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Testi presentati :

RC-B6-0619/2006

Discussioni :

PV 30/11/2006 - 4
CRE 30/11/2006 - 4

Votazioni :

PV 30/11/2006 - 8.23
CRE 30/11/2006 - 8.23

Testi approvati :

P6_TA(2006)0526

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 30 novembre 2006 - Bruxelles Edizione GU

4. AIDS
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sull’AIDS.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, negli ultimi anni sono stati registrati notevoli progressi, in termini generali, nella lotta contro l’epidemia di HIV/AIDS, tra cui anche un acceso migliore a cure efficaci e ai programmi di prevenzione. Tuttavia, il numero di persone sieropositive o che muoiono per AIDS continua ad aumentare. Entro la fine del 2006 quasi 40 milioni di persone saranno sieropositive, 2,6 milioni in più rispetto alla fine del 2004. Secondo le stime nel 2006 4,3 milioni di persone, adulti e bambini, hanno contratto il virus dell’HIV, ovvero 400 000 in più rispetto a due anni fa.

L’Africa subsahariana continua ad essere la più colpita dall’epidemia. Oltre il 63 per cento degli adulti sieropositivi vive in paesi dell’Africa subsahariana e il 33 per cento in Sudafrica. Il maggiore aumento negli ultimi due anni è stato registrato nell’Asia orientale, nell’Europa orientale e nell’Asia centrale, dove il numero dei soggetti che ha contratto il virus è cresciuto del 21 per cento. Il continuo aumento di nuovi casi di infezioni nella maggior parte degli Stati membri dell’UE, insieme ai risultati delle inchieste di Eurobarometro del 2005, indica che è urgente e necessaria una maggiore sensibilizzazione verso l’epidemia nell’UE e nei paesi vicini, e i programmi di prevenzione in questo campo devono essere rafforzati. La strategia elaborata dalla Commissione nel 2005 aveva come priorità il potenziamento della prevenzione, delle terapie e dell’assistenza in determinate regioni.

Nonostante questi dati allarmanti, si è registrato un calo dell’incidenza dell’AIDS in alcuni paesi dell’Africa e dei Caraibi e in talune regioni dell’Asia meridionale. Invertire la tendenza è possibile. Non ci sono mai state al mondo così tante donne sieropositive come ora. Nel 2006 la cifra ha raggiunto i 17,7 milioni, un milione in più rispetto agli ultimi due anni. La situazione nell’Africa subsahariana è ancora peggiore. Le donne rappresentano il 60 per cento degli adulti sieropositivi di età superiore ai 15 anni. Oltre ai fattori biologici e oltre al fatto che per le donne e le ragazze è molto più elevata la possibilità di contrarre il virus, entrano in gioco anche fattori sociali ed economici derivanti dalle disparità di genere e dal mancato rispetto dei diritti delle donne. La parità dei diritti per le donne è una sfida sociale fondamentale e una condizione irrinunciabile per uno sviluppo equo e una maggiore prevenzione dell’HIV. Affinché le ragazze e le donne in tutto il mondo possano accedere alla salute sessuale e riproduttiva, i servizi sanitari nei paesi in via di sviluppo devono essere rafforzati e offrire un pacchetto complessivo di consultori volontari, esami medici, assistenza sanitaria e sostegno.

L’accesso ai medicinali e alle cure è migliorato in misura rilevante negli ultimi anni, anche se in molti paesi si partiva da una base molto debole. Grazie alla maggiore disponibilità di cure antiretrovirali sono stati salvati circa 2 milioni di vite in quasi quattro anni e nei paesi dell’Africa subsahariana sono state curate circa 8 000 persone. Tuttavia, nonostante questo progresso, la situazione è preoccupante e la comunità internazionale deve riservarle più attenzione.

La Commissione sta organizzando un’assistenza intensiva per i paesi partner dell’Africa e non solo, al fine di combattere l’epidemia integrando prevenzione, terapia e cure. L’HIV/AIDS non può essere visto come una questione isolata perché evidenzia tutti i grandi problemi che devono affrontare i paesi in via di sviluppo, ovvero accesso limitato ai servizi sociali di base, disuguaglianza tra i generi, distribuzione iniqua delle risorse, pubblica amministrazione inefficace e bassi livelli di sviluppo economico e tecnologico. L’HIV/AIDS è strettamente legato alla malaria e alla tubercolosi, anch’esse malattie infettive connesse alla povertà. L’HIV/AIDS potrà essere eliminato solo se i paesi partner lo combatteranno nel contesto della lotta per la riduzione della povertà.

Il principio fondamentale della comunicazione adottata nel 2004 su un quadro politico europeo coerente e del programma d’azione europeo contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi adottato l’anno successivo, è un approccio integrato all’HIV. Il programma d’azione europeo deve essere realizzato e coordinato dalla Commissione, sia a livello nazionale che a livello mondiale. Sono, infatti, i paesi partner quelli che possono decidere al meglio il modo più efficace per distribuire le risorse in modo equo e trasparente tra le varie iniziative.

Nel corso degli anni la Commissione ha costantemente aumentato le risorse per la lotta contro l’HIV/AIDS in tutti i paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, dove fornisce assistenza di bilancio ai paesi partner per far fronte ai fattori strutturali alla base dell’epidemia di HIV, quali le riforme sanitarie e la crisi delle risorse umane nel settore sanitario. Tra le altre iniziative, la Commissione ha investito un importo considerevole, 522 milioni di euro in cinque anni, nella lotta contro l’HIV/AIDS nei paesi in via di sviluppo attraverso il Fondo globale per la lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi. Nel 2006 il ruolo della Commissione nel Fondo globale è stato pienamente confermato dall’elezione da parte del Consiglio di amministrazione di un membro della Commissione europea alla carica di vicepresidente del Fondo.

Nel tempo la Commissione ha sempre svolto un ruolo guida per migliorare l’accesso ai farmaci antiretrovirali nei paesi in via di sviluppo e per garantire la totale disponibilità delle cure, nonché l’accesso alla prevenzione per coloro che ne hanno bisogno entro il 2010, e ha svolto un ruolo centrale nel ridurre i costi dei prodotti farmaceutici. In alcuni casi c’è stata una riduzione addirittura del 98 per cento, ottenuta introducendo un meccanismo di modulazione dei prezzi che permette ai paesi in via di sviluppo di pagare meno i medicinali brevettati, proteggendo al contempo i produttori dalle reimportazioni nei mercati aperti dove è possibile ottenere profitti.

Anche nel quadro dell’OMC la Commissione sta aiutando i paesi più poveri, la cui capacità produttiva è limitata, a esercitare il loro diritto di importare farmaci generici poco costosi prodotti con licenze obbligatorie. Inoltre, la Commissione ha aumentato gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo di vaccini e altri mezzi profilattici, come i microbiocidi, con l’obiettivo di ampliare la gamma attuale di meccanismi di prevenzione dell’HIV. La Commissione manterrà questo impegno affinché la prevenzione e le cure siano pienamente disponibili per tutti coloro che ne hanno bisogno entro il 2010.

Come hanno detto altri oratori, la Commissione, unitamente agli Stati membri, ha intrapreso la lotta contro la pandemia di HIV/AIDS attraverso una serie di misure volte alla prevenzione, alle terapie, al sostegno e alle cure. Sappiamo bene che l’obiettivo ultimo di una generazione liberata dall’AIDS è irraggiungibile senza un fermo impegno politico, una leadership informata e un aumento delle risorse a livello globale, nazionale e locale.

Siamo di fronte a una grande sfida: realizzare nuovi progressi nella lotta contro l’HIV/AIDS e garantire che la prevenzione e le cure siano pienamente disponibili per tutti coloro che ne hanno bisogno entro il 2010. Abbiamo urgente bisogno di una strategia più equilibrata per aumentare la prevenzione e le cure e garantire l’accesso a terapie a prezzi abbordabili, soprattutto per quanto riguarda i medicinali brevettati di secondo livello. Dobbiamo mobilitare la volontà politica in Europa. Dobbiamo collaborare con l’industria farmaceutica, concentrandoci sullo sviluppo di nuovi metodi profilattici, in particolare i microbiocidi, che consentiranno una migliore prevenzione per le donne e garantiranno nuovi farmaci a prezzi ragionevoli. L’industria farmaceutica deve essere incoraggiata a portare avanti la ricerca e a mettere a punto vaccini e altri prodotti contro l’HIV/AIDS. Infine, dobbiamo far sì che i paesi partner ricevano finanziamenti affidabili nel lungo periodo per la lotta contro l’epidemia di HIV/AIDS.

In questo contesto la Commissione continuerà a lavorare su ampia scala con l’aiuto degli strumenti finanziari a livello nazionale e globale, incluso il Fondo globale per la lotta contro l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria. Abbiamo, però, bisogno del forte sostegno e della collaborazione di tutte le Istituzioni dell’UE, Parlamento compreso, perché sono le responsabili degli stanziamenti annuali delle risorse finanziarie. Nella lotta contro l’HIV/AIDS abbiamo l’opportunità di ottenere risultati migliori, ma ciò richiede volontà politica. La Commissione crede fermamente che gli obiettivi ultimi, cioè una generazione liberata dall’AIDS e terapie e cure disponibili per tutti coloro che ne hanno bisogno, siano raggiungibili. Spero nella collaborazione del Parlamento per realizzare questi obiettivi.

(Applausi)

 
  
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  John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Alla vigilia della giornata mondiale dell’AIDS, commemoriamo amici scomparsi e decidiamo di fare di più. L’AIDS è comparso 25 anni fa. Ricordiamo i 25 milioni di cittadini che sono morti di AIDS e pensiamo ai 40 milioni che convivono con questa malattia. Molti di loro vivono in Europa e molti in paesi vicini ai nostri confini orientali, come la Russia, Kaliningrad e l’Asia centrale, ma due terzi vivono nell’Africa subsahariana.

Noi, nel nord del mondo, abbiamo promesso il nostro sostegno. Abbiamo stanziato fondi a tale scopo e poi, troppo spesso, questo denaro è andato perduto. La scienza progredisce, ma noi non abbiamo ancora ottenuto risultati concreti. Solo il 5 per cento dei bambini sieropositivi riceve cure mediche. Meno del 10 per cento dei 15 milioni di orfani dell’AIDS riceve un sostegno finanziario. Ogni anno adottiamo una risoluzione e questa parola può avere due significati: può essere una serie di dichiarazioni e di buone intenzioni, oppure la determinazione a realizzare quegli obiettivi.

Dobbiamo investire nella ricerca e negli esperimenti per sviluppare vaccini contro l’AIDS. Dobbiamo investire nella prestazione di servizi e nell’educazione ai farmaci e alle cure per madri e bambini, nelle campagne di prevenzione, negli operatori sanitari e nelle attività di supporto delle ONG. Dobbiamo abbattere tutti gli ostacoli che impediscono di realizzare l’obiettivo delle Nazioni Unite dell’accesso universale ai servizi, alle cure e alle terapie entro il 2010, come ha detto il Commissario. Il 2010 non è molto lontano, ma noi sì.

(Applausi)

 
  
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  Glenys Kinnock, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, i nostri finanziamenti per la prevenzione dell’HIV/AIDS sono al di sotto dell’obiettivo di qualcosa come 12 miliardi di dollari americani. Quindi, come ha affermato il Commissario, è urgente disporre di più fondi pubblici e privati per colmare queste lacune.

Non c’è una sola panacea per combattere l’HIV, ma sono necessari più fondi per la ricerca su vaccini e microbiocidi, citati dal Commissario, e una maggiore educazione. Lo sviluppo di un microbiocida vaginale deve essere la nostra priorità immediata, e si prevede che possa essere messo a punto e utilizzato entro cinque anni. E’ l’unico modo per permettere alle donne di avere un controllo reale sulla loro salute sessuale. E’ un metodo che non richiede il consenso del partner.

Inoltre, le cure per l’AIDS nei paesi in via di sviluppo non sono e non potranno essere sostenibili, a meno che non vengano messe a disposizione le nuove versioni dei farmaci generici, che sono sempre più necessari dato il costante aumento dei casi di HIV/AIDS resistenti ai farmaci. Dobbiamo, dunque, essere molto più audaci sulla questione dei brevetti dietro cui le società farmaceutiche continuano a nascondersi e che rendono i prezzi delle cure impossibili in molti paesi in via di sviluppo e con sistemi sanitari come quelli citati dall’onorevole Bowis.

 
  
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  Georgs Andrejevs, a nome del gruppo ALDE.(LV) Signor Presidente, Commissario Špidla, mi fa piacere che la Commissione abbia dedicato la prima parte della comunicazione alla necessità di coinvolgere la società civile in tutti gli aspetti della lotta contro questa epidemia. Ciò è in linea con i requisiti delle dichiarazioni di Dublino e di Vilnius. Informazione e servizi adeguati forniti ai gruppi a rischio in società colpite dall’HIV da centri di sostegno facilmente accessibili gestiti da organizzazioni non governative possono rallentare in modo significativo la diffusione dell’AIDS in un paese. In veste di relatore, mi inquieta il fatto che in molti nuovi Stati membri la sopravvivenza di centri di sostegno di questo tipo sia attualmente in pericolo a causa della mancanza di risorse finanziarie. E’ emerso che, prima dell’adesione all’Unione europea, questi centri godevano di un appoggio finanziario multilaterale da parte di vari fondi e organizzazioni, alcuni anche extraeuropei, che ora, in seguito all’adesione all’UE, reputano che la loro caritatevole missione non abbia più luogo di essere. Nonostante l’impegno del ministro della Sanità, espresso nella dichiarazione di Vilnius, di utilizzare sia strumenti finanziari nazionali sia fondi dell’Unione europea, inclusi i Fondi strutturali, per la battaglia contro l’AIDS, in pratica ciò non succede in molti Stati membri. Per quanto riguarda i Fondi strutturali, i leader delle organizzazioni della società civile sottolineano l’impossibilità di ottenere cofinanziamenti. Penso che gli Stati membri e la Commissione europea debbano risolvere la questione con urgenza. Grazie.

 
  
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  Marie-Hélène Aubert, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, giustamente lei ha ricordato che purtroppo, nonostante i progressi, del resto minimi, realizzati in termini di accesso alle cure, la malattia non è in declino, anzi: proprio nei nostri paesi l’epidemia ha guadagnato terreno. Ci rallegriamo quindi per il consenso emerso in questo Parlamento sulla necessità assoluta di modificare gli accordi TRIPS sull’accesso ai medicinali perché le modifiche previste nel quadro del round di Doha, purtroppo, non consentono, oggi, un effettivo accesso a medicinali poco costosi.

Detto questo, il problema dell’AIDS non riguarda solo il finanziamento e l’accesso ai medicinali. Possiamo anche dire che l’accento posto sull’accesso ai medicinali ha indubbiamente messo in secondo piano la necessità di promuovere incessantemente la prevenzione – prevenzione che oggi è in calo nei nostri paesi e altrove nel mondo. Dobbiamo assolutamente riprendere le campagne di prevenzione e di informazione attraverso i mezzi di comunicazione, facendo appello a personale competente e alle reti sociali e sanitarie in modo da incrementare la consapevolezza delle persone.

In secondo luogo, per cambiare davvero la situazione, dobbiamo anche – e, come è già stato detto, questo è sicuramente il compito più difficile – cambiare la mentalità in materia di sessualità. Dobbiamo, cioè, proteggere le donne e permettere alle donne di proteggersi. Le donne, oggi, rappresentano il 50 per cento dei malati, mentre all’inizio dell’epidemia la situazione era diversa; esse sono vittime di pratiche e sevizie estremamente brutali e violente in tempi di guerra e nelle zone di conflitto, ma anche di stupri, prostituzione, tratta delle donne, schiavitù sessuale, tutte piaghe che favoriscono l’espansione dell’epidemia. La promozione da parte dell’Unione europea dei diritti delle donne e della parità di genere è un modo molto efficace di lottare contro l’epidemia e di porre l’accento sulla trasmissione della malattia da madre a figlio, di cui attualmente si parla poco.

Esistono soluzioni innovative, adottate per esempio in Malawi, che consentono, basandosi sul decentramento per raggiungere meglio le popolazioni e permettendo ai malati in condizioni stabili di assumere un ruolo attivo, di ottenere risultati estremamente positivi, anche in paesi dilaniati dalla povertà. Per tutti questi progetti è ancora molto lunga la strada che dobbiamo percorrere.

 
  
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  Vittorio Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il discorso del Commissario appare francamente un discorso retorico, pieno di buone dichiarazioni, alle quali non corrisponde un altrettanto positivo ruolo da parte della Commissione europea. Come dimostrano gli ultimi dati presentati da UNAIDS, l’HIV continua a crescere e in alcuni Stati si assiste addirittura a una recrudescenza. A fronte di tutto ciò i farmaci brevettati continuano ad avere un prezzo insostenibile e gli accordi TRIPS creano una barriera invalicabile all’accesso ai medicinali, condannando a morte quasi 3 milioni di persone ogni anno.

A trarre vantaggio da questa situazione sono le multinazionali farmaceutiche, i cui profitti nel 2005 hanno registrato un incremento del 24 per cento, multinazionali difese dall’amministrazione statunitense, che non ha mai smesso di utilizzare il suo peso politico e commerciale per condizionare i negoziati sui brevetti farmaceutici. A livello multilaterale l’agenda dell’amministrazione Bush è rivolta a rendere inapplicabili le clausole di salvaguardia previste dagli accordi TRIPS, che, in caso di crisi sanitaria, consentirebbero ai paesi membri di aggirare i diritti di proprietà intellettuale e disporre dei farmaci salvavita.

Ma se gli Stati Uniti possono essere giustamente accusati di attentato ad uno dei più fondamentali diritti umani, quello alla salute, l’Europa non si può certo considerare esente da colpe. L’inerzia della Commissione e degli Stati membri nel dotarsi di un regolamento comunitario, capace realmente di implementare la dichiarazione di Doha è da condannare senza appello. Lei, signor Commissario, parla di qualche migliaio di africani in terapia: ma in Africa i sieropositivi sono 30 milioni, 6,5 milioni dei quali necessiterebbero di una cura. Domani ricorre la giornata mondiale di lotta all’AIDS: la società civile globale chiede una volta per tutte che la politica si assuma le sue responsabilità, che non riguardano solo la questione dell’accesso ai farmaci ma anche i finanziamenti rivolti ai programmi di prevenzione e ricerca. La creazione di un mercato internazionale di medicinali generici, supportato da un nuovo sistema di ricerca medica orientata ai bisogni reali della gente, rimane la questione cruciale.

Per questo motivo, come GUE/NGL riteniamo fondamentale che la risoluzione che l’Aula voterà impegni Commissione e Consiglio a: 1) riconoscere il fallimento della decisione del 30 agosto 2003; 2) proporre in sede di OMC la modifica dei TRIPS e delle nuove procedure per il rilascio delle licenze obbligatorie, capaci di rispondere subito alle urgenze sanitarie determinate dall’epidemia HIV; 3) sostenere con un miliardo di euro il Fondo mondiale di lotta contro l’AIDS, la TBC e la malaria, come già chiesto il 2 dicembre 2004 dal Parlamento e ignorato dalla Commissione e dal Consiglio; 4) dedicare più risorse alla ricerca dei medicinali per le patologie specifiche del sud del mondo e vincolare il settore privato, che da sempre beneficia della ricerca pubblica, a riservare una parte ragionevole della propria ricerca a tali malattie trascurate. Troppe false promesse si sono sprecate, ora è tempo di agire!

 
  
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  Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo udito tante belle parole, buone dichiarazioni da parte della Commissione, parecchia demagogia da parte dei diversi colleghi. Qui ci troviamo di fronte a delle azioni che non sono delineate nel documento della Commissione, azioni che sono invece necessarie.

E’ necessaria, intanto, una lotta decisa alla diffusione della droga, che significa tolleranza zero, assistenza e rieducazione per quelli che sono a tutti gli effetti dei malati e come tali andrebbero trattati. E’ necessaria una non esaltazione della promiscuità sessuale, oggi considerata e mostrata come modello da seguire da mass-media e da opinion leader. Occorre una politica di educazione ma anche di dissuasione da comportamenti a rischio e una politica di genitorialità consapevole per quanti sono affetti. Si impone altresì una seria lotta alla prostituzione, dalla quale siamo ben lontani nella nostra Europa, e indubbiamente anche un potenziamento della sorveglianza, dei test e sicuramente della cura e della prevenzione delle malattie infettive, come tratteggiato nel documento.

Non ci siamo però, signor Presidente, quando sento ancora colleghi e leggo interventi che predicano “la libertà”, libertà che per le società significa inerzia e per la civiltà, in questo caso, significa regresso.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE).(PL) L’attuale situazione dell’AIDS, come quella della malaria e di altre malattie, costituisce una sfida a livello di educazione e prevenzione, ricerca e cure mediche.

Innanzitutto, è necessaria un’adeguata educazione alla salute sessuale, in particolare nei paesi poveri. Ad esempio, ho avuto notizia di una promiscuità indotta da motivi sociali ed economici nelle piantagioni di zucchero di canna della Repubblica dominicana e anche in altri luoghi. Queste situazioni richiedono un miglioramento delle condizioni economiche e un cambiamento dei valori e delle regole sociali che portino a cambiamenti positivi nei comportamenti sessuali, evitando così il ricorso a procedure moralmente discutibili sul feto umano.

In secondo luogo, la ricerca scientifica è costosa e spesso rischiosa dal punto di vista finanziario, ma non abbiamo altra via d’uscita – dobbiamo cercare vaccini e farmaci contro i virus. Dobbiamo assicurare il nostro appoggio ai centri di ricerca internazionali.

In terzo luogo, è necessaria assistenza sociale per coloro che sono colpiti dal virus, in particolare per gli orfani, che diventano vittime dell’attività sessuale di altri.

In quarto luogo, oggi solo una minima percentuale dei 40 milioni di persone affette da HIV ha accesso ai farmaci e alle cure mediche. In questo settore abbiamo grandi possibilità di agire e con la giusta politica potremo assicurare le cure necessarie a un numero molto maggiore di persone.

 
  
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  Margrietus van den Berg (PSE).(NL) Signor Presidente, il Fondo mondiale è oggi il più grande fondo per la lotta mondiale contro la malattia in questione, e sono orgoglioso che il contributo dell’Unione europea ne rappresenti il 65 per cento. Il Presidente Barroso ha sostenuto la causa del Fondo mondiale e si è impegnato a suo favore, il che è estremamente lodevole. L’Europa ha una responsabilità verso il resto del mondo e questo Fondo ne rafforza l’azione.

Ciononostante, vorrei mettervi al corrente di un grande scandalo. Sembra che l’anno prossimo il Presidente Barroso non sarà in grado di mantenere la promessa fatta al Fondo mondiale. Sembra che i finanziamenti del Fondo europeo per lo sviluppo assegnati al Fondo mondiale per il 2007 siano già stati spesi per altre attività. La Commissione vuole colmare questo buco prelevando fondi dal bilancio generale per lo sviluppo, il che significa sottrarre fondi al bilancio per l’istruzione, la parità di genere, la lotta contro la povertà e la fame e la lotta al lavoro minorile.

Sicuramente, signor Presidente, non possiamo giustificare questa intenzione di fronte a tutti coloro che dipendono dal nostro sostegno e dagli impegni che ci siamo assunti. Come può chiederci la Commissione di scegliere tra la lotta contro malattie mortali e tutte le altre cause per cui ci battiamo, e per le quali sono stati fatti stanziamenti a bilancio, da un lato, e i contributi per realizzare gli Obiettivi del Millennio dall’altro?

Nelle questioni di vita o di morte non ci si dovrebbe trovare costretti a compiere una scelta. Se si riesce ad accantonare un miliardo per le infrastrutture e tre miliardi per il buon governo dal Fondo europeo per lo sviluppo per i prossimi anni, si dovrebbe anche riuscire a racimolare cento milioni l’anno per il Fondo sanitario mondiale.

Il Presidente Barroso dovrebbe rendere disponibili questi cento milioni non a spese dell’istruzione, del lavoro minorile o dell’assistenza alle donne, ma prelevandoli dal Fondo europeo per lo sviluppo. Forse dovremmo ridurre leggermente gli stanziamenti per le infrastrutture e le altre voci. Se si fissano le giuste priorità si è sulla buona strada, altrimenti non si è pianificato bene e si causano non pochi danni. Invito la Commissione a rivedere i suoi piani con attenzione.

 
  
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  Fiona Hall (ALDE).(EN) La disponibilità di cure antiretrovirali non solo dà speranza ai malati di AIDS, ma modifica anche l’atteggiamento della gente verso l’AIDS. Sapere che sono disponibili cure efficaci è un fattore centrale per incoraggiare le persone a sottoporsi al test dell’HIV. Più persone sanno di essere sieropositive e più è facile controllare la diffusione della malattia.

Per questo motivo è molto preoccupante constatare che il prezzo dei nuovi e migliori farmaci di secondo livello contro l’AIDS è ancora proibitivo. E’ una buona notizia che il prezzo di alcuni medicinali di primo livello ormai affermati sia diminuito, ma i dati provenienti dal Sudafrica e dal Malawi indicano che un malato su sei dovrà passare a nuove combinazioni di farmaci nell’arco di tre-cinque anni.

Cosa può fare la Commissione per convincere le società farmaceutiche a registrare i nuovi farmaci nei paesi in via di sviluppo, rendendoli disponibili a prezzi abbordabili? Se ciò non avverrà ci ritroveremo al punto di partenza. I farmaci efficaci saranno inaccessibili e i donatori, UE inclusa, di fatto doneranno all’industria farmaceutica.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verdi/ALE).(ES) Signor Presidente, effettivamente nella lotta contro l’HIV/AIDS siamo ancora lontani dalla vittoria. Ma potremo vincere solo se ci sarà la volontà politica.

Le cifre parlano chiaro: la grande maggioranza dei nuovi contagi avviene nei paesi in via di sviluppo, il che fa sì che l’HIV sia attualmente uno dei freni principali al progresso di migliaia di villaggi e comunità.

Siamo di fronte a un’emergenza mondiale, sia dal punto di vista sanitario sia dal punto di vista sociale ed economico. Oggi sappiamo qual è il problema e sappiamo come prevenirlo e come affrontarlo. Tuttavia servono risorse, responsabilità politica, responsabilità da parte del mondo economico e responsabilità sociale e culturale.

Tra le altre misure, ad esempio, è necessario garantire l’accesso universale ai medicinali essenziali, cosa che oggi non è ancora possibile a causa dell’avidità di certi settori economici, soprattutto dell’industria farmaceutica, che non ha scrupoli a diventare complice di un omicidio di massa su scala mondiale.

Allo stesso modo, alcune affermazioni di settori ultraconservatori contro la salute sessuale e riproduttiva sono altrettanto responsabili della situazione attuale. Oggigiorno, opporsi, ad esempio, alla luce delle informazioni che abbiamo, a che tutti, e soprattutto i giovani, ricevano un’adeguata educazione sessuale è, da qualunque punto di vista, un attentato alla vita e alla dignità e, francamente, un’immoralità.

E così, ancora una volta quest’anno, dobbiamo reclamare impegno e azione e, soprattutto, chiedere che si mantengano le promesse.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE).(HU) Signor Presidente, sappiamo tutti quanto sia importante la lotta contro l’AIDS e dovremmo essere coscienti anche delle responsabilità che ne derivano. Penso che sia proprio per questo motivo che il parere che ho presentato la scorsa settimana ha ricevuto tanti emendamenti.

L’anno scorso erano circa quaranta i milioni di persone che convivevano con l’AIDS e la malattia ha letteralmente raggiunto ogni angolo del mondo. Sono molte le cause della sua diffusione. La mancanza di informazione è una delle principali, ma tra gli altri importanti fattori citiamo l’uso di sostanze stupefacenti e la scarsa preparazione dei sistemi sanitari di alcuni paesi. Nel mio paese i test sono stati introdotti venti anni fa e grazie a questo la situazione non è così drammatica, sebbene ci siano problemi. Il virus si diffonde per il 90 per cento a causa del contatto sessuale e per il 10 per cento a causa dell’uso di droghe.

Altre due esperienze: le infezioni trasmesse sessualmente e non curate aumentano esponenzialmente il rischio di AIDS. Per i sieropositivi e i malati di AIDS è molto più difficile ottenere cure mediche adeguate, ammesso che le trovino. L’importanza della prevenzione non potrà mai essere sottolineata a sufficienza, e in quest’ottica deve essere vista l’informazione. Questo è particolarmente importante tra i gruppi sociali più vulnerabili e per gli studenti delle scuole superiori. Dobbiamo agire. Dobbiamo aiutare anche i paesi al di fuori dell’Unione, soprattutto nelle zone confinanti. Il numero dei contagi diagnosticati in taluni paesi vicini aumenta costantemente. La collaborazione reciproca è nell’interesse di tutti. E’ necessario un approccio integrato, come ha dichiarato anche il Commissario e dobbiamo agire. Dobbiamo essere tutti alleati in questo sforzo.

 
  
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  Pierre Schapira (PSE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa risoluzione va nella giusta direzione. Vorrei aggiungere che la lotta contro l’AIDS è anche una questione di governance che deve essere affrontata a livello locale.

Vi ricordo che nel 2007, cioè oggi, il 50 per cento della popolazione mondiale vive nelle città. In molte città africane la prevenzione e le cure hanno bisogno del coinvolgimento delle autorità locali per rispondere meglio ai bisogni locali e per eliminare i tabù sociali, spesso molto forti. Dobbiamo collaborare direttamente con le città per aiutarle a gestire i loro servizi sanitari e per offrire loro maggiori finanziamenti.

Avrei voluto che la risoluzione proponesse più soluzioni concrete, cui far ricorso in loco. Avremmo potuto chiedere alla Commissione di favorire l’offerta di cure combinate, di farmaci che uniscono tre tipi di trattamento in una sola capsula, il che semplifica notevolmente la cura di quei pazienti che vivono in zone dove gli ospedali, i medici e i laboratori scarseggiano. Dobbiamo privilegiare l’utilizzo di questi farmaci perché, miei cari colleghi, abbiamo un dovere imperativo: raggiungere gli Obiettivi del Millennio.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziarvi per questo dibattito che ha gettato luce su un problema grave e di portata mondiale da molti punti di vista. Penso di poter affermare che dal dibattito non sono emerse obiezioni che potrebbero mettere in pericolo il valore strategico di questo documento, né in termini di idee contenute nella dichiarazione, né nella definizione delle aree di azione e degli obiettivi che dobbiamo realizzare.

Voglio sottolineare l’idea fondamentale secondo la quale l’unico modo per far fronte alla pandemia di HIV/AIDS è un metodo coordinato e olistico come quello che si sta seguendo nella lotta contro la povertà. In altre parole, meccanismi preventivi che includano norme culturali, corretta informazione, buon senso, controllo e assistenza ai malati, nonché cure appropriate. Penso che sia onesto affermare che i risultati ottenuti finora non sono un successo. Né possiamo considerarli parole vuote, perché i progressi registrati non sono trascurabili. Per quanto riguarda le risorse, i finanziamenti sono stati significativi. L’UE sta anche mettendo a disposizione somme importanti per finanziare una serie di progetti in tutti i paesi e ci sono stati alcuni risultati positivi. Sono stati citati gli accordi TRIPS. A partire da quest’anno i medicinali potranno essere prodotti a costi inferiori. Ho detto che in alcuni casi i prezzi sono calati del 98 per cento. Si tratta di un progresso degno di nota, ma non può assolutamente essere definito un successo. Dobbiamo indubbiamente raddoppiare i nostri sforzi.

Passo ora a due questioni specifiche che meritano una risposta specifica. Forse non ho capito bene, ma è stato detto che nei nuovi Stati membri non esistono centri adeguati per il controllo dell’epidemia. Questa affermazione non è vera. Questi centri sono presenti ovunque. Se li confrontiamo a livello di qualità, sicuramente ne troveremo alcuni migliori di altri. Il Trattato non prevede molte possibilità di controllo diretto, ma l’idea che questi centri non esistano è infondata.

Un altro problema citato è quello del finanziamento del Fondo contro l’AIDS. La Commissione ha reagito al taglio di contributi da parte degli Stati membri nel 2007 riorganizzando le risorse. Si potrebbe discutere se il processo di organizzazione sia stato realizzato al meglio, e se si possano contemplare metodi diversi, ma io penso che l’idea fosse fondamentalmente buona, perché l’AIDS è un problema dalle dimensioni enormi.

Ciononostante, credo che se gli Stati membri si sono impegnati a dare un contributo, del resto poco significativo rispetto al loro PIL, essi devono onorare questo impegno. L’importo complessivo è elevato, ma rispetto al PIL si tratta di una cifra che può essere reperita nell’ambito dei bilanci nazionali. Spetta a noi ribaltare questa inaccettabile situazione, perché un fallimento non sarebbe né giustificabile né difendibile. Desidero, inoltre, sottolineare l’importanza delle pari opportunità, che sicuramente forniranno un contributo significativo nel superare questo fenomeno e migliorare la situazione.

Onorevoli deputati, è una delle stranezze della natura umana relegare alcune cose in secondo piano e riservare ad altre il più grande interesse. Pensiamo all’influenza aviaria, ad esempio, e all’attenzione ad essa dedicata. Non intendo assolutamente minimizzare quella tragedia, ma l’HIV/AIDS costituisce un problema di gran lunga più importante, eppure, purtroppo, non gli stiamo riservando lo stesso livello di attenzione.

Onorevoli deputati, desidero ringraziarvi per questo dibattito che, a mio avviso, ci ha permesso di procedere lungo la strada. Dobbiamo renderci conto che, per quanto concentriamo i nostri sforzi per la soluzione del problema, si tratta di un problema mondiale e le nostre probabilità di ottenere risultati sono limitate. In ogni caso, come ha chiaramente dimostrato il dibattito, dobbiamo fare tutto il possibile per sfruttare le possibilità esistenti.

 
  
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  Presidente. – A conclusione della discussione, comunico di avere ricevuto 6 proposte di risoluzione(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 11.00.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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