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Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 15 gennaio 2007 - Strasburgo Edizione GU

9. Allocuzione del Presidente del Parlamento
Processo verbale
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  Presidente. – Onorevoli colleghi, dopo aver dato il benvenuto ai colleghi di Bulgaria e Romania, desidero dedicare alcuni minuti alla valutazione del lavoro che abbiamo svolto nella prima metà della legislatura.

Credo vi sia un vasto consenso in relazione alla crescente importanza e al ruolo più ampio che il Parlamento europeo riveste. Adesso le funzioni assolte dall’Assemblea sono meglio conosciute e maggiormente riconosciute. Abbiamo superato la sfida dell’allargamento e risolto importanti problemi interni.

Tutto ciò grazie al lavoro di voi tutti, della Segreteria generale e dei servizi del Parlamento. Vi ringrazio tutti.

Tengo altresì a ricordarvi i dubbi che avevamo circa due anni e mezzo fa sulla nostra capacità di funzionamento con un maggior numero di deputati, con altre nove lingue – ora ve ne sono in tutto dodici nuove – nonché in presenza di culture parlamentari diverse.

A mio giudizio ora possiamo affermare di aver superato quelle difficoltà e che il Parlamento allargato funziona in maniera adeguata. Non vi sono state divisioni tra la vecchia e la nuova Europa.

I deputati dei nuovi paesi membri si sono integrati perfettamente nei diversi gruppi politici transnazionali, lavorando in armonia con il sistema in una prospettiva europea.

Abbiamo svolto un ruolo importante per allentare le tensioni tra est e ovest e in questo modo siamo riusciti a raggiungere accordi importanti, tra cui spicca la direttiva sui servizi.

I deputati dei dieci nuovi paesi membri hanno assunto posizioni di rilievo in Parlamento e molti di loro hanno assolto alla funzione di relatore.

Spero che continueranno a partecipare in maniera così integrata in futuro.

Ricorderete anche che, all’inizio della legislatura, avevo annunciato che lo statuto dei deputati sarebbe stato una priorità. Alcuni dei deputati di più lungo corso erano alquanto scettici, ma ora disponiamo di uno statuto che, una volta entrato in vigore, garantirà parità di trattamento ai deputati e trasparenza nelle spese. Si è trattato di un tema difficile che aveva gravemente offuscato l’immagine del Parlamento; siamo dunque tutti lieti che il problema sia stato risolto.

Per poter lavorare con un maggior numero di membri, abbiamo dovuto attuare significative riforme interne. Più programmazione, più selettività, un maggiore orientamento politico nei dibattiti, una presa di posizione più rapida in reazione agli affari internazionali e in risposta alle decisioni e alle proposte della Commissione, maggiore efficienza nelle nostre delegazioni presso i paesi terzi, un lavoro più dinamico da parte delle commissioni parlamentari.

Tutti hanno contribuito in qualche modo all’individuazione e all’applicazione di soluzioni originali ed efficaci. Grazie a tutti, in particolare ai presidenti dei gruppi politici, ai vicepresidenti e agli esponenti che hanno lavorato con me in seno all’Ufficio di presidenza e ai presidenti di commissione. Se posso, desidero inoltre esprimere un ringraziamento molto speciale al Segretario generale, Julian Priestley, che ci lascerà presto.

(Vivi applausi)

Vi prego di credermi – e posso dirlo in quanto Presidente – che lui, Julian, e i suoi collaboratori sono i veri artefici del miracolo quotidiano che consente a questa complessa Istituzione di funzionare.

A tale scopo abbiamo dovuto dar vita anche a una significativa politica immobiliare, che ha sempre suscitato polemiche. Abbiamo investito massicciamente nelle opere edili a Bruxelles e a Strasburgo, e presto al mio successore toccherà il piacere di inaugurarle.

Abbiamo acquisito edifici nelle tre città che ospitano le nostre principali sedi di lavoro e nei ventisette paesi in cui disponiamo di uffici di informazioni. Siamo una grande potenza immobiliare in tutta Europa, e posso assicurarvi che questa politica ci consentirà di risparmiare 100 milioni di euro all’anno rispetto alla politica della locazione, e saremo quindi in grado di applicare lo Statuto dei deputati senza dover chiedere ulteriori risorse ai contribuenti europei.

Desidero ringraziare il Vicepresidente, onorevole Onesta, e lo staff del Segretario generale per il lavoro che hanno svolto in questo ambito.

(Vivi applausi)

Come sapete, dal luglio 2004, stiamo affrontando il tema delle relazioni con le altre Istituzioni.

Oggi è universalmente riconosciuto che il Parlamento europeo ha raggiunto la propria maturità politica proprio nel periodo turbolento dell’investitura della Commissione.

Perché? Semplicemente perché ha esercitato i propri poteri e le proprie competenze, respingendo le proposte che ha ritenuto inadatte.

Il Parlamento europeo ha quindi dimostrato che le audizioni dei Commissari non sono state semplici formalità, che non è una tigre di carta e che è in grado di esercitare i propri poteri in maniera esigente e al contempo responsabile, senza causare alcuna crisi.

Credo veramente che il Parlamento, la Commissione e il progetto europeo siano usciti rafforzati da tale esercizio di democrazia parlamentare, una prassi che oggi è considerata alquanto normale.

Da allora le nostre relazioni con la Commissione sono improntate alla cortesia, alla franchezza e alla cooperazione. Rivolgendomi al Vicepresidente, che oggi è presente in Aula, devo esprimere la nostra gratitudine per questa relazione.

Il Parlamento e la Commissione hanno il dovere di cooperare, in quanto le nostre due Istituzioni rappresentano l’interesse generale europeo. Siamo chiamati a cooperare, poiché entrambe le Istituzioni, in un modo o nell’altro, rappresentano l’interesse generale dell’Europa. Tuttavia, il Parlamento è anche l’organo di controllo della Commissione, fattore che talvolta ci porta allo scontro.

Quando la Commissione non ci ha prestato ascolto, noi a volte abbiamo respinto le sue proposte (sui servizi portuali e sul trasporto ferroviario). Dobbiamo dunque impegnarci con determinazione per lavorare di più stretto concerto sul programma legislativo annuale della Commissione.

Anche le nostre relazioni con il Consiglio sono migliorate, pur essendo state talvolta difficili.

In relazione alle prospettive finanziarie, ribadisco il mio rammarico, in quanto gli Stati membri non si sono avvicinati alla posizione ambiziosa e realistica definita dal Parlamento attraverso la commissione ad hoc che ho avuto l’onore di presiedere. Per la prima volta il Parlamento europeo ha definito la propria posizione prima di conoscere quella del Consiglio.

Il Parlamento e il Consiglio hanno poteri di co-legislazione. Credo che possiamo definirci soddisfatti per la parte di lavoro che abbiamo svolto nell’ambito di questo compito. Abbiamo spesso trovato un accordo, fatta eccezione per alcuni casi importanti come la direttiva sulla brevettabilità del software, su cui abbiamo respinto la posizione comune del Consiglio.

Tutti in Europa però riconoscono anche il ruolo chiave svolto dal Parlamento perlomeno in relazione a tre delle questioni fondamentali di questa prima parte della legislatura.

In relazione alla direttiva sui servizi è universalmente noto che il Parlamento ha salvato l’Unione europea dalla difficile situazione che si sarebbe venuta a creare con la proposta iniziale, un testo che infatti è stato radicalmente modificato. Il Parlamento ha esercitato efficacemente un potere di iniziativa legislativa che non ha sul piano strettamente formale. Non si è trattato insomma di un emendamento, bensì di un cambiamento radicale e profondo rispetto alla proposta originale.

In merito a REACH abbiamo agevolato il compromesso finale.

Per quanto concerne la lotta al terrorismo, siamo approdati a un accordo sull’archiviazione dei dati, che, senza la nostra decisiva partecipazione unitamente all’azione della Presidenza britannica, sarebbe stato difficile da raggiungere.

Ora che abbiamo affrontato questi grandi temi legislativi devo ammonire l’Assemblea contro il rischio che si inneschi una certa “siccità legislativa”, ossia che non vi siano proposte su cui legiferare.

Occorre certamente legiferare meglio – e ciò riguarda sia chi avanza le proposte sia chi le modifica e le approva –, senza tuttavia confondere una migliore regolamentazione con una minore regolamentazione…

(Applausi)

... e non debbiamo nemmeno permettere che l’iniziativa sulla migliore regolamentazione vada a discapito dei diritti – soprattutto i diritti sociali e ambientali – sanciti nell’acquis comunitario.

Inoltre, in questo momento di commiato, devo esprimervi il timore che la deriva dell’Unione verso il modello di funzionamento intergovernativo possa ridimensionare il ruolo del Parlamento europeo. Dobbiamo stare in guardia per evitare che ciò accada.

Il Parlamento non è meramente un co-legislatore. In questa sede non ci limitiamo a varare delle leggi. Assumiamo altresì l’iniziativa, quando le circostanze lo richiedono. Adempiamo a questa funzione creando commissioni temporanee o commissioni d’inchiesta.

Ne abbiamo istituite due di grande rilevanza. Una, sulle presunte attività della CIA, è servita a sottolineare l’importanza di salvaguardare i valori democratici su cui poggia l’Unione e di cui dobbiamo dare l’esempio. Non possiamo infatti esigere da altri di assumere una condotta che noi per primi non seguiamo al nostro interno.

Per quanto concerne la commissione su Equitable Life, abbiamo chiaramente contribuito a stabilire le responsabilità del disastro finanziario che ha causato gravi danni a migliaia di cittadini europei.

Onorevoli colleghi, abbiamo lavorato intensamente anche sul tema dell’immigrazione clandestina, un problema che si ripercuote sull’equilibrio socioeconomico dell’Europa, che si colloca al centro dei valori che difendiamo e che è fonte di drammi che ci riguardano tutti.

Abbiamo inviato missioni a Ceuta, Melilla, Lampedusa, alle Canarie, a Parigi e a Malta e in questo modo siamo riusciti a migliorare il trattamento riservato agli immigrati clandestini e ai richiedenti asilo e abbiamo ricordato ai governi le loro responsabilità in tale ambito. Si è trattato di un compito molto importante sul piano concreto, che è stato accompagnato da una partecipazione molto attiva nella riflessione sull’avvenire dell’Europa.

Ricorderete che il Parlamento aveva approvato a maggioranza il Trattato costituzionale; in veste di Presidente, difesi la nostra posizione nei dibattiti referendari svoltisi nei diversi paesi, non solo nel mio. E dopo il “no” di Francia e Paesi Bassi, benché molti altri rimasero in silenzio, di concerto con la Commissione, abbiamo assunto iniziative importanti nel quadro del processo di riflessione che la Presidenza tedesca ora ritiene concluso.

La Conferenza dei presidenti ha dato prova di grande impegno in questo compito, visitando tutti i paesi che detenevano la Presidenza e tenendo dibattiti con la società civile in ciascuno di essi.

Ora non è il momento di analizzare la gravità della crisi che si profila per l’Unione a seguito della bocciatura del Trattato costituzionale. Sappiamo tutti quanto sia grave. Tuttavia, nel mio ultimo discorso in qualità di Presidente, chiedo che il Parlamento sia coinvolto strettamente nella ricerca di una soluzione, e sono molto lieto che la Presidenza tedesca mi abbia comunicato che chiederà all’Assemblea di nominare un rappresentante a tal fine e che avanzerà la medesima richiesta alla Commissione e agli Stati membri.

Abbiamo varato un’intera gamma di iniziative sulla nostra capacità di assorbimento, che abbiamo ribattezzato “capacità di integrazione”, e sui costi dovuti al fatto di non disporre di una costituzione; in proposito abbiamo chiesto alla Commissione di redigere una relazione. Abbiamo agito in questo modo, poiché la grande maggioranza dei deputati di quest’Assemblea – non tutti, come è stato dimostrato mentre ascoltavamo l’inno – credono nella necessità di un’Europa politica che possa svolgere un ruolo internazionale come attore globale, e posso dirvi che esiste un desiderio molto forte di Europa nel mondo e che l’Europa è apprezzata e voluta in tutto il pianeta, forse più che al suo stesso interno.

In risposta a questa domanda di Europa, abbiamo sviluppato la cosiddetta diplomazia parlamentare.

Personalmente mi sono recato in visita in diversi paesi non membri per spiegare cosa sia l’Europa, per ascoltare i loro problemi rispetto al mondo globalizzato, e in relazione a noi in particolare, e talvolta per negoziare: sono stato in India, in Cina, in molti paesi dell’America latina, in Africa, in tutti i paesi candidati e in quasi tutti i paesi del Mediterraneo.

Ma non ho certo lavorato da solo. Le nostre attività di osservazione delle elezioni oggi rivestono grande importanza sul piano mondiale.

Sapete che abbiamo inviato 33 delegazioni in 26 paesi cui hanno preso parte 242 deputati? Sapete che ruolo abbiamo svolto in Ucraina, in Palestina, in Afghanistan, in Congo e in Venezuela, giusto per citare i paesi più importanti?

Sì, possiamo essere soddisfatti del nostro ruolo nel mondo. Siamo andati nel mondo e lo abbiamo accolto.

I capi di Stato dei paesi membri dell’Unione si recano in questa sede, ma, su invito della Presidenza, anche 15 capi di Stato di altri paesi si sono espressi al cospetto di quest’Aula in periodi importanti per loro e per noi.

Basta ricordare solo alcuni nomi: Viktor Yuschenko, Hamid Karzai, Mahmoud Abbas, Fuad Siniora, Evo Morales, Ellen Johnson Sirleaf, giusto per citarne alcuni.

Anche in questo senso abbiamo accresciuto la nostra importanza politica, motivo per cui siamo ancora più orgogliosi di lavorare per questa Istituzione.

Possiamo altresì ritenerci soddisfatti del ruolo svolto dal Premio Sacharov, che inneggia alla lotta per la libertà, come ci ha detto Alexander Milinkievitch a dicembre, o come mi ha ricordato Leyla Zana, quando a Istanbul mi disse quanto sia stato importante per lei e per la sua causa venire a Strasburgo, nonché vedere la sua immagine sugli schermi televisivi di tutto il mondo, e il riflesso che tutto ciò ha avuto per la sua lotta. Mi rammarico dunque che non sia stato possibile avere tra noi le Donne in bianco e Aung San Suu Kyi, vincitrice del Premio Sacharov nel 1990, la quale a distanza di 17 anni è ancora agli arresti domiciliari nel suo paese.

(Applausi)

Onorevoli colleghi,

negli ultimi due anni e mezzo la difesa dei valori democratici e dei diritti umani si è consolidata, divenendo una delle nostre caratteristiche distintive.

Quest’Assemblea è nota per la difesa dei diritti umani, un tema centrale nelle nostre relazioni con gli altri paesi. Le nostre delegazioni lavorano febbrilmente in questo ambito, una tematica che ha segnato tutte le mie visite ufficiali.

Ho affrontato tale questione – talvolta conseguendo risultati concreti – in Colombia, Cina, Tunisia, Egitto, Algeria, Turchia… e a Lahti, in Finlandia, ho avuto modo di rivolgermi direttamente al Presidente Putin, facendogli presente che l’Europa non baratterà i diritti umani con l’energia.

Ci siamo altresì adoperati per promuovere la cooperazione tra grandi gruppi regionali.

In seno all’APEM abbiamo reso un contributo significativo al processo di Barcellona. Purtroppo, però, questo è avvenuto in coincidenza con l’aumento delle tensioni tra il mondo occidentale e il mondo islamico. L’APEM permane l’unica sede in cui è possibile adottare posizioni comuni in risposta alle situazioni di conflitto, com’è accaduto nella crisi sulle vignette su Maometto e con la guerra in Libano.

Onorevoli colleghi, dobbiamo mantenere viva e attiva l’APEM, in quanto il principale problema geopolitico dell’Europa risiede nelle relazioni con il mondo islamico; il Mediterraneo, infatti, è il confine più ineguale del mondo e i problemi della nostra epoca si concentrano in questo mare.

Il lavoro dell’Assemblea congiunta ACP-UE si è rivelato cruciale per impedire che l’Africa diventasse il continente dimenticato dalla globalizzazione.

Ci siamo inoltre dedicati con impegno alla creazione dell’Assemblea parlamentare euro-latinoamericana e, a seguito dell’intenso lavoro svolto in estate, siamo giunti alla sua istituzione. Spero che il Parlamento attribuirà a questo strumento per le relazioni tra l’Europa e l’America latina tutta l’importanza che merita.

Abbiamo superato la sfiducia e l’antagonismo con i parlamenti nazionali. Abbiamo sistematicamente tenuto conferenze interparlamentari, visto che dobbiamo lavorare insieme, con i deputati e i senatori dei parlamenti di tutti i paesi e spero che continui l’abitudine di tenere conferenze nel corso di ciascuna Presidenza in modo da poter lavorare insieme.

Onorevoli colleghi,

lasciando questa carica, rilevo, come voi, che l’Unione europea sta cercando una risposta economica e sociale alla globalizzazione, la grande questione della nostra epoca, e molti europei, molti cittadini che noi rappresentiamo in questa sede, ora guardano alla globalizzazione più come un rischio che come un’opportunità. Possiamo convenirne o meno, ma questa è la realtà.

Secondo Eurostat, nel 2003 il 56 per cento dell’opinione pubblica era a favore della globalizzazione. Stando all’ultimo sondaggio, sempre di Eurostat, lo stesso dato ora si attesta su un mero 37 per cento. Un calo di 20 punti negli ultimi 3 anni è indubbiamente un fenomeno preoccupante.

Vi sono grandi differenze tra i vari paesi. Non tutti i paesi europei la vedono allo stesso modo. Sono certo, però, che se ciascuno dovesse affrontare da solo il mondo globalizzato, si sentirebbe molto isolato, sopraffatto dall’immensità delle sfide che, insieme, possiamo invece raccogliere molto più efficacemente. Insieme possiamo fare di più, e dobbiamo quindi rafforzare l’Unione alla ricerca di una politica energetica comune, soprattutto a fronte del grande allarme suscitato in merito al gas proveniente dall’est.

Finora non abbiamo avuto una politica energetica in Europa. Abbiamo solamente applicato la nostra politica sulla concorrenza al settore energetico come se fosse un settore come gli altri. Non basta, però, in quanto i mercati, il mercato, il mercato più efficiente, non crea potere, sicurezza né capacità negoziale nei confronti di paesi terzi.

Sono del tutto convinto che nel mondo di domani due fattori risulteranno inestricabilmente legati: l’energia e l’ambiente, e tale commistione inestricabile conferirà all’Europa una nuova ragion d’essere.

Intravedo altresì una nuova ragion d’essere rispetto ai problemi dell’immigrazione, un contrappeso cruciale alla nostra debolezza demografica. Nel breve termine le carenze demografiche dell’Europa potranno essere compensate solo da un maggior numero di immigrati. Tuttavia, mentre siamo alla ricerca di una politica sull’immigrazione, persone disperate provenienti da paesi sottosviluppati rischiano la vita nel tentativo di raggiungere le nostre coste. E’ una chimera credere che, avendo rimosso le frontiere interne che ci dividevano, possiamo continuare a mantenere le nostre rispettive politiche in tema di immigrazione, controllando ciascuno le proprie frontiere esterne.

Dobbiamo dire agli europei che abbiamo bisogno degli immigrati, ma dobbiamo essere capaci di integrarli. Nessuna politica sul controllo dell’immigrazione può riuscire senza lo sviluppo dei paesi d’origine. Basta visitare l’arco del Niger per averne un’idea assolutamente nitida.

L’Unione europea è altresì alla ricerca di risorse proprie. Risorse che siano davvero proprie. Abbiamo dedicato i dibattiti delle ultime due conferenze interparlamentari a questo tema. Abbiamo bisogno di un sistema che ci consenta di raggiungere accordi di bilancio che non siano dominati da considerazioni a breve termine sul bilancio netto di ciascun paese in termini puramente contabili. Questo modo di discutere delle prospettive finanziarie non conferirà mai all’Unione un bilancio ambizioso.

Per noi parlamentari questo è un tema importantissimo. Vi ricordo che agli albori del parlamentarismo si recitava il detto: “nessuna tassazione senza rappresentanza”. Ebbene, parlando della costruzione odierna dell’Europa politica, forse potremmo affermare esattamente il contrario: “Non ci può essere alcuna vera rappresentanza senza tassazione”.

(Applausi)

Onorevoli colleghi,

i cittadini europei si aspettano che l’Unione contribuisca a risolvere molti dei problemi che investono la loro vita. Spesso credono che l’Europa non sia sufficientemente presente nei grandi temi che nessuno Stato può risolvere da solo e che sia eccessivamente presente nelle questioni di poca importanza.

Come spesso la Commissione ci ricorda, l’Unione europea deve rafforzare la propria legittimazione, producendo risultati mediante politiche valide. Tuttavia, abbiamo un piccolo problema: le politiche valide non crescono sugli alberi. Sono il frutto di istituzioni forti, efficaci e democratiche.

Il Parlamento, l’emblema della democrazia rappresentativa europea e l’embrione della democrazia soprannazionale che stiamo costruendo, deve quindi continuare a migliorare il proprio funzionamento per contribuire a rilanciare l’integrazione europea.

Avendo espresso questo desiderio, concludo con un dialogo immaginario tra Jean Monnet e il poeta spagnolo Antonio Machado, uno dei nostri grandi poeti, che morì in esilio e che scrisse una delle poesie che tutti gli spagnoli conoscono:

“Tutto passa e tutto resta, ma il nostro destino è passare.”

Sì, Jean Monnet avrebbe potuto rispondere che le persone passano, ma le istituzioni restano. Nessuno può passare tutta la propria esperienza ad altri, e quindi nulla si può compiere senza istituzioni.

Sì, onorevoli colleghi, tutto passa. Ma la cosa importante non è che ciascuno di noi passi: bisogna infatti avere istituzioni durature, in grado di rendere testimonianza della storia che scriviamo insieme.

Sì, onorevoli colleghi, tutto resta. Le emozioni e i sentimenti restano, sul piano personale e politico, ed è questo il capitale umano più importante che abbiamo.

Rimangono i momenti tranquilli, di cui nessuno saprà mai, e rimangono i momenti ufficiali, come le riunioni del Consiglio europeo cui ho avuto l’onore di partecipare a vostro nome. Mi sono rivolto ai capi di Stato e di governo a vostro nome, e posso assicurarvi che siamo stati ascoltati con attenzione crescente e che siamo invitati a partecipare sempre più a tal genere di lavori. E’ questa una soddisfazione che tengo a condividere con voi.

E’ stato un grande onore essere Presidente del Parlamento europeo.

Vi ringrazio per la fiducia che avete riposto in me e auguro al mio successore tutto il successo possibile.

Grazie molte.

(L’Assemblea, in piedi, applaude il Presidente)

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo PPE-DE vorrei porgere un caloroso saluto alla Romania e alla Bulgaria, i nuovi membri della famiglia europea, e accogliere tra noi i nuovi colleghi di questi due paesi: questa è ormai la loro casa. Già dal settembre 2005 abbiamo cominciato a collaborare con gli osservatori bulgari e romeni, e sono certo che, negli anni a venire, la nostra eccellente cooperazione non si interromperà.

Queste nuove adesioni rappresentano per il nostro gruppo un evento di grandissima importanza. Adesso l’Europa dei Ventisette deve far fronte alle grandi sfide del futuro, e mi auguro che dimostri la massima compattezza, ma soprattutto senso di responsabilità.

Una cosa è certa: i Trattati attualmente in vigore non saranno più adeguati ad affrontare la nuova realtà. Abbiamo bisogno di nuove regole istituzionali e, quanto prima riusciremo a elaborarle, tanto meglio sarà per tutti, perché altrimenti l’Europa non sarà in grado di risolvere i grandi problemi che affliggono il nostro continente.

Signor Presidente, sono passati ormai due anni e mezzo dalla sua elezione e il Parlamento europeo ha compiuto grandi progressi. I maggiori poteri di cui esso gode, il modo in cui esercita le proprie responsabilità e la sua maturità politica sono ben evidenti a tutti gli osservatori.

Mi limiterò a ricordare, come esempio, la direttiva sui servizi e il regolamento REACH sui prodotti chimici, due importanti dossier nei quali il Parlamento ha svolto un ruolo predominante. Un’altra evoluzione positiva riguarda le relazioni con la Commissione europea, che sono state definite più precisamente con il nuovo accordo quadro. Signora Vicepresidente Wallström, sono certo che la Commissione, come il Parlamento europeo, terrà fede ai propri impegni in questo campo.

L’Europa potrà progredire soltanto se le Istituzioni europee, e soprattutto la Commissione e il Parlamento, lavoreranno all’insegna del reciproco rispetto e di una positiva cooperazione.

Signor Presidente, lei si è impegnato a fondo per rafforzare il dialogo tra i parlamenti europei e nazionali. Potremo così convincere i nostri concittadini dell’importanza dell’azione congiunta avviata dagli Stati membri dell’Unione per rispondere alle loro preoccupazioni quotidiane. Dobbiamo accelerare e migliorare quest’alleanza. Il gruppo PPE-DE ha intenzione di proporre iniziative forti in questo senso.

Nel corso del suo mandato, signor Presidente, lei ha dimostrato che questo Parlamento può funzionare in maniera efficiente con i rappresentanti di venticinque Stati membri, o addirittura di ventisette, se si aggiungono gli osservatori bulgari e romeni. Affinché la nostra Assemblea possa divenire ancora più efficiente in futuro, lei ha saggiamente previsto la realizzazione di una riforma parlamentare, la cui adozione ci aiuterà a cogliere tale obiettivo.

Infine lei è riuscito, insieme alla Presidenza lussemburghese, a fare adottare uno statuto dei deputati. Mi congratulo con lei; com’è noto, si è trattato di un compito particolarmente arduo.

Signor Presidente, caro onorevole Borrell, lei è stato il Presidente di tutti noi. Il gruppo PPE-DE le ha offerto la propria fiducia, e non se ne è pentito. Lei è sempre stato aperto alle domande dei deputati della nostra Assemblea, e ha vigilato affinché la voce del Parlamento risuonasse forte e chiara, soprattutto in occasione delle riunioni del Consiglio europeo. A nome del gruppo PPE-DE desidero ringraziarla cordialmente. Le auguro buona fortuna prendendo a prestito le parole di Federico García Lorca – scusate il mio spagnolo: “Caminante, no hay camino. Se hace camino al andar.” [Viandante, non esiste un cammino. Il cammino si fa camminando.]

(Applausi)

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per cominciare vorrei congratularmi con l’onorevole Daul che, a mio avviso, fra tutti i presenti in Aula oggi, si è assunto l’onere più gravoso. Gli auguro buona fortuna alla guida del gruppo, non molto omogeneo, che si appresta a presiedere. Caro Joseph, che le tue decisioni siano sempre quelle giuste!

Porgo il benvenuto ai nuovi deputati bulgari e romeni. Noi membri del PSE ci siamo distinti in quest’Assemblea per aver lottato strenuamente al fine di mantenere la scadenza del 1° gennaio 2007; infatti, per ciò che riguarda la riunificazione del nostro continente, che deve realizzarsi in piena libertà, pace – e nel breve termine – nella comune prosperità, ritenevamo che ciò dovesse avvenire il prima possibile. Oggi è una giornata felice perché, a partire da questo momento, i nostri amici bulgari e romeni fanno ufficialmente parte della nostra Assemblea, e anche questo è un successo per il nostro gruppo.

(Applausi)

Presidente Borrell, sono due le ragioni per cui ritengo importante ringraziarla. Comincerò scusandomi. Le chiedo scusa per le innumerevoli riunioni della Conferenza dei presidenti cui lei ha dovuto partecipare nella sua veste di Presidente, sopportando me e il mio carattere, notoriamente tranquillo, che lei ha cercato di controllare. Non sempre è riuscito nel suo intento, e lo stesso dicasi per me; quindi, a titolo personale, le chiedo scusa per tutto ciò che le ho fatto passare.

Inoltre, a nome del PSE, vorrei dire che lei ha presieduto quest’Assemblea con estrema dignità. In Europa e all’estero lei ha rappresentato l’Europa con grande onore guadagnandosi il rispetto di tutti. Un membro del Consiglio europeo mi ha detto che, in occasione delle riunioni dei capi di Stato e di governo, non c’è nessuno fra i presenti che non ascolti con attenzione l’intervento di Josep Borrell, da cui emergono sempre la sua dignità personale e la penetrante acutezza delle sue argomentazioni: due caratteristiche che hanno fatto di lei un eminente rappresentante di questa Istituzione europea liberamente eletta.

Noi del gruppo socialista abbiamo votato per lei; molti deputati in quest’Aula hanno riposto in lei la propria fiducia, e credo di poter parlare a nome di tutti quando dico, oggi, che lei ha giustificato tale fiducia in ogni modo.

Noi del gruppo socialista siamo lieti che ora lei rientri nei ranghi per tornare a essere un comune deputato. Chiunque la conosca sa bene che proprio questo sarà il suo ruolo – quello di un comune deputato privo di ostentazione, perché lei è capace di svolgere incarichi di alto rango per poi tornare all’anonimato della truppa. Questa sorta di modestia personale è forse il tratto distintivo e la principale caratteristica della personalità di Josep Borrell.

Le porgo quindi i miei più vivi ringraziamenti, a titolo personale e a nome del mio gruppo, per tutto ciò che ha fatto per quest’Assemblea.

(Applausi)

 
  
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  Graham Watson, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, devo essere onesto e confessarle che nel 2004 lei non era il candidato del mio gruppo. Avevamo infatti proposto l’onorevole Bronisław Geremek, uno dei padri fondatori e degli artefici dell’Europa di oggi – che conta 27 Stati membri – e un simbolo della riunificazione europea. Ma la sua Presidenza della nostra Assemblea è stata contrassegnata da equità e lealtà, i suoi rapporti con i deputati sono stati cortesi e la sua attività è stata improntata alla pazienza e alla serenità. Non è certo un compito facile per un nuovo arrivato dirigere il Parlamento, eppure lei ha raccolto la sfida. Alla luce delle parole pronunciate dall’onorevole Schulz, mi chiedo se egli tema per la propria posizione, qualora lei dovesse tornare a sedersi tra i membri del suo gruppo!

(Si ride)

Signor Presidente, apprezzo in modo particolare l’impegno che lei ha assunto nei confronti dei nostri cittadini. Nel suo paese, ha invitato molti di noi a unirsi a lei nel suo lavoro di attivo cittadino europeo; ha dato prova di notevole impegno e di inesauribile energia nell’attività di promozione dell’Unione europea in tutto il continente, e la sua missione, rivolta soprattutto ai giovani europei, è stata un segno distintivo della sua Presidenza.

Né si è limitato all’Unione europea. La sua attività di Presidente del Parlamento si è spinta ben al di là delle nostre sponde per promuovere l’Assemblea parlamentare Euromed, per favorire l’istituzione di un’Assemblea parlamentare Europa-America latina e in altre aree. Credo tuttavia che il maggiore risultato da lei ottenuto nel corso della sua Presidenza sia stato quello di condurre con successo l’integrazione degli osservatori bulgari e romeni in quest’Assemblea.

La partecipazione odierna di nuovi deputati segna il completamento del quinto allargamento dell’Unione. Ci rallegriamo nel vedere qui con noi due nuovi Commissari, Leonard Orban e Meglena Kuneva – entrati in carica a partire dal 1° gennaio – e la presenza di due nuovi paesi nel Consiglio dei ministri rafforza l’Unione preparandola a celebrare una data importante.

Signor Presidente, il suo predecessore, Pat Cox, si è impegnato a fondo per rinnovare la nostra Assemblea. Il mio gruppo apprezza le riforme da lei promosse, ma avrebbe auspicato maggiori riforme nel funzionamento di quest’Assemblea. Sappiamo che lei ci ha provato, e che ogni volta si è trovato legato – come Gulliver – dalla burocrazia di due gruppi politici. La loro presenza – la testarda presenza della storia – aleggia pesantemente sul nostro lavoro. Perché il Parlamento europeo non dovrebbe riunirsi formalmente ogni settimana per ricevere una relazione della Commissione? Perché non dovrebbe esserci un monitor sulla scrivania di ogni deputato, per entrare finalmente nel ventunesimo secolo? Perché la nostra democrazia dev’essere governata da norme fissate da un matematico belga del diciannovesimo secolo di nome D’Hondt? I risultati scaturiti da tali norme dipendono più dai calcolatori elettronici che dalle schede elettorali, e più dalle dimensioni e dal potere delle nazioni che dall’impegno europeo e dalla competenza dei candidati. Dobbiamo cambiare tutto ciò se vogliamo riaffermare la nostra credibilità democratica, mentre celebriamo il cinquantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma; se non riusciremo a stare al passo coi tempi, infatti, la delusione popolare crescerà, e il fascino esercitato dai rigurgiti di nazionalismo dell’estrema destra potrebbe crescere.

Pertanto, signor Presidente, confido che i suoi successori intavoleranno con tutti i deputati dell’Assemblea un dibattito volto a discutere l’organizzazione delle attività del Parlamento, nonché a preservare e sviluppare quei valori cui lei ha tenuto fede con coraggio durante la sua Presidenza.

Per concludere, consentitemi di congratularmi con l’onorevole Daul per il suo primo discorso da capogruppo. Negli anni a venire, non mancheranno certamente altri suoi interventi.

(Applausi)

 
  
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  Brian Crowley, thar ceann an Ghrúpa UEN. – A Uachtaráin, is mór an onóir dom labhairt i mo theanga dhúchais anseo tráthnóna inniu. Ba mhaith buíochas ó chroí a ghabháil le rialtaisí uilig an Aontais Eorpaigh agus le Feisirí an tí seo as ucht a gcuid tacaíochta chun stádas oifigiúil oibre a bhaint amach don Ghaeilge. Tá cur chun cinn teangacha rí-thábhachtach ó thaobh forbairt iomlán a dhéanamh ar an Aontas Eorpach. Tá ceangal láidir idir éagsúlacht chultúir agus comhoibriú eacnamaíochta san Eoraip agus creidim, a Uachtaráin Borrell, gur éirigh leat an dá aidhm seo a bhaint amach le linn do théarma in oifig an Uachtaráin.

E’ per me un privilegio e un grande onore parlare per la prima volta in gaelico – la mia lingua madre – in quest’Aula. Signor Presidente, ringrazio in particolare lei e i suoi servizi, nonché la paziente duttilità con cui il Segretario generale Priestley e i suoi assistenti hanno reso possibile questo mio intervento. Nel celebrare questa data storica per gli irlandesi, festeggiamo un evento di portata ancora maggiore con l’ingresso della Romania e della Bulgaria. Porgo il benvenuto ai nuovi colleghi che entrano a far parte di questo Parlamento nel 2007 con parità di diritti; essi parteciperanno alle sedute, voteranno e svolgeranno un ruolo guida nella nostra Assemblea. Mi congratulo con loro per l’impegno con cui hanno garantito il rispetto dei criteri fissati dalle Istituzioni europee affinché anche i loro paesi potessero partecipare a questo meraviglioso processo di pace, prosperità e stabilità.

Signor Presidente, alla Conferenza dei presidenti ho espresso chiaramente l’apprezzamento e la gratitudine che nutro nei suoi confronti per l’assistenza da lei offerta a me, all’Irlanda e agli irlandesi che richiedevano assistenza a livello istituzionale. Molti dei miei colleghi hanno citato diversi poeti spagnoli. Mi limiterò a citare le parole di un antico poeta irlandese: “Egli venne da straniero e scorgemmo la paura; ma con il tempo, per la sua opera e il suo impegno e più ancora per la sua onestà, divenne nostro amico. Ora lamentiamo la sua scomparsa, ma il nostro dovere più importante è quello di seguire il suo cammino, che ci condurrà alla grandezza”.

(Applausi)

 
  
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  Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche a nome del gruppo dei Verdi e Alleanza Libera europea vorrei dare il benvenuto ai colleghi rumeni e bulgari, ai nuovi Commissari, inoltre vorrei anche ringraziarla, Presidente, per averci dato l’occasione di riascoltare l’inno europeo, davvero è il inno più bello del mondo ed è sempre una grande emozione ascoltarlo!

A partire da oggi, nel bene e nel male, i nostri problemi, le nostre aspirazioni, i nostri obiettivi saranno un po’ anche i vostri, le vostre preoccupazioni, debolezze, obiettivi, saranno un po’ anche i nostri. Speriamo che dopo l’adesione il difficile cammino delle riforme continuerà, anche se purtroppo devo dire che il fatto di essere un membro dell’Unione europea non sempre è una garanzia sufficiente di stabilità, di eliminazione degli squilibri e delle situazioni problematiche, come l’esempio di alcuni paesi vecchi e nuovi fra i quali, ahimè, devo citare il mio, chiaramente dimostrano!

Presidente, vorrei ringraziarla anche a nome del mio gruppo, lei ha fatto qui un riassunto degli eventi di questi ultimi due anni e mezzo che non ricordavo essere così denso e per certi versi così drammatico. La voglio ringraziare a nome del mio gruppo anche se lei sa che noi non abbiamo sostenuto la sua elezione, per ragioni che ovviamente non hanno niente a vedere con la sua persona, ma la volevo appunto ringraziare perché lei ha fatto sempre del suo meglio per fare di questo Parlamento un luogo di dibattito credibile, per portare in giro per il mondo il suo valore in termini di democrazia e di concordia.

Noi l’abbiamo spesso sostenuta proprio quando due gruppi maggioritari, i quali invece l’hanno votato, l’hanno lasciato un po’ solo, per esempio quando voleva andare più avanti con la Costituzione, con le prospettive finanziarie o con le riforme interne, purtroppo rimaste incompiute.

Oggi lei lascia il ruolo di Presidente del Parlamento europeo, ne assumerà sicuramente altri oppure siederà con noi qui, nella plenaria. Ancora una volta, grazie per la sua gentilezza e per la sua amicizia e, mi lasci pure dirlo, anche per la sua personale simpatia.

 
  
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  Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL.(FR) Signor Presidente, all’inizio di questa legislatura, dopo il suo primo intervento nel quale definiva a grandi linee gli orientamenti della sua Presidenza, le risposi così: “Le sue parole ci convincono della possibilità di sviluppare con lei costruttivi rapporti di cooperazione”. Così è stato, e la ringrazio per diversi motivi.

Innanzi tutto vorrei lodarla per il suo autentico spirito progressista. Nonostante i limiti imposti dalla sua carica e dalle condizioni particolari nelle quali lei ha esercitato il suo mandato, è riuscito a rimanere fedele agli ideali che condividiamo. Qualche giorno fa, nel suo discorso all’università Humboldt, lei ha aspramente criticato la tendenza, mi consenta di citare le sue parole, “a consentire che la concorrenza sociale e fiscale si diffonda tra i nostri Stati, facendo apparire l’Europa non più come una risposta costruttiva alla globalizzazione ma piuttosto come un cavallo di Troia che disgrega i rapporti sociali”. Condivido quest’analisi e ritengo che una simile convergenza potrebbe, da sola, giustificare il nostro giudizio estremamente positivo sui rapporti che ci legano.

Ma c’è un’altra qualità di cui lei ha dato prova, e che terrei a sottolineare. In effetti, benché siano vicine per molti aspetti, le sue posizioni politiche non coincidono del tutto con quelle sostenute dal mio gruppo, e su alcuni punti sono anzi alquanto lontane, per esempio per il progetto di Trattato costituzionale. Ma abbiamo apprezzato, anche su una materia così delicata, la sua capacità di ascoltare punti di vista tanto diversi. Lei non ascolta con gentile indifferenza ma con attenzione, rispetta l’interlocutore e cerca di comprenderne le motivazioni.

A questo proposito le sono grato per aver compreso che si può sostenere il progetto europeo e al contempo avversare fermamente una fuga in avanti commerciale e finanziaria e la concorrenza generalizzata che a questa si accompagna e che noi definiamo l’Europa liberista. E lo ripeto oggi, nel momento in cui diamo il benvenuto ai colleghi romeni e bulgari: se vogliamo uscire insieme da questa crisi di fiducia – di buon senso – che attanaglia l’intera Europa, abbiamo bisogno di esercitare il nostro spirito critico nei confronti del modello attuale. Invochiamo cambiamenti profondi affinché i cittadini dei nostri ventisette paesi riconoscano l’Unione come propria. La nostra critica quindi è costruttiva, e le sono grato per averlo compreso.

Al momento di tracciare il bilancio del mandato di un Presidente del Parlamento europeo, c’è quasi sempre un evento che si distingue, una sorta di atto simbolico. Se dovessi individuare questo momento chiave del suo mandato, lo identificherei con la guerra della scorsa estate contro la Palestina e il Libano. Come qualunque responsabile politico dovrebbe fare in casi simili, lei si è chiesto evidentemente: nella mia posizione, per quanto modesta, che cosa posso fare contro una simile ingiustizia? La sua risposta è stata di richiamare dalle vacanze tutti i presidenti dei vari gruppi per fare, a nome del Parlamento, ciò che, al suo livello, l’UE a 25 si era dimostrata incapace di fare: esigere almeno un immediato cessate il fuoco, il ritorno alla legalità internazionale, l’apertura dei colloqui per lo scambio dei prigionieri e la convocazione di negoziati internazionali da tenersi quanto prima sulla base di tutte le risoluzioni ONU concernenti il Medio Oriente. Con la nostra risoluzione unanime non abbiamo certo cambiato l’aspetto del nostro mondo ma, se non altro, grazie alla sua iniziativa, abbiamo salvato l’onore dell’Europa.

Per tutti questi motivi, signor Presidente, la ringrazio. Mi auguro che le sue responsabilità future ci consentiranno di portare avanti la nostra eccellente e fruttuosa cooperazione.

(Applausi)

 
  
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  Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM.(EN) Signor Presidente, bună seara, Romania; добър ден, Bulgaria; sono il deputato europeo con maggiore anzianità, e vorrei quindi avere l’onore di darvi il benvenuto e di descrivervi l’Assemblea dall’interno. L’84 per cento delle leggi tedesche è dettato da Bruxelles – un allarmante deficit democratico e una sospensione de facto della separazione dei poteri, per usare le parole – purtroppo del tutto corrette – dell’ex Presidente tedesco Roman Herzog.

Se l’Unione europea dovesse richiedere l’adesione all’Unione europea, le verrebbe preliminarmente imposto di porre rimedio al suo deficit democratico. L’essenza della democrazia normalmente sta nel tenere elezioni, costituire una nuova maggioranza e promulgare nuove leggi – elementi essenziali del tutto assenti nel nostro Parlamento. Quindi, amici romeni e bulgari, sappiate che state entrando in un Parlamento in cui non ferve il dibattito, e l’incoronazione del nostro prossimo Presidente è già pianificata.

Benvenuti nel mondo dello spreco, dove si contano 22 giorni lavorativi, 50 conti d’albergo supplementari, e 250 milioni di euro spesi per mantenere questo circo viaggiante che fa la spola tra Strasburgo, Lussemburgo e Bruxelles; benvenuti alle 5 500 votazioni in un anno, che rendono difficile sapere esattamente per cosa si è votato.

Il sistema D’Hondt vi impedirà di ottenere i posti e le relazioni più interessanti. Nelle vostre commissioni parlamentari, giovani assistenti e stagisti del Consiglio siederanno dietro di voi con tutti i documenti legislativi segreti cui non vi sarà consentito accedere. L’Unione europea conta più di 90 000 pagine di leggi – burocrazia – che non avrete mai la facoltà di emendare in qualità di deputati eletti a questo Parlamento. Qualunque cosa vorrete cambiare, dovrete rivolgervi a qualcuno che eletto non è. Dei 480 milioni di cittadini, soltanto i 27 Commissari non eletti hanno la facoltà di presentare proposte di legge o di emendamento a una legge in vigore.

Nel 2005, sono state approvate nell’Unione europea più di 3 000 norme diverse, mentre il processo di codecisione è stato applicato soltanto in 57 casi. Molto spesso le norme vengono decise da funzionari della pubblica amministrazione, nell’ambito di 300 gruppi di lavoro segreti che operano in seno al Consiglio, dopo essere state preparate da altri 3 000 gruppi di lavoro segreti dipendenti dalla Commissione.

Cari nuovi colleghi, benvenuti alla lotta per la trasparenza, la prossimità e la democrazia. Il mio dono di benvenuto è questo nuovo libretto arancione che riporta un lungo elenco di vittorie per la trasparenza e un elenco ancora più lungo dei compiti che ci aspettano adesso. Membri di tutti i gruppi e indipendenti hanno preparato per il nostro nuovo Presidente un programma improntato all’equità. Potremmo limitarci a un’unica sede, eliminare questo circo viaggiante, introdurre dibattiti vivaci, votare sulle questioni importanti e trasformare il sistema D’Hondt in un sistema più equo, tale da scongiurare qualsiasi forma di discriminazione a danno delle delegazioni più piccole dei grandi gruppi, a danno dei gruppi più piccoli e degli indipendenti. Un milione di cittadini ha firmato una petizione a favore di una sede unica, eppure l’onorevole Poettering non ci vuole nemmeno concedere di discutere sulla petizione. Domani ci sarà una votazione segreta: usate il vostro primo voto alle dieci a sostegno di una sede unica e di una Presidenza equa.

(ES) Signor Presidente Borrell, domani lei avrà l’occasione di cambiare questo sistema. La ringrazio molto, signor Presidente.

 
  
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  Bruno Gollnisch, a nome del gruppo ITS.(FR) Signor Presidente, un Presidente se ne va, un nuovo gruppo arriva – il gruppo Identità, Tradizione, Sovranità.

Per cominciare desidero ringraziare i patrioti romeni, bulgari, fiamminghi, italiani, austriaci, britannici e naturalmente francesi grazie ai quali abbiamo potuto costituire questo gruppo, nell’attesa, mi auguro, di accogliere altri deputati coraggiosi e perspicaci. Mi congratulo inoltre personalmente con il collega Daul per la sua elezione.

Con questo gruppo avremo maggiore visibilità, più risorse e più ampi poteri in seno a questa Istituzione e saremo i portavoce di quelle decine di milioni di europei – ventitre milioni secondo i miei calcoli – che senza di noi non sarebbero rappresentati qui al Parlamento europeo.

Le forze nazionali sono il futuro dell’Europa, quella vera, quella dei popoli e delle nazioni sovrane, quella delle identità e delle tradizioni, come dimostra il nostro gruppo. A mo’ d’esempio, negli ultimi cinque anni, tre patrioti sono arrivati al ballottaggio nelle elezioni presidenziali nei rispettivi paesi: Volen Siderov in Bulgaria, Corneliu Vadim Tudor in Romania e Jean-Marie Le Pen in Francia, ed è soltanto l’inizio. Questa è la prova dell’influenza politica che esercitiamo in Europa, sia a est che a ovest.

Signor Presidente, ora che siamo giunti alla fine della sua Presidenza mi consenta di elogiarla; infatti, sebbene talvolta possa essere tstato fuorviato dalle calunnie che correvano sul conto di alcuni di noi, lei ha interpretato in modo del tutto corretto sia il Regolamento che la dichiarazione del nostro gruppo; ugualmente lodevole è il fatto che, nell’esercizio del suo incarico presidenziale, lei abbia resistito alle richieste che le sono state rivolte e che, a mio avviso, sono sintomo di una cupa mentalità totalitaria. In effetti, onorevoli colleghi, cosa c’è di anormale nel fatto che, in un sistema democratico, alcuni esponenti politici si riuniscano per far valere le proprie idee e difendere le proprie opinioni, quelle per le quali gli elettori li hanno scelti e che essi vogliono sentire?

Trovo deprecabile la scarsa nitidezza delle demarcazioni e la sorta di collusione che esiste tra le due forze principali di quest’Assemblea, che sono agli estremi opposti davanti agli elettori, presentano programmi diversi e sembrano rivaleggiare e competere, eppure si trovano d’accordo sia sulla scelta del Presidente che sull’esclusione di questa o quella minoranza che non sarebbe d’accordo con le loro opinioni dominanti.

Mi consenta adesso, signor Presidente, di tirare le somme. Il Parlamento ha saputo affermarsi nei confronti del Consiglio e della Commissione modificando profondamente la direttiva sui servizi con la relazione Gebhardt nonché con la direttiva REACH. Purtroppo, però, all’interno del cosiddetto triangolo istituzionale, è stata respinta la candidatura del Commissario italiano Buttiglione, in una vera caccia alle streghe intellettuale e morale che, a mio avviso, non è certo degna della nostra Assemblea. D’altro canto, la maggioranza di questo Parlamento ha subito numerose sconfitte, soprattutto per quanto riguarda la Costituzione europea, che è stata respinta dai cittadini francesi e olandesi. Spero che si terrà conto di questo rifiuto.

Che cosa succederà nella seconda metà del 2008, con la Presidenza francese che, come noi tutti ci auguriamo, potrebbe essere la Presidenza di Jean-Marie Le Pen?

(Replicando ai commenti degli onorevoli Schultz e Cohn-Bendit)

Sì, onorevole Schultz, la storia ci ha offerto eventi ancora più sorprendenti. Onorevole Cohn-Bendit, l’abbiamo vista perfino diventare deputato europeo.

Quale sarà la politica energetica dell’Europa? Quale sarà la sua politica dell’immigrazione? Quale sarà la politica di Bruxelles sulla liberalizzazione dei servizi pubblici? Su tutti questi temi, e su molti altri, faremo sicuramente sentire la nostra voce. Potete esserne certi, onorevoli colleghi, signor Presidente: saremo la cattiva coscienza del Parlamento, il suo censore, l’instancabile difensore dei popoli e delle nazioni europee che hanno fatto grandi il nostro continente e la nostra civiltà.

(Applausi dai banchi del gruppo dell’oratore)

 
  
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  Irena Belohorská (NI). (SK) Ci siamo già lasciati alle spalle metà della legislatura, e per molti di noi questa è stata la prima esperienza di politica europea ad alto livello. Sarebbe quindi opportuno fermarsi a fare un bilancio della situazione, magari per valutare gli obiettivi che ci eravamo posti e quelli che in effetti abbiamo raggiunto.

Se considero le attività del Parlamento europeo – le norme, le direttive e le raccomandazioni che abbiamo adottato per gli Stati membri e i loro cittadini – posso dire che abbiamo fatto un buon lavoro, svolgendo un’opera efficace a vantaggio dei nostri elettori. Per ottenere risultati positivi, tuttavia, dobbiamo affrontare la realtà della situazione e verificare quali obiettivi non siamo riusciti a raggiungere, o su quali punti non abbiamo soddisfatto le aspettative dei nostri elettori. I dieci nuovi Stati membri non sono stati accettati del tutto, come risulta evidente dall’esiguo numero dei nostri rappresentanti che occupano posizioni chiave o che lavorano nella Commissione europea, e dal fatto che nelle agenzie dell’Unione europea i nostri rappresentanti sono quasi assenti, senza contare che i nostri cittadini detengono gli incarichi meno prestigiosi. Cerco di giustificare questa situazione con la nostra mancanza di esperienza a livello europeo, affermazione che ormai, però, non corrisponde più al vero, e mi auguro che nella seconda metà della legislatura si porrà rimedio al problema. Non si tratta di valorizzare gli individui, ma essenzialmente di accettare i dieci nuovi Stati membri come partner uguali, non solo per ciò che riguarda i loro doveri ma anche per i loro diritti.

Ci siamo posti un grande obiettivo: diventare un leader mondiale e prevalere sui nostri principali concorrenti come gli Stati Uniti e la Cina. Ma in realtà la situazione è molto diversa. L’Unione europea non riesce a identificarsi con gli obiettivi che si è posta. Stiamo segnando il passo, e siamo incerti in merito al Trattato costituzionale, pur sapendo che la sua approvazione sarebbe vantaggiosa. La competitività dipende dal nostro livello di progresso tecnologico, eppure ogni giorno giovani scienziati, medici e ingegneri abbandonano l’Europa, poiché qui non ricevono alcun sostegno.

Presidente Borrell, le restano ormai pochi giorni prima di portare a termine il suo mandato di Presidente del Parlamento europeo. Mi consenta di esprimere la mia gratitudine e il mio rispetto per il suo lavoro, svolto in un periodo difficile che ha visto l’adesione dei dieci nuovi Stati membri. Lei ha affrontato molte situazioni complesse con comprensione e compostezza, e ha dimostrato di essere disposto ad ascoltare gli altri con pazienza. Le auguro tutto il successo possibile nella sua vita professionale e personale. Questo è un giorno importante per l’Unione europea, non solo per il cambio della guardia che interesserà alcune posizioni chiave del Parlamento europeo, ma anche perché in questo giorno gli obiettivi fissati dal Trattato di Nizza saranno raggiunti, con l’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione europea. Si chiude così un periodo di importanti cambiamenti politici in Europa. Io stessa ho provato personalmente l’estenuante attesa dell’alba di questo giorno. Per rispettare i criteri fissati per l’adesione, è stato anche necessario adottare misure rigorose e spesso impopolari. Ci siamo così lasciati alle spalle un periodo importante. Il vostro grado di partecipazione al Parlamento europeo, tuttavia, dipenderà da un approccio attivo, e a tal fine l’esperienza acquisita dai dieci nuovi Stati membri nel periodo precedente potrà rivelarsi utile.

Un caloroso benvenuto a tutti coloro che pensano e agiscono con equità e sincerità. Vi auguro forza, coraggio e successo.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).(ES) Signor Presidente, mi conceda 30 secondi per segnalare che, ora che sta per lasciare la Presidenza, soltanto i deputati spagnoli del partito popolare si sono rifiutati di applaudirla mentre tutti i colleghi presenti in Aula le stavano rendendo omaggio.

Quale deputato eletto in Spagna, che a suo tempo non ha votato per lei, vorrei criticare questo atteggiamento; esso infatti provoca una frattura in Aula che trae le proprie origini altrove e che influisce su questioni molto più importanti.

Intendo deplorare e denunciare pubblicamente questo stato di cose e, come altri colleghi appartenenti a diversi gruppi politici, vorrei congratularmi con lei, nonostante il disaccordo che ci divide, ed esprimere il mio profondo rammarico per questo atteggiamento adottato dai colleghi del partito popolare spagnolo, che sono rimasti seduti mentre il resto dei presenti si levava ad applaudirla.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (ITS).

(L’oratore ha parlato in un linguaggio misto catalano-valenciano)

 
  
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  Presidente. – La ringrazio. Purtroppo le sue parole non saranno messe a verbale dal momento che ha usato una lingua non comunitaria, che io, da parte mia, ho compreso perfettamente. Sono certo, però, che il suo obiettivo non era ottenere la verbalizzazione del suo intervento ma trasmettermi il suo affetto ricorrendo alla mia lingua materna, e di questo le sono grato.

 
  
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  Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la temperatura in quest’Aula è decisamente salita quando sono entrati i nuovi colleghi romeni e bulgari, che sono stati accolti con orgoglio e calore. Ma l’Aula è stata anche attraversata da un vento freddo che soffiava dai nazionalisti appartenenti ai movimenti estremisti e xenofobi i quali, purtroppo, sono presenti in tutta Europa.

(Applausi)

Questo ci ricorda il comune compito che attende noi tutti, indipendentemente dalle affiliazioni di partito: la difesa e il consolidamento della democrazia europea.

A nome della Commissione europea, è per me un onore e un piacere rivolgere un sentito e caloroso benvenuto ai 53 nuovi deputati al Parlamento europeo di Bulgaria e Romania che quest’oggi sono entrati a far parte della nostra Assemblea.

Bine aţi venit, Romania!

Добре дошли, Bulgaria!

Molti di voi partecipano ai lavori parlamentari, in qualità di osservatori, ormai da più di un anno, e sono certa che presto sarete trascinati nel ritmo avvincente di quest’Aula. Contribuirete al suo lavoro, e ne arricchirete le discussioni e le riflessioni in seno ai gruppi politici e alle commissioni parlamentari, e anche qui in seduta plenaria. La Commissione e i suoi servizi sono ansiosi di collaborare con voi.

Noi, rappresentanti delle Istituzioni europee, abbiamo una responsabilità enorme nei confronti dei cittadini romeni e bulgari che nutrono grandi speranze per il futuro. Dobbiamo fare del nostro meglio per soddisfare le loro aspettative e per dimostrare che la loro fede nell’integrazione europea darà frutti e rafforzerà l’intera Europa.

Il vostro ruolo parlamentare è cruciale per il successo dell’adesione dei vostri paesi, e la comunicazione rappresenta qui un elemento chiave. Vi prego quindi di essere presenti a livello locale, parlare ai vostri elettori, ascoltare i vostri cittadini e mostrare loro che avete a cuore le loro opinioni e preoccupazioni. Spiegate nei dettagli il funzionamento dell’Europa e in che modo le nostre politiche possono influire sulla loro vita quotidiana; cercate di offrire loro un’immagine realistica del significato dell’Europa e dell’importanza di essere europei.

Il 1° gennaio di quest’anno è stato un momento di importanza storica per tutti noi, e non solo per voi 53 nuovi deputati al Parlamento europeo che avete visto i vostri paesi unirsi alla famiglia europea; è stato importante anche per tutti noi, perché con l’adesione di Bulgaria e Romania si è concluso il quinto allargamento dell’Unione europea, che ha portato pace, prosperità, stabilità e democrazia in tutta Europa.

E adesso mi rivolgo a lei, Presidente Borrell Fontelles. Durante questa legislatura, lei ha svolto un ruolo significativo, favorendo l’integrazione dei 162 rappresentanti dei dieci nuovi Stati membri nelle procedure operative del Parlamento europeo. Grazie al suo aiuto, gli osservatori romeni e bulgari si sono inseriti agevolmente nei lavori di Bruxelles e di Strasburgo. A nome del Presidente Barroso e dell’intera Commissione, desidero ringraziarla per l’eccellente cooperazione che ha caratterizzato i rapporti tra le nostre due Istituzioni sotto la sua Presidenza – a partire dalla rinegoziazione e dall’aggiornamento dell’accordo quadro – nonché per il suo forte e personale impegno e per i suoi instancabili sforzi tesi ad accrescere le responsabilità di questa Assemblea per la realizzazione del nostro comune progetto europeo e la difesa dei nostri valori comuni. Lei lascia in quest’Aula un segno indelebile, per il suo ruolo determinante nella conclusione di un accordo sulle prospettive finanziarie, la sua presidenza della commissione temporanea, la sua personale iniziativa di riforma dei metodi di lavoro del Parlamento europeo o le sue visite nei paesi terzi, durante le quali ha sostenuto con forza la causa del pluralismo e della democrazia. Al suo successore lascia in eredità un’Assemblea che, negli ultimi due anni e mezzo, si è dimostrata un partner affidabile e capace e ha assunto il proprio ruolo di colegislatore con autorevolezza e senso di responsabilità, sia nella ricerca di un compromesso nella direttiva sui servizi, sia nei negoziati sull’importante accordo concernente la nuova legislazione sui prodotti chimici.

Nel 2004, nel suo discorso inaugurale, lei dichiarò che, in qualità di Presidente del Parlamento europeo, la sua passione per la democrazia si sarebbe coniugata alla passione per l’Europa.

A titolo personale, mi auguro che questa fusione di passioni continui ancora per molti anni. Vorrei dire altresì, sempre a titolo personale, che in diverse occasioni, durante gli incontri con i giovani, sono stata orgogliosa di essere al suo fianco e sono rimasta colpita dal modo in cui affrontava tali situazioni. Come tutti, anch’io ho preso lezioni di spagnolo con risultati alterni, e quindi dirò:

La ringrazio di tutto, e le auguro buona fortuna nello svolgimento dei suoi nuovi compiti.

 
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