Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione la relazione presentata dall’on. Nirj Deva, a nome della commissione per lo sviluppo, sulle relazioni dell’UE con le isole del Pacifico – Una strategia per un partenariato rafforzato [2006/2204(INI)] (A6-0325/2006).
Nirj Deva (PPE-DE), relatore. − (EN) Signor Presidente, certo che è proprio una soddisfazione parlare in un’Aula quasi completamente vuota!
Le isole Cook, le isole Figi, Kiribati, le isole Marshall, gli Stati federati di Micronesia, Nauru, Niue, Palau, Papua Nuova Guinea, Samoa, le isole Salomone, Timor Est, Tonga, Tuvalu, Vanuatu − sono luoghi esotici, splendidi, così distanti, remoti, romantici, ma di fatto bisognosi di aiuto. Tutti questi paesi fanno parte delle isole del Pacifico. Storicamente, l’Europa ha esercitato una forte influenza nella regione del Pacifico attraverso la dominazione coloniale. La fine della Seconda guerra mondiale ha accelerato la fine del colonialismo europeo, ma le relazioni con questi paesi non sono cessate. Grazie alla Convenzione di Lomé e all’accordo di Cotonou, la regione del Pacifico è oggi legata all’Europa per mezzo dei paesi ACP.
Anche se la popolazione delle isole del Pacifico è esigua, occorre tener presente che l’Oceano Pacifico copre circa il trenta per cento della superficie terrestre. L’ubicazione di queste isole, pur apportando enormi benefici alla regione attraverso la pesca e il turismo, le rende al contempo isolate a causa di una certa “tirannia della distanza”. I progressi conseguiti nella tecnologia, nei trasporti aerei e nelle infrastrutture, tuttavia, hanno contribuito ad attenuare le loro condizioni economiche.
Queste isole dovrebbero inoltre contemplare la possibilità − e a questo proposito sono molto lieto di vedere qui la Commissione al completo − di compiere progressi sfruttando l’economia digitale di area anglofona per fornire a Stati Uniti e Australasia servizi di esternalizzazione di processi aziendali e processi basati sulla conoscenza.
Dal punto di vista economico, la regione presenta un notevole divario interno: il suo PIL pro capite varia tra i 500 e gli 8 000 euro annui, con uno scarto comparabile a quello esistente tra Somalia e Bulgaria. La strategia di sostegno alla regione deve essere quindi sufficientemente flessibile da garantire che gli aiuti allo sviluppo vengano distribuiti nel rispetto della parità nazionale e regionale, così da raggiungere il massimo risultato sia per le isole più ricche che per quelle più povere.
Per molti abitanti delle isole del Pacifico, i prodotti agricoli costituiscono le principali esportazioni sui mercati internazionali, su cui immettono beni quali zucchero, copra, banane, noci di cocco e olio di palma. Essi devono però far fronte a problemi quali il riscaldamento globale, che per questi paesi costituisce un ostacolo enorme. Li abbiamo anche posti dinanzi a un altro interessante problema, gli accordi di partenariato economico (APE), con cui sono alle prese. A quanto mi dicono, l’unione doganale interregionale sta facendo loro perdere introiti. Che cosa devono fare? Li aiutiamo, forniamo loro appoggio? Creiamo infrastrutture che permettono loro di superare tali difficoltà? Su tutto ciò è necessario riflettere.
Una delle principali sfide che la regione si trova ad affrontare è la gestione sostenibile della pesca. Il tonno è particolarmente abbondante nel Pacifico, nelle cui isole viene pescato un terzo delle catture mondiali, per un valore di due miliardi di euro. Stiamo tutelando le catture di questa specie nella regione? Stiamo garantendo che i vantaggi che ne scaturiscono vadano a beneficio degli abitanti? Non lo so. Credo che la Commissione debba prendere in considerazione il problema. Non conosco esattamente la situazione delle catture nella regione, ma penso che se la pesca fruttasse agli abitanti due miliardi di euro, essi non sarebbero poveri come sono.
La mia relazione sottolinea che qualsiasi azione intesa a incoraggiare il turismo nella regione deve andare di pari passo con una maggiore responsabilizzazione locale nel settore turistico. Nel documento metto in rilievo che nella maggior parte dei casi solo i paesi più ricchi, dotati di infrastrutture più sviluppate e collegamenti aerei più frequenti, riescono ad attirare un numero significativo di turisti ogni anno. In tale situazione, gli aiuti allo sviluppo destinati ai paesi più poveri devono continuare ad essere utilizzati per finanziare le infrastrutture e incoraggiare un turismo sostenibile. A questo proposito, perché non abbiamo preso in considerazione l’idea di realizzare un hub pacifico, regionale? Potremmo crearne uno, come è stato fatto a Dubai. In fondo, cos’era Dubai? Vent’anni fa non vi si trovava che sabbia, mentre oggi è un hub per il traffico aereo regionale. Lo sceicco Maktoum è riuscito a creare, insieme ad arabi lungimiranti, qualcosa di veramente straordinario: perché non fare lo stesso per gli abitanti delle isole del Pacifico?
La mia relazione raccomanda che i paesi insulari più sviluppati del Pacifico continuino a potenziare le strutture per la trasformazione locale del prodotto, creando in tal modo maggiore occupazione, e prendano in considerazione la possibilità di ottenere prestiti agevolati dalla Banca europea per gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese, al fine di valorizzare le loro esportazioni.
Molte isole sono politicamente instabili, come hanno dimostrato i numerosi colpi di Stato militari verificatisi nelle isole Figi. Sono stanco di sentir parlare di colpi di Stato nelle Figi; eppure è necessario che le due comunità che le compongono sentano di poter avere un futuro comune, e che l’Europa le aiuti in questo processo. Devono fermarsi o dovremo interrompere gli aiuti. Suona come una minaccia, ma è necessario pretendere, in casi come questo, una sorta di contropartita.
Il buongoverno è una condizione fondamentale in tutto il Pacifico, e per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio è anche necessario un certo grado di reciprocità. In paesi come la Papua Nuova Guinea e le isole Salomone la diffusione dell’AIDS rappresenta un problema. L’Unione europea, in qualità di donatore principale, ha l’opportunità di elaborare una strategia volta a sostenere i paesi insulari del Pacifico nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio e nella piena realizzazione delle potenzialità della popolazione. La nostra relazione non è che un punto di partenza.
Ján Figel’, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione sulle relazioni UE con le isole del Pacifico, e in modo particolare desidero congratularmi con il relatore, onorevole Deva, per i risultati ottenuti.
Quando il mio collega, il Commissario Michel, prese l’iniziativa di elaborare per la prima volta una strategia comunitaria per le relazioni dell’UE con gli stati ACP del Pacifico che erano favorevoli, lo fece pensando alla crescente importanza di questi paesi e alle difficoltà che essi si trovavano ad affrontare. Rapporti più stretti con il Pacifico possono risultare vantaggiosi: la regione detiene infatti un’importanza globale e noi abbiamo la possibilità di contribuire notevolmente al suo sviluppo. La relazione del Parlamento riflette chiaramente questi orientamenti e mette in evidenza alcune importanti vie da percorrere.
Questi paesi sono per lo più isolati, relativamente poveri, di piccole dimensioni, e hanno raggiunto l’indipendenza in tempi abbastanza recenti. Nella maggior parte di essi si registra una forte crescita demografica. Spetta loro inoltre il compito di preservare un difficile equilibrio tra la tradizione e le pressioni esercitate dalla modernità: la globalizzazione costituisce un’opportunità per questi paesi, ma al contempo rappresenta un pericolo per il loro patrimonio culturale.
In molti paesi del Pacifico, lo sviluppo della democrazia incontra condizioni sfavorevoli e, al contempo, per poter progredire la regione ha bisogno di governi di alta qualità. Per questo l’impegno che il Parlamento si è assunto nei confronti di queste democrazie, delle relazioni con esse e della visibilità internazionale è molto importante.
Questi paesi dispongono di importanti risorse naturali, quali olio di palma, gas, pesce e legname tropicale, e possono contare su un’incredibile biodiversità. L’Oceano Pacifico è tanto importante da dover essere considerato un bene pubblico mondiale: esso dischiude ai suoi paesi insulari opportunità sulla scena internazionale e prospettive per il futuro. Il cambiamento climatico, tuttavia, costituisce una minaccia per molte isole, e persino per interi paesi.
I paesi e i Territori d’oltremare fungono da ponte tra l’Europa e il Pacifico e tra le loro culture. Proponiamo pertanto di offrire loro, laddove i paesi del Pacifico si trovano in uno stato di necessità e noi disponiamo di vantaggi comparativi, il nostro sostegno. Abbiamo individuato nella tematica “blu-verde” il cardine e punto focale della gestione sostenibile delle risorse naturali della regione. Ci siamo inoltre impegnati a rafforzare le relazioni politiche, a elaborare azioni di sviluppo più mirate e a distribuire i nostri aiuti con maggior efficienza.
Nella sua comunicazione, la Commissione prevedeva che, se non si fossero invertite molte delle tendenze significative, i paesi del Pacifico si sarebbero trovati ad affrontare, in futuro, un maggior numero di problemi. Soltanto l’anno scorso nelle isole Salomone, nel Timor Est, a Tonga e nelle isole Figi si sono verificati gravi problemi di sicurezza e crisi politiche. Le problematiche sono così gravi e complesse che molti paesi ACP del Pacifico non sono in grado di gestirle senza aiuti esterni. Per questo stiamo collaborando con i nostri partner australiani e neozelandesi e una volta raggiunte condizioni stabili potremo contribuire, come ha affermato l’onorevole Deva, all’ulteriore sviluppo del turismo nel Pacifico.
Il Parlamento ha ovviamente preso atto delle conclusioni del Consiglio relative alla strategia per il Pacifico, confermando così la volontà dell’Unione di rafforzare il suo partenariato con questa regione. Molti Stati membri si interessano da vicino alla situazione del Pacifico. L’Unione europea deve svolgere un ruolo importante in questa regione: la vostra relazione lo dimostra molto chiaramente e la Commissione confida che dimostrerete un sostegno e una solidarietà durevoli verso questi paesi, che sono davvero straordinari.
Rosa Miguélez Ramos, a nome del gruppo PSE. − (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, discutiamo oggi la relazione dell’onorevole Deva sulle relazioni dell’Unione europea con le isole del Pacifico: una strategia per un partenariato rafforzato.
La commissione per la pesca ha presentato e approvato un parere in materia di cui sono stata relatrice. Mi congratulo con l’onorevole Deva per il lavoro svolto e constato con piacere che le proposte della commissione per la pesca verranno incluse, almeno in parte, nel testo della risoluzione.
L’Oceano Pacifico è una delle zone di pesca più ricche al mondo, e la flotta tonniera pesca da tempo nelle sue acque in forza degli accordi bilaterali sottoscritti con i paesi della regione.
Studi scientifici dimostrano che il livello delle risorse è più che soddisfacente e che l’aiuto finanziario dell’Unione europea costituisce una fonte di reddito importante per i paesi della regione.
Occorre pertanto rafforzare i nostri rapporti con questi paesi. L’interesse è reciproco: abbiamo l’opportunità di contribuire a promuovere, in queste acque, una gestione sostenibile delle risorse alieutiche, e per i pescatori di tonno dell’Unione europea potrebbe essere utile progredire nella realizzazione di una rete di accordi sulla pesca del tonno, simile a quella già in vigore nell’Oceano Indiano, come richiesto nel suo parere dalla commissione per la pesca.
Se vogliamo rafforzare il partenariato con questa regione del mondo, quindi, non dobbiamo tralasciare il settore della pesca.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. − (EN) Signor Presidente, ringrazio molto il relatore per il lavoro svolto. A tutta prima la prospettiva di una strategia intesa a rafforzare il partenariato con le isole del Pacifico sembra positiva e abbastanza inoffensiva da scongiurare reazioni di sospetto o scontento. Dopo tutto lo scopo previsto è il miglioramento delle relazioni, soprattutto commerciali, a reciproco vantaggio dei cittadini dell’Unione europea e degli abitanti delle isole del Pacifico.
Questa constatazione può valere per la maggior parte dei paesi insulari del Pacifico. La verità, però, è che molte altre isole non sono affatto paesi, bensì colonie del ventunesimo secolo, e tra l’altro due delle nazioni colonizzatrici − ovvero Francia e Regno Unito − sono Stati membri dell’Unione europea.
Si veda il caso della Nuova Caledonia. Si estende su una superficie di 18 500 Km² e i suoi circa 250 000 abitanti sono classificati soltanto come “comunità sui generis”. La Nuova Caledonia non è un paese, ma un dipartimento francese d’oltremare. Su una scala molto più ridotta, le isole Pitcairns sono un Territorio d’oltremare del Regno Unito amministrato da un governatore nominato dalla Regina d’Inghilterra.
Quindi, onorevoli colleghi, a prescindere dal principio ignominioso per cui si tollera che Francia e Regno Unito continuino ad avere delle colonie, sembriamo accontentarci di instaurare relazioni con queste colonie come se non ci fosse alcun problema. Di fatto, la relazione non contiene il benché minimo accenno alla colonizzazione e alla perdita di democrazia che ne consegue.
Per concludere, vorrei porre il seguente quesito: dal momento che alcune isole appartengono sostanzialmente ai suddetti Stati membri dell’Unione europea, si può dunque dire che mediante questo partenariato strategico Francia e Regno Unito instaureranno, di fatto, relazioni con se stessi? Il signor Commissario potrà forse illuminarci su questa entusiasmante, benché singolare, prospettiva.
Józef Pinior (PSE). − (PL) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare l’onorevole Deva per questa importantissima relazione sulla strategia per un partenariato rafforzato tra Unione europea e isole del Pacifico. Il Parlamento europeo conviene con la Commissione sulla necessità di intensificare il dialogo politico con il Forum delle isole del Pacifico. Peraltro, i suoi leader hanno raggiunto un nuovo accordo che ha fatto del Forum un’organizzazione intergovernativa ai sensi del diritto internazionale.
Allo stesso tempo, vorremmo evidenziare la necessità che il rafforzamento del dialogo a livello regionale tenga anche conto delle esigenze dei paesi più poveri della regione. Lo sfruttamento delle risorse naturali deve contribuire a generare reddito per tutta la popolazione dei paesi insulari del Pacifico e, in particolare, deve permettere di ridurre la povertà. Il Parlamento europeo evidenzia l’importanza del turismo per la regione, ricordando che la bellezza naturale delle isole del Pacifico costituisce una delle loro principali ricchezze. Il sostegno al turismo nella regione deve andare di pari passo con un maggior coinvolgimento degli abitanti nell’offerta di servizi turistici, per assicurare il futuro del settore e massimizzare i suoi vantaggi per l’economia locale. Vorrei inoltre sottolineare la necessità, messa in luce nella relazione, di offrire sostegno al sistema educativo e di formazione tecnica nei paesi della regione, nel quadro del Decimo fondo europeo di sviluppo.
Il Parlamento europeo condivide l’opinione della Commissione secondo cui l’instabilità politica e i conflitti possono esercitare un impatto disastroso sullo sviluppo economico della regione, determinando in particolare la perdita di profitti nel settore turistico e danneggiando l’infrastruttura economica. Desideriamo richiamare l’attenzione sulla situazione di Timor Est, che a maggio e giugno del 2006 ha assistito a un’esplosione della violenza. Ci auguriamo che la Commissione, lavorando in stretta collaborazione con la comunità internazionale, possa aiutare i leader di Timor Est a risolvere i problemi che stanno alla base della crisi, tenendo conto della necessità di stabilità politica, riduzione della povertà, sviluppo sociale e riconciliazione tra i vari gruppi sociali.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì alle 11.30.
Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)
Margie Sudre (PPE-DE). − (FR) Questa settimana il Parlamento europeo è stato consultato, per la prima volta in trent’anni, su una strategia ufficiale relativa alle relazioni tra l’Unione europea e l’Oceano Pacifico. Tale strategia mira a rafforzare il dialogo politico, a migliorare la cooperazione e ad aumentare l’efficacia dell’erogazione degli aiuti allo sviluppo, di cui l’Unione europea fornisce oltre un quarto dell’importo totale.
Per un alcuni settori fondamentali, la strategia pone l’accento sullo sviluppo sostenibile, sia da un punto di vista ecologico, che da un punto di vista economico. E’ il caso del settore turistico, minerario, agricolo, dei trasporti e della pesca.
In seno alla commissione per la pesca, ho fatto adottare un emendamento in cui si chiede all’Unione europea di sostenere finanziariamente progetti di cooperazione regionale finalizzati alla valutazione, al controllo e alla gestione delle risorse alieutiche, realizzati con paesi della regione e con i paesi e i Territori d’oltremare associati all’Unione europea: la Polinesia francese, la Nuova Caledonia, Wallis e Fortuna, e le isole Pitcairns.
Sono lieta che l’Unione europea intenda impegnarsi più concretamente nel Pacifico, puntando sullo sviluppo economico, sulla stabilità politica, e su un’efficace gestione delle risorse nella zone contigue ai nostri paesi e Territori d’oltremare. Speriamo che le risorse finanziarie siano all’altezza delle ambizioni dichiarate.
Bogdan Golik (PSE). − (PL) Vorrei manifestare il mio sostegno alla relazione dell’onorevole Deva sulle relazioni dell’UE con le isole del Pacifico dal titolo “Una strategia per un partenariato rafforzato”. Mi auguro che questo indispensabile documento possa inaugurare una nuova era nelle relazioni tra l’Unione europea e le isole del Pacifico.
I paesi europei intrattengono rapporti con la regione del Pacifico da trent’anni, e ne rappresentano i principali donatori. E’ quindi particolarmente importante elaborare una strategia a lungo termine. Di fatto, la regione del Pacifico è l’unica zona del mondo con la quale l’Unione non abbia ancora sviluppato una strategia generale e integrata.
L’adozione della relazione in esame rappresenta un’ottima occasione per instaurare nuovi rapporti con la regione, di tipo sia economico sia politico. Le isole del Pacifico svolgono un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del clima e dispongono anche di abbondanti risorse naturali, quali depositi minerari e pesce. Si tratterebbe quindi di rafforzare il partenariato con una delle regioni leader nel mondo nel campo della pesca del tonno; nelle sue acque, infatti, viene effettuato un terzo delle catture mondiali di questa specie.
Il mio appoggio alla presente relazione prende inoltre le mosse dalla necessità di promuovere la democrazia e la stabilità nella regione del Pacifico e di impedire che ideologie estremistiche vi prendano piede. L’Unione europea ha legami storici con queste isole, e deve assisterle negli sforzi necessari a conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
L’adozione della strategia per un partenariato rafforzato ci offrirà l’opportunità di fissare obiettivi economici e sociali più elevati. Impegnandosi in questa direzione, l’Unione europea può quindi fare qualcosa di più che fornire semplicemente il proprio appoggio alle sue ex-colonie.