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Procedura : 2006/2174(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0364/2006

Discussioni :

PV 13/11/2006 - 17
CRE 13/11/2006 - 17

Votazioni :

PV 14/11/2006 - 11.2
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0486

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 13 novembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

17. Politica comunitaria per l’ambiente marino – Strategia tematica per l’ambiente marino (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la relazione (A6-0373/2006), presentata dall’onorevole Marie-Noëlle Lienemann a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (direttiva sulla strategia per l’ambiente marino) [COM(2005)0505 – C6 – 0346/2005 – 2005/0211(COD)];

– la relazione (A6-0364/2006), presentata dall’onorevole Aldis Kušķis a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino [2006/2174(INI)].

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono felice di poter dare inizio a questo dibattito congiunto sulla strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino e sulla proposta di direttiva sulla strategia per l’ambiente marino.

Desidero ringraziare entrambi i relatori: l’onorevole Lienemann per la proposta di direttiva sulla strategia per l’ambiente marino e l’onorevole Kušķis per la strategia tematica. Ringrazio pure la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per il suo operato; e ancora, ringrazio la commissione per la pesca, e in particolare l’onorevole Gklavakis per l’approccio estremamente costruttivo con cui ha affrontato questo importante problema.

Mari e oceani ricoprono il 71 per cento della superficie terrestre e contengono il 90 per cento della biosfera. Le acque marine europee si estendono per tre milioni di chilometri quadrati, ossia su un’area uguale a quella dell’Europa continentale; in altre parole, il 50 per cento del territorio europeo è ricoperto dal mare. Gli ecosistemi marini sono un elemento fondamentale nella formazione delle strutture climatiche e meteorologiche.

Lo stato dell’ambiente marino europeo si sta però gravemente deteriorando. In alcune zone la situazione è ormai irreversibile; l’afflusso di sostanze nutritive incide fortemente sull’ambiente marino del Mar Baltico, e le popolazioni ittiche versano in cattive condizioni in tutta Europa, mentre l’Atlantico nordorientale ha una delle più alte concentrazioni di imbarcazioni di tutto il mondo, con tutti i rischi e le conseguenze che ciò comporta. Il Mediterraneo, infine, è seriamente minacciato dall’incontrollato sviluppo dei propri litorali.

Se vogliamo rovesciare queste tendenze, tuttavia, gli sforzi e le misure attuali – adottati sia in campo internazionale, che nazionale o comunitario – sono palesemente inadeguati. Le misure elaborate a livello di Unione europea non sono state quasi mai concepite a tutela dell’ambiente marino in quanto tale, e il loro impatto è perciò limitato. E’ stato dimostrato che le misure adottate a livello internazionale sono difficilissime da applicare o promuovere, perché non sono vincolanti.

Un ambiente marino sano è un fattore di estrema importanza, sia per la vita nel suo complesso, sia per la qualità della nostra vita; ed è anche un prerequisito essenziale per tradurre concretamente in realtà il potenziale economico dei mari e degli oceani. Un’economia marittima dinamica può fiorire solo dove l’ambiente marino è sano; la strategia per l’ambiente marino recherà quindi un significativo contributo agli obiettivi di crescita e occupazione definiti nella strategia di Lisbona.

Dalle argomentazioni appena esposte risulta chiaro che la protezione dell’ambiente marino non può e non deve ridursi a un semplice sottoprodotto di altre politiche; a livello di Unione europea si rende necessaria una strategia integrata che tenga conto di tutte le pressioni e influenze che gravano sull’ambiente marino.

Proprio questo è l’obiettivo che si pone la strategia tematica per l’ambiente marino. Essa si articola su due elementi: la proposta di direttiva sulla strategia per l’ambiente marino e una relazione che analizza in dettaglio la situazione attuale. Su un piano più vasto, essa si estende alle esperienze ambientali dell’Unione europea e illustra i motivi per cui l’Unione deve agire.

La strategia per l’ambiente marino va inquadrata nel contesto più ampio di una nuova politica marittima dell’Unione europea. Secondo il Libro verde pubblicato in giugno dalla Commissione, obiettivo della nuova politica è la creazione di una dinamica economia marittima europea, che operi in armonia con l’ambiente marino. In campo ambientale la strategia per l’ambiente marino rappresenta uno dei pilastri della futura politica marittima. Essa avrà le sue basi nelle specifiche attività necessarie per proteggere gli ecosistemi marini, che forniscono ricchezza sostenibile, produttività, opportunità occupazionali e – in una prospettiva più ampia – permettono all’uomo di trarre la propria vita dagli oceani e dal mare.

La direttiva per la strategia sull’ambiente marino mira a conseguire un “buono stato ecologico” per l’ambiente marino dell’Unione europea entro il 2021; in altre parole intende ripristinare la salute ambientale dei nostri mari nei prossimi 15 anni. Questa data coincide con la prima revisione dei piani di gestione dei bacini fluviali previsti dalla direttiva quadro dell’Unione europea in materia di acque, e ciò consente di realizzare sinergie nella successiva applicazione di entrambe le direttive. Con l’applicazione congiunta della direttiva quadro sulle acque e della direttiva sulla strategia per l’ambiente marino si coniugano la protezione dell’ambiente marino e quella delle acque dolci.

La direttiva istituisce regioni marine europee sulla base di criteri geografici e ambientali, e crea sottoregioni che fungeranno da unità gestionali per l’applicazione.

A livello di Unione europea non verranno adottate misure relative alla gestione. Nella prima fase, agli Stati membri verrà affidato il compito di elaborare una strategia marina per i mari delle loro regioni e di proporre soluzioni pratiche per le esigenze specifiche di quegli stessi mari. La strategia per l’ambiente marino dovrà comprendere in primo luogo una valutazione dell’ambiente marino nonché delle minacce e delle pressioni che su di esso incombono; dovrà proporre ulteriori indicatori e obiettivi ambientali; e infine dovrà formulare programmi di monitoraggio. In una seconda fase, agli Stati membri verrà chiesto di definire e applicare misure tese a conseguire un buono stato ecologico.

La cooperazione è un fattore di importanza vitale sia tra gli Stati membri, sia con quei paesi terzi con cui gli Stati membri condividono distese d’acqua marina. Per realizzare tale obiettivo gli Stati membri dovranno operare nel quadro di convenzioni marittime regionali; tali convenzioni costituiscono organismi preziosissimi nell’applicazione della strategia, come dimostrano la loro vasta competenza tecnica e scientifica, nonché la loro capacità di operare efficacemente a livello regionale.

Concludo sottolineando l’importanza e la delicatezza degli ecosistemi marini. Un alto livello di protezione dell’ambiente marino è un prerequisito essenziale per poter trarre il massimo vantaggio economico dagli oceani e dai mari; l’ambiente marino è chiaramente la base della nostra economia marittima.

L’ambiente marino è minacciato; di conseguenza l’Unione europea deve agire con dinamismo ed efficacia. Mi auguro che la strategia oggi proposta contribuisca a raggiungere tale obiettivo.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Marie-Noëlle Lienemann (PSE), relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, permettetemi anzitutto di ringraziare, nella mia qualità di relatrice, i colleghi relatori ombra dei vari gruppi e i membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, per il lavoro collettivo che tutti hanno volentieri intrapreso per migliorare la proposta della Commissione.

Come lei ha detto, signor Commissario, i mari e gli oceani del nostro pianeta sono in condizioni preoccupanti; abbiamo raggiunto il livello di guardia. D’altronde, uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Science ha suonato un campanello d’allarme, sottolineando il rischio della scomparsa delle risorse alieutiche dai nostri mari e dai nostri oceani.

La qualità dell’ecosistema marino svolge un ruolo fondamentale nell’ambiente globale del pianeta e, in particolare, un importantissimo ruolo di regolazione del clima; i mari sono, inoltre, un elemento decisivo della vita in tutto il pianeta. Come lei ha ricordato, essi rappresentano un fattore economico di grande peso: pesca, trasporti, turismo, fonte di materie prime, per non parlare delle attività delle regioni costiere che li circondano. Mari e oceani subiscono però pressioni sempre più forti e un insidioso inquinamento.

Ricordiamo anzitutto questa cifra: l’80 per cento dell’inquinamento marino è di origine terrestre; come lei ha detto, signor Commissario, esiste evidentemente un nesso diretto fra la direttiva quadro sulle acque e la direttiva che lei ha presentato e che il nostro Parlamento desidera migliorare.

L’inquinamento viaggia dalla terra attraverso l’acqua, ma viaggia anche attraverso l’atmosfera; studi recenti evidenziano una forte interazione tra movimenti atmosferici, inquinamento atmosferico e distese marine e oceaniche, sicché l’urbanizzazione e altre attività umane che si svolgono lontano dalle coste possono incidere direttamente sulla qualità delle acque. D’altra parte, l’inquinamento deriva pure da attività legate allo sfruttamento degli oceani e dei mari, come il trasporto e l’acquacoltura. Già da qualche anno, per esempio, i rifiuti prodotti dalla pesca e dalle attività petrolifere hanno toccato, in alcuni settori, livelli eccessivi e pericolosi.

Ci troviamo inoltre in un periodo in cui si profilano all’orizzonte nuove minacce che la direttiva deve prevenire. In particolare, assistiamo al moltiplicarsi dei progetti di desalinizzazione dell’acqua marina; occorre assicurare che tali attività non rischino di peggiorare, in futuro, la qualità dell’acqua. Ferve anche un ampio dibattito internazionale sul deposito di biossido di carbonio; come si vede, siamo di fronte a minacce ben concrete.

La direttiva ha cercato di costruire una struttura, da cui trarre una strategia che ci consenta di oltrepassare i limiti di convenzioni internazionali i cui risultati sono stati quasi sempre inferiori alle nostre speranze.

La nostra direttiva si fonda su un primo punto: ricondurre i mari a un buono stato ecologico. Signor Commissario, il Parlamento auspica che l’obbligo di ottenere risultati venga affermato in maniera più decisa e ben più forte di quanto preveda l’attuale formulazione del testo.

In secondo luogo, il nostro Parlamento si augura che venga elaborata una definizione assai più precisa di buono stato ecologico dei mari e degli oceani, affinché tale concetto non abbia a rimanere un pio desiderio e sia possibile compiere ogni sforzo per ripristinare la vita e l’equilibrio dell’ecosistema.

In terzo luogo, il Parlamento desidera scadenze più brevi, e comunque chiediamo che si mantenga un adeguato equilibrio tra le scadenze stesse, il livello dei requisiti del buono stato ecologico e l’obbligo dei risultati.

Siamo inoltre favorevoli all’istituzione di zone marine protette, poiché dalle esperienze americana e neozelandese è emerso che le zone protette – che in qualche caso costituiscono vere e proprie riserve marine – hanno caratteristiche tali da permettere la ricostituzione degli stock alieutici.

Chiediamo infine il rafforzamento della coesione territoriale, tramite un valido lavoro a livello di regioni marine e sottomarine, senza peraltro che ciò esoneri gli Stati membri dalle responsabilità che competono loro per gli obiettivi fissati dai piani di gestione e dai piani di ripristino del buono stato ecologico.

Ci siamo premurati di inserire il Mar Nero nel documento. Abbiamo voluto anche inviare un segnale d’allarme per l’Artico; dobbiamo pensare al futuro di questa parte del mondo che è direttamente legata a noi, e la cui evoluzione può incidere sensibilmente sullo stesso avvenire del pianeta che potrebbe esserne minacciato. Desideriamo inoltre che le regioni ultraperiferiche dell’Unione, che ancora non figurano nel documento, divengano progressivamente almeno oggetto di una strategia adeguata.

Concludo con una considerazione sul significato democratico di questa vicenda. E’ un aspetto che constatiamo ogni giorno: che si tratti di pesca o di trasporti, gli utenti del mare, gli ecologisti e gli scienziati sentono il bisogno di confrontare le proprie opinioni, affinché le decisioni da prendere vengano adottate sulla base di una diagnosi condivisa e di una analisi razionale dei problemi: è questo, in ogni caso, lo spirito degli emendamenti che abbiamo proposto.

 
  
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  Aldis Kušķis (PPE-DE), relatore. – (LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l’occasione per ringraziarvi tutti per la cooperazione offerta finora nonché per tutte le utili proposte che avete presentato, allo scopo di migliorare insieme la proposta della Commissione sulla strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino. Mi auguro vivamente che questa relazione possa incoraggiare e promuovere cambiamenti concreti che contribuiscano a proteggere e conservare l’ambiente ecologico marino. Mi rallegro che la relazione si soffermi sulla delicata problematica dell’ambiente del Mar Baltico; nel Baltico – noto anche come lago interno d’Europa – è particolarmente importante conservare l’equilibrio dell’ecosistema, scongiurando ulteriori minacce e tenendo conto soprattutto dello specifico indicatore che segnala un ridotto ricambio idrico. A tale proposito sottolineo che il Parlamento europeo deve anche valutare scrupolosamente il progetto e la costruzione di un gasdotto, pericoloso per l’ambiente del Mar Baltico, partecipando al monitoraggio di quest’opera. Stimo importante che i cittadini d’Europa – e in primo luogo quelli dei paesi che si affacciano sul mare – possano constatare personalmente alcuni cambiamenti positivi: il miglioramento della qualità e della pulizia dell’acqua, il rinnovamento della diversità biologica marina e infine un’azione sistematica, equilibrata e sostenibile per la gestione e lo sviluppo della regione marina grazie all’adozione di questo provvedimento legislativo e di altri analoghi. Desidero ribadire che questa relazione è frutto della collaborazione con associazioni non governative e rappresentanti di questo settore economico, con cui abbiamo avviato un ampio dibattito già prima che scadesse il termine per la presentazione di proposte, inserendo nella relazione molti dei loro suggerimenti. Infine, onorevoli colleghi, esorto la Commissione europea e noi stessi a parlare di meno e lavorare di più per ottenere risultati concreti che consentano a tutti di vivere senza timori in riva al mare.

(EN) Da questo punto continuerò il mio intervento in inglese; parlando anche a nome della collega onorevole Korhola, che non può partecipare al dibattito odierno, vorrei proporvi alcuni commenti e qualche considerazione.

La strategia tematica è stata elaborata nel quadro del sesto programma d’azione ambientale – cosa assolutamente indispensabile. Come ha giustamente osservato il Commissario, ormai da parecchio tempo abbiamo bisogno di una forte e integrata politica comunitaria sulla protezione dell’ambiente marino; la direttiva dell’Unione europea sulla strategia per l’ambiente marino sarà un nuovo e importante strumento che consentirà di integrare gli approcci esistenti. Grazie alle varie politiche abbiamo già ottenuto notevoli risultati – legislazione, programmi, piani d’azione e alcune convenzioni internazionali – ma le condizioni dell’ambiente marino continuano a deteriorarsi a ritmo allarmante. Dobbiamo intraprendere con maggior decisione un’azione comune di portata complessiva.

Si tratta di grandi sfide, e ciò vale anche per il ruolo dei paesi terzi, che potrebbe sollevare alcuni interrogativi. Se scopriamo che i maggiori inquinatori sono proprio i paesi terzi, i quali però considerano la questione una faccenda puramente europea, come possiamo essere sicuri che le azioni e le iniziative adottate dagli Stati membri daranno buoni risultati, se per una ragione o per l’altra i paesi terzi non cooperano? Abbiamo cercato di affrontare questi problemi in sede di commissione, ma solo in un secondo tempo potremo valutare i risultati.

La relatrice, onorevole Lienemann, ha svolto un lavoro eccellente, in cui si avverte la forte influenza delle ONG; dal punto di vista ambientale il documento rivela grandi ambizioni, introducendo mutamenti radicali e inserendo nella relazione spunti e idee ampiamente sollecitati dalle parti in causa. In generale, la relatrice ha apportato alla direttiva un contributo di forza e concretezza, ambizione ed efficacia; vi ha aggiunto criteri e orientamenti indispensabili, rendendo più rigorose le scadenze temporali.

Basandoci sull’approccio offerto dalla relatrice, abbiamo la concreta possibilità di fare di questa direttiva un autentico pilastro ambientale della politica marittima, com’era in programma. Ecco alcuni elementi chiave della proposta di relazione: i limiti di tempo e le scadenze per conseguire un buono stato ecologico sono stati anticipati dal 2021 al 2017; sono state aggiunte definizioni generali delle misure che gli Stati membri dovranno prendere per conseguire un buono stato ecologico, oltre a un elenco dettagliato di criteri per la valutazione del buono stato ecologico.

Non c’è una definizione chiara di acque marine europee. Alle regioni marine, nella direttiva, viene aggiunta quella del Mar Nero; le scadenze per la preparazione sono più rigorose, e lo stesso si può dire per i programmi di misure. Sono state aggiunte le zone marine protette, che prima non comparivano; si insiste maggiormente sulla cooperazione tra gli Stati membri situati nella medesima regione marina per il monitoraggio dei programmi, e così via. Si sottolinea con particolare vigore il ruolo dei paesi terzi nell’ampliamento delle responsabilità e nelle decisioni sul coinvolgimento di ulteriori soggetti.

Nel complesso questa relazione argomenta con forza, dal punto di vista del Parlamento europeo, l’esigenza di adottare misure efficaci per affrontare questo importante problema.

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE), relatore per parere della commissione per la pesca. – (EL) Signor Presidente, questa proposta di direttiva si propone in primo luogo di conseguire un buono stato ecologico dei mari.

Questa strategia è oggi più urgente che mai, perché l’ecosistema marino si è notevolmente deteriorato; ma se vogliamo che la strategia risulti efficace dobbiamo considerare con attenzione alcuni elementi.

In primo luogo, come si dice nel mio paese, non si può fare la frittata senza rompere le uova; il denaro destinato a quest’azione è scarsissimo. Per le sole spese amministrative sono stati stanziati 90 milioni di euro all’anno per i primi due anni e 70 milioni di euro all’anno in seguito: questa somma mi sembra inadeguata. La salvezza dei nostri mari è una questione di importanza tale da meritare investimenti ben maggiori.

In secondo luogo occorrono azioni coordinate. E’ assolutamente necessario che i pescatori diventino i nostri partner in quest’iniziativa; dobbiamo concludere un accordo con loro e persuaderli che anch’essi hanno bisogno di proteggere l’ambiente. Ma non basta: dobbiamo sederci tutti allo stesso tavolo – addetti ai trasporti, al turismo, all’industria, alla sanità, al settore alimentare, all’agricoltura e soprattutto alla pesca – per raggiungere un accordo e progredire.

La mia terza osservazione riguarda un argomento già toccato dai Commissari Borg e Dimas; si tratta della necessità di concordare alcuni indicatori comuni che ci permettano di misurare lo stato ambientale in un determinato momento, in modo da riferirci allo stesso concetto quando parliamo di buono stato ecologico dei mari. E’ un particolare importantissimo. In altre parole, dobbiamo concordare parametri comuni.

Per concludere desidero ribadire vigorosamente che la direttiva sulla strategia per l’ambiente marino deve concedere alla pesca un ruolo adeguato, collocandosi al centro dell’iniziativa.

 
  
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  Ville Itälä, a nome del gruppo PPE-DE. – (FI) Signor Presidente, in primo luogo vorrei ringraziare la relatrice per il suo lavoro; ringrazio pure la Commissione che ha intrapreso questo importante progetto. Nel mese di giugno il Commissario Borg, responsabile per la pesca e gli affari marittimi, ha organizzato personalmente a Turku, mia città natale, una conferenza sulla sicurezza dei trasporti marittimi, nel corso della quale sono stato discussi questi importanti problemi. Si tratta di iniziative opportune, che nell’ambito dell’Unione europea dovremmo portare avanti insieme.

Desidero in particolare soffermarmi sul problema del Mar Baltico, che è un’importante distesa marina dell’Unione, anche se attualmente si presenta piuttosto come una macchia che deturpa il paesaggio. Il Mar Baltico è gravemente malato, e posso offrirvi un esempio delle sue condizioni: durante la scorsa estate alghe verdi-azzurre, favorite dalle alte temperature, lo hanno completamente invaso. E’ ben difficile spiegare ai bambini che vorrebbero nuotare, che entrare in acqua è impossibile perché il mare non è solo sporco ma addirittura tossico. L’acqua è infestata da alghe tossiche, che possono provocare varie malattie nei bambini che nuotano in mare nella bella stagione.

Ora la Commissione viene spronata, insieme a noi, ad agire in maniera rapida e decisa, fornendo le risorse necessarie per salvare il Mar Baltico; ciò significa che occorrerà avviare azioni importanti e cospicue. Uno degli esempi più importanti è un eccellente progetto attualmente in corso riguardante il finanziamento del sistema fognario di San Pietroburgo. Inoltre occorre intavolare un dialogo con la Russia, per esempio nel settore dei regolamenti di sicurezza per la navigazione; senza una stretta collaborazione con la Russia il nostro lavoro non sarà coronato da successo.

La salvezza del Mar Baltico non è più un problema puramente ambientale; è anzitutto un problema politico.

 
  
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  Riitta Myller, a nome del gruppo PSE. – (FI) Signor Presidente, non è un’esagerazione affermare che le regioni marine europee sono in crisi e che occorre agire con urgenza per proteggere i mari. Nei prossimi 50 anni, per esempio, gli stock ittici rischiano di impoverirsi in modo irrimediabile. La proposta della Commissione per una direttiva nel campo della politica per l’ambiente marino e per una strategia per l’ambiente marino è un tentativo di individuare un approccio integrato paneuropeo che possa salvare gli ecosistemi marini. Benché tutti i nostri mari versino in condizioni miserevoli, è opportuno esaminare il problema della loro protezione in una prospettiva regionale. Le regioni marine presentano caratteristiche diverse, e almeno alcuni dei problemi sono di natura essenzialmente locale; il tratto comune, però, è che tutte dovrebbero riuscire a conseguire un buono stato ecologico entro un periodo di tempo determinato. Ci auguriamo che ciò possa avvenire entro il 2021.

Il gruppo PSE sostiene il tentativo della relatrice di precisare il significato da attribuire all’espressione “buono stato ecologico dell’ambiente marino”. Per conseguire questo buono stato, secondo la definizione, dobbiamo fissare obiettivi di conservazione abbastanza rigorosi da impedire il deterioramento dell’ambiente marino, e stabilire misure per il recupero dei mari, tali da riportarli a un livello sostenibile. Queste misure possono essere molto severe, ma mi auguro che il gruppo PPE-DE le sostenga in occasione del voto; è importante che si tratti di misure adeguatamente vincolanti, e non di semplici raccomandazioni.

La protezione dei mari richiede cooperazione, non solo tra gli Stati membri dell’Unione europea, ma anche con i paesi terzi legati alle regioni marine; per esempio, non si può proteggere efficacemente la regione del Mar Baltico se la Russia non si impegna a cooperare. Ormai da anni, tale cooperazione si attua nel contesto della Convenzione di Helsinki (HELCOM); attualmente HELCOM dirige un piano d’azione per il Mar Baltico. L’azione di conservazione prevista dalla strategia dovrebbe prendere il via nel quadro del piano d’azione HELCOM, in modo che nella regione del Mar Baltico sia possibile varare misure pratiche con la massima rapidità. Ringrazio entrambi i relatori che hanno adottato questo punto di vista sia nel contesto della strategia che nell’ambito della direttiva.

 
  
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  Chris Davies, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, dotarsi di una strategia marina non focalizzata sui pesci è come cambiare l’acqua alla vaschetta dei pesci rossi dopo che il gatto si è già mangiato il pesciolino!

Fatta questa premessa, bisogna notare che in quest’Assemblea si registra un convinto sostegno ai principi che stanno alla base di questa strategia e alla relativa legislazione; cosa tutt’altro che sorprendente, alla luce del catastrofico quadro delle condizioni dei nostri mari presentatoci dalla Commissione. Dobbiamo introdurre misure di protezione applicabili a livello giudiziario, per garantire che gli Stati membri le mettano veramente in opera.

Il Commissario ha usato parole forti, che noi apprezziamo, ma dalle proposte originariamente presentate al Parlamento emergevano debolezze e divisioni presenti in seno alla stessa Commissione. Siamo lietissimi che il concetto di buono stato ecologico sia stato reinserito nelle proposte e definito chiaramente; e siamo tutti favorevoli alla possibilità di creare zone marine protette. Ma perché queste idee non figuravano nel documento originario della Commissione? Nel testo elaborato dalla DG Ambiente esse erano presenti, ma nella versione licenziata dal Collegio dei Commissari erano stati eliminati i riferimenti ad alcuni di questi importantissimi argomenti. E’ giunto il momento che la Commissione faccia seguire ai bei discorsi sulla sostenibilità un’azione unitaria dei Commissari responsabili dei singoli portafogli.

Ci viene detto che in seno al Consiglio le opinioni divergono – ne prendiamo atto. Ma il nostro Parlamento deve segnalare chiaramente alla Commissione e al Consiglio l’esistenza di un forte consenso trasversale per il miglioramento e il rafforzamento delle misure proposte. La Commissione ha fatto bene a presentare queste proposte, ma ora dobbiamo far sì che il caloroso sentimento di consenso si trasformi in azione pratica.

 
  
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  Carl Schlyter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (SV) Signor Presidente, desidero ringraziare i relatori per l’esemplare lavoro che hanno svolto e le ottime relazioni che ci hanno presentato. Esse migliorano la proposta della Commissione, poiché chiedono che il buono stato ecologico venga conseguito entro il 2017 anziché entro il 2021; inoltre gli obiettivi sono resi vincolanti, e si insiste sull’importanza delle riserve marine.

Cambiamenti climatici, immissione di rifiuti, catture eccessive, rumore, eutrofizzazione ed estrazione di materie prime minacciano i nostri mari. Se le distruzioni di massa e le catastrofi naturali che si compiono nelle profondità degli oceani avvenissero alla luce del sole sulla superficie terrestre, il dibattito sulla protezione dell’ambiente marino dominerebbe i discorsi quotidiani. L’estinzione minaccia diverse specie di pesci, uccelli e mammiferi. La strategia marina può rappresentare in effetti un piccolo progresso nel nostro tentativo di affrontare questi problemi, ma solo a patto che sia ambiziosa come propone la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

Gli Stati membri devono assumersi la responsabilità di istituire un numero notevolmente maggiore di riserve marine; abbiamo parchi nazionali in tutti gli Stati membri, ma le riserve marine brillano per la loro assenza proprio dove sarebbero più necessarie. Una gran quantità di dati statistici sta a dimostrare che le riserve marine offrono una protezione da cui traggono vantaggio sia la popolazione ittica che la biodiversità nelle immediate vicinanze delle riserve. Quando i pesci sono protetti e possono perciò aumentare di numero, i più anziani si disperdono e vi è quindi la possibilità di catture migliori. Il Baltico, in particolare, è un mare dall’acqua salmastra assai delicato. I paesi che lo circondano devono mantenere il diritto – qualora lo stimino necessario – di introdurre misure più severe per la protezione delle acque, senza per questo dover subire la costante minaccia di prolungate azioni legali motivate dal fatto che il mercato interno deve avere la precedenza sulla protezione dei mari.

Desidero sottolineare l’importanza dell’esortazione, formulata dalla commissione parlamentare, a non concedere sostegni a quelle attività agricole che comportino la dispersione in mare di grandi quantità di sostanze nutritive. Gli emendamenti nn. 81 e 82, da me presentati, mirano a introdurre una regolamentazione responsabile degli scarichi provenienti dai siti di smaltimento dei rifiuti; su questo punto la proposta originale è troppo debole. Mi oppongo all’emendamento n. 90 – che riguarda l’eliminazione del riferimento alle sostanze radioattive – perché una tale misura sarebbe contraria all’obiettivo originale del 2002. Infine, l’appello all’utilizzo dei mari, contenuto nella strategia marittima, va adeguato e modificato in modo da farlo rientrare nel quadro della strategia marina.

 
  
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  Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, mi congratulo con l’onorevole Lienemann per l’eccellente lavoro svolto su questa relazione; vorrei sottolineare che ella è riuscita, in maniera assai soddisfacente, a includere nella sua relazione le opinioni di tutti i colleghi oltre che quelle delle organizzazioni non governative. In tal modo l’onorevole Lienemann ha potuto migliorare notevolmente l’originario documento della Commissione.

Sull’ambiente marino, fondamentale e preziosa fonte di vita, incombe una minaccia quotidiana. L’inquinamento marino, i cambiamenti climatici, la navigazione e l’urbanizzazione costiera minacciano costantemente l’ambiente marino, con un impatto negativo sulla salute umana.

La direttiva in questione, che si propone di rimediare alle carenze esistenti, segna un importante progresso verso il miglioramento della salute e il ripristino dei sistemi marini.

E’ importante per noi sostenere gli emendamenti che invitano gli Stati membri a conseguire un buono stato ecologico, gli emendamenti che riconoscono le minacce incombenti sull’ambiente marino e propongono le scadenze più vicine possibili per l’applicazione della direttiva. Mi riferisco agli emendamenti nn. 24, 27, 73 e 78, che vi invito a sostenere.

Inoltre, le azioni degli Stati membri devono fondarsi sul principio della prevenzione e su un approccio che faccia riferimento all’ecosistema, senza perdere di vista precise valutazioni svolte sulla base dell’attuale legislazione europea, come ricordano gli emendamenti nn. 23, 49, 45, 51 e 60.

Vi esorto infine a sostenere gli emendamenti nn. 81 e 82 che vietano qualsiasi smaltimento sistematico o volontario di sostanze liquide, gassose o solide nelle acque o nelle distese marine, in armonia con le disposizioni previste per il biossido di carbonio, tranne i casi in cui il permesso relativo venga concesso in conformità del diritto internazionale e venga inoltre svolto uno studio preventivo d’impatto ambientale, come prevede la direttiva.

 
  
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  Sebastiano (Nello) Musumeci, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, le due relazioni oggetto della nostra discussione non potevano capitare in un momento più opportuno, in cui cioè si discute della famigerata costruzione del Gasdotto baltico che, in assenza di un serio studio di impatto ambientale, rischia di comportare una catastrofe ecologica in un mare, peraltro già provato da un preoccupante livello di inquinamento. Non solo: anche le sponde settentrionali e meridionali del Mediterraneo, le cui risorse ittiche si fanno sempre più scarse, soffrono in alcune aree di un elevato inquinamento dovuto, tra l’altro, all’estrazione ma soprattutto alla raffinazione del petrolio. Mi riferisco, in particolare, al triangolo industriale di Siracusa, in Sicilia, che rappresenta il polo petrolchimico più grande d’Europa.

Nella medesima zona industriale, oltre all’altissimo livello di inquinamento atmosferico che comporta il drammatico problema delle malformazioni neonatali e dell’insostenibile tasso di mortalità per tumori – superiore addirittura del 57 per cento alla media italiana – emerge il problema dell’inquinamento marino. Le conseguenze sono ovvie: le risorse ittiche di pessima qualità sono ridotte allo stremo; i pescatori, spesso piccoli imprenditori, o percorrono più miglia per trovare un mare pescoso o sono costretti ad abbandonare la loro atavica attività. Come se ciò non bastasse, è in progetto la costruzione di un rigassificatore nella stessa zona industriale, da me più volte denunciato in quest’Aula.

Ben vengano, allora, signor Presidente, la proposta di direttiva sulla strategia per l’ambiente marino e gli opportuni emendamenti che, secondo noi, la migliorano. E’ auspicabile, soprattutto, che si accorcino i tempi per il conseguimento degli obiettivi di buono stato ecologico e ambientale. Bisogna recuperare i gravi ritardi che l’Europa ha accumulato in questo settore e i tempi della politica, si sa, non sempre coincidono con le esigenze della natura. Da stasera siamo autorizzati ad essere un po’ più ottimisti.

 
  
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  Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, da molto tempo sull’ambiente marino gravano svariate minacce, e per questo si impone ora l’esigenza di una strategia marina di ampio respiro. L’Unione europea ha acque territoriali più vaste dell’intero suo territorio, con 1 200 porti, e il 90 per cento delle sue esportazioni viene trasportato via mare. Riteniamo essenziale ribadire l’interdipendenza tra la politica comune per la pesca e la strategia per l’ambiente marino che è stata proposta. E’ pratico e opportuno che una nave a rischio, colpita da sanzioni, possa trovare riparo nel ricovero più prossimo per poi recarsi nel più vicino cantiere disponibile, purché essa non rappresenti una minaccia sanitaria o ambientale.

Un’altra proposta degna di attenzione è quella di designare l’Artico quale riserva naturale dedicata alla pace e alla scienza.

 
  
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  John Purvis (PPE-DE). (EN) Ho il privilegio di rappresentare la Scozia in seno al nostro Parlamento, e ciò significa che rappresento anche una cospicua percentuale delle riserve autoctone di gas e petrolio dell’Unione europea. Se ben comprendo, noi ci siamo assunti l’impegno di massimizzare il potenziale delle nostre riserve energetiche autoctone; si tratta evidentemente di una soluzione ragionevole per ragioni economiche e logistiche, oltre che dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento. Bisogna inoltre ricordare che l’estrazione degli idrocarburi nel Mar del Nord è già regolamentata in maniera soddisfacente dal punto di vista ambientale ed ecologico. Tuttavia, alcuni emendamenti adottati dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare bloccheranno in pratica lo sfruttamento di queste risorse; siamo di fronte a una palese assurdità. Mi risulta anzi che questi emendamenti provocheranno addirittura la sospensione di un grande progetto eolico d’alto mare nel Moray Firth; le ricerche relative a questo progetto, tra l’altro, sono state finanziate in gran parte dall’Unione europea.

Vogliamo renderci ridicoli? Vogliamo privarci delle nostre poche riserve energetiche autoctone e accentuare ancor più la nostra eterna dipendenza da uno o due fornitori dominanti e spesso prepotenti? L’ecologia del Mar del Nord va considerata secondo un approccio olistico, nel contesto del Mar del Nord: il Mar del Nord non è il Mediterraneo.

Chiedo alla relatrice e agli altri gruppi dotati di buon senso di sostenere gli emendamenti del PPE-DE, che renderanno questa proposta ambiziosa – certo –, ma anche pratica e responsabile.

 
  
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  Åsa Westlund (PSE). (SV) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Lienemann e l’onorevole Kušķis, che a mio avviso hanno compiuto un lavoro veramente ottimo su queste direttive.

Vivo presso il Mar Baltico e quindi ho potuto constatare da vicino quali siano le conseguenze dello squilibrio di un ecosistema marino, non solo per la vita delle singole persone ma anche per l’occupazione e la crescita; so anche che i cittadini si attendono che noi, nel nostro Parlamento, facciamo uno sforzo vigoroso per risolvere i problemi che essi toccano con mano ogni giorno. Mi auguro quindi che domani l’Assemblea non dia ascolto agli oratori precedenti, ma esprima invece un ampio consenso alle modifiche introdotte dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

In primo luogo, il Parlamento deve sostenere un processo notevolmente più rapido, che comprenda una sollecita applicazione delle misure e un calendario ben più ambizioso di quello proposto dalla Commissione, il quale indichi con precisione la data in cui l’obiettivo del buono stato ecologico dei nostri mari dovrà essere realizzato. In secondo luogo, il Parlamento deve sostenere una definizione più chiara degli obiettivi che – come ha sottolineato l’onorevole Lienemann – rappresentano una garanzia della nostra capacità di ottenere risultati e non sono quindi meri discorsi a vuoto. In terzo luogo il Parlamento deve sostenere la costituzione del Mar Baltico – il mare che si trova forse nella situazione più critica – in zona pilota per l’attuazione della strategia marina: una zona, cioè, in cui l’applicazione delle misure avvenga al più presto e sia fondata preferibilmente sulla Convenzione di Helsinki. Se vogliamo salvare il Mar Baltico queste misure sono indispensabili.

 
  
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  Henrik Lax (ALDE). (SV) Signor Presidente, due settimane or sono Nicholas Stern, ex funzionario della Banca mondiale, ha pubblicato, per conto del governo britannico, uno sconvolgente studio sulle conseguenze del cambiamento climatico. Il suo messaggio è chiaro: non possiamo più pensare che la natura sia priva di valore, poiché un tale atteggiamento avrebbe conseguenze incalcolabili. Lo stesso discorso vale per lo stato del mare.

In sede di commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare noi deputati del gruppo ALDE abbiamo presentato alcuni emendamenti, tesi, tutti, a rendere più ambiziosa la proposta e più rigorose le scadenze, a rafforzare la cooperazione con paesi terzi come la Russia e a rimediare alle carenze legislative. Una grave carenza riguarda per esempio le acque internazionali, il cui limite è fissato a 12 miglia marine dalla costa; nel Mar Baltico, che è estremamente vulnerabile, i mercantili – ma anche le navi passeggeri – continuano a versare direttamente in mare gli scarichi delle latrine, cosa che nelle acque internazionali possono fare legalmente. Nel Baltico 1 800 navi versano costantemente ogni tipo di rifiuti: la mente vacilla. Siamo lieti che la relatrice e i relatori ombra con cui abbiamo lavorato intendano far proprio il nostro emendamento mirante a rimediare a questa carenza; è un emendamento da approvare velocemente, per evitare che la decisione resti incagliata per anni nel meccanismo decisionale dell’Organizzazione marittima internazionale.

Dobbiamo essere molto ambiziosi. L’Unione europea deve sostenere la Russia, che sta cercando di depurare tutte le acque di scarico di San Pietroburgo; sarà costoso, ma rinunciare ad agire sarebbe ancora più costoso. Considerazioni di carattere economico non devono spingerci a considerare le trivellazioni petrolifere e la posa di gasdotti più importanti dei rischi ambientali che tali attività comportano. Occorre anche ridurre gli effetti nocivi del traffico.

Credo che i cittadini siano ansiosi di vedere l’Unione europea battersi efficacemente su tali questioni, in cui è in gioco il destino dell’umanità; è l’unico modo per aumentare la fiducia nell’Unione. Il nostro obiettivo dev’essere quello di proteggere i mari d’Europa, riportandoli alle condizioni passate e garantendo che le attività umane si svolgano in maniera sostenibile.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE). (EN) Signor Presidente, l’Unione europea ha 68 000 chilometri di coste; la Scozia ne ha 11 000. Quasi il 50 per cento della popolazione dell’Unione vive a non più di 50 chilometri dal mare; in Scozia il 70 per cento della popolazione vive a non più di 10 chilometri dal mare. Appare quindi chiaro che la protezione dell’ambiente marino e la conservazione permanente del patrimonio delle risorse del mare rientrano tra gli interessi di lungo termine della Scozia.

La Scozia dispone di riserve di petrolio e gas naturale per altri trent’anni almeno. Intendo sostenere vari emendamenti per garantire che l’estrazione di petrolio e gas possa continuare a beneficio dell’economia della Scozia e dell’Unione europea.

Non posso sostenere nella sua formulazione attuale l’emendamento n. 8, apportato in commissione alla relazione Lienemann, poiché esso mira a instaurare un nesso tra la strategia marina e “i principi della politica comune per la pesca”. La PCP è stata un penoso fallimento, e una nuova strategia marina collegata a un insieme di principi così strampalati è l’ultima cosa che desidero.

E’ assai ragionevole l’idea che gli Stati membri debbano stabilire in che cosa consiste il buono stato ecologico per le acque che rientrano nella loro giurisdizione. La gestione della pesca dev’essere ricondotta a questa dimensione di ragionevole buon senso e la giurisdizione va restituita agli Stati membri, in modo che – per fare un esempio – i paesi che si affacciano sul Mar del Nord possano collaborare con quelli che sono più interessati a incoraggiare la conservazione dell’ambiente, e ciò assicuri gli incentivi necessari per condurre a buon fine la strategia marina.

 
  
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  Georgios Toussas (GUE/NGL). (EL) Signor Presidente, varie politiche settoriali dell’Unione europea si occupano – in maniera alquanto frammentaria – dei sistemi di protezione dell’ambiente marino: in tal modo si è gradualmente formato un caotico zibaldone di politiche, provvedimenti legislativi, programmi e piani d’azione, in assenza però di una qualsiasi politica integrata e complessiva per la protezione dell’ambiente marino.

L’obiettivo cui mirano i due provvedimenti legislativi collegati, concernenti la strategia tematica per la protezione e conservazione dell’ambiente marino e la direttiva sulla strategia per l’ambiente marino, è quello di conseguire un buono stato ecologico dell’ambiente marino nell’Unione europea entro il 2021. Tuttavia, se pensiamo, da un lato, alla natura più generale dei due provvedimenti e, dall’altro, ai pilastri su cui si basano, appare certo che nel 2021 non solo non avremo un buono stato ecologico, ma non vi sarà alcun miglioramento rispetto alle attuali pessime condizioni; queste ultime vengono ammesse esplicitamente nella motivazione della direttiva, che sottolinea il sostanziale e complessivo degrado subito negli ultimi decenni dall’ambiente marino.

I dati scientifici forniti dall’ONU in merito alle cause del degrado e dell’inquinamento dell’ambiente marino sono documentati e inconfutabili: la responsabilità ricade sulle industrie rivierasche e sulla navigazione, nonché sull’insufficienza o inesistenza delle infrastrutture per lo stoccaggio e la lavorazione dei rifiuti.

Cosa ancor più importante, i pilastri su cui si fondano la strategia tematica e la proposta di direttiva sono la politica comune per la pesca e il Libro verde sulla politica marittima dell’Unione europea; e tutto questo – naturalmente – rientra nel quadro del sesto programma d’azione ambientale per il periodo 2002-2012, che noi abbiamo aspramente criticato.

A nostro avviso si tratta di interventi disparati e irrilevanti, situati sulla medesima lunghezza d’onda della proposta della Commissione, il cui progetto più audace e ambizioso è l’anticipo della scadenza dal 2021 al 2017.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE-DE). (ES) Signor Presidente, mi congratulo vivamente con l’onorevole Lienemann, e non si tratta di congratulazioni superficiali o dettate dal protocollo: credo infatti che questa direttiva abbia raggiunto un risultato importante. Grazie alla sua vasta esperienza, l’onorevole Lienemann ha accumulato una straordinaria conoscenza della filosofia e delle formule legislative europee, ottenendo una direttiva di rara forza sintetica; nonostante i numerosi emendamenti, in essa non c’è nulla di superfluo e gli stessi emendamenti della relatrice esprimono le idee estremamente generali tipiche di una direttiva quadro. So con certezza che ella ha lavorato con l’aiuto di esperti ed è rimasta aperta a molti suggerimenti, parecchi dei quali sono stati inseriti senza neppure bisogno di presentare emendamenti.

E’ un fatto estremamente positivo che l’Europa si sia finalmente decisa a discutere del mare; era ormai tempo di farlo. Aggiungo, però, che questa direttiva dovrebbe essere l’inizio di un successivo sviluppo della legislazione; infatti, proprio perché si tratta di una direttiva quadro, molti aspetti andranno sviluppati in futuro, e appunto su questo vorrei soffermarmi.

Per esempio, l’emendamento n. 27 – praticamente identico all’emendamento n. 86 presentato dal mio gruppo – indica numerosi aspetti da sviluppare: tra l’altro le attività marittime, parecchie attività industriali – molte delle quali nuove, come la desalinizzazione, cui non sono contraria, ma che non è stata ancora studiata – e le metodologie per lo studio dell’impatto sull’ambiente marino, che sono ancora agli inizi o, per meglio dire, non esistono ancora.

Inoltre, reputo opportuno sviluppare maggiormente gli indicatori ed elaborare mappe marine digitali, che si potrebbero usare anche a fini culturali.

Mi sembra che le mappe archeologiche siano uno dei massimi tesori della storia europea e mondiale; è un punto che occorre sviluppare per conservare il nostro patrimonio: a mio avviso costituirà per tutti noi una scoperta estremamente stimolante.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE). (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, permettetemi anzitutto di congratularmi con l’onorevole Lienemann per il suo lavoro completo e dettagliato.

Ora è essenziale che l’Unione europea si doti di una politica integrata per la protezione dell’ambiente marino, perché la legislazione frammentaria che è stata applicata finora non è riuscita a rovesciare la tendenza alla riduzione della biodiversità e alla perdita di habitat. Abbiamo quindi il dovere, verso le generazioni future, di conseguire un elevatissimo livello di protezione dell’ambiente marino, affinché la nostra strategia per lo sviluppo sostenibile possa intrecciarsi con gli obiettivi della strategia di Lisbona; non bisogna neppure dimenticare che, in molti paesi d’Europa e per vasti settori della popolazione, il mare rappresenta un importante polo di sviluppo economico.

Nello stesso tempo, questa direttiva offre agli Stati membri una storica opportunità per collaborare in un settore – quello delle zone marine di pesca e delle quote di pesca – che, fino a poco tempo fa, è stato un campo di battaglia e una fonte di antagonismi.

L’obiettivo fondamentale dev’essere una chiara definizione dell’espressione “buono stato ecologico degli ecosistemi marini”, che serva a realizzare una politica marittima compatta ed efficace a livello di Unione europea.

Penso che anche la creazione di zone marine protette – come strumento per proteggere gli ecosistemi e contrastare la riduzione della biodiversità – offrirà un notevole contributo alla realizzazione di questo obiettivo. Allo stesso tempo, chiediamo che le scadenze per il conseguimento degli obiettivi definiti dalla proposta di direttiva vengano anticipate al 2017.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE). (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con gli onorevoli Lienemann e Kušķis per le loro eccellenti relazioni che – nonostante l’opinione di alcuni colleghi scozzesi – sono state opportunamente rafforzate dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

Le acque marine europee, così come le acque internazionali, sono spesso servite da pattumiera per rifiuti di varia quantità e diversi livelli di tossicità. Si tratta di un’usanza portata avanti ormai da molti anni da singole persone, aziende e governi, che dimostrano di conoscere poco – e rispettare ancor meno – l’immensa diversità e importanza degli ecosistemi marini; in molti casi ne sono derivati danni ambientali senza precedenti, e in altri la sopravvivenza di alcune specie è stata posta a rischio.

E’ tempo ormai che l’Unione europea intervenga con decisione per proteggere il nostro ambiente marino. Per tale motivo, dobbiamo sostenere tutti senza riserve queste due opportune relazioni nella speranza che l’applicazione delle strategie e direttive necessarie si compia senza ostacoli, e sia anzi estesa a paesi terzi, anche con l’introduzione di altre misure complementari nel prossimo futuro. Dopo tutto, la protezione dell’ambiente marino è un elemento essenziale per la salvaguardia della nostra stessa sopravvivenza su questo pianeta.

 
  
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  Dorette Corbey (PSE). (NL) Signor Presidente, in primo luogo faccio i miei più sentiti complimenti all’onorevole Lienemann, che ha elaborato una relazione davvero ottima. Onorevoli colleghi, non è facile per i pesci sopravvivere nei mari e negli oceani che circondano l’Unione europea; le eccessive catture e l’inquinamento hanno imposto un pesante pedaggio, e se i pesci dovessero scomparire non vi sarebbe più rimedio. Occorre perciò adottare subito misure drastiche, per evitare che, intorno al 2040, i mari restino deserti. Che questa previsione degli scienziati ci serva da importante monito.

La strategia per l’ambiente marino è un’iniziativa valida, ma la direttiva non è abbastanza specifica per i miei gusti. In primo luogo, occorre istituire riserve ittiche; l’istituzione di tali riserve nelle zone di riproduzione permetterebbe ai pesci di riprodursi senza essere disturbati. Provvedimenti di questo genere si sono dimostrati efficaci in Nuova Zelanda e in Australia. Se, insieme alle riserve, si introducono metodi di pesca sostenibili, sarà possibile salvaguardare il futuro del pesce nelle acque che circondano l’Unione europea.

E’ necessario inoltre prendere qualche iniziativa in merito alle specie esotiche e sul problema dell’acqua di zavorramento. L’ostrica giapponese ha trovato condizioni di vita favorevoli nel Mar del Nord, ove non ha nemici naturali, ma ora questo mollusco sta prosperando eccessivamente. La depurazione delle acque di zavorramento è una procedura semplice che va effettuata sistematicamente. La direttiva sull’ambiente marino invita gli Stati membri a riflettere sui possibili metodi per migliorare l’ambiente marino e la cooperazione – cose che sono nell’interesse di tutti noi. Sostengo con convinzione la relazione dell’onorevole Lienemann, e mi auguri che tutti i colleghi facciano altrettanto.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE). (SV) Signor Presidente, signor Commissario, è bello ritornare in Parlamento, e oggi ho potuto iniziare il mio lavoro con la lettura di due relazioni davvero costruttive.

Tutti noi abbiamo la responsabilità di far sì che i nostri mari possano sopravvivere ai traumi e alle tensioni cui è esposto l’ambiente marino. Sul nostro Parlamento e sull’Unione europea grava un’ulteriore, forte responsabilità: quella di individuare le forme più opportune di una cooperazione transfrontaliera vigorosa e coordinata; come molti oratori hanno già osservato, i tempi sono strettissimi.

Nella parte d’Europa dove abito, il Baltico è il mare più importante e anche quello che ha subito, e ancora subisce, le minacce più gravi; è per questo che consideriamo con grande preoccupazione il gasdotto che, secondo i progetti, dovrebbe unire la Russia alla Germania. Nel Mar Baltico, così delicato, un gasdotto rappresenterebbe una notevole minaccia per l’ambiente, in quanto potrebbe venir danneggiato da navi o da vecchie mine mai recuperate, e sarebbe anche esposto ad attentati terroristici. Il gasdotto costituirebbe una minaccia per l’ambiente e per la pesca, sia durante la costruzione sia una volta operativo; a mio avviso i rischi superano nettamente i vantaggi. L’Europa ha certo bisogno di approvvigionamenti energetici, ma questo gasdotto non deve passare sui fondali del Mar Baltico; se occorre costruirlo, dev’essere un gasdotto terrestre, per il bene dell’ambiente marino e del Baltico.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Onorevoli deputati, ho seguito con interesse il vostro dibattito e sono lieto di notare che in linea di principio vi siete schierati a favore dell’approccio olistico propugnato dalla Commissione. E’ chiaro d’altra parte che siamo di fronte a un problema complesso, che esige un’azione urgente in molti settori; con altrettanta chiarezza è emerso un ampio ventaglio di opinioni differenti, che impongono di procedere a un’ulteriore opera di analisi e precisazione.

Vorrei soffermarmi in maniera più dettagliata su alcuni degli emendamenti principali.

Nel calendario di applicazione (emendamenti nn. 20, 24, 31, 32, 35 e 69), la Commissione europea ha scelto l’anno 2021 come data entro la quale gli Stati membri dovranno aver conseguito il “buono stato ecologico” del loro ambiente marino. La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha proposto invece una data più prossima.

La Commissione europea sarebbe certo lietissima se il “buono stato ecologico” venisse raggiunto rapidamente, ma a mio avviso la data proposta dalla commissione per l’ambiente non è realistica. La proposta della Commissione europea considera in primo luogo l’esigenza di migliorare la nostra conoscenza dell’ambiente marino e delle minacce che su di esso incombono, e in secondo luogo l’esigenza di agire. Per individuare le misure più opportune – e più efficienti in relazione ai costi – per proteggere l’ambiente marino, dobbiamo prima dotarci delle essenziali conoscenze e competenze; in tali condizioni, anticipare le scadenze sarebbe controproducente.

Questo è chiaro, soprattutto alla luce dei paralleli con l’attuale direttiva quadro in materia di acque, cui la direttiva oggi in esame è strettamente collegata. Nella direttiva sulle acque – adottata con successo nel 2000, grazie al fatto che la relatrice era l’onorevole Lienemann – il conseguimento del “buono stato ecologico” viene richiesto per il 2015, ossia 15 anni dopo l’adozione della direttiva; per la direttiva sulla strategia marina dovrebbe valere lo stesso principio.

Se pensiamo all’estensione delle zone di mare di cui si occupa la direttiva sulla strategia marina, e alle dimensioni del compito che ci sta davanti, non si può assolutamente dubitare che il calendario da noi proposto sia assai ambizioso. La data indicata dalla Commissione europea nella direttiva – il 2021 – coinciderà inoltre con la prima revisione dei piani di gestione dei bacini fluviali previsti dalla direttiva quadro sulle acque dell’Unione europea, e ciò consentirà di ottenere sinergie nell’ulteriore applicazione di entrambe le direttive.

A parte questo, la Commissione europea ritiene che non sarebbe pratico chiedere agli Stati membri di “conseguire un buono stato ecologico entro il 2021”, come la commissione per l’ambiente propone nella direttiva; non sarebbe neppure realistico. Secondo il calendario proposto le misure da adottare nell’ambito della strategia per l’ambiente marino saranno pienamente in vigore nel 2018; alcune di esse non produrranno risultati immediati, perché alcuni ecosistemi impiegheranno del tempo per rispondere alle misure stesse. Deve comunque emergere un certo progresso complessivo verso la meta del buono stato ambientale, e appunto per questo la Commissione europea ha avanzato l’idea del “conseguimento del buono stato ambientale”.

La Commissione è disposta a sostenere l’inserimento di un articolo che sottolinei l’importanza delle zone marine protette (emendamenti nn. 27, 39, 62 e 72); tale articolo dovrebbe basarsi idealmente sull’articolo 6 della direttiva quadro sulle acque, relativo alle zone protette.

La Commissione europea è anche disposta a sostenere l’idea che, per soddisfare gli obiettivi della direttiva, possa rendersi necessaria la creazione di ulteriori zone protette o persino di riserve naturali chiuse. Non può accettare però la proposta avanzata dalla commissione per l’ambiente, che prevede l’istituzione obbligatoria di zone marine protette nel quadro dell’applicazione della direttiva proposta. Le zone marine protette si devono istituire solo quando possono contribuire direttamente al conseguimento di un “buono stato ecologico”; non devono essere create come organismi fine a se stessi, ma devono costituire un mezzo piuttosto che un fine.

La Commissione europea aderisce all’auspicio espresso dalla commissione per l’ambiente, che desidera integrare direttamente nella direttiva la definizione fondamentale di “buono stato ecologico” (emendamento n. 80).

La Commissione europea nutre tuttavia forti perplessità in merito all’elenco di definizioni proposto dalla commissione per l’ambiente. Molte di tali definizioni si basano sui fattori che influenzano o minacciano l’ambiente marino, anziché sulla qualità dell’ecosistema; tale approccio è pericoloso perché comporta il rischio di trascurare alcuni rischi e minacce potenziali o, all’opposto, di amplificarli indebitamente. Cosa ancor più importante, se monitoriamo solo i fattori che influenzano l’ambiente, l’Unione europea non sarà in grado di staccarsi dall’attuale approccio frammentario di gestione dell’ambiente marino per approdare a un approccio più integrato, che consideri tutti i fattori nonché il loro impatto reciproco sull’ambiente marino.

Infine, per quanto riguarda gli aspetti finanziari (emendamenti nn. 19 e 74), i meccanismi di finanziamento comunitari di cui gli Stati membri possono giovarsi sono già numerosi: per esempio i Fondi strutturali, LIFE+ e il settimo programma quadro per la ricerca. Di conseguenza non è necessario creare alcuno speciale meccanismo di finanziamento.

Onorevoli deputati, il dibattito ha messo in luce la complessità dell’intera questione, compreso il fatto che l’ambiente marino viene inquinato attraverso l’atmosfera e che la qualità dell’ambiente marino dipende in larga misura dalla capacità di affrontare il cambiamento climatico. Com’è stato osservato, alcuni mari non sono compresi nella direttiva, come per esempio il Mar Nero: naturalmente l’approccio adottato da Romania e Bulgaria muterà radicalmente la situazione, aprendo nuove possibilità. Per quanto riguarda l’Oceano Artico, a causa della sua situazione geografica non è possibile modificare sostanzialmente la posizione della Commissione, né è possibile elaborare una strategia indipendente per un ambiente di estrema importanza e delicatezza, che però non è affatto collegato direttamente al territorio dell’Unione europea.

Signor Presidente, onorevoli deputati, trasmetterò l’elenco dei pareri formulati dalla Commissione europea sui singoli emendamenti ai servizi del Parlamento.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 11.30.

Dichiarazioni scritte (Articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Hélène Goudin (IND/DEM). (SV) E’ confortante constatare che i problemi concernenti l’ambiente marino vengono seguiti con attenzione, poiché è assolutamente necessario evitare che sui nostri mari si abbattano altre distruzioni o un inquinamento ancor più grave. Gli emendamenti presentati dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sono in gran parte positivi e speriamo che contribuiscano a migliorare le condizioni dell’ambiente marino, soprattutto grazie alla definizione del concetto di buono stato ecologico.

La proposta della Commissione europea contiene però un articolo che suscita una certa preoccupazione. L’articolo 13, riguardante le zone speciali, consente in qualche misura di ignorare gli obiettivi ambientali se le alterazioni in una determinata zona sono state indotte da provvedimenti adottati per ragioni imperative di interesse generale; possiamo immaginare che quest’articolo verrà interpretato in maniera alquanto estesa. E’ importantissimo, di conseguenza, che in tal caso la Commissione imponga rigorose limitazioni, perché anche il futuro dell’ambiente in cui viviamo è una materia di grande interesse generale.

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – L’Europa è circondata da quattro mari e due oceani che comprendono diversi tipi di ecosistemi e diverse regioni biogeografiche. La costa europea si estende su 100 000 km, ove vive il 16% dei cittadini europei, molti dei quali profondamente legati al mare per lavoro, svago, sport o perché fonte di risorse naturali ed energetiche. Nel caso dei mari chiusi o parzialmente chiusi, quali il Mar Nero, il Baltico e il Mediterraneo, il rischio di inquinamento è particolarmente elevato.

La proposta di direttiva sulla strategia per l’ambiente marino, che appare opportuna e attesa, deve consentire di integrare e rafforzare l’attuale quadro politico per la protezione dell’ambiente marino in Europa. La sua efficacia determinerà il futuro stato di salute dei mari europei, ed essa dispone del potenziale necessario per garantire la base ambientale necessaria a un uso sostenibile delle risorse e delle funzioni del mare, sia in Europa sia al di fuori di essa.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVO
Vicepresidente

 
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