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RC-B6-0585/2006

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PV 15/11/2006 - 12
CRE 15/11/2006 - 12

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PV 16/11/2006 - 6.3
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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 15 novembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

12. Convenzione sull’interdizione delle armi biologiche e tossiniche (BTWC), bombe a frammentazione e armi convenzionali (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla Conferenza d’esame della Convenzione sull’interdizione delle armi biologiche e tossiniche (BTWC) che si svolgerà nel 2006.

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, negli ultimi anni le questioni relative alle armi di distruzione di massa e al controllo degli armamenti sono state al centro della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea. L’azione multilaterale sul controllo degli armamenti e sul disarmo si è comunque trovata di fronte a enormi sfide in anni precedenti, e i risultati ottenuti sono stati modesti. Esiste un urgente bisogno di invertire questa tendenza.

A Ginevra si sta svolgendo la terza Conferenza di revisione degli Stati firmatari della Convenzione su talune armi convenzionali. Sia questa conferenza che la sesta Conferenza di revisione degli Stati firmatari della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche, prevista tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, sono un’occasione per dimostrare che la comunità internazionale oggi è in grado di rispondere con efficacia alle sfide del controllo degli armamenti e del disarmo.

Troppo spesso la popolazione civile è vittima dell’utilizzo di armi contemplate dalla Convenzione su talune armi convenzionali. La rimozione dei residuati bellici esplosivi rappresenta un onere crescente per la comunità internazionale. L’universalizzazione del protocollo V della Convenzione su talune armi convenzionali relativo ai residuati bellici esplosivi e la sua effettiva attuazione implica che tutti dobbiamo fare uno sforzo. L’Unione europea ha accolto con favore l’entrata in vigore del protocollo nel corso della Conferenza di revisione.

Il protocollo sui residuati bellici esplosivi è stato redatto in risposta alla minaccia umanitaria rappresentata dagli ordigni inesplosi, comprese le bombe a grappolo, nei confronti delle popolazioni civili successivamente a una guerra.

I recenti avvenimenti nel Libano meridionale ci rammentano i pericoli per la popolazione civile derivanti dai residuati bellici esplosivi, in particolare le bombe a grappolo, nonché le difficoltà e i costi della loro rimozione. Occorre affrontare senza indugio questo problema. Di conseguenza, l’UE ha proposto che il lavoro del gruppo di esperti governativi previsto dalla Convenzione su talune armi convenzionali continui nel 2007. L’attuale mandato del gruppo comprende la formulazione di misure preventive per migliorare la progettazione di determinati tipi di munizioni, nell’intento di ridurre al minimo i rischi per la popolazione. Inoltre, diversi Stati membri dell’UE si sono impegnati individualmente ad avviare i negoziati su un protocollo giuridicamente vincolante, inteso a rispondere ai rischi per l’umanità derivanti dalle bombe a grappolo. Tuttavia, gli Stati membri dell’UE non hanno un’opinione comune su come trattare l’aspetto relativamente limitato delle bombe a grappolo nel quadro della Convenzione su talune armi convenzionali.

Questa mattina alla Conferenza di revisione si è convenuto di appoggiare la posizione dell’Unione sulle bombe a grappolo e si è presa la decisione di proporre l’istituzione di un gruppo di esperti allo scopo di preparare raccomandazioni per interventi futuri relativi alle bombe a grappolo nel quadro della Convenzione in questione.

Nel corso dei cinque anni di negoziati sulle mine terrestri antiveicolo, l’UE ha ripetutamente menzionato che il nostro obiettivo è un protocollo giuridicamente vincolante che promuova il diritto umanitario internazionale e vi apporti un valore aggiunto. Tuttavia un accordo su un simile protocollo appare improbabile alla Conferenza di revisione.

Sono ormai più di trent’anni che la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche funge da base normativa e giuridica per il disarmo e la non proliferazione di armi biologiche. Oggi, quello delle bioscienze è uno dei settori scientifici che si evolvono più rapidamente, con infinite potenzialità positive e negative. La Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche dev’essere in grado di adeguarsi agli sviluppi scientifici e di rispondere alle possibili sfide che li accompagnano. Le conferenze di revisione sono un’opportunità in questo senso.

L’Unione europea ha lavorato intensamente per prepararsi alla sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche, in linea con gli obiettivi della strategia dell’UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Questi obiettivi comprendono, in particolare, l’applicazione di questa Convenzione in tutto il mondo, la promozione della sua attuazione e della sua osservanza a livello nazionale, nonché il suo rafforzamento.

Nel febbraio di quest’anno, il Consiglio ha adottato una posizione comune sulla sesta Conferenza di revisione. Si tratta di una posizione di compromesso tra un approccio realistico e uno più ambizioso, che insiste comunque su una revisione generale della Convenzione e su interventi pratici di miglioramento della sua attuazione. In aggiunta alla posizione comune, l’Unione ha preparato documenti di lavoro tematici su diversi argomenti.

Oltre all’azione comune, l’UE ha concordato un piano d’azione sulla Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche, nel quale gli Stati membri si sono impegnati a prendere misure per rafforzare la Convenzione, quali l’annuncio di eventuali misure di rafforzamento della fiducia. Queste misure concrete renderanno più plausibili i principali obiettivi della posizione comune dell’UE sulla Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche.

La terza Conferenza di revisione della Convenzione su talune armi convenzionali ha buone, anche se non ottime, probabilità di successo. Ci auguriamo in ogni caso un esito positivo. Anche la sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche presenta buone probabilità di concludersi con successo.

 
  
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  Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, le armi di distruzione di massa rappresentano la maggiore minaccia potenziale per la sicurezza europea, e in termini di capacità di provocare stragi quelle che destano maggiori preoccupazioni sono le armi nucleari e biologiche.

Mentre esiste una memoria collettiva degli orrori di Hiroshima e Nagasaki, non esistono immagini comuni equivalenti per le armi biologiche. Le morti di massa provocate da agenti biologici, o da malattie come la peste, sembrano invece appartenere alla “storia antica” o alla fantascienza.

Dobbiamo augurarci che le cose restino così, ma non possiamo restare a guardare. Riflettete sulle seguenti considerazioni. Innanzi tutto, diversamente dalle armi nucleari, quelle biologiche non dipendono da forniture limitate di uranio e plutonio. Con il rapido sviluppo e la diffusione delle bioscienze, queste armi sono ormai alla portata di chi potrebbe farci del male. Il pericolo che esseri umani, animali o piante possano essere attaccati da agenti biologici è reale.

Secondo, stando a notizie ufficiali, i terroristi intendono dotarsi di armi biologiche. Se i terroristi dovessero lanciare attacchi biologici in Europa, molte vite sarebbero a rischio e il nostro stile di vita potrebbe cambiare radicalmente.

Terzo, nel recente passato le armi biologiche sono state utilizzate. Gli attacchi con l’antrace negli Stati Uniti alla fine del 2001 hanno ucciso poche persone, ma hanno provocato uno sconvolgimento sociale e politico significativo, di più ampia portata, e i colpevoli sono ancora in libertà.

Come siamo tutelati oggi? Tutti gli usi e le forme di possesso di armi biologiche sono vietati dall’entrata in vigore della Convenzione sulle armi biologiche nel 1975. Tuttavia, si tratta del più debole tra i dispositivi di regolamentazione delle armi di distruzione di massa. Non contiene disposizioni per la verifica della sua osservanza o della sua attuazione e, diversamente dal Trattato di non proliferazione nucleare e dalla Convenzione sulle armi chimiche, non prevede un’istituzione centrale con poteri di vigilanza. Inoltre, i firmatari della Convenzione sono meno numerosi di quelli di ognuno dei due trattati.

Quindi, la nostra sicurezza aumenterebbe se si potesse rafforzare l’efficacia della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche e migliorarne l’applicazione. Gli Stati firmatari dovrebbero essere incoraggiati ad affrontare queste carenze nel corso della prossima Conferenza di revisione che si svolgerà verso la fine di questo mese.

Una sicurezza efficace comincia a livello nazionale. Il mio collega, Commissario Frattini, è ben consapevole dell’esigenza di adottare misure. La Commissione sta valutando le potenziali risposte attraverso un approccio generale comune. Le risposte nazionali alle minacce biologiche sono chiaramente insufficienti. Oltre a lavorare sul rafforzamento della salute pubblica e delle misure di sorveglianza e risposta in campo sanitario, nella primavera del 2007 pubblicheremo un Libro verde sulla preparazione europea alle minacce biologiche.

I disastri e le malattie non rispettano i confini. La questione delle minacce biologiche è uno di quei problemi riguardo ai quali le politiche interne ed esterne sono inestricabilmente collegate. Si può fare molto migliorando la collaborazione e il coordinamento internazionale. Intendiamo condividere le migliori prassi in fatto di preparazione alle minacce biologiche: aiutando gli altri a proteggersi, proteggeremo meglio anche noi stessi.

Vorrei dire qualche parola anche su un tipo molto diverso di arma mortale. Le munizioni a grappolo inesplose rappresentano una minaccia per la sicurezza degli esseri umani e lo sviluppo sostenibile. Questi ordigni uccidono ogni giorno persone innocenti, e il 30 per cento delle vittime è costituito da bambini. Sono un problema rilevante, in termini politici e per la vita quotidiana nelle ex zone di guerra.

E’ attualmente in corso una Conferenza di revisione che vedrà l’entrata in vigore del protocollo V della Convenzione relativo ai “residuati bellici esplosivi” – ossia ordigni inesplosi, munizioni o submunizioni di bombe a grappolo. L’attuazione di questo protocollo, inteso a eliminare la minaccia posta alla popolazione da queste eredità della guerra, sarà un positivo passo avanti.

Gli avvenimenti della scorsa estate in Libano hanno messo in evidenza il problema, in particolare considerando l’elevato tasso di mancato funzionamento delle submunizioni a grappolo utilizzate. E’ importante aiutare il Libano nel difficile compito di eliminare questi residui bellici mortali e noi vi abbiamo contribuito con circa 5 milioni di euro. Inoltre, sosteniamo l’esigenza di concentrare maggiormente l’attenzione sul rafforzamento del diritto umanitario internazionale in questo campo e sulla necessità di garantirne l’osservanza.

Le attività di assistenza e cooperazione della Commissione in materia di disarmo umanitario – vale a dire interventi di sminamento, bonifica di residui bellici esplosivi e lotta alla diffusione illegale di piccole armi – hanno tutte un impatto positivo per il miglioramento della sicurezza umana e contribuiscono alla sostenibilità delle nostre politiche di sviluppo. Siamo grati al Parlamento europeo per il sostegno fornito a queste iniziative.

 
  
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  Elizabeth Lynne, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, è importante che l’UE faccia sentire la sua voce sulla Convenzione su talune armi convenzionali questa settimana e sulla Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche la prossima settimana.

Un aspetto importante che mi preoccupa, e il Commissario ne ha parlato, è l’impiego delle bombe a grappolo. Sono state utilizzate diffusamente in recenti conflitti: Iraq, Afghanistan e Libano, solo per citarne alcuni. Poiché non rientrano nell’ambito del Trattato sulle mine terrestri del 1997, vengono utilizzate nell’impunità, ma hanno comunque lo stesso effetto devastante, con civili uccisi o menomati per il resto della vita.

Secondo la relazione “Fatal Footprint”, pubblicata questo mese da Handicap International, le forze di difesa israeliane hanno riversato in Libano tra il luglio e l’agosto di quest’anno almeno quattro milioni di bombe a grappolo. In tutto il mondo, i civili rappresentano il 98 per cento delle vittime registrate di questi ordigni. Questo è uno dei motivi per cui esorto il Consiglio e la Commissione a sostenere il crescente movimento per il cambiamento all’interno della comunità internazionale e le iniziative di alcuni paesi, tra cui il Belgio e la Norvegia, volte a istituire leggi nazionali che vietino l’uso delle munizioni a grappolo nei loro territori e da parte delle loro forze armate. Inoltre, plaudo alla Croce Rossa per la sua campagna e l’appello per il divieto dell’impiego di bombe a grappolo, la distruzione delle scorte e l’accelerazione dei programmi di bonifica.

Per quanto concerne le armi biologiche e tossiche, occorre esercitare maggiori pressioni sul governo degli Stati Uniti, che si è rifiutato di appoggiare un protocollo di verifica giuridicamente vincolante, pregiudicando il futuro della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche e la sua credibilità. Dobbiamo anche assicurarci che venga istituito un segretariato permanente che vigili sull’attuazione della Convenzione.

 
  
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  Angelika Beer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, Commissario Wallström, onorevoli colleghi, la morte viene come conseguenza della guerra e dobbiamo essere consapevoli del fatto che le bombe a grappolo non cadono dal cielo da sole, ma vengono lanciate dagli alleati dell’Europa e che questi stessi alleati continuano a produrle e ad esportarle.

E’ stato detto che le bombe a grappolo e le munizioni inesplose rappresentano una sfida per le ex zone di guerra, ed è qui che devo contraddirvi: al contrario, non sono un problema per le ex zone di guerra, ma piuttosto una sfida per l’Unione europea, che deve assicurarsi che nessuno dei suoi Stati membri produca, esporti o utilizzi queste armi, e che non deve più permettere ai suoi alleati di farlo così come hanno fatto gli americani o gli israeliani nel conflitto più recente.

Partendo da questo presupposto e considerando l’incapacità dell’Unione europea di prendere iniziative, quindici giorni fa noi – e quando dico “noi” non intendo “noi Verdi”, bensì i coordinatori dei conservatori, dei socialisti, dei liberali e io personalmente – abbiamo scritto una lettera alla Presidenza finlandese con un appello urgente per una posizione europea a favore di un divieto totale da presentare alla Conferenza in questione, che rappresenta un’opportunità storica per la proibizione delle munizioni a grappolo.

Avete chiarito a quest’Assemblea che non siete disposti a farlo o non ne siete in grado. Ci dite che intendete istituire un gruppo di lavoro; bene, come certamente saprete, si dice che quando non si sa come andare avanti si crea un gruppo di lavoro. E’ anche un modo cinico di procedere, se consideriamo che giorno dopo giorno la vita di civili, funzionari di polizia e truppe dell’ONU da noi inviate nelle regioni di crisi è messa a rischio da quello che rimane di queste armi.

Quindi desidero esortarvi caldamente, ancora una volta, a prendere l’iniziativa ora e – visto che siete in grado di farlo – a garantire che i parlamenti nazionali degli Stati membri dell’UE descrivano le munizioni a grappolo per quello che effettivamente sono, vale a dire un tipo di armi che devono essere messe al bando e alle quali gli europei devono rinunciare una volta per tutte, rifiutandosi di impiegarle o di accettarne l’utilizzo in qualsiasi guerra.

 
  
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  Vittorio Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio gruppo è, ovviamente, a favore di una generale proibizione, sul piano mondiale, della produzione, dell’uso e del commercio di armi biologiche e si augura che la prossima Conferenza di Ginevra decida il rafforzamento delle pertinenti Convenzioni internazionali. Riconosco volentieri che l’Unione europea ha posizioni avanzate su questi argomenti e mi auguro che la Commissione faccia più del possibile per arrivare a una proibizione di queste armi mostruose sul piano mondiale.

Dobbiamo, però, riconoscere che il problema principale per arrivare a tale proibizione ha un nome e un cognome: George W. Bush. Il Presidente degli Stati Uniti è personalmente responsabile del boicottaggio politico, da parte americana, dei negoziati di Ginevra. Ha deciso, nei fatti, di ritirarsi dalle discussioni: anzi, gli USA hanno fatto del potenziamento degli arsenali biologici, dell’uso del fosforo bianco e dell’uranio impoverito uno dei punti di forza della loro aggressiva e inaccettabile politica militare, così come non hanno ratificato la Convenzione sulla proibizione delle mine antiuomo, non hanno firmato il Terzo Protocollo della Certain Conventional Weapons Convention (CCWC), così come hanno rilanciato le guerre stellari.

Questa posizione degli Stati Uniti è pericolosa per la sicurezza mondiale. E’ necessario che l’Unione europea superi la propria inerzia e faccia un punto centrale dei negoziati di Ginevra la pressione sugli Stati Uniti.

 
  
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  Gerard Batten, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, la Presidente Lehtomäki ha parlato del piano d’azione dell’Unione europea in relazione alla Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche. Ancora una volta, l’Unione europea si assume erroneamente le attribuzioni di uno Stato politico che ha il potere di determinare le politiche in materia di misure militari e di difesa, che sono di competenza delle nazioni sovrane.

L’UE non ha mai dovuto difendere militarmente i suoi cittadini e speriamo che non debba mai farlo, per una serie di motivi. Intanto, paesi come il mio, la Gran Bretagna, che sono effettive potenze militari, devono assolvere questa responsabilità. In effetti, occorre una maggiore regolamentazione internazionale delle bombe a grappolo, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette “bombe stupide”, che non dispongono di un meccanismo di autodistruzione. La Gran Bretagna è anche una potenza di primo piano nella ricerca nel campo della difesa contro le armi biologiche e tossiniche, e data l’attuale minaccia terroristica dell’islam fondamentalista, la Gran Bretagna deve mantenere la propria indipendenza e libertà d’azione in questo ambito.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor Presidente, la produzione e l’uso di armi biologiche un tempo era appannaggio degli Stati. Oggi, i progressi nelle biotecnologie sono tali che occorrono risorse sempre più limitate per produrre virus pericolosi, batteri e veleni, con la conseguenza che anche le organizzazioni terroristiche possono ricorrere alla guerra biologica.

Nel marzo di quest’anno, l’Interpol ha rilevato segnali preoccupanti del fatto che Al-Qaeda si sta preparando a commettere atti di terrorismo biologico. Il livello di distruzione che potrebbe risultarne sarebbe di gran lunga superiore a quello degli attentati di New York, Madrid e Londra. E’ impossibile concludere accordi con i terroristi, così come si fa tra Stati. E’ di vitale importanza che le forze di polizia vengano ulteriormente addestrate nella prevenzione e nel controllo del terrorismo biologico. Alcune leggi dovrebbero essere adattate per rendere possibile il controllo di ricerche scientifiche delicate.

Occorre inoltre prestare attenzione allo scambio di informazioni tra i servizi segreti all’interno dell’Unione europea, ma anche con i nostri partner negli Stati Uniti, in Russia e in tutte le altre nazioni che intendono assumersi le proprie responsabilità nella lotta contro il terrorismo.

 
  
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  Achille Occhetto, a nome del gruppo PSE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del PSE approva con entusiasmo questa proposta di risoluzione, perché la considera un passo decisivo in quella strategia contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, adottata dall’Europa nel dicembre 2003 e perché fa della riduzione della minaccia biologica una priorità emergente. Nello stesso tempo è importante l’impegno che chiediamo affinché tutti gli Stati non ancora aderenti si conformino alla legislazione in materia di proibizione delle armi biologiche, anche al fine del raggiungimento di quella universalità che è parte integrante e vincolante del diritto internazionale.

In questo quadro fondamentale rimangono comunque gli strumenti volti a verificare l’effettiva attuazione della Convenzione, strumenti sui quali, nell’ultimo riesame, è venuta meno l’adesione statunitense. Voglio anche sottolineare l’importanza della richiesta, contenuta nella risoluzione, della messa a punto di uno specifico protocollo 6 che vieti, senza ambiguità, la fabbricazione e l’impiego delle cluster bombs – una vergogna – utilizzate anche nelle guerre umanitarie per raggirare la Convenzione contro le mine antiuomo.

Nello stesso tempo l’Europa deve evidenziare il rapporto diretto tra tendenze alla proliferazione, che vanno combattute strenuamente, e mancato processo di disarmo. L’Occidente avrà maggiore autorità morale contro la proliferazione di qualsiasi tipo di arma se: 1) gli USA cesseranno di opporsi all’adozione di strumenti di verifica e alla messa al bando delle cluster bombs; 2) riprenderà il cammino del disarmo anche all’interno del club atomico. Quello di oggi quindi è un passo importante, ma solo un primo passo nel lungo cammino per la messa al bando di tutte le armi di distruzione di massa.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, come molti altri strumenti di regolamentazione delle armi a livello mondiale, la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche è uno strumento necessario, seppure insufficiente, nella lotta contro l’irrazionalità umana.

Esiste dunque un’unica alternativa accettabile per la sesta Conferenza di revisione che si aprirà il 20 novembre prossimo: rafforzare tale strumento, in particolare nell’intento di definire effettivi meccanismi di verifica e di promuoverne l’applicazione universale.

Inoltre, per quanto riguarda le bombe a grappolo, posso solo sostenere caldamente l’appello affinché alla Convenzione sulle armi inumane sia aggiunto un sesto protocollo. A mio parere, si dovrebbe aggiungere un trattato specifico completo, che vieti senza ambiguità la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l’utilizzo di questo genere di armi, come nel caso delle mine antiuomo.

Alla luce della natura indiscriminata delle bombe a grappolo e del loro enorme impatto sulla popolazione civile, l’impiego di queste armi non dev’essere più tollerato in alcun modo. Il caso del Libano, attualmente sotto inchiesta, è solo un esempio dei molti che ne illustrano le ragioni.

 
  
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  Ana Maria Gomes (PSE).(PT) Negli ultimi anni abbiamo assistito all’erosione dei più importanti strumenti giuridici per combattere la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche non fa eccezione. Siamo più che mai vulnerabili nei confronti di devastanti attacchi terroristici.

Le principali idee contenute nella presente risoluzione, sulla quale si è raggiunto un notevole consenso da parte di tutti i gruppi politici del Parlamento, sono note da decenni e si applicano anche ad altre convenzioni. Queste idee si possono sintetizzare in tre parole chiave: universalità, applicazione e verifica. Occorre lottare contro le famigerate bombe a grappolo e le mine antiuomo. Queste armi immorali devono essere messe al bando. Queste bombe seminano morte in maniera indiscriminata e il fatto che il tasso di esplosione immediata sia basso significa che continuano a uccidere persone innocenti anche molti anni dopo la fine di un conflitto.

La recente guerra in Libano, nella quale Israele ha disseminato nel paese migliaia di bombe a grappolo, dovrebbe indurci a vietare una volta per tutte la produzione e l’impiego di tutti i generi di bombe a grappolo, come abbiamo fatto con le mine antiuomo. Forse la semplice aggiunta di un nuovo protocollo all’attuale Convenzione contro talune armi convenzionali non è sufficiente; forse è giunto il momento per una convenzione specifica. Poco importa, purché l’UE si mobiliti e l’umanità unisca le forze per eliminare queste armi atroci.

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, l’Unione e il Consiglio sono molto preoccupati del fatto che gli abitanti di zone di guerra rimangano feriti o uccisi anche dopo la conclusione del conflitto. Si tratta di una situazione che si evidenzia con chiarezza nel caso del Libano, dove le bombe inesplose rappresentano un problema reale per la popolazione civile.

La Presidenza si compiace per l’entrata in vigore del Protocollo relativo agli ordigni inesplosi. In futuro lavoreremo per garantire che i danni provocati alla popolazione civile dalle munizioni siano ridotti al minimo. Quanto alla cooperazione internazionale in materia di bombe a grappolo d’ora in avanti, continueremo a impegnarci per trovare una posizione comune nell’Unione europea e fare progressi in quella direzione.

Infine, desidero comunicare che l’onorevole Beer e i suoi colleghi riceveranno molto presto una risposta alla lettera da loro inviata alla Presidenza.

 
  
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  Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la discussione informata che si è svolta su questi temi è un ulteriore elemento nell’argomentazione contro la guerra e un altro argomento a favore della prevenzione e dell’auspicabile possibilità di evitare l’impiego di queste armi.

Come sapete, nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune queste non sono aree in cui la Commissione può prendere l’iniziativa. Tuttavia, noi siamo parte della soluzione quando si tratta delle conseguenze di una guerra. Le sofferenze umane, le munizioni inesplose e i problemi umanitari derivanti dalle guerre in tutto il mondo sono per noi una sfida.

La Commissione naturalmente continuerà a sostenere gli interventi di rimozione di tali armi, lavorando con la comunità internazionale e le ONG. La guerra in Libano è durata pochi giorni, ma le sofferenze umane continueranno per molti anni.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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