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Procedura : 2006/0116(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0376/2006

Testi presentati :

A6-0376/2006

Discussioni :

PV 29/11/2006 - 16
CRE 29/11/2006 - 16

Votazioni :

PV 12/12/2006 - 14.18
CRE 12/12/2006 - 14.18
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0548

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 29 novembre 2006 - Bruxelles Edizione GU

16. Strumento finanziario europeo per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0376/2006) dell’onorevole Flautre e dell’onorevole McMillan-Scott a nome della commissione per gli affari esteri, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani) [COM(2006)0354 – C6-0206/2006 – 2006/0116(COD)].

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli deputati, il processo decisionale della Presidenza finlandese sui futuri strumenti finanziari dell’Unione europea sta per volgere al termine. Dando una straordinaria dimostrazione di solidarietà, abbiamo affrontato efficacemente la questione e adottato la maggioranza dei regolamenti sui nuovi strumenti finanziari. Le sfide non sono mancate, ma da parte del Parlamento europeo, degli Stati membri e della Commissione si è registrata anche l’immensa volontà politica di giungere a un accordo sulle questioni importanti.

Resta ancora una sfida da affrontare, ossia l’adozione del regolamento che istituisce uno strumento europeo per la promozione della democrazia e dei diritti umani (EIDHR). Si tratta di una questione importante sia per il Parlamento sia per gli Stati membri, poiché riguarda la promozione di valori fondamentali sanciti dal Trattato sull’Unione europea. Il Parlamento e i suoi Stati membri hanno una competenza specialistica in materia di democrazia e diritti umani, che si è rivelata utile negli sforzi finalizzati al conseguimento di un buon risultato.

Il regolamento su un nuovo strumento per la promozione dei diritti umani nel mondo è stato redatto a un ritmo molto serrato. Oltre al Parlamento, anche gli Stati membri hanno avanzato varie proposte sul suo contenuto. Il fatto che in questi negoziati sia già stato raggiunto un accordo su quasi tutte le questioni è un segnale molto positivo. Il Consiglio, da parte sua, ha unanimemente approvato il testo di compromesso di cui si avvarrà la Presidenza nei colloqui che condurrà con il Parlamento per giungere a una conclusione.

La Presidenza intende adottare lo strumento in prima lettura, per motivi che sono indubbiamente chiari a tutti. L’attuale EIDHR scadrà tra poche settimane, alla fine dell’anno. Non vogliamo che il sostegno dell’Unione europea alla democrazia e ai diritti umani subisca una grave interruzione. Abbiamo il dovere di adottare una decisione rapida, non solo per l’importanza che i diritti umani e la democrazia rivestono come valori per noi europei, ma anche per le speranze e le aspettative che hanno riposto in noi i difensori dei diritti umani e della democrazia di altri paesi.

Gli strumenti sono stati elaborati in maniera tale da formare un unico meccanismo quanto più praticabile possibile. La democrazia e i diritti umani vengono attuati anche attraverso altri strumenti, e l’EIDHR costituirà un’integrazione di tale meccanismo in aree particolari. Anche per questo motivo è più che mai necessario adottare lo strumento prima dell’inizio del nuovo periodo di finanziamento.

La Presidenza del Consiglio esorta fortemente il Parlamento a giungere a una decisione entro la fine dell’anno. Il pacchetto adottato dal Consiglio contiene un vastissimo numero di emendamenti al testo del regolamento presentato dal Parlamento riguardo sia ad aree prioritarie di sostegno sia alla posizione del Parlamento stesso sull’applicazione del regolamento. Una caratteristica importante del nuovo regolamento è il riconoscimento dell’importanza del lavoro per la democrazia e, in tale contesto, il più marcato accento posto sul lavoro di parlamenti e parlamentari. Il nostro lavoro nei paesi terzi si basa fondamentalmente sulle convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti e doveri da esse sanciti.

Con la proposta di regolamento, vengono ampliate le condizioni di ammissibilità degli attori agli aiuti comunitari. E’ positivo riconoscere la diversità in materia di diritti umani e di democrazia e utilizzare in maniera flessibile varie risorse in situazioni diverse. A quanto pare, inoltre, le risorse finanziarie dello strumento saranno lievemente più cospicue nel periodo di finanziamento che sta per concludersi e, di conseguenza, l’inclusione di nuovi attori non indebolirà necessariamente le posizioni degli altri operatori.

L’istituzione dello strumento è stata principalmente motivata dalla convinzione che, grazie ad esso, sarà possibile sostenere in particolare il lavoro degli attori della società civile soprattutto laddove manchi il consenso specifico del governo del paese interessato. E’ importante mantenere costantemente questo approccio senza aggiungere troppe forme di sostegno a favore di altri attori nel quadro del regolamento.

Nella proposta di compromesso del Consiglio le condizioni per l’ammissibilità agli aiuti sono state ampliate conformemente ai suggerimenti del Parlamento europeo, che aveva proposto di includervi fondazioni parlamentari e politiche. La proposta di regolamento, inoltre, prevede anche l’ammissibilità di altri attori in circostanze speciali. A mio avviso si tratta di una soluzione ponderata e praticabile che tiene conto delle speranze e delle obiezioni di diversi attori comunitari.

Il Parlamento ha tenuto a sottolineare che gli aiuti concessi nel quadro dello strumento, destinato principalmente agli attori della società civile, hanno la peculiare caratteristica di poter essere erogati senza il consenso del governo di un paese terzo. Su tale principio il consenso tra Consiglio e Parlamento è stato unanime fin dall’inizio. Credo che ora siamo anche riusciti a trovare il modo di citare questo principio in maniera più chiara e precisa, alla luce degli obblighi derivanti dal Trattato sull’Unione europea e dagli accordi e dalle convenzioni internazionali. La Presidenza è disposta a proporre l’inclusione del principio nella prima formulazione introduttiva, qualora si giunga a un consenso in prima lettura sul contenuto del regolamento nel suo complesso.

Il Parlamento ha anche richiamato l’attenzione sull’importanza di citare nel testo del regolamento i diritti degli immigrati, dei richiedenti asilo e dei rifugiati in un determinato paese. Il testo si baserà sulle convenzioni internazionali per i diritti umani. Si potrebbe pertanto valutare l’ipotesi di incorporare fin d’ora l’area proposta. La Presidenza è tuttavia disposta a prendere in considerazione anche questa aggiunta, qualora il regolamento possa essere adottato integralmente in prima lettura.

Il Consiglio, da parte sua, è pertanto disposto a dimostrare una flessibilità addirittura maggiore per giungere a una soluzione entro la fine dell’anno. Allo scopo è indispensabile che tutte le parti diano prova di flessibilità.

La relazione della commissione del Parlamento europeo propone che i gruppi politici vengano aggiunti alla lista dei beneficiari degli aiuti. Tra questi probabilmente figurano, inter alia, i partiti politici; in altre parole si finanzierebbe il lavoro di partiti che operano anche in paesi terzi. I partiti democratici rivestono innegabilmente un ruolo importante nel rafforzamento della democrazia e dei diritti umani in tutto il mondo. E’ molto importante che i criteri di sostegno forniti nel quadro di questo strumento per i diritti umani siano chiari e fondati su principi per i diritti umani riconosciuti a livello internazionale. Nell’ambito di questo strumento non vi saranno mai abbastanza risorse disponibili da destinare a un sostegno generale a favore di tutti i partiti sulla base degli stessi criteri, analogo a quello esistente in molti paesi europei. Dal punto di vista della definizione di criteri chiari sarebbe un compito molto difficile selezionare come beneficiari singoli partiti. La scelta andrebbe operata in modo tale da non creare l’impressione che, nell’assegnazione degli aiuti, posizioni politiche di partito prevalgano su criteri di democrazia e diritti umani. E’ inoltre evidente che, aumentando il numero dei beneficiari in quest’area, altri potrebbero ricevere meno sostegno. Abbiamo soprattutto cercato di indirizzare gli aiuti verso le ONG che operano in nome della democrazia e dei diritti umani in particolare.

La proposta di compromesso della Presidenza tiene conto dei suggerimenti del Parlamento di aggiungere al gruppo dei beneficiari fondazioni partitiche indipendenti e parlamenti nazionali, regionali e internazionali. L’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento permette anche di fornire sostegno, in casi speciali, ad altri gruppi non menzionati in questo articolo. La formulazione si avvicina molto ai desideri del Parlamento ed è flessibile, poiché permette di risolvere problemi durante il periodo di finanziamento. Per tutti questi motivi, il Consiglio non approva l’aggiunta di gruppi politici al testo del regolamento.

Questo aspetto potrebbe pregiudicare la possibilità di riuscire ad adottare l’intero regolamento in prima lettura, e anche in questo caso si verificherebbe una situazione in cui per il momento non esisterebbe alcuna base giuridica per un’azione comunitaria sulla democrazia e i diritti umani. Sarebbe molto rischioso congelare tutti gli aiuti comunitari per la promozione dei diritti umani e la democrazia per risolvere questo problema. Il Consiglio si è impegnato molto per venire incontro ai desideri del Parlamento. Per giungere a una soluzione è importantissimo incorporare e mantenere il sostegno degli Stati membri in questo pacchetto di regolamento.

Mi auguro che il Parlamento dia prova di flessibilità; in tal modo potremo realizzare insieme il nostro principale obiettivo, ossia fare in modo che l’anno prossimo l’Unione europea sia in grado di continuare a finanziare le azioni a favore della democrazia e dei diritti umani attraverso il nuovo strumento. Affinché tale sostegno possa proseguire, è indispensabile giungere a una decisione sulla proposta di regolamento e, quanto prima vi perverremo, tanto meglio sarà.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, cercherò di essere breve affinché sia possibile concludere il dibattito. Questo strumento finanziario è davvero un’importante pietra miliare nella riforma globale del sistema comunitario di aiuti all’estero, e constato con molta soddisfazione che siete riusciti a elaborare, in un periodo relativamente breve, una proposta di regolamento comune sui diritti umani e la democrazia. Ritengo che questo strumento esprima, in maniera esemplare, l’incondizionato impegno dell’Unione europea nei confronti della democrazia e dei diritti umani quali fattori fondamentali delle relazioni esterne.

Proprio perché considera questa Assemblea come suo partner principale, la Commissione si attiene incondizionatamente alla dichiarazione sul controllo democratico e la coerenza delle azioni esterne e intratterrà un dialogo regolare con quest’Aula. In situazioni in cui i diritti umani e la democrazia sono particolarmente a rischio, e che richiedono un rapido intervento comunitario, propongo di avviare velocemente colloqui con un piccolo gruppo di eurodeputati in rappresentanza delle varie commissioni parlamentari interessate.

Dopo la spiegazione fornita poc’anzi dalla Presidenza del Consiglio riguardo ai lunghi negoziati condotti in quest’ambito, vorrei dire che, a nostro avviso, la proposta di compromesso elaborata nel corso delle trattative rende complessivamente giustizia alle aspettative nutrite nei confronti di questo nuovo strumento finanziario, e vorrei anche rilevare che senza dubbio rispecchia molte proposte presentate dalla vostra Assemblea, che la Commissione sostiene senza riserve; questo documento, infatti, non solo affronta il processo di riforma democratica, ma anche la protezione generale dei diritti umani, e pone un forte accento sul sostegno e sulla protezione dei difensori dei diritti umani, senza tuttavia trascurare le vittime di torture e maltrattamenti. Inoltre crea una base specifica per un efficace monitoraggio elettorale – e di questo vi sono molto riconoscente –, senza avanzare pretese eccessive nei confronti delle risorse disponibili a questo scopo.

Non posso fare altro che accogliere con favore questo strumento e la maggiore flessibilità, il nuovo rapido orientamento e le veloci risposte che permetterà di fornire. A tale proposito presteremo particolare attenzione a fare in modo che ad esso attingano non solo attori privati, ma anche associazioni con o senza personalità giuridica e, in nome della flessibilità, utilizzeremo tutti i mezzi disponibili conformemente al regolamento di bilancio e ai regolamenti di attuazione emanati in riferimento ad esso.

Posso accogliere le proposte formulate nei considerando dalla vostra Assemblea riguardo a una discussione più dettagliata sull’indipendenza dal consenso delle autorità nazionali di cui, in virtù della sua particolare natura, deve godere l’erogazione degli aiuti, nonché l’inclusione di un riferimento in cui si affermi che i diritti degli immigranti, dei richiedenti asilo e degli sfollati devono considerarsi tutelati da questo strumento.

Purtroppo, però, al pari del Consiglio, non riesco a scorgere alcuna ragione per l’inclusione di partiti e movimenti politici tra i diretti beneficiari dei finanziamenti concessi. A mio avviso, la Presidenza del Consiglio e il Parlamento – con il sostegno della Commissione – sono giunti, dopo un lungo dibattito, a un ottimo compromesso stabilendo di includere i parlamenti nazionali tra i beneficiari degli aiuti esteri. Ritengo che tale proposta sia obiettivamente giustificata dall’inclusione, tra gli obiettivi dello strumento, della creazione, della promozione e del rafforzamento della democrazia partecipativa, rappresentativa e parlamentare e dei processi di democratizzazione associati. Posso capire benissimo che il finanziamento delle fondazioni sia anch’esso un modo per superare le nostre difficoltà.

Finora abbiamo ritenuto essenziale garantire la neutralità e l’imparzialità della Commissione in materia di aiuti comunitari; questo atteggiamento ci ha collocati in una posizione di netto vantaggio, e dobbiamo mantenerlo in futuro perché ha favorito l’ampia accettazione e il potenziale dei nostri aiuti nei paesi terzi; di conseguenza, non dobbiamo abbandonare nemmeno questo approccio.

 
  
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  Hélène Flautre (Verts/ALE), correlatore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal mese di settembre il mio correlatore ed io negoziamo con il Consiglio e la Commissione al fine di far valere la posizione del Parlamento sullo strumento finanziario europeo per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo. I negoziati sono ormai conclusi e, come è stato appena affermato, la settimana scorsa il Consiglio ha adottato una posizione comune sulla base di un testo di compromesso. Questa proposta, che in buona parte avevamo precedentemente introdotto sotto forma di emendamenti, soddisfa la maggioranza delle richieste del Parlamento. Stabilisce che l’utilizzo dello strumento non dipende dal consenso dei governi dei paesi riceventi. Prevede il finanziamento di organizzazioni non ufficiali. Introduce un meccanismo flessibile per fornire sostegno diretto ad attivisti dei diritti umani che si trovano in pericolo imminente. Questo nuovo meccanismo dovrebbe rafforzare considerevolmente l’efficacia delle nostre misure a favore della protezione di coloro che si battono per le libertà fondamentali.

Il compromesso contiene altresì un’intera sezione dedicata alla promozione dei principi democratici, dei processi elettorali e della democrazia parlamentare. Le fondazioni politiche, nonché i parlamenti nazionali – un elemento introdotto dal nostro Parlamento – sono esplicitamente elencati tra i soggetti ammissibili agli aiuti. Anche la sezione dedicata alla protezione dei diritti umani soddisfa quasi tutte le richieste del Parlamento, tranne il desiderio di includere un riferimento esplicito alla lotta contro l’impunità e alla prevenzione dei conflitti. D’altra parte, sono stati inclusi i diritti dei disabili, la responsabilità sociale delle imprese, la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e molti altri obiettivi.

Il Parlamento ha inoltre ottenuto l’istituzione di un dialogo strutturato rafforzato che lo coinvolgerà nell’elaborazione di priorità strategiche. Avremmo voluto che questo punto figurasse nel corpo del testo, ma secondo il compromesso raggiunto la partecipazione del Parlamento dovrà essere garantita attraverso uno scambio di lettere.

Per quanto riguarda un riferimento esplicito ai gruppi politici democratici, il Consiglio, come abbiamo appena sentito, ritiene che si tratti di una proposta impraticabile. Non è quindi stato possibile includere un riferimento al sostegno di questi gruppi. E’ stato invece introdotto un elemento di flessibilità volto a permettere il finanziamento di altri attori in casi debitamente motivati. In questo modo, benché non espressamente menzionati, i gruppi politici potranno ricevere sostegno in determinate circostanze.

Per concludere, signor Presidente, vorrei insistere sull’unicità di questo strumento. E’ l’unico che finanzia i progetti di attori non governativi senza la necessità di un consenso previo da parte del loro governo. E’ anche l’unico strumento che finanzia le missioni di osservazione elettorale. Sarebbe pertanto inutile e irresponsabile ritardare l’adozione, e quindi il finanziamento di questi progetti, nella vana speranza di introdurre un riferimento esplicito ai gruppi politici. In realtà, l’ostinazione a perseguire tale obiettivo ci è già costata cara in questa fase, perché ha mandato in fumo l’accordo raggiunto con il Consiglio sull’inclusione dei diritti degli immigranti e dei richiedenti asilo.

Per questi motivi, onorevoli colleghi, vi chiedo di sostenere il compromesso negoziato con il Consiglio.

 
  
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  Edward McMillan-Scott (PPE-DE), correlatore. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare l’onorevole Flautre per l’intensissimo lavoro che lei e il suo staff hanno svolto negli ultimi mesi affinché fosse possibile adottare questo strumento entro la fine dell’anno. Vorrei altresì ringraziare la Commissione e il suo personale, nonché il Consiglio, per il loro lavoro.

Sia il Consiglio sia la Commissione si sono impegnati a fondo per cercare di giungere a una sorta di compromesso su questo strumento. Devo dire che, in termini generali, le ambizioni della presidente della sottocommissione per i diritti dell’uomo e mia correlatrice sono state ampiamente soddisfatte. Penso che, per quanto riguarda la questione della promozione dei diritti umani, che rappresenta valori universali accettati in tutto il mondo, disponiamo ora di uno strumento che ha la capacità e la flessibilità di funzionare efficacemente, soprattutto attraverso la società civile, e di realizzare gli obiettivi dell’Unione europea conformemente agli obblighi sanciti dal Trattato riguardo alla promozione dei diritti umani a livello mondiale.

Vi è però una lacuna. Come i colleghi sanno, nel 1992 sono stato promotore e relatore dell’iniziativa europea volta a trasformare l’ex blocco sovietico e incentrata essenzialmente sul processo democratico. Nel mondo odierno siamo attualmente confrontati a sfide diverse. Ho trascorso parte dell’anno in visita presso paesi che, secondo la terminologia delle Nazioni Unite, costituiscono “ambienti complessi”: Cina, Cuba e Russia. Sono queste le sfide del giorno d’oggi.

La mia domanda al Consiglio e alla Commissione – e, giacché il Consiglio ha deciso di negoziare in pubblico – è la seguente: perché noi, come Unione europea, non possiamo avvalerci degli stessi strumenti di cui i governi dei nostri Stati membri hanno dotato le Nazioni Unite? Per me questo è un grande mistero. Durante il mio recente viaggio a New York, ho trascorso parte del tempo a dialogare con lo PNUS, che nel suo manuale per le relazioni con i partiti politici, afferma: “Abbiamo tuttavia constatato che l’assenza di partiti politici forti, responsabili e competenti, in grado di rappresentare posizioni e negoziare cambiamenti, indebolisce il processo democratico”. Questo è un parlamento di partiti politici. La democrazia non può esistere in assenza di forze politiche in competizione. Mi chiedo quindi semplicemente se il Consiglio non abbia mancato di coraggio. Dinanzi alle sfide con cui siamo confrontati a est e a sud, è davvero soddisfacente che l’Unione europea non abbia la stessa capacità di partecipare al processo politico, di riformare paesi dove la democrazia non esiste, che abbiamo conferito alle Nazioni Unite?

Credo che l’Unione europea debba dare un sostegno concreto alla democrazia e inserire nello strumento un riferimento al sostegno dei gruppi politici democratici. Questo, in alcuni paesi, è l’unico modo per ottenere un cambiamento.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI), relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare i due relatori per la loro collaborazione che ha portato a presentare in commissione AFET un documento che già inglobava le istanze della DEVE. Esse si ritrovano anche nel documento del Consiglio, che ringrazio per il lavoro e per la flessibilità dimostrata durante questi mesi di negoziati, in particolare per la dimensione locale dello strumento, per rispondere ad esigenze specifiche di aree in difficoltà; la peculiarità dello strumento, che permette di agire anche indipendentemente dal consenso dei governi e delle autorità pubbliche; la trasparenza delle procedure e la coerenza con le altre politiche esterne europee; il campo di applicazione, quindi priorità alla società civile; accesso anche agli attori non registrati; tutela di donne e bambini, migranti, minoranze; accesso all’informazione e le azioni a sostegno dei processi democratici, sebbene la definizione finale del documento non sia pienamente soddisfacente.

Brevi commenti sui punti più controversi: per quanto riguarda il tetto massimo per le missioni di osservazione elettorale, avrei auspicato da parte di Commissione e Consiglio un impegno più forte di una dichiarazione in allegato ma mi auguro che, anche dopo quanto detto in questa sede, esso venga rigorosamente rispettato. Sul dialogo strutturato prendo atto della scarsa disponibilità di Consiglio e Commissione a migliorare le procedure in questo senso. E’ comunque importante che almeno la lettera della Commissione sia indirizzata non solo al presidente della AFET ma anche alla presidenza della commissione sviluppo, coerentemente con la base giuridica dello strumento (articolo 179, primo comma, del trattato) e con il regolamento del Parlamento (allegato VI).

In relazione agli attori politici, capisco il collega McMillan-Scott e, nonostante la mia commissione non si sia pronunciata esplicitamente sull’argomento, non ho problemi a sostenere la sua richiesta, qualora esistano delle aperture. In caso contrario, valuterò con i colleghi, alla luce dei prossimi sviluppi, l’opportunità di bloccare il processo dopo che sono stati raggiunti, con molti sforzi, buoni compromessi sui punti principali, per riuscire a chiudere un accordo in prima lettura e permettere l’avvio dello strumento dal gennaio 2007.

 
  
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  Albert Jan Maat (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (NL) Signor Presidente, vorrei rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti a entrambi i relatori, onorevoli McMillan-Scott e Flautre, per il modo in cui hanno accolto le raccomandazioni della commissione per i bilanci.

Sono due gli aspetti che la commissione per i bilanci ritiene importanti: la responsabilità e il quadro finanziario 2007-2013. Sono stati stanziati 1 103 milioni di euro per questo strumento e la nostra commissione auspica che l’Assemblea possa controllare il modo in cui verranno spesi.

In secondo luogo, occorre proteggere i diritti del Parlamento in quest’area, sia dal punto di vista della sua consultazione che di attuazione della politica che, conformemente alla dichiarazione della Commissione, deve essere soggetta a un solido controllo democratico. Siamo quindi lieti che questa proposta sia stata approvata non solo dai relatori, ma anche dalla commissione per gli affari esteri.

La commissione per i bilanci ritiene inoltre molto importante che siano messi a disposizione fondi da altri strumenti di rilievo, quali ad esempio quelli per lo sviluppo, la prossimità e la preadesione.

Se ciò accadrà, se lo strumento verrà utilizzato in questo modo, sono convinto che, quando fra cinque anni discuteremo questo programma in seno alla commissione per il controllo dei bilanci, concederemo il discarico in quest’area.

 
  
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  Teresa Riera Madurell (PSE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. – (ES) Signor Presidente, noi della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere ci congratuliamo per tutti gli sforzi compiuti dal Parlamento affinché oggi, in seno alla nostra Assemblea, fosse possibile discutere di questo strumento specifico per la promozione della democrazia e dei diritti umani.

Nell’ambito dell’importante lavoro di semplificazione degli strumenti e delle procedure in materia di azione esterna, riteniamo che sia indispensabile disporre di uno strumento volto essenzialmente a sostenere la società civile, appoggiando quelle persone che lavorano per ottenere la democrazia e una vita migliore per tutti.

In tale contesto, onorevoli colleghi, vorrei evidenziare il ruolo chiave svolto dalle donne nella difesa delle libertà fondamentali.

Noi, in seno alla nostra commissione, abbiamo lavorato per consentire a questo strumento di sostenere obiettivi e misure volti a promuovere i diritti delle donne e dei bambini, la parità di genere a livello internazionale e la lotta contro la discriminazione di cui sono quotidianamente vittime miliardi di donne.

L’approvazione di questo regolamento in prima lettura, che ne permetterebbe l’entrata in vigore l’anno prossimo, sarebbe per noi una buona notizia, soprattutto alla luce del fatto che il 2007 è stato ufficialmente designato Anno europeo delle pari opportunità per tutti.

 
  
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  Michael Gahler, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, è positivo potere disporre di questo strumento. E’ più che giusto ribellarsi al volere di autocrati e dittatori e difendere la causa dei diritti umani e della democrazia, e quindi anche quella dei gruppi politici democratici nei paesi interessati. Immaginate se noi, fautori della democrazia, fossimo vissuti nell’Europa orientale prima del crollo del muro, e ai nostri gruppi clandestini fossero stati negati gli aiuti dell’Occidente proprio sulla base di questa argomentazione!

Dopo tutto, stiamo semplicemente cercando di assicurare, nella pratica, la massima flessibilità possibile alla Commissione, e i funzionari che sono restii a concedere aiuti a gruppi politici non riconosciuti ufficialmente dovrebbero essere incoraggiati ad agire in tal senso quando le circostanze lo richiedono. Non si tratta solo di finanziamento dei partiti e quindi vorrei chiedere al Consiglio di non limitare le discussioni a questo aspetto.

In paesi come la Bielorussia, non possiamo certo essere imparziali perché, mantenendo le distanze da tutti i partiti politici, finiremmo col sostenere Lukashenko e quelli come lui.

 
  
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  Elena Valenciano Martínez-Orozco, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, per milioni di persone che rischiano la vita per difendere le libertà e i diritti dell’uomo, l’oggetto del dibattito odierno è assolutamente fondamentale. Lo strumento europeo per la promozione della democrazia e dei diritti umani è stato soprattutto un traguardo di questo Parlamento. Raggiungerlo, però, non è stato facile.

Abbiamo sempre sostenuto che, se la nostra politica estera deve effettivamente contemplare i valori dell’Unione europea, deve adoperarsi espressamente a favore dei diritti umani che tutti affermiamo di difendere.

Ora ci siamo dotati di questo strumento, uno strumento prezioso a disposizione dei difensori dei diritti umani e di tutti gli attori che lavorano a favore della democrazia, delle libertà fondamentali e della giustizia. Ora disponiamo del nostro strumento: contiene una definizione sufficientemente ampia degli attori che possono beneficiarne, come ha spiegato l’onorevole Flautre, tanto che una battaglia destinata a ritardarne l’attuazione, frustrando così molte aspettative e speranze, sarebbe ingiustificata.

Anche noi socialisti avremmo preferito una chiara inclusione del concetto di “prevenzione dei conflitti”, perché è una condizione essenziale per la pace e lo sviluppo democratico. Tuttavia, per preservare l’accordo, e considerata la necessità di approvare la proposta, accettiamo il consenso raggiunto con la Commissione e il Consiglio. Il mio gruppo, quindi, non presenterà alcun emendamento. Mi auguro che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei dia prova della stessa responsabilità. Non dobbiamo deludere i principali protagonisti di questo strumento.

 
  
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  Annemie Neyts-Uyttebroeck, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, signori Commissari, questo strumento sarà il mezzo che permetterà all’Unione europea di contribuire alla democrazia e ai diritti umani in tutto il mondo. Nel complesso, trovo soddisfacente il compromesso che abbiamo raggiunto, poiché ha preso in considerazione punti fondamentali e il merito di tutto questo va ai nostri relatori, nonché al Presidente in carica del Consiglio e al Presidente della Commissione.

Sono ad esempio lieta che sia possibile fornire aiuto senza il consenso dei governi del paese terzo e che la democrazia parlamentare sia espressamente menzionata, come peraltro lo sono il pluralismo politico e la rappresentanza politica democratica. Infine, sono lieta che sia stato fatto riferimento alle organizzazioni politiche indipendenti.

Senza volere ovviamente sminuire l’importanza dei diritti umani in sé – anzi, tutt’altro – vorrei al contempo sottolineare la cruciale importanza dei partiti politici in ogni processo di democratizzazione. In una democrazia, le elezioni sono indispensabili, ma non sufficienti. Affinché una democrazia sia sostenibile, occorrono partiti politici democratici efficaci che consentano di tenere un dibattito non solo a livello interpartitico, ma anche con il pubblico.

Troppo spesso i partiti sono solo il mezzo per permettere a un individuo, a un clan o a un gruppo di salire al potere o di rimanervi. Questo, in realtà, è uno dei principali motivi della generale mancanza di fiducia nei loro confronti.

Le ONG e la società civile, tuttavia, non bastano a garantire un controllo e un dibattito politico sulla governance.

Per questo vorrei chiedere al Consiglio e alla Commissione di continuare a compiere uno sforzo affinché in futuro sia possibile – in circostanze eccezionali, ovviamente – sostenere gruppi politici democratici.

 
  
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  Richard Howitt (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto dire che è stato il Parlamento a insistere sull’istituzione di uno strumento giuridico specifico per i diritti umani e la democrazia. Non è stato semplice convincere di questo i nostri amici e colleghi, ma il dibattito di questa sera dimostra che si tratta di una vittoria per il Parlamento e che è stata presa la decisione giusta.

Riguardo ai punti chiave del dibattito, accolgo con grande favore quanto affermato dalla rappresentante della Presidenza finlandese, la quale ha dichiarato che questo è un programma che fornisce aiuto senza il consenso dei governi dei paesi riceventi.

Alla signora Commissario vorrei dire che sono molto orgoglioso del lavoro che svolgiamo in materia di osservazione elettorale. A mio avviso si tratta di una delle attività più efficaci cui partecipiamo. In questo settore ci limitiamo a dire che non deve sottrarre fondi a progetti volti a promuovere i diritti umani di base. Entrambe le iniziative sono importanti.

Gli emendamenti che ho presentato prevedevano sostegno a favore della democrazia parlamentare laddove questa rischia di essere soppressa ed erano volti a garantire che la spesa prevista nel quadro di questo strumento fosse aggiuntiva e non andasse a scapito del lavoro sui diritti umani nell’ambito dei programmi generali, nonché a inserire nel campo di applicazione del regolamento un riferimento specifico alla disciplina di base in materia di protezione del lavoro e alla responsabilità sociale delle imprese, ai diritti umani dei disabili e all’accesso alla giustizia. Desidero ringraziare i correlatori per il loro sostegno a questi emendamenti, nonché il Consiglio e la Commissione per la flessibilità di cui hanno dato prova nei confronti degli emendamenti del Parlamento nel loro complesso.

Questa sera abbiamo discusso nel dettaglio i testi giuridici. In quest’Aula comprendiamo quanto sia importante garantire l’efficacia dell’Unione europea. Tuttavia, il principale messaggio politico che dobbiamo inviare è che, come il Parlamento europeo ha istituito una propria sottocommissione per i diritti dell’uomo, così l’Unione intende dotarsi di uno strumento indipendente per la democrazia e i diritti umani, perché, proprio quando le Nazioni Unite innalzano lo status e il ruolo dei diritti umani, l’Unione europea ha il dovere di aiutare le vittime dell’oppressione, dell’ingiustizia e della persecuzione e chi le difende in tutto il mondo.

 
  
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  Kader Arif (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, dobbiamo essere orgogliosi di fare parte dell’Unione europea quando vediamo le azioni che ha intrapreso per promuovere la democrazia e i diritti umani. Questi valori comuni fanno dell’Unione europea uno dei principali attori sulla scena mondiale in quest’ambito. Nel contesto di questa interminabile battaglia, era indispensabile riformare il vecchio strumento per rafforzarne l’efficacia. Grazie alla combattività dei relatori, onorevoli Flautre e McMillan-Scott, a entrambi i quali rivolgo i miei complimenti, disponiamo di una proposta che permette effettivamente di compiere passi avanti.

Data la sua importanza, questo strumento deve essere ambizioso e, con il riferimento ai diritti degli immigranti nonché prevedendo la possibilità di scavalcare la necessità di ottenere il consenso dei governi dei paesi riceventi per promuovere la democrazia e i diritti dell’uomo, non manca certo di ambizione. Mi rammarico tuttavia che i negoziati non abbiano permesso di estendere il campo di applicazione dello strumento alla prevenzione dei conflitti. Inoltre, nonostante un maggiore coinvolgimento del Parlamento nel processo di monitoraggio, il rifiuto del Consiglio di formalizzare le relazioni tra le nostre due Istituzioni in quest’ambito costituisce una lacuna.

In conclusione, l’efficacia di questo strumento dipenderà dalla sua valutazione periodica e dalla sua revisione, un processo al quale il Parlamento deve partecipare appieno, poiché credo che in questo caso l’Europa, armata dei suoi valori, stia combattendo per un mondo libero dalla paura.

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per le osservazioni formulate in questo dibattito. E’ emerso molto chiaramente che è nel nostro reciproco interesse pervenire a decisioni su questo strumento affinché, dal prossimo anno, l’Unione europea possa mantenere e incrementare il proprio sostegno nei confronti della democrazia e dei diritti umani.

Vorrei precisare un’ultima volta che la proposta di compromesso oggetto della presente discussione è abilitante, poiché permetterà di concedere aiuti anche ai gruppi politici che il Parlamento ritiene tanto importanti.

Lasciatemi seriamente dire un’ultima volta che spero riusciremo a giungere a una decisione, preferibilmente piuttosto presto. Come si è affermato nel dibattito, questo strumento è in larga misura il risultato della forte influenza esercitata dal Parlamento europeo. L’influente ruolo svolto dalla vostra Istituzione emerge chiaramente nel testo di questo regolamento. In ultima analisi, tuttavia, dobbiamo anche essere disposti ad accettare compromessi su questioni in cui il processo decisionale è condiviso dagli Stati membri e dal Parlamento; altrimenti, non perverremo ad alcuna decisione.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto esprimere la mia gratitudine non solo per il dibattito, ma anche per le molte sessioni negoziali che ci hanno infine consentito di giungere a un buon compromesso. Abbiamo compiuto molti progressi e, fin dall’inizio, abbiamo riscontrato un alto livello di consenso sia sugli obiettivi sia sull’ambito di applicazione del regolamento, che, secondo i suggerimenti avanzati dalla vostra Assemblea, è stato notevolmente esteso e vi sono stati inseriti criteri addirittura più precisi, soprattutto per quanto riguarda la consultazione con i parlamenti nazionali e le nuove misure per i difensori dei diritti umani; la definizione di cosiddette misure ad hoc, tuttavia, è ancora possibile.

Quanto ai partiti politici, vorrei rilevare che nell’ambito di applicazione del regolamento si afferma piuttosto espressamente che verrà fornito sostegno al pluralismo politico, alla rappresentanza politica democratica e ai processi di riforma democratica a livello locale, regionale e nazionale e, come è già stato sottolineato, è stata espressamente prevista anche la partecipazione delle fondazioni politiche indipendenti e degli organismi parlamentari come partner nell’applicazione di misure a sostegno dello sviluppo della democrazia. Ne consegue che sarà possibile attuare lo strumento per la promozione della democrazia in maniera essenzialmente politica, il che, a mio avviso, è proprio ciò che tutti noi auspichiamo.

Vorrei pertanto dire che questo progetto di nuovo regolamento, che è stato oggetto di negoziati davvero intensi, merita a mio parere il sostegno della vostra Assemblea.

Per concludere, vorrei ribadire ancora una volta che questo è l’ultimo degli strumenti finanziari di cui ci occuperemo oggi e, poiché credo che siamo riusciti a individuare soluzioni valide e sostenibili per tutti, dovremmo adoperarci per garantire che lo strumento per la democrazia e i diritti umani possa diventare operativo alla data prevista del 1° gennaio 2007, dato che ci siamo sforzati di dare prova di tutta la flessibilità richiesta dalle circostanze.

 
  
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  Presidente. – Grazie, signora Commissario. Con questo si conclude la discussione.

La votazione si svolgerà in Dicembre.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Marianne Mikko (PSE). – (ET) Lo sviluppo della società civile e dei meccanismi democratici in tutto il mondo, e soprattutto nelle immediate vicinanze del territorio comunitario, è di vitale importanza per la stabilità dell’Europa stessa. Dobbiamo contribuire a risolvere i problemi in loco, anziché farci sopraffare dal flusso di rifugiati politici ed economici. Gli oppositori della società civile hanno approfittato dell’inflessibilità della nostra burocrazia e del rispetto acritico di documenti programmatici, ai quali ci atteniamo come a testi sacri.

Recentemente, le autorità russe hanno privato diverse organizzazioni internazionali del loro status giuridico. Conformemente alle norme attuali, non possiamo più finanziare tali organizzazioni. Riscontriamo lo stesso problema nella Transnistria separatista, governata da un regime fantoccio che è fautore dei metodi del Cremlino.

La relazione giunge all’unica conclusione possibile: dobbiamo diventare più flessibili. Dobbiamo saper reagire rapidamente e adeguatamente e finanziare misure impreviste e organizzazioni non autorizzate dai governi, dissimulando se necessario il nostro intervento.

Tale flessibilità presuppone anche un controllo adeguato. Per questo sono nettamente favorevole a una maggiore partecipazione del Parlamento alle attività di controllo.

 
  
  

(La seduta sospesa, alle 18.20, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 
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