Presidente. L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale (B6-0440/2006) dell’onorevole Karl-Heinz Florenz, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, alla Commissione, sulla strategia della Commissione in occasione della conferenza di Nairobi sui cambiamenti climatici (O-0100/2006).
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, la dodicesima conferenza dei paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Nairobi è la prima conferenza di questo tipo che si tiene nell’Africa subsahariana, l’area più povera del pianeta con la quale l’Unione europea intrattiene particolari relazioni politiche. La conferenza, pertanto, non poteva che essere incentrata sulle esigenze dei paesi in via di sviluppo.
L’Unione europea si concentrerà in particolare sulla compatibilità tra la lotta ai cambiamenti climatici e il rapido sviluppo economico, oltre che sulla necessità di far rientrare le politiche atte a ridurre le emissioni nelle procedure decisionali in settori cruciali.
Lo sviluppo delle economie dei paesi di Asia, Africa e Sudamerica, un approvvigionamento energetico sicuro e una migliore qualità dell’aria sono alcuni esempi di benefici importanti – collaterali – delle azioni finalizzate alla lotta contro il cambiamento climatico.
Ritengo che una maggiore comprensione a livello internazionale delle pericolose ripercussioni dei cambiamenti climatici e la manifestazione di interesse nei confronti delle esigenze dei paesi in via di sviluppo aumenterà le nostre possibilità di raggiungere un accordo sul periodo successivo al 2012.
L’Unione europea ha quattro priorità specifiche a Nairobi. Innanzi tutto, raggiungere un accordo sul quadro istituzionale per il Fondo di adeguamento. Il Fondo sarà finanziato dai prelievi sul meccanismo per lo sviluppo pulito e si prevede l’erogazione di oltre 350 milioni di euro tra il 2008 e il 2012.
In secondo luogo, raggiungere un accordo sulla lista delle attività che rientreranno nel programma di lavoro quinquennale per l’adeguamento. Il programma contiene una serie di attività finalizzate a migliorare la nostra adattabilità, ad esempio l’ulteriore miglioramento dell’informazione sulle ripercussioni negative dei cambiamenti climatici, le sue ripercussioni socioeconomiche e i punti deboli delle nostre economie e società di fronte ai cambiamenti climatici.
In terzo luogo, favorire un accesso più generalizzato al meccanismo per lo sviluppo pulito da parte dei paesi poveri dell’Africa e di altre aree del pianeta. Dobbiamo affrontare la questione dell’equa distribuzione dei progetti che rientrano nel meccanismo per lo sviluppo pulito, dal momento che solo una piccola percentuale della totalità dei progetti è destinata all’Africa.
Infine, il dibattito sul periodo successivo al 2012, che a Nairobi continuerà, senza però essere portato a termine. Sono davvero convinto che ci sia ancora molto lavoro da fare. Le opinioni sulle azioni da intraprendere sono diverse. I paesi in via di sviluppo non vedono di buon occhio la prospettiva di un aumento dei loro sforzi per combattere i cambiamenti climatici. Al tempo stesso numerosi paesi in via di sviluppo ancora esitano ad adottare le misure per la riduzione delle emissioni necessarie per contribuire a limitare l’aumento medio della temperatura del pianeta di due gradi centigradi.
A Nairobi l’Unione europea continuerà giustamente a sostenere la tesi secondo cui la lotta ai cambiamenti climatici e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio non solo sono tra loro compatibili, ma sono anche interdipendenti.
A Nairobi speriamo di garantire, da un lato, un approccio chiaro, specifico ed equilibrato e un progresso costante all’interno del gruppo ad hoc sull’articolo 3, paragrafo 9, sul dialogo attualmente in corso nell’ambito della convenzione e, dall’altro lato, l’accordo sulla revisione del Protocollo di Kyoto in base all’articolo 9. Dobbiamo tuttavia guardare oltre Nairobi, visto che l’Europa deve necessariamente impegnarsi di più per persuadere i partner mondiali a non abbandonare gli sforzi in vista della riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra dopo il 2012.
La partecipazione di 10 deputati alla delegazione è un fatto molto positivo e personalmente sono ansioso di collaborare ancora da vicino con loro come negli ultimi due anni. Mi impegnerò a garantire che ricevano tutte le informazioni e provvederò a fornire loro tempestivamente tutte quelle a mia disposizione. Ci interfacceremo con i media insieme e io spero che i deputati intratterranno contatti e dialoghi con i delegati di altri paesi durante la conferenza. In questo modo sarà possibile trasmettere a un pubblico globale la nostra ambizione e visione comune per un futuro sostenibile per l’umanità.
Avril Doyle, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario per il bel discorso di stasera.
Sono molto lieta di far parte del gruppo di dieci europarlamentari che parteciperanno alla delegazione UE. Siamo tutti membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e saremo guidati dal nostro collega, onorevole Blokland, in qualità di vicepresidente.
Mi aspettavo che il collega, onorevole Florenz, assumesse la guida a nome del gruppo PPE-DE, ma non lo vedo. La sua interrogazione era in parte finalizzata a segnalare ancora volta il fatto che i deputati della delegazione del Parlamento europeo che parteciperanno alla delegazione dell’UE saranno trattati come cittadini di serie B.
So che il Commissario ci racconterà la storia degli accordi interistituzionali, del Consiglio, della Commissione, della priorità e della pratica. Francamente ne abbiamo tutti abbastanza e non vogliamo più sentirla. Il Commissario si comporta sempre in modo eccellente in queste occasioni dedicandoci molto tempo, come del resto i suoi funzionari. Ci forniscono sempre indicazioni molto dettagliate al termine dell’evento, fuori dalla porta, ma non ci è mai concesso di entrare, nemmeno in qualità di osservatori, in occasione di riunioni di alto livello. Io vorrei, come del resto i miei compagni di gruppo, e, temo, tutti i miei onorevoli colleghi, ricevere un trattamento uguale a quello riservato ai delegati di Commissione e Consiglio che parteciperanno. Se la Commissione la chiama delegazione dell’UE, allora le tre compagini comunitarie che ne fanno parte dovrebbero essere trattate in maniera paritaria.
Il Commissario ci ha comunicato in occasione di una recente riunione informativa di non aspettarsi risultati eccezionali. Si tratterà di un nuovo COP, COP 12-MOP 2 se vogliamo, ma molto importante in quanto sarà la prima riunione sull’Africa subsahariana. Il Commissario ha parlato della necessità di ampliare il meccanismo per lo sviluppo pulito. Al momento solo il 2,5 per cento è destinato alla citata area africana, principalmente Marocco e Sudafrica, e nulla al resto dell’Africa subsahariana in quanto tale. C’è molto da fare in quelle zone. Mi interessa particolarmente esaminare l’idea di creare quel fondo per il carbonio per l’Africa suggerito dal Commissario, e vedere dove questo ci porterà.
Chi finanzierà il Fondo di adeguamento? Si tratta di capire se la principale fonte di finanziamenti sarà il Fondo mondiale per l’ambiente e quale sarà la destinazione dei fondi. A Montreal è stato concordato che ci sarebbero state due traiettorie nei negoziati: una relativa alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC) e l’altra dedicata al Protocollo di Kyoto. Ritengo che in questo modo si chiarirà a che punto sono i diversi paesi. Insieme possiamo fare progressi, coinvolgere sempre più paesi in via di sviluppo e persuadere in particolare un maggior numero di alleati statunitensi ad affiancarci nel compito molto importante della riduzione delle emissioni di carbonio.
Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, Al Gore è stato in giro per il mondo a diffondere il suo messaggio. Il clima sta cambiando rapidamente, più rapidamente del previsto. Le calotte polari si stanno sciogliendo, il livello del mare si sta alzando e presto raggiungeremo il punto di non ritorno. E’ questo il momento in cui si rende necessaria una risposta politica. Non dobbiamo limitarci a piangere tra le braccia di Al Gore, ma dobbiamo anche iniziare a cercare una soluzione. Nairobi ci offre l’opportunità di affrontare con risolutezza questa sfida. Quando discutiamo di crisi energetica e di problemi climatici, non dobbiamo farci prendere dal pessimismo, perché le soluzioni ci sono. Ma dove possiamo trovarle?
Innanzi tutto attraverso la fiducia nelle misure che adottiamo. Vorrei approfittare di questa opportunità per esprimere ancora una volta la mia approvazione per il sistema di scambio delle quote di emissione, anche se è tutt’altro che perfetto. Mi rivolgo in particolare alla Commissione, che dovrebbe garantire che i piani nazionali di assegnazione siano credibili e che le assegnazioni eccessive appartengano al passato. Nel lungo termine, dovremo considerare la possibilità di mettere all’asta i diritti di emissione perché in questo modo potremo prevenire i profitti straordinari per le società elettriche e le assegnazioni troppo generose dei diritti di emissione gratuiti.
In secondo luogo, vorrei spezzare una lancia a favore degli investimenti su larga scala finalizzati allo sviluppo di un’energia nuova e pulita. Oltre alle iniziative già esistenti, c’è ancora molto spazio per le innovazioni. C’è l’energia blu, ottenuta mescolando acqua dolce e acqua salata, che attraverso questo processo sono in grado di produrre energia. Oppure c’è il laddermill, che grazie agli aquiloni ad altezza elevata di cui è dotato funziona come un mulino a vento e genera energia. Tra le altre alternative ci sono le serre e le case energetiche, l’energia geotermica e gli specchi solari; tutto questo si può fare. Dobbiamo sfruttare queste possibilità attraverso l’innovazione tecnologica. Quest’ultima dovrà essere finanziata dai governi ma, nel tempo, anche mettendo all’asta i diritti di emissione.
In terzo luogo, dobbiamo essere proattivi nella cooperazione con paesi come la Cina, che apre una nuova centrale elettrica ogni mese e ha bisogno di una tecnologia per lo sfruttamento del carbone compatibile con l’ambiente che noi dobbiamo fornire. Grazie al trasferimento di tecnologie la Cina sarà certamente in grado di assumere obblighi dopo il 2012. Se la Cina aderisce sarà più probabile che lo facciano anche gli Stati Uniti.
Infine, dobbiamo investire generosamente nel Fondo di adeguamento. L’Europa ha la responsabilità storica dei cambiamenti climatici e sta a noi aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi alle relative conseguenze. I cambiamenti climatici non sempre sono un argomento popolare nei paesi in via di sviluppo. Un leader di un paese in via di sviluppo – signor Presidente, mi è stato concesso un minuto in più perché l’onorevole Ferreira mi ha generosamente ceduto il suo tempo di parola, e quindi ho a disposizione un totale di tre minuti – una volta disse a un ministro dell’Ambiente olandese: “Prima dobbiamo diventare ricchi come voi e solo dopo ci preoccuperemo dei cambiamenti climatici quanto voi”. Penso che si potrebbe procedere diversamente. Loro potrebbero diventare ricchi senza emissioni di CO2. L’Europa ha il dovere di aiutarli a raggiungere questo obiettivo e noi, a Nairobi, dobbiamo dimostrare loro che è davvero nostra intenzione farlo.
Signor Commissario, mi auguro che alla Conferenza di Nairobi si vedrà un ottimo lavoro di gruppo. Va da sé che condivido pienamente l’appello dell’onorevole Doyle. Ritengo sia necessario che partecipiamo il più possibile a tutti i negoziati e che abbiamo il massimo accesso alle riunioni; so che lei farà tutto quanto è in suo potere perché questo avvenga. Vorrei chiudere ribadendo che spero in una cooperazione positiva.
Chris Davies, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario per essere intervenuto di fronte a questa Assemblea così affollata sul problema più importante che il pianeta si trova ad affrontare!
Poco fa lei ha accennato al fatto che la Conferenza delle parti a Nairobi sembra segnare un po’ il passo e che gli eventi secondari potrebbero essere importanti quanto i principali. Spesso però abbiamo sentito dire che ogni mese che passa i problemi diventano più gravi e difficili da risolvere. Quindi, forse, non possiamo più permetterci eventi intermedi: le questioni devono essere sollevate e voi dovete cercare di ottenere da ogni riunione il massimo possibile.
Vorrei sollevare in particolare tre questioni. Innanzi tutto, le emissioni nel settore dei trasporti nell’Unione europea. In base ai dati attuali, cinque delle maggiori case automobilistiche raggiungeranno l’obiettivo dell’accordo volontario concordato di 140 g di CO2 entro il 2008, ma il 75 per cento di esse non pare essere pronto a raggiungerlo. Pensate per un attimo a cosa significa. Le case automobilistiche hanno firmato un accordo volontario con la Commissione, con l’Unione europea. In seno ai loro consigli di amministrazione privati hanno analizzato i dati accorgendosi che potevano incrementare i loro profitti con i SUV e i veicoli a trazione integrale, e hanno così deliberatamente deciso di non rispettare il citato impegno. Hanno violato il patto, hanno dimostrato di non essere in buona fede ed è giunto il momento che la Commissione si opponga a questo fenomeno in maniera davvero perentoria.
Sappiamo dalle cinque case che raggiungeranno l’obiettivo che 140 g non sono poi un risultato così speciale. Ci vuole un’azione decisa che spero sarà intrapresa nei prossimi mesi.
In secondo luogo, i piani nazionali di assegnazione. So che restituirete agli Stati membri i piani nazionali di assegnazione affermando che un margine del 15 per cento tra le assegnazioni e le emissioni di CO2 effettive è tutt’altro che sufficiente. E’ una situazione impossibile. Sapete che questo è lo strumento più importante. Dovete essere decisi ed utilizzare tutte le risorse che la Commissione ha a sua disposizione per spingere i governi nazionali ad agire in conformità con i bei discorsi pronunciati di fronte al Consiglio.
Infine, guardando avanti, al sistema di scambio delle quote di emissione successivo al 2012, quali misure intendente adottate per renderlo efficace in futuro? Le assegnazioni gratuite erano un buon inizio, ma si sono dimostrate piuttosto deboli nella pratica. La messa all’asta porterà ulteriori profitti straordinari per alcuni dei maggiori produttori di elettricità. Pensate di dover iniziare a considerare un’attività di analisi comparativa e questo è molto difficile. Ma è necessario che gli operatori del settore di tutta Europa sappiano che le migliori pratiche saranno premiate e che questo è il momento giusto per dare il via agli investimenti finalizzati a fare la differenza per il nostro pianeta.
Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il messaggio proveniente dal mondo della scienza si fa sempre più serio: più lo studio è recente e più serio è il messaggio della scienza sull’accelerazione dei cambiamenti climatici. Ci stiamo avvicinando a una soglia superata la quale disastri enormi saranno inevitabili. E’ quanto affermato dal ministro degli Esteri britannico Margaret Beckett, la quale ha ribadito che ci stiamo dirigendo verso il caos climatico. Nel contempo dalle analisi economiche emerge che riduzioni delle emissioni molto ambiziose sono assolutamente ragionevoli in termini di costi e di certo avrebbero un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheremmo se abbandonassimo il clima ai suoi eccessi.
La consapevolezza dell’opinione pubblica su questi temi è sempre maggiore e si riflette, ad esempio, nel parere espresso dalla Confederazione europea dei sindacati (CES) secondo cui l’Europa dovrebbe ridurre le proprie emissioni del 75 per cento entro la metà del secolo e non può stare a guardare in attesa che gli altri seguano il suo esempio.
In tale situazione ciò di cui abbiamo veramente bisogno è che l’Europa assuma la leadership. Anche negli Stati Uniti, coloro che auspicano una tutela responsabile del clima guardano all’Europa e a ciò che quest’ultima raccomanda. Dobbiamo meritare una simile fiducia, e nell’ambito del dibattito internazionale non dobbiamo accontentarci di aspettare e perdere tempo. Siamo noi che dobbiamo presentare le nostre proposte costruttive su ciò che il mondo dovrebbe fare dopo il 2012.
Anche all’interno dell’Europa dobbiamo assumerci i nostri impegni per quanto riguarda la riduzione delle emissioni e porre in essere azioni in linea con l’obiettivo di prevenire un riscaldamento della Terra superiore ai due gradi. Dobbiamo anche tenere fede agli impegni che abbiamo assunto con il Protocollo di Kyoto adottando le opportune azioni e, a tale proposito, il sistema di scambio delle quote di emissione è molto importante. Esorto la Commissione ad essere severa su questo punto. Scambiare le emissioni non basta; lo scambio di emissioni deve sfociare in una riduzione delle stesse così come descritto nel Protocollo di Kyoto.
Anche le attività economiche hanno bisogno della leadership europea. Gli investimenti intelligenti hanno bisogno di obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine. Quelli sbagliati si riveleranno molto cari. La vita utile di una centrale elettrica è di 40 anni e quelle ostili al clima non dovrebbero più essere costruite.
Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, nessuno di noi ha il minimo dubbio sul fatto che il cambiamento del clima sia reale. La temperatura media aumenta ogni anno e quest’anno, purtroppo, non ha fatto eccezione. Per questo motivo la scorsa settimana i Primi Ministri Balkenende e Blair hanno indirizzato una lettera alla Presidenza del Consiglio chiedendo l’adozione di azioni concrete. Cito testualmente la loro lettera: “Abbiamo solo dai dieci ai quindici anni per adottare le azioni necessarie a impedire il superamento del punto di non ritorno”. Vorrei avere notizie circa le azioni previste per il prossimo futuro visto che il tempo stringe.
Vorrei anche approfittare dell’occasione per ringraziare il Commissario per il piano d’azione per l’efficienza energetica pubblicato la scorsa settimana, anche se vorrei aggiungere, a tale proposito, che la percentuale del 20 per cento indicata come obiettivo non solo è troppo bassa, ma non sarà mai raggiunta se non sarà unita a obiettivi di riduzione per gli Stati membri.
Come già accennato dalle onorevoli Doyle e Corbey, la delegazione di questo Parlamento insiste sull’impegno preso dalla Conferenza sul clima in base al quale i deputati avranno finalmente accesso a tutte le riunioni organizzate dalla delegazione UE. Il Commissario Dimas ne è consapevole e noi contiamo sulla sua collaborazione per raggiungere tale obiettivo. Siamo un’istituzione ufficiale dell’UE e abbiamo quindi diritto a partecipare alle citate riunioni esattamente come le altre.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, alla vigilia della prossima Conferenza sui cambiamenti climatici a Nairobi ciò di cui abbiamo più urgentemente bisogno è l’onestà. E’ vero che siamo fieri dei progressi che abbiamo compiuto finora, ma qual è il risultato in termini di riduzione delle emissioni globali? Il mondo ha bisogno di politiche climatiche efficaci che diano risultati e non un ingiustificato compiacimento. Tutti sappiamo e siamo d’accordo sul fatto che dobbiamo passare dalle politiche climatiche unilaterali dell’UE a un approccio globale, in quanto solo un’azione davvero globale consentirà di ridurre le emissioni in maniera efficace. Inoltre, per il bene del clima e per vincere davvero la battaglia, siamo onesti quando analizziamo i problemi originati dal Protocollo di Kyoto e dal sistema comunitario di scambio di quote di emissione quale strumento per il conseguimento degli obiettivi di Kyoto.
Temo che i titoli siano già stati scritti: “Nairobi è stata un successo e l’UE funge da apripista”. Ma è la pista giusta? E’ comprensibile che per l’UE sia politicamente importante essere in prima linea e dare il buon esempio incoraggiando gli altri a seguirlo prima o dopo. Tuttavia, a meno che il fronte non sia esteso, gli sforzi dell’UE saranno come una goccia nel mare e avranno lo stesso effetto di un taglio di capelli se lo scopo è quello di dimagrire.
La sfida maggiore è data dall’effetto che gli sforzi unilaterali hanno sui mercati. Sui mercati globali ciò significa dare un vantaggio competitivo a chi inquina, in quanto il costo degli investimenti ambientali e dei diritti di emissione non può essere incluso nel prezzo. C’è quindi la tentazione di investire il capitale internazionale dei mercati globali laddove non ci sono né restrizioni alle emissioni né norme ambientali. Spostare l’inquinamento non equivale a ridurlo.
E’ interessante notare come l’ultima Conferenza sui cambiamenti climatici svoltasi a Montreal sia stata pubblicamente descritta come un successo. Se guardiamo ai risultati, tuttavia, non ci sono molti motivi per festeggiare. In termini di riduzioni delle emissioni non è stato fatto un solo passo avanti a Montreal. Non esistono segnali che indichino un possibile ampliamento del fronte di coloro che sono disposti a partecipare agli sforzi di attenuazione dei cambiamenti climatici. Il Protocollo di Kyoto riguarda solo un quarto delle emissioni globali e questo non basta.
Marios Matsakis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, signor Commissario, il cambiamento del clima non è più un’ipotesi, ma un dato di fatto. Come un dato di fatto è la prospettiva di un conto alla rovescia verso una catastrofe senza precedenti per le generazioni future se l’inaccettabile situazione attuale dovesse protrarsi.
E’ giunto il momento di prendere decisioni coraggiose e audaci che portino all’adozione di misure drastiche in grado di garantire risultati significativi. In passato l’UE ha assunto un ruolo guida nel campo in questione e la Conferenza delle Nazioni Unite di Nairobi rappresenta il nostro potere/dovere di esercitare pressioni affinché siano intraprese azioni concrete ed efficaci. Non possiamo più permetterci il lusso di aspettare coloro che sono ancora scettici, o di continuare a tollerare chi semplicemente si disinteressa del problema. Almeno per quanto mi riguarda, è necessario includere i seguenti due punti nella strategia di Nairobi: innanzi tutto devono essere fissati rigorosi obiettivi di riduzione delle emissioni prevedendo e applicando severe sanzioni per i trasgressori; in secondo luogo, la comunità internazionale deve isolare i paesi che non hanno firmato le convenzioni in materia e si rifiutano di collaborare nella lotta comune contro i cambiamenti climatici. Mi riferisco in particolare, ovviamente, agli Stati Uniti, che da soli sono responsabili di un terzo delle emissioni globali di biossido di carbonio.
La posizione degli Stati Uniti è illustrata dalla dichiarazione estremamente egoistica e arrogante con cui il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense Adam Ereli ha commentato la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte delle Russia nel 2004: “Non riteniamo che il Protocollo di Kyoto sia qualcosa di realistico per gli Stati Uniti e non abbiamo alcuna intenzione di firmarlo o ratificarlo”.
Si sta avvicinando il momento in cui dovremo prendere posizione nei confronti degli Stati Uniti dicendo loro senza mezzi termini che, se non firmeranno e ratificheranno immediatamente il Protocollo di Kyoto, le nostre relazioni transatlantiche subiranno un durissimo colpo.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei esprimere il mio apprezzamento per l’opportunità che ho di rispondere ad alcune delle domande sollevate nel corso dell’odierno dibattito e i miei ringraziamenti per tutti i contributi positivi forniti.
Se Nairobi sarà un successo, allora vorrà dire che le nostre decisioni e i nostri accordi erano quelli giusti. La Commissione riconosce la necessità per l’Unione europea di mantenere il proprio ruolo guida non solo sul piano internazionale, ma anche su quello interno per quanto riguarda l’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. Concordo sull’importanza di aiutare i paesi in via di sviluppo ad adeguarsi agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e a impiegare tecnologie sostenibili.
Alcuni giorni fa la Commissione ha proposto il nuovo Fondo globale per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Il finanziamento iniziale totale previsto derivante da fonti pubbliche e commerciali è di 100 milioni di euro. Scopo di questa nuova iniziativa è quello di promuovere tecnologie a basso impatto ambientale soprattutto in Africa. Abbiamo inoltre il Fondo di adeguamento sulla cui operatività ci auguriamo sia raggiunto un accordo a Nairobi. Il fondo sarà finanziato per il 2 per cento dai proventi del meccanismo per lo sviluppo pulito. Ci attendiamo la disponibilità di 350 milioni di euro per investimenti nei paesi in via di sviluppo e in Africa per il periodo dal 2008 al 2012.
L’Unione europea potrà essere credibile nel suo ruolo di leader solo se otterrà significative riduzioni delle emissioni interne e rispetterà gli impegni internazionali imposti dal Protocollo di Kyoto. I secondi piani nazionali di assegnazione del sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione europea costituiranno un test decisivo. Se gli Stati membri introducessero più quote sul mercato europeo di quante le imprese potranno emettere collettivamente, il sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione europea fallirebbe. L’onorevole Davies ha affermato che nel complesso i primi 17 piani notificati propongono un’assegnazione totale che supera del 15 per cento circa le emissioni degli Stati membri nel 2005, il che è davvero tanto. Sono convinto che non si debba permettere che il sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione europea fallisca e la Commissione valuterà tutti i piani nazionali di assegnazione in maniera coerente ed equa. Tutti gli Stati membri dovranno contribuire alla riuscita del sistema di scambio delle quote di emissione nel periodo dal 2008 al 2012.
Concordo sul fatto che i tentativi dovranno concentrarsi in maniera particolare sulle pubbliche relazioni e sulle possibilità di influenzare i nostri governi, ma anche il vostro coinvolgimento e i vostri interventi sono importanti in questa fase cruciale del sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione europea. Vorrei chiedere la vostra collaborazione al fine di garantire che in tutte le capitali degli Stati membri e a Bruxelles il dibattito sull’assegnazione si concentri sulle ulteriori riduzioni necessarie piuttosto che sulle ulteriori emissioni concesse.
Nei prossimi giorni la Commissione adotterà una comunicazione sul sistema di scambio delle quote di emissione con la quale sarà avviato un processo di revisione del sistema stesso. La revisione riguarderà l’ambito di applicazione, la semplificazione, la migliore prevedibilità e maggiore conformità nonché l’interconnessione con eventuali altri sistemi di scambio delle quote di emissione istituiti altrove.
Per quanto riguarda le emissioni nel settore dei trasporti, che contribuiscono per il 22 per cento circa alle emissioni nell’Unione europea, quest’anno la Commissione presenterà una proposta legislativa finalizzata a includere anche il settore dell’aviazione nello scambio di emissioni dell’Unione europea. Sempre quest’anno la Commissione valuterà nuovamente le possibilità di ridurre ulteriormente le emissioni di biossido di carbonio degli autoveicoli dopo il biennio 2008-2009 in vista del raggiungimento dell’obiettivo comunitario di 120 g di biossido di carbonio per chilometro entro il 2012. A tale scopo, ovviamente, dovranno essere adottate apposite norme.
La Commissione sta inoltre valutando le possibilità di adottare un quadro giuridico a livello di Unione europea che consenta la raccolta sicura e il deposito sotterraneo del biossido di carbonio derivante dagli impianti industriali, purché ciò sia considerato appropriato.
La Commissione intende inoltre promuovere misure di adeguamento che aiutino i responsabili politici regionali e nazionali ad affrontare gli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici. Sulla base di un Libro verde sull’adeguamento ai cambiamenti climatici che sarà presentato nel corso di una conferenza che si svolgerà a Bruxelles il primo dicembre, la Commissione avvierà un pubblico dibattito sulla necessità di adeguarsi all’inevitabile cambiamento del clima.
Ancora più importante sarà definire meglio il dibattito internazionale dopo il 2012. La Commissione prevede di emanare il proprio pacchetto relativo all’energia il prossimo gennaio. La parte centrale del pacchetto riguarderà la revisione strategica in campo energetico da parte dell’Unione europea. Grazie a tale revisione sarà possibile proporre uno scenario energetico alternativo per l’Unione europea in linea con i suoi obiettivi a lungo termine in materia di cambiamenti climatici.
Quasi contemporaneamente all’adattamento del pacchetto relativo all’energia, la Commissione presenterà anche un Libro verde che illustrerà il punto di vista dell’Unione europea riguardo alle ulteriori azioni da adottare per far fronte ai cambiamenti climatici. Il Libro verde rappresenta una risposta alla richiesta del Consiglio europeo di definire una strategia comunitaria per limitare il riscaldamento globale a 2° C, ossia a livelli paragonabili a quelli preindustriali, e individuerà proposte concrete, sia all’interno dell’Unione europea che a livello internazionale, per conseguire tale obiettivo. Uno dei nostri maggiori obiettivi sarà quello di coinvolgere gli Stati Uniti e altri paesi in rapido sviluppo come Cina e India in maniera comune, ma differenziata, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
La Commissione garantirà che la strategia in materia di energia e di clima per l’Unione europea contenuta nel pacchetto relativo all’energia e nel Libro verde sia coerente, coordinata e sostenibile. Ritengo che dallo scorso anno a Montreal il dibattito sui cambiamenti climatici stia beneficiando di un rinnovato slancio. Dovremo tenere il passo per quanto riguarda l’impegno a livello interno, mentre nel processo internazionale dovremo avere pazienza e continuare a infondere fiducia.
Infine, vorrei dire che Al Gore ha dato veramente un contributo importante con la sua opera di sensibilizzazione nell’Unione europea e io ho avuto l’onore di presentarlo di fronte alla platea gremita di un teatro a Bruxelles circa un mese fa.
Presidente. Comunico d’aver ricevuto una proposta di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del Regolamento.