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Procedura : 2006/2632(RSP)
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Testi presentati :

B6-0529/2006

Discussioni :

PV 23/10/2006 - 18
CRE 23/10/2006 - 18

Votazioni :

PV 24/10/2006 - 8.14
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0435

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 23 ottobre 2006 - Strasburgo Edizione GU

18. Recupero dei fondi comunitari (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0303/2006), presentata dall’onorevole Casaca a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul recupero dei fondi comunitari [2005/2163(INI)].

 
  
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  Paulo Casaca (PSE), relatore. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, se vogliamo recuperare i fondi mancanti dal bilancio comunitario, occorre una buona dose di determinazione, un lavoro documentale, trasparenza, rigore, proporzionalità e l’armonizzazione delle norme e delle procedure. Purtroppo siamo ben lungi da tutto ciò.

Le Istituzioni europee non devono asserragliarsi in un mondo di norme e di regolamenti molto lontano dalla realtà. Proprio per tale ragione questa relazione sul recupero dei fondi comunitari parte da un esempio specifico: si tratta dell’importo più elevato in assoluto da recuperare – quantificato in quasi 100 milioni di euro – mentre le circostanze che contornano i crediti mancanti sono ancora più avvilenti.

Il caso prende le mosse da un reato perpetrato da un’organizzazione criminosa che ha potuto godere della collusione di una serie di imprese europee. A seguito dell’inchiesta e della cooperazione da parte delle autorità italiane, le Istituzioni comunitarie hanno ricevuto tutte le informazioni sulla vicenda. La Guardia di finanza italiana infatti ha condotto un’indagine sull’importazione illegale di burro ad opera di imprese controllate dalla camorra napoletana, sull’adulterazione del burro con sego, oli vegetali e un composto chimico noto come lipestrol, sulla vendita di decine di migliaia di tonnellate di prodotto finito a diverse imprese europee e infine sull’uso del prodotto a fini fraudolenti per ottenere rimborsi all’esportazione e sovvenzioni per la distruzione di prodotti di pasticceria. Gli esiti dell’indagine sono poi stati trasmessi alle autorità comunitarie e nazionali competenti.

A sette anni dall’inchiesta italiana che cosa è accaduto? In uno degli Stati membri coinvolti le autorità si sono limitate ad avviare un’inchiesta dopo ben quattro anni dalla pubblicazione della relazione originale italiana e non è stato recuperato nessuno dei 40 milioni di euro sottratti, secondo i calcoli. In un altro Stato membro l’inchiesta non è nemmeno decollata, quindi nessuno degli oltre 50 milioni di euro è stato recuperato. In un terzo Stato membro il problema è stato ritenuto meramente amministrativo e le sanzioni pecuniarie comminate originariamente sono state ridotte fino a diventare simboliche.

Ad eccezione dell’Italia, dove sulla base di un’iniziativa nazionale decine di persone sono state arrestate per omicidio, possesso illegale di armi e associazione a delinquere e dove sono in corso complessi procedimenti giudiziari, non sussiste alcuna aspettativa realistica di ottenere condanne nei paesi coinvolti o di recuperare i fondi comunitari. Tutto indica che l’intero processo cadrà in prescrizione.

In ragione del vincolo legale di riservatezza, la maggior parte delle autorità nazionali competenti per la sicurezza alimentare non ha ancora ricevuto notifica di tale frode. Mentre le autorità comunitarie e nazionali agiscono con una tale mancanza di determinazione e di coordinamento dinanzi a un reato di siffatte proporzioni, sono venuti alla luce un numero infinito di casi a fronte dei quali, in virtù dei poteri discrezionali concessi nell’azione di recupero dei fondi comunitari, le autorità si sono accanite contro agricoltori onesti affinché restituissero i fondi senza alcuna giustificazione sostanziale e per motivi procedurali non sempre fondati, lasciando spesso queste persone nella povertà. Per questi agricoltori il principio di presunzione di innocenza, il diritto di essere informati sulla natura di un’accusa, la proporzionalità e la garanzia di risorse adeguate per imbastire la difesa non hanno il benché minimo valore. Il punto cruciale della vicenda è che l’articolo 280 del Trattato viene ignorato. Il concetto di cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri per la tutela degli interessi finanziari comunitari in effetti rimane del tutto campato in aria. Una tutela effettiva ed equivalente di tali interessi a beneficio dei cittadini non esiste.

Alla luce di tale scenario devono essere introdotti cambiamenti radicali e specifici, sia ridefinendo le funzioni di Eurojust che istituendo il Procuratore europeo o attraverso qualche altro mezzo. Occorre un’iniziativa europea volta a garantire la cooperazione nel settore della giustizia al fine di proteggere gli interessi finanziari comunitari a cui deve seguire un’azione concreta, non mera retorica, come invece è accaduto in questo caso, il più clamoroso nel suo genere nel settore della finanza comunitaria.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON ONYSZKIEWICZ
Vicepresidente

 
  
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  Dalia Grybauskaitė, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Casaca per l’ottima, interessante e utile relazione. Il documento tiene conto della gestione diretta, che è primariamente di competenza della Commissione, e della gestione concorrente, che la Commissione condivide con gli Stati membri.

In relazione ai recuperi che afferiscono alla gestione diretta, la Commissione ringrazia il relatore per il sostegno prestato nella revisione in corso del regolamento finanziario che abbiamo già presentato, in particolare per le proposte tese a stabilire un limite temporale uniforme di cinque anni e ovviamente anche in relazione al carattere privilegiato dei crediti comunitari mediante assimilazione ai crediti fiscali nazionali, che purtroppo il Consiglio è riluttante a sostenere.

Per quanto concerne i recuperi inerenti alla gestione concorrente, la Commissione condivide l’enfasi posta sulla responsabilità degli Stati membri, dal momento che si tratta della componente più consistente della spesa comunitaria. La Commissione sottoscrive l’analisi del relatore in cui si evidenza un basso livello di recupero in taluni Stati membri. In un caso in particolare, rimangono da recuperare 95 milioni di euro.

Tuttavia, tengo a ricordare che la Commissione in carica ha dato grande risalto al recupero. Tra il 2003 e il 2006 l’Esecutivo è riuscito a ridurre gli importi da recuperare, passando da 553 a soli 160 milioni di euro nel settembre di quest’anno. Il caso specifico dei 95 milioni è oggetto di un’inchiesta penale presso la magistratura di uno Stato membro in cui è coinvolto anche un altro Stato membro. Pertanto, in realtà, restano da recuperare meno di 100 milioni di euro nel prossimo futuro, e 95 milioni di euro alla fine dell’inchiesta.

Esprimiamo grande soddisfazione per la relazione nel suo complesso. Stiamo lavorando con il Parlamento, soprattutto con il relatore incaricato del regolamento finanziario. In tale ambito collaboriamo a stretto contatto con la commissione per i bilanci. Forniremo una risposta adeguata per iscritto alla relazione e alle raccomandazioni avanzate.

 
  
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  Ingeborg Gräßle, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto devo porgere i ringraziamenti del mio gruppo al relatore per il documento veramente molto interessate e importante che ha redatto. Infatti sussistono ancora parecchie disfunzioni circa il modo in cui vengono recuperati i fondi cui l’Unione ha diritto, soprattutto per quanto concerne l’approccio assunto dagli Stati membri, e, in effetti, è assolutamente deprecabile che il Consiglio oggi brilli per la sua assenza.

Rileviamo che sono stati compiuti maggiori progressi da quando lei, signora Commissario, ha preso in mano la questione, ma credo che ci areneremo immancabilmente sui miglioramenti da apportare nei settori specifici nei prossimi mesi, soprattutto nella politica agricola, che si colloca al cuore dell’intera questione dei recuperi. Si tratta infatti di un settore in cui molto rimane da fare, in cui il 70 per centro delle vecchie denunce risale al periodo tra il 1971 e il 2002. Stiamo parlando di circa 3,1 miliardi di euro, il 70 per cento dei quali non è ancora stato recuperato. La situazione, così com’è oggi, è assai vergognosa. Il totale degli importi recuperati è meno di un quinto dei 6 miliardi di euro ancora dovuti nel 2002.

Il Presidente della Corte dei conti recentemente ha dichiarato – e signor Presidente, devo dire che ho delle obiezioni sul fatto che il nostro dibattito si svolga in questo momento, in quanto proprio in questo istante viene presentata un’importantissima relazione dinanzi alla commissione per il controllo dei bilanci – che il recupero procede a un ritmo sempre più lento e che le sanzioni sono del tutto inadeguate. Il problema è da ricercare a livello di Stati membri; mi pare che noi tutti in quest’Aula stiamo dalla stessa parte e, a prescindere da quello che accadrà, aumenteremo la parità delle richieste fiscali e delle denunce per la restituzione dei fondi nell’ambito delle delibere da assumere per il regolamento finanziario, in quanto tale punto riveste un’importanza cruciale.

E’ altresì importante sostenere maggiormente i revisori dei conti che operano laddove si creano siffatti problemi, soprattutto quelli che lavorano per le autorità nazionali, in quanto corrono il rischio di essere puniti per le mancanze dei propri dipartimenti e quindi necessitano di una protezione speciale da parte nostra.

Sussiste anche un altro problema all’interno della stessa Commissione. Fino a poco tempo fa era praticamente impossibile accertare l’importo effettivo del credito, e spero che le procedure contabili riformate renderanno le cose più facili. Concludo affermando che garantiremo che la questione rimanga all’ordine del giorno.

 
  
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  Jeffrey Titford, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, mi pare che la presente relazione sia una lunga e prolissa giustificazione per l’istituzione del Procuratore europeo. Infatti, a giudicare dal tono dell’onorevole Casaca, egli pare indispettito quando scopre che la legge dello Stato membro prevale sulla Commissione: per carità non sia mai! Secondo il documento, per aggirare il problema, dovremmo istituire un funzionario giudiziario con il potere di cassare le leggi degli Stati membri. Tutto ciò dovrebbe essere predisposto per “compattare” meglio la procedura, mentre l’altra ragione di vitale importanza è che in questo modo si contribuirebbe a ridurre la complessità.

In qualità di strenuo difensore dello Stato nazionale, mi oppongo con fermezza all’istituzione del Procuratore europeo e tutti coloro che in quest’Aula credono sinceramente nella democrazia, invece di aderirvi in maniera puramente formale, dovrebbero fare altrettanto. In particolare chiedo ai deputati del mio paese di unirsi a me nella difesa dell’ordinamento britannico.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI). (DE) Signor Presidente, è chiaro ormai che molti considerano lo spreco di fondi comunitari alla stregua di un mero illecito, in quanto pare non esserci altra spiegazione al fatto che negli ultimi trent’anni dei 3,1 miliardi di euro di pagamenti irregolari solo il 17 per cento sia stato recuperato. L’attenzione quindi è puntata sulle procedure di controllo inadeguate e sul mancato rispetto delle norme e dei regolamenti comunitari.

E’ già di per sé un male che miliardi di euro di fondi comunitari scompaiano in conti fittizi; e oltretutto, nei rari casi in cui le irregolarità legate ai pagamenti vengono alla luce, il recupero poi si rivela estremamente problematico o procede così lentamente che i colpevoli riescono a rendersi latitanti e a far sparire il denaro. Si evince quindi che l’Unione europea è afflitta da un fenomeno che assomiglia molto alla negligenza organizzata.

E’ intollerabile che vi siano casi reiterati di uso negligente dei fondi comunitari – e per di più negli stessi Stati membri – senza che nessuno ne paghi le conseguenze. Laddove gli Stati membri non si adoperano quanto più possibile per recuperare i fondi mancanti entro un termine massimo di due ani, a mio giudizio, tali Stati devono essere chiamati a rifondere le perdite.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, i giornali si occupano spesso di vicende in cui il denaro comunitario viene sprecato o va perduto. E’ però un peccato che il lavoro svolto a monte per impedire tale dispersione – e per recuperare i fondi – nella stragrande maggioranza dei casi sia di natura eccessivamente tecnica e sia troppo noioso anche solo per avere un’eco, figuriamoci per salire agli onori delle cronache. Tuttavia, si stanno compiendo sforzi per recuperare i fondi a cui va dato sostegno, benché, come puntualizza chiaramente il relatore, resti ancora molto da fare.

In particolare, bisogna fare di più per il recupero dei fondi nell’ambito della gestione concorrente. Dobbiamo poter fare affidamento sulla piena cooperazione delle autorità nazionali affinché ci aiutino a conseguire l’obiettivo. Talvolta ho l’impressione che, fino a quando continueremo a parlare di fondi comunitari, le autorità nazionali non saranno molto inclini a fare la propria parte. In effetti per loro la responsabilità di cui sono investite si esaurisce nel bilancio nazionale. Le cose però non stanno esattamente così. Quando il denaro comunitario viene speso a livello nazionale, le autorità nazionali ne sono chiaramente responsabili. Esse infatti hanno una grande responsabilità nel garantire che i fondi comunitari non siano spesi erroneamente, irregolarmente o addirittura in maniera fraudolenta. In tali eventualità bisogna prendere provvedimenti per recuperarli.

La relazione giustamente esorta gli Stati membri a mobilitarsi e a provvedere, da parte loro, a organizzarsi meglio nonché a cooperare di più con la Commissione in modo che il recupero dei fondi sia effettivo e diventi persino un deterrente di per sé.

 
  
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  Markus Pieper (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, ho molto apprezzato la relazione dell’onorevole Casaca e, come membro della commissione per lo sviluppo regionale, trovo molto imbarazzante il drastico aumento delle frodi e delle irregolarità.

L’impatto finanziario sulle misure di politica strutturale è passato da 480 milioni di euro nel 2003 a 694 milioni di euro nel 2004 – anno a cui risalgono gli ultimi dati disponibili – dei quali un buon 70 per cento dei fondi da rimborsare era riconducibile alla politica strutturale. A ciò si aggiunge pure un’area grigia. Se non siamo pienamente in grado di recuperare il denaro speso erroneamente – come conferma la relazione d’iniziativa – l’UE viene messa in cattiva luce. Non è certo trascurabile un credito di 3 miliardi di euro.

Non si tratta però solo della perdita finanziaria per l’Unione europea. Se il recupero dei fondi non è del tutto efficiente, si incentiva l’uso indebito dei fondi concessi sotto forma di aiuti. A prescindere dal fatto che i fondi siano stati erogati a fronte di una frode deliberata o versati per errore, il recupero deve procedere in maniera fluida ed efficiente e, anche se la procedura può apparire sproporzionata nei singoli casi, gli Stati membri devono comunque applicarla e quindi li invito a procedere con maggiore rigore e a coordinare le varie procure a tal fine, e chiedo loro di consentire all’OLAF, l’Ufficio europeo antifrode, un maggiore coinvolgimento nei procedimenti. Per quanto concerne la Commissione, chiedo che si attivi maggiormente per rendere pubblicamente esecrabile l’uso indebito dei sussidi.

L’Europa ha bisogno di trasparenza proprio come il suo sistema di sovvenzioni e di sussidi. Dobbiamo immediatamente porre fine alle situazioni in cui i fondi vengono usati per scopi diversi da quelli per cui sono stati originariamente stanziati e a tal fine serve una maggiore apertura. Ringrazio quindi il relatore per aver reso un contributo in questo senso.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il relatore per il lavoro quasi forense che ha profuso nella relazione. Oltre all’ovvia perdita economica, che è molto grave dal punto di vista comunitario, la presenza di frodi esercita una grossa presa sull’opinione pubblica, cosa che in qualche misura è ingiusta e svilisce l’ottimo lavoro che il bilancio dell’Unione europea produce negli Stati membri. Ricordando tale premessa, dobbiamo quindi concentrarci sul problema che vi soggiace. Purtroppo la gente biasima questa anonima Unione europea, mentre il problema si colloca molto più vicino, nei singoli Stati membri. Anche questo messaggio va espresso a chiare lettere.

E’ inammissibile che gli importi da recuperare siano così ingenti – circa 3,5 miliardi di euro a giugno del 2002, mentre importi consistenti nel settore agricolo non sono stati recuperati a causa delle difficoltà create dagli Stati membri che non collaborano.

La riforma della politica agricola comune del 2003 dovrebbe portare l’agricoltura in una posizione migliore: l’introduzione del pagamento unico per azienda agricola e gli stretti collegamenti con le misure incrociate atte a garantire l’osservanza sono infatti volti ad assicurare che i fondi siano erogati nei casi effettivamente previsti. Nutro una certa preoccupazione però, in quanto a fronte dei fallimenti passati ora siamo diventati molto ferrei nei controlli incrociati sull’osservanza. Molti agricoltori si rivolgono a me dicendo di non aver ricevuto alcun avviso sulle ispezioni e si trovano dinanzi a sanzioni significative per errori marginali. E’ veramente troppo, e dobbiamo stare attenti a non esagerare in questo ambito, poiché, se è molto facile rintracciare e recuperare 5 euro, i casi da 5 miliardi di euro invece scivolano tra le maglie della rete. Sono lieta che la signora Commissario Fischer Boel abbia dichiarato di voler prendere in esame un tipo di attuazione meno drastica, sempre però garantendo il rispetto delle norme.

Dobbiamo assolutamente recuperare i fondi. Desidero comunque concludere con l’auspicio che il dibattito e, si spera, il lavoro sul versante della migliore regolamentazione risani questa situazione. Se il passato non è stato roseo, speriamo che il futuro sia migliore.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì, alle 12.00.

Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE-DE).(FR) E’ giocoforza constatare che il recupero dei fondi comunitari a seguito di irregolarità o di frodi permane insufficiente. Si impone pertanto un’applicazione più severa del regolamento finanziario oltre che una sua revisione.

Il Parlamento infatti ritiene che la semplificazione delle procedure di recupero e un migliore coordinamento tra i servizi della Commissione e i servizi competenti a livello nazionale costituiscano un asse di lavoro essenziale. Il problema principale risiede nel fatto che nessuna autorità nazionale si assume la responsabilità complessiva della qualità e della supervisione dei controlli nazionali, benché l’esecuzione del bilancio nazionale ricada sugli Stati membri nella misura dell’80 per cento in virtù della gestione concorrente. La complessità dei meccanismi induce poi i media a imputare alla Commissione la responsabilità dei problemi legati alle operazioni illegali, e quindi anche del recupero, mentre i problemi sono da ricercare soprattutto a livello di Stati membri.

Il rafforzamento della cooperazione tra l’OLAF, Eurojust ed Europol, un’applicazione più estesa della procedura per il recupero per via giudiziaria e la richiesta del Parlamento relativa all’istituzione di un quadro normativo da parte della Commissione sul trattamento contabile delle irregolarità e alla presentazione di una relazione periodica, ad opera della DG, sullo stato dei recuperi rappresentano misure importanti atte a rafforzare la trasparenza e l’efficacia delle procedure.

 
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