’Assemblea deve essere soddisfatta della versione attuale degli orientamenti strategici. Ora si può solo sperare che gli Stati membri riescano ad attuare con efficacia la politica di coesione in base a questi orientamenti.

Per concludere desidero congratularmi con la relatrice, onorevole Krehl, per questo documento preparato con estrema cura.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, anch’io voglio tessere le lodi della relazione Krehl e dei risultati ora integrati nella direttiva, inclusi quelli raggiunti negli ultimi due anni e mezzo dal Commissario Hübner nel dibattito a livello europeo. Io sono a favore dell’earmarking; dovremmo approvarlo in Aula e io sono il primo a farlo. Ciò significa, però, che possiamo abbandonare i discorsi evasivi e la frammentazione a destra e sinistra in politica. Così facendo, potremo aggiornare la politica di coesione includendola in un nuovo programma: quello di Lisbona.

L’attenzione si sta spostando dalla necessità di ridurre cemento e asfalto alla formazione dei nostri cittadini nella società della conoscenza. Nei prossimi 20 anni, dovremo far fronte a una concorrenza spietata a livello mondiale. Nel nuovo periodo sarà quindi fondamentale il ruolo del Parlamento, con una revisione a medio termine nel 2009-2010. Attendiamo con ansia che si proceda a un attento esame dell’agricoltura rispetto alla politica di coesione e al ruolo esterno che l’Europa deve svolgere sulla scena mondiale, che porterà a considerare ancor più il valore aggiunto della politica. E’ proprio in virtù di quel ruolo che, all’interno della commissione, ho promesso di sostenere l’emendamento presentato dal gruppo Verde/Alleanza libera europea, volto a potenziare il ruolo del Parlamento nella revisione a medio termine.

Inoltre, chiedo al Commissario e alla Commissione europea se avremo a disposizione abbastanza informazioni per tenere un dibattito adeguato sulla definizione delle nuove priorità finanziarie. Mi riferisco, a questo proposito, a informazioni su quanto stanno facendo i diversi paesi. Scorgo una certa riluttanza tra gli Stati membri a riferire su questo punto in maniera adeguata, e credo sia una vera e propria vergogna: a loro vengono dati gli strumenti, e a loro spetta agire di conseguenza.

E’ vero, il nuovo quadro del nuovo periodo e le nuove quote finanziarie richiederanno una politica profondamente rivista, così come un ruolo permanente delle città e delle regioni nella politica di coesione.

 
  
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  Jamila Madeira (PSE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la proposta di decisione sugli orientamenti strategici in materia di coesione, a cui ci è stato chiesto di dare parere favorevole e che sarà la base per elaborare quadri di riferimento strategici nazionali, mi sembra essere un’eccellente dichiarazione di intenzioni per il Consiglio, e di questo dobbiamo ringraziare l’onorevole Krehl. Gli orientamenti strategici affermano chiaramente che l’Europa deve concentrarsi sul raggiungimento degli obiettivi enunciati nella strategia di Lisbona, a me ovviamente molto cari, sulla promozione dell’occupazione e della crescita e sulla spinta all’innovazione e a un’economia basata sulla conoscenza.

Cercando di rispondere alle sfide dell’Unione europea a livello mondiale e considerando le nuove dimensioni e la scala su cui operiamo, dobbiamo sempre garantire il coinvolgimento di tutte le parti, siano esse partner sociali, ONG, autorità locali o autorità regionali. Siamo diventati un gigante dalle enormi ambizioni e non possiamo permetterci di trascurare alcuna parte del territorio; insieme dobbiamo soddisfare gli obiettivi che ci siamo posti.

Bisogna provare che il modello tipico a più livelli della nostra società è sufficientemente solido. La piena occupazione, una manodopera qualificata, la formazione permanente e una maggiore produttività sono requisiti essenziali per il successo della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE. A tal fine, noi tutti dobbiamo assumere questo impegno in uno spirito di cooperazione.

La relazione attribuisce la giusta importanza agli investimenti nell’innovazione e ai ricercatori mediante incentivi volti a incoraggiare queste persone di talento a rimanere in Europa e a istituire centri di eccellenza; si tratta di strumenti essenziali allo sviluppo economico nelle regioni e negli Stati membri.

Si è sempre più coscienti della necessità di decentralizzare i centri della conoscenza spostandoli dai grandi agglomerati urbani alle zone meno popolate, che potrebbero offrire ottime condizioni per l’istituzione di centri di eccellenza.

 
  
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  Antonio De Blasio (PPE-DE). – (HU) Signor Presidente, questi orientamenti strategici comunitari per i prossimi sette anni rappresentano un considerevole passo avanti, e sono particolarmente utili per mettere a punto la nuova politica di coesione degli Stati membri che, alla fine, tra qualche anno porterà a un’Europa più unita e più coesa per tutti noi.

Il Parlamento europeo ha operato il più rapidamente possibile per preparare gli orientamenti strategici comunitari, e ora spetta agli Stati membri stilare piani nazionali di sviluppo il più possibile adeguati, credibili e fattibili, per poi presentarli all’Unione europea.

Permettetemi di concentrarmi su alcuni aspetti del documento che, in passato, non erano stati messi in luce, e che quindi non costituivano un incentivo quando gli Stati membri hanno elaborato i rispettivi piani di sviluppo. Prima vorrei citare la parte del documento che sottolinea l’ampia partecipazione e il vasto coinvolgimento delle varie organizzazioni civili e professionali, e che esorta a conferire a tutti pari poteri nella stesura dei piani nazionali di sviluppo.

Il principio secondo cui la sanità è considerata un valore economico e un motore dello sviluppo è un grande passo avanti nel documento, che raccomanda di adottare la stessa impostazione nella stesura dei piani nazionali di sviluppo. Oggi, sanità non significa più solo migliorare il sistema sanitario o renderlo più accessibile, ma si riferisce alla creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi, agli obiettivi dello sviluppo sostenibile e al principio delle pari opportunità, cui già si è fatto riferimento. L’attenzione attribuita a una maggiore trasparenza e responsabilità dell’assistenza comunitaria è un importante passo avanti, e rafforza quindi la fiducia tra Stati membri.

Sappiamo tutti che enorme lavoro comporta preparare un simile documento. Da parte mia, non posso che rivolgere i miei ringraziamenti e vive congratulazioni alla relatrice, onorevole Krehl, e al relatore ombra, onorevole Olbrycht, per l’ottimo lavoro svolto.

 
  
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  Brigitte Douay (PSE). – (FR) Signor Presidente, ridurre le disparità tra le regioni, soprattutto le regioni frontaliere, è una sfida importante per gli orientamenti strategici comunitari. In tale contesto dobbiamo insistere sulle azioni che avranno un impatto a lungo termine, come quelle realizzate non solo nei settori dei trasporti e dell’ambiente, ma anche nel quadro della strategia di Lisbona in materia di sostegno alle PMI e al mercato del lavoro transfrontaliero.

E’ un peccato, tuttavia, che in questa ricerca di sviluppo equilibrato le regioni frontaliere su cui si fonda la politica regionale siano entità talvolta molto diverse per dimensioni e popolazione, che a volte registrano grandi disparità legate alla nomenclatura statistica. Ciò può in effetti portare a stanziamenti di diversa entità a titolo dei Fondi strutturali, con il grande rischio che il rafforzamento della competitività di queste regioni transfrontaliere – una delle priorità della cooperazione – si trasformi in un’aspra competizione tra regioni confinanti. Le disuguaglianze nello sviluppo che potrebbero verificarsi ai due lati del confine rischierebbero di danneggiare la politica di coesione dell’Unione europea, mentre uno degli obiettivi di questa politica è proprio attenuare l’effetto negativo dei confini.

In tal caso, come far sì che i cittadini interessati riconoscano il valore aggiunto dell’Unione europea? E’ pertanto fondamentale creare le condizioni ideali per uno sviluppo economico e sociale transfrontaliero equilibrato, e prestare particolare attenzione ai programmi tesi a raggiungere questa cooperazione transfrontaliera.

Infine, vorrei concludere ringraziando l’onorevole Krehl per la relazione e, soprattutto, per il suo infinito entusiasmo nel difendere una coesione durevole.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore gli orientamenti strategici in materia di coesione e i tre settori prioritari individuati. Come tutti, mi congratulo con la relatrice, onorevole Krehl.

In qualità di deputato irlandese al Parlamento europeo, e provenendo pertanto da un’economia che in 15 anni si è trasformata dalla più debole a una delle più forti dell’UE, rendo merito all’importantissimo ruolo svolto dai Fondi strutturali e di coesione nella realizzazione del miracolo economico che tutti conoscono con il nome di “tigre celtica”. I 308 miliardi di euro per il 2007-2013 saranno in gran parte destinati ai nuovi Stati membri. Lo stanziamento per l’Irlanda si riduce da 3,7 miliardi di euro per il 2000-2006 a 901 milioni di euro, e questo è indice del nostro successo economico. Non ho problemi per questo.

Tuttavia, chiedo ai colleghi dei nuovi Stati membri di non lasciare ai governi nazionali il potere di decidere a livello centrale come e dove spendere i soldi. Hanno bisogno di strutture regionali dotate di vere e proprie competenze in materia di sviluppo, di veri poteri decisionali per le regioni.

Parlo per esperienza. Rappresento un collegio elettorale in Irlanda soprannominato regione BMW. E’ una delle regioni più povere del paese, si affaccia sull’oceano Atlantico ed è in gran parte montagnosa. E’ ancora l’unica regione d’Irlanda a mantenere lo status di obiettivo 1 che però, visti i risultati economici a livello nazionale, cesserà il 31 dicembre 2006. In questi anni i finanziamenti stanziati dai Fondi strutturali e di coesione e mirati alle regioni come la mia sono confluiti a Dublino, all’est e al sud del paese, e hanno cofinanziato i piani nazionali di sviluppo. Non sto esagerando. 680 milioni di euro di fondi cofinanziati devoluti alla regione BMW sono andati a Dublino, all’est e al sud. Perché? Perché in Irlanda non esiste un’autorità regionale dotata di veri e propri poteri decisionali. Si decide tutto a Dublino a livello centrale.

Ora è giunto il momento che i nuovi Stati membri facciano il possibile per dotarsi di vere e proprie autorità regionali – non solo tigri di carta –, altrimenti potrebbero rischiare di ripetere l’esperienza irlandese. Il Commissario Hübner l’ha ribadito questa sera. Credo che debba succedere, deve succedere, e anche la Commissione deve insistere affinché succeda.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, anch’io vorrei congratularmi con l’onorevole Krehl per l’eccellente relazione sulla proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti strategici comunitari. Il suo lavoro è stato essenziale perché il Consiglio approvasse alcune posizioni del Parlamento su temi quali lo sviluppo sostenibile, la dimensione urbana, le pari opportunità e le fonti di energia rinnovabili. Per questo e per altri motivi, l’onorevole Krehl raccomanda a ragione il voto favorevole del Parlamento.

Dopo l’adozione di questa decisione del Consiglio, gli Stati membri non avranno molto tempo per presentare alla Commissione le strategie di applicazione dei Fondi strutturali che integrano questi orientamenti comunitari. E’ deplorevole che tempi così stretti possano compromettere la realizzazione della nuova politica di coesione a partire da gennaio 2007.

Desidero aggiungere che approvo le priorità e gli orientamenti proposti e, in particolare, l’idea che la politica di coesione sia uno strumento essenziale per l’attuazione della strategia di Lisbona.

Non dimentichiamoci, tuttavia, che la strategia di Lisbona si basa fondamentalmente sull’idea di promuovere la competitività europea, e questo si oppone alla logica di solidarietà su cui si fonda la politica di coesione. Non sarà sempre facile lavorare conciliando queste due diverse impostazioni, ma bisogna trovare un equilibrio.

Per tali motivi nutro seri dubbi sull’idea di obbligare i vecchi Stati membri ad accantonare percentuali elevate dei fondi per soddisfare gli obiettivi della strategia di Lisbona e, al contempo, promuovere un’efficace politica di coesione, anche nel settore della coesione territoriale.

Confido quindi che le strategie nazionali da presentare riescano a garantire il migliore equilibrio possibile tra competitività e solidarietà.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, in primo luogo il Fondo di coesione è stato determinante per il successo dell’allargamento del 2004 e, come i colleghi, ringrazio la relatrice per il lavoro svolto in questo ambito. Il progresso economico registrato negli ultimi anni negli Stati membri dell’UE a 15 che hanno potuto beneficiare del finanziamento della coesione rappresenta un vero e proprio esempio di ciò che riusciamo a fare con risorse comunitarie orientate nella giusta direzione.

Benché l’attuazione dell’agenda di Lisbona sia perlopiù di competenza degli Stati membri, sono comunque lieto che gli orientamenti strategici abbiano definito un ambizioso programma di crescita e occupazione, che speriamo sia attuato in tutta l’Unione europea.

Quando i dieci nuovi Stati membri sono entrati nell’UE nel 2004 abbiamo accolto con favore la loro adesione per vari motivi, non ultimo perché quei paesi dell’Europa centrale e orientale avevano segnato una tappa fondamentale nella loro brevissima transizione dagli orrori sperimentati con il comunismo alla democrazia. Abbiamo approvato l’allargamento in senso politico, ma abbiamo anche riconosciuto che, per il suo funzionamento, occorreva fornire fondi adeguati ai nuovi Stati membri in modo tale da imprimere slancio alle loro economie, generando così crescita e occupazione. Sono lieto che stiamo usando meccanismi testati e sicuri dei Fondi strutturali e di coesione per raggiungere questo importante obiettivo.

Lo scorso anno, il governo del Regno Unito ha annunciato che avrebbe stanziato altri 8 miliardi di euro nel periodo di bilancio 2007-2013 per aiutare i nuovi Stati membri a costruire le loro economie e società. Pur riconoscendo che l’allargamento avrebbe comportato un onere finanziario per gli Stati membri più ricchi, i miei elettori dell’Irlanda del Nord volevano garantire che i finanziamenti fossero stanziati in maniera tale da apportare un miglioramento sostenibile in tutta l’Unione europea. Siamo coscienti che lo sviluppo economico dell’Europa orientale porterà, a lungo termine, vantaggi economici per tutti noi.

Venendo dall’Irlanda del Nord, vorrei solo dire che i miei concittadini erano molto invidiosi dei finanziamenti per la coesione ricevuti dalla Repubblica d’Irlanda, che indubbiamente hanno aiutato il paese. E’ un tremendo peccato che Parlamento, Commissione e Consiglio non ci abbiano ascoltato in passato, quando abbiamo richiesto i Fondi di coesione per l’Irlanda del Nord.

 
  
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  Oldřich Vlasák (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, gli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione sono un documento estremamente importante, che deve contribuire a completare le strategie sui quadri di riferimento nazionali che regolano l’utilizzo dei Fondi strutturali nei singoli Stati membri. Purtroppo, però, l’adozione di questo documento è stata a lungo rimandata rispetto al calendario previsto. A livello nazionale i materiali sono ora pronti nella maggioranza degli Stati membri e, logicamente, questo documento non può essere formalmente recepito in fase di stesura. Ciò porterà a ulteriori complicazioni durante il processo. Per quanto riguarda le implicazioni della preparazione dei programmi operativi e la necessaria adozione da parte della Commissione, dobbiamo renderci conto che la programmazione sarà posticipata, ritardando così la possibilità che i singoli Stati membri sfruttino senza rischi le risorse finanziarie dei Fondi strutturali.

D’altro canto, bisogna riconoscere che questi principi strategici recepiscono gran parte delle nostre osservazioni. Sono particolarmente lieto che il ruolo fondamentale delle autorità locali, vale a dire di piccole e grandi città, non sia stato trascurato nel migliorare la competitività dell’intera Comunità. Credo che questa dichiarazione non rimarrà inutilizzata, e che tutti faremo il possibile affinché il principio di partenariato tra amministrazioni nazionali, regioni, comunità e altre entità sia pienamente rispettato in tutti gli Stati membri.

Onorevoli colleghi, c’è ancora molto da fare per spiegare alcuni aspetti quali, ad esempio, il metodo di programmazione per la dimensione urbana. In futuro occorre dare chiarimenti sui piani urbani integrati così da evitare equivoci e non perdere occasioni importanti, com’è stato per la concessione di aiuti tesi a migliorare le infrastrutture dell’acquedotto comunale nella Repubblica ceca. Concludo porgendo i miei ringraziamenti all’onorevole Krehl.

 
  
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  Tomáš Zatloukal (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’ultimo allargamento in cui l’Unione ha acquisito dieci nuovi Stati membri ha comportato, per la Comunità, maggiori differenze nello sviluppo economico, uno spostamento geografico delle disuguaglianze verso est, uno sdoppiamento delle differenze economiche e una riduzione del prodotto interno lordo medio. Tutto ciò nonostante il fatto che i nuovi Stati membri registrino alcuni dei tassi più elevati di crescita economica. Con l’imminente adesione di Romania e Bulgaria, il cui PIL è pari a un terzo dell’attuale media comunitaria, credo che ora più che mai abbiamo bisogno di orientamenti strategici in materia di coesione.

La solidarietà europea è citata nel preambolo del Trattato sull’Unione europea, che specifica che la Comunità intende rafforzare la coesione economica e sociale allo scopo, soprattutto, di ridurre le differenze di sviluppo tra le diverse regioni. L’UE stanzia oltre un terzo del proprio bilancio per ridurre le disparità di sviluppo tra diverse regioni e i dislivelli nel tenore di vita. Grazie al fondo l’UE contribuisce allo sviluppo delle regioni più arretrate, alla ristrutturazione delle regioni industriali e alla ripresa delle aree urbane abbandonate. La riforma della politica di coesione deve dare l’opportunità di garantire maggiore efficacia, trasparenza e responsabilità politica. Nel prossimo periodo di programmazione la politica di coesione deve essere più chiara e coerente e, personalmente, mi aspetto che sia più mirata e più orientata agli obiettivi. Per quanto riguarda i paesi che ricevono sostegno dal Fondo di coesione o dai Fondi strutturali, è necessario tenere conto dell’allargamento e fare una distinzione tra i vari tipi di azione supportati dai fondi.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, credo che gli orientamenti adesso tengano conto delle principali preoccupazioni del Parlamento, ma come sapete non siamo stati in grado di recepirle tutte in maniera completa. Penso in particolare ad alcune disposizioni ora iscritte nel regolamento che, per definizione, non possono essere contraddette dagli orientamenti. Sicuramente, la destinazione dei finanziamenti è forse l’esempio principale del tipo di disposizioni cui il Parlamento ha voluto opporsi, ma permettetemi di insistere sul fatto che l’earmarking non è contrario alla coesione.

E’ il riconoscimento del fatto che il mondo è cambiato e che dobbiamo riorientare gli sforzi verso nuove priorità per raggiungere una coesione sostenibile. Al tempo stesso, rispetto alla proposta iniziale della Commissione, durante i negoziati l’elenco definitivo delle categorie di destinazione dei finanziamenti è stato ampliato ad altre spese, soprattutto nelle regioni di convergenza, anche se non solo in queste. I regolamenti, inoltre, prevedono ora che le autorità nazionali e la Commissione, durante i negoziati sul programma, abbiano la possibilità di decidere se prevedere altre categorie di spesa che non compaiono nell’elenco definitivo, nel caso in cui siano considerate di importanza nazionale o regionale.

Siamo ora in dirittura d’arrivo nell’attuazione della politica di coesione dell’UE. Adesso disponiamo dei regolamenti ed entro l’inizio di ottobre, supponendo che domani il Parlamento dia il suo consenso, saranno adottati gli orientamenti come prima fase dell’esercizio di programmazione. Pur essendo nella fase finale, non dobbiamo sottovalutare le sfide che ci aspettano prima di raggiungere il traguardo, ma posso garantirvi che farò il possibile per convincere i nostri partner negli Stati membri e nelle regioni a mettere a punto programmi ambiziosi e innovativi.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE). – (HU) Desidero in primo luogo ringraziare tutti i colleghi, i rappresentanti della Commissione e del Consiglio e, ovviamente, l’onorevole Krehl per gli sforzi compiuti al fine di migliorare gli orientamenti.

Per le regioni, le microregioni e le città dei nuovi Stati membri, il vero successo dell’accordo sta nel fatto che la loro situazione è nettamente migliorata. Le fonti possono essere usate:

– con maggiore certezza (con maggiore certezza a partire dall’inizio del 2007, con una pianificazione in pieno svolgimento)

– con maggiore facilità (con molti meno sforzi a livello individuale e regolamenti più favorevoli)

– in maniera personalizzata (nuovi obiettivi specifici quale ristrutturazione di abitazioni, trasporti pubblici e costruzione di strade).

Aumentano i settori di sviluppo e si è più liberi di scegliere come utilizzarli e in che misura: ciò aumenta considerevolmente le possibilità di crescita dinamica e di coesione.

Su 27 paesi, il mio è il secondo per importo pro capite di sostegno a favore della coesione/convergenza, grazie al quale è possibile realizzare uno sviluppo pari ad almeno 8 miliardi di fiorini ungheresi.

Nei regolamenti sulla coesione e, di conseguenza, negli orientamenti strategici, la maggioranza delle richieste ungheresi e degli emendamenti proposti formulati dalle commissioni del Parlamento e del Consiglio sono stati accolti; in effetti, sono state fatte concessioni che non avevamo richiesto né addirittura sperato.

Esistono tutte le condizioni affinché le regioni europee più arretrate possano allinearsi a quelle più avanzate. Continueremo ad avere successo se riusciremo a costruire il nostro paese con il tipo di collaborazione che si può trovare a Bruxelles e se riusciremo ad affrontare i veri problemi; in tal modo, invece di concentrarci su discussioni futili, potremo portare l’Ungheria e gli altri nuovi Stati membri al livello dei primi paesi europei. Ora dipende da noi...

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – Le statistiche mostrano che tra il 1988 ed il 2001 il divario tra le regioni più povere e la media UE si é ridotto di un sesto proprio grazie ai risultati raggiunti dalla politica di coesione.

Il 2005 é stato un anno record per la politica di coesione in termini di risorse investite, con un totale di 38.3 miliardi di euro impegnati nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, nel Fondo Sociale Europeo, nel Fondo di coesione e nel Fondo per le politiche di preadesione riservato ai paesi candidati.

Nello stesso anno la riforma della politica regionale dell’UE ha ottenuto notevoli risultati, tra i quali il suo ufficiale riconoscimento a strumento della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.

Per il periodo 2007-2013, una recente ricerca indica che la crescita aggiuntiva del PIL dei nuovi Stati membri sarà dell’ordine del 7-12 per cento circa e che potrebbero essere creati 2,5 milioni di posti di lavoro.

I nuovi orientamenti strategici approvati oggi in aula concentrano maggiormente l’attenzione sulla crescita, indicando che in futuro la politica di coesione dovrà porre accento sulla società della conoscenza e dell’informazione, sull’imprenditoria, sull’ambiente e sull’occupazione, al fine di promuovere uno sviluppo ancora più equilibrato e sostenibile della Comunità.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE). – (FR) Ringrazio la Commissione europea per avere tenuto in maggiore considerazione la dimensione territoriale della politica di coesione nell’ultima versione degli orientamenti strategici.

Sottoscrivo l’auspicio della Commissione di cercare meccanismi di esecuzione della politica di coesione che contribuiscano a garantire un equo trattamento di tutte le regioni in base alle loro capacità in relazione ai fattori di competitività.

Per la prossima generazione di programmi, occorre promuovere la coesione territoriale cosicché l’Europa intera possa contribuire alle misure a favore della crescita e dell’occupazione, in particolare grazie a partenariati di alta qualità che riuniscono attori a tutti i livelli: nazionale, regionale, urbano, rurale e locale.

Il nuovo quadro legislativo prevede altresì di concedere alle regioni ultraperiferiche uno stanziamento speciale per tenere conto dei costi elevati derivanti dal fatto di essere così lontane. Condivido l’obiettivo della Commissione, secondo cui lo stanziamento deve contribuire anche alla creazione di posti di lavoro e a una crescita sostenibile nelle regioni ultraperiferiche.

 
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