Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione
– sull’interrogazione orale dell’on. Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, e dell’on. Jean-Marie Cavada, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, al Consiglio, sul nuovo accordo PNR e su SWIFT (O-0131/2006 – B6-0001/2007), e
– sull’interrogazione orale dell’on. Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, e dell’on. Jean-Marie Cavada, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, al Consiglio, sul nuovo accordo PNR e su SWIFT (O-0132/2006 – B6-0002/2007).
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, passiamo ora da argomenti estremamente impegnativi come l’energia e i cambiamenti climatici alla discussione su un’altra questione molto importante che in passato ha richiesto la nostra attenzione nel Parlamento europeo, e anche quella dell’Unione europea nel complesso, in più di un’occasione. Mi riferisco alla questione della condivisione dei dati personali dei passeggeri delle compagnie aeree.
Come tutti sappiamo, a seguito degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti hanno adottato una normativa in base alla quale le compagnie aeree che assicurano collegamenti con destinazione o partenza nel territorio degli Stati Uniti sono tenute a fornire alle autorità statunitensi un accesso elettronico ai dati contenuti nel loro sistema automatico di prenotazione e di elaborazione, ossia al materiale noto come “dati di identificazione delle pratiche”, e, qualora si rifiutino di farlo, le compagnie aeree vengono minacciate di revoca del diritto di atterraggio.
Vorrei ora rammentare in breve all’Assemblea qual è la situazione. Nel maggio 2006 la Corte di giustizia europea, in risposta a una richiesta del Parlamento europeo, aveva annullato la decisione del Consiglio sull’accordo tra la Comunità europea e gli Stati Uniti sulla trasmissione dei dati dei passeggeri alle autorità statunitensi e, nello stesso modo, la decisione della Commissione sull’adeguatezza delle misure di protezione dei dati.
La motivazione fondamentale della decisione della CGE è stata l’incompetenza della Comunità europea a concludere un accordo di questo tipo, in quanto non rientra nell’ambito del primo pilastro. Non ha avuto niente da dire sulla questione sostanziale dell’esistenza o meno di un sufficiente livello di protezione dei dati.
Come saprete, i negoziati con gli Stati Uniti su un nuovo accordo si sono rivelati estremamente problematici, tuttavia alla fine è stato comunque possibile portarli a termine con la conclusione di un accordo temporaneo, che scadrà il 3 luglio di quest’anno, che si basa sul terzo pilastro e sull’impegno assunto dagli Stati Uniti in merito alla protezione dei dati, che avevano già costituito la base dell’accordo precedente tra la Comunità europea e gli Stati Uniti.
All’inizio di gennaio 2007 la Commissione ha formulato una raccomandazione al Consiglio nel senso che avrebbe dovuto approvare l’avvio dei negoziati con gli Stati Uniti su un nuovo accordo relativo ai dati dei passeggeri, che dovrebbe sostituire quello provvisorio attuale. Il mandato negoziale dell’UE per la Presidenza del Consiglio, che la Commissione sostiene, è stato oggi discusso dal COREPER, e la prospettiva è che in febbraio il Consiglio adotterà una risoluzione sull’argomento e definirà le linee guida negoziali.
E’ probabile che i negoziati su un nuovo accordo PNR si rivelino estremamente difficili, in quanto non vi è alcuna prova di un interesse da parte degli Stati Uniti a migliorare la protezione dei dati. In realtà sembra molto più probabile che sosterranno che l’impegno da loro assunto riguardo alla protezione dei dati non è più valido. La conclusione di un accordo è tuttavia fondamentale per stabilire il livello di protezione dei dati che deve essere garantito, ed è anche nell’interesse dell’Unione europea in quanto, in assenza di un accordo, le compagnie aeree sarebbero sottoposte a pressioni ancor maggiori e costrette a trasmettere i dati dei passeggeri per non rischiare di perdere il diritto di atterrare negli Stati Uniti.
La Presidenza tedesca del Consiglio, con il sostegno della Commissione, eserciterà pressioni affinché si concluda un accordo inconfutabile dal punto di vista giuridico, che garantisca la protezione dei dati, tenendo conto degli interessi dei passeggeri e delle compagnie aeree e mantenendo un alto livello di sicurezza. Vorrei sottolineare che, in questo contesto, la Presidenza del Consiglio tiene debito conto delle posizioni espresse dal Parlamento nelle relative risoluzioni di settembre dell’anno scorso sulla protezione dei dati, sulla lotta contro il terrorismo e sulla difesa dei diritti umani.
Questo argomento mi induce anche a rispondere alle interrogazioni orali che mi sono state rivolte dagli onorevoli Berès e Cavada a proposito di SWIFT. Il Consiglio desidera ringraziarli per il loro interessamento alla questione, in relazione alla quale ha già avuto l’opportunità di rispondere in varie occasioni a interrogazioni dei deputati al Parlamento europeo. Per quanto riguarda le mie risposte a tali interrogazioni, invito gli onorevoli deputati a far riferimento alla mia dichiarazione.
Nel dicembre 2006 il Consiglio ha informato i deputati che le questioni sollevate richiedevano un attento esame; il Consiglio è ancora impegnato in tale esame, e le sue indagini non si sono ancora concluse. Nella parte restante del mio intervento cercherò, a nome del Consiglio, di rispondere alle varie domande che mi sono state rivolte da alcuni deputati, anche se tutte le questioni cui potrò fare riferimento sono ancora oggetto di esame da parte del Consiglio.
In un discorso pronunciato nel luglio 2006, il ministro finlandese per gli Affari europei, che all’epoca era Presidente in carica del Consiglio, aveva annunciato al Parlamento che il Consiglio in quel momento non era in grado di confermare le notizie riportate dalla stampa riguardo a uno scambio di informazioni tra SWIFT e le autorità americane, rammentando all’Assemblea che spettava alle autorità nazionali appurare ciò che era effettivamente accaduto, e aveva continuato dicendo che l’Unione europea era allora, e lo sarebbe stata in futuro, disposta a intervenire se fosse risultato che gli eventi rendevano necessaria una legislazione a livello europeo.
Come ho già detto, il Consiglio e la Commissione attualmente stanno ancora esaminando ogni aspetto e ogni questione di possibile rilevanza per questo caso, tenendo anche in considerazione i risultati del gruppo che si occupa di protezione dei dati. La Presidenza sta valutando in quale modo si possano organizzare i lavori al riguardo a livello di Consiglio, e nel farlo terrà conto di quanto emergerà dalle attuali indagini, ma posso dirvi che non è stato ancora nominato alcun nuovo gruppo a tale scopo.
Siccome le indagini sono ancora in corso, per il momento il Consiglio non può rispondere alla domanda riguardante gli eventuali effetti del caso sul regolamento n. 1781 del 15 novembre 2006 riguardante i dati informativi relativi all’ordinante che accompagnano i trasferimenti di fondi. Il Consiglio non sa se la Commissione stia valutando o meno la possibilità di presentare una proposta di modifica del regolamento, ma sono sicuro che lo scopriremo quando la Commissione farà la propria dichiarazione.
In base al Trattato, è compito della Commissione verificare l’attuazione della normativa comunitaria negli Stati membri e adottare le misure adeguate se e quando uno Stato membro non adempie gli obblighi derivanti da tale normativa.
E’ stato anche fatto riferimento al sistema automatico di individuazione personale, che è un sistema americano applicato nel trasporto di merci e persone all’interno degli Stati Uniti e con destinazione e partenza nel territorio del paese. Una delle questioni che attualmente vengono esaminate è se i dati ottenuti da SWIFT sono stati inseriti in questo sistema.
Quando ha dichiarato che esisteva già un quadro internazionale per la lotta contro il terrorismo, il gruppo che si occupa della protezione dei dati faceva riferimento al gruppo di lavoro sulla lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo e alle raccomandazioni da esso formulate. Il Consiglio ritiene che si stia svolgendo un buon lavoro in questo contesto, anche se va detto che le raccomandazioni di questo gruppo sono rivolte alle banche e alle istituzioni finanziarie.
Mentre sono sull’argomento, vorrei sottolineare, parlando a nome del Consiglio, che SWIFT non può essere considerata un’istituzione finanziaria ai fini di questo gruppo di lavoro e che pertanto in questo caso non è direttamente applicabile il quadro del gruppo d’azione finanziaria internazionale, ad eccezione forse di alcuni aspetti specifici. Con questo si conclude la dichiarazione della Presidenza a nome del Consiglio.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei iniziare affrontando la questione dei dati PNR. Come voi tutti sapete, l’accordo temporaneo concluso in ottobre con gli Stati Uniti scadrà alla fine di luglio di quest’anno, ossia fra pochi mesi. Si rende pertanto necessario negoziare un quadro giuridico molto solido e stabile che consenta lo scambio di dati PNR con gli Stati Uniti nel pieno rispetto del diritto alla protezione dei dati e del diritto alla privacy.
Come la Presidenza del Consiglio ha detto poc’anzi, la Commissione ha raccomandato al Consiglio di autorizzare la Presidenza, con l’assistenza della Commissione, ad avviare negoziati sulla base di una serie di linee guida negoziali. Sono sicuro che tale raccomandazione sarà esaminata molto presto. Da parte mia spero vivamente che entro metà febbraio si possa ottenere un mandato negoziale per dare avvio a questo processo molto difficile.
La Commissione raccomanda al Consiglio di compiere ogni possibile sforzo per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali, in particolare il diritto alla privacy. Ho avuto modo di dire in varie occasioni che per me il diritto alla privacy non è negoziabile e che deve essere rispettato in modo pieno e completo. Un altro elemento importante per i vettori aerei è la certezza giuridica, di cui si deve tenere conto, come è avvenuto fin dall’inizio. Ho già avuto modo di sottolineare molte volte in questa sede che la Commissione continua a riservare la debita considerazione alla privacy, da un lato, e alla certezza giuridica, dall’altro, in quanto entrambe costituiscono i principi fondamentali in questa materia, senza dimenticare l’importanza della prevenzione e repressione del terrorismo e della criminalità transnazionale ad esso legata. I negoziati per un nuovo accordo con gli Stati Uniti sui dati PNR sono una delle massime priorità per la Commissione e per me personalmente, e da ciò che ha detto poc’anzi mi pare di capire che anche la Presidenza del Consiglio sia dello stesso parere. Accolgo con estremo favore una stretta collaborazione tra la Commissione e la Presidenza del Consiglio, che ritengo indispensabile se vogliamo riuscire nell’intento e se vogliamo parlare a una sola voce. Da parte mia, è ovvio che, come al solito, terrò il Parlamento informato sullo svolgimento dei lavori. Sapete molto bene che, come in passato, per me si tratta di un impegno politico, anche se il documento che verrà approvato sarà classificato, ad esempio per quanto riguarda le raccomandazioni per i negoziati, come “riservato UE”.
I negoziati costituiranno una vera e propria sfida per l’Europa e richiederanno immaginazione e un considerevole sforzo comune da parte di tutte le Istituzioni dell’UE, e anche degli Stati Uniti, per giungere a una soluzione molto solida ed efficace.
Per concludere, vorrei che il Parlamento europeo, insieme al Congresso degli Stati Uniti, al termine delle fasi politiche di questo processo molto difficile assumesse, forse per la prima volta, un impegno politico congiunto, che sarebbe particolarmente utile per i negoziati in corso. Spetta tuttavia a voi decidere in merito.
Voi probabilmente sapete che queste discussioni informali, ma importanti, sono già iniziate. Io sono a favore di una soluzione europea per affrontare questo caso, una soluzione europea che dovrebbe, a mio avviso, includere regole chiare e garanzie precise, che il ministero del Tesoro americano dovrebbe garantire e inserire nei documenti. In altri termini, i due punti in equilibrio sono, come al solito, protezione legale per i dati personali che sono trasferiti, da un lato, e certezza giuridica per tutti i soggetti interessati, e, mi permetto di dire, certezza giuridica anche per le banche e, come la Presidenza ha ben sottolineato, SWIFT non è una banca.
E’ chiaro allora che quando parlo di garanzie da parte delle autorità americane, io intendo specificare in quali circostanze, per quale obiettivo e da parte di chi quei dati possono essere conosciuti e utilizzati. Dico subito che la limitazione dell’obiettivo alle sole indagini per fatti di terrorismo, e quindi per la prevenzione del finanziamento del terrorismo, deve essere chiara e precisa, in modo da evitare il rischio, anche indiretto, che dati del genere possano essere utilizzati abusivamente, ad esempio per spionaggio economico.
E’ chiaro inoltre che appare necessaria un’ulteriore limitazione, e cioè quella di collegare l’uso di quei dati alla ricerca su persone specifiche che sono sospettate di attività di terrorismo. In altri termini, non una generica azione di trasferimento dei dati indipendentemente da un’individuazione di sospetti che meritano ulteriori approfondimenti.
Siete al corrente della lettera che ho scritto nel novembre scorso a tutti gli Stati membri per chiedere informazioni sulle condizioni alle quali le loro banche utilizzano dati personali attraverso SWIFT. Soltanto sette Stati membri hanno finora risposto all’invito a fornire chiarimenti. Questo è un fatto non piacevole e io ovviamente chiederò ragione in alcuni casi: nel caso specifico dell’Italia ad esempio, è stata chiesta una proroga per dare una risposta. In altri casi, semplicemente non vi è stata alcuna risposta.
Dalle sette risposte che ci sono invece pervenute – sebbene non se ne possano trarre conclusioni generali perché è troppo esiguo il numero degli Stati che hanno risposto – emerge che le banche utilizzano normalmente i dati personali per il solo obiettivo di eseguire ordini di pagamento e che esse non sono state informate, in quei casi, del fatto che dati personali vengono trasferiti al ministero del Tesoro degli Stati Uniti da SWIFT. Quindi la risposta generale fornita è semplicemente “Noi non siamo a conoscenza del fatto che qualcuno, cioè SWIFT, trasmette dati dopo averli ricevuti da noi”. E’ emerso, invece – ma questo lo sapevate già – che in molti casi le banche centrali erano informate proprio dal ministero del Tesoro statunitense del trasferimento da SWIFT Europa a SWIFT Stati Uniti e da SWIFT Stati Uniti al ministero del Tesoro statunitense.
Voi sapete che sono in corso delle azioni e delle ulteriori indagini da parte delle autorità nazionali di protezione dei dati, intese a far luce sulla questione e capire se oltre al caso belga, che è ormai noto, vi sono altri casi specifici in cui le autorità nazionali di protezione dati possono aprire un fascicolo e quindi una procedura. E’ evidente che, appena avrò informazioni al riguardo, ve le comunicherò come ho fatto in passato.
C’è una domanda specifica che riguarda la possibilità di applicare ai dati SWIFT il sistema denominato Automated targeting system (Sistema di individuazione personale). Sulla base delle spiegazioni tecniche fornitemi, risulterebbe impossibile o altamente improbabile che il sistema in oggetto sia stato utilizzato per trattare i dati SWIFT, per la semplice ragione che esso è inserito nel Department of Homeland Security relativo alla protezione dei confini e quindi al movimento delle persone passeggeri. Non a caso il Parlamento europeo aveva posto una questione sull’applicazione di tale meccanismo ai dati PNR. I dati SWIFT sono in un settore totalmente diverso perché ricadono nella sfera di applicazione di una diversa amministrazione, che è quella del Tesoro.
Nell’interrogazione presentata si chiede altresì se la Commissione è al corrente di altri esempi di autorità americane che richiedono dati da soggetti privati in questo settore. Io non ne sono al corrente e quindi non posso rispondere a questa domanda. E’ indubbio tuttavia che, se la lotta al finanziamento del terrorismo è uno strumento indispensabile per prevenire il terrorismo, non è possibile che tale lotta pregiudichi o riduca un diritto fondamentale, come la protezione dei dati finanziari personali dei clienti. Come sapete, una delle violazione riscontrate dalle autorità belghe e dal Comitato europeo dei garanti della privacy è proprio la mancata informazione preventiva ai clienti, il che coincide con quanto hanno detto le banche, anche loro non informate di questo movimento.
In conclusione, Presidente, onorevoli deputati, credo che la necessità di lavorare ad uno strumento europeo risponda a due motivazioni. In primo luogo, non possiamo ridurre o mortificare la nostra collaborazione euroatlantica in materia di lotta al terrorismo: sarebbe un errore grave che ritengo l’Unione europea debba evitare. In secondo luogo, dobbiamo anche ricordare ai nostri amici americani che il rispetto scrupoloso dei diritti fondamentali, come la protezione dei dati personali, è nell’interesse comune. Se noi riusciremo, in virtù di uno strumento europeo, analogamente a quanto cerchiamo di fare con il PNR – anche se le due materie sono molto diverse, ma il principio è lo stesso – a trovare una soluzione europea che impedisca differenze di trattamento tra Stato e Stato dell’Unione europea verso gli Stati Uniti, credo che sarà possibile rafforzare il potere negoziale dell’Unione europea, dimostrando nel contempo che il nostro obiettivo è rafforzare il legame euroatlantico e non indebolirlo.
Pervenche Berès (PSE), autore. – (FR) Signor Presidente, grazie agli insegnamenti tratti dal caso dei dati PNR, per quanto riguarda SWIFT dovremmo poter procedere con maggiore rapidità. Se mi è consentito, Presidente Gloser, vorrei correggerla su un punto: credo che sia la prima volta che si svolge un dibattito specifico su SWIFT qui in Aula, e ciò è senza dubbio del tutto naturale; mi auguro tuttavia che questo dibattito ci consenta di compiere passi avanti.
SWIFT è una società che non opera soltanto in Europa o soltanto tra l’Europa e gli Stati Uniti, ma ovunque. Per dirla in parole povere, dopo l’11 settembre il carattere delle relazioni tra SWIFT e le autorità statunitensi ha subito un radicale cambiamento e adesso ne vediamo le conseguenze non soltanto sulla protezione dei dati per l’Unione europea, ma anche sull’equilibrio che si deve trovare tra protezione dei dati, lotta contro il terrorismo, sicurezza dei sistemi di pagamento e tutela dallo spionaggio economico.
La Commissione ha riconosciuto che esiste un problema e ha iniziato a presentare proposte. In una lettera inviata di recente all’onorevole Cavada e a me, anche la Banca centrale ha riconosciuto che è giunto il momento di entrare in una nuova fase, senza addentrarsi troppo nelle proposte, confermando ciò che aveva detto nel corso dell’audizione alla quale, purtroppo, né il Consiglio né la Commissione avevano ritenuto opportuno di assistere. Nell’audizione la Banca centrale aveva detto di avere ben poca responsabilità per ciò che era accaduto nel caso in questione, e la lettera conferma in parte questo parere.
Leggendo il memorandum concluso tra SWIFT e il ministero del Tesoro degli Stati Uniti nell’aprile 2004, risulta evidente che vi era la consapevolezza dei problemi in materia di protezione dei dati derivanti dal modo in cui SWIFT trasmetteva informazioni al ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Proprio come il conducente di un treno è responsabile del proprio treno e l’ufficio postale è responsabile della corrispondenza che consegna, SWIFT non può non essere responsabile dei dati che trasmette.
L’elemento essenziale di cui tenere conto, dopo l’audizione organizzata congiuntamente dalla commissione per i problemi economici e monetari e dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni nell’ottobre scorso, è la relazione del gruppo di lavoro di cui all’articolo 29, che il 22 novembre 2006 ha confermato con estrema chiarezza le nostre preoccupazioni, ossia che, nel caso SWIFT, erano stati nascosti alle autorità statunitensi dati che non avrebbero dovuto esserlo e che, di conseguenza, non era stata rispettata la direttiva del 1995.
Vorremmo ringraziare il Commissario per aver preso l’iniziativa di chiedere agli Stati membri di porre quanto prima rimedio al mancato rispetto della direttiva del 1995, ma, come ha detto anche lui stesso, i risultati fino a questo momento sono stati molto scarsi. La Banca centrale europea, dal canto suo, ha tratto quale insegnamento che si deve chiedere il consenso dei clienti, e questa resta la cosa più prudente da fare.
Per quanto riguarda quest’ultima questione, vi sono due aspetti da sottolineare. Il primo è il carattere delle relazioni transatlantiche e il fatto che i dati vengono utilizzati dagli Stati Uniti in una sorta di spirito di concorrenza libera e sfrenata mentre dall’Europa, come abbiamo avuto modo di constatare in seno alla commissione per i problemi economici e monetari, talvolta con una certa ingenuità.
Si vorrebbe pensare che questi dati vengano utilizzati unicamente ai fini della lotta contro il terrorismo. Osiamo sperarlo, ma non ne abbiamo alcuna prova. Signor Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, il messaggio che, a mio parere, il Parlamento vorrebbe trasmettervi è che, quando svolgete negoziati con gli americani su questa materia, l’obiettivo non deve essere quello di avallare la situazione attuale per quanto riguarda il trasferimento di dati attraverso il sistema SWIFT, ma quello di far rispettare e accettare il livello di protezione dei dati e il concetto stesso di protezione dei dati che abbiamo qui nell’Unione europea. Tutto mi induce a pensare che il compito da affrontare in questo settore è molto arduo, ma potete contare sempre sul sostegno del Parlamento.
Ancora solo un minuto, signor Presidente, per parlare dell’ultimo aspetto, ossia la questione dello statuto di SWIFT. SWIFT è una società belga, e pertanto si deve sempre fare riferimento allo Stato belga. Detto questo, SWIFT è una società belga in quanto ci troviamo in una situazione di vuoto giuridico. E’ chiaro che SWIFT svolge un compito che in realtà dovrebbe essere svolto da un organismo a livello europeo, sotto il controllo di un organo di vigilanza europeo. Credo che anche in questo settore, signor Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, dovete procedere sulla base di nuove informazioni. Il Parlamento è ancora una volta disposto a discuterne, ma non possiamo accettare lo stato attuale della discussione.
Jean-Marie Cavada (ALDE), autore. – (FR) Signor Presidente, esiste un’espressione in francese per descrivere la confusione surreale di un’istituzione quando si trova di fronte a una situazione imprevista: si dice che si comporta “come un pollo che ha trovato una pistola”.
In tutta franchezza, Presidente Gloser, senza volerla sottovalutare, il minimo che si possa dire è che la vostra posizione in merito al caso in esame è estremamente deludente. Mi sento quindi autorizzato a rammentare che il compito che vi è stato affidato è quello di difendere la sovranità europea, ma finora di questo ho visto ben pochi segni. Come avrà capito, siamo delusi e, soprattutto, preoccupati.
Vorrei parlare innanzi tutto dei dati PNR. Fra qualche mese, come sappiamo, come lei ha detto e come il Commissario Frattini ha sottolineato, scadrà l’accordo temporaneo sui dati di identificazione dei passeggeri aerei. Non disponiamo di informazioni chiare su come esso stia funzionando. Vorrei inoltre far presente che l’accordo precedente, pur essendo stato annullato dalla Corte, era basato su una valutazione dell’adeguatezza della protezione dei dati negli Stati Uniti. Questo non vale tuttavia per l’accordo in vigore, anche se tale valutazione è prevista dal protocollo della Convenzione 108 del Consiglio d’Europa, che è vincolante per gli Stati membri e quindi direttamente, o almeno indirettamente, per le Istituzioni europee. Avendo una base dubbia, finora l’accordo non è ancora stato attuato correttamente perché il sistema di trasmissione dei dati che avrebbe dovuto essere operativo dal 2004, il sistema push, non lo è ancora, e questo nonostante gli annunci che sono stati fatti, in particolare lo scorso settembre.
In uno spirito di collaborazione, vorrei rivolgere pubblicamente alcune domande. Innanzi tutto, mi chiedo se la Commissione non avrebbe dovuto esercitare maggiori pressioni per ottenere l’attuazione del sistema push da parte delle compagnie aeree e dei centri di prenotazione elettronica che controlla. In secondo luogo, mi chiedo se non avrebbe dovuto essere chiesta un’informazione effettiva dei passeggeri aerei riguardo all’utilizzo dei loro dati personali a fini di sicurezza, allo stesso modo in cui sono state condotte campagne di informazione, ad esempio, sui diritti all’informazione in caso di ritardo o cancellazione dei voli.
Da parte nostra, per quanto riguarda il caso in esame, attendiamo chiarimenti dalla Commissione e, soprattutto, dalle autorità statunitensi su alcuni aspetti; ne menzionerò due. Innanzi tutto, non capiamo perché, per lottare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, sia necessario disporre di tutti e trentaquattro i dati delle pratiche dei passeggeri e non soltanto dei diciannove dati che il Parlamento e le autorità per la protezione dei dati avevano ritenuto sufficienti a tale scopo.
In secondo luogo, come è stato possibile che per anni i cittadini e i passeggeri europei siano stati classificati come pericolosi, a loro insaputa, senza che si sia chiesto niente in cambio?
Vorrei passare ora al sistema SWIFT. Questo secondo argomento è ancora più delicato e riguarda l’accesso da parte delle autorità americane ai dati relativi ai trasferimenti finanziari. Gli onorevoli colleghi hanno affrontato poc’anzi alcuni aspetti. Mi limiterò quindi a esprimere il parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. A essere in gioco in questo caso sono la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini e la credibilità del nostro partenariato con gli Stati Uniti. E’ davvero incomprensibile che non sia stata proposta una reciprocità per avviare negoziati con l’altra parte, anche se si tratta di un paese alleato. Si procederà un giorno allo stesso modo con un altro paese partner a est delle nostre frontiere, ossia la Russia? Vorrei pertanto dire che non viene rispettata la sovranità europea.
Di comune accordo con i gruppi politici, ho quindi preso l’iniziativa di invitare le commissioni competenti del Congresso americano e sono in attesa di una risposta.
(Il Presidente invita l’oratore a concludere)
Comprendo molto bene che i tempi del Parlamento sono estremamente importanti, e, siccome confido nel fatto che gli onorevoli colleghi diranno tutto il resto che deve essere detto, mi fermo a questo punto. D’altro canto ho parlato degli aspetti più importanti su cui intendevo soffermarmi. Credevo in tutta onestà di avere a disposizione cinque minuti.
Presidente. – Mi scuso ovviamente con il collega ma purtroppo, nell’organizzazione dei nostri lavori parlamentari, il rispetto complessivo dei tempi diventa un vincolo per poter procedere, soprattutto quando si tratta della “minitornata”, con tempi quindi ristretti.
Mihael Brejc, a nome del gruppo PPE-DE. – (SL) Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei si adopera per garantire il costante rispetto dell’acquis comunitario e di tutti i documenti che sostengono i valori della civiltà europea e tutelano la libertà e l’integrità personale di ciascun individuo. Ci opponiamo a qualsiasi comportamento illecito che limiti tali libertà e vada a scapito delle persone.
Riconosciamo tuttavia che la tutela della pace e della sicurezza impone anche alcuni obblighi. Per questo motivo riteniamo che qualsiasi intrusione nella privacy personale debba essere ridotta al minimo e condotta nella legalità. Sulla base dei documenti di cui disponiamo, esiste il fondato sospetto che l’accesso ai dati contenuti nel sistema SWIFT possa rappresentare un’illecita intrusione nella privacy personale. Se mi è consentito, vorrei pertanto rivolgere alcune domande.
Innanzi tutto, vorrei ricevere una risposta dettagliata sui dati contenuti nel sistema SWIFT di cui le autorità statunitensi possono disporre e sui dati ai quali hanno diritto di accedere su questa base.
Secondo, le autorità statunitensi hanno accesso a tutte le transazioni effettuate nelle filiali SWIFT negli Stati Uniti e, attraverso queste o altre filiali SWIFT, possono anche avere accesso a transazioni eseguite al di fuori degli Stati Uniti?
Terzo, vorrei chiedere alla Commissione, al Consiglio e al Garante europeo della protezione dei dati se l’accesso ai dati contenuti nel sistema SWIFT rappresenta una violazione delle disposizioni sulla protezione dei dati e pertanto un’illecita intrusione nella privacy personale.
Quarto, nell’audizione di ottobre non siamo riusciti a ottenere risposte convincenti o sufficientemente chiare sulla competenza delle istituzioni riguardo a SWIFT. Vorrei pertanto chiedere chi ha l’effettiva competenza per decidere in merito alla questione SWIFT e su quale base giuridica.
Quinto, vorrei chiedere quali sono i principi alla base della nostra piattaforma negoziale con gli Stati Uniti su tali questioni e se, in questo contesto, potremo anche sapere in quale modo le autorità statunitensi fanno uso dei dati ottenuti e quali pericoli derivano da fughe e abusi di dati.
L’onorevole Coelho affronterà la questione dei dati PNR. Grazie.
Martine Roure, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, la controversia sulla trasmissione di dati personali e bancari tramite la società SWIFT alle autorità statunitensi incaricate dell’applicazione della legge e la sentenza sull’accordo concluso tra Unione europea e Stati Uniti sui dati PNR hanno dimostrato l’urgente necessità di definire un quadro globale per la trasmissione e la protezione dei dati personali nell’ambito delle relazioni transatlantiche.
L’Europa comprende l’esigenza di maggiore sicurezza degli Stati Uniti e da parte nostra vogliamo rafforzare la cooperazione con i partner americani per lottare con efficacia contro il terrorismo. Detto questo, nel quadro del dialogo transatlantico è indispensabile affrontare anche la questione della protezione dei diritti fondamentali e della privacy. Siamo favorevoli alla conclusione di un nuovo accordo PNR, ma a condizione che sia rispettoso dei diritti fondamentali e offra garanzie per la protezione della vita privata dei cittadini europei. Per questo motivo vogliamo che la Commissione fornisca precise informazioni riguardo al mandato negoziale proposto per il nuovo accordo. Il Parlamento europeo deve essere pienamente coinvolto in questo processo.
Potreste inoltre fornirci maggiori informazioni riguardo all’attività del gruppo di lavoro ad alto livello sulla condivisione e la protezione dei dati? Vorremmo anche sapere quali sono le proposte prioritarie avanzate di recente dai partner americani.
Riguardo a SWIFT, le autorità belghe per la protezione dei dati e il gruppo di lavoro di cui all’articolo 29 ritengono che tale trasmissione rappresenti una violazione delle norme belghe ed europee in materia di protezione dei dati personali. Finora non è stata proposta alcuna soluzione concreta per porre fine a questa violazione. Tutte le parti interessate sono concordi nel dire che è urgente trovare una soluzione europea che rispetti i diritti fondamentali e che, com’è ovvio, le imprese possano attuare in maniera adeguata. Le Istituzioni europee devono far sì che nell’Unione europea il sistema di pagamento fornito da SWIFT rispetti la legislazione comunitaria sulla protezione dei dati.
Vorremmo chiedere quindi al Consiglio e alla Commissione quali misure sono state adottate per risolvere questo problema. Si prevede di negoziare un accordo internazionale simile all’accordo PNR? E’ stato detto che la Commissione ha avviato un dialogo con il ministero del Tesoro americano per trovare una soluzione. Possiamo sapere quali soluzioni sono state prese in considerazione? Inoltre, nel corso dell’ultima discussione sullo stesso argomento, lei, Commissario Frattini, ci aveva comunicato che sarebbe stato inviato un questionario agli Stati membri per ottenere tutte le informazioni possibili sul trasferimento di dati. Ha ricevuto davvero tutte le risposte necessarie e quale seguito intendete dare al questionario?
Nel 2006, nel quadro della procedura di codecisione, il Parlamento ha inoltre adottato la relazione Alvaro sul regolamento che precisa quali sono i dati personali da allegare ai trasferimenti di fondi e le relative condizioni. E’ evidente che il trasferimento a un paese terzo di dati bancari che non hanno un legame specifico con questo paese esula dal campo di applicazione del regolamento e può rappresentare una violazione dei principi fondamentali della protezione dei dati.
Per lo stesso motivo, tenuto conto che il trasferimento di dati SWIFT non riguarda soltanto i dati relativi alle transazioni tra l’Europa e gli Stati Uniti, ma anche quelli relativi alle transazioni all’interno dell’Unione europea, sembrerebbe chiaro che si tratta di una materia che rientra nel primo pilastro. Un accordo ai sensi degli articoli 24 e 38 del Trattato sull’Unione europea non sarebbe una soluzione adeguata. Non possiamo accettare un accordo per legalizzare le attuali violazioni caso per caso. SWIFT non ha alcun obbligo giuridico di utilizzare un sito “specchio” negli Stati Uniti. Non si potrebbe trovare in un altro paese una soluzione per spostare il sito “specchio” in uno contenente i dati europei, come suggerito dal gruppo di lavoro di cui all’articolo 29?
Infine, SWIFT, PNR, e anche il sistema automatico di individuazione personale ATS, e forse in futuro i dati telefonici, dimostrano che lo scambio di informazioni si sta intensificando e che esiste l’urgente necessità di definire un quadro comune per la protezione della vita privata dei cittadini europei. Non ritenete che l’Unione europea debba adottare una strategia globale in materia, al fine di stabilire principi generali per la trasmissione e la protezione dei dati con i partner americani?
Sophia in ’t Veld, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, rimango sempre molto colpita quando sento il Consiglio e la Commissione dire quanto sia importante per loro coinvolgere il Parlamento, perché è vero che nel campo delle politiche di lotta contro il terrorismo il processo decisionale è profondamente antidemocratico dato che esclude del tutto il Parlamento europeo e coinvolge solo in parte i parlamenti nazionali.
Avrei pertanto una soluzione da offrire, che non consiste soltanto nel fare promesse solenni in questa sede dinanzi all’Assemblea, ma nel consultare davvero il Parlamento su base volontaria in merito al mandato dei negoziati relativi a dati PNR e SWIFT, non solo per dare legittimità democratica a questo mandato ma anche per rafforzare la posizione negoziale, in quanto, in tutta franchezza, pur avendo un’alta stima dei funzionari che conducono in concreto i negoziati, ritengo che materie di tale importanza richiedano un mandato politico.
In secondo luogo, condivido pienamente le osservazioni dell’onorevole Roure sulla necessità di norme globali sulla protezione dei dati. Coloro che credono che siamo antiamericani si sbagliano. Ho potuto constatare quanta importanza gli americani attribuiscono alle loro leggi sulla privacy, che sono molto valide, e quanto siano critici quando le autorità pubbliche non le rispettano. Ritengo pertanto che dovremmo prendere ad esempio il loro atteggiamento critico.
Vorrei sapere se la Commissione e il Consiglio sono a conoscenza di altre categorie di dati cui le autorità statunitensi hanno accesso, e non mi riferisco soltanto ai dati dei passeggeri e ai dati del sistema SWIFT ma anche, ad esempio, ai dati delle telecomunicazioni, delle compagnie di assicurazione o della previdenza sociale, e, se non si tratta delle autorità statunitensi, quali altri paesi vi hanno accesso. Se non ne siete a conoscenza, forse dovreste iniziare a indagare.
Per quanto riguarda PNR, SWIFT e ATS, non starò a ripetere tutte le aspettative che nutriamo nei confronti del mandato negoziale relativo all’accordo PNR, di cui si è già parlato. Vorrei tuttavia sapere il motivo per cui la Commissione e il Consiglio non si sono preoccupati di insistere su una seconda valutazione congiunta dell’attuazione dell’accordo PNR prima di concordare un nuovo mandato negoziale. Non sarebbe sensato valutare innanzi tutto come abbia funzionato l’accordo attuale e quanto sia stato efficace, prima di avviare negoziati sul prossimo accordo?
Vorrei anche sapere a che punto è il passaggio da un sistema di esportazione a un sistema di estrazione dei dati, previsto dapprima per dicembre 2005 e poi rimandato a dicembre 2006. Siamo a gennaio 2007. A che punto siamo?
Vorrei anche sapere qual è la situazione riguardo all’informazione dei passeggeri. Di recente è capitato anche a me di viaggiare e non sono riuscita a ottenere informazioni al riguardo.
Vorrei anche sapere su quale base la Commissione europea negozierà in concreto un accordo sul sistema SWIFT.
Infine, in merito all’ATS, è arrivata una lettera del dipartimento per la sicurezza interna in cui si dice: “Non preoccupatevi, ci atteniamo all’accordo PNR come noi lo intendiamo”. Non sono una giurista, ma la ritengo una frase molto strana, che non mi fa sentire affatto tranquilla; vorrei quindi avere ulteriori rassicurazioni sul profiling e il data-mining e sapere se vengono effettuati. Vorrei avere delucidazioni sulla discrepanza riguardo ai periodi di conservazione e alla limitazione degli scopi. Quali altri dati vengono utilizzati e quali sono le eccezioni riguardo alla legge sulla privacy?
Mario Borghezio, a nome del gruppo UEN. – Signor presidente, onorevoli colleghi, questa ampia discussione di carattere giuridico-politico che investe, come ha giustamente ricordato anche il presidente della commissione LIBE, una questione fondamentale come quella della sovranità europea, non può tuttavia prescindere da un dato che non è stato fornito, ossia le dichiarazioni rese dalle massime autorità statunitensi, e che non mi pare sia stato contestato ma che è bene ricordare.
Il sistema SWIFT, che stiamo analizzando nei suoi rapporti con il diritto europeo, ha sicuramente avuto il merito di stroncare alcune pesantissime iniziative terroristiche, ha permesso di scoprire o ha contribuito a individuare gli autori degli attentati di Londra del luglio 2005 e, quanto meno, ha consentito la cattura di esponenti di rilievo, come il terrorista Hambali, che pare essere stato il cervello degli attentati di Bali dell’ottobre 2002. Indubbiamente, va anche detto che, con tutta probabilità, la pubblicizzazione di questa procedura ha fatto sì che molti terroristi abbiano rinunciato a utilizzare tali strumenti.
Resta comunque innegabile il fatto che la società SWIFT, posta di fronte a un contratto fra diritto europeo e diritto americano, si sia limitata a negoziare con il ministero del Tesoro USA dei meccanismi di protezione della riservatezza dei dati senza procedere a ottenere ulteriori garanzie.
Questo è un problema che si pone, come pure si pone il problema del ruolo e delle responsabilità della Banca centrale europea: quest’ultima, informata della questione fin dall’inizio, è stata protagonista di questo strumento, sulla cui trasparenza non mi soffermo, e, davanti alla commissione LIBE, attraverso il Presidente Trichet, si è trincerata dietro l’accordo di riservatezza fra le dieci banche, affermando altresì di non aver potuto dare la benedizione a SWIFT perché non era sua competenza.
Allora ci domandiamo: quali sono le competenze della BCE se non ha competenze in un caso di questo genere? Questo è un aspetto molto importante e credo che dovremo tornare a fondo sulla BCE e sulla sua trasparenza.
Kathalijne Maria Buitenweg, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole in ’t Veld può non essere fisicamente in buone condizioni, ma dal punto di vista verbale le sue condizioni sono sicuramente ottime. Detto questo, vorrei riprendere da dove lei ha lasciato.
Continuo a essere del parere che non sappiamo ancora con esattezza quale sia la realtà dei fatti. Quando è diventato evidente che gli Stati Uniti raccoglievano i dati delle carte di credito, oltre ad altri dati personali dei passeggeri europei, è scoppiato uno scandalo e noi eurodeputati abbiamo chiesto che venisse definito un regolamento, mentre nella maggior parte dei casi i governi non volevano nulla, tranne che, se le norme venivano violate, lo si facesse senza troppo clamore; alla fine sono stati costretti a intervenire in un modo o nell’altro. Con SWIFT assistiamo a una replica di eventi passati: i governi hanno avviato una indagine di minima, che dovrebbe culminare in qualche tipo di iniziativa, e la domanda è se siamo del tutto convinti che le cose stiano effettivamente così. La Commissione è molto categorica quando dice che, pur non essendo in ogni caso a conoscenza di eventuali sviluppi, non può nemmeno escluderli. Vorrei che il Consiglio fornisse una risposta al riguardo. Lo ritiene concepibile e cosa farà ora per sapere con certezza qual è la situazione? Diciamo sempre che siamo alleati degli Stati Uniti, ed è vero, e abbiamo molto lavoro da fare. Questo significa tuttavia che si ha anche il diritto di sapere cosa fanno gli amici. Vorrei pertanto che il Consiglio dicesse come intende affrontare la questione per sapere con esattezza quali dati dei cittadini europei vengono raccolti in tutti i tipi di ambiti.
Secondo il Consiglio, è difficile concludere un nuovo accordo perché gli Stati Uniti non sono molto interessati alla protezione di questi dati. Esiste tuttavia un limite al livello di ricatto che siamo disposti ad accettare. Non si può dire che dobbiamo raggiungere un accordo a ogni costo se a un certo punto il prezzo che dobbiamo pagare è troppo alto. Potrebbe essere infatti molto strano porre un limite dopo aver raggiunto il più basso livello possibile. Forse metteremo a repentaglio i diritti di atterraggio, ma al contempo si mobiliterà un bel po’ di opposizione, anche negli Stati Uniti, perché è vero che, sebbene l’amministrazione statunitense voglia con tutte le forze imporre questa situazione, tra i parlamentari esiste un forte sostegno a favore della nostra posizione.
PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS Vicepresident
e
Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, Presidente Gloser, Commissario Frattini, devo dire quanto sono sconcertata dal fatto che, nelle osservazioni sui negoziati relativi all’accordo PNR, non si sia citato per nulla il sistema automatico di individuazione personale.
Da parte mia, mi chiedo come sia potuto accadere che un sistema come l’ATS, in origine concepito e attuato per le merci, abbia potuto essere usato per anni, insieme ai dati PNR, che riguardano i passeggeri, senza che nessuno lo sapesse.
Mentre negoziavamo accordi con gli Stati Uniti per garantire la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini europei, un sistema come questo ha al contempo funzionato in tutta segretezza. Gli Stati Uniti adesso assicurano che l’ATS è compatibile con l’accordo PNR attuale e con quelli precedenti. Detto questo, voglio affermare con estrema chiarezza che non reputo sufficienti assicurazioni del genere. Per me non è ovvio in quale modo l’archiviazione di dati per quarant’anni attraverso il sistema ATS sia compatibile con l’accordo PNR.
Vi è poi il fatto che, a quanto pare, l’ATS può essere utilizzato per qualsiasi scopo precedente, per cui viene da chiedersi come ciò possa essere compatibile con gli obblighi derivanti dall’accordo PNR, in base al quale l’uso dei dati PNR può essere autorizzato soltanto ai fini della lotta contro il terrorismo e altre gravi forme di criminalità.
Finora non abbiamo ricevuto risposte convincenti ad alcuno di questi interrogativi, e lo stesso vale per i motivi per cui il sistema ATS è stato tenuto del tutto segreto. Come hanno potuto gli Stati Uniti nascondere al loro alleato un’informazione così importante durante i negoziati sull’accordo PNR? Potrebbe forse essere giustificato chiedere come si possa garantire che non vi siano altri sistemi simili all’ATS di cui non sappiamo nulla.
Quanto al nuovo accordo PNR, vorrei dire espressamente che sostengo quanto detto dall’onorevole Cavada, ossia che il numero di informazioni sui passeggeri delle compagnie aeree che possono essere trasmesse deve essere considerevolmente ridotto. Si deve garantire che le autorità doganali e di protezione delle frontiere statunitensi non passino i dati volenti o nolenti a qualsiasi precedente autorità coinvolta nella lotta contro il terrorismo.
Noi come Unione europea dobbiamo inoltre ribadire che ai cittadini europei devono essere offerte le stesse opportunità di salvaguardare i propri diritti di cui godono i cittadini americani.
Philip Claeys, a nome del gruppo ITS. – (NL) Signor Presidente, vorrei esprimere la mia contrarietà al fatto che troppo spesso questo dibattito si svolge in termini di bianco e nero. Inoltre, alcune volte sembra che gli Stati Uniti siano un nemico anziché un alleato nella lotta contro il terrorismo. Lo si può anche negare, ma quasi tutte le misure adottate sono state contestate dall’Assemblea.
E’ ovvio che il caso SWIFT suscita alcune domande giustificate, che i deputati dei vari gruppi hanno già rivolto. Ad esempio, dov’è il limite tra la necessità di individuare i terroristi e il rispetto dei diritti fondamentali? Si tratta di una domanda che in realtà è stata rivolta anche al Congresso americano.
In definitiva, la lotta contro il terrorismo è in larga misura legata all’analisi dei rischi o, in altre parole, al calcolo delle probabilità. L’utilizzo di dati commerciali oltre che di dati puramente personali può fornire un utile contributo al riguardo. Il nostro dovere è tuttavia quello di stabilire le garanzie necessarie per evitare qualsiasi uso improprio. Ad esempio, il Parlamento europeo, tra l’altro, deve controllare il funzionamento del sistema e gli algoritmi utilizzati – che, oltretutto, devono essere estremamente riservati; inoltre, devono essere previste sanzioni in caso di uso improprio, le informazioni ottenute devono essere utilizzate soltanto ai fini della lotta contro il terrorismo e deve essere istituito un call centre al quale i cittadini possano inoltrare le loro denunce.
Inutile dire che a questo scopo sono necessarie intense consultazioni con gli Stati Uniti. E’ indispensabile un chiaro quadro giuridico e, nel crearlo, tutte le parti devono essere aperte a nuove idee e nuove tecniche.
Carlos Coelho (PPE-DE). – (PT) Vorrei iniziare dicendo che considero gli Stati Uniti d’America non un nemico, ma un amico e un alleato in battaglie comuni. E’ ovvio che nelle nostre battaglie comuni dobbiamo prestare particolare attenzione alla lotta contro il terrorismo, sebbene sia importante menzionare anche che, in alcune di queste battaglie, l’amministrazione statunitense è andata talvolta oltre misura a livello sia interno che internazionale. Sono presidente di una commissione parlamentare europea che ha il compito di indagare su alcuni dei suoi eccessi a livello internazionale.
Va anche sottolineato che si è verificato un mutamento degli equilibri del Congresso, che ha indotto l’amministrazione americana a rinunciare all’attuazione di alcuni dei suoi piani più controversi a livello interno, e mi auguro che questo possa avere un effetto anche a livello esterno. A mio avviso, questo significa che gli Stati Uniti stano recuperando la buona consuetudine di attribuire la priorità alle libertà civili, e lo ritengo positivo.
Il Commissario Frattini ha rammentato che le esigenze della sicurezza non devono mettere a repentaglio il valore delle libertà fondamentali e in particolare la protezione dei dati, e l’onorevole Cavada ha sottolineato a giusto titolo che la quantità di dati richiesta è eccessiva. Il Parlamento vuole sapere di quali dati si tratta, chi vi può avere accesso, in quale modo possiamo garantire che gli obiettivi siano limitati e che i dati non siano utilizzati per altri scopi, con chi possono essere condivisi, per quanto tempo possono essere conservati. Vi è poi il problema del sistema “push”, menzionato dagli oratori che mi hanno preceduto, e la questione del diritto di denuncia di una persona nel caso di uso improprio dei suoi dati personali.
Gli oratori precedenti hanno detto che, se noi in Europa offriamo ai cittadini statunitensi, in base al principio di reciprocità, lo stesso livello di protezione dei dati personali riservato ai cittadini europei, abbiamo il diritto legittimo di chiedere lo stesso trattamento, ossia che i cittadini europei negli Stati Uniti godano dello stesso livello di protezione dei dati offerto ai cittadini statunitensi.
Stavros Lambrinidis (PSE). – (EL) Signor Presidente, il dibattito sull’accordo PNR, SWIFT e i rapimenti e i voli segreti della CIA pone purtroppo in evidenza il divario filosofico esistente tra America e Europa. Il governo degli Stati Uniti ritiene che la lotta contro il terrorismo giustifichi qualsiasi mezzo, mentre l’Europa la pensa diversamente. Ora, però, le recenti elezioni negli Stati Uniti offrono all’Unione europea la possibilità di negoziare un nuovo accordo PNR da una diversa posizione di forza, con molti più alleati tra gli americani e nello stesso Congresso. Speriamo di riuscire nell’intento.
Per conseguire l’obiettivo di un accordo che tuteli i diritti fondamentali, l’Unione europea deve, tra l’altro, insistere innanzi tutto affinché gli Stati Uniti si assumano l’esplicito impegno di garantire una piena ed effettiva protezione dei dati personali, anziché seguire l’inaccettabile prassi attuale di un protocollo non vincolante e insoddisfacente.
Secondo, limitare il numero di dati attualmente trasmessi agli Stati Uniti, molti dei quali hanno poco a che fare con il legittimo obiettivo di individuare sospetti terroristi.
Terzo, vietare l’uso dei dati per scopi non legati alla lotta contro il terrorismo.
Quarto, stabilire e limitare espressamente i dipartimenti statunitensi che avranno diritto di accedere ai dati.
Quinto, vietare finalmente il diritto di accesso diretto negli Stati Uniti agli archivi delle compagnie aeree. Dobbiamo porre fine a questa saga.
Sesto e ultimo, disporre che la Commissione europea e il Parlamento abbiamo la possibilità di esercitare un controllo costante, diretto ed effettivo sulla rigorosa applicazione degli obblighi degli Stati Uniti e di interrompere immediatamente qualsiasi indagine che sia in contrasto con lo scopo previsto. Una società privata, la SWIFT, ha addirittura affermato di aver chiesto e ottenuto questo nei suoi negoziati con gli Stati Uniti. Non è scusabile che ventisette primi ministri europei non riescano a negoziare e ottenere tale risultato. In caso contrario, non si tratterà di una questione di “non ho potuto”, ma di “non ho voluto”, e a quel punto avremo tutto il diritto di giudicare il loro operato.
Wolf Klinz (ALDE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la protezione dei dati ha molta importanza nell’Unione europea, e pertanto siamo rimasti sconcertati quando abbiamo appreso dagli organi di informazione, e da quelli americani in particolare, che, nonostante i requisiti di protezione dei dati documentati in tutti gli Stati membri dell’UE, SWIFT era disposta a cedere alle pressioni degli Stati Uniti e a trasmettere a Washington dati relativi ai cittadini europei. Tutto questo è accaduto senza che il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali o le persone interessate ne sapessero nulla o, men che meno, fossero d’accordo.
Finora non abbiamo potuto esaminare il memorandum d’intesa concluso tra la SWIFT e gli Stati Uniti che costituisce la base per il trasferimento dei dati. Possiamo solo sperare che i dati siano stati utilizzati unicamente ai fini della lotta contro il terrorismo e non, ad esempio, a scopo di spionaggio economico. Finora non ne abbiamo avuto alcuna conferma. Noi tutti sosteniamo e riconosciamo la necessità di essere determinati nella lotta contro il terrorismo, tuttavia i diritti fondamentali delle persone vanno salvaguardati. E’ certo che la lotta contro il terrorismo non deve essere condotta a scapito dei diritti civili fondamentali e del diritto alla protezione dei dati.
Si tratta di una particolare preoccupazione anche per il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, e per questo motivo abbiamo chiesto un’audizione in materia. Non è stata per noi una sorpresa che gli americani, anch’essi invitati, non abbiano partecipato all’audizione senza spiegarne i motivi.
Accogliamo con favore la sollecita e approfondita indagine avviata dai belgi, che sono giunti alla chiara conclusione che si è verificata una violazione di diritti o, come il Commissario Frattini ha detto, è stato commesso un reato penale. Per inciso, i responsabili di SWIFT lo sapevano, o almeno lo sospettavano e lo temevano fin dall’inizio, e ci hanno indirettamente informato di esserne consapevoli.
Il fallimento del governo societario di SWIFT continua a essere per me incomprensibile. Gli organi di vigilanza erano stati informati, ma non hanno fatto nulla per chiarire ciò che stava accadendo o per metterne al corrente i governi. Con tutta la buona volontà del mondo, non è questo il modo di trattare cittadini politicamente maturi. La fiducia delle persone nell’UE quale comunità giuridica è stata gravemente compromessa. Il caso SWIFT sta provocando un aumento dell’euroscetticismo nella popolazione e sarà difficile riconquistare la fiducia persa.
Vorrei chiedere al Consiglio e alla Commissione di concludere quanto prima l’indagine approfondita di cui ha parlato il Presidente Gloser e di presentare proposte concrete riguardo al modo in cui i diritti dei cittadini europei possono essere esercitati anche nei confronti degli Stati Uniti. Dovete dimostrare ai cittadini che non siete sottomessi agli Stati Uniti, ma che prendete sul serio l’Unione europea quale comunità di valori e che la difendete con coraggio anche nei confronti dei principali alleati, e proprio perché sono amici anziché nemici.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Signor Presidente, il Parlamento europeo ha avuto tutte le ragioni di essere pienamente coinvolto nel controllo dell’abituale trasmissione di dati personali dei cittadini europei agli Stati Uniti. Il controllo da parte del Parlamento europeo è accettabile, mentre non lo è il rifiuto di trasmettere i dati. Sembra che la trasmissione dei dati possa essere giustificata dalla minaccia terroristica, rappresentata principalmente dagli estremisti islamici. Tale minaccia non può tuttavia essere percepita e sfruttata come un valido pretesto per limitare in maniera incontrollata e illimitata i diritti dei cittadini. Non dobbiamo diventare noi stessi estremisti. Non dobbiamo ritirarci dal fronte della guerra contro il terrorismo con la scusa dei diritti dei cittadini. D’altro canto, dobbiamo controllare coloro che vorrebbero controllarci ai fini di tale guerra. Mi riferisco al controllo dei voli, degli affari finanziari e della privacy. Se si vuole che la guerra giustificabile contro il terrorismo mondiale non si trasformi in una dittatura e una guerra contro le libertà dei cittadini, la si deve sottoporre allo stretto controllo del Parlamento europeo.
Cem Özdemir (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, prima di concludere un accordo è necessario valutare a fondo la questione, e a questo proposito l’aspetto centrale da prendere in considerazione è quello dell’efficacia non solo dell’attuale accordo, ma anche di quello precedente. Occorre fornire una risposta a tale questione prima che si possano compiere ulteriori passi avanti in materia.
Qualsiasi futuro accordo deve essere basato sul sistema push. Il sistema pull non è più accettabile, in quanto, com’è noto, il sistema push avrebbe già dovuto essere stato introdotto nel precedente accordo. Il trasferimento dei dati dei passeggeri deve essere rigorosamente limitato per quanto riguarda gli scopi per i quali tali dati vengono usati. In caso contrario, non si può prevedere tale regolamentazione.
Occorre anche dare piena legittimità democratica al futuro accordo, e in questo processo devono essere coinvolti il Parlamento europeo e, se opportuno, i parlamenti nazionali.
E’ indispensabile anche una valutazione annuale quale componente necessaria di qualsiasi accordo, e le relazioni di valutazione devono essere di pubblico dominio. E’ chiara l’urgente necessità che le norme che disciplinano i dati personali vengano tutelate nell’ambito del terzo pilastro, e lo stesso vale per le norme generali che riguardano tutte le categorie di dati personali.
Alexander Radwan (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo molto bene le dichiarazioni fatte dal Cancelliere Merkel a Strasburgo, che ha giustamente parlato di valori europei e della necessità di far sapere e chiarire ai cittadini quali sono i punti di forza dell’Europa.
Presidente Gloser, questo sembra essere un caso in cui dovremmo spiegare ai cittadini che l’Unione europea contribuisce a salvaguardare i loro diritti. Ciò di cui ci interessa parlare in questo caso non è la lotta contro il terrorismo, in merito alla quale esiste un consenso in seno al Parlamento e non occorre discuterne. A che punto siamo, tuttavia, in questo dibattito? Abbiamo iniziato discutendo dei dati dei passeggeri aerei e ora siamo passati a SWIFT. Tenuto conto della velocità alla quale attualmente viene condotto il dibattito in seno al Consiglio, c’è da temere che nei prossimi anni dovremo forse affrontare altri casi SWIFT senza però aver ancora compiuto ulteriori passi avanti.
Nel frattempo, ci troviamo in una situazione in cui, a seguito delle pressioni esercitate dagli Stati Uniti, una società europea conclude con gli americani un memorandum d’intesa che gli europei non possono esaminare. Inoltre, SWIFT non ha ancora neppure una sede sociale negli Stati Uniti, ma soltanto una banca dati. Questo basta alle autorità di regolamentazione americane per richiamare all’ordine SWIFT in Belgio. Sembra essere un tema ricorrente: gli americani si intromettono sempre più negli affari europei, arrogandosi il diritto di regolamentarli senza che noi europei riusciamo ad adottare corrispondenti contromisure e a controllarne gli effetti.
Tenendo presente che la Germania non presiede soltanto il Consiglio europeo ma anche il G7, vorrei esortare la Commissione ad attivarsi in questo ambito e, oltre che a svolgere indagini al riguardo, a risolvere un problema: in quale modo, sulla base dei nostri valori comuni e attenendosi ai requisiti della protezione dei dati e salvaguardando la dignità umana, possiamo unire le forze per lottare contro il terrorismo?
Michael Cashman (PSE). – (EN) Signor Presidente, è evidente che la realtà riguardo all’accordo PNR è che gli americani stanno fissando un limite al negoziato per le condizioni di ingresso nel territorio o nello spazio aereo degli Stati Uniti. Questa è la realtà. Possono fissare il limite al livello che vogliono. Abbiamo cittadini che vogliono viaggiare e imprese che vogliono lavorare negli Stati Uniti. Questa è la realtà.
La realtà riguardo a SWIFT è che vi era un’istituzione, e non credo fosse l’unica, che si occupava di conflitto di giurisdizioni, che gestiva e conservava i dati negli Stati Uniti e faceva altrettanto nell’Unione europea. SWIFT aveva ricevuto citazioni in giudizio cui era giuridicamente tenuta ad adempiere negli Stati Uniti d’America, e a questo punto sorgeva il conflitto. Sono del parere che SWIFT abbia gestito e negoziato un ottimo memorandum d’intesa.
Si può entrare in politica per stigmatizzare e umiliare o lamentarsi in continuazione, o per cercare di risolvere un problema. Sono entrato in politica per quest’ultimo motivo e pertanto ritengo che lei, Commissario Frattini, abbia proprio ragione. E’ necessaria la certezza giuridica per i cittadini dell’UE, per le imprese dell’UE che operano al di fuori dell’UE e che hanno uffici nell’UE e al di fuori di essa nei quali conservano dati. Occorre che il Congresso americano e il Parlamento europeo si assumano un impegno politico condiviso che vada al di là delle divisioni transatlantiche per lottare contro la minaccia del terrorismo che ci riguarda tutti, e dobbiamo proteggere soprattutto i nostri diritti e libertà fondamentali.
Accolgo pertanto con favore la riunione congiunta del Parlamento europeo e dei rappresentanti eletti degli Stati Uniti in modo che si possa giungere a un accordo.
Infine, questo obiettivo potrà essere raggiunto soltanto attraverso un’azione decisiva a livello di Consiglio e non solo di Commissione. Sono favorevole all’ottima proposta dell’oratore precedente di sollevare la questione nell’ambito del G7.
Risolviamo il problema, anziché limitarci a lamentarcene.
Adina-Ioana Vălean (ALDE). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario e il Presidente in carica del Consiglio per essere presenti a questo dibattito molto importante. Abbiamo sentito dire che nella lotta contro il terrorismo è essenziale mantenere buoni rapporti di collaborazione con gli Stati Uniti. Non lo nego, anzi ritengo addirittura che le relazioni transatlantiche debbano essere rafforzate in quanto il terrorismo è un fenomeno globale. Dobbiamo unire le forze per combatterlo con efficacia scambiando informazioni e fornendo agli organi di contrasto gli strumenti necessari. I cittadini hanno il diritto di vivere in un luogo sicuro. Il caso SWIFT dimostra, tuttavia, ancora una volta le aberrazioni che possono verificarsi se non forniamo rigorose garanzie per gli scambi di informazioni. Occorre trovare il giusto equilibrio tra libertà e sicurezza, e in questo caso la sicurezza ha ancora una volta prevalso. Non si può lottare contro il terrorismo rinunciando a quegli stessi diritti che il terrorismo cerca di distruggere. Il rigore con cui affrontiamo il problema non può venir meno a seguito delle pressioni esercitate da un paese terzo, anche se si tratta del nostro più stretto alleato.
E’ ancora più importante se si tiene conto che molti dei nuovi Stati membri hanno una lunga storia di dittatura e di controllo di massa della popolazione. In alcuni di quei paesi si ha purtroppo l’impressione che le prassi illecite del passato continuino a essere attuate. Per questo motivo l’Europa deve continuare a difendere i diritti fondamentali, compreso il diritto alla privacy. Da un lato, è necessaria una decisione quadro sulla protezione dei dati nel terzo pilastro per garantire elevati livelli di cooperazione di polizia e giudiziaria – la aspettiamo ormai da troppo tempo. Dall’altro lato, dobbiamo restare vigili e garantire che gli strumenti esistenti siano correttamente applicati nei nostri paesi. Dobbiamo perseguire coloro che violano il diritto fondamentale alla privacy. Occorre rassicurare i cittadini sul fatto che in Europa vogliamo continuare a essere intransigenti in materia.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, come i miei colleghi hanno detto in precedenza, questo non è un dibattito sulla forma delle relazioni transatlantiche. Tutti in quest’Aula dovrebbero sapere che gli Stati Uniti sono i nostri più forti alleati nella lotta contro il terrorismo. Questo non cambia tuttavia il fatto che, se siamo alleati, per noi è più facile essere fermi e difendere sul serio i nostri valori e le nostre leggi.
Posso solo ripetere ciò che i miei colleghi del PPE, e soprattutto l’onorevole Radwan, hanno detto, ossia che, se vogliamo davvero salvaguardare il rispetto del quadro normativo europeo, dobbiamo ricevere dalla Commissione e dal Consiglio tutte le informazioni necessarie sui dati trasmessi alle autorità degli Stati Uniti e sul modo in cui tali dati sono protetti da quelle autorità. Dobbiamo iniziare a negoziare e concludere un accordo sullo scambio di informazioni che sia attuabile e rispetti le normative comunitarie. In caso contrario, dobbiamo smettere immediatamente di trasmettere qualsiasi tipo di informazione alle autorità statunitensi.
Anche dopo la risposta della BCE, non mi è molto chiaro quali siano stati il ruolo e la responsabilità della BCE in questo caso. La stessa BCE è tenuta a rispettare le disposizioni della legislazione comunitaria relative alla privacy, ma non sembra assumersi alcuna responsabilità riguardo a quanto possa essere avvenuto nello scambio di informazioni in questione.
Capisco inoltre la chiara necessità per gli Stati Uniti di ottenere informazioni sui trasferimenti bancari internazionali che potrebbero avere un legame con il finanziamento del terrorismo, ma questi dati sono legati ad altri tipi di finanziamento. Se non interveniamo con fermezza, potrebbero essere a rischio soprattutto le imprese europee. Le informazioni che vengono fornite devono sempre essere in linea con la nostra legislazione e la protezione dei cittadini e delle imprese europei.
I trasferimenti finanziari nazionali contengono dati così delicati che la questione deve essere presa davvero sul serio dalla Commissione e dal Consiglio, dal Parlamento europeo e dal Congresso statunitense.
Ulrich Stockmann (PSE). – (DE) Signor Presidente, Presidente Gloser, signor Commissario, sono del parere che, negli attuali negoziati con gli Stati Uniti sulla trasmissione dei dati dei passeggeri aerei, la Presidenza in carica del Consiglio dovrebbe attenersi ai seguenti principi.
Innanzi tutto, sarà possibile conseguire un adeguato livello di sicurezza intervenendo in base a un criterio di proporzionalità, che non mi sembra sia stato applicato nel caso degli attuali accordi. Tale proporzionalità dipende, e questo è il secondo aspetto su cui vorrei soffermarmi, dalla conformità alle normali disposizioni europee in materia di protezione dei dati, che, a mio parere, richiede un cambiamento dello status quo, soprattutto attraverso la riduzione della quantità dei dati comportamentali. Per quanto riguarda il passaggio al sistema push, a quanto mi risulta la Austrian Airlines lo ha utilizzato fin dall’inizio, e anche con successo. Il sistema comporta l’esistenza di un quadro chiaramente definito per l’utilizzo dei dati, un limite del periodo di conservazione dei dati, oltre alla possibilità di presentare denuncia in caso di uso improprio dei dati.
Presidente Gloser, lei ha detto a giusto titolo che occorre garantire quanto prima la certezza giuridica per le compagnie aeree europee. In qualità di politico che si occupa di trasporti, non posso che concordare con lei. Tenuto conto che può davvero contribuire a compiere passi avanti nella lotta contro il terrorismo, la trasmissione dei dati ha una dimensione internazionale, e non vi è dubbio che siano indispensabili anche accordi internazionali con disposizioni vincolanti a livello internazionale sulla protezione dei dati. Dobbiamo quindi impegnarci a negoziare accordi di tal genere.
Dobbiamo sempre preoccuparci di sostenere il diritto alla libertà di circolazione, che può essere esercitato soltanto in una società aperta in cui i cittadini possono spostarsi liberamente senza essere oggetto di sospetti generalizzati. Per noi deputati al Parlamento europeo sarebbe inaccettabile se venisse violato il principio di uguaglianza e se venissero applicati livelli diversi di protezione dei dati ai cittadini statunitensi, da un lato, e a quelli non americani, dall’altro lato. Confido nella determinazione della Presidenza tedesca del Consiglio nella conduzione dei negoziati. Sono consapevole che sarà un compito tutt’altro che semplice.
Alexander Alvaro (ALDE). – (DE) Signor Presidente, Presidente Gloser, signor Commissario, il fatto che abbiate sentito ripetere lo stesso ritornello da tutti i gruppi politici dovrebbe, a mio avviso, costituire per voi materia di riflessione. Il messaggio è che esiste l’ovvia necessità di un partenariato transatlantico e che siamo alleati nella lotta contro il terrorismo. Non solo il ritornello, ma anche le altre strofe sono state identiche a prescindere dal gruppo politico, ossia che quando di tratta di casi come questo sono indispensabili credibilità, fiducia e trasparenza.
Cominciamo dalla credibilità. Ricordo ancora molto bene quanto il Commissario, nel suo ultimo discorso in quest’Aula, abbia elogiato in modo particolare gli aspetti dell’accordo riguardanti la protezione dei dati. Non ritengo che i suoi elogi siano compatibili con i diritti di cui dovremmo godere in base alla normativa in materia di protezione dei dati. Per quanto riguarda il trasferimento dei dati dei passeggeri delle compagnie aeree, non esiste alcun dovere di fornire informazioni, e le persone interessate non hanno diritto di correggere i dati. Come si può parlare inoltre di credibilità quando si definiscono i colloqui in corso con gli Stati Uniti “negoziati”? Vi trovate con le spalle al muro e una pistola puntata contro il petto. Gli Stati Uniti minacciano di non consentire più agli aerei di atterrare, e nessuna delle Istituzioni dell’Unione europea ha la fermezza di dire che, in tutta onestà, non dovremmo lasciarci trattare in questo modo.
La credibilità è compromessa dal fatto di sentir ripetere all’infinito che il Parlamento deve essere coinvolto. Se intendete davvero farlo, consentite anche a noi di sedere attorno al tavolo dei negoziati, dimostrando in questo modo che fate sul serio.
Per passare ora all’argomento della trasparenza, quanti cittadini europei sanno che, quando salgono a bordo di un aereo, vengono trasferiti 34 dati, fra cui informazioni riguardo a ciò che devono mangiare e al posto in cui si siedono? Nessuno di loro lo sa. Ho discusso di questo stesso argomento con i cittadini in un programma televisivo. Nessuno sa che questo è ciò che accade quando si sale a bordo di un aereo.
Siamo dalla vostra parte, e pertanto coinvolgeteci anziché tenerci in disparte.
Frieda Brepoels (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, è chiaro che il dibattito su SWIFT si inserisce nel quadro della discussione più ampia sul difficile esercizio di equilibrio tra la lotta contro il terrorismo, da un lato, e la protezione dei diritti umani fondamentali e della privacy, dall’altro. Tuttavia, non soltanto vi è una chiara linea di demarcazione tra la posizione europea e quella americana, ma sembra anche che non si riesca neppure a trovare un accordo su una definizione comune di terrorismo. Il Commissario ha indicato su questa base in quale modo vorrebbe creare per il futuro uno strumento europeo che soddisfi tali requisiti, ma si tratta di qualcosa che, com’è ovvio, non può essere fatto da un giorno all’altro. Ci troviamo quindi di fronte alla situazione ereditata dal passato e a quella presente, riguardo alle quali avrei alcune domande da porre. A tutt’oggi i dati vengono trasmessi, come se non ci fosse niente di sbagliato, attraverso il sistema SWIFT. Le conclusioni delle relazioni della commissione belga e di quella europea per la privacy sono chiare e unanimi: è evidente che sono state violate le norme belghe e quelle europee in materia di protezione dei dati. Tenuto conto del fatto che i tribunali belgi hanno deciso di non perseguire SWIFT, e che il governo belga non vede per quale motivo tali pratiche illegali dovrebbero continuare, vorrei chiedere qual è la risposta dell’Europa al riguardo. La Commissione intende avviare una procedura di infrazione contro il Belgio? In caso affermativo, quando si deciderà in materia? In caso contrario, cosa intende fare la Commissione per garantire improrogabilmente il rispetto delle norme europee sulla privacy in tutti gli Stati membri, compreso il Belgio?
Infine, il caso SWIFT è stato sollevato anche nel corso della riunione del Consiglio del 15 dicembre dal Primo Ministro belga, che si è espresso a favore di una linea di condotta europea. Anche se, stando alle dichiarazioni della Presidenza, mi sembra di capire che l’indagine sia ancora in corso, vorrei rivolgere una domanda molto diretta: il Consiglio, e quindi gli Stati membri, sostengono l’idea di regolamentare la questione con uno strumento europeo?
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Signor Presidente, non metto in dubbio la buona fede e l’impegno personali del Commissario Frattini per quanto riguarda la protezione dei dati, tuttavia ritengo che la Commissione, come pure il Consiglio, siano altrettanto deboli riguardo alle violazioni della privacy da parte del sistema SWIFT quanto lo sono stati riguardo ai dati PNR negli ultimi quattro anni. Si tratta di dati europei, che appartengono a cittadini europei, che vengono resi disponibili per scopi commerciali in Europa sotto la tutela delle disposizioni comunitarie in materia di protezione dei dati; tuttavia, nonostante le persistenti e insistenti richieste degli eurodeputati, l’UE, nelle mani tutt’altro che robuste di Consiglio e Commissione, ha lasciato ampio spazio alla giurisdizione extraterritoriale statunitense. In un quadro globale di scambio di un gran numero di dati commerciali per scopi di sicurezza, l’UE deve per forza far valere le proprie leggi e i propri principi.
Signor Commissario, lei ha detto che è “improbabile” che per trattare i dati SWIFT sia stato utilizzato il sistema automatico di individuazione personale, che è un sistema di elaborazione di profili personali che assegna un punteggio di rischio a ogni individuo in base a supposizioni, e senza dubbio a stereotipi, derivanti dal comportamento o dalle caratteristiche dell’individuo. Mi chiedo tuttavia per quale motivo non sapete in maniera categorica se i dati SWIFT sono stati o meno utilizzati nel sistema ATS. In relazione ai dati PNR, accettate l’assicurazione del dipartimento per la sicurezza interna secondo cui l’utilizzo dei dati PNR per l’elaborazione di profili personali è conforme agli impegni assunti con l’accordo PNR. Concordate tuttavia sulla valutazione del dipartimento per la sicurezza interna? Sì o no? La mancanza di chiare risposte fa venir meno la fiducia, e ritengo che abbiamo il diritto di ricevere risposte chiare sulla valutazione giuridica della Commissione.
Corien Wortmann-Kool (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, Commissario Frattini, quando ha reso noto il suo impegno per i negoziati, lei ha parlato senza mezzi termini dell’esigenza del pieno rispetto dei diritti fondamentali, compreso il diritto alla privacy; al riguardo non possono esservi dubbi, e da parte nostra faremo in modo che tale impegno venga rispettato. Non ha molto senso che 780 eurodeputati siedano al posto dei negoziatori: non può funzionare. Ciò significa tuttavia che il Consiglio deve essere ambizioso nei negoziati, anziché limitarsi, come sento dire ora che sta facendo, soprattutto a soppesare i rischi che potrebbe incontrare lungo il percorso. Ci aspettiamo tuttavia che l’impegno del Consiglio nei confronti dei negoziati sia fermo come quello del Commissario Frattini, in quanto anche in questo caso faremo in modo che l’impegno venga rispettato.
Per quanto riguarda SWIFT, il fatto che non sia una banca non giustifica che non prenda sul serio le norme in materia di privacy o non le rispetti. L’indagine da lei promossa, Commissario Frattini, va accolta con favore; sarà tuttavia necessario adottare quanto prima misure giuridiche per colmare la lacuna esistente, in quanto anche lo scambio di dati effettuato tramite il sistema SWIFT deve essere conforme alle norme europee sulla privacy.
Nella lotta contro il terrorismo deve essere possibile anche controllare le transazioni finanziarie in questo quadro, perché in tal modo si potrebbero individuare organizzazioni terroristiche. Una cosa che mi ha colpita è che molti cittadini sono assai comprensivi riguardo ai difficili dilemmi cui ci troviamo di fronte in questo contesto. Non possiamo trovare una soluzione da un giorno all’altro. Ad esempio, sono rimasta sconcertata dal fatto che le norme sui liquidi a bordo degli aerei non hanno suscitato molto scalpore, anche se non dovremmo usare questo come scusa. Sono tuttavia necessari negoziati severi. Sono lieta di sostenere la proposta avanzata dall’onorevole Radwan di inserire i negoziati nel più ampio contesto del G7.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, nessuno di noi in quest’Aula mette in discussione il fatto che sia necessario in futuro rafforzare la prevenzione del terrorismo; tuttavia sorge inevitabilmente la questione degli strumenti da utilizzare a tal fine, nonché la questione delle strategie da adottare. E’ indubbio che la cooperazione internazionale e lo scambio di dati fanno parte del processo, come lo fanno, d’altro canto, la certezza giuridica e l’indispensabile protezione dei dati. Come tutti noi in quest’Aula, anch’io sono favorevole a una collaborazione transatlantica in materia.
Dobbiamo tuttavia attribuire importanza al mantenimento di un equilibrio tra sicurezza e lotta contro il terrorismo, da un lato, e protezione dei dati, dall’altro. Se inoltre si tratta ora di negoziare un nuovo accordo, esso deve soddisfare alcune condizioni preliminari fondamentali.
Innanzi tutto, per i dati personali deve essere previsto lo stesso livello di protezione già stabilito nell’accordo temporaneo. In secondo luogo, occorre offrire certezza giuridica alle compagnie aeree in modo da poter mantenere la promessa di passare a un sistema push, che ci consenta di controllare quali dati vengono trasmessi, a chi e in quali circostanze. Deve anche essere stabilito lo scopo per cui i dati possono essere utilizzati, in modo che possano essere usati soltanto a fini di prevenzione e lotta contro il terrorismo e ne possa essere concesso soltanto questo uso. In futuro dovrebbe anche essere obbligatorio fornire ai viaggiatori informazioni al riguardo.
Vorrei formulare un’ultima osservazione, che ritengo importante. Nei negoziati sul nuovo accordo si dovrebbe creare anche valore aggiunto. Nel momento in cui si sospetta un atto di terrorismo, le autorità statunitensi dovrebbero avere l’obbligo di notificarlo alle corrispondenti autorità giudiziarie e di polizia degli Stati membri, nonché alle corrispondenti Istituzioni dell’UE, ossia Europol o Eurojust. Se tutto questo sarà garantito, potremo disporre di un altro strumento inteso a rendere i cittadini dell’UE più sicuri.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto porgervi i miei più sinceri ringraziamenti per le molte osservazioni, idee e, com’è ovvio, che piaccia o meno, critiche espresse. In un dibattito servono a indicare se si è o meno sulla giusta strada e se è possibile evitare che si verifichino di nuovo situazioni che forse non erano adeguate in passato.
Non soltanto la protezione giuridica e la certezza giuridica, ma anche la questione delle strategie di lotta contro specifiche forme di terrorismo internazionale sono, è vero, unanimemente ritenute importanti; tuttavia non dobbiamo in alcun caso privilegiare le une rispetto alle altre. Per quanto riguarda i due casi dei dati PNR e di SWIFT, ci troviamo di fronte a situazioni diverse.
Nella dichiarazione della Presidenza, ho voluto ancora una volta sottolineare con chiarezza la cooperazione e lo scambio con la Commissione, sulla cui base intendiamo insieme giungere a una regolamentazione giuridicamente certa. Questo solleva molte questioni cui oggi anche voi avete fatto riferimento, fra cui quelle relative all’estensione delle informazioni, all’accesso ai dati e ai controlli che devono essere esercitati dall’altra parte. Questioni analoghe sorgono anche in merito a SWIFT, e a questo proposito sono ancora una volta lieto di dire che condivido l’idea dell’onorevole Radwan. A prescindere dal fatto che sia o meno inclusa nell’ordine del giorno del G7 o del G8 o che rientri nel campo delle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti, si tratta di una questione che è importante affrontare.
E’ certo che non si avrebbe alcun vantaggio a passare costantemente da un aspetto all’altro, in quanto a essere in gioco in questo caso è essenzialmente lo stesso, ovvero la protezione dei dati, la certezza giuridica e, inoltre, la forma che deve assumere il partenariato transatlantico, in relazione al quale siamo del parere che il partenariato non è una strada a senso unico. Si tratta di lavorare insieme, anziché gli uni contro gli altri.
Abbiamo bisogno delle informazioni in questione, e le relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti devono essere tali da rendere possibile affrontare le questioni con estrema chiarezza nelle prossime riunioni tra le due parti, soprattutto tenuto conto che si deve far fronte al pericolo che alcuni di voi hanno descritto. Non posso fare altro che dire quanto sia giusto affrontare tali questioni apertamente. Quando dovremo affrontare il prossimo caso in cui forse si avrà accesso ai dati senza alcuna garanzia di sicurezza? Questo è un aspetto che vorremmo riprendere. Senza entrare ora in dettagli tecnici, anch’io faccio questa affermazione riferendomi in modo specifico a SWIFT. Dove sono i dati? Sono qui, e possiamo avere l’opportunità di regolamentarli e di limitarne l’estensione evitando che siano trasmessi? Oppure i dati sono forse già disponibili negli Stati Uniti dove, tenuto conto del tipo di protezione dei dati vigente in quel paese, è molto facile accedervi? Il nocciolo del problema sta però nel fatto che non possiamo esercitare alcuna influenza.
La questione è tuttavia quella dell’influenza che l’Unione europea ha sui dati trasferiti e che sono in un certo senso pronti per essere richiesti altrove. Per quanto riguarda in modo specifico SWIFT, si tratta sicuramente di una procedura complicata. Tutto questo dovrebbe tuttavia darci l’opportunità di discutere di tali questioni in maniera approfondita e di affermare quanto sia importante per noi nell’Unione europea sostenere determinati valori e anche agire in loro difesa. Dovrebbe anche darci l’opportunità di dire quanto sia essenziale mantenere l’equilibrio esistente. Questo non significa che siamo sempre d’accordo sul modo in cui viene condotta la lotta contro il terrorismo internazionale. Il fatto è che si deve trovare il giusto equilibrio tra tutti questi aspetti.
Il Commissario Frattini lo ha detto in modo molto chiaro dando la priorità non soltanto alla sicurezza delle persone, ma anche alla protezione giuridica e al livello molto alto di protezione dei dati di cui disponiamo nell’Unione europea. Posso solo assicurarvi che tutti gli aspetti di cui avete parlato dovranno essere affrontati anche nei prossimi negoziati, in relazione non soltanto all’accordo PNR ma anche, com’è ovvio, a SWIFT.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, risponderò a questo Parlamento, come è mio costume, in modo molto sincero, affrontando anche i punti su cui non condivido la vostra opinione.
In primo luogo – la commissione LIBE lo sa bene, il presidente Cavada è qui presente – io non ho mai, in nessun caso, né negato né nascosto alcuna informazione, comprese quelle riservate, che non avrei potuto trasmettere alla commissione, e quindi al Parlamento. Intendo continuare a farlo, come ho detto nella mia introduzione. Quindi non condivido l’opinione, che è piuttosto un processo all’intenzione, secondo cui le istituzioni europee, e il Parlamento in particolare, rischierebbero di essere escluse da questo processo politico.
Voi sapete bene che io sono favorevole ad un vostro coinvolgimento politico anche quando i trattati non lo consentono. L’ho detto mille volte e lo ripeto ancora: troveremo il modo, ed è per questo che ho plaudito all’idea del presidente Cavada di organizzare addirittura un’intesa con il Congresso americano per seguire le fasi politiche di questo negoziato. E’ chiaro anche che questa discussione ha influito sulle relazioni euroatlantiche, a differenza di quanto affermato da qualcuno, e sono convinto che, se vuole essere un attore politico mondiale, l’Europa deve conseguire un equilibrio globale tra il diritto – che personalmente ritengo piuttosto un dovere – di perseguire i terroristi e investigare su di essi e il dovere di proteggere diritti fondamentali, quali quello della riservatezza dei dati personali.
E’ ovvio dunque che se noi, come ha appena dichiarato il Presidente del Consiglio, vogliamo conseguire un equilibrio complessivo insieme agli Stati Uniti d’America, lo vogliamo fare perché siamo convinti della centralità delle relazioni euroatlantiche, non solo in relazione al passato della storia europea ma, soprattutto, in relazione al presente e al futuro di questa storia.
Come molti di voi sanno bene, su alcuni temi ho fornito, in molte occasioni, delle risposte dettagliate, certamente soprattutto alla commissione LIBE, ma io parlo con il Parlamento quando sono invitato a farlo e nelle commissioni che mi invitano. Ad esempio, in relazione al sistema Push, a dicembre ho annunciato che, per quanto riguarda il PNR, la sperimentazione di tale sistema sarebbe iniziata entro dicembre e così è stato. E’ stata avviata la sperimentazione tra l’Amministrazione americana, Customer Border Protection System, e Amadeus. C’è un aspetto tecnico che riguarda la richiesta di dati ad hoc ma si tratta di un problema tecnico mentre la sperimentazione del sistema Push è stata avviata, come ci era stato promesso.
Per quanto riguarda il numero dei dati, ho ascoltato con interesse quello che molti di voi hanno affermato sui 34 dati attualmente oggetto dell’accordo PNR. Posso dirvi con assoluta chiarezza che, per quanto riguarda il mio ruolo nel negoziato, intendo chiedere una riduzione del numero dei dati in questione ma non lo faccio perché condivido l’idea secondo cui gli americani ci chiedono troppi dati. Se tutti e 34 i dati fossero utili per perseguire i terroristi, non avrei timore di dirvi che ne occorrono 34. Invece, i dati realmente utili sono probabilmente proprio quei 19 che sono stati indicati, ossia un numero molto più ristretto.
Tuttavia, credetemi, non è il principio del numero che fa la differenza sui dati da trattare, bensì il principio dell’utilità dei dati ed è in questo senso che intendo condurre la mia azione nel negoziato. Non intendo invece assecondare l’idea secondo cui se da 34 dati passiamo a 15, abbiamo fatto comunque un buon lavoro: possiamo aver fatto un pessimo lavoro se tra i dati esclusi ce ne sono alcuni che possono prevenire un attentato terroristico. Su questo non ho dubbi: sono perfettamente convinto che l’obiettivo principale sia rendere effettivo il sistema. Chi ha accesso ai dati? Per quali motivi? Quanti dati e per quanto tempo? Questi sono i punti di un accordo che ci avvieremo a negoziare presto, informando il Parlamento come già detto.
Onorevoli deputati, molti di voi ritengono che l’informazione del passeggero sia il criterio mancante nel sistema PNR. E’ lecito immaginarsi che in assenza di un consenso tra le due parti, alla fine di luglio non si farà nessun accordo. A livello di pura immaginazione, prevedo una soluzione molto facile: accompagnare l’acquisto di ogni biglietto per gli Stati Uniti da un foglio da far firmare al passeggero, che lo informa che i suoi dati saranno trattati in un certo modo. Se così dovesse avvenire – e io spero vivamente che non avvenga mai – avremo sì garantito un’informazione al passeggero, ma i diritti del passeggero, senza un accordo a livello europeo, saranno limitati alla sfera privatistica del contratto di trasporto aereo. Si tratta di un’eventualità che dobbiamo scongiurare con ogni mezzo, ragion per cui dobbiamo sforzarci di conseguire un nuovo accordo europeo. L’alternativa sarebbe molto facile: basterebbe chiedere nel contratto di trasporto aereo di accettare alcune limitazioni e io credo che la maggior parte dei passeggeri che vogliono andare onestamente negli Stati Uniti lo firmerebbe. Ma noi perderemmo un ruolo europeo che abbiano già svolto e che ci preme svolgere ancora. Questa è la ragione per cui occorre un nuovo negoziato, anche riducendo il numero dei dati, ove però la riduzione dei dati non pregiudichi la lotta al terrorismo.
Ho riferito alla commissione LIBE, per quanto attiene al sistema ATS, di aver ricevuto delle assicurazioni scritte da parte degli Stati Uniti d’America circa il rispetto di quanto sottoscritto nell’accordo PNR. In un intervento pronunciato in quest’Aula mi si rimprovera di non essermi accertato della veridicità di questa affermazione. Onorevoli deputati, se io avessi il potere di indagare in terra americana, da Bruxelles, i comportamenti degli Stati Uniti d’America, disporrei di poteri che nessuna autorità, né europea né nazionale, ha mai avuto né avrà mai. Tutto è possibile tranne accertare, come mi si chiede di fare nel suddetto intervento, la veridicità di quella lettera. Quando mi si risponde formalmente che la regola è rispettata, io sono obbligato, fino a prova contraria, a ritenere che quella sia la verità. Questo è quello che si fa tra alleati, a meno che voi non abbiate una prova contraria – che io francamente non ho, e questo lo debbo dire con assoluta sincerità – perché altrimenti apriamo un’indagine permanente su ogni minimo riferimento delle lettere che riceviamo dagli Stati Uniti d’America.
L’onorevole Roure mi ha chiesto se potremo trasmettere al Parlamento le informazioni sul mandato negoziale. Voi sapete che si tratta di informazioni classificate: tuttavia, lo ripeto, anche se sono classificate, troveremo il modo di informare il Parlamento, ossia il modo di fornire un’informazione politica senza violare una regola sancita dai trattati, secondo cui le informazioni classificate (“EU restricted”) non possono essere pubblicate. Questa è la soluzione politica che vi propongo: se il trattato sarà modificato nel senso che si individuerà un meccanismo che consenta di comunicare al Parlamento gli atti classificati come segreti, io applicherò quelle regole senza timori. Si tratta invece di superare l’ostacolo rappresentato dall’impossibilità di informare il Parlamento in presenza di atti classificati: io intendo tenervi al corrente.
Da molte parti, signor Presidente, è stato invocato un accordo quadro, che a me pare essere la strada giusta. L’accordo quadro sulla trasmissione dei dati è esattamente ciò su cui abbiamo cominciato a lavorare con la Presidenza, creando un gruppo di lavoro misto che si occupa di alcuni temi attinenti proprio al trattamento dei dati personali, prescindendo quindi dal caso SWIFT e dal PNR, che hanno strade parallele. Riteniamo che sia ormai giunto il momento di concludere con gli Stati Uniti un accordo politico euroatlantico – un accordo quadro – sul trattamento dei dati personali e su questo accordo intendiamo lavorare per individuare i tipi di dati da trasmettere, per quali ragioni e per quanto tempo.
Tuttavia, onorevoli deputati, c’è anche un punto che non è stato affrontato in questo dibattito e che invece occorre affrontare: come preservare la riservatezza delle informazioni tecniche, che sono parte di questo accordo e la cui rivelazione, trattandosi di modalità di investigazione, farebbe un grande favore ai criminali? E’ necessario che tali informazioni siano mantenute riservate. Sorge quindi un altro problema, perché è evidente che se rivelassimo le concrete modalità di controllo dei sospetti terroristi, offriremmo loro uno strumento potente. Si può trovare una soluzione? Io ne sono assolutamente convinto ma occorre una volontà politica comune.
Desidero concludere con un’ultima riflessione: tutto ciò non giustifica le singole violazioni della legge europea e le carenze legislative sul caso SWIFT. Voi ricorderete che, quando ancora nessuno parlava di un accordo europeo, io ho parlato, dinanzi alla commissione LIBE, della necessità di un tale accordo perché è molto meglio colmare un vuoto legislativo con una regola europea, piuttosto che lasciare ad ogni Stato membro la possibilità di regolarsi a piacere. Il caso SWIFT è emblematico: su 27 Stati membri, soltanto 7 mi hanno risposto. Questo è il sintomo che la questione va affrontata a livello europeo.
Pertanto, per tutte queste ragioni, vi posso assicurare che 1) ritengo che un accordo politico sia indispensabile e che, senza il Parlamento, tale accordo avrebbe una legittimazione più debole; 2) detto accordo politico deve mirare a risolvere i problemi in maniera costruttiva, senza puntare il dito contro gli Stati Uniti, come se fossero loro il problema: ma il problema, onorevoli colleghi, sono i terroristi, non gli Stati Uniti.
Presidente. – La discussione è chiusa. La votazione si svolgerà durante la prossima tornata.
Poiché è ora di riprendere la seduta, non vi sarà alcuna sospensione.
Vorrei ringraziare gli interpreti per la loro generosità e professionalità; il Parlamento non potrebbe funzionare senza di loro.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL). – (PT) Per mesi e mesi si è andati avanti a condannare l’inaccettabile trasmissione ai servizi di sicurezza e di informazione degli Stati Uniti dei dati di identificazione dei passeggeri da parte delle compagnie aeree e dei dati personali attraverso il sistema della SWIFT, che è una società internazionale per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie. Eppure, in risposta alle domande rivolte qui in Parlamento, la Presidenza tedesca del Consiglio e la Commissione non hanno fornito alcun elemento che possa chiarire completamente tali questioni e porre fine a una flagrante violazione dei diritti, delle libertà e delle garanzie dei cittadini.
Le loro risposte non contengono il benché minimo riferimento alle misure concrete necessarie per porre fine a queste pratiche illegali inaccettabili, né all’esigenza di chiedere all’amministrazione statunitense di fare piena luce in materia.
Un comportamento di questo genere è in definitiva una dimostrazione dell’atteggiamento sottomesso e passivo del Consiglio nei confronti dei ricatti e delle richieste degli Stati Uniti.
Devo anche menzionare i tentativi di coloro il cui unico scopo è sfruttare queste situazioni per far applicare la votazione a maggioranza qualificata in seno al Consiglio anche a questioni di giustizia e affari interni. Occorre respingere con la massima fermezza tutte le misure che, con il pretesto della cosiddetta lotta al terrorismo, indeboliscono i diritti fondamentali dei cittadini.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL). – (EL) Sia la Commissione che il Consiglio hanno confermato nelle loro dichiarazioni che continueranno a soddisfare le richieste degli Stati Uniti tenendo fascicoli con dati riguardanti tutti i cittadini europei e trasmettendo i loro dati personali ai servizi di sicurezza segreti statunitensi.
I rappresentanti della Presidenza tedesca del Consiglio e la Commissione non solo hanno affermato che il nuovo accordo con gli Stati Uniti sulla trasmissione dei dati personali dei passeggeri aerei che si recano in quel paese non sarà diverso da quello attuale, ma hanno anche ammesso con cinismo di essere disposti a legalizzare lo scandaloso sistema SWIFT, stabilendo cosiddetti principi per la trasmissione di informazioni sulle transazioni finanziarie effettuate da cittadini europei negli Stati Uniti, in modo da legalizzarla.
Come hanno chiaramente dichiarato, non commetteranno il peccato mortale di compromettere le relazioni tra l’UE e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda la protezione dei diritti fondamentali, dei dati personali e della privacy, cercheranno di persuadere gli “amici americani” a rispettarli, ovviamente allo stesso modo in cui li rispettano in Iraq e Afghanistan.
E’ del tutto evidente che le politiche dell’UE e degli Stati Uniti sono identiche, sono altrettanto reazionarie e antidemocratiche e sono altrettanto pericolose per i diritti democratici e le libertà di base, poiché usano la “lotta contro il terrorismo” quale pretesto necessario per limitare i diritti fondamentali.