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Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 11 dicembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

13. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
PV
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  Presidente. – Il prossimo punto sono gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.

Molti deputati si sono iscritti a parlare, ma non tutti potranno farlo. Dovrò far rispettare rigidamente i tempi di parola, e vi ricordo che i deputati già intervenuti in una delle due precedenti sedute – o in entrambe – non avranno la precedenza. Avranno invece la precedenza i deputati che non hanno parlato né nella seduta del 13 novembre, né in quella del 29 novembre.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE). (SK) Nell’ottobre scorso, non appena la Commissione ha annunciato che la libertà di circolazione per i cittadini dei nuovi Stati membri sarebbe stata rinviata al 2009, abbiamo manifestato le nostre obiezioni in seno al Parlamento europeo. Abbiamo anche varato diverse iniziative, tra cui alcune interrogazioni al Consiglio e alla Commissione, e abbiamo poi redatto la dichiarazione n. 72, che è ancora in esame. Questa dichiarazione intende garantire il rispetto della scadenza originariamente prevista per l’ingresso nell’area di Schengen.

Per tale motivo stimo che la decisione presa la settimana scorsa, nel giorno di san Nicola, dai ministri degli Interni dell’Unione europea – la quale consente ai cittadini dei nove nuovi Stati membri di spostarsi liberamente all’interno dell’UE a partire dal 1° gennaio 2008 – costituisca un grande successo per l’Unione europea, oltre a essere una conseguenza dell’intervento dei deputati al Parlamento europeo.

Onorevoli colleghi, voglio ringraziarvi per il vostro aiuto. Sono convinta che tutti i paesi, Slovacchia compresa, soddisferanno presto i severi requisiti di sicurezza necessari per applicare temporaneamente una versione perfezionata dell’attuale sistema, come proposto dal Portogallo.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). (EL) Signor Presidente, la settimana scorsa la Turchia ha effettuato una mossa diplomatica, accettando di aprire un porto e un aeroporto al traffico con la Repubblica di Cipro.

La scelta del momento è stata alquanto curiosa, poiché le autorità turche hanno effettuato la loro mossa durante una riunione del COREPER; in ogni caso, la proposta turca è solo una manovra goffa, inaccettabile e provocatoria, tesa unicamente a scavalcare gli obblighi che Ankara si è assunta nei confronti dell’Unione europea e dei suoi Stati membri. Ankara non si limita a ignorare ostinatamente i suoi obblighi, ma con atteggiamento arrogante fissa condizioni per ottenere un trattamento di favore per quanto riguarda Cipro.

Gli obblighi che la Turchia si è assunta verso l’Unione europea sono molto precisi, e non sono trattabili. In base a questi dati di fatto, l’Unione europea deve respingere senza ulteriori indugi queste cosiddette proposte turche. Ritengo che l’Unione europea debba unanimemente respingere quest’offerta inopportuna e provocatoria.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI). (FR) Signor Presidente, intervengo mentre ha inizio il processo contro Voijslav Seselj, segretario del principale partito politico della Serbia, il partito radicale serbo. Egli si è costituito volontariamente nel gennaio 2003, ossia quattro anni fa, dopo la pubblicazione dell’atto di accusa nei suoi confronti. Tale atto di accusa si basava unicamente su alcuni discorsi e su un progetto politico mirante a riunire tutti i serbi in un solo paese; si tratta certo di un progetto discutibile, ma conosciamo bene la dolorosa storia che questo paese ha vissuto negli ultimi anni. Dal dicembre 2004 Voijslav Seselj si trova in isolamento, per aver concesso interviste ad alcuni giornali serbi, ma la procuratrice signora Uertz-Retzlaff si serve della stampa per formulare accuse nei suoi confronti.

Il signor Seselj esige di vedere la sua famiglia: dovrebbe avere il diritto di farlo liberamente. Esige di comunicare con il tribunale nella propria lingua madre, cioè il serbo; anche questo è un suo diritto, che però gli viene negato. Laureato in legge e professore di diritto, egli vuole difendersi da sé; anche questo è un diritto fondamentale. Rifiuta avvocati nominati d’ufficio, di cui l’esperienza ha dimostrato l’acquiescenza verso l’accusa. Cosa risponde il presidente del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, Alphons Orie? Cito le sue parole: a parere del tribunale, il fatto che l’accusato voglia difendersi da sé…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Marianne Mikko (PSE). (ET) Onorevoli colleghi, ieri Igor Smirnov, che 15 anni fa prese il potere in Transnistria con l’aiuto delle forze russe, si è autoproclamato per altri cinque anni Presidente di uno Stato illegittimo. Questo dittatore, che possiede un passaporto russo ed è stato addestrato dal KGB, afferma di aver ricevuto l’80 per cento dei voti.

Le elezioni sono state organizzate da un governo illegittimo su un territorio controllato da forze militari straniere; dal punto di vista del diritto internazionale il loro risultato è privo di qualsiasi valore. Il regime di Smirnov non acquista certo maggior legalità per aver consentito a tre deboli oppositori di partecipare a una competizione il cui risultato era noto in anticipo, dal momento che era stato deciso a Mosca l’estate scorsa. L’unico serio rivale di Smirnov, il presidente del Soviet supremo della Transnistria Shevchuk, ha ritirato la propria candidatura su pressante richiesta del Cremlino.

L’Unione europea deve continuare a sostenere l’integrità territoriale della Moldavia. La nostra missione di assistenza ai confini si è dimostrata efficace, mentre il veto posto de facto dalla Russia ha tolto ogni efficacia all’azione dell’OSCE. Il più grave ostacolo all’autodeterminazione degli abitanti della Transnistria è la presenza delle truppe russe: dobbiamo chiedere con urgenza che esse lascino il paese.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE). (EL) Signor Presidente, l’articolo 49 del Trattato dell’Unione europea, che contiene la clausola per l’adesione all’UE, definisce il ruolo delle Istituzioni dell’Unione. In base a tale articolo, il Consiglio è l’organo cui spetta decidere in materia di negoziati.

Rivolgo quindi due domande a tale organo e alla presente Commissione europea: in primo luogo, su quali basi giuridiche la Commissione europea porta avanti i negoziati con i paesi candidati per l’adesione all’Unione, a nome dell’UE stessa? In secondo luogo, la Commissione europea è autorizzata a esprimere pareri politici su temi cruciali per l’eventuale ammissione di un paese candidato, in fasi interinali – ma nondimeno decisive – della procedura negoziale?

 
  
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  Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE). (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione sui tragici sviluppi della situazione mediorientale, che impongono con urgenza un intervento rapido ed efficace. Occorre stabilizzare la regione, o almeno impedire deterioramenti che avrebbero conseguenze imprevedibili.

L’Europa non è assente da quella regione. La sua presenza al contrario si fa sentire in vari modi: con l’azione diplomatica, gli aiuti umanitari e la cooperazione allo sviluppo, le iniziative comuni nel Mediterraneo e la partecipazione alle forze di pace. L’Europa non è però riuscita a svolgere un ruolo efficace, e quindi dobbiamo adoperarci immediatamente in questa prospettiva, in quanto sta svanendo la nostra speranza che gli interventi militari potessero creare un nuovo Medio Oriente stabile e democratico. Dobbiamo quindi considerare un nuovo piano d’intervento; credo inoltre che il Parlamento europeo possa promuovere opportuni colloqui, cercando di ottenere che si riflettano positivamente sulla prosperità delle popolazioni della regione e sulla nostra, poiché quello che avviene ai nostri vicini riguarda anche noi.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). (EN) Signor Presidente, prendo la parola per esprimere la mia preoccupazione in merito all’ingerenza nella vita politica irlandese di cui si è reso responsabile il Commissario McCreevy, che la settimana scorsa ha criticato pubblicamente la politica del governo irlandese in materia di assicurazioni malattia sul mercato irlandese. Il settore in cui egli si è ingerito non ricade nelle sue competenze: il Commissario McCreevy è responsabile per il mercato interno, non per la concorrenza. Per di più, la politica cui si attiene il governo è stata approvata dalla Commissione e di recente è stata anche omologata in sede giudiziaria.

Devo quindi concludere che il Commissario McCreevy sta aiutando il ministro, signora Harney, sua amica ed ex collega di governo, a cambiare la propria linea politica in materia di assicurazioni malattia, addossando poi a Bruxelles la responsabilità di tale mutamento di rotta. Si tratta di un’ingerenza diretta e inaccettabile, da parte di un Commissario, nei processi decisionali della vita politica irlandese. Vorrei chiederle, signor Presidente, di portare queste preoccupazioni a conoscenza del Presidente Barroso; le trasmetterò la corrispondenza che ho avuto sull’argomento con il Presidente e con il Commissario McCreevy.

 
  
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  Presidente. – Onorevole De Rossa, comunicherò le sue rimostranze al Presidente Barroso affinché quest’ultimo prenda i provvedimenti che riterrà opportuni.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, mi scuso per non essere stato presente quando lei mi ha concesso la parola per la prima volta.

Alcuni anni fa, insieme ad altri colleghi di quest’Assemblea, partecipai al finanziamento europeo di uno studio per l’avvio di un servizio di traghetti fra Ballycastle nella contea di Antrim, in Irlanda del Nord, e la località scozzese di Campbeltown. Lo studio fu debitamente svolto e si dimostrò valido; il servizio di traghetti ebbe inizio e continuò per un breve periodo.

Il parlamento scozzese ha accettato di erogare 700 000 sterline, mentre l’esecutivo dell’Irlanda del Nord era disposto a fornirne 300 000, per un totale di un milione di sterline come finanziamento iniziale per avviare il servizio e mantenerlo attivo. Ora scopriamo che, mentre l’esecutivo scozzese è pronto a onorare i propri impegni e versare il denaro immediatamente, il ministro per l’Irlanda del Nord, signora Maria Eagle, rifiuta di tener fede alla parte dell’accordo che la riguarda; è un atteggiamento scorretto e totalmente inaccettabile. Ho sollevato la questione con il segretario di Stato e con il Commissario Barrot, e intendo portarla avanti il più possibile.

 
  
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  Presidente. – Vedo che i banchi dei deputati irlandesi si stanno animando.

 
  
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  Brian Crowley (UEN). (EN) Signor Presidente, desidero portare all’attenzione della Commissione – e proporre, se possibile, di approvare una risoluzione sull’argomento – il problema con cui devono attualmente confrontarsi i pescatori irlandesi a causa della rigida interpretazione della “norma dei 100 chilometri”, in base alla quale il pesce dev’essere sbarcato e lavorato entro un raggio di 100 chilometri; il problema sta nel fatto che in Irlanda molti stabilimenti di lavorazione non si trovano esattamente sulla costa o nelle aree portuali, bensì nell’entroterra. Ciò provoca difficoltà in termini di trasporti, dal momento che il trasporto su strada viene conteggiato nei 100 chilometri previsti dalla norma.

Chiedo al Commissario Borg di considerare questo problema con grande attenzione, fornendoci un’interpretazione più flessibile della norma in questione: sia per consentire la futura attività del settore irlandese della pesca, che finora ha ottenuto risultati assai lusinghieri, sia perché tale situazione si ripercuote non solo sulle catture irlandesi ma anche sulla possibilità, per altre imbarcazioni operanti in acque irlandesi, di sbarcare le proprie catture in Irlanda. Esse di conseguenza sono costrette a compiere viaggi più lunghi, a consumare maggiori quantità di carburante e a sbarcare le proprie catture su altri mercati, cosa che può risolversi in un danno per l’intera Unione europea.

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel (UEN). (PL) Signor Presidente, la Turchia crede, a torto, di aver compiuto giovedì scorso un importante progresso verso la continuazione dei negoziati con l’Unione europea. L’apertura di un unico aeroporto e di un unico porto al traffico greco cipriota per un anno è una beffa vera e propria, e costituisce l’ennesimo esempio dell’arroganza che il Primo Ministro Erdogan ostenta nei confronti dell’Europa.

La Turchia si comporta come se fosse l’Unione europea a voler aderire alla Turchia, ma è vero il contrario: è la Turchia che vuole aderire all’Unione. Se la Turchia assume il ruolo del postulante, ciò evidentemente significa che essa ritiene la nostra civiltà europea – fondata essenzialmente sul Cristianesimo – superiore alla sua, o almeno in qualche modo preferibile. In tal caso, la Turchia dovrebbe soddisfare le nostre condizioni e non imporre le proprie.

In queste circostanze, occorre una mossa più energica di una parziale sospensione dei negoziati per l’adesione della Turchia: i negoziati vanno completamente bloccati.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE). (EN) Signor Presidente, prendo la parola per richiamare l’attenzione sul dramma, che non accenna a concludersi, della popolazione della Papua occidentale. Circa una settimana fa ricorreva la giornata dell’indipendenza della Papua occidentale, che si celebra tradizionalmente il 1° dicembre per ricordare l’anniversario del giorno in cui – nel dicembre 1961 – gli olandesi promisero di concedere l’indipendenza alla Papua occidentale; ma naturalmente quell’indipendenza non giunse mai, e al suo posto continua, ormai da più di quarant’anni, l’occupazione militare indonesiana. Torture, sparizioni, detenzioni senza processo e uccisioni di abitanti della Papua occidentale da parte dei militari sono normale amministrazione.

Signor Presidente, chiedo alla Commissione, al Consiglio e a lei personalmente di sollevare il problema dell’autodeterminazione della Papua occidentale presso le autorità indonesiane competenti; a tali autorità chiedo invece di adoperarsi in ogni modo per garantire il ritiro delle forze armate indonesiane dalla Papua occidentale e per consentire successivamente lo svolgimento di un referendum libero e democratico per l’autodeterminazione, cui possa partecipare tutta la popolazione indigena della Papua occidentale.

Alcuni colleghi hanno redatto una dichiarazione scritta per questa seduta da far coincidere con la giornata dell’indipendenza della Papua occidentale; esorto i colleghi presenti a sottoscrivere tale dichiarazione.

 
  
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  Mary Lou McDonald (GUE/NGL). (EN) Signor Presidente, come i colleghi forse sanno, il processo di pace in Irlanda continua la sua lenta marcia verso la completa applicazione dell’Accordo del venerdì santo, che comprende anche il ripristino della condivisione dei poteri e di istituzioni panirlandesi.

Non bisogna sottovalutare il significato dell’assenso, pur condizionato, concesso dal DUP di Ian Paisley alla condivisione dei poteri con repubblicani e nazionalisti irlandesi; la strada da percorrere è però ancora lunga, e molte sono le sfide che ci attendono.

Ora è importante accingersi all’arduo compito di ricostruire le istituzioni politiche, affinché le popolazioni locali possano prendere le decisioni di ambito locale senza dover subire le ingerenze dei ministri del governo britannico, non eletti e non chiamati a rispondere delle proprie azioni. Ed è pure importante che il DUP si impegni in un processo con il Sinn Féin per risolvere le altre questioni più rilevanti, compresa quella dell’attività di polizia. In questo delicato momento incoraggio l’Unione europea a dimostrare ancora il proprio sostegno a questo processo.

 
  
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  Józef Pinior (PSE). (PL) Signor Presidente, 25 anni fa, il 13 dicembre 1981, fu proclamata in Polonia la legge marziale, e di conseguenza il sindacato Solidarnosc fu posto fuori legge. La legge marziale comportava in sostanza l’uso della forza, della repressione e della persecuzione contro gli attivisti sindacali, gli scienziati, gli artisti, e in realtà contro tutti coloro che, in Polonia, non accettavano la schiavitù del totalitarismo.

Nella Polonia governata con la legge marziale dal generale Jaruzelski le violazioni dei diritti umani, civili e politici erano prassi quotidiana. In quel periodo più di diecimila persone furono imprigionate o internate, e molti cittadini offrirono la propria vita in difesa di Solidarność.

Il 16 dicembre nove minatori furono uccisi allorché le unità speciali della ZOMO, la riserva motorizzata della milizia civica, dispersero brutalmente i dimostranti presso la miniera Wujek; i feriti furono 21.

Invito oggi il Parlamento europeo a rendere omaggio a tutti coloro che caddero per la causa della libertà e della giustizia. Penso a tutte le vittime delle persecuzioni commesse in base alla legge marziale, e a tutti coloro che non si lasciarono soggiogare dall’uso della forza e continuarono la loro attività indipendente, contribuendo così all’avvento della libertà e della democrazia in Polonia.

 
  
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  Richard Corbett (PSE). (EN) Signor Presidente, nel 2003 David Wilson, cittadino del mio collegio elettorale, fu incarcerato perché alcuni immigrati illegali si erano nascosti nel retro del suo autocarro in un porto greco. Egli fu accusato e condannato nel giro di 24 ore con un rito abbreviato, senza adeguata assistenza legale, con un negoziante del luogo che gli faceva da interprete e senza poter fruire dell’assistenza dell’ambasciata britannica.

Egli era completamente innocente e quindi fu assolto in appello, ma non poté evitare la terribile esperienza di alcuni mesi di prigione, lontano dalla sua famiglia, e la definitiva perdita del lavoro. Non ha mai superato questo trauma e il mese scorso, tragicamente, si è tolto la vita.

Questa tragedia non sarebbe mai avvenuta se la decisione quadro dell’Unione europea sui diritti procedurali e le procedure penali per cittadini accusati di reati in altri Stati membri fosse già entrata in vigore. Tale proposta garantirebbe, a chi sia accusato di reati penali all’estero, l’accesso ai servizi consolari del proprio paese e una qualificata assistenza legale. In questo caso tali elementi sono mancati del tutto.

Esorto il Consiglio ad attivarsi e ad adottare con urgenza questa proposta.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE). (FR) Signor Presidente, desidero esprimere il mio biasimo per le affermazioni pronunciate dal Commissario europeo responsabile per la sanità e la protezione dei consumatori, Markos Kyprianou, nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 9 novembre scorso. Il Commissario si è calorosamente congratulato con quattro multinazionali del settore alimentare – che non intendo citare – per il loro impegno nella lotta contro l’obesità; inoltre, egli ha consentito a queste aziende di farsi pubblicità per mezzo di stand posti all’ingresso della sala ove si teneva la conferenza stampa.

Non dobbiamo dimenticare che in Europa un bambino su cinque è obeso, e che tale numero aumenta di anno in anno a causa delle cattive abitudini alimentari favorite dai cibi dei fast food, dalle bibite gassate e dalle tavolette di cioccolato commercializzate principalmente da queste quattro multinazionali. Una legislazione severa, mirante a fornire informazioni nutrizionali ai consumatori europei, sarebbe più vantaggiosa per questi ultimi degli elogi rivolti a imprese che da decenni contribuiscono a diffondere l’obesità. Per lottare contro l’obesità esistono altre soluzioni: per esempio si può incrementare il consumo di frutta e verdura, oppure si possono praticare attività sportive, che sarà opportuno promuovere in maniera più efficace.

Suggerisco dunque al Commissario Kyprianou di affiancare la sua collega, signora Fischer-Boel, per contribuire alla riforma dell’organizzazione comune di mercato degli ortofrutticoli nell’interesse di un’alimentazione sana ed equilibrata.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, se si confrontano le dichiarazioni da lei rilasciate nel corso delle sue recenti visite in Italia e in Irlanda, sorgono alcuni dubbi in merito alla sua posizione sul Trattato costituzionale.

Il 9 novembre 2006, rivolgendosi alla Camera dei deputati e al Senato italiani, lei ha affermato che vi sarebbero quattro scenari possibili per il Trattato costituzionale: mantenere il testo attuale con alcune aggiunte; salvarne gli elementi principali e redigere un Trattato più breve; riaprire i negoziati su alcuni punti; oppure abbandonare il Trattato e attendere tempi migliori per rinegoziarlo.

Lei ha anche categoricamente affermato che certamente il Trattato non verrà applicato nella sua forma attuale. Eppure il 30 novembre, al Castello di Dublino, lei ha esortato l’Irlanda ad approvare l’attuale testo del Trattato costituzionale; ma si tratterà sicuramente di un esercizio inutile se, come lei stesso ha dichiarato in Italia, il testo attuale non ha la minima possibilità di essere applicato!

Signor Presidente, nel migliore dei casi lei si espone all’accusa di inviare messaggi contraddittori, oppure di adattare il suo messaggio all’uditorio cui di volta in volta si rivolge. Come deputati al Parlamento europeo abbiamo il diritto di essere informati della posizione precisa del nostro Presidente sulle questioni più importanti; e come rappresentante di un piccolo Stato membro, sento con particolare urgenza la necessità che tutti gli Stati membri siano coinvolti nel processo di riflessione. Non posso accettare una situazione in cui gli Stati membri più grandi, come l’Italia, vengono consultati e possono decidere sul futuro della Costituzione – e dell’intera Europa –, mentre agli Stati membri minori si ingiunge semplicemente di ratificare il testo che viene loro presentato. Sarei lieta di sentire la sua opinione in merito, signor Presidente.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio molto. Credo che questo problema sia stato chiarito nel corso di un dibattito molto interessante che si è svolto in Irlanda, e al quale lei – per motivi senz’altro di grande importanza – non ha potuto partecipare. Mi riferisco al Forum europeo sull’Irlanda, nel corso del quale ho avuto modo di rispondere a domande analoghe alla sua.

Credo che la questione sia stata chiarita e che tutti i colleghi presenti in quell’occasione abbiano compreso, ma sappiamo bene quanto sia difficile far capire le cose a chi non vuol capire. A nome del Parlamento europeo, ho dichiarato in parecchie occasioni al Consiglio europeo che ogni paese deve cercare di ratificare il Trattato. E’ questa la posizione del Parlamento europeo: invitare tutti i governi a tentare la ratifica del Trattato.

A quanto mi risulta, questa è anche la posizione del vostro gruppo, illustrata più volte dal suo leader. Io ho detto questo, e solo questo: ogni paese deve cercare di ratificare il Trattato. Ha ancora dei dubbi, onorevole Doyle?

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE). (PT) Come è noto alla Commissione, il servizio di trasporto aereo nelle isole atlantiche di Madeira e Porto Santo è un servizio pubblico, per il quale il governo portoghese sovvenziona l’azienda che gestisce il servizio in esclusiva.

Di recente, però, il prezzo dei biglietti per i voli tra queste isole e il Portogallo continentale ha subito un brusco rincaro, a causa dell’impennata dei prezzi del petrolio. Questa decisione del governo portoghese è, a nostro avviso, discutibile, in quanto contrasta con lo spirito del regolamento del Consiglio che disciplina questa forma di obbligo di servizio pubblico; per questo motivo ho voluto attirare l’attenzione del Parlamento sulla questione. Come mai si obbligano i passeggeri di questi voli a pagare l’aumento del prezzo del carburante, danneggiando così la loro mobilità, proprio ora che il prezzo del petrolio è in calo e l’euro si rafforza? Per di più, il governo portoghese e gli organismi comunitari sanno bene che i passeggeri di Madeira e Porto Santo non hanno collegamenti marittimi alternativi con il continente.

Vi sono dunque motivi più che sufficienti per spingere il Parlamento e la Commissione a esaminare e monitorare questa misura, che penalizza i cittadini di una delle regioni ultraperiferiche dell’Unione europea. Vorremmo chiarire la questione e pervenire a una modifica, e per tale motivo abbiamo richiamato l’attenzione del Commissario sulla vicenda.

 
  
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  Chris Davies (ALDE). (EN) Signor Presidente, chiedo il suo aiuto. Il 17 ottobre ho presentato un’interrogazione scritta urgente alla Commissione sul tema della sperimentazione su animali effettuata nell’ambito di REACH. Non ho presentato quest’interrogazione per motivi di salute personale; volevo ottenere informazioni, prima del voto di questa settimana, sul numero di animali condannati a probabile morte dal processo di sperimentazione di REACH.

Avrei dovuto ottenere una risposta, mi sembra, entro il 18 novembre. Mi viene comunicato che tale risposta è ferma in qualche meandro dei servizi della Commissione; si potrebbe supporre che si tratti di un inconveniente assai utile per la Commissione, oltre che di un esercizio di gestione delle comunicazioni. I dati in questione saranno probabilmente sconvolgenti per coloro che guardano con preoccupazione al problema della sperimentazione su animali. Chiedo il suo aiuto per avere una risposta alla mia interrogazione prima del voto di mercoledì

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE). (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 2 maggio 2006 il bilancio annuale del Canada è stato presentato in Parlamento; esso contiene la raccomandazione di ridurre del 100 per cento le imposte sui vini e le birre di produzione canadese. Il bilancio – che è attualmente in discussione – produrrà una situazione di concorrenza sleale rispetto ai vini e alle birre dell’Unione europea, in contrasto con i principi dell’OMC. Per l’UE le esportazioni verso il Canada sono di particolare importanza; nel 2005, in particolare, l’Unione ha esportato vini per 446 milioni di euro e birre per 110 milioni.

La Commissione deve svolgere un ruolo attivo e prendere le iniziative necessarie per costringere il governo canadese a rispettare gli impegni che ha preso con l’OMC.

Noi abbiamo sempre soddisfatto gli impegni che ci siamo assunti nei confronti dell’Organizzazione mondiale del commercio; gli altri paesi devono fare altrettanto.

 
  
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  Carlos José Iturgaiz Angulo (PPE-DE). (ES) Signor Presidente, il 2 luglio, più di cinque mesi fa, si sono svolte in Messico le elezioni presidenziali; come tutti sapete, il vincitore è stato Felipe Calderón, attuale Presidente del Messico.

Dopo le elezioni, il candidato dell’opposizione di sinistra, López Obrador non ha accettato né riconosciuto la propria sconfitta; peggio ancora, la sinistra ha cercato di sabotare l’insediamento del Presidente Calderón e ancor oggi minaccia il governo legittimo, contro il quale fomenta disordini, dimostrazioni e atti di sabotaggio. Desidero quindi condannare l’atteggiamento antidemocratico della sinistra guidata da López Obrador e condanno altresì l’ingiustificabile opera di boicottaggio, priva di qualsiasi precedente, attuata dalla sinistra messicana.

Le Istituzioni europee non possono chiudere gli occhi, e il Parlamento europeo, in particolare, deve sostenere il legittimo governo messicano del Presidente Calderón. La nostra Assemblea deve prendere misure per garantire che in Messico la democrazia venga rispettata e che la sinistra, riconoscendo la propria sconfitta, formi un’opposizione democratica e costruttiva anziché abbandonarsi a un’opposizione antidemocratica.

 
  
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  Milan Gal’a (PPE-DE). (SK) Ho accolto con favore la relazione in cui il Presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha annunciato l’intenzione di cercare di rendere meno rigidi i requisiti in materia di visti per i nuovi Stati membri UE dell’Europa centrale. Se il Presidente Bush ha deciso di varare questo programma, ciò si deve, tra l’altro, anche alle pressioni esercitate nel lungo periodo dai nuovi Stati membri, i cui leader hanno costantemente manifestato al Presidente Bush il desiderio di veder semplificare o cancellare del tutto i requisiti in materia di visti, così da consentire ai propri cittadini di recarsi negli Stati Uniti secondo le modalità del programma “Viaggio senza visto”, al pari dei cittadini dell’Europa occidentale.

Per quanto riguarda la Slovacchia, bisogna notare che, grazie alle riforme attuate dal governo di Mikuláš Dzurinda, il paese ha compiuto notevoli progressi in campo economico. Non esistono più pressanti ragioni economiche che possano indurre gli slovacchi a violare il proprio status in materia di visti per immigrare illegalmente negli Stati Uniti. All’agevolazione dei viaggi e alla cancellazione dei requisiti in materia di visti dovrà accompagnarsi, tra le altre cose, il rispetto di nuovi e più rigidi requisiti di sicurezza. Credo che il Presidente Bush riuscirà a convincere il Congresso ad accettare questo programma.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). (PL) Signor Presidente, in quest’Aula si è molto parlato della necessità di realizzare gli obiettivi di Lisbona per consentire all’Unione europea di competere con le maggiori economie mondiali come gli Stati Uniti, la Cina o l’India. Le nostre discussioni non hanno però avuto alcun impatto pratico, e forse i nostri sogni di intensa crescita economica sono destinati a non materializzarsi mai, dal momento che forse non ci sarà nessuno a contribuire alla realizzazione dell’agognata crescita.

Secondo una recente relazione delle Nazioni Unite, nel 2050 i cittadini europei saranno cento milioni meno di oggi; nascono pochi bambini, la società europea invecchia e un numero sempre minore di lavoratori deve mantenere un numero sempre maggiore di pensionati.

Gli obiettivi di Lisbona devono accompagnarsi a una politica demografica adeguata alle esigenze dell’Unione; tale politica dovrebbe forse ispirarsi alle misure adottate da Finlandia, Francia e Lettonia. In questi paesi si registra attualmente un boom delle nascite, grazie alla disponibilità di incentivi e opportune strutture per i genitori che vogliono avere bambini ma desiderano anche riuscire a mantenerli, e che sono stati messi in grado di armonizzare le responsabilità familiari con un impiego retribuito.

Per avere crescita economica, l’Europa deve vigilare sia sulla qualità che sulla quantità della propria forza lavoro. E’ quindi essenziale elaborare una politica comunitaria per lo sviluppo della società europea, che comprenda sia l’aspetto demografico che l’immigrazione di lavoratori qualificati dall’esterno dell’Unione.

 
  
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  Georgios Karatzaferis (IND/DEM). (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi tempi si è molto discusso se la sede più adatta per il Parlamento e per l’Unione europea debba essere Bruxelles oppure Strasburgo: la risposta è, nessuna delle due. La sede dell’Europa dev’essere la città in cui si prendono le decisioni, e attualmente le decisioni sul futuro dell’Europa si prendono ad Ankara; questa è la verità. Quando grandi paesi come il Regno Unito aderirono all’Europa, le condizioni vennero fissate dall’Europa; ora invece è la Turchia a dettare all’Europa le condizioni per la sua adesione. E’ una cosa inaccettabile. La Turchia non riconosce il venticinquesimo Stato membro dell’Unione, vuole un porto e poi due, e noi ce ne stiamo tutti inerti a guardare. Quando riusciremo a capire che questa politica non fa altro che alimentare l’arroganza di Ankara? Come non vedere che abbiamo di fronte una mela marcia, ancor prima della sua adesione? Provate a immaginare come saranno le cose quando, domattina, la Turchia di Erdogan entrerà in Europa col nostro voto; allora la Turchia ci spingerà da parte senza esitazioni.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE). (PL) Signor Presidente, il settimo congresso del partito socialista europeo si è tenuto a Porto dal 7 al 9 dicembre, all’insegna del motto “Una nuova Europa sociale”. Nel corso del congresso sono stati sollevati numerosi problemi di cruciale importanza per il futuro dell’Europa e dell’Unione europea. E’ stata sottolineata la priorità assoluta di mettere a disposizione dei cittadini servizi adeguati e accessibili di cura dell’infanzia, in modo da consentire ai giovani genitori di mantenere un impiego retribuito; investire nel futuro dei nostri figli significa investire nel nostro stesso futuro.

Sono stati adottati parecchi documenti; tra i principali, ricordo una risoluzione che fissa dieci principi per una nuova Europa sociale, una risoluzione sul Medio Oriente, una risoluzione sulla Bielorussia e una risoluzione su una nuova politica energetica sociale e democratica. Quest’ultima mi sembra del tutto pertinente e particolarmente importante, alla luce della crescente dipendenza dell’Europa da un piccolo numero di fornitori di fonti energetiche.

Signor Presidente, questo congresso ha dimostrato ancora una volta che i socialisti sono la forza politica più importante d’Europa: sono la forza dinamica che lavora per garantire il futuro del nostro continente.

 
  
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  Witold Tomczak (IND/DEM). (PL) Signor Presidente, la notte del 12 dicembre di 25 anni fa fu imposta in Polonia la legge marziale: i carri armati invasero le strade, la nazione fu privata della sua libertà e innocenti cittadini polacchi subirono violenze o furono uccisi.

Tutto questo fu compiuto da uomini che ritenevano di conoscere le necessità della nazione meglio della nazione stessa. Costoro credevano che mantenere l’alleanza con un regime straniero – o piuttosto restargli sottomessi – fosse cosa più importante della volontà popolare; in sostanza, essi si preoccupavano solo di conservare il potere e i benefici che ne derivavano. Questi malvagi individui avevano l’appoggio di stranieri che perseguivano le proprie ambizioni imperialistiche a spese di una nazione ridotta in schiavitù.

Mi auguro che l’anniversario di quest’evento offra all’Europa l’occasione per un esame di coscienza. Siamo davvero sicuri che non vi siano tra noi sedicenti intellettuali che credono di conoscere le necessità di altre nazioni meglio di queste stesse nazioni? Non è forse vero che i leader stipulano ancora accordi contrari al bene dei propri paesi e che la sete di potere e la brama dei vantaggi che ne derivano hanno il sopravvento sugli interessi delle nazioni che quei politici dovrebbero servire?

La vita, la libertà e la dignità di ogni persona devono essere per noi sacre.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come cittadino ed esponente politico europeo due cose mi preoccupano. In primo luogo, le carenze strutturali della politica energetica dell’Unione europea, le cui conseguenze abbiamo potuto direttamente constatare ancora all’inizio di novembre.

In secondo luogo, la qualità delle relazioni dell’Europa con la Russia. Sarebbe una palese negligenza negare che attualmente dipendiamo da aziende fornitrici di energia che non solo sono straniere, ma sono anche di proprietà di Stati stranieri. Purtroppo, il passo successivo sarà una convergenza di interessi economici e politici che andranno a incidere sulla possibilità di mantenere regole del gioco uniformi in campo politico.

In tutte le nostre azioni, noi ci vantiamo di aderire al principio per cui i valori europei non devono mai passare in seconda linea rispetto agli interessi economici; tale principio è un elemento essenziale della nostra Comunità. Nei rapporti con la Russia, non dobbiamo tacere i nostri timori concernenti le violazioni dei diritti umani e la libertà di stampa, nella speranza che il dialogo sull’energia si riveli proficuo. Occorre capire chiaramente che l’Europa dovrà fondarsi sui valori, altrimenti presto non vi sarà più Europa.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN). (PL) Signor Presidente, questa è una carta frequent flyer della British Airways. Ho cercato di farne qualche uso quando, di recente, cento deputati della Camera dei Comuni britannica hanno protestato per il trattamento discriminatorio inflitto a una dipendente della British Airways che portava al collo una piccola croce.

A mio avviso, azioni di questo tipo sono inaccettabili in un’Europa che si fonda su un retaggio cristiano vecchio di secoli. Esprimo perciò la mia solidarietà a tutti i colleghi britannici, nonché a tutti gli esponenti politici e i giornalisti britannici che hanno protestato per quest’episodio.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE). (EN) Signor Presidente, le carceri di isolamento di tipo F per detenuti politici sono state introdotte in Turchia alla fine del 2000, nell’intento di distruggere psicologicamente i prigionieri per poi rieducarli. Negli ultimi sei anni 28 persone sono state uccise, mentre 122 sono morte nel corso di scioperi della fame e migliaia di manifestazioni di protesta si sono svolte in Turchia e in altri paesi.

Behiç Aşçi, un avvocato di Istanbul che rappresenta i detenuti di queste carceri, sta facendo lo sciopero della fame da 251 giorni. Lei stesso, signor Presidente – e ciò va a suo grande merito –, ha avviato poche settimane fa alcune iniziative di protesta, ma le autorità turche continuano a opporre un’ostinata sordità. Behiç Aşçi si trova ora in punto di morte. La prego di mettersi urgentemente in comunicazione diretta col Primo Ministro turco per chiedergli di occuparsi personalmente della vicenda di Behiç Aşçi, in un estremo tentativo di salvare la vita di quest’idealista turco dalla mentalità europea.

 
  
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  Gerard Batten (IND/DEM). (EN) Signor Presidente, l’estate scorsa la Duma nazionale russa ha approvato due leggi che permettono di agire all’estero contro cittadini russi e stranieri. Con l’autorizzazione del Presidente della Federazione russa, è quindi possibile impiegare contro cosiddetti terroristi o presunti denigratori dello Stato quelle che, con un eufemismo, vengono definite “unità per incarichi speciali” dei servizi federali di sicurezza. Queste leggi sono una vera e propria licenza di uccidere, e la prima esecuzione pubblica di un cittadino britannico è stata effettuata il mese scorso, allorché Alexander Litvinenko è stato avvelenato ed è morto a Londra; quest’assassinio è stato però perpetrato in modo maldestro, e una scia di prove radioattive porta da Londra a Mosca.

Tony Blair ha reagito affermando che nulla deve turbare le relazioni tra il Regno Unito e la Russia; i russi hanno reagito affermando che nessun sospetto – quali che siano le prove – verrà mai estradato nel Regno Unito. Ma il mondo deve reagire escludendo la Russia dalla comunità delle nazioni civili fino a quando le sue squadre della morte internazionali non saranno più operative.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). (EL) Signor Presidente, quello di oggi è l’unico giorno adatto per il mio intervento. Oggi, 11 dicembre, ricorrono 60 anni dalla fondazione dell’UNICEF e si celebra la Giornata internazionale del bambino. Sono state firmate la Dichiarazione dei diritti del bambino e la Convenzione sui diritti del bambino – anche se alcuni Stati non le hanno ancora sottoscritte – e la Commissione ha già presentato la sua strategia sui diritti del bambino a livello europeo.

Ci auguriamo quindi che si concretizzi un’azione coordinata fra tutte le politiche interne ed esterne dell’Unione europea, e che ogni Stato membro si adoperi per tutelare i diritti dei bambini. Dobbiamo infatti riconoscere che i bambini non sono soltanto minacciati da povertà, analfabetismo e conflitti armati in paesi esterni all’Unione europea, ma che anche nei nostri civili paesi sono esposti al pericolo di aggressioni da parte di persone prive di responsabilità collettiva.

 
  
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  Françoise Castex (PSE). (FR) Signor Presidente, il 22 giugno 2006 la Commissione europea ha presentato una comunicazione destinata a fornire una risposta alla crisi di sovrapproduzione del settore vitivinicolo europeo. La Commissione prevede in particolare l’estirpazione di 400 000 ettari di vigneto nei prossimi cinque anni, ossia quasi il 12 per cento dei 3,4 milioni di ettari che attualmente si contano nell’Unione europea.

Oggi vorrei richiamare la vostra attenzione sull’esistenza nell’Unione europea di vigneti illegali, la cui superficie sarebbe di 150 000 ettari nell’intera Unione europea. Secondo gli stessi dati diffusi dalla Commissione in una relazione del marzo 2004, tali vigneti illegali equivarrebbero a una produzione compresa tra i cinque e gli otto milioni di ettolitri, mentre la sovrapproduzione europea viene stimata a 12 milioni di ettolitri; l’estirpazione definitiva dei vigneti illegali permetterebbe di ristabilire un certo equilibrio.

Quindi, prima di adottare qualsiasi misura in merito all’estirpazione, chiedo alla Commissione di compilare un quadro esatto dei vigneti illegali.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell’agenda dell’Unione europea il tema più importante è ancora la sicurezza energetica, insieme alla politica energetica comune; tuttavia, formulazione e applicazione di tale politica costituiscono un progetto di lungo termine.

Germania e Russia hanno stipulato un accordo bilaterale per la posa di un gasdotto sul fondo del Mar Baltico; tale gasdotto è tutt’altro che sicuro dal punto di vista ecologico, a causa dei residuati della Seconda guerra mondiale, presenti sul fondo marino, che rappresentano per gli Stati baltici una minaccia dalle incalcolabili conseguenze. Contemporaneamente, l’Unione europea chiede la chiusura di reattori nucleari sicuri e ammodernati.

Secondo le stime degli scienziati, entro il 2010 nella regione baltica si registrerà un deficit di 3,5 miliardi di kilowatt di energia elettrica: dove andremo a cercarli, quanto li pagheremo e ci sentiremo poi al sicuro? Qualcuno ha forse calcolato in che misura tale deficit di energia elettrica inciderà sulla competitività dell’Unione europea?

Invito tutti gli Stati membri, dopo aver esaminato i mutamenti intervenuti nel mercato energetico, a sostenere l’applicazione, da parte della Lituania, dell’articolo 37 del Trattato di adesione all’Unione europea, per quanto riguarda la possibilità di prorogare la vita operativa della centrale nucleare di Ignalina.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, spero che nel corso della sua visita in Irlanda lei sia riuscito a godersi qualche bella passeggiata in collina.

Un problema che forse lei non avrà notato nel corso della sua visita riguarda il profondo malessere che serpeggia nelle campagne per il modo in cui la Commissione sta effettuando nelle aziende agricole le ispezioni concernenti la politica agricola comune e la condizionalità. C’è un abisso tra l’azione che la Commissione afferma di compiere in merito alle iniziative di semplificazione e quel che realmente avviene nel corso delle ispezioni di verifica della condizionalità.

L’elenco di controlli cui gli agricoltori devono sottoporsi è lunghissimo e genera confusione; per di più, c’è il concreto timore di incorrere, violando una di queste norme, in sanzioni a danno dei finanziamenti che si ricevono. I consumatori hanno il diritto di sapere che gli agricoltori rispettano elevati standard di produzione e sicurezza alimentare; ma mi chiedo se controlli a sorpresa nelle singole aziende, meticolosi come quelli che ho descritto, siano il modo migliore per raggiungere tale obiettivo. Anche il governo irlandese ha la sua parte di colpa per i ritardi accumulati nell’applicazione della direttiva sui nitrati, ritardi che ora ci obbligano a effettuare freneticamente nelle ultime settimane del 2006 tutte le ispezioni nelle aziende agricole.

Chiedo alla Commissione di specificare con esattezza le richieste che avanza nei confronti degli agricoltori, e di garantire che tutti gli Stati membri rispettino le norme.

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė (ALDE). (LT) Vorrei richiamare la vostra attenzione sul lavoro dei nostri ottimi traduttori – sulla qualità del loro lavoro. Di recente, parecchie voci insoddisfatte hanno rilevato un peggioramento nella qualità delle traduzioni. Lei certo non ignora, signor Presidente, che noi spendiamo forti somme di denaro per le traduzioni, e siamo giustamente orgogliosi della possibilità di parlare varie lingue nell’ambito delle Istituzioni europee. Se le lamentele sulla qualità delle traduzioni si fanno più frequenti ciò si deve anche, a mio avviso, al fatto che il sistema di controllo della qualità delle traduzioni nel nostro Parlamento non è adeguatamente strutturato e non funziona in maniera soddisfacente. In effetti la qualità delle traduzioni viene normalmente controllata fra colleghi: in altre parole i traduttori controllano reciprocamente il proprio lavoro, cosa probabilmente non troppo obiettiva. Il personale del servizio traduzioni spesso non risponde alle lagnanze dei parlamentari; io perlomeno non ho mai ricevuto risposta. Mi auguro che l’Ufficio di presidenza del Parlamento richiami l’attenzione del servizio su questo stato di cose.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, dobbiamo seguire con costante vigilanza la situazione dei paesi che si trovano oltre la frontiera orientale d’Europa, cioè la Russia e l’Ucraina. Di recente abbiamo dedicato grande attenzione ai negoziati con la Russia, ma invito il Parlamento a non trascurare quel che succede in Ucraina.

Vorrei che il nostro Parlamento proclamasse chiaramente che ci schieriamo a fianco dell’Ucraina e la sosteniamo nel suo cammino verso la democrazia; in altre parole non desideriamo che si sviluppino e si rafforzino tendenze antidemocratiche. L’Ucraina è un nostro importante vicino, per cui nutriamo forte interesse; non va relegata in una posizione secondaria.

Nello stesso senso, annetto grande importanza a qualsiasi messaggio inviato dal nostro Parlamento o da altre Istituzioni al governo ucraino, e in particolare alla società di quel paese.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, l’anno prossimo celebreremo il cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Tale ricorrenza, a mio avviso, fornirà l’occasione più adatta per una ponderata riflessione e un sereno dibattito sul futuro dell’Unione europea. Nel richiamarci ai principi fondamentali su cui si basa il concetto di integrazione, dobbiamo riuscire a rispondere ad alcuni interrogativi cruciali: in che direzione sta andando l’Europa, e quali sono le possibilità di un allargamento futuro? Occorre definire con chiarezza la nostra politica nei confronti degli Stati balcanici, dell’Ucraina e della Turchia, ma anche della Georgia e della Moldavia. L’Unione deve allacciare rapporti di cooperazione più stretti con questi paesi, sostenendoli con maggior decisione nelle fasi di trasformazione interna che stanno attraversando.

Il problema più importante che dobbiamo affrontare attualmente è la riforma interna dell’Unione, che comporta un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e un perfezionamento del processo decisionale. Nel corso dei prossimi sei mesi, con la Presidenza tedesca, dovremo anche cercare di risolvere la questione del futuro del Trattato costituzionale e quella della sicurezza energetica.

 
  
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  Presidente. – Bene, questa è l’ultima parola, ed è anche l’ultima volta che avrò l’onore di presiedere gli interventi di un minuto, e per tale motivo sono stato più generoso con il tempo di parola; chiedo la comprensione della Commissione e del Consiglio. Vi ringrazio per la pazienza, ma negli ultimi momenti di una festa l’accesso al bar è libero; approfitto di quest’opportunità per scusarmi con coloro che avrebbero voluto parlare in occasioni precedenti, ma non hanno potuto farlo.

Con questo si conclude il punto all’ordine del giorno.

 
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