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Procedura : 2003/0257(COD)
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Testi presentati :

A6-0345/2006

Discussioni :

PV 11/12/2006 - 14
CRE 11/12/2006 - 14

Votazioni :

PV 13/12/2006 - 8.2
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0553

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 11 dicembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

14. Agenzia europea delle sostanze chimiche - Modifica della direttiva 67/548/CEE sulle sostanze pericolose (REACH) (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la raccomandazione per la seconda lettura (A6-0352/2006), della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE [07524/8/2006 C6-0267/2006 2003/0256(COD)] (Relatore: onorevole Sacconi), e

– la raccomandazione per la seconda lettura (A6-0345/2006), della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla posizione comune del Consiglio che adotta la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 67/548/CEE del Consiglio concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose per adattarla al regolamento (CE) n. …/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e che istituisce l’Agenzia europea delle sostanze chimiche [07525/3/2006 C6-0268/2006 2003/0257(COD)] (Relatore: onorevole Sacconi).

 
  
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  Guido Sacconi (PSE), relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni successivi al raggiungimento dell’intesa con il Consiglio − che è stata possibile grazie anche al sostegno della Commissione − mi sono domandato a cosa avremmo potuto paragonare questa lunga marcia, che, per quanto mi riguarda è durata tre anni e mezzo, e che ci ha portato fino a questo punto. Per rispondere a questa domanda ho dovuto ricorrere alla mia passione per l’alpinismo: forse il paragone più calzante è dire che abbiamo scalato una grande montagna, probabilmente, e senza esagerazione, un 8000 metri himalayano.

Non sono mai arrivato così in alto e credo che non ci arriverò mai perché sono un modesto alpinista, però so cosa succede quando si arriva in cima: a quel punto non contano più la fatica, i rischi che si sono corsi e, forse, non conta neanche più l’insoddisfazione che spesso si prova quando si arriva in cima e il panorama è modesto perché c’è nebbia. A me è successo tante volte: arrivo, e non vedo niente! Però la soddisfazione è comunque grande.

L’importante è aver ben chiare due cose: la prima è capire se si sia arrivati davvero in cima e la seconda è prepararsi bene alla discesa, che spesso non è più facile della salita.

In qualità di capocordata, vorrei dare la mia opinione su questi due aspetti. Siamo davvero arrivati in cima? Penso proprio di sì. Con il pacchetto di capitoli che abbiamo risolto nella fase finale del negoziato su “duty of care”, benessere animale e, soprattutto, sulla promozione spinta dei metodi alternativi ai test sugli animali, l’agenzia, la comunicazione delle informazioni, l’adeguamento al nuovo accordo interistituzionale in materia di comitatologia – salvaguardando quindi il ruolo del Parlamento. Abbiamo tuttavia dovuto fare una rinuncia, ovvero l’estensione ai piccoli tonnellaggi del rapporto sulla sicurezza chimica, che però non è stata una vittima di questa ascensione, bensì un rientro anticipato al campo base, dal momento che abbiamo definito una norma di revisione che in sette anni ci consentirà eventualmente di reintrodurre questo obbligo, una volta effettuate le adeguate verifiche lungo tutta la catena di approvvigionamento.

In questo accordo siamo soprattutto riusciti a risolvere bene − ed ecco perché siamo arrivati in cima − il tema più controverso, il fine di REACH, e cioè la regolamentazione delle sostanze più preoccupanti attraverso la procedura di autorizzazione.

Per valutare se siamo arrivati davvero in cima, bisogna ricordare da dove siamo partiti: da un fondo valle molto lontano. La proposta originaria della Commissione prevedeva infatti che tutte le sostanze sottoposte ad autorizzazione potessero essere autorizzate sulla base del principio dell’adeguato controllo. Di strada se n’è fatta molta. Già la posizione comune del Consiglio, positivamente influenzata dal Parlamento, ha ridotto l’area di queste sostanze e, in seguito, con l’accordo raggiunto il 30 novembre, abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti perché è stato ridotto il numero delle sostanze che possono essere adeguate attraverso questa via, più breve e più semplice, e abbiamo poi inserito tutte le sostanze – anche quelle che saranno autorizzate sulla base dell’adeguato controllo – in un processo di sostituzione. Quando esiste un’alternativa, dovrà essere obbligatoriamente presentato un piano di sostituzione, quando non esistono alternative al momento dell’autorizzazione, dovranno in ogni caso essere dichiarate le linee di ricerca e di sviluppo che l’impresa intende seguire.

Su questa base, quindi, la durata dell’autorizzazione sarà decisa caso per caso, e dovrà essere giustificata dalla Commissione qualora esista un’alternativa. E se nel corso dell’autorizzazione dovesse emergere un’alternativa, scatterà l’obbligo del piano di sostituzione.

Quello che vorrei sottolineare è che la Commissione adotterà le sue decisioni, caso per caso, sulla base del parere dell’agenzia, che dovrà tenere conto dei pareri dei comitati economico e sociale e di valutazione del rischio, i quali dovranno tener conto anche dei contributi di parti terze. Si tratta quindi di un processo molto trasparente e non affidato solo all’auto-dichiarazione del richiedente.

Per quanto riguarda la discesa dalla vetta, ritengo che sia importante scegliere la via migliore poiché lo stesso grado di difficoltà alpinistica può essere aumentato di molto rispetto alla salita. E con questa metafora voglio dire che dobbiamo adottare il compromesso che abbiamo realizzato, perché in tal modo consentiremo la pubblicazione del regolamento entro la fine dell’anno e quindi potrà essere rispettata la scadenza per l’entrata a regime per l’applicazione di REACH entro il 1° giugno 2007.

Si tratta di una questione complessa, che non può essere risolta andando di fretta: REACH è così complicato che pretendere di risolvere tutti i problemi nella fase della sua approvazione è sbagliato. Ciò che importa ora è di avviare l’applicazione: abbiamo previsto parecchi meccanismi e scadenze, diciamo così auto-regolatorie, che consentiranno adeguamenti in corso d’opera, sulla base dell’esperienza concreta che abbiamo maturato. Abbiamo migliorato l’equilibrio attraverso tutti i passaggi di questa procedura, penso alle risposte che abbiamo dato ai problemi delle piccole imprese, penso al rafforzamento della tutela della salute e dell’ambiente, con particolare riguardo ai rischi per i lavoratori.

Mi pare che, nel complesso, questo prodotto finito possa essere valutato molto positivamente. Ho notato che i miei amici del gruppo dei Verdi e del gruppo GUE hanno presentato un pacchetto di emendamenti, nel loro insieme apprezzabili, che assomigliano molto a quelli da me proposti nella trattativa con il Consiglio e la Commissione per arrivare al punto in cui ci troviamo attualmente.

A cosa servono questi emendamenti? Per arrivare dove? Su quale vetta sarebbe possibile arrivare in un’improbabile conciliazione? Sappiamo tutti qual è la vera alternativa: o si adotta il pacchetto di compromesso che abbiamo definito, migliorando la posizione comune, o, di fatto, si accetta la posizione comune. Diciamolo apertamente, può darsi che sia meglio. Questa è la vera alternativa che abbiamo e sono sicuro che il Parlamento farà la scelta giusta nel voto di mercoledì.

Signor Presidente, con questo mio intervento di oggi, ho finito il mio lavoro: anche la lista di voto sarà piccola, non c’è un grande lavoro, si tratta solo di due pagine, un record per REACH, considerando che in prima lettura sono stati valutati circa 5000 emendamenti.

Il mio lavoro termina dunque qui, mi resta solo da ringraziare chi ha fatto parte, a vario titolo, di questa spedizione himalayana. Vi hanno partecipato in molti: ho conosciuto 6 presidenze, tantissimi dirigenti di commissione e Commissari, ed io ero sempre lì, a far da capocordata anche se a volte qualcuno, invece che farmi da sicurezza, ha cercato di tirarmi giù. Comunque siamo giunti fin qui.

Ringrazio tutti, scherzosamente e seriamente, a partire dal presidente della commissione Ambiente, Florenz, a tutti i relatori ombra, anche quelli che esprimono dissenso per questo risultato, alle presidenze, e soprattutto a quella finlandese che è stata davvero un interlocutore fondamentale, alla Commissione, che forse non ha dato dei grandi colpi di accelerata, ma che nella fase finale è stata determinante per giungere a questo risultato. Ma, soprattutto, ringrazio lo staff che ha lavorato con me: due donne italiane − tra cui la mia assistente, la signora Sabina Magnano − le quali hanno avuto un ruolo molto importante in questo progetto. Se fosse possibile cambiare il nome della relazione, metterei il loro e quello di tutti quelli che hanno lavorato con me!

(Applausi)

 
  
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  Mauri Pekkarinen, Presidente in carica del Consiglio. (FI) Signor Presidente, Commissari Verheugen e Dimas, onorevoli deputati, onorevole Sacconi, il regolamento concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) è uno dei progetti legislativi più importanti della storia dell’UE. Segnerà un gigantesco balzo in avanti rispetto al sistema attuale di controllo sulle sostanze chimiche, che risale all’incirca a 40 anni fa. Conferirà all’Europa un ruolo di pioniere globale e di antesignano in questo ambito.

Da quasi tre anni esatti il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione lavorano strenuamente insieme per l’adozione di REACH. Il processo negoziale ha attraversato fasi difficili. Senza esagerare, posso dire che, se non fosse stato per il forte impegno di tutte le parti, oggi non saremmo qui.

La stesura del regolamento in seno al Consiglio ha rappresentato una sfida per ben sette Presidenze. Desidero quindi ringraziare tutte le Presidenze che hanno preparato il terreno in Consiglio affinché si potesse giungere alla decisione di cui discutiamo oggi. Il consenso politico raccolto in seno al Consiglio sotto la Presidenza britannica ha aperto brillantemente la via per giungere alla conclusione dei colloqui durante il mandato della Presidenza finlandese.

Sono molto lieto che gli Stati membri abbiamo risolutamente appoggiato il pacchetto di compromesso frutto dei negoziati. Adesso spero vivamente che i vari gruppi del Parlamento europeo sosterranno tale soluzione di compromesso quanto più ampiamente possibile nel voto di mercoledì.

A tal proposito ringrazio il Parlamento per lo splendido livello di cooperazione nel corso dei negoziati dell’autunno. In particolare, ringrazio il relatore onorevole Sacconi e l’onorevole Florenz, presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, nonché i numerosi altri deputati che si sono adoperati attivamente per trovare soluzioni comuni. Ringrazio altresì i Commissari Verheugen e Dimas, che hanno dato un considerevole contributo personale ai negoziati.

A questo punto è opportuno valutare il processo relativo alle modalità per realizzare nel loro complesso gli obiettivi del regolamento REACH.

Il regolamento contribuirà ampiamente a migliorare la tutela della salute umana e dell’ambiente. Il sistema REACH arricchirà le nostre conoscenze sulle proprietà delle sostanze, renderà più efficace il controllo dei rischi derivanti dalle sostanze chimiche e introdurrà un’autorizzazione per l’impiego delle sostanze più pericolose. I nuovi requisiti di sicurezza saranno i più rigorosi del mondo. In Europa è nell’interesse comune sia dei consumatori che dell’industria promuovere lo sviluppo del prodotto per quanto riguarda sostanze chimiche nuove e più sicure. A tale scopo nella proposta è stata rielaborata la procedura di notifica vigente. Con il sistema REACH le imprese avranno maggiori responsabilità e maggiori obblighi da assolvere, e avranno altresì la possibilità di adempiere i propri doveri in materia di sicurezza chimica in maniera più autonoma rispetto al passato.

Aumenterà in maniera significativa la trasparenza nel controllo sulle sostanze chimiche grazie alla creazione di sistemi informatici e di registri aggiornati presso l’Agenzia europea delle sostanze chimiche, da cui anche il pubblico potrà ottenere più facilmente informazioni sulle varie sostanze e sulle loro proprietà. Non esiste al mondo un sistema simile.

Se si vogliono esaminare adeguatamente gli effetti delle sostanze, è necessario raccogliere maggiori informazioni sulle loro proprietà. Il regolamento REACH colloca questa funzione su un piano nuovo, prevedendo la possibilità di usare metodi e programmi di ricerca alternativi su una base ampia. Oltretutto i nuovi metodi di ricerca sono suscettibili di influenzare la sperimentazione delle sostanze chimiche a livello mondiale.

Anche i consumatori potranno avere maggiori informazioni sulle sostanze chimiche presenti nei vari prodotti e nelle varie merci. Con REACH sarà altresì istituito un sistema che obbligherà le imprese a dare informazioni dettagliate, ove i consumatori lo richiedano, sulle sostanze che destano grande preoccupazione e che sono presenti nei vari prodotti.

La procedura di autorizzazione e le sostituzioni sono state le ultime questioni rimaste aperte nei negoziati. La proposta della Presidenza prevede che il richiedente o il titolare di un’autorizzazione debba presentare un piano di sostituzione laddove l’analisi delle alternative mostra che vi sono opzioni alternative adeguate. Il piano di sostituzione deve essere presentato a prescindere dal fatto che l’autorizzazione debba essere concessa sulla base di un’appropriata gestione dei rischi o di benefici di ordine socioeconomico. Per di più, la via della gestione appropriata dei rischi è stata ristretta in termini di campo d’azione rispetto alla versione della posizione comune adottata, in quando non si applicherà alle sostanze PBT e vPvB. In relazione alle sostanze che interferiscono con la funzione ormonale, si è convenuto che questo punto sarà rivisto nuovamente entro i prossimi sei anni. Credo che tale soluzione tenga debitamente e realisticamente in conto le preoccupazioni espresse dal Parlamento in merito alla sostituzione delle sostanze più pericolose.

Sono molto lieto che la Presidenza finlandese possa confermare che il pacchetto di emendamenti che sarà votato si basa sull’esito dei negoziati tripartitici. Posso inoltre confermare l’approvazione del Consiglio su questi emendamenti. Per quanto concerne gli altri, mi auguro che il risultato dei colloqui rimanga inalterato.

Spero che nella seduta di mercoledì il Parlamento adotti il pacchetto di compromesso sul regolamento negoziato con il Consiglio. A quel punto, un progetto legislativo di grande importanza sia per i cittadini che per l’industria compirà un fondamentale passo avanti verso la sua realizzazione.

(Applausi)

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, il dibattito di oggi segna l’ultimo tratto di un lungo percorso, un percorso che alla fine consente di compiere un grande balzo in avanti per la salute, per l’ambiente e – in particolare, permettetemi di aggiungere – per la competitività dell’industria europea. Spero infatti che questo grande progetto fissi gli standard a livello mondiale nel campo della politica ambientale e sanitaria. Se siamo arrivati fino a questo punto, lo dobbiamo anche alla grande dedizione e al grande ascendente di quest’Assemblea, e siamo particolarmente grati all’onorevole Sacconi, che si è dimostrato un abile negoziatore, dotato di un’enorme competenza in materia. Ringrazio altresì l’onorevole Florenz, presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, il quale ci ha guidati nel trilogo, che è stato un processo estremamente difficile e talvolta laborioso. Ringrazio per il suo prezioso contributo l’onorevole Ek, relatrice per la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, e l’onorevole Nassauer, relatore per la commissione per il mercato interno e la tutela dei consumatori; entrambi infatti hanno svolto un ruolo fondamentale.

L’Assemblea ha impresso il suo inconfondibile marchio sui risultati di cui oggi stiamo discutendo, e sono il primo a dire è stato compiuto un miglioramento rispetto al passato. In particolare, ciò è avvenuto grazie al rafforzamento dei sistemi di approvazione e alla predisposizione di incentivi più sostanziosi per la sostituzione delle sostanze laddove esistono alternative idonee. Desidero inoltre reiterare che l’impiego di sostanze alternative alle sostanze chimiche, quando sia possibile, è vantaggioso dal punto di vista economico. Agire in questo modo non ci danneggia, anzi ci avvantaggia. Sono altresì molto lieto di vedere che si è rivelato possibile, nel corso delle delibere, tenere in maggior conto la necessità di proteggere gli animali, poiché uno degli aspetti di REACH che trovavo veramente problematico era l’eventualità che potesse comportare un maggior ricorso agli esperimenti sugli animali, visto che ce ne sono già stati abbastanza; ma a questo punto, rispondendo alla domanda che l’onorevole Davies mi aveva posto nel dibattito precedente, in sede di attuazione di REACH si punterà senz’altro a ridurre sostanzialmente la sperimentazione animale, che è l’obiettivo ultimo del sistema. Abbiamo migliorato le informazioni per i consumatori, mentre l’Assemblea al contempo si è dimostrata sensibile alla necessità di considerare le preoccupazioni e gli interessi di chi si trova sull’altro fronte, ossia delle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che saranno tenute ad applicare REACH.

Credere che REACH possa essere un problema per le grandi industrie in Europa è un malinteso, quantunque diffuso da alcune organizzazioni ambientaliste. L’industria pesante europea non ha alcun problema rispetto a REACH nella forma in cui era stato concepito originariamente o nella forma che ha assunto adesso, ma è sempre stato problematico per le piccole e medie imprese, la cui capacità di competere – anzi la capacità di sopravvivere – sarà messa a repentaglio se non presteremo un’attenzione particolare nel valutare i loro limiti. E’ per tale ragione che i cambiamenti apportati sono estremamente significativi, non solo in relazione alla verifica dei requisiti per le sostanze prodotte in piccole quantità, ma anche rispetto agli incentivi rafforzati per l’uso condiviso dei dati ai fini della registrazione e della migliore protezione dei diritti di proprietà intellettuale.

La Commissione ritiene che sia stato raggiunto un equilibrio tra la competitività, da una parte, e i necessari avanzamenti sul fronte della sanità e dell’ambiente, dall’altro, e pertanto sostiene la proposta oggi in discussione. Ne discende che l’Esecutivo appoggia altresì gli emendamenti su cui si basa la proposta dell’onorevole Sacconi.

Consentitemi di concludere affermando che c’è qualcos’altro su cui concordo con l’onorevole Sacconi. Potremmo anche essere prossimi a realizzare il nostro obiettivo, vale a dire l’adozione di questa legge, ma ciò non significa che le difficoltà siano state superate, anzi è esattamente il contrario; forse non le abbiamo neanche viste tutte perché, in fase di attuazione, questa normativa richiederà una grande attenzione, creatività ed energia. Faccio presente che ora dobbiamo assicurare che l’Agenzia di Helsinki sia attivata e resa operativa senza indugi; e il problema principale al riguardo attiene al trattamento dei dati. Bisogna fare in modo che i regolamenti attuativi entrino presto in vigore e che le parti interessate siano informate quanto prima dei propri obblighi; soprattutto dobbiamo garantire che i soggetti di REACH sappiano come funziona il regolamento sul piano concreto. La Commissione ha già cominciato ad attivarsi per preparare le piccole e medie imprese, fornendo loro informazioni più complete in modo che sappiano cosa avverrà. Infine – poiché in effetti ci troviamo al cospetto di una direttiva – dobbiamo fare in modo che non sorgano nuovi problemi e nuove complicazioni derivanti dalla diversa attuazione nei vari Stati membri, e chiedo che anche l’Assemblea si impegni in relazione alle misure che dovranno essere adottate a tal fine. Se in futuro continueremo a lavorare insieme su questo tema, sono convinto che riusciremo a realizzare il nostro ideale europeo, che coniuga una base industriale forte, altamente performante e che tutela l’occupazione, con gli standard più elevati possibile per l’ambiente e la salute dei nostri concittadini.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. (EL) Signor Presidente, onorevoli deputati, una lunga procedura legislativa sta giungendo a compimento e REACH sta assumendo una forma definitiva.

La Commissione, come ha detto il Vicepresidente Verheugen, si congratula con il Consiglio e con il Parlamento per aver raggiunto un consenso. Con questo accordo conseguiremo una migliore tutela della salute e dell’ambiente e promuoveremo l’innovazione industriale e la competitività.

La Commissione sostiene la serie di proposte di compromesso concordate tra il Consiglio e il Parlamento il 30 novembre 2006.

Ringrazio la Presidenza e il Ministro Pekkarinen oltre che ovviamente il Parlamento europeo, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e il suo presidente, onorevole Florenz, nonché il relatore, onorevole Sacconi, per i significativi sforzi profusi e per la determinazione che hanno consentito alla proposta di avere un esito felice.

REACH è una delle normative più complete, ispirate e ambiziose che siano mai state promulgate dall’Unione europea. Interesserà tutti i settori industriali ma anche i comuni cittadini, direttamente o indirettamente, visto che i prodotti chimici sono così diffusi nella vita quotidiana.

Per i cittadini e i consumatori REACH implica una migliore informazione sulle sostanze presenti nei prodotti di uso comune, ma soprattutto comporta la graduale sostituzione delle sostanze pericolose mediante l’introduzione di sostanze più sicure. Oltretutto le valutazioni di rischio terranno in considerazione le categorie vulnerabili, come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani. Pertanto la salute dei cittadini migliorerà e sarà scongiurato il danno ambientale che, oltre a costare caro in termini di ripristino e di gestione, in molti casi non ammette riparazione.

REACH prevede un’ampia responsabilità da parte dell’industria al fine di prevenire gli effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente dovuti alla produzione, all’uso e alla vendita di prodotti chimici. Inoltre il flusso di informazioni nella catena di produzione sarà migliorato e permetterà agli utenti futuri di disporre di conoscenze migliori e complete sulle caratteristiche e sulle proprietà delle sostanze utilizzate. Pertanto sarà possibile indicare obiettivi più precisi per le misure di gestione del rischio, una prospettiva che intensifica la tutela dei lavoratori e riduce i problemi che attengono alla salute e all’attività economica.

Anche se i costi in qualche modo aumenteranno, la spesa e gli investimenti saranno distribuiti sul lungo termine, ossia 11 anni nel caso di registrazione o un periodo più lungo nel caso di prestito.

Con il nuovo sistema ci attendiamo di ripristinare la fiducia dei consumatori nei prodotti chimici e nell’industria chimica; REACH intensificherà inoltre la concorrenza e l’innovazione, un fatto che controbilancia e compensa buona parte delle spese iniziali e degli investimenti.

REACH punta a ridurre la sperimentazione animale allo stretto necessario. L’accordo tra il Parlamento e il Consiglio su questo punto è soddisfacente. Enfatizza l’importanza di metodi alternativi e prevede un periodo di 45 giorni per la consultazione pubblica su ciascuna proposta di test.

Il voto di mercoledì segnerà la fase conclusiva di una procedura tesa a conseguire l’obiettivo enunciato dai capi di Stato e di governo al Vertice di primavera del 2006, ossia il completamento di REACH entro la fine del 2006. Spero che porteremo a termine la procedura come previsto e che il regolamento entri in vigore, in modo da poter cominciare ad affrontare la grande sfida rappresentata dalla graduale raccolta di informazioni sulle migliaia di sostanze impiegate attualmente, per adottare misure rafforzate di gestione del rischio.

Infine, onorevoli deputati, dobbiamo cominciare, e presto, a lavorare sulla graduale sostituzione delle sostanze pericolose. Se esistono prodotti alternativi, la sostituzione deve esse la nostra prima scelta.

 
  
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  Ria Oomen-Ruijten, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, REACH è una delle normative più complete e più complesse che siano mai state dibattute in quest’Aula negli ultimi anni. Voglio essere la prima a congratularmi con l’onorevole Sacconi per il risultato conseguito. Nelle ultime settimane egli ha parlato molto del suo cane, il quale voleva disperatamente che il padrone si occupasse un po’ meno di REACH per passare un po’ più di tempo a casa con lui. Il suo cane, onorevole Sacconi, deve essere un terrier, vista la tenacia con cui lei si è immerso nella materia; in effetti, per i relatori ombra non è sempre stato facile ottenere ciò che volevano.

Grazie al regolamento REACH le 30 000 sostanze chimiche presenti nel mercato europeo saranno nuovamente esaminate; le relative informazioni saranno verificate e le applicazioni, laddove necessario, disciplinate. Questa misura si applicherà alle sostanze che vengono prodotte in quantità superiori a una tonnellata all’anno. Vi sono però anche versioni diverse. Inoltre REACH sostituisce una normativa molto intricata che in fin dei conti ha portato allo stallo il mercato europeo. Ora è nostro compito lasciare che REACH produca i suoi effetti.

Il suo valore è comprovato: sono 1,3 milioni i lavoratori impiegati nell’industria chimica, 27 000 le imprese per lo più piccole ma anche di grandi dimensioni che lavorano con REACH o che opereranno ai sensi della normativa in futuro; il giro d’affari è di 440 miliardi di euro. Per tali ragioni dobbiamo assicurare solidità al pacchetto legislativo. Il compromesso oggi in discussione, a mio avviso, è il miglior compromesso possibile dopo i molteplici negoziati lunghi e difficili in cui le posizioni estreme sono servite a trovare una via di mezzo.

Il compromesso è molto precario, poiché, da un lato, protegge la salute umana, l’ambiente e i consumatori e limita la sperimentazione animale, mentre, dall’altro, offre altresì la possibilità di creare il clima migliore possibile per l’industria europea. In risposta al ministro finlandese possiamo dire che, oltre ad essere dei pionieri, dobbiamo anche garantire che la nostra posizione dia dei frutti.

REACH assicura il passaggio di responsabilità dagli Stati membri alle stesse imprese, ed è questo il miglioramento più importante in assoluto rispetto alla posizione comune. Gli altri punti principali per il gruppo PPE-DE riguardano il fatto che i dati confidenziali delle imprese saranno protetti più efficacemente, la registrazione sarà più in linea con il pacchetto Nassauer/Sacconi – è un peccato però che non si siano avuti sviluppi su questo fronte – e che la burocrazia sarà ridotta al minimo. E’ stato inoltre raggiunto un solido equilibrio tra i settori dell’autorizzazione e della sostituzione. Ora spetta alla Commissione garantire che questa normativa sia anche praticabile.

 
  
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  Dagmar Roth-Behrendt, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, presumo che il 99,9 per cento del mio gruppo voterà a favore di questo compromesso realizzato dall’onorevole Sacconi; se qualcuno era in grado di negoziare questa difficile via tra Scilla e Cariddi, poteva essere solo lui: il relatore è stato sempre disponibile al dialogo, ha cercato di raggiungere un compromesso pur tenendo costantemente presente le proprie idee e assicurandosi che tale compromesso potesse risultare accettabile ad ampie sezioni di quest’Aula e all’opinione pubblica europea.

Qual è l’oggetto della discussione? Vogliamo avere maggiori informazioni sulle sostanze chimiche, che attualmente ignoriamo. Desideriamo proteggere la natura e soprattutto la salute delle persone che entrano in contatto con le sostanze chimiche sia come consumatori che sul posto di lavoro. Alla luce di questo obiettivo, il compromesso è positivo.

Un compromesso ovviamente rimane sempre un compromesso e nulla più. La prova decisiva del fatto che sia positivo probabilmente è che nessuno alla fine è realmente appagato. L’onorevole Sacconi certamente non è del tutto soddisfatto e, nel complesso, non lo siamo neppure noi; tuttavia sono convinta che si tratti del miglior compromesso che potevamo ottenere. In ogni caso è migliore di molte altre proposte che ho visto, e quindi mercoledì voterò anch’io a favore e lo farò con grande convinzione.

In definitiva, però, quali sono i contenuti? Molti descrivono il testo come una mostruosità. Ovviamente non lo è. Il termine “mostruoso” infatti si attaglia meglio alla quarantina di normative che avevamo prima. Questo è un pacchetto compatto, magari non un testo facilmente leggibile da tutti, ma basta uno sforzo e diventa comprensibile. E’ inoltre positivo che si sia convenuto di rivedere il campo di applicazione tra cinque anni, ma cosa accadrà allora ai dispositivi medici e agli altri singoli prodotti? E’ opportuno applicare il testo anche a questi casi o sarebbe meglio escluderli? Sarebbe opportuno farlo; è inoltre positivo che sia stata migliorata la protezione dei dati. A prescindere dalle istanze di trasparenza e dal diritto delle persone di essere informate, i dati vanno protetti. Dobbiamo altresì garantire che vi sia un supporto attivo per i progetti di ricerca e che la ricerca continui nelle università e in altre strutture. Tutti questi fattori sono positivi.

Allora cosa c’è che non va? Gli aspetti negativi riguardano la sorte delle piccole e medie imprese. Il Commissario Verheugen lo ha detto, e gli sono grato per la sua ammissione; se non presteremo attenzione, in fin dei conti le piccole e medie imprese potrebbero trovarsi a pagare il prezzo della nostra ambiziosa normativa, ed è tempo di pensarci. Esorto dunque i Commissari Dimas e Verheugen a emendare la definizione di piccola e media impresa; da tempo se ne sente l’esigenza e il provvedimento aiuterebbe tali imprese. Sollecito altresì i Commissari a istituire uno sportello informativo per aiutare queste imprese, in quanto le aziende soggette alla normativa non sanno quale periodo di transizione verrà applicato né quando – e per quale ambito – dovranno registrarsi né quando saranno interessate dai vari provvedimenti.

Per concludere aggiungo che, se vogliamo essere seri – e rivolgendomi all’onorevole Oomen-Ruijten e a tutti, in realtà – sottolineo il “se”, allora dobbiamo assicurarci che sia istituita senza indugi un’Agenzia operativa ed efficace. A tal fine servono finanziamenti. E’ un aspetto che la Presidenza dovrà affrontare; mi auguro che sia fatto presente ai membri del Consiglio che questo è il motivo per cui servono risorse economiche. Il Parlamento deve fare lo stesso. Chiedo scusa all’onorevole Ouzký: normalmente rimango fino alla fine del dibattito in cui intervengo, ma ora devo partecipare alla riunione dell’Ufficio di presidenza.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ
Vicepresidente

 
  
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  Chris Davies, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, un dibattito tanto tempestoso sembra avviarsi verso una conclusione così pacifica.

Sono trascorsi all’incirca sette anni da quando REACH fu annunciato per la prima volta ai ministri del Consiglio “Ambiente”. Vi rammento i timori suscitati da tutte le valutazioni sull’impatto e le cifre astronomiche in relazione ai costi che REACH avrebbe comportato, oltre al rischio di veder scomparire l’industria chimica europea dal continente a causa della delocalizzazione in Cina. Nel corso degli anni in Aula sono state messe in atto ogni sorta di tattiche per rinviare e distruggere REACH, mentre ora ci ritroviamo con una ragguardevole dose di consenso globale. Forse sul piano pratico abbiamo apportato alcune modifiche. Ma adesso siamo sulla strada giusta.

Ripongo grandi speranze in REACH. Spero che ci consentirà di identificare, controllare e sostituire le sostanze chimiche nocive alla salute e all’ambiente. Spero sarà attuato senza grosse difficoltà, soprattutto per le PMI, a un costo che non minacci la competitività dell’industria. Spero che stimolerà l’omologazione e lo sviluppo di metodi che non prevedono esperimenti sugli animali. Spero che promuoverà l’innovazione in seno all’industria e che conferirà incisività all’Europa nel contesto mondiale. Spero che non comporterà un trasferimento di occupazione, ma che incrementerà la fiducia dei consumatori in Europa e nel resto del mondo rispetto alle sostanze chimiche che la nostra industria produce. Spero che un numero significativo di scienziati abbiano il coraggio di sfidare i bui inverni della Finlandia per assicurare all’Agenzia europea delle sostanze chimiche il successo che le auguriamo. Spero che questa iniziativa sia d’esempio al mondo intero, che sia foriera di un regime normativo cui anche altri governi guarderanno. Spero che il pacchetto che abbiamo concordato, con la grande assistenza della Presidenza finlandese negli ultimi mesi e ovviamente sotto la guida dell’onorevole Sacconi, orienterà decisamente l’industria verso la sostituzione delle sostanze chimiche più pericolose con alternative più sicure, promuovendone lo sviluppo.

Spero che tutto ciò si avveri, ma probabilmente ne dovrà ancora passare di acqua sotto i ponti prima che le mie speranze diventino realtà. Vi sono ancora molti fattori imponderabili. In che modo l’Agenzia europea delle sostanze chimiche interpreterà il suo mandato e come sarà definito REACH sul piano concreto? Solo il tempo potrà dirlo.

Non sono entusiasta del risultato. Ho accettato dei compromessi che avrei preferito evitare. Avrei voluto fosse assegnata maggiore enfasi alla sostituzione. E’ stato un terribile errore che, proprio alla fine dei negoziati, dinanzi alla possibilità che ci è stata offerta dal Consiglio di incorporare i perturbatori ormonali, i perturbatori endocrini, nelle categorie socioeconomiche – le categorie di sostituzione – noi in veste di Parlamento l’abbiamo declinata e abbiamo optato per una revisione tra sei anni. E’ allucinante!

D’altro canto, non sono d’accordo nemmeno con il portavoce del WWF, il quale ultimamente ha denunciato come una catastrofe il risultato finale di REACH. Al contrario, è proprio un passo nella giusta direzione e, se le nostre speranze si realizzeranno, potrebbe rivelarsi una delle misure più significative che l’Unione abbia mai assunto, da cui scaturiranno vantaggi reali a lungo termine sia per la nostra economia che per l’ambiente.

 
  
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  Carl Schlyter, a nome del gruppo Verts/ALE.(SV) Signor Presidente, lo scopo originale di REACH era quello proteggere le persone e l’ambiente. Agli effetti positivi derivanti da maggiori conoscenze e dallo sviluppo di modalità migliori per usare le sostanze chimiche si sommano poi i vantaggi economici. In novembre il Lancet ha pubblicato una relazione in cui si dimostra che 200 sostanze chimiche di uso comune provocano danni cerebrali, difficoltà di concentrazione, disturbi comportamentali e diminuiscono l’intelligenza. Come possiamo realizzare una società basata sulla conoscenza, sull’innovazione e sullo sviluppo quando senza alcuna ragione permettiamo l’impiego di sostanze chimiche che compromettono l’intelligenza e impediscono la concentrazione?

Onorevoli colleghi, abbiamo avuto molte lunghe riunioni. E’ stato costantemente confermato che una maggioranza qualificata in Parlamento ritiene che per i prodotti di consumo contenenti sostanze pericolose si doveva sempre procedere alla sostituzione con sostanze alternative meno pericolose, laddove queste siano disponibili. Abbiamo costantemente convenuto che dovevano essere introdotte relazioni sulla sicurezza chimica per le sostanze prodotte in quantitativi ridotti. Abbiamo costantemente enfatizzato l’importanza della trasparenza e dell’apertura e abbiamo riso pensando a quanto fosse assurdo che un consiglio chiamato a prendere decisioni importanti sul futuro delle sostanze chimiche dovesse essere segreto e avere interessi finanziari coperti dal vincolo di segretezza.

Abbiamo ritenuto ovvio che le imprese dovessero assumersi la responsabilità per i propri prodotti e abbiamo altresì preso decisioni che assicurerebbero condizioni giuste per le piccole imprese. Ora, all’ultimo minuto, giunti al momento topico, la maggioranza di voi ha deciso di disinteressarsi di questi obiettivi, preferendo saltare tra le braccia insicure dell’industria chimica tedesca. Benché la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare abbia chiesto miglioramenti sostanziali in REACH, l’ultimo trilogo ha solo peggiorato le cose. E’ stato il gruppo PPE-DE a fare il gioco dell’industria chimica, ma perché gli altri lo hanno seguito?

Ora REACH dovrebbe chiamarsi RISK, a significare una registrazione con inadeguata sostituzione delle sostanze chimiche. L’ultima volta che abbiamo votato su REACH il gruppo PSE e il gruppo ALDE avevano convenuto con la destra sull’aspetto della registrazione. Questa volta è stato definito un accordo globale su REACH. Allora l’onorevole Sacconi disse che gli accordi sono come le mele: vanno colte quando sono mature. Dopo il dibattito lei mi aveva dato una mela. Un anno dopo quella mela è diventata un grumo del tutto disgustoso e gonfio. Ho portato quindi una nuova mela con me per donargliela. La tenga per qualche anno, fino alla revisione di REACH, quando saprà di marcio e le ricorderà che deve trovare un accordo con un’altra maggioranza. Sarebbe di gran lunga meglio se fosse giunto a un accordo con noi sul compromesso alternativo, simbolizzato dai semi della mela. Vi invito a guardare ai semi di questa mela come se fosse REACH che cresce e si radica, divenendo un albero da cui nei decenni a venire potremo cogliere benefici frutti per l’ambiente e la salute pubblica, invece di vendere fumo ai paesi d’Europa.

A voi la scelta. Volete una mela REACH destinata a marcire o un seme destinato a crescere? In politica non si arriva a nulla se non ci si assumono dei rischi. Bisogna avere il coraggio di cogliere quest’ultima opportunità adesso, ottenere una chiara maggioranza in Parlamento e negoziare apertamente con il Consiglio. Non possiamo ottenere nulla di peggio della posizione comune del Consiglio, ma abbiamo la possibilità di ottenere qualcosa di molto meglio. Uno dei vantaggi della conciliazione è che in ogni caso ci sarebbe più democrazia di quanta ce ne sia in questo accordo marcio raggiunto a porte chiuse.

 
  
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  Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, non mi addentrerò nei dettagli dell’analisi del compromesso su REACH che ci viene presentato; se ne occuperà l’onorevole Holm tra qualche istante. Da parte mia, vorrei soffermarmi su un unico concetto: REACH è al contempo una bella dimostrazione di quanto l’Europa potrebbe essere e una triste conferma delle sue contraddizioni di oggi.

Solo alcune settimane fa REACH prometteva di essere l’emblema di un’autentica ambizione per l’Europa: l’Unione europea si accingeva a dotarsi di una legislazione che finalmente avrebbe anteposto la salute pubblica e l’ambiente ai miopi calcoli economici; imponeva inoltre alle imprese di tenere conto del costo sociale della loro corsa infinita alla competitività; traeva insegnamento dallo scandalo dell’amianto e, visto che la nuova normativa comprendeva anche i prodotti importati in quantità considerevoli, l’Europa obbligava l’industria mondiale ad adattarsi alle sue nuove norme.

L’Europa quindi aveva una grande occasione per crearsi, su un tema molto caro ai cittadini, un’identità di progresso, cambiando le condizioni al suo interno e nel mondo. In tale spirito, diverse ONG, sindacati, esponenti politici si sono impegnati attivamente per la riuscita di questo bel progetto. Oggi, per molti di essi il disincanto è grande dinanzi alle eccessive concessioni fatte ai grandi gruppi europei.

Certamente – ed è importante – rimane l’inversione dell’onore della prova: non spetta più ai poteri pubblici provare la tossicità delle sostanze chimiche utilizzate, bensì spetta alle industrie dimostrare che siffatte sostanze sono sicure.

Stanti tali premesse, come giustificare il fatto che le imprese sono autorizzate a continuare a usare, ancorché con controlli, sostanze notoriamente molto pericolose anche se esistono sul mercato alternative meno nocive? Dopo il terribile precedente dell’amianto ciò è eticamente inaccettabile. Lo stesso si può dire del diritto riconosciuto alla dirigenza delle imprese di tenere segrete le informazioni di cui dispongono sull’eventuale tossicità di sostanze chimiche prodotte in quantità inferiori a dieci tonnellate all’anno, ossia la maggior parte delle sostanze chimiche. Vi prego smettetela di addurre come pretesto la fragilità finanziaria delle piccole e medie imprese! Il mio gruppo ha presentato un emendamento che impone alle grandi imprese di fornire alle PMI le informazioni di cui dispongono sulle sostanze chimiche al fine di risparmiare loro costi superflui; l’emendamento è stato respinto dagli autori del compromesso di maggioranza.

Un ultimo commento merita una riflessione. Questo compromesso al ribasso non deriva da una debolezza congiunturale di fronte a una forza ineguale. Il cattivo esempio viene dall’alto! La normativa REACH è troppo ambiziosa: è il genere di progetto che la Commissione non presenterà più in futuro, come aveva dichiarato a metà settembre il Vicepresidente della Commissione Verheugen, competente per l’industria. Ancora più inquietante è il fatto che egli abbia reso tale annuncio nel quadro di un intervento sull’iniziativa Legiferare meglio, il che la dice lunga sull’orientamento strategico da cui proviene questo slogan pernicioso. Ne abbiamo visto gli effetti in campo sociale, segnatamente con la direttiva sui servizi o nel Libro verde sul diritto del lavoro. Oggi è il turno della salute pubblica e dell’ambiente subirne le conseguenze. Il dibattito sui necessari cambiamenti che devono essere apportati alla costruzione europea è decisamente più attuale che mai!

 
  
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  Liam Aylward, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, sono entrato a far parte della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare proprio dopo le ultime elezioni, quasi due anni e mezzo fa, e ho quindi potuto toccare con mano le divisioni e le differenze di opinione in relazione a REACH. Devo dire che mi hanno molto colpito gli sforzi profusi da tante persone; in particolare desidero ringraziare il relatore, onorevole Sacconi, i relatori ombra, il presidente del mio gruppo, l’onorevole Florenz, la Commissione e il Consiglio come pure tutti coloro che sono scesi a un compromesso per conseguire il presente pacchetto. Credo che questa vicenda dimostri la capacità dell’Unione europea e delle sue Istituzioni di compattarsi su temi di interesse comune – dimostra che siamo in grado di raggiungere un compromesso e di tenere un dibattito. Se i nostri elettori ci vedessero sotto questa luce, ne sarebbero molto colpiti.

Non sussistono dubbi sull’esistenza di un cocktail crescente di sostanze chimiche nella nostra vita quotidiana. Ai sensi dell’attuale mosaico normativo, senza un’informazione sufficiente sulla maggior parte delle sostanze chimiche in uso, non sappiamo con certezza quale sia la quantità di sostanze chimiche usate e il loro effetto sulla salute umana e sull’ambiente. Questo accordo è pionieristico in termini di legislazione e recherà vantaggi ai consumatori e all’ambiente mediante il giro di vite sui controlli sulla sicurezza. Saremo meglio informati. Le imprese saranno sempre più stimolate a investire e ad evolversi sul versante della ricerca e dello sviluppo e attraverso i piani di sostituzione. Oltre al buon equilibrio conseguito, sono molto soddisfatto per l’accresciuta assistenza accordata alle PMI, per la promozione delle alternative alla sperimentazione animale, per l’etichettatura comunitaria e per la creazione di un’Agenzia UE atta a gestire gli aspetti tecnici, scientifici e amministrativi del sistema REACH a livello comunitario.

Dobbiamo però ricordarci che questa normativa punta anche a intensificare la competitività dell’industria chimica, un settore molto importante nel mio paese, che alimenta una significativa occupazione sia direttamente che attraverso l’indotto. Le Istituzioni si sono adoperate strenuamente per assicurare che il fardello a carico dell’industria, e soprattutto delle PMI, non sia troppo oneroso, che siano tutelate le informazioni commerciali confidenziali, che sia tagliata la burocrazia e che non venga messa in pericolo l’occupazione, creando al contempo una situazione positiva per tutti: per i cittadini, per i lavoratori e per l’ecosistema. Ora la grande sfida che siamo chiamati ad affrontare verte sull’attuazione del regolamento REACH nei nostri rispettivi paesi, in modo da dare una rappresentanza adeguata a coloro che ci eleggono in questa sede.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, desidero esprimere il mio apprezzamento all’onorevole Sacconi. E’ stata la sua guida a consentire all’Assemblea di ottenere il risultato migliore possibile nei negoziati, il che è stato assai difficile con il Parlamento diviso e con il Consiglio che si era arroccato sulla posizione comune. Va riconosciuto che alla fine, dopo negoziati difficili, sono stati raggiunti esiti accettabili su diversi fronti.

Posso capire molto bene il motivo per cui il movimento ambientalista e l’industria chimica siano scontenti del compromesso, ma è senz’altro vero che in casi come questi il meglio è nemico del bene. La mancanza di un compromesso in seconda lettura avrebbe portato all’adozione di una posizione comune praticamente immutata o avrebbe dato il via a una conciliazione infinita, con la possibile conseguenza di vedere ritirata o respinta l’intera proposta. In tal caso, avere qualcosa è meglio che non avere niente.

Richiamo poi l’attenzione su un’ultima osservazione: credo che gli Stati membri debbano avere la possibilità di adottare una politica ambientale più rigorosa rispetto a quanto è stato stabilito. E’ un’osservazione senz’altro calzante, se si pensa che paesi come la Svezia e la Danimarca sono determinati ad applicare una normativa più severa. Per tale motivo voterò a favore dell’emendamento che ho presentato in proposito insieme ad alcuni colleghi.

Mi scuso soprattutto con il Commissario e con l’onorevole Sacconi, in quanto non posso rimanere fino alla fine del dibattito a causa della votazione prevista in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.

 
  
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  Hartmut Nassauer (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo compromesso reca l’impronta del Parlamento. E’ la seconda volta – la prima è stata in occasione della direttiva sui servizi – che quest’Assemblea rende un contributo decisivo all’identificazione di una soluzione su una normativa importante. Ed è positivo che la soluzione sia stata trovata in quest’Aula.

Si tratta però di un compromesso – nessun’altra soluzione era possibile in quel momento, e anche un’ulteriore mediazione si sarebbe indubbiamente rivelata molto problematica. Per tale ragione è giusto sostenere questo compromesso, benché anch’io mi appresti a farlo con considerevoli riserve. Il sistema REACH segna un progresso rivoluzionario per quanto concerne le conoscenze su circa 30 000 sostanze utilizzate nel commercio e nell’industria. In questo modo si compirà un netto progresso per la salute e per l’ambiente in Europa, come il Presidente in carica del Consiglio ha giustamente osservato.

Perché allora – e mi rivolgo al Presidente in carica del Consiglio – lei non è riuscito a dire nemmeno una parola sul fatto che, oltre a trasferire la responsabilità delle sostanze sulle imprese, stiamo anche imponendo loro notevoli costi? Perché il Presidente in carica non ha detto che stiamo introducendo nuove procedure burocratiche in Europa e quindi agiamo esattamente all’opposto di quanto proclamiamo nei nostri bei discorsi sulla riduzione della burocrazia e sul conseguimento degli obiettivi di Lisbona? Per onestà dovremmo ammettere che, se da un lato vogliamo questo progresso ambientale, dall’altro imponiamo di fatto costi considerevoli alle imprese e alla comunità industriale. Il tempo ci dirà se, come speriamo sia io che il Commissario Verheugen, la competitività del comparto sarà in grado di reggere.

Innanzi tutto sono stati ipotizzati costi che avrebbero potuto essere inferiori. La Presidenza finlandese del Consiglio ha respinto l’allentamento delle norme sulla sperimentazione per i volumi inferiori a un certo tonnellaggio. In primo luogo questi test sono costosi, in secondo luogo non sono molto utili e in terzo luogo richiedono un’enorme sperimentazione animale. Sarebbe stato meglio ricorre alla soluzione individuata in prima lettura dal Parlamento insieme all’onorevole Sacconi, che ringrazio per il lavoro svolto.

Che cosa accadrà adesso? Il prossimo passo è l’attuazione di questa enorme opera, il regolamento, che entra immediatamente in vigore – ossia non deve essere recepito nell’ordinamento nazionale. Un fattore decisivo al riguardo risiede nel modo in cui la Commissione e l’Agenzia agiranno nei confronti dei soggetti della normativa. Chiedo ai due Commissari più direttamente interessati, ossia ai Commissari Dimas e Verheugen – i quali sanno meglio di altri che l’organizzazione di REACH tende a creare uno svantaggio per le PMI –, di collaborare con esse in sede di attuazione in uno spirito di partenariato, e chiedo loro altresì di assicurare che l’economia europea possa reggere il contraccolpo.

 
  
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  Riitta Myller (PSE).(FI) Signor Presidente, dopo lunghi e impegnativi dibattiti, negoziati, voti in commissione e compromessi ora vediamo la forma che REACH si appresta ad assumere. La situazione che è prevalsa finora, come è stato detto in questa sede, mostra semplicemente che abbiamo conoscenze troppo scarse su quasi tutte le sostanze chimiche usate nel mercato interno. Nel corso dei decenni sono state immesse sul mercato decine di centinaia di sostanze chimiche di cui non si conoscono gli effetti sull’ambiente e sulla salute umana.

La normativa vigente sulle sostanze chimiche impedisce la collocazione sul mercato di sostanze chimiche nuove e migliori, in quanto avvalora una situazione in cui è possibile e più conveniente usare le sostanze vecchie. Si intravede quindi una barriera all’innovazione prevista dalla strategia di Lisbona. Il principale strumento di REACH è l’obbligo imposto alle industrie che impiegano sostanze chimiche e agli importatori in relazione alla registrazione.

Nelle ultime settimane abbiamo discusso in particolare della procedura di autorizzazione e della correlata procedura di sostituzione. Il Parlamento europeo e il suo relatore, onorevole Sacconi, si sono adoperati al massimo per migliorare la proposta originaria della Commissione e la posizione comune del Consiglio sulla possibilità di introdurre sostanze chimiche meno nocive per l’ambiente e per la salute umana al posto delle sostanze pericolose e che suscitano preoccupazione. Questo lavoro è stato consistente e dobbiamo riconoscere che ha prodotto un esito eccellente. Dopo il voto in prima lettura non erano in molti a credere che saremmo stati in grado di approdare a un risultato. Adesso invece ne abbiamo uno positivo.

In virtù del compromesso ora in discussione, tutte le sostanze pericolose saranno soggette alla procedura di sostituzione e le sostanze più pericolose dovranno sempre essere sostituite se esiste un’alternativa e se il relativo impiego è finanziariamente e tecnicamente fattibile. In aggiunta, come condizione per accedere al mercato, dovranno essere presentati un piano di sostituzione e piani di ricerca per le altre sostanze che destano preoccupazione.

Desidero infine commentare la metafora sulla mela. Anch’io voglio cogliere e mangiare la mela quando è matura, non aspetterei che marcisca. Analogamente credo sia importante capire quando si deve prendere una decisione e quando è il momento migliore per cogliere questa mela ormai matura.

 
  
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  Lena Ek (ALDE).(SV) Signor Presidente, il voto di giovedì segna la fine di un lungo processo che ha beneficiato del contributo di molti. Credo che dovremmo ascoltare il Commissario Wallström, che aveva presentato la proposta, e la sua innovazione democratica, ossia la grande consultazione attraverso Internet, la quale ha contribuito tantissimo a migliorare la proposta stessa di REACH. Dobbiamo ascoltare i deputati che hanno passato molte notti a lavorare su questa materia e con cui abbiamo avuto accese discussioni: l’onorevole Langen della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, il relatore ombra, onorevole Nassauer, e diversi altri, in particolare il relatore principale, onorevole Sacconi, e i Commissari, sia il Commissario Verheugen che il Commissario Dimas, i quali si sono adoperati molto per preparare questa proposta che ci viene sottoposta per il voto.

Tuttavia, ora sono animata da sentimenti contrastanti. Se dovessi sintetizzare il mio stato d’animo, direi che sono orgogliosa ma anche insoddisfatta, per usare un’espressione divenuta popolare in Svezia negli ultimi anni. Per quanto mi riguarda, sono orgogliosa di aver dato un contributo a questo lavoro in veste di relatrice per la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, partendo da tre temi. In primo luogo, gli aspetti ambientali della proposta devono essere rafforzati, soprattutto in relazione alla sostituzione. In secondo luogo, la proposta deve essere chiarita. Vi era un numero incredibile di ambiguità e di istanze di sovrapposizione con altre normative, ed ora abbiamo eliminato la parte sulla carta e sulla pasta di legno e quella sui minerali e sui minerali ferrosi, che sono settori importanti ma che non rientrano nella proposta. Abbiamo anche semplificato REACH – una mossa che è stata molto vantaggiosa per le piccole imprese. Credo inoltre che la proposta riguardante una registrazione per ogni sostanza acquisterà un notevole significato in futuro.

Di conseguenza, sono partita dalla premessa che il rafforzamento, il chiarimento e la semplificazione sono positivi per l’industria europea, per i consumatori europei e per i cittadini europei. Ritengo che la ricerca di una politica forte che tenga conto sia del mercato che dell’ambiente sia un importante fattore di riuscita.

Sono delusa per tre aspetti. In primo luogo, ritengo che avremmo potuto cogliere l’opportunità di dare ai consumatori informazioni più chiare, ottemperando così alle crescenti richieste di ordine ambientale e a quelle provenienti dai consumatori. Sarebbe stato possibile, visto che il lavoro era fatto e che ce ne siamo assunti gli oneri. Il compromesso di oggi infatti non è vantaggioso come avrebbe potuto essere, il che a mio avviso è molto triste. Vorrei sapere in che modo la Commissione e il Consiglio intendono rispondere alla richiesta di fissare un limite allo 0,1 per cento. Sarà l’automobile a essere ritenuta in una certa misura pericolosa o saranno i suoi componenti a essere considerati per certi aspetti pericolosi? E’ importante chiarire queste questioni. La richiesta sulla sostituzione è un ulteriore tema. Perché non avremmo dovuto fare un passo in più in relazione alle cosiddette sostanze CMR, che provocano tumori, sono mutagene e influiscono sulla riproduzione? La mia terza domanda riguarda il principio di diligenza. E’ un principio sancito nel diritto europeo sul risarcimento dei danni sin dall’antica Roma e non è certo un’innovazione. Credo sarebbe stato opportuno inserirlo non solo come principio nei considerando, ma come parte integrante del testo. Purtroppo non abbiamo portato a buon fine queste questioni. Vorrei poi mettere in luce un quarto aspetto: è importante che ai paesi in via di sviluppo sia data la possibilità di usare queste informazioni, in modo da non creare ostacoli agli scambi.

In sintesi, quindi, sono orgogliosa ma insoddisfatta. Il lavoro principale rimane ancora da compiere, per citare una frase pronunciata da un americano un paio di settimane fa: “Non abbiamo attraversato il Rubicone per sederci sulla riva e metterci a pescare”. Onorevoli colleghi, il vero lavoro comincia dopo il voto.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, Natale è arrivato in anticipo per l’industria chimica tedesca, poiché, sostenendo questo compromesso incredibilmente annacquato, il Parlamento farà un regalo natalizio anticipato e inaspettatamente grande al settore, ricompensandolo per l’instancabile attività di lobby che è riuscita a svuotare di grinta la proposta.

Grazie a tale attività di lobby e a politici compiacenti, sia in seno al Consiglio che, soprattutto, tra i membri del gruppo PPE-DE, le sostanze pericolose continueranno a rimanere sul mercato per molti anni a venire, benché siano già disponibili alternative più sicure. Credo che questo punto sarà difficile da spiegare ai cittadini europei. E’ uno scandalo che, dopo un’attesa complessiva di vent’anni, i cittadini europei si ritrovino con norme le quali, a ben guardare, continueranno a consentire l’impiego di sostanze chimiche pericolose in prodotti di uso quotidiano, anche laddove sono già prontamente disponibili sostanze alternative. Oltretutto non è assolutamente necessario: in seconda lettura in seno alla commissione per l’ambiente il relatore aveva ricevuto il chiaro mandato di spingere per la sostituzione obbligatoria di tutte le sostanze chimiche altamente preoccupanti laddove esistono alternative. Eppure, questo aspetto è venuto meno nei negoziati.

Non solo, ma l’intero regolamento sarà avvolto dal segreto. E’ assolutamente inammissibile che i principali funzionari dell’Agenzia incaricata dell’attuazione possano mantenere riservati i propri nomi e le proprie dichiarazioni d’interesse. E’ scandaloso ed è anche straordinariamente ironico che tutto ciò avvenga nel momento stesso in cui dovremmo convincere gli europei che l’UE è aperta, trasparente e responsabile. Come possiamo verosimilmente fare un’affermazione del genere proprio quando imponiamo il vincolo di riservatezza in questo ambito?

Secondo il mio gruppo, il Parlamento avrebbe dovuto bocciare il pacchetto di compromesso e continuare a spingere per un accordo attraverso una procedura piena di seconda lettura e di conciliazione. Non vi è nulla in questo pacchetto che non avrebbe potuto essere realizzato mediante la conciliazione, anzi avremmo potuto ottenere molto di più. Invece abbiamo avuto un processo non trasparente, antidemocratico e aperto alle manipolazioni.

Il mio gruppo ha presentato due pacchetti alternativi di compromesso – una proposta tutt’altro che irrealistica, come alcuni hanno affermato. In realtà, la nostra proposta attuale è più debole del testo che il Parlamento aveva adottato in prima lettura, ma è più solida del compromesso fievole e sbiadito che ora è sul tavolo. Essa si basa proprio sulle linee di fondo che il Parlamento aveva sostenuto a maggioranza nel corso del processo fino all’ultimo momento, quando poi ha deciso di arrendersi, facendo una concessione al PPE.

Pertanto, quando lei, onorevole Sacconi, ci chiede quale altra montagna vogliamo scalare, noi rispondiamo che vogliamo scalare la montagna che figurava su tutte le mappe sin dal primo momento in cui è cominciato il processo, la montagna che lei stesso ci ha detto che stavamo scalando sotto la sua guida capace e ed esperta, fino a quando, proprio all’ultimo momento, lei ha perso il passo, ha messo il piede in fallo, ha imboccato il sentiero sbagliato e ora ci troviamo tutti in pericolo.

Un ultimo commento sul benessere animale. Nel corso della prima lettura in seno alla commissione per l’ambiente avevo presentato una strategia per una sperimentazione che non prevedeva affatto l’impiego di animali e che era stata adottata. Tale proposta però non ha retto al successivo voto in plenaria, ma ha evidenziato a chiare lettere che vogliamo un’enfasi molto maggiore sulle alternative che non prevedono l’impiego di animali. La promozione della sperimentazione senza l’impiego di animali ora è uno degli obiettivi del regolamento REACH, e questo fattore riveste un’importanza capitale. Non deve però essere solo un gesto, deve diventare un impegno giuridico quello di sostituire la sperimentazione sugli animali a un ritmo più sostenuto rispetto a quanto si sta facendo ora. I test sugli animali, oltre a essere crudeli, sono inefficaci, antiquati e spesso fuorvianti. Sostituirli quanto prima possibile non è solo una questione che attiene ai diritti degli animali, è anche una questione che tocca la salute umana e i diritti dell’uomo.

 
  
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  Jens Holm (GUE/NGL).(SV) Signor Presidente, mio padre ha lavorato per oltre vent’anni nell’industria chimica pesante a Sundsvall, nella Svezia settentrionale. Talvolta tornava a casa la sera con dolori alle braccia e alle gambe. A volte era quasi completamente paralizzato, non riuscendo a muovere gli arti. Secondo il medico era stato colpito da un grave avvelenamento da metalli. Adesso mio padre è in pensione e diversi metalli pesanti con cui veniva a contatto al lavoro ora sono vietati. Tuttavia, in Europa milioni di lavoratori subiscono tuttora le conseguenze delle sostanze chimiche sul posto di lavoro. Secondo uno studio finlandese, 32 milioni di cittadini europei sono esposti quotidianamente a sostanze chimiche cancerogene sul posto di lavoro. E’ per tutti questi lavoratori che serve un REACH forte.

Come è già stato detto in alcuni eccellenti interventi pronunciati prima in quest’Aula, abbiamo bisogno di un REACH forte anche per l’ambiente e per i consumatori. Proprio per questa ragione sono così deluso che il gruppo PSE e il gruppo ALDE abbiano ceduto dinanzi all’industria chimica e al gruppo PPE-DE. Questa proposta delude i lavoratori, i consumatori e l’ambiente. Onorevole Sacconi, lei probabilmente conosce meglio di chiunque altro in questa sede le richieste dei lavoratori. Tanto per fare un esempio, essi vogliono un REACH forte in cui le sostanze pericolose siano sostituite quando esistono alternative migliori. Eppure lei ha abbandonato questo principio elementare. E’ perché il potere e la lealtà al gruppo PPE-DE sono più importanti? Mi dica lei.

Noi del gruppo GUE/NGL non possiamo sostenere questa proposta. Perché? Lasciate che vi dia alcuni esempi concreti. Il presente compromesso non prevede alcuna relazione sulla sicurezza chimica per le sostanze prodotte in quantitativi ridotti. In tal modo, migliaia di sostanze chimiche continueranno ad essere distribuite nella più totale ignoranza di quali siano i veri rischi che comportano. Non esiste alcun obbligo di diligenza, e alla luce di tale assunto va ricordato che l’idea elementare su cui poggia REACH è proprio l’inserimento di tale concetto e che, specificamente, l’onere della prova in relazione alle sostanze chimiche spetta alle aziende e non alle autorità pubbliche. Le grandi società potranno tenere segrete le informazioni di cui sono in possesso sulle sostanze chimiche, visto che il gruppo PPE-DE è riuscito a far passare le sue richieste sul rafforzamento della legislazione in materia di proprietà intellettuale. Le piccole società non potranno godere di una maggiore trasparenza e saranno quindi i grandi perdenti.

Non è stata approvata nemmeno la richiesta palesemente legittima secondo cui gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di promulgare norme molto più ampie. In particolare, una componente che avrebbe dovuto rappresentare una conquista in termini di salute pubblica e di ambiente ora suona vuota, ossia il principio di sostituzione. Siffatto principio, secondo cui le sostanze pericolose devono essere sostituite quando esistono alternative meno pericolose, ora è così ristretto che saranno gradatamente eliminate solo pochissime sostanze chimiche. Di conseguenza ci troveremo comunque circondati da migliaia di sostanze chimiche cancerogene o tossiche per la riproduzione o che hanno effetti turbativi a livello endocrino.

Noi del gruppo GUE/NGL vogliamo salvare REACH. Pertanto, con il gruppo Verts/ALE abbiamo presentato un pacchetto comune REACH con emendamenti atti a introdurre formule più incisive in tutti questi settori. Allo scopo di minimizzare il numero delle sperimentazioni sugli animali, chiediamo che siano compiuti sforzi per introdurre metodi completamente nuovi che non prevedano l’impiego di animali nell’ambito della tossigenomia. Le richieste che avanziamo non sono irragionevoli, in quanto molte di esse un anno fa avevano raccolto il sostegno della maggioranza dell’Assemblea. In conclusione, mercoledì voteremo su una normativa destinata ad essere la più completa del mondo. C’è ancora una possibilità di salvare REACH, e mi rivolgo a voi – soprattutto ai socialisti che proclamano di proteggere i lavoratori e l’ambiente – invitandovi a gettare l’accordo del gruppo PPE-DE nel cestino della carta straccia e a usare il vostro voto per salvare REACH.

 
  
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  Urszula Krupa (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, il dibattito sul regolamento REACH ha suscitato molte emozioni e molte controversie. Gli animi si sono surriscaldati soprattutto in ragione dell’elenco scandalosamente lungo degli emendamenti presentati, oltre 5 000, e anche perché i veri obiettivi di REACH ora sono emersi chiaramente, ossia: la promozione degli interessi delle grandi imprese chimiche, che possono contare su un potenziale finanziario enorme e sul sostegno della ricerca scientifica, la quale è divenuta un mero strumento di cui queste imprese globalizzate si servono per incassare profitti ancora maggiori.

Dietro la facciata di begli slogan sulla protezione della salute e dell’ambiente, i principali protagonisti stanno cercando di sbarazzarsi delle piccole e medie imprese. In particolare si stanno accanendo contro quelle dei nuovi Stati membri dell’Unione, che finora sono state la forza trainante dell’economia europea.

Nutriamo scetticismo anche sui compromessi che non fanno altro che rinviare l’eliminazione delle imprese più piccole, privando quindi molte persone del posto di lavoro e della possibilità di migliorarsi.

 
  
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  Karl-Heinz Florenz (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevole relatore, Commissari Verheugen e Dimas, signor Presidente in carica del Consiglio, sono molto grato perché ora possiamo affermare che finalmente è stato raggiunto un compromesso. Le cose che ho dovuto sentire la settimana scorsa, del tipo: “L’onorevole Florenz è la longa manus della Cancelleria; sta cercando di realizzare la volontà dell’industria chimica tedesca; ha persino sospeso i negoziati”, sono tutte sciocchezze. Volevo solamente generare pressioni per avvicinare le varie fazioni in Parlamento – ossia i fautori della politica sanitaria e ambientale, da un lato, che sono molto determinati, e i fautori della politica economica, dall’altro. E’ stato un problema di non agevole risoluzione.

Credo che alla fine sia stato raggiunto un compromesso decoroso. Brontolano tutti, tutti sono scontenti, ma in definitiva questo è il risultato del compromesso. Chi non lo gradisce può fare a meno di prender parte al processo parlamentare. Dopo tutto, le cose non sono così semplici come possono credere i colleghi del gruppo Verts/ALE – che peraltro stimo molto. Vi sono diversi schieramenti in questo mondo, motivo per cui i dibattiti che abbiamo tenuto sul Libro bianco negli ultimi tre anni sono stati sempre controversi. Nei 18 anni di appartenenza a quest’Assemblea non ho mai visto nulla di simile per nessun’altra relazione. Abbiamo assistito a ridicole guerre per interposta persona e l’atmosfera non è sempre stata scevra da tensioni.

Un punto però è sempre stato chiaro: disponiamo di un vero pilastro, visto che REACH non è mai stato messo in discussione dall’industria. Ne sono molto lieto. Vorrei ricordare ai due Commissari che hanno annunciato l’intenzione di ritirare 40 vecchie direttive e regolamenti ormai superati. Controllerò che lo facciano. E’ una sfida che essi si trovano davanti e che si aggiunge a quella dei regolamenti attuativi – e in effetti devono procedere come hanno affermato per darci un vantaggio e per darci la possibilità di sfrondare la giungla che impera in materia. La procedura in tre fasi – registrazione, valutazione e autorizzazione – è precisa. L’industria dovrà dimostrare che consentirà il rilascio e la pubblicazione dei dati da parte dell’Agenzia come una funzione della politica economica moderna, invece di vederla come un fine in sé. Sono convinto che, laddove esistono alternative migliori, vi saranno anche alternative ecocompatibili in futuro, sempre che siano praticabili da un punto di vista economico. Sono proprio questi gli aspetti che intendiamo promuovere. E’ mia convinzione e mia speranza che non vi saranno danni per l’industria, anzi verrà promossa l’innovazione.

In tutto il processo un fattore importante è stata l’attenzione per la responsabilità del produttore. Non si tratta di un fine in sé, bensì di una funzione che l’industria si dovrà assumere in futuro. La questione delle importazioni invece rimane irrisolta; a mio avviso, non è stata sufficientemente disciplinata. Per concludere, una questione controversa è quella della pubblicazione delle informazioni. Serve un dibattito politico per stabilire quanto know-how le imprese saranno tenute a divulgare. Ovviamente è necessaria una tutela per i consumatori, ma bisogna altresì proteggere le imprese che assicurano il lavoro dal lunedì al venerdì.

 
  
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  Linda McAvan (PSE).(EN) Signor Presidente, lo scorso mese il Lancet, la più autorevole rivista medica britannica, ha pubblicato una relazione in cui si parla della silenziosa pandemia che si sta diffondendo tra i bambini, i quali manifestano disturbi neurologici dovuti all’esposizione a sostanze chimiche industriali. In proposito è necessario svolgere molta più ricerca. Ma ora abbiamo la possibilità di intervenire in materia di sostanze chimiche e dobbiamo coglierla.

Il pacchetto di compromesso concordato dal Parlamento e dal Consiglio è ottimo. Desidero quindi esprimere un elogio per la competenza dell’onorevole Sacconi, il nostro capo negoziatore, il quale ha lavorato in maniera estremamente trasparente e collaborativa nel corso di tutti questi negoziati. Respingo infatti l’accusa secondo cui egli non sarebbe stato trasparente. Ha sempre riferito ai relatori ombra e alla commissione, tenendo tutti informati, molto più informati rispetto a quanto normalmente accade per altre normative.

E’ stato detto che il compromesso non è abbastanza ambizioso, che non è perfetto. In effetti non è un compromesso perfetto. I verdi e il gruppo GUE/NGL hanno annunciato che non lo sosterranno, il che non mi sorprende. Tuttavia, il fine della politica non è quello di fare bella mostra di sé o di respingere i compromessi, gloriandosi della sconfitta per rimanere politicamente puri; il fine della politica è quello di apportare un cambiamento reale per la gente. Ed è esattamente questo l’effetto che la normativa produrrà.

Ho sentito parlare di montagne, ma queste persone le affrontano come Sisifo, che spingeva continuamente il masso verso la cima. In questo modo non si arriverebbe mai a nulla e non accadrebbe mai nulla, e giunti in prossimità della meta rotoleremmo nuovamente a valle. Ho visto le maggioranze espresse nella commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e non esisteva alcuna maggioranza che ci avrebbe permesso di ottenere nulla di meglio rispetto alla proposta di cui stiamo discutendo stasera.

Convengo con il Commissario Verheugen, il quale ha accennato alla necessità di rendere la normativa applicabile, e attendo con ansia di vedere come si muoverà e come lavoreremo con l’industria chimica e con i governi affinché la normativa sortisca i propri effetti in maniera adeguata.

Votando “sì” su REACH questa settimana possiamo cominciare ad attuare la legislazione per l’istituzione e l’attivazione dell’Agenzia. Non voglio sprecare tempo in attesa che un giorno emergano soluzioni miracolose. Sollecito i colleghi a votare “sì” questa settimana e quindi a fare la differenza, invece di pensare solo a fare notizia.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE).(FR) Signor Presidente, il 20 settembre 2003, prima che cominciassimo i lavori in questa sede, il Presidente Chirac, il Primo Ministro Blair e il Cancelliere Schroeder scrivevano alla Commissione europea chiedendole di non mettere a repentaglio la competitività dell’industria chimica. Mai prima di allora nella storia della codecisione si erano avuti interventi né, ovviamente, simili pressioni a tale livello, e devo dire che in quel momento ormai il destino era segnato: REACH sarebbe stato al di sotto, molto al di sotto delle aspirazioni dichiarate, ad esempio, nel Libro bianco del 2001.

Ovviamente non intendiamo assolutamente azzoppare il settore che è tra i più competitivi e dinamici dell’industria europea. Non abbiamo mai cessato, nessuno di noi ha mai cessato di ascoltare le preoccupazioni del comparto. REACH sarà praticabile. Basti pensare alla procedura semplificata di registrazione per le sostanze prodotte in quantità comprese tra una e dieci tonnellate, al rafforzamento della futura Agenzia di Helsinki, all’affermazione – come è stato detto molte volte – del principio OSOR (una sostanza, una registrazione) al fine di agevolare gli scambi di informazioni tra imprese.

E’ altresì importante, anzi vitale per le PMI, limitare i costi per l’inserimento dei dati. E’ inoltre prevista la possibilità dell’opting-out, l’esenzione, debitamente giustificata, del richiedente. Si tratta di progressi considerevoli di cui avrei voluto gioire oggi se non avessimo capitolato sul principio della sostituzione. Quanto rimane non è nemmeno una diluizione, direi piuttosto che è un’illusione, una sostituzione à la carte, caso per caso, progressiva, anche per le sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione, se il controllo è adeguato – e sto citando il testo.

REACH è anche e soprattutto un assegno in bianco per i perturbatori endocrini – plastificanti, insetticidi, ritardatori di fiamma, che sono tutti agenti chimici tra i più letali per la salute umana – un assegno in bianco che reca la firma dal Parlamento, mentre la Presidenza finlandese era d’accordo a imporre la sostituzione. Lo trovo alquanto allucinante.

L’Europa ha voltato le spalle agli europei. Andate loro a spiegare adesso che non verranno ritirate dal mercato le sostanze pericolose per la salute anche quando esiste un’alternativa più sicura! Oltretutto mi vergogno che le autorità europee si siano rifiutate di ascoltare le istanze dei due milioni di medici, delle autorità e dei vertici scientifici mondiali che non cessano di far suonare l’allarme su questa pandemia silenziosa causata, tra l’altro, dall’inquinamento chimico. Anch’io ho letto l’articolo del Lancet cui hanno fatto accenno i colleghi, onorevoli McAvan e Schlyter! Il prossimo mercoledì, 13 dicembre, il nostro appuntamento con l’Europa della gente avrà il sapore della delusione – tanto per usare un altro eufemismo – e tutti coloro che, come me, si assumono il rischio di coniugare la salute e l’occupazione a lungo termine invece di continuare a opporvisi in maniera totalmente sterile e desueta hanno solo uno o due minuti per esprimere la loro delusione.

 
  
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  Hiltrud Breyer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’immagine della montagna è stata usata molte volte oggi. In proposito posso solo dire che la montagna alla fine ha partorito un topolino. E’ un compromesso traballante – è inutile cercare di indorare la pillola per dissimulare tale fatto. Guardando al punto di partenza della prima lettura, il Parlamento ha chiaramente ceduto.

Il compromesso è un regalo di Natale per l’industria chimica europea, e l’impronta della lobby chimica tedesca è palesemente visibile. All’opinione pubblica europea non si dice il motivo per cui il Parlamento ha ceduto sul requisito della sostituzione. REACH non offrirà alcun incentivo per sostituire le sostanze chimiche di particolare preoccupazione mediante alternative più sicure. Il cuore della sostituzione è stato immolato sull’altare dell’industria chimica.

In effetti è vergognoso, perché in futuro gli esseri umani, la natura e gli animali continueranno a essere sottoposti a test in sperimentazioni su larga scala. E’ particolarmente vergognoso, in quanto le sostanze chimiche non dovranno essere sostituite neppure in caso di alternative percorribili. Nemmeno le espressioni ad effetto come “piano di sostituzione” o “controlli appropriati” possono nascondere tale realtà. Questa è una chimera, fumo negli occhi, visto che le tossine dell’industria europea vengono rilevate laddove non dovrebbero proprio essere, vale a dire nel sangue dei neonati e degli adulti, nel latte materno, nell’acqua potabile e nel tessuto adiposo degli orsi polari.

Oltretutto ci stiamo anche ingannando se, come una collega intervenuta poco fa, crediamo che siano in corso ricerche sulle sostanze estremamente neurotossiche che figurano nell’allarmante studio sul cervello cui la collega si riferiva prima. E non vi sarà alcuna sperimentazione obbligatoria in proposito. Tali sostanze continueranno a circolare nel mercato, anche laddove esistono alternative fattibili, il che è davvero vergognoso.

Questo compromesso inoltre si fa beffe della trasparenza. Il fatto che i membri dell’Agenzia delle sostanze chimiche possano tenere segreti i propri nomi e i propri interessi finanziari oltre ad essere assurdo spoglia i consumatori dei loro poteri, ed essi continueranno a brancolare nel buio. Non solo sono esposti ai rischi, ma non possono nemmeno proteggersi. Sono molto poche le sostanze chimiche su cui i consumatori possono reperire informazioni – e solo dopo aver attraversato un lungo processo individuale. Questa è l’età di Internet, eppure non siamo riusciti a consentire ai consumatori di accedere alle informazioni on line. Parliamo di sostanze che provocano disturbi neurologici ed epatici, tra le altre cose, e viene negata ogni informazione. REACH allora è una finta. Il Parlamento se all’inizio era una tigre ora è diventato un tappetino.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, l’argomento di cui stiamo discutendo non ha nulla a che fare con l’obiettivo primario di REACH. E’ noto a tutti che centinaia di sostanze chimiche sono tra le cause di malattie professionali e decessi; tuttavia, le uniche cose che sono state portate avanti dopo una serie di emendamenti e l’applicazione di criteri antiscientifici sono gli interessi degli imprenditori dell’industria chimica a discapito della salute dei lavoratori e dell’ambiente.

Le disposizioni essenziali sono state rimosse, in modo che non sia necessario controllare o valutare gli effetti del 90 per cento delle sostanze chimiche. In sintesi viene consentita un’applicazione discrezionale del regolamento a seconda delle necessità delle imprese. L’accordo tra il gruppo PPE-DE, i socialisti, i liberali e la Presidenza finlandese segna un altro passo verso l’aggiramento di qualsiasi opposizione e concorrenza a favore della prosperità delle grandi imprese. Essi hanno innalzato i limiti per non dichiarare le sostanze. Le ricadute a lungo termine sui lavoratori e sull’ambiente sfuggono a ogni controllo e agli Stati membri viene impedito di promulgare norme più severe.

Al contempo le grandi imprese potranno apportare cambiamenti o sostituzioni in maniera più agevole, mentre le piccole e medie imprese non saranno in grado di gestire i costi e quindi sono destinate a ridimensionarsi. Pertanto si privilegia il consolidamento del settore a vantaggio dei capitalisti, la cui posizione come monopolisti di comparto nell’UE risulterà rafforzata nel mercato internazionale.

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel (UEN).(PL) Signor Presidente, questo voto decisivo sul regolamento REACH si svolge in dicembre, quando molte parti d’Europa attendono con ansia la neve e dilaga la preoccupazione per le temperature elevate. Da parte nostra è abbondantemente giunto il momento di prendere maggiori provvedimenti tesi a proteggere l’ambiente e la salute umana.

Il compromesso faticosamente raggiunto su REACH rappresenta un passo fondamentale in tale direzione. E’ stato necessario fare numerose concessioni e conciliare molti interessi contrastanti per arrivare a siffatto risultato. Ad esempio, gli interessi delle piccole e medie imprese hanno dovuto essere conciliati con quelli delle grandi imprese industriali e gli interessi dei paesi più poveri con quelli dei paesi più ricchi. In aggiunta, gli interessi degli strenui fautori dell’ambiente hanno dovuto essere conciliati con quelli dei sostenitori di un’economia più aggressiva.

In definitiva, però, il presente dibattito non serve a nulla, come è inutile che sia adottato questo importante regolamento in un’Unione allargata che comprende dieci nuovi paesi membri.

 
  
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  Hélène Goudin (IND/DEM).(SV) Signor Presidente, il Parlamento europeo avrebbe potuto scegliere di seguire una linea più compatibile con l’ambiente e avrebbe potuto imporsi con il Consiglio nei negoziati sulla direttiva REACH. Però i principali gruppi hanno deciso di cedere dinanzi al Consiglio, accettando questo compromesso molto misero di cui stiamo discutendo oggi. Esso cancella il principio di sostituzione e in pratica favorisce un unico interesse, ossia la parte dell’industria chimica europea che è antiquata e che non pianifica a lungo termine. Tutto ciò è inammissibile.

L’aspetto più sorprendente è che il gruppo PSE ha deciso di sostenerlo. La verità è che tale gruppo ha dimostrano una notevole deferenza, cedendo dinanzi al gruppo PPE-DE e agli interessi particolari e miopi dell’industria chimica. Il compromesso favorisce la parte più retrograda dell’industria chimica europea, mentre l’industria europea più moderna è la grande perdente. La Lista di giugno pertanto sostiene la proposta del gruppo Verts/ALE.

 
  
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  John Bowis (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, nel suo discorso il relatore, onorevole Sacconi, ha fatto come le capre di montagna che se ne vanno su e giù per i pendii, ci ha portati con sé dicendoci che una volta in cima si sente una grande euforia. Devo però ammettere che molti di noi sono esausti. Egli ci ha coraggiosamente guidati attraverso 140 articoli, 17 allegati e 9 appendici delle proposte REACH, e può senz’altro sentirsi soddisfatto di averci condotti verso un nuovo e coerente sistema per identificare e gestire i rischi derivanti dalle sostanze chimiche. E’ stata una lunga maratona. Non so se le maratone si possano fare in montagna, ma se fosse possibile, probabilmente ci vorrebbero tutti i nove anni cui arriveremo nell’aprile 2007 quando la normativa sarà ultimata.

Abbiamo percorso molta strada con grandi ambizioni, anche se non tutte si sono realizzate. Forse per questo vi sono state delle reazioni che il relatore avrà avvertito. Tuttavia, abbiamo puntato a realizzare la meta più ambiziosa possibile. Dobbiamo però conseguire un equilibrio – un equilibrio tra una forte tutela dell’ambiente e della salute, una graduale ma esaustiva raccolta di dati su tutte le sostanze chimiche, la certezza giuridica, la tutela della proprietà intellettuale per le imprese e la minimizzazione della necessità di sperimentazioni animali attraverso la condivisione dei dati oltre che la promozione e l’omologazione di metodi che non comportano l’impiego di animali. Questo è il compromesso, ed è il punto in cui ci troviamo. Al cuore di questo compromesso si colloca la sostituzione; le procedure di autorizzazione con l’obbligo di presentare piani di sostituzione comporteranno l’eliminazione graduale delle sostanze chimiche molto pericolose laddove esistono sostanze alternative e tecnologie più sicure e affidabili. Laddove invece non esistono, sono previsti piani di ricerca.

Abbiamo compiuto progressi. Mi congratulo con la Presidenza finlandese, che ha dato un contributo. Mi rammarico che il governo britannico a un certo punto abbia ostacolato la Presidenza finlandese, altrimenti avremmo potuto ottenere qualcosa di più.

Com’è stato detto, il futuro verte sull’attuazione. Il futuro sarà determinato dalla reazione del mercato. Credo che il mercato risponderà e aprirà la strada, poiché i produttori, i dettaglianti e i consumatori spingono per alternative più sicure. Guarderemo alle imprese competitive affinché forniscano i prodotti più “verdi” che i consumatori vogliono. Assisteremo inoltre a movimenti verso una sperimentazione che non comporti l’impiego di animali attraverso la revisione triennale che sarà compiuta dall’Agenzia.

Presto sarà Natale. Il più bel regalo sarà un 2007 senza REACH. Non sarà certo un anno senza REACH per la Commissione, ma in Parlamento avremo un ordine del giorno in cui non figura tale regolamento. Tutti i partecipanti a questa maratona meritano perlomeno una sosta!

 
  
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  Anne Ferreira (PSE).(FR) Signor Presidente, si sa che i prodotti chimici possono essere pericolosi e che possono avere effetti nefasti sulla salute e sull’ambiente; pareva quindi evidente che, al di là delle pressioni economiche e delle divisioni politiche, il testo avrebbe dovuto essere esemplare. Per tale ragione oggi mi rammarico che le lunghe discussioni siano sfociate in un compromesso al di sotto delle nostre aspettative e del voto espresso in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Sì, mi rammarico e deploro particolarmente il fatto che il principio di sostituzione, anche in presenza di alternative, sia stato indebolito dalla proposta di un piano di sostituzione e di una relazione socioeconomica, due elementi destinati a ritardare la sostituzione delle sostanze pericolose. Auspico che l’Agenzia si mostri intransigente su questi punti.

Di conseguenza condivido l’opinione della Confederazione europea dei sindacati. E’ molto deludente che la relazione sulla sicurezza chimica sia obbligatoria sono nei casi in cui la produzione ecceda le dieci tonnellate, il che non permetterà di conseguire la trasparenza su migliaia di sostanze né di adottare piani di gestione dei rischi.

Infine mi lasciano perplessa le sfumature espresse sulle sostanze CMR, da cui traspare che sono meno pericolose di quanto possa sembrare. Mi rammarico anche che una parte dell’industria europea non abbia voluto raccogliere prontamente la sfida dell’innovazione e migliorare la propria immagine agli occhi dei cittadini. Preciso che è una parte dell’industria, poiché so che alcuni hanno già anticipato REACH. Per tale ragione ora non ci resta che sperare che il regolamento, sempre che mercoledì sia adottato nella sua versione consolidata, sia applicato con il massimo rigore e nella massima trasparenza. Concludo ringraziando l’onorevole Sacconi per il compito non facile che ha svolto.

 
  
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  Anne Laperrouze (ALDE).(FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signori Commissari, onorevoli relatori, ho sentito i colleghi esprimere delusione. Però il compromesso che ci è stato presentato questa settimana costituisce ai miei occhi un accordo accettabile essendo stato raggiunto sulla base di concessioni reciproche. Sottolineerei in proposito il lavoro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Per quanto concerne la sostituzione, se ne è tenuto conto nel dibattito sull’autorizzazione, visto che il fine ultimo è quello di eliminare le sostanze altamente pericolose. D’altro canto la sostituzione obbligatoria è un bell’obiettivo, ma non è una soluzione realistica da un punto di vista tecnico. Nel compromesso raggiunto intravedo una conseguenza: le imprese saranno messe in competizione per sviluppare sostanze più sicure. Le imprese che scopriranno le sostanze alternative si troveranno in una posizione più favorevole nel mercato e la ricerca sulle sostanze alternative diventerà quindi una sfida per le aziende.

L’articolo 137 del compromesso, che verte sulla revisione, è un elemento importante. Una valutazione dell’attuazione di questo mastodontico regolamento dopo i primi anni è indispensabile. In effetti saremo già in grado di valutare il cammino percorso. Al contempo credo che avremo l’occasione di chiarire il trattamento di alcuni prodotti le cui le proprietà intrinseche e gli usi sono noti da tempo. Penso alla calce e alle batterie, su cui abbiamo appena promulgato una normativa. A mio avviso, questi prodotti non sono trattati adeguatamente nel testo attuale. In particolare, mi preoccupa il fatto che le sostanze presenti allo stato naturale siano sottoposte allo stesso trattamento delle sostanze create artificialmente.

Un’altra delle mie preoccupazioni riguarda la messa in atto della normativa da parte delle PMI. Nel corso del mio precedente intervento in Aula avevo detto che riusciremo nel nostro intento il giorno in cui adotteremo un sistema equilibrato, semplice, efficace e applicabile da parte delle imprese. Nutro forti dubbi sul fatto di esserci riusciti adesso. Per tale ragione spero che gli Stati membri e le associazioni di settore, ma anche le ONG, creino un clima che consenta alle PMI di soddisfare le esigenze di questa normativa, contribuendo a realizzarne gli obiettivi. D’altro canto, visto che la normativa si applica ai prodotti importati, essa deve fare scuola nei paesi terzi, i quali sono tenuti anch’essi a impegnarsi nella concezione e nell’elaborazione di prodotti chimici rispettosi della salute umana e dell’ambiente. Questo punto mi sembra di capitale importanza. Infine auspico che l’Unione europea, in occasione dei prossimi negoziati nell’ambito dell’OMC, dove ci si aspetta che l’UE intensifichi le barriere doganali non tariffarie, promuova REACH come normativa necessaria per la sopravvivenza dell’uomo e della natura.

 
  
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  Satu Hassi (Verts/ALE).(FI) Onorevoli colleghi, porgo le mie congratulazioni all’onorevole Sacconi per la sua lunga ed estenuante ascesa verso la cima della montagna. Il gruppo Verts/ALE ha presentato due diverse proposte su REACH. Una è quella che i verdi stanno effettivamente promuovendo, mentre l’altra è l’emendamento che abbiamo tenuto come asso nella manica, il quale prevede i miglioramenti ora adottati dal Consiglio, ma non gli aspetti che lo hanno peggiorato e che sono stati introdotti l’ultima notte dei negoziati su richiesta dei conservatori e contro i desideri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Il nostro compromesso alternativo si colloca quindi in vetta al monte e non è circondato dalla nebbia che offusca la soddisfazione dell’onorevole Sacconi.

Due settimane fa in Consiglio la Finlandia è riuscita a compiere la prima piccola mossa in direzione della sostituzione delle sostanze pericolose, come chiesto dal Parlamento, quando i perturbatori ormonali sono stati aggiunti all’elenco delle sostanze chimiche da sostituire. Sono rimasta allibita quando questa mossa è stata bloccata dai conservatori l’ultima notte dei colloqui. Per di più le informazioni sull’identificazione delle sostanze chimiche sono state classificate come segreti commerciali. Nel corso dell’intero dibattito sulle sostanze chimiche i conservatori hanno agito in maniera brutale e senza scrupoli come galoppini dell’industria chimica.

Onorevoli colleghi, capisco tutti quelli che vogliono assumere una decisione definitiva adesso. Il contenuto della proposta presentata a mio nome è già stato approvato dal Consiglio. L’unica differenza è che non contiene gli emendamenti negativi apportati l’ultima sera. Voi colleghi che avete già votato per una procedura di sostituzione rigorosa e desiderate togliere dal nostro ambiente di vita le sostanze chimiche più pericolose, se volete essere coerenti, sosterrete questa proposta e dissiperete la nebbia che aleggia sulla vetta della montagna. I nostri concittadini vi chiederanno di rendere conto su quanto avete fatto per proteggere la loro salute dalle sostanze chimiche pericolose.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, in questi giorni la lobby dell’industria chimica festeggia. Ha realizzato perlomeno il 90 per cento dei suoi obiettivi. Ha stravolto REACH. Della proposta iniziale della Commissione sono rimaste ben poche cose. I detrattori di ieri oggi sono divenuti i più leali sostenitori. Il principio di sostituzione è stato sostanzialmente scardinato a spese della salute pubblica, dell’ambiente e dei lavoratori impiegati nell’industria chimica.

Il compromesso odierno mostra essenzialmente che i socialisti hanno aderito alla visione della destra europea e dell’industria chimica. Il testo è ben al di sotto della proposta iniziale della Commissione, ma anche ben al di sotto degli elementi per cui avevamo votato a favore sia in prima lettura che in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

Pur rispettandoli, onestamente non riesco a capire perché il Commissario Dimas e il relatore, onorevole Sacconi, stiano festeggiando. Fino a ieri sostenevano e promuovevano cose completamente diverse.

Congratulazioni, Commissario Verheugen. Lei è riuscito a uccidere REACH.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN).(PL) Signor Presidente, a livello mondiale la denutrizione cronica è stata dimezzata rispetto al 1945, nonostante il significativo aumento della popolazione. L’aspettativa di vita media è salita. L’energia viene prodotta e consumata in maniera più efficiente, consentendoci di proteggere l’ambiente. Tutto ciò va ascritto allo sviluppo dell’industria e della scienza nel XIX e nel XX secolo. Ne discende quindi che non dovremmo sostenere regolamenti eccessivamente severi o onerosi nella nostra ricerca di soluzioni a beneficio della gente e dell’ambiente.

Con l’inasprimento delle disposizioni in materia di registrazione e di autorizzazione, l’industria si troverà gravata da costi enormi. Di conseguenza taglierà la spesa per l’innovazione. A fronte di una minore innovazione, noi e i nostri figli ci troveremo esposti a sostanze più pericolose nella vita quotidiana.

Così stanno le cose. Non sono i rigidi divieti e gli ordini tassativi di tipo ambientale bensì gli avanzamenti tecnici e scientifici che garantiranno un futuro più sano e più pulito. Autorizzazioni più prontamente disponibili, la valutazione dei fattori sociali ed economici nell’ambito della procedura di autorizzazione e una procedura più flessibile sono i grandi vantaggi del compromesso raggiunto il 30 novembre. Pertanto voteremo affinché tale compromesso sia mantenuto.

 
  
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  Vladimír Železný (IND/DEM).(CS) Allora pare che REACH sia ormai cosa fatta. Invece di concentrarsi sull’innovazione, le nostre imprese ora dovranno destreggiarsi in un denso regolamento di 600 pagine. L’Europa intera continua a dirigersi verso una minore competitività, quindi qui in Parlamento ci ritroveremo nuovamente a lamentare il fallimento dell’agenda di Lisbona. Per qualsiasi concorrente di un paese cui non si applica questa normativa dal nome ridicolo sarà ancora più facile competere in un’Europa oberata da norme e regolamenti. REACH è un regalo ai nostri concorrenti. E’ anche un regalo – peraltro assai costoso – alle grandi aziende e ai paesi più grandi e più ricchi dell’UE. Mentre le gigantesche società tedesche potranno permettersi i costi dovuti alla normativa, le piccole e medie imprese della Repubblica ceca saranno annientate, in quanto le spese da sostenere supereranno i loro profitti medi. Anche se le PMI danno lavoro all’80 per cento della popolazione, saranno distrutte da REACH, soprattutto nei nuovi Stati membri. REACH diventerà in questo modo un’arma sofisticata nella lotta competitiva all’interno dell’UE e uno strumento con cui i grandi e i ricchi potranno dominare i piccoli e i poveri. Da qui prende le mosse il repentino e tanto accorato accordo su questo patetico regolamento.

 
  
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  Marianne Thyssen (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, signori Commissari, rappresentanti del Consiglio, onorevoli colleghi, se questa settimana riusciremo ad approvare il compromesso su REACH, l’Assemblea dimostrerà per la seconda volta nel corso della presente legislatura che ascolta le richieste della gente, che è in grado di assumersi le proprie responsabilità in materie tecniche molto ampie e complesse e di adoperarsi per portarle a buon fine. I negoziatori si sono trovati dinanzi a un compito molto difficile e desidero quindi porgere loro le mie più vive congratulazioni per l’accordo raggiunto. Sono molto lieta di rilevare che l’accordo è stato raggiunto in seconda lettura. In fin dei conti, era già stato detto tutto ed era tempo di chiudere, lasciando campo libero a coloro cui spetta l’attuazione a livello pratico, in modo che possano assolvere la loro funzione.

Noi del gruppo PPE-DE siamo sempre stati riluttanti a sostenere unilateralmente le varie lobby. Ci siamo continuamente adoperati per raggiungere un equilibrio – un equilibrio tra l’ambizione di intensificare la protezione della salute e dell’ambiente, da un lato, e il mantenimento di un margine competitivo, scongiurando carichi amministrativi superflui, dall’altra. A mio parere abbiamo svolto un lavoro accettabile su questo punto. Il fatto che nessuno sia completamente soddisfatto è intrinseco in compromessi come questo.

Ritengo che, con il pacchetto su cui siamo chiamati a votare mercoledì, abbiamo migliorato per molti e diversi aspetti i testi precedenti che avevamo stilato e votato nel corso di questa procedura legislativa. Nel settore della politica sulle autorizzazioni stiamo certamente compiendo progressi sia in relazione alle condizioni di rilascio delle autorizzazioni per le sostanze pericolose che sulla durata di tali autorizzazioni.

La tutela della proprietà intellettuale è stata rafforzata, ed era necessario farlo, mentre sono stati vietati i test superflui sugli animali. Sono persuasa che le grandi imprese sapranno cosa fare con il nostro testo di compromesso, ma non sono così certa per le imprese più piccole e al riguardo il gruppo PPE-DE confida nelle misure di attuazione e nelle necessarie misure di accompagnamento; se la Commissione sta pensando a qualcosa, vorrei saperlo presto.

Avendo soppesato ogni cosa, sosterremo il pacchetto, poiché sappiamo che tra 11 anni avremo drasticamente rinnovato la politica sulle sostanze chimiche e l’avremo resa più trasparente. Gli europei convivranno con rischi minori per la salute, e contiamo sul fatto che la competitività dell’industria non sarà compromessa, anzi ne uscirà rafforzata. Naturalmente le imprese pagheranno un prezzo, e non sarà basso. La maggioranza della società, però, chiede maggiori informazioni sanitarie e una maggiore protezione della salute, perciò questo aspetto è destinato solamente ad accrescersi.

Nel corso del tempo un’etichettatura testata REACH diventerà un punto commerciale di forza anziché un handicap economico e, come è stato detto prima, la nostra normativa potrà diventare legge a livello globale. In ogni caso dobbiamo attivarci, tra l’altro, anche per lanciare valide campagne d’informazione dirette ai consumatori.

 
  
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  Dorette Corbey (PSE).(NL) Signor Presidente, dopo quasi quattro anni e migliaia di emendamenti REACH è finalmente una realtà. Va ovviamente riconosciuto il merito del relatore, onorevole Sacconi, il quale è riuscito a portare questa normativa a un ottimo esito di cui possiamo essere orgogliosi.

La sostituzione è divenuta uno degli obiettivi di REACH. Il regolamento non verte meramente sulle conoscenze in merito a migliaia di sostanze chimiche, ma anche sulla sostituzione di 2 500 sostanze pericolose. E’ abbondantemente giunto il momento che le sostanze pericolose, su cui aleggia grande preoccupazione, siano definitivamente vietate. L’aumento nel numero di casi di tumore, allergie e problemi di infertilità negli esseri umani e negli animali sono riconducibili alla presenza di sostanze pericolose. La grande maggioranza dei lavoratori dell’industria chimica fanno ciò che possono per esercitare la massima attenzione quando si trovano a contatto con sostanze pericolose, purtroppo però è inutile dire che non tutti sono così attenti.

Ovviamente comprendo la posizione dell’industria secondo cui la sostituzione non può essere fatta da un giorno all’altro. E’ bene che il nuovo accordo consenta un po’ più di flessibilità. La durata dell’autorizzazione per una data sostanza pericolosa ora dipenderà dal singolo caso. Si tratta di un progresso per i produttori. Un piano di studio dovrà essere stilato per sviluppare alternative sicure in termini di ambiente e di innovazione. Sarà una sfida enorme, nei prossimi anni, rimuovere le sostanze più pericolose dai processi di produzione e dai prodotti industriali.

REACH ha favorito questa innovazione che è positiva sia per la nostra competitività che per l’ambiente. Ora tutto dipende ovviamente da un’attuazione effettiva, ed è importante soprattutto garantire che le piccole e medie imprese possano partecipare al cambiamento.

Una prima revisione è prevista tra sette anni; a quel punto saremo in grado di valutare se sarà ancora possibile introdurre altre sostanze nel campo d’azione di REACH e se anche i perturbatori ormonali potranno essere inclusi nell’ambito dei sistemi di sostituzione. A quel punto, si spera, sarà data la debita importanza all’obbligo di diligenza e saranno rafforzati il diritto all’informazione per i lavoratori e per i consumatori. Fino a quel momento saranno queste le tematiche su cui dovremo lavorare; credo infatti che sia stato raggiunto un eccellente compromesso.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, con REACH noi tutti insieme all’onorevole Sacconi, il relatore, abbiamo suscitato speranze immense: togliere dall’ambiente le sostanze chimiche persistenti, bioaccumulative e tossiche che avvelenano la salute e la natura. Il progetto di disciplinare i prodotti chimici ha risvegliato la coscienza ecologica e sociale sia in Europa che al di fuori delle nostre frontiere. In tal senso un grande lavoro di dialogo con la società civile – i sindacati, le ONG, le imprese e i produttori – avrebbe permesso di convergere sulla necessità di migliorare la salute pubblica e la qualità dell’ambiente oltre che di assicurare l’informazione ai cittadini e ai lavoratori rispetto alle sostanze chimiche che ci circondano.

Purtroppo, nonostante il messaggio incoraggiante della commissione per l’ambiente, i compromessi cui si sta lavorando sono destinati a indebolire il progetto REACH. Come spiegare ai cittadini che non faremo gravare la responsabilità della diffusione delle sostanze tossiche sugli industriali e che spetterà ai consumatori e agli operai che manipolano sostanze pericolose assumersi tale onere? Come possiamo spiegare che il Parlamento invoca la sostituzione di molecole cancerogene, mutagene e dei perturbatori endocrini senza esigerne un’applicazione sistematica? E che dire della mancanza di trasparenza nell’informazione sulle sostanze chimiche più pericolose? Per noi è inammissibile e incomprensibile. Nel momento stesso in cui diverse PMI hanno ormai integrato il valore aggiunto di una chimica verde, le grandi industrie chimiche europee si rifiutano di evolvere. Continuano a influenzare i nostri lavori anche se il costo finanziario dovuto all’aumento delle patologie si ripercuote pesantemente sul nostro sistema sanitario, cosa su cui l’onorevole Nassauer tra l’altro sorvola completamente.

Oggi la nostra responsabilità è grande e siamo chiamati a esprimere un voto. Gli emendamenti dei verdi vanno nel senso di un REACH rinforzato e che abbia senso, evitando di rinviare a tempo indeterminato le sostanze più pericolose, come riconosce anche l’onorevole Sacconi. Per concludere, il compromesso forse sarà anche un grande passo in avanti per l’industria chimica, ma rimane un passo indietro per il Parlamento.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL).

(L’oratore parla in irlandese)

(EN) L’intenzione originale della direttiva REACH era quella di conferire una tutela adeguata ai lavoratori, ai consumatori e all’ambiente, salvaguardando al contempo la competitività dell’industria europea. E’ del tutto deprecabile che il comparto chimico sia riuscito a convincere così tanti deputati europei del fatto che i più elevati standard di sicurezza sono superflui. REACH è stato indebolito a un punto tale da rendere inaccettabili le proposte ora sul tappeto. Laddove esistono sostituti più sicuri per le sostanze che suscitano maggiori preoccupazioni, è imperativo che essi rimpiazzino e prendano il posto degli agenti più nocivi. Non è abbastanza parlare di piani di sostituzione e di controlli adeguati. Analogamente è necessario che i produttori assumano un atteggiamento trasparente e aperto sulle sostanze contenute nei propri prodotti.

(L’oratore parla in irlandese)

 
  
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  Presidente. Alcuni colleghi hanno segnalato che non era disponibile la traduzione simultanea. Non è stato un errore degli interpreti. Nei suoi interventi l’onorevole de Brún di solito usa l’irlandese, che non è ancora una lingua ufficiale del Parlamento. Tale situazione cambierà a partire dall’anno prossimo.

 
  
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  Georgios Karatzaferis (IND/DEM).(EL) Signor Presidente, porgo le mie congratulazioni ai due Commissari e al Parlamento per aver battuto un incredibile record: con questa relazione, ossia con la proposta di direttiva, sono riusciti ad attirare le lobby come non mai.

Un giornalista, fuori da questa sala, mi ha detto che non aveva mai visto così tanti lobbisti a Strasburgo. Dal canto mio, non ho certo intenzione di aiutarli con il mio voto. Stanno preparando una festa prevista dopo la votazione di mercoledì. E’ vero. Possiamo accettare il prodotto delle lobby come una realtà che punta solamente a soddisfare le esigenze di categoria? E alla fine chi ci guadagna? Solo le principali industrie dei principali paesi. La Grecia o la Repubblica ceca sono forse in grado di far fronte a questa situazione nei termini definiti dalla proposta legislativa?

Sono molto turbato per la lettera che il Commissario Verheugen ha inviato al Presidente Barroso 25 giorni fa, intromettendosi così nelle competenze del Commissario Dimas. Da allora nutro forti sospetti sul fatto che la vicenda possa essere totalmente esente da critiche. Certamente non lo è.

 
  
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  Werner Langen (PPE-DE). (DE) Tutti quelli che ricordano quando, il 13 febbraio 2001 la signora Commissario Wallström e il Commissario Liikanen presentarono il Libro bianco, avranno un’idea di quanta strada abbiamo percorso. Desidero ringraziare in particolare i due Commissari per aver prestato maggiore attenzione all’occupazione e alla competitività dell’economia nell’ambito delle loro responsabilità e del loro tempo. Inoltre avevo sempre pensato che il Presidente del Consiglio fosse rigorosamente vincolato alla posizione comune. L’onorevole Sacconi ha svolto un lavoro meraviglioso, ma, a giudicare dai discorsi pronunciati in quest’Aula, si potrebbe persino pensare che i gruppi GUE/NGL e Verts/ALE abbiano la maggioranza. Che sciocchezza: non arrivano nemmeno a 100 seggi in Parlamento. Pertanto il compromesso, che gode del sostegno di diversi gruppi, è positivo – anche se non soddisfa completamente le mie aspettative.

Rivolgendomi ai Commissari Verheugen e Dimas, mi preme sottolineare che l’attuazione di questo regolamento non deve trasformarsi in un’enorme mostruosità burocratica, ma deve diventare un esempio da seguire nell’ambito del miglioramento legislativo. La facilità d’uso è essenziale a tal fine, come ha puntualizzato l’onorevole Roth-Behrendt.

Se oggi ci chiedessimo cosa non siamo riusciti a realizzare, direi che la questione delle sostanze presenti nei prodotti importati è la più difficile. Nessuno ha una soluzione al riguardo. Qual è il vantaggio di avere una normativa estremamente severa se le sostanze entrano nell’UE attraverso i prodotti d’importazione e se le imprese poi delocalizzano al di fuori del continente? Il compromesso è responsabile per il modo in cui è stato costruito. Non tutti i test per le piccole e medie imprese erano necessari, e sarebbe stato opportuno semplificare il sistema fissando l’esposizione e le categorie d’uso. E’ deprecabile che ciò non sia avvenuto. Tuttavia, sosterremo il compromesso e spero che questa normativa europea sulle sostanze chimiche diventi un orientamento per normative analoghe in tutto il mondo. E’ questa la sfida che si profila. Se riusciremo nel nostro intento, avremo garantito l’occupazione nell’UE e avremo intensificato, e non indebolito, la competitività della nostra industria.

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE).(EN) Signor Presidente, prima di tutto desidero esprimere un elogio all’onorevole Sacconi, che si è adoperato al massimo per conseguire una buona normativa. Ho cominciato a seguire il dibattito su REACH tre anni fa in qualità di osservatore. E’ oltremodo incoraggiante constatare che questo lungo processo ha avuto un esito accettabile. Provenendo da uno dei nuovi Stati membri, sono soddisfatto di vedere che i miei emendamenti sono stati incorporati nel testo. In questo contesto va anche menzionata l’iniziativa ungaro-britannica, che ha segnato un relativo successo per i miei compatrioti.

Auspico che il Parlamento e il Consiglio approvino la versione definitiva in dicembre, ma questa non sarà la fine del processo. Tra sette anni la normativa sarà sottoposta a revisione. Sarà una buona opportunità per includere le sostanze nella fascia da 1 a 10 tonnellate nella relazione sulla sicurezza chimica, in modo da garantirne un impiego sicuro, come altri colleghi socialisti e io avevamo già proposto.

 
  
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  Miloslav Ransdorf (GUE/NGL).(CS) L’ex Primo Ministro russo Viktor Chernomyrdin una volta disse: “Eravamo convinti di poter far meglio, ma è andata come al solito”. E’ esattamente quanto sta accadendo ora. Queste norme, che nella loro forma attuale sono contrarie alla strategia di Lisbona e favoriscono le grandi imprese che le hanno accettate nella speranza di dominare il mercato, sono dannose per le PMI. Inoltre, l’efficacia del principio della condivisione delle informazioni, in sé positivo, è limitata dall’assenza di sanzioni di alcun tipo. Il regolamento comporta una minaccia per l’occupazione in paesi come il mio, un fatto destinato a innescare effetti a catena in altri comparti. Credo quindi vi siano persone in quest’Aula che saranno felici di questo regolamento.

Aldous Huxley una volta disse che la felicità è come la cocaina – un effetto del sottoprodotto di un processo teso a produrre qualcos’altro. Succederà qualcosa di analogo in questo caso, nel senso che basteranno poche altre normative di questo genere perché il nostro gruppo, che, come ha detto l’onorevole Langen, sembrava avere la maggioranza, l’abbia per davvero.

 
  
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  Godfrey Bloom (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, ci risiamo. A mio parere l’onorevole Sacconi, invece di creare una montagna, sta scavando un enorme buco nell’acqua. In questo periodo festivo mi auguro che mescoli i suoi martini con tutto l’entusiasmo con cui mischia le sue metafore. Checché ne dica, stiamo parlando di un regolamento che interessa oltre 30 000 sostanze, presidiate dall’ennesimo esercito di boriosi ispettori che già salassano i contribuenti tartassati dal fisco e oberati dalle normative.

La portata del regolamento è destinata a sviare l’attenzione dalle relativamente scarse istanze in cui è necessario intervenire seriamente. Ancora una volta noi britannici vediamo in questa direttiva la continua erosione del principio di presunzione di innocenza senza che sia previsto alcun risarcimento per le imprese britanniche, per non parlare dell’orripilante sperimentazione condotta su milioni di animali, per quanto si cerchi di convincersi del contrario.

Certamente supplico i colleghi federalisti britannici, i quali sostengono tutti questa fuorviante normativa, affinché si levino una volta per tutte a difesa della civil law nazionale e contro il sovietismo che regna in questo posto. Sappiamo tutti che effetto ha avuto il sovietismo sull’ambiente in Russia e nel mondo.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, le sostanze chimiche fanno parte del nostro ambiente e sono ovunque. A seguito del rapido sviluppo industriale del XX secolo l’impiego diffuso di tali sostanze è diventato, oltre che una necessità, anche un piacere. Molte di esse, però, non migliorano veramente la qualità della vita, visto che sono pericolose e nocive per la salute.

E’ difficile immaginare come sarebbe la vita senza le sostanze chimiche. Ed è esattamente per questo che dobbiamo insistere su una maggiore trasparenza e su una maggiore informazione sulle sostanze presenti nei prodotti destinati all’uso umano. Il sistema REACH dovrebbe poggiare sul principio di prevenzione e di precauzione. La necessità di rassicurare i consumatori sull’innocuità di un dato prodotto deve essere il fulcro di questa normativa e la responsabilità di fornire tale garanzia deve far capo all’industria.

Tutti i produttori che intendono immettere un nuovo prodotto sul mercato o mantenere un’autorizzazione pregressa dovranno provare che i prodotti di loro responsabilità sono sicuri per le persone e per l’ambiente.

Il compromesso raggiunto offre un grande contributo alla soddisfazione di tali aspettative e quindi merita il nostro sostegno. Tuttavia, come tutti i compromessi, desta qualche preoccupazione. In particolare, nutro riserve sulle disposizioni concernenti la condivisione delle informazioni, in quanto sono destinate a indebolire considerevolmente la posizione di circa 25 000 PMI disseminate in tutta l’Unione europea.

I tentativi di estendere il periodo del brevetto, inizialmente a 15 anni e alla fine a 12, nuocciono all’innovazione perché rafforzano il dominio economico delle imprese ricche. Più lungo è il periodo, minore è la pressione sulle imprese affinché trovino nuove soluzioni e intraprendano nuove ricerche.

Per concludere, nonostante le molte caratteristiche positive, principalmente in relazione agli aspetti sanitari, il regolamento REACH non riserva pari trattamento a tutte le entità economiche. In ogni caso il compromesso merita il nostro sostegno.

 
  
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  Åsa Westlund (PSE).(SV) Signor Presidente, per cominciare ringrazio il relatore onorevole Sacconi. Credo di avergli procurato non pochi problemi nell’arco dell’intero processo, chiedendo costantemente di più: più sostituzione, più informazione, la registrazione di un numero più elevato di sostanze chimiche e ulteriori schede a garanzia di un ampio spettro di prodotti chimici. Guido, grazie per il lavoro che hai svolto e per non aver perso il tuo senso dell’umorismo ogni volta che mi presentavo con nuove richieste. Desidero altresì ringraziare tutti coloro con cui ho collaborato nel corso del lavoro su REACH. Insieme ci siamo adoperati strenuamente per ottenere proprio un REACH forte.

Tuttavia, vi è stata un’opposizione fortissima, soprattutto da parte della destra in Parlamento e dell’industria chimica. Il compromesso che ora è stato raggiunto deve essere visto come un successo alla luce di un’opposizione così feroce, pur non essendo all’altezza delle istanze che credo veramente debbano essere tenute in considerazione per quanto attiene alla sostituzione e all’informazione. Infatti la politica è l’arte del possibile, onorevoli colleghi. Non si può avere tutto quello che si vuole; bisogna invece arrivare fin dove si può lungo la strada che si intende percorrere, motivo per cui ci accontentiamo del compromesso ora in discussione. E’ il migliore che possiamo ottenere e comporta norme molto migliori rispetto alle disposizioni che attualmente disciplinano l’impiego delle sostanze chimiche in Svezia e nell’Unione europea.

REACH pone la responsabilità della sperimentazione delle sostanze chimiche sugli importatori e sui produttori. Avremo una maggiore conoscenza e maggiori informazioni su tali sostanze, mentre la sostituzione delle sostanze pericolose – come richiesto – migliorerà la situazione attuale. Nulla indica che otterremo un REACH migliore rinviando il processo. Visto che la Germania raccoglierà lo scettro della Presidenza dopo capodanno e che il governo tedesco, fortemente incitato dall’industria chimica nazionale, si è ferocemente opposto all’ipotesi di un REACH forte, è tanto più opportuno evitare il rinvio. Pertanto, noi socialdemocratici svedesi domani ci assumeremo la nostra parte di responsabilità e voteremo a favore del compromesso. Abbiamo percorso tutta la strada che potevamo e ora non dobbiamo mettere a repentaglio ciò che abbiamo ottenuto rinviando il processo. Tra sette anni, quando REACH sarà ormai operativo e funzionante, saremo però in grado di ritornarvi sopra e chiedere che sia ulteriormente inasprito.

 
  
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  Jens-Peter Bonde (IND/DEM).(DA) Signor Presidente, la riforma del comparto chimico ora è stata disegnata sotto forma di completa armonizzazione, vietando agli Stati membri di introdurre una tutela migliore per la salute delle persone e per l’ambiente. Trentotto deputati hanno presentato emendamenti in cui si chiede una direttiva minima, in modo che gli Stati membri possano dare alle persone una protezione migliore, come gli elettori potrebbero volere. Abbiamo chiesto una votazione per appello nominale per vedere chi si assume la responsabilità, ad esempio, di un aumento dei casi di cancro e di allergie.

In Danimarca abbiamo adesso un elenco di sostanze indesiderate. Sono sostanze che hanno effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente, e sarà difficile mantenere tale elenco in un sistema che implica un’armonizzazione totale. La protezione dell’ambiente e della salute umana è vista come una turbativa della concorrenza nel mercato interno. REACH ci impedisce non solo di proibire le sostanze pericolose, ma anche di mettere in guardia la gente, e comporterà una maggiore sperimentazione animale per sostanze che sono già note per la loro pericolosità o che sono superflue. Giovedì quindi saremo chiamati a votare su una riforma che implica anche la mattanza degli animali. Il compromesso può essere difeso solo se le sue norme sono minime. Nei termini di un’armonizzazione totale la proposta è troppo inconsistente per noi.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, la politica è l’arte del possibile. Dobbiamo sostenere il compromesso faticosamente raggiunto di cui stiamo discutendo e che sarà sottoposto a una valutazione aperta e onesta in occasione della revisione prevista tra sette anni. Dopo tre anni e mezzo, 700 pagine di bozze di proposta e migliaia di emendamenti, sapevamo che non sarebbe stato facile dinanzi a una normativa così complessa trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi sanitari e ambientali e la salvaguardia della competitività dell’industria europea.

La normativa vigente sulle sostanze chimiche è molto disorientante, comprende 40 diverse direttive che dipendono in qualche misura l’una dall’altra. Basti pensare alla saga della valutazione del rischio sullo zinco, che va avanti da 15 anni e non si è ancora conclusa. REACH razionalizzerà questo sistema e registrerà, valuterà e autorizzerà le sostanze chimiche che non sono mai state testate in termini di impatto sulla salute umana.

Mentre si avvia a conclusione il dibattito legislativo, le gravi sfide dell’attuazione di REACH e dell’istituzione dell’Agenzia sono solo all’inizio. L’anno prossimo, quando il regolamento entrerà in vigore, le imprese si assumeranno responsabilità nuove e in molti casi onerose in relazione alle sostanze che producono, importano, distribuiscono o di cui si servono. Questi nuovi compiti saranno impegnativi soprattutto per le imprese che non hanno ancora esperienza nella legislazione sulle sostanze chimiche, in particolare gli utenti finali delle sostanze chimiche e le migliaia di PMI che, Commissario Verheugen, devono vivere e sopravvivere – e oserei aggiungere “prosperare” – nel regime di REACH.

Tuttavia, la Commissione, le autorità competenti, gli Stati membri, l’Agenzia e noi come Parlamento europeo abbiamo un ruolo da assolvere per garantire che REACH sia attuato in maniera fluida ed efficace. La Commissione sta ancora sviluppando le linee guida tecniche e gli strumenti informatici che consentiranno all’industria e alle autorità di attuare la normativa in maniera efficace sin dall’inizio. Inoltre, le autorità competenti, in maniera autonoma o di concerto con l’industria, dovranno istituire sportelli nazionali per l’assistenza. Questi strumenti preparatori devono essere messi in atto ben prima della scadenza per l’attuazione di REACH, allo scopo di garantire che tutte le strutture di supporto necessarie siano pienamente operative. Convengo sul fatto che la direttiva REACH avrà un’influenza molto positiva sugli standard mondiali. Ringrazio tutti coloro che hanno dato un contributo in questo senso.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE) Signor Presidente, desidero esprimere i miei più vivi ringraziamenti all’onorevole Sacconi per l’eccellente lavoro che ha svolto. Senza dubbio REACH è di gran lunga il fascicolo più difficile di questa legislatura. Sono convinta che il relatore abbia conseguito il miglior risultato possibile nei negoziati con il Consiglio e con la Commissione. Anche i negoziati in seno al Parlamento sono stati molto difficili. Chiunque abbia seguito attentamente avrà notato che, in pratica, nessuno degli schieramenti politici è unanime al suo interno o esprime una linea chiara. Dalle critiche che abbiamo sentito si può capire quanto deve essere difficile far passare un compromesso, anche all’interno di quest’Assemblea.

Come l’onorevole Sacconi e molti altri deputati, ho sempre invocato una forte tutela dei lavoratori e anche una forte tutela dell’ambiente e dei consumatori. Preferirei un compromesso più rigoroso – detto per inciso, avevo fatto lo stesso commento dopo la prima lettura e nella discussione durante quella procedura. Ora dobbiamo decidere, però, se sostenere il compromesso – come farà il mio gruppo – o adottare la posizione comune. Non credo che gli emendamenti presentati per inasprire la posizione comune abbiano alcuna possibilità di ottenere la maggioranza qualificata. Avevamo compiuto un tentativo di andare oltre il compromesso dell’onorevole Sacconi già in prima lettura e non eravamo neanche arrivati a una maggioranza semplice.

Guardando alle posizioni di molti Stati membri, mi chiedo cosa si aspettano i deputati che asseriscono che il compromesso è un regalo all’industria chimica tedesca. Guardando allo schieramento che fa parte della maggioranza nel Consiglio e sapendo che, dal 1° gennaio 2007, la Germania assumerà la Presidenza, mi chiedo se e quali eventuali aspettative si possano avere rispetto alla mediazione sotto la guida di una Presidenza tedesca. Rinnovo le mie congratulazioni al relatore e al Parlamento per l’esito conseguito; credo che il compromesso sia un piccolo passo nella giusta direzione.

 
  
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  Antonios Trakatellis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, finalmente, dopo molti anni di procedure e di negoziati, siamo molto vicini all’adozione di un regolamento sulle sostanze chimiche.

Ovviamente il regolamento può anche non essere perfetto, ma è molto positivo. In futuro potrà essere migliorato, come è stato fatto per diverse direttive e diversi regolamenti comunitari. Mi congratulo con l’onorevole Sacconi perché, sostanzialmente, il regolamento predispone la protezione della salute umana e dell’ambiente, una protezione destinata ad accrescersi col tempo; credo inoltre che in futuro tutte le sostanze che oggi suscitano preoccupazione tra la maggioranza dei colleghi saranno sostituite in una prospettiva temporale.

E’ molto positivo che il regolamento preveda un controllo sulle sostanze pericolose, laddove possibile. Il testo prevede la sostituzione, che deve avvenire, e nei casi in cui non vi siano sostanze sostitutive impone la predisposizione di piani di ricerca, il che è un altro elemento importante.

Mi preme ricordarvi che la scienza chimica ha apportato molti miglioramenti alla vita dell’uomo sulla Terra, anche grazie all’innovazione. In fondo il regolamento prevede sempre la stessa cosa: l’innovazione in modo che si possano creare, a beneficio dell’uomo, sostanze nuove, migliori e meno pericolose o del tutto innocue.

Rinnovo le mie congratulazioni all’onorevole Sacconi, in quanto è riuscito a creare un regolamento sulle sostanze chimiche, un regolamento che non va giudicato con impazienza. Non aspettatevi di vedere la perfezione già da domani! Nel corso del tempo assisteremo a un sostanziale miglioramento della salute umana e dell’ambiente.

 
  
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  Adam Gierek (PSE).(PL) Signor Presidente, una delle disposizioni principali della proposta di regolamento REACH verte sul principio di sostituzione, che rimane di competenza dell’industria. Tale principio potrebbe liberare un potenziale significativo per l’innovazione sia per un’industria chimica vitale che per gli utenti finali dei suoi prodotti.

Tuttavia, sussiste un considerevole margine di interpretazione per certe disposizioni, come quelle riunite sotto il titolo “alternative idonee più sicure”. Il provvedimento sulla ricerca da parte delle imprese e sui piani di sviluppo potrebbe infatti rivelarsi problematico, in quanto le imprese che non dispongono di una propria struttura di ricerca potrebbero essere esentate.

Sussiste pertanto il rischio che alcune piccole e medie imprese che effettivamente dispongono di una propria struttura di ricerca la possano chiudere e quindi non siano tenute a presentare i sopraccitati piani.

Ci si chiede chi sia responsabile per la ricerca di sostituti, l’industria chimica o l’utente finale, o se la responsabilità sia condivisa. Questi interrogativi sollevano a loro volta preoccupazioni sulla natura del diritto in materia di proprietà intellettuale in relazione all’attuale normativa sui brevetti, che purtroppo non è adeguata.

Il principio della sostituzione, formulato con attenzione, rappresenta la risposta più logica all’impiego di sostanze pericolose. Le procedure contenute nel regolamento e tese a stimolare l’innovazione alla ricerca di nuove sostanze sicure sono senz’altro necessarie.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, il filosofo francese Voltaire diceva che il fanatismo è sempre pericoloso. Credo che questo dibattito illustri bene quanto sia vera questa affermazione. Le parole pronunciate dai colleghi dei gruppi Verts/ALE e GUE/NGL o persino dell’estrema sinistra mi danno l’impressione che solo i perdenti possano sostenere un pacchetto di questo tipo. Ma provate a raffrontare i vantaggi di REACH con gli svantaggi. In proposito va precisato che REACH segna un passo nella giusta direzione per noi tutti: conferisce una maggiore protezione all’ambiente e ai consumatori ma anche una maggiore competitività.

Bocciare REACH sarebbe quindi senz’altro pregiudizievole per tutte le parti in causa. Per tale ragione a noi spetta ora predisporre una comunicazione adeguata. Infatti, a giudicare dai media, si potrebbe pensare che non vi siano vincitori. La nostra abilità starà proprio nel cambiare questa impressione. Dopo tutto, in ultima analisi, gli esseri umani, gli animali e persino l’ambiente sono i grandi vincitori in questa normativa. Dobbiamo quindi continuare a lavorarci. In proposito devo ricordare ai media quale sia il loro dovere, ossia rendere un’immagine veritiera di questa nuova normativa, soprattutto nella fase attuale. La seconda fase consisterà nel dare un’immagine corretta dell’attuazione – e anche questo sarà molto difficile, visto che ormai sappiamo quali sono le premesse: la colpa è sempre dell’Unione europea.

Sotto il profilo della forma giuridica, però, la normativa è una direttiva e quindi deve essere attuata dagli Stati membri, i quali dovranno procedere in questo senso e applicarla correttamente. In merito, tutte le parti in causa si trovano dinanzi a grandi sfide. L’appello è rivolto anche a noi: vi esorto a creare un’Agenzia forte in virtù di tutto ciò, in modo da avere norme uniformi invece che un altro mosaico di 25 o 27 diversi regimi. Abbiamo un considerevole lavoro da svolgere e quindi le speranze che nel 2007 REACH non figuri nella nostra agenda appaiono assai remote.

 
  
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  Marie-Noëlle Lienemann (PSE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, cerchiamo di misurare quanta strada abbiamo percorso nel progetto che ci è stato presentato oggi. REACH cambierà considerevolmente il rapporto con l’inquinamento chimico: innanzitutto attraverso l’inversione dell’onere della prova e poi attraverso un’informazione sistematica che investe tutta la catena. Prima si è parlato dello scandalo dell’amianto: noi oggi sappiamo molto bene che con il testo che voteremo non sarà più possibile che questo genere di scandalo possa ripetersi. L’opinione pubblica deve saperlo!

Sono state realizzate tutte queste conquiste, è vero, ma ci sono ovviamente parti che non ci soddisfano, o che non ci soddisfano abbastanza. Per quanto riguarda le sostanze naturali, innanzitutto avrei voluto una maggiore chiarezza, perché potrebbero sorgere problemi. Non penso che una sostanza naturale sia veramente una sostanza chimica. In relazione alle importazioni, anche in questo caso avrei voluto maggiori garanzie di poter imporre norme analoghe agli importatori.

Inoltre c’è ovviamente la grande questione della sostituzione. Anch’io, come molti altri, avrei voluto che la sostituzione fosse automatica, sistematica e immediata. In prima lettura avevo votato a favore di tutti gli emendamenti che andavano in questo senso, ma mi sono resa conto che non avevamo la maggioranza qualificata. E se l’onorevole Sacconi non fosse riuscito a raggiungere questo compromesso, correremmo pericolosamente il rischio di trovarci al voto della seconda lettura senza poter applicare il principio. Infatti bisogna dirlo: nel compromesso il principio è riconosciuto! Si discute sulla sua attuazione, che dovrà essere graduale e progressiva – cosa a mio giudizio insufficiente –, ma non sul principio il sé, che è riconosciuto per tutte le sostanze pericolose. Non dimentichiamo quindi lo sforzo che il collega ha reso possibile e la vittoria che abbiamo riportato su questo fronte.

Ora bisogna fare in modo che, una volta stabilito siffatto principio, la sua attuazione sia adeguata. Tutto dipenderà dai mezzi di cui sarà dotata l’Agenzia, dalle risorse finanziarie e umane, nonché dalle pressioni dell’opinione pubblica. Molto dipenderà, però, anche dai finanziamenti che saranno stanziati per la ricerca, e in merito auspichiamo che la Commissione sia particolarmente attiva affinché il compromesso abbia tutto il significato di progresso che auspichiamo.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).(HU) Dopo tre anni di dibattiti abbiamo raggiunto il punto in cui possiamo dare un giudizio definitivo sulla proposta legislativa nota sotto il nome di REACH.

Rimangono aperte diverse opzioni per il voto di mercoledì. Uno: possiamo sostenere la posizione comune del Consiglio. Due: possiamo bocciare l’intera proposta. Tre: possiamo accettare il pacchetto di compromesso e quindi dar vita a REACH.

Innanzi tutto dobbiamo chiederci in particolare se occorre una nuova normativa, o se invece le norme vigenti sono adeguate per superare le nostre preoccupazioni sulla tutela dell’ambiente e della salute umana e animale, e se è garantito il livello di informazione auspicato. In altre parole, abbiamo bisogno di una nuova normativa per saperne di più delle circa 30 000 sostanze chimiche che sono presenti nel nostro ambiente quotidiano? La risposta è un sonoro “sì”. Occorrono normative nuove e complete in virtù delle quali possa essere attuata quella revisione su larga scala che è stata spesso rinviata.

In secondo luogo bisogna chiedersi se il compromesso raggiunto sia sufficientemente positivo. Le soluzioni che sono state definite sono migliori rispetto a quelle della prima lettura, o la normativa è stata semplicemente annacquata e ulteriormente indebolita nel corso dei sei triloghi? Affrontiamo le cose una alla volta: quali erano i nostri principali obiettivi dopo la prima lettura? Volevamo una sostituzione più forte e più rigorosa e l’abbiamo avuta. Volevamo inasprire le norme sulla responsabilità del produttore e lo abbiamo fatto. Volevamo restringere la sperimentazione animale e lo abbiamo fatto. Volevamo una normativa più rigorosa ma praticabile e l’abbiamo realizzata. Volevamo che prevalesse il principio OSOR e volevamo sostegno per le PMI e abbiamo avuto anche questo.

Dopo tutto possiamo affermare che il pacchetto di compromesso è molto migliore di quello avanzato in prima lettura, abbiamo lottato con successo per un REACH più forte e persino più rigoroso. Onorevoli colleghi, per queste ragioni la conclusione può solo essere quella di sostenere il compromesso.

 
  
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  Dan Jørgensen (PSE).(DA) Signor Presidente, vi sono all’incirca 100 000 sostanze chimiche sul mercato. Al momento non sappiano nulla di gran parte di esse. Non sappiamo quali effetti producano sull’ambiente e sulla salute. E’ evidente che tutto ciò è del tutto inaccettabile, ma questa è la situazione che stiamo affrontando mediante REACH, in quanto la normativa introduce due principi elementari. In primo luogo, invertiamo l’onore della prova in modo che, in futuro, toccherà all’industria dimostrare che una sostanza è sicura prima di poter avere l’autorizzazione a commercializzarla, mentre adesso spetta alle autorità provare che la sostanza è pericolosa prima di poterla vietare.

Il secondo principio di base è il più importante in assoluto: le sostanze più pericolose – quelle che provocano tumori e allergie, influiscono sulla capacità di riproduzione, eccetera – dovranno essere sostituite. Se esiste una sostanza alternativa più sicura, deve essere usata al posto di quella pericolosa. E’ un principio elementare importantissimo.

E’ inoltre gratificante che in futuro sarà fatto meno ricorso agli esperimenti sugli animali. L’attuazione di REACH comporterà molti esperimenti in meno. A breve termine vi sarà una sperimentazione, perché occorrono dati di cui al momento non disponiamo, ma nel lungo termine REACH porterà a una sperimentazione minore in ragione dell’introduzione della condivisione obbligatoria delle informazioni, che è decisamente un aspetto da includere.

Siamo stati tutti influenzati in questa vicenda da molti e diversi gruppi di interesse. E’ ovvio. Vi sono grossi interessi in gioco, e non potrebbe essere altrimenti. Da un lato ci sono le organizzazioni ambientaliste, dall’altro ci sono le organizzazioni del comparto della chimica e le industrie. A questo punto mi chiedo: qual è la natura del compromesso che abbiamo ottenuto? Il gioco è finito pari e patta, come ultimamente si leggeva in un articolo di giornale? No, non è andata così. Non siamo finiti alla pari, ma con un compromesso in cui hanno palesemente prevalso gli interessi ambientalisti. A vincere sono state in tutta evidenza le considerazioni relative all’ambiente e alla salute umana. In passato la porta era costantemente aperta e quindi una serie di sostanze chimiche potevano essere immesse sul mercato senza problemi ed essere usate come si riteneva opportuno. La porta ora è quasi stata chiusa, non è ancora completamente sicura fintantoché permane un piccolo interstizio. In un mondo ideale ovviamente l’avremmo sigillata, ma non viviamo in un mondo ideale. Abbiamo realizzato un compromesso che è positivo per l’ambiente e per la salute umana.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signori Commissari, rappresentanti del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo nel mezzo di un lungo dibattito sulla più grande iniziativa legislativa di cui il Parlamento si sia mai occupato. Mi complimento con l’onorevole Sacconi per il lavoro svolto. Come hanno mostrato gli altri oratori, il testo può anche essere voluminoso, ma rimane aperto a un’interpretazione molto ampia.

La proposta reca chiaramente l’impronta del Parlamento. E’ intervenuto un marcato cambiamento nel mondo delle sostanze chimiche e nella fiducia circa la loro sicurezza da quando sono scoppiati i casi di Seveso e di Bhopal. Il fatto che tutti gli oratori precedenti abbiano accolto il compromesso con favore ma anche con riserve dimostra che il testo è relativamente bilanciato. Ora, però, il Consiglio e la Commissione sono chiamati a dar vita quanto prima a un’Agenzia forte e funzionante, un’operazione destinata ad avere dei costi e a generare burocrazia. L’Agenzia ha un ruolo chiave per il funzionamento di REACH. L’assunzione di un numero sufficiente di esperti specializzati rappresenta una sfida.

L’Agenzia deve lavorare rapidamente, con accuratezza e senza commettere errori, in modo da migliorare la reputazione di REACH come modello per altri Stati e associazioni di Stati. A mio parere, la questione della proprietà intellettuale è stata sufficientemente disciplinata. Dovremo controllare con attenzione se nel lungo termine possiamo accettare questo tipo di sostituzione, e dovremo controllare con la medesima attenzione la pressione che la procedura legislativa comporta per le piccole e medie imprese.

Solo quando tutti gli aspetti saranno ugualmente funzionanti, REACH avrà ottemperato ai requisiti derivanti dal processo di Lisbona. REACH non deve degenerare in un caso da additare in quanto ancora incompleto dopo due o tre decenni; l’Europa sarà giudicata a seconda dell’applicabilità della normativa.

Per quanto concerne gli ambiti che si sovrappongono, lancio un appello affinché siano cancellati i dispositivi medici, poiché le norme vigenti sono congrue e adeguate in sé, e lasciare nel testo i dispositivi medici comporterebbe incalcolabili ritardi nell’autorizzazione dei medicinali.

Vedremo a tempo debito se la presente funzione di REACH è adeguata e se le norme sono troppo severe o troppo permissive. Non dobbiamo usare la comitatologia come pretesto per non coinvolgerci negli sviluppi futuri, anzi dobbiamo monitorare regolarmente l’applicazione usando un occhio critico.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Andres Tarand (PSE).(ET) Saluto il relatore, onorevole Sacconi, e mi congratulo con lui per il buon lavoro che ha svolto e per la forza di persuasione che ha dimostrato nei numerosi negoziati.

Il percorso sfociato in questo risultato non è stato affatto facile, ma alla fine abbiamo realizzato tutto quello che volevamo, e non mi riferisco solo agli strumenti dell’autorizzazione e della sostituzione, ma anche, in certa misura, alla registrazione obbligatoria.

Il quadro legislativo di REACH è uno dei più sostanziali mai creati dall’Unione europea; può persino essere uno dei più voluminosi mai discussi al mondo a livello parlamentare. REACH punta a un obiettivo più grande in Europa, e in futuro costituirà un buon esempio per il resto del mondo. Quando si pensa alla raccomandazione della Commissione e alla posizione iniziale del Consiglio, si capisce che la relazione del Parlamento si è spinta molto lontano.

Forse l’aspetto più importante è che il processo di sostituzione arriverà ad abbracciare tutte le sostanze pericolose, le quali ora sono state vietate o hanno un’autorizzazione dalla validità limitata, con l’obbligo di predisporre piani di sostituzione o, ove ciò non sia possibile, di sviluppare alternative.

Le conquiste della normativa sono frutto del lavoro attivo svolto in Parlamento negli ultimi tre anni e mezzo. Il mio paese, l’Estonia, non era tra i negoziatori nella fase iniziale del processo, però io poi ho seguito con grande interesse il processo che ha portato al compromesso, e quindi mi congratulo vivamente con l’Assemblea per il compromesso raggiunto e spero veramente che i parlamenti nazionali seguiranno il nostro esempio.

Spero che il pacchetto di compromesso verrà approvato nel voto di mercoledì nella forma in cui era stato concordato durante il lavoro preliminare. In questo modo, migliorerà la qualità della vita dei cittadini europei e fungerà da stimolo per le piccole e medie imprese affinché creino posti di lavoro e standard più elevati di sostenibilità ambientale, rendendo così il nostro settore industriale più innovativo e più competitivo.

 
  
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  Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente del Parlamento, mi congratulo con il relatore, con i relatori ombra e con tutti coloro che si sono adoperati nella lunga e difficile stesura di questo testo. Premesso che il regolamento si connota certamente più per i punti positivi che per quelli negativi, è deprecabile che non debba essere presentata alcuna relazione sulla sicurezza chimica per le 17 000 sostanze prodotte in quantità che vanno da 1 a 10 tonnellate. Non sussistono però dubbi sul fatto che il compromesso cui siamo giunti sul capitolo dell’autorizzazione incarna l’ultimo disperato tentativo di approdare a un accordo.

Tuttavia, per quanto riguarda le sostanze CMR, le sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, la via del controllo adeguato che è stata decisa è accettabile, a parte il fatto che l’accordo, in cui è previsto l’obbligo di definire un piano di sostituzione in materia di ricerca e di sviluppo senza però estendere tale obbligo all’attuazione dello stesso, comporta un indebolimento del testo. Di conseguenza, tra sei anni si dovrà procedere alla revisione. Nel contesto generale dell’aumento di certi tipi di cancro e del decremento della fertilità non è forse nostra responsabilità etica collettiva applicare il principio di precauzione, soprattutto in materia di perturbatori ormonali?

A prescindere dai miglioramenti apportati al testo della Commissione, reputiamo che REACH consentirà all’industria chimica europea di mantenersi ai primi posti nel mercato mondiale, che REACH contribuirà in maniera del tutto nuova a ripristinare la fiducia dei consumatori e che le modifiche di REACH consentiranno di apportare miglioramenti ai punti deboli del sistema. Signor Presidente, ora tocca alla Commissione e agli Stati membri, i quali dovranno assicurarsi che l’Agenzia entri in funzione quanto prima possibile.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE).(EN) Signor Presidente, nel corso del dibattito alcuni esponenti del gruppo GUE/NGL e del gruppo Verts/ALE hanno usato un linguaggio intemperante nei confronti dell’onorevole Sacconi, dei membri del gruppo PSE e di altri. Pertanto mi sento in obbligo di far loro presente alcune realtà politiche.

Prima di tutto il pacchetto Sacconi è migliore rispetto al sistema normativo in atto. E’ migliore rispetto alla posizione comune del Consiglio. Se riusciranno a vanificarlo attraverso gli emendamenti con la possibilità di farci tornare al punto di partenza, allora i gruppi GUE/NGL e Verts/ALE passeranno dalla parte delle industrie chimiche più meschine e antiquate d’Europa. In quest’Aula vogliamo progredire, non tornare indietro.

La forza dell’Europa e del Parlamento risiede nell’identificazione degli elementi di consenso in questa materia. Ritengo che l’onorevole Sacconi e i suoi collaboratori oltre che tutti i deputati che hanno preso parte al processo siano riusciti a identificare i fattori di consenso, consolidandoli, e abbiamo quindi compiuto dei progressi nella disciplina del comparto chimico in Europa. Non tutti abbiamo ottenuto quello che volevamo; ma finché vi sono opinioni divergenti sulle modalità per realizzare un ambiente pulito e sano in Europa, sulle relative modalità di controllo, potremo ricorrere al processo democratico per cercare di trovare una soluzione. Raccomando vivamente il pacchetto Sacconi e porgo le mie congratulazioni al relatore e a tutti coloro che hanno dato un contributo.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE).(EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, finalmente, dopo una procedura lunga ed estremamente difficile, intravediamo una soluzione in merito al regolamento sulla registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche.

Il regolamento rappresenta un’opportunità unica per noi tutti di conseguire un livello elevato di salute pubblica e di tutela ambientale sia per noi che per le generazioni future.

Desidero esprimere il mio sostegno per la soluzione individuata dall’onorevole Sacconi, con cui è d’obbligo congratularsi.

Forse volevamo norme più aspre o un regolamento con applicazioni più ampie. Dobbiamo tenere presente, però, che il nostro obiettivo primario consiste nell’attivare quanto prima possibile il sistema di controllo sulle sostanze pericolose, pur essendovi questioni che dovranno essere ridefinite in futuro.

Adottando REACH, il quadro giuridico vigente sul controllo delle sostanze chimiche pericolose sarà rafforzato al fine di proteggere la salute dei cittadini europei; al contempo, esso accrescerà la competitività dell’industria europea attraverso l’innovazione e la ricerca per lo sviluppo di sostanze chimiche più sicure.

REACH è una proposta nuova e realistica, che tutti dovremmo sostenere continuando a lavorare per migliorarla. Non dobbiamo rimandare REACH nei corridoi in cui è transitato per tutti questi anni affinché diventi più ecocompatibile e di stampo più socialista.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).(CS) Il compromesso negoziato non è né un disastro per l’industria europea né un’opportunità sprecata per incrementare l’attenzione per la salute di mezzo miliardo di europei. E’ indicativo del desiderio dei deputati del Parlamento europeo e dell’UE a 25 di trovare soluzioni bilanciate che consentano di andare avanti, invece di creare barriere, e per questo merita un plauso, non critiche. Il regolamento, nella versione che razionalizza la parte amministrativa, è senz’altro destinato ad accrescere la burocrazia, motivo per cui l’Unione verrà criticata. E’ chiaramente un dazio che gli europei devono pagare per ottenere ciò che vogliono, ossia informazioni più approfondite sulle sostanze chimiche presenti nei vari prodotti. Vedremo come questo aspetto influirà sul comportamento dei consumatori.

Sono certa che tali informazioni, che sono molto costose, daranno un rinnovato slancio alla ricerca europea sullo sviluppo di sostituti idonei e, laddove la normativa non prevede sostituti, assicureranno l’eliminazione graduale e naturale delle varie sostanze nocive dai prodotti. I medici continueranno giustamente a effettuare severi controlli sulle sostanze pericolose. Nulla è gratis, però, e l’industria pertanto vuole giustamente scongiurare l’eventualità di un aumento dei costi. Non possiamo però sottostimare l’influenza sulla competitività e sulla disoccupazione nell’Unione di cui noi politici – e non i medici o l’industria – siamo responsabili.

Una grave mancanza, che tengo a ribadire, è il fatto che il nuovo sistema sia solamente europeo e non mondiale. Di conseguenza, nonostante i suoi indubbi benefici, REACH metterà la pesantemente disciplinata economia europea in una situazione di svantaggio nel contesto degli scambi liberalizzati a livello mondiale. Infatti proprio per questa ragione il regolamento non offre ai consumatori alcuna protezione dai pericoli nascosti nei prodotti provenienti da paesi terzi, soprattutto in virtù del fatto che i disoccupati comprano prodotti a basso prezzo, sia legalmente che in altri modi.

Chiedo pertanto alla Commissione e ai 27 Stati membri di assicurare che le normative europee siano in linea con le nostre ambizioni a livello mondiale, poiché questa è una nostra responsabilità politica. E’ nostro dovere cercare di innalzare gli standard ambientali, sociali e di sicurezza della produzione sia nell’Unione che nei paesi terzi.

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE).(PL) Signor Presidente, innanzi tutto ringrazio l’onorevole Sacconi per aver portato così bene a compimento un compito lungo, difficile e arduo. Desidero inoltre ringraziare la Presidenza finlandese. Sono molto lieta che proprio sotto questa Presidenza finalmente siamo riusciti a portare a termine l’intenso lavoro sull’elaborazione della presente normativa. Ci è voluto molto tempo, otto anni per la precisione, e il fatto che nessuno sia del tutto appagato dell’esito in realtà significa che il regolamento REACH è pronto per essere adottato.

L’industria chimica ritiene che REACH favorisca apertamente l’ambiente. Gli ambientalisti asseriscono che la normativa è stata stilata in base alle esigenze dell’industria. Ne discende che il compromesso raggiunto è praticabile nel contesto delle attuali condizioni sociali e politiche.

Desidero esprimere solo altri due commenti. In primo luogo, se guardiamo REACH in maniera critica, siamo costretti a riconoscere che questo singolo documento sostituisce le 40 diverse normative attualmente in atto e ci consentirà di proteggere efficacemente la vita e la salute delle persone. In secondo luogo, il regolamento segna un marcato miglioramento rispetto alle norme vigenti. Se decidiamo di continuare a migliorarlo e ad emendarlo in futuro, credo che dovremo adottarlo.

 
  
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  Libor Rouček (PSE).(CS) Onorevoli colleghi, spesso l’Unione europea viene considerata come un’istituzione incompetente e inutile che dopo l’allargamento è divenuta incapace di assumere le decisioni importanti, efficaci e congiunte che sono vitali per l’Europa. Sono fermamente convinto che il dibattito di oggi e il voto di mercoledì sulla direttiva REACH dimostreranno esattamente il contrario.

La stesura e l’adozione della normativa REACH rappresentano un passo che ha una valenza sia europea che mondiale. Con questa legislazione l’Europa istituirà regole chiare, trasparenti e giuste per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e, laddove necessario, per la restrizione delle sostanze chimiche. Nella versione definitiva, queste norme comporteranno una maggiore protezione per la salute pubblica e per l’ambiente e consentiranno all’industria chimica europea non solo di sopravvivere ma anche, a mio parere, di rafforzare la propria posizione nel mondo. Infatti, attraverso REACH, in futuro sarà l’Europa a dettare le norme, gli standard e le tendenze per l’industria chimica in tutto il mondo.

Come tutte le normative, anche REACH è frutto di un compromesso, in questo caso tra i rappresentanti dell’industria chimica, i consumatori, gli ambientalisti e i gruppi per il benessere animale. Il testo incarna altresì un compromesso tra i rappresentanti delle grandi imprese chimiche e le PMI. Essendo un deputato della Repubblica ceca, un paese di dimensioni medie in cui le PMI prevalgono nella produzione chimica, sono certo che, una volta assorbiti i costi iniziali, il regolamento REACH consentirà il consolidamento e l’ulteriore sviluppo di queste PMI, favorendo altresì un’occupazione crescente. Voterò pertanto a favore della direttiva REACH nella votazione di mercoledì.

 
  
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  Edit Herczog (PSE).(HU) Onorevoli colleghi, consentitemi di congratularmi con il relatore e con tutti quelli che hanno contribuito a perfezionare il lavoro attraverso le loro domande e il sostegno che hanno prestato nel corso degli anni. Desidero sottolineare che per noi, rappresentanti dei paesi dell’Europa orientale, quello su REACH è stato un processo legislativo in cui su due istanze importanti sono state accolte le proposte che avevamo avanzato nei dibattiti della commissione e che sono state accettate anche dal Parlamento.

L’una è la proposta sloveno-maltese, l’altra è quella ungaro-britannica, la cosiddetta iniziativa OSOR. Basti pensare che, così facendo, le piccole e medie imprese ungheresi risparmieranno 10 miliardi di fiorini. In questo modo dimostriamo di essere riusciti ad armonizzare le considerazioni che afferiscono alla protezione della salute e dell’ambiente con la capacità dei piccoli imprenditori di sostenere di costi.

Pertanto desidero esprimere apprezzamento per il compromesso. Come membro della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sono particolarmente lieta che il requisito di migliorare l’informazione ai consumatori alla fine sia stato incorporato nella proposta di compromesso. Credo che tale decisione sia molto importante per tutti i partecipanti perché ci consentirà di valutare i risultati di REACH. Spero sinceramente che tutto il lavoro realizzato nel corso della procedura non sia vanificato in sede di attuazione. Congratulazioni.

 
  
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  Guido Sacconi (PSE), relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispetto a tutte le posizioni che sono state espresse, anche le più critiche, e a chi si appresta a votare a favore della posizione comune, senza sostenere un pacchetto che la migliora, vorrei dire che in questo Parlamento c’è libertà e che resteremo amici come prima.

C’è però un argomento che devo smontare: qualcuno ha parlato di centinaia di sostanze pericolose che verrebbero lasciate libere sul mercato, addirittura qualcuno ha detto che il 90 per cento delle sostanze pericolose sarà autorizzato, in altre parole, che il compromesso mette in atto una specie di licenza di uccidere. Tutto questo stravolgimento si sarebbe verificato durante l’ultima notte del negoziato. Ciò non è vero. Si possono fare solo delle stime, perché solo REACH ci dirà le quantità effettive, e le stime più accreditate dicono che saranno più o meno 2500 le sostanze sottoposte alla procedura di autorizzazione.

Stando al compromesso, dovrebbero essere meno di duecento le sostanze che potranno essere autorizzate sulla base dell’adeguato controllo – che non è una licenza di uccidere, ma che presuppone una verifica del rischio e, in ogni caso, per come abbiamo ristrutturato il compromesso, anche per queste sostanze, ove esista un’alternativa, è previsto un obbligo di presentazione di un piano di sostituzione e, in assenza di alternativa, un piano di ricerca e sviluppo.

Nessuno può quindi contestare il fatto che tutte le sostanze che saranno autorizzate saranno immesse in un processo che, in tempi più o meno lunghi, le porterà alla sostituzione. Se qualcuno aveva in mente l’obbligo di sostituzione per decreto, avrà votato su qualcosa che io non ho mai presentato, né in prima lettura né in commissione ambiente.

Ciò che veramente non posso accettare è quanto è stato detto circa il fatto che il processo negoziale sarebbe avvenuto senza trasparenza e democrazia. Ho incontrato i relatori ombra prima e dopo tutti i round negoziali, li ho informati e, fino all’ultimo round, c’è stato un accordo molto largo sul mandato negoziale da me tenuto al tavolo dei negoziati.

Vorrei, infine, ringraziare il mio amico Carl Schlyter per avermi restituito la mela di un anno fa. Io la mangerò domani, lui invece se l’è tenuta, e mi ha fatto vedere in un vasetto di vetro una cosa che è una vera e propria bomba dal punto di vista ecologico. Restando nel settore ortofrutticolo, vorrei dirgli cosa mi insegnò il mio vecchio maestro di contrattazione sindacale. Era un vecchio operaio, ne aveva passate tante e aveva fatto tanti sacrifici. Mi disse: “non bisogna essere come le noci, che sono dure fuori e morbide dentro, bisogna essere come le pesche, morbide fuori e dure dentro”. E’ questa la linea negoziale da me seguita.

 
  
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  Mauri Pekkarinen, Presidente in carica del Consiglio. (FI) Signor Presidente, desidero ringraziare i deputati per il dibattito molto interessante e aperto. Vi sono stati confronti molto franchi in questa sede. La discussione ha mostrato che vi sono ancora una serie di visioni diverse su REACH in Aula, e perché mai non dovrebbe essere così? A mio giudizio, è molto comprensibile e naturale.

D’altro canto, il dibattito ha dimostrato che moltissimi deputati sono pronti a cercare il risultato migliore possibile in questa situazione attraverso il compromesso. Pare che il desiderio espresso nel mio intervento di apertura si avvererà nel voto di dopodomani, ossia mercoledì. Sembrerebbe che ora vi sia un numero sufficiente di deputati che vogliono il compromesso.

Sono del tutto convinto che grazie al compromesso l’Unione europea sarà dotata della legislazione più avanzata del mondo in materia di sostanze chimiche. Dopo il voto comincerà il lavoro vero: l’attuazione del regolamento. Il lavoro concreto partirà con i controlli sulle 30 000 sostanze chimiche ora presenti nei mercati europei. Credo che in questo modo renderemo un grande servizio ai nostri figli, ai nostri nipoti, alla natura, all’ambiente in generale e all’ambiente in cui viviamo.

Con queste parole desidero ringraziare i deputati, soprattutto il relatore e il presidente della commissione nonché tutti coloro che hanno lavorato con noi in Parlamento e nella Commissione.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero esprimere solo due brevi considerazioni. Alcuni dei partecipanti al dibattito, che al momento non vedo più in Aula, hanno criticato REACH, asserendo che il progetto ridurrebbe il livello di protezione per i lavoratori dell’industria chimica. Per dare una risposta definitiva posso dire che sono tutte sciocchezze. REACH non può ridurre il livello di protezione nell’industria chimica. Le disposizioni applicabili sulla protezione dei lavoratori rimangono pienamente valide. REACH non consente nulla che prima era vietato, anzi, è vero proprio il contrario: i lavoratori non dovranno più entrare in contatto con tutta una serie di sostanze. In ogni caso REACH comporterà un netto miglioramento nella sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro. Di conseguenza, respingo senza esitazioni questa argomentazione dei deputati che agiscono come se fossero i rappresentati degli interessi dei lavoratori.

In secondo luogo, molti degli intervenuti hanno giustamente sottolineato che ora bisogna assolutamente dare un’attuazione piena, trasparente e decisa a REACH, evitando la burocrazia superflua. A tal fine è necessario un numero infinito di iniziative, progetti e misure – potrei elencarli tutti all’Assemblea, se avessi abbastanza tempo. Ho già parlato con il presidente della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare e mi sono offerto di recarmi presso la commissione a febbraio per presentare una relazione dettagliata sulle misure che l’Esecutivo ha già assunto e sui piani che intende mettere in atto per l’attuazione di REACH. Al contempo reputo di particolare importanza rispondere alle domande che sono state avanzate in questa sede sul sostegno per le PMI europee e sull’allentamento dei requisiti loro imposti, nonché in relazione alle centinaia di migliaia di lavoratori interessati.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, ho ascoltato attentamente gli interventi degli onorevoli deputati e ho apprezzato i contributi positivi e validi come pure le critiche costruttive.

La Commissione sostiene gli emendamenti di compromesso che, da un lato, mirano ad apportare miglioramenti significativi alla tutela della salute umana e dell’ambiente e, dall’altro, ad accrescere l’innovazione e a salvaguardare la crescita economica.

Credo che uno degli elementi più importanti dell’accordo ora in discussione, come ha sottolineato l’onorevole Corbey, risieda nella sostituzione delle sostanze più pericolose con alternative sicure laddove sono disponibili. Posso dire che, per certi aspetti, il compromesso segna un miglioramento rispetto alla proposta originale della Commissione; ad esempio, l’autorizzazione è stata resa in linea generale più rigorosa.

Sostengo pienamente l’introduzione dell’obbligo a carico delle imprese di inserire un piano di sostituzione per le sostanze più preoccupanti – prodotte o importante – nelle domande di autorizzazione se siffatte società hanno identificato la disponibilità di alternative sostitutive. Concordo pienamente anche sul fatto che i piani di sostituzione debbano essere fattori chiave nella decisione sul rilascio o sulla modifica dell’autorizzazione.

Il voto dello scorso ottobre nella commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare forse ha accresciuto le speranze di poter ottenere un risultato ancora più ambizioso, come ha detto l’onorevole Bowis. Come a molti degli intervenuti questa sera, anche a me piacerebbe essere in vetta alla montagna e avrei preferito che determinate tematiche fossero state affrontate diversamente nell’accordo definitivo. Ad esempio, come hanno fatto presente gli onorevoli Davies e Hassi, le norme sulle sostanze che influiscono sul sistema ormonale – i cosiddetti perturbatori ormonali – avrebbero potuto essere più severe.

L’onorevole Lucas e altri non accettano che la possibilità di tenere riservati i nomi di nuove sostanze pericolose per sei anni possa essere positiva per l’accordo nel suo complesso. In questo modo si negherebbe ai consumatori il diritto di sapere con quali sostanze si trovano a contatto e sarebbe più difficile per gli utenti identificare le sostanze nelle diverse banche dati.

Come ultimo punto, ma non per questo il meno importante, come hanno suggerito gli onorevoli Ek, Ferreira e altri, sarebbe stato opportuno inserire l’obbligo di presentare una relazione sulla sicurezza chimica per le sostanze più pericolose prodotte in quantità esigue al fine di rafforzare ulteriormente la protezione dei lavoratori. Tuttavia, come ha sottolineato l’onorevole Roth-Behrendt, un compromesso è un compromesso e questo pacchetto segna un marcato miglioramento per la protezione della salute e dell’ambiente se lo si raffronta al panorama attuale.

La Commissione sostiene pienamente il pacchetto di compromesso e spero sinceramente che il Parlamento lo appoggi nel voto di mercoledì.

Nell’arco di questo processo la Commissione ha fatto del proprio meglio per favorire un accordo tra il Consiglio e il Parlamento e per raggiungere compromessi calibrati. Guardiamo con estremo favore alla convergenza che si è venuta a creare tra il Parlamento e il Consiglio e sosteniamo appieno questo accordo in modo che REACH possa entrare in vigore nel giugno 2007. Rinnovo i ringraziamenti all’onorevole Sacconi e ai relatori ombra per gli sforzi che hanno profuso al fine di raggiungere questo compromesso.

 
  
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  Presidente. La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 12.00.

 
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