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Ciclo del documento : O-0128/2006

Testi presentati :

O-0128/2006 (B6-0450/2006)

Discussioni :

PV 01/02/2007 - 4
CRE 01/02/2007 - 4

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 1 febbraio 2007 - Bruxelles Edizione GU

4. Accordo sugli appalti pubblici (AAP) (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale (O-0128/2006 – B6-0450/2006) dell’onorevole Daniel Varela Suanzes-Carpegna, a nome della commissione per il commercio internazionale, alla Commissione sulla rinegoziazione dell’Accordo sugli appalti pubblici (AAP).

 
  
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  Daniel Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE), autore. – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la nostra interrogazione orale sulla rinegoziazione dell’accordo sugli appalti pubblici, che terminerà il prossimo mese di marzo, si deve al fatto che ci troviamo in un momento cruciale. Inoltre, tenuto conto dell’importanza di detto accordo e del suo periodo di validità, che sarà di nuovo di dieci o dodici anni, diventava necessario discuterne qui in Parlamento con la Commissione.

I mercati degli appalti pubblici stanno acquisendo un’importanza crescente nel mondo, per il loro volume, che può arrivare fino al 25 per cento del PIL mondiale e, inoltre, perché per l’Unione europea rappresentano un vantaggio comparativo, dato che in questo settore, al momento, possiamo essere competitivi rispetto alla concorrenza che subiamo da altri paesi in altri settori, come l’agricoltura e l’industria. Pertanto, se vogliamo adattarci alla globalizzazione, è importante che l’Unione europea sviluppi i settori nei quali può essere competitiva a livello internazionale e, in questo modo, crei condizioni giuste e favorevoli per le imprese europee.

Nella maggior parte dei paesi questi mercati sono riservati alle imprese nazionali, il che costituisce una delle principali barriere non doganali al commercio internazionale. Sono due gli aspetti di questa rinegoziazione che desidero evidenziare in modo particolare. In primo luogo, l’ampliamento geografico di questo accordo, con l’ingresso di importanti attori, come la Cina e i paesi in via di sviluppo, e, in secondo luogo, la necessità di assicurare che esistano condizioni giuste, equilibrate e reciproche per le imprese dei diversi paesi.

Per quanto riguarda il primo punto, la validità di questo accordo sugli appalti pubblici è tanto maggiore quanto maggiore è la sua copertura geografica. Il Parlamento desidera quindi sapere se vi siano nuovi paesi interessati ad aderire a breve termine all’accordo e, in particolare, se possiamo aspettarci impegni sostanziali da parte della Cina riguardo all’apertura dei suoi mercati pubblici. Non dimentichiamo che la Cina si è impegnata ad aprire il suo mercato degli appalti pubblici – che rimane in gran parte chiuso, o con requisiti inaccettabili per le imprese europee – e ad avviare nel 2008 negoziati di adesione all’accordo sugli appalti pubblici, dopo il suo ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio.

In secondo luogo, per quanto riguarda le condizioni di equità e reciprocità, dobbiamo ricordare che i mercati pubblici dell’Unione europea sono già molto aperti alla concorrenza internazionale. Ciò presenta considerevoli vantaggi per gli enti pubblici appaltanti, poiché tale apertura offre loro una maggiore possibilità di scelta e quindi maggiori possibilità di reperire beni e servizi di migliore qualità a minore costo. D’altro lato, non dimentichiamo che le imprese europee possono esserne danneggiate nei casi in cui si preferiscano le loro concorrenti straniere.

La direzione seguita dall’Unione nella sua politica commerciale è quella di una maggiore apertura dei mercati internazionali in tutti i loro aspetti; pertanto la soluzione non è quella di chiudere i mercati pubblici alle imprese straniere. Per questo motivo abbiamo il diritto legittimo di chiedere che le nostre imprese godano di condizioni simili di accesso ai mercati pubblici dei nostri principali partner commerciali, le cui imprese possono già accedere ai nostri mercati pubblici. Tuttavia, attualmente non è così, dato che i nostri partner commerciali hanno assunto impegni molto limitati in confronto a quelli dell’Unione europea.

Anche il Commissario Mandelson ha fatto riferimento a questo squilibrio nella sua comunicazione su un’Europa competitiva in un’economia globalizzata. In tale documento suggerisce la possibilità di introdurre restrizioni concrete all’accesso a certe sezioni dei mercati pubblici dell’Unione, al fine di indurre i nostri partner commerciali ad aprire reciprocamente i loro mercati.

Detto questo, considero opportuna – e più che appropriata – la presentazione a nome della commissione per il commercio internazionale di questa interrogazione orale alla Commissione europea, affinché questa ci illustri la sua strategia nella rinegoziazione dell’accordo. Ripeto che ci troviamo in un momento cruciale, per la necessità di giungere a un accordo nelle prossime settimane.

In che modo la Commissione difenderà gli interessi delle imprese europee nei mercati dei settori nei quali siamo altamente competitivi, come i trasporti, l’energia o le opere pubbliche, nel quadro dell’obiettivo di proseguire in direzione di una maggiore apertura commerciale, e non viceversa? E, in questo stesso contesto, come considera la situazione delle PMI europee, già di per sé svantaggiate rispetto alle grandi imprese, nonché alla situazione delle PMI di altri paesi i cui governi riservano loro una quota dei contratti pubblici, come avviene negli Stati Uniti?

Data la mancanza di reciprocità, la situazione svantaggiosa per le PMI europee e l’importanza attribuita a queste ultime nei principali obiettivi della strategia di Lisbona, chiediamo che la Commissione esiga dalle altre parti negoziali che rinuncino alle proprie eccezioni o, se ciò non è possibile, che accettino l’applicazione da parte nostra di un’eccezione dello stesso tipo a vantaggio delle PMI europee. In ogni caso, dobbiamo raggiungere quella reciprocità che attualmente manca, a danno delle imprese europee.

Chiedo pertanto alla Commissione che ci informi sullo stato di questi negoziati, in particolare sui temi che ho evidenziato e ai quali si riferisce il testo dell’interrogazione, e anche che prenda nota delle preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo e ne tenga conto nei negoziati a Ginevra.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la questione della rinegoziazione dell’accordo OMC sugli appalti pubblici, noto come AAP, è importante per l’Europa poiché dovrebbe fornire alle nostre imprese future opportunità al di fuori della Comunità. Dopo molti anni di negoziati lunghi e difficili, lo scorso dicembre le parti contraenti dell’AAP hanno raggiunto un’intesa provvisoria su un nuovo testo riveduto. Lo considero un risultato notevole nell’attuale contesto del Doha Round. Dimostra che sussiste la volontà politica di raggiungere un’intesa su questioni sensibili.

Il nuovo testo offre maggiore chiarezza e trasparenza, nonché migliori garanzie per la parità di trattamento nelle procedure di appalto. Include, per la prima volta, disposizioni per lo svolgimento di gare d’appalto per via elettronica.

La Comunità europea ha svolto un ruolo importante durante i negoziati. L’accordo esistente è squilibrato, sia in termini di garanzie procedurali sia di copertura. I nostri principali obiettivi erano colmare le lacune ed eliminare le ambiguità.

Volevamo ottenere migliori garanzie giuridiche per i nostri fornitori, simili a quelle offerte dal nostro regime interno. Nel contempo abbiamo cercato di rendere il nuovo accordo più invitante per i paesi in via di sviluppo attraverso nuove misure specifiche. L’accordo finale sul nuovo testo è subordinato a un esito soddisfacente dei negoziati in corso per l’accesso ai mercati. Anche in questo caso dobbiamo riequilibrare la situazione a favore della Comunità. La copertura attualmente offerta dai nostri partner dovrebbe quindi essere estesa allo stesso livello offerto dalla Comunità e dovrebbe inoltre essere più uniforme.

Noi tutti vogliamo un migliore accesso per le nostre imprese ai mercati degli appalti dei paesi terzi. Il Consiglio ha sottolineato nelle sue recenti conclusioni sulla comunicazione della Commissione “Europa globale: Competere nel mondo” che dobbiamo realizzare ulteriori miglioramenti nell’accesso ai mercati con i nostri principali futuri partner commerciali, in particolare negli appalti pubblici.

La Comunità ha presentato una richiesta e un’offerta esaustive che daranno alle altre parti contraenti dell’AAP tutti gli incentivi necessari per offrire ulteriori significative opportunità di appalto. Se non dovessimo ottenere un miglioramento sostanziale dalle altre parti contraenti dell’AAP, esamineremo l’opportunità di adottare le misure necessarie per adeguare di conseguenza gli impegni della Comunità nel nuovo AAP.

In assenza di un migliore accesso per l’Unione europea ai mercati degli appalti di paesi terzi, il Commissario Mandelson e io stiamo riflettendo su uno strumento di apertura dei mercati per potenziare l’accesso dell’UE.

La situazione delle nostre PMI certamente merita particolare attenzione. Esse trarranno beneficio in modo specifico dal nuovo testo, con l’introduzione di regole in materia di appalti elettronici e, se i negoziati saranno completati con successo, l’abbassamento delle soglie di alcune parti. Comunque, vorrei ricordarvi che l’accordo riguarda contratti d’appalto di entità piuttosto grande, conclusi principalmente da grandi imprese. Le PMI hanno certamente un importante ruolo da svolgere, ma soprattutto come subappaltatori. Per questa ragione abbiamo chiesto ai nostri partner dell’AAP che attualmente mantengono deroghe specifiche per le rispettive PMI nazionali di rinunciarvi.

Riguardo alle prospettive di estendere la portata geografica dell’accordo, sono in fase di adesione otto membri dell’OMC. Fra questi, la Giordania è nella fase più avanzata. La Cina ha indicato che avvierà i negoziati di adesione a dicembre di quest’anno e, dopo la mia visita dell’anno scorso, stiamo già preparando questa importante adesione. Come è già stato detto, la Comunità ha insistito per ottenere disposizioni migliori in materia di trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo. A mio avviso abbiamo conseguito un buon risultato con nuove regole ad hoc che tengono pienamente conto delle loro specifiche necessità.

Sono fiducioso che, se otterremo i risultati attesi, questo nuovo accordo costituirà una pietra miliare per il commercio internazionale e creerà nuove opportunità per le nostre imprese.

 
  
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  Jean-Pierre Audy, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero prima di tutto congratularmi con l’esimio collega, onorevole Daniel Varela Suanzes-Carpegna, e ringraziarlo per aver presentato, a nome della commissione per il commercio internazionale, questa interrogazione orale relativa ai negoziati in corso all’Organizzazione mondiale del commercio sulle regole di accesso agli appalti pubblici. E’ necessario, signor Commissario, ottenere deroghe per le piccole e medie imprese.

L’argomento di cui discutiamo oggi è una questione cruciale per la crescita e l’occupazione in Europa. Le regole dell’OMC in materia di commercio di beni e servizi non si applicano agli acquisti effettuati da uno Stato per proprio uso, vale a dire agli appalti pubblici. Per questa ragione, a margine degli accordi di Marrakech dell’aprile 1994, alcuni paesi hanno firmato, su base volontaria, un allegato specifico contenente un accordo sugli appalti pubblici. Tutti i grandi paesi firmatari di questo accordo – Canada, Corea, Stati Uniti, Giappone – eccetto l’Unione europea, hanno escluso dall’offerta gli appalti riservati alle loro PMI. Questo squilibrio è inaccettabile e gli appalti così esclusi sono proprio quelli che interessano le nostre piccole e medie imprese, mentre le PMI di questi paesi hanno accesso senza restrizione a tutti i nostri appalti pubblici.

Le nostre PMI sono quindi sottorappresentate per quanto concerne gli appalti pubblici e dobbiamo lanciare un ampio dibattito sulle origini di questa sottorappresentanza. Bisogna rimediare a questo squilibrio ottenendo una deroga in favore delle PMI europee per quel che riguarda gli appalti pubblici. Non possiamo accettare simili distorsioni.

Onorevoli colleghi, signor Commissario, al di là di questo negoziato, è in gioco la volontà dell’Unione europea di offrire alle piccole e medie imprese l’ambiente favorevole di cui hanno bisogno e di utilizzare l’accesso agli appalti pubblici come una straordinaria leva per la crescita e l’occupazione; è anche in gioco la necessità di garantire, in seno all’Unione europea, la certezza giuridica tra il sistema giuridico internazionale, il diritto europeo e i diritti nazionali. Non si tratta di protezionismo, al contrario, si tratta di aumentare l’offerta avendo più imprese a soddisfare la domanda.

Signor Commissario, oggi sul pianeta esistono tre aree: l’Asia, escluso il Giappone, con paesi poveri ma a crescita forte; gli Stati Uniti, paese ricco e a crescita forte, e l’Europa, con paesi ricchi ma a crescita debole. Dobbiamo riflettere. Nel momento in cui abbiamo regolamentato il mercato interno votando la direttiva sui servizi, abbiamo costruito questo mercato interno sulle leggi della concorrenza e l’Unione europea si è interessata molto ai consumatori. Oggi dobbiamo interessarci ai produttori. A nostro avviso, la rinegoziazione dell’accordo multilaterale sugli appalti pubblici attualmente in corso in seno all’OMC costituisce una formidabile opportunità per agire e riflettere sul ruolo delle PMI riguardo all’accesso agli appalti pubblici.

Dobbiamo, signor Commissario, dare al mercato interno la buona notizia di uno Small Business Act europeo che includa la logica dell’economia sociale di mercato. Il dibattito è aperto e ne sono contento.

 
  
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  Erika Mann, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, è un piacere vederla presiedere la seduta.

L’aspetto interessante e affascinante di questa discussione è che stiamo parlando di un accordo plurilaterale di carattere molto specifico. Naturalmente fa parte del quadro multilaterale, ma, data la sua natura plurilaterale, consente una flessibilità molto maggiore agli Stati membri firmatari dell’accordo.

Riguardo a questo aspetto, e poiché ricorre il suo decimo anniversario, il Commissario può dirci qualcosa in proposito? In particolare, vorremmo sapere come funzionava in passato, se ne è soddisfatto e se pensa che sia un impegno utile che vale la pena di rinegoziare. Benché non faccia parte del suo portafoglio, ritiene che valga la pena di rinegoziare anche l’accordo sulle telecomunicazioni, anch’esso ormai vecchio di dieci anni?

Riguardo all’accordo sugli appalti pubblici – menzionato dall’onorevole Audy – siamo molto preoccupati per le PMI, perché sappiamo per esperienza che incontrano sicuramente molte più difficoltà nell’accedere ai mercati internazionali. Cosa intende fare in proposito la Commissione oltre a ciò che è stato fatto in passato?

La Cina è motivo di grande preoccupazione. Siamo lieti che la Cina faccia parte dell’ambiente globale, ma mette molta pressione su alcune imprese. Dunque, quando la Cina diverrà parte contraente dell’accordo plurilaterale, quali misure di salvaguardia intende mettere in atto il Commissario per salvaguardare gli interessi delle imprese e dei lavoratori europei? In che misura tale azione fa parte dell’Europa globale? In che misura si collega al nuovo approccio della Commissione che conclude accordi bilaterali diversi e cosa farà parte di tale collegamento?

Riguardo ai servizi di interesse generale, di nuovo, come intende il Commissario garantire che gli interessi europei saranno salvaguardati? Il Commissario può dirci qualcosa di più al riguardo? E’ un argomento che non ha toccato.

Infine, può il Commissario assicurarci che il Parlamento sarà tenuto informato? Può promettere che anche la commissione per il commercio internazionale, che proprio questa mattina ha eletto il suo nuovo presidente, sarà tenuta informata?

 
  
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  Ryszard Czarnecki, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, è quanto mai opportuno che oggi il Parlamento affronti la questione della maggiore liberalizzazione dei mercati degli appalti pubblici e considero deplorevole che sia mancata la stessa determinazione quando abbiamo discusso la liberalizzazione dei servizi nel nostro continente. Essenzialmente, le questioni sono le stesse. E’ giusto pensare di estendere la portata geografica dell’AAP ed è un peccato che non abbiamo colto l’occasione di approfondire significativamente il nostro mercato dei servizi alcuni mesi fa.

In entrambi i casi non si tratta solo di misure volte ad agevolare il funzionamento delle maggiori imprese europee. Un particolare accento viene posto sulla promozione degli interessi delle piccole e medie imprese. Per quanto mi riguarda, sono favorevole ai negoziati intesi a siglare un contratto che ci consenta di prendere parte al mercato cinese degli appalti pubblici, ma è altresì importante tenere presente le reali opportunità di partecipazione al mercato europeo per l’altra parte, come ha appena menzionato l’onorevole Mann. Per quanto concerne i nostri partner cinesi, vi sono due lati della medaglia e mi sembra che dovremmo prendere anche in considerazione le specifiche sfide esistenti per il mercato europeo in questo campo.

 
  
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  Caroline Lucas, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signora Presidente, congratulazioni! Sono molto lieta di vederla alla Presidenza.

Signor Commissario McCreevy, anch’io vorrei cominciare parlando di come offrire il migliore sostegno possibile alle piccole e medie imprese. Sono molto lieta che a quanto sembra tutti i gruppi politici al Parlamento europeo siano interessati alla questione. E’ una preoccupazione che, a mio giudizio, tutti condividiamo.

Vorrei chiedere prima di tutto qualche chiarimento sulle osservazioni fatte dal ministro francese del Commercio, Christine Lagarde, quando la settimana scorsa si è rivolta alla nostra commissione per il commercio internazionale. Il ministro Lagarde ha parlato molto appassionatamente e giustamente, a mio parere, dell’importanza di difendere le piccole e medie imprese in Europa. Tuttavia, lei, signor Commissario, sembra avere un parere molto diverso riguardo al ruolo delle PMI e al miglior modo di sostenerle.

E’ essenziale garantire un migliore accesso ai contratti degli appalti pubblici per le piccole e medie imprese innovative. Le PMI rappresentano 75 milioni di posti di lavoro nell’Unione e il 50 per cento dell’RNL comunitario e sono una componente vitale per la prosperità delle economie locali e regionali in tutta l’UE.

Ma sembra che la Commissione stia rinunciando volontariamente al diritto di sostenere le proprie PMI. Ci sono già cinque paesi – Canada, Stati Uniti, Israele, Giappone e Corea del Sud – che introdurranno nelle rispettive legislazioni disposizioni mirate a concedere un accesso privilegiato alle PMI negli appalti pubblici, eppure l’UE, stranamente, ha deciso che non ha interesse a difendere le proprie PMI.

Dunque, signor Commissario, davvero può giustificare questa posizione? Il fatto che l’Unione europea rinunci al diritto di offrire condizioni di parità che permetterebbero alle PMI di godere di pari opportunità per competere come le grandi multinazionali sembra al tempo stesso assurdo e inaccettabile. Sicuramente anche noi dovremmo avvalerci della rinegoziazione dell’AAP a Ginevra per abbattere le barriere dell’OMC che impediscono agli Stati membri di applicare, se lo desiderano, una misura di accesso privilegiato per le PMI. Anche noi dovremmo batterci per ottenere deroghe nel quadro dell’AAP riveduto per poter introdurre misure preferenziali, e così facendo stiamo semplicemente ripristinando la parità di trattamento, per evitare che siano solo le grandi multinazionali a godere di tutti i vantaggi.

Mi rammarico moltissimo anche del fatto che non abbiamo realmente avuto l’opportunità di svolgere in precedenza un dibattito in Europa per verificare se sia opportuno cercare di estendere agli appalti pubblici le norme del commercio internazionale. Molti diranno che gli appalti pubblici hanno poco o nulla a che vedere con le tradizionali questioni del commercio, delle tariffe e delle quote, e che si tratta di un settore inaccettabile da negoziare in sede di OMC, perché assoggettare gli appalti pubblici a livello nazionale, locale o regionale a regole indifferenziate a livello globale sulle modalità di spesa dei fondi dei contribuenti distrugge, a mio parere, le ragionevoli aspettative dei cittadini che sperano di poter contare su una certa responsabilità democratica sul modo in cui viene speso il loro denaro. Essenzialmente, il denaro dei contribuenti è diverso dai fondi privati, delle imprese, e i cittadini si aspettano giustamente di avere il diritto, ad esempio, di esercitare pressioni finalizzate a tagliare la spesa a favore di imprese che svolgevano attività commerciali in Sudafrica quando vigeva la segregazione razziale, o a escludere imprese che hanno comportamenti scorretti nei confronti della forza lavoro o dell’ambiente.

Io credo che abbiamo un ruolo veramente importante da svolgere nel difendere l’approvvigionamento e gli appalti locali come strumento vitale dell’occupazione locale e della politica industriale.

 
  
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  Helmuth Markov, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, vive congratulazioni per la sua elezione. Signor Commissario, l’accordo sugli appalti pubblici si è applicato finora solo agli Stati dell’OCSE e la loro spesa per contratti pubblici in relazione a forniture di beni, servizi e opere di costruzione è compresa tra il 10 e il 25 per cento del PIL.

La Cina sta ora considerando la possibilità di unirsi a loro. La rinegoziazione attualmente in corso mira, in generale, ad ampliare la portata dell’accordo, che acquisirebbe così, ovviamente, un’importanza enormemente maggiore in termini dello scambio internazionale di beni e servizi.

Mentre nel processo di revisione la Commissione deve certamente cercare di migliorare la trasparenza e combattere la corruzione negli appalti pubblici internazionali, le urgenti sfide ambientali implicano la necessità di dare una priorità elevata alla sostenibilità ecologica nel settore pubblico e questo significa, a mio giudizio, che è necessaria una normativa in materia. Ad esempio, deve essere legale e legittimo, nell’assegnazione di contratti pubblici, dare la preferenza a beni e servizi ecologici, anche se risultassero in misura minima più costosi.

Una domanda cruciale è come rapportarsi ai paesi in via di sviluppo. Occorre fare in modo che gli appalti pubblici, come le altre questioni di Singapore, siano trattati in modo assolutamente indipendente dagli attuali negoziati di sviluppo del Doha Round: tale necessità è stata espressa con molta chiarezza dai paesi in via di sviluppo a Cancún.

Il documento di cui stiamo parlando – quello che deve essere rinegoziato – può di fatto essere applicato solamente a partner di forza comparabile, perciò considero piuttosto problematica l’idea di non discriminazione o reciprocità, che mi sembra ancora una volta tenda a trattare esattamente allo stesso modo i paesi altamente industrializzati e i paesi in via di sviluppo, idea che non funziona.

Le disposizioni proposte per i paesi in via di sviluppo, che comportano un periodo di transizione di tre anni – o cinque per i paesi meno sviluppati – sono del tutto inadeguate per convincerli a firmare l’accordo. Penso che una conseguenza deplorevole di questo fatto sia che molti dei paesi in questione staranno alla larga dall’accordo, cosa che in linea di principio considero un peccato, trattandosi di un approccio plurilaterale.

 
  
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  Graham Booth, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, la discussione che stiamo svolgendo su questa interrogazione orale è una perfetta sintesi di ciò che non va nell’Unione europea. In primo luogo, dobbiamo trattare con l’OMC per il tramite di un uomo che rappresenta nientemeno che 27 nazioni, il quale non ha alcun mandato popolare e alla luce del suo passato nella politica britannica non sarebbe stato scelto nemmeno per gestire una festa di paese. Io non voglio che un rappresentante dell’Unione europea parli per il mio paese all’OMC. Voglio un rappresentante del governo di Sua Maestà che non solo conosca il mio paese, ma che se ne preoccupi anche.

C’è poi l’intera questione delle licitazioni concorrenziali. La Cina è stata menzionata nell’interrogazione orale come un potenziale fornitore e potrebbe benissimo essere altamente competitiva. Anche se condanno la soppressione delle libertà e dei diritti individuali in Cina, bisogna dire che i cinesi sanno come gestire un’economia di successo. La spesa pubblica ammonta appena al 20 per cento circa del PIL, mentre nella zona dell’euro era al 47,5 per cento nel 2005. In Cina le imprese operano con un minimo intervento normativo. Nell’Unione europea invece ci stiamo ammazzando a colpi di regolamentazione.

Nel 2005 Blair promise che la Presidenza britannica avrebbe tagliato la burocrazia. Non ha fatto niente del genere. Quante migliaia di pagine ha aggiunto alla montagna di legislazione? Il mio paese è stato convinto con l’inganno a entrare nell’Unione europea nel 1973, poiché ci era stato assicurato che era solo una zona di libero scambio. Questo è tutto ciò che dovrebbe essere: nessun Parlamento, nessuna Commissione, niente direttive. Invece è diventato un mostro burocratico che sta rovinando la nostra economia.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, è già stato raggiunto un accordo provvisorio sul testo riveduto dell’accordo sugli appalti pubblici e ci si attende un’intesa sull’accordo finale.

Rispetto la necessità di condurre i negoziati a porte chiuse, ma non pensa, signor Commissario, di aver tardato a informare il Parlamento europeo sulle priorità, le richieste e le offerte dell’Unione durante la rinegoziazione di questo importante accordo?

Ritengo che i principi negoziali di base dell’Unione debbano essere la reciprocità e il conseguimento di un risultato equilibrato tra i partner commerciali. Il risultato equilibrato non dovrebbe essere a livello di impegni teorici tra i partner commerciali a nome degli altri partner. Deve essere valutato in termini della reale facilità di accedere all’intero volume di bandi di gare d’appalto soggetti a concorrenza transfrontaliera. La Commissione ha svolto studi sul reale accesso delle imprese europee al mercato degli altri Stati dall’applicazione dell’accordo a oggi? Gli Stati Uniti, il Canada, la Corea del Sud e il Giappone – le parti contraenti dell’accordo – hanno già salvaguardato un accesso preferenziale per le piccole e medie imprese al mercato degli appalti pubblici. Paradossalmente, tuttavia, l’Unione non l’ha fatto.

A mio avviso l’Unione europea dovrebbe esigere un’esenzione nel quadro dell’applicazione dell’accordo sugli appalti pubblici per le piccole e medie imprese. E’ una richiesta ragionevole, specialmente perché i nostri partner hanno già agito in tal senso.

Le piccole e medie imprese sono la spina dorsale dell’economia europea e un’importante fonte di sviluppo e di occupazione, come hanno sottolineato sia l’autore, onorevole Varela, sia l’onorevole Audy. Le PMI contribuiscono alla coesione economica e sociale e, pertanto, abbiamo il dovere di prendere iniziative atte a salvaguardare il loro ruolo dinamico.

 
  
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  David Martin (PSE).(EN) Signor Presidente, mi congratulo con lei per la sua nomina.

Non parlerò delle PMI perché lo hanno già fatto molti dei miei colleghi, ma voglio sottolineare, e concordo con loro, che si tratta di un aspetto estremamente importante.

Gli appalti pubblici incidono per il 20 per cento del PIL nei paesi in via di sviluppo e per circa il 15 per cento del PIL nei paesi industrializzati. Su questo tema mi sento un po’ un Giano bifronte, perché istintivamente sono favorevole ad aprire gli appalti pubblici alla concorrenza. In teoria, tale apertura dovrebbe ridurre i costi pubblici e aumentare la trasparenza negli appalti pubblici e quindi eliminare la corruzione. Pertanto, ne deriverebbero benefici sia per il mondo sviluppato che per il mondo in via di sviluppo e, in quest’ultimo, si libererebbero risorse per la sanità e l’istruzione. Tuttavia, se si esamina l’elenco dei contraenti dell’AAP, vediamo che non figura neanche un paese africano fra i 36 aderenti. E’ chiaro che i paesi africani e altri paesi scarsamente sviluppati ritengono che i costi superino potenzialmente i benefici della firma di questo accordo.

Vorrei chiedere alla Commissione quale sostegno potrebbe prevedere di offrire, in primo luogo, ai paesi africani e ad altri paesi scarsamente sviluppati per consentire loro di competere nel mercato europeo e negli altri mercati sviluppati su una base di parità e come si potrebbe aiutarli a sviluppare la loro industria in modo che possano sostenere la concorrenza nei rispettivi paesi qualora sottoscrivessero l’apertura dei contratti degli appalti pubblici.

Mi chiedo anche, come ha già fatto in modo lievemente diverso l’onorevole Lucas, come saranno prese in considerazione le questioni non commerciali nell’AAP e nella sua applicazione e in che modo si terrà conto di questioni come l’ambiente, i diritti umani e i diritti dei lavoratori. Concordo con l’onorevole Lucas che si tratta di denaro pubblico e che esiste il pericolo, se adottiamo l’AAP senza condizioni, che gli standard in termini di manodopera e di ambiente possano peggiorare. Da un lato mi rendo conto del vantaggio dell’apertura degli appalti pubblici, ma, trattandosi di un passo irto di pericoli, spero che la Commissione esaminerà a fondo tali questioni.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ancora una volta mi congratulo con lei e ringrazio il Commissario.

Nel Regno Unito le PMI sono ingiustamente tagliate fuori dagli appalti pubblici a causa di requisiti stabiliti a fin di bene, come la responsabilità sociale delle imprese e le norme ambientali, nonché molto spesso una condizione di tre anni di contabilità sottoposti a revisione contabile, che molte piccole società non possono soddisfare, l’assenza di licitazione concorrenziale; l’accorpamento di contratti che diventano troppo ingenti per le PMI e favoriscono le grandi imprese, e infine segretezza e mancanza di trasparenza.

Noi sappiamo che la direttiva UE richiede trasparenza e gare d’appalto concorrenziali, ma la maggior parte dei contratti per i quali le PMI partecipano alle gare d’appalto è spesso al di sotto della soglia minima. Quindi quando si interpellano le PMI e si chiede loro cosa auspicherebbero, la risposta è che vorrebbero meno burocrazia e meno scartoffie. Vorrebbero che le autorità evitassero i requisiti indifferenziati in materia di certificazione. Vorrebbero che i contratti fossero pubblicati su siti web come supply2.gov e vorrebbero anche il frazionamento dei contratti. Ma dobbiamo riconoscere che gli enti pubblici non sono organizzazioni commerciali e spesso cercheranno di evitare il lavoro supplementare che comportano le gare d’appalto multiple, perciò dobbiamo offrire incentivi ai governi e alle amministrazioni locali.

In America sono stati fissati criteri atti a stabilire se sussista realmente o meno una concorrenza leale. Non è necessario fissare quote per le PMI, ma per queste imprese c’è bisogno di un sistema di misurazione dell’esecuzione per vedere se vi sia una concorrenza leale. In America esistono anche consulenti per le piccole imprese che aiutano lo Stato a garantire un accesso equo per le PMI. Questi requisiti – parametri e consulenti per la concorrenza – non sarebbero probabilmente permessi nel quadro dell’accordo OMC, e ne capisco la ragione, ma ciò impedisce involontariamente l’introduzione di misure che assicurino una concorrenza equa.

L’accordo dell’OMC è di fatto positivo, in generale, poiché è antiprotezionistico, ma non permette misure necessarie per aiutare le piccole imprese. Quindi mentre alcuni Stati membri vogliono un opt-out, altri temono giustamente che questo aumenterebbe il protezionismo. Esortiamo quindi la Commissione a cercare un compromesso in cui sia assicurato un opt-out, ma anche a formulare un nuovo accordo che contenga misure favorevoli alle PMI ed estenda decisamente le misure antiprotezionistiche. Se consentissimo misure favorevoli alle PMI, l’accordo eliminerebbe le ragioni per l’opt-out dell’America, usato per mantenere il Buy America Act. Aiuterebbe anche le PMI britanniche ed europee a prendere parte alla concorrenza mondiale.

 
  
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  Margrietus van den Berg (PSE).(NL) Signor Presidente, un accordo sugli appalti pubblici potrebbe significare più trasparenza e quindi meno corruzione. Potrebbe anche significare prezzi equi – un aspetto non senza importanza dato che i contratti di servizio pubblico utilizzano il denaro dei contribuenti – con il diritto, comunque, di includere criteri sociali e ambientali in fase di gara d’appalto. Anche i paesi in via di sviluppo potrebbero beneficiare enormemente di tutti questi vantaggi. Inutile dire che la loro partecipazione all’accordo internazionale sugli appalti pubblici in futuro non può essere esclusa, ma la Commissione dovrebbe verificare che possano applicare questo metodo in primo luogo a livello nazionale o regionale – e lo stesso vale per le regole della concorrenza leale – proprio come abbiamo fatto in Europa, e che non debbano quindi dare accesso immediatamente al mondo intero e ai grandi monopoli. Dovrebbe poi spettare ai paesi in via di sviluppo determinare quando si sentiranno sufficientemente sviluppati. Una cosa che, infatti, vale in tutto il mondo è che si dovrebbero evitare a tutti i costi le gare d’appalto forzate su larga scala, che escludono dal mercato le piccole e medie imprese. Purtroppo, ho avuto un’esperienza diretta proprio di una situazione simile in una stazione ferroviaria di Amsterdam, dove il servizio di sicurezza della stazione è stato fatto oggetto di gara d’appalto. L’impresa precedentemente responsabile per la sicurezza della stazione era una piccola società che svolgeva un ottimo lavoro. In sede di gara d’appalto, tuttavia, questa impresa si è rivelata troppo piccola per poter partecipare all’intera gara che riguardava più stazioni ed è stata quindi esclusa dal mercato.

Sicuramente anche i colleghi si sono imbattuti in esempi simili e perciò vorremmo chiedere alla Commissione come garantire alle PMI un migliore accesso ai contratti d’appalto.

In conclusione, l’interruzione forzata delle forniture nazionali e semi-pubbliche nell’interesse dei grandi fornitori stranieri è fondamentalmente sbagliata. Ogni paese ha il diritto di regolamentare a livello nazionale ciò che i cittadini desiderano mantenere. Stiamo parlando di forniture di base, come l’istruzione e l’acqua, che sono al centro della società e non dovrebbero essere esposte a sconvolgimenti.

 
  
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  Andreas Schwab (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario McCreevy, onorevoli colleghi, l’interrogazione presentata dalla commissione per il commercio internazionale sul problema degli appalti nell’ambito dell’OMC tocca direttamente il mercato interno europeo e, pertanto, credo che dobbiamo esaminare più attentamente la questione. Da un lato, ovviamente, qui è in discussione l’accordo dell’OMC, ma, dall’altro, dobbiamo anche comprendere che questi trattati internazionali – come accade con la globalizzazione – hanno effetti diretti sul mercato interno europeo.

L’onorevole Kamall ha sottolineato che, in un certo numero di Stati membri dell’OMC, tra i quali gli Stati Uniti d’America, certe quote devono tuttora essere rispettate nella concessione di contratti nazionali a piccole e medie imprese, il che significa, alla fine della fiera, che si sta restringendo il campo di applicazione della normativa stabilita dall’OMC in materia di appalti. Per quanto mi riguarda, vorrei che si effettuasse una valutazione d’impatto per capire se questo sia o meno utile a lungo termine alle piccole e medie imprese, perché, in ogni caso, non ne abbiamo la certezza.

Finché non ne saremo sicuri, non dobbiamo preoccuparci della limitazione del campo di applicazione, poiché ovviamente le piccole e medie imprese vivono grazie a mercati il più possibile trasparenti e più facilmente accessibili, e se gli Stati membri dell’OMC riducono di un quarto il campo di applicazione, non so se le piccole e medie imprese ne traggano di fatto qualche beneficio.

Sarebbe certamente utile – e a tale proposito anch’io mi unisco all’interrogazione orale – se la Commissione esaminasse in modo dettagliato questo aspetto e ci indicasse se ha effetti positivi sulle piccole e medie imprese.

Nel Consiglio, naturalmente – di cui purtroppo non è presente alcun rappresentante – occorre trovare un equilibrio tra quanti appoggerebbero un approccio come quello degli Stati Uniti e quanti vogliono l’esatto opposto, vale a dire la riduzione delle quote per creare un mercato libero e aperto in tutta l’OMC, dando ovunque un’opportunità alle piccole e medie imprese.

Per tale ragione credo che il problema cruciale per le PMI a tale riguardo sia piuttosto il fatto che non abbiamo ancora trovato realmente l’approccio giusto al problema dei subappaltatori, perché è spesso in qualità di subappaltatori che vengono utilizzate le piccole e medie imprese, le quali in tal modo sono in grado di creare posti di lavoro e hanno la possibilità di generare introiti, ma in fin dei conti sono soggette a una gestione imposta dall’alto e spesso questo le mette in una posizione difficile, inducendole a tenere i piedi in due paia di scarpe.

A mio parere dovremmo dare maggiore attenzione, in particolare, a questo problema. Quindi sarei lieto se la Commissione riflettesse su questo aspetto e ci tenesse al corrente in proposito. In altre parole, dovrebbe innanzi tutto affrontare il problema cui si riferisce l’interrogazione e poi potremo rivolgere al Commissario richieste concrete.

 
  
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  Stefano Zappalà (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.

Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l’argomento di questa mattina.

Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell’Unione europea – e quindi le imprese dell’Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell’Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d’America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un’attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l’anno, una somma che però resta all’interno degli Stati Uniti.

Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (Government Procurement Agreement) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l’esclusione dell’accesso delle imprese europee all’interno del sistema internazionale.

Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all’interno dell’Unione europea, e quindi nei confronti dell’Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.

Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell’avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti i deputati intervenuti per le loro osservazioni.

Attribuisco la massima importanza agli appalti pubblici. Procedure corrette, eque e trasparenti sono essenziali non solo per le imprese che vogliono fare un’offerta d’appalto per i progetti, ma anche per le autorità che potrebbero risparmiare a sé e ai contribuenti enormi somme di denaro se applicassero correttamente le procedure.

E’ essenziale ottenere dai nostri partner commerciali l’impegno ad aprire i mercati degli appalti pubblici alle imprese europee. Le nostre imprese hanno qualcosa da offrire. Sono competitive, ma troppo spesso non sono autorizzate o invitate a partecipare alle gare d’appalto.

Le PMI traggono vantaggi dagli appalti pubblici. Detengono già una cospicua quota del mercato, ma non penso che riservare quote o concedere un trattamento preferenziale sia la soluzione. Se ricorressimo a tali misure, farebbe altrettanto un maggior numero di nostri partner commerciali e il risultato sarebbe che le imprese europee ci perderebbero. Io credo che tutte le parti interessate siano avvantaggiate dall’apertura dei mercati. Le nostre PMI sono dinamiche e forti. Anch’esse ne trarranno profitto.

L’onorevole Mann ha chiesto di essere tenuta informata. Chiederò ai miei funzionari di mantenere costantemente informata la sua commissione. Presenzieranno alle riunioni della commissione e risponderanno alle vostre domande sui particolari dei negoziati.

Vari deputati hanno fatto riferimento a disposizioni speciali per le PMI, affermando che questo punto dovrebbe far parte della nostra posizione negoziale. Come ho detto, non sono d’accordo. Condivido gran parte di ciò che ha detto l’onorevole Kamall nonché la sua osservazione secondo cui gli stessi Stati membri potrebbero fare molto per aiutare le loro PMI nel campo degli appalti pubblici senza violare alcuna regola. Se provvedessero al frazionamento di alcuni dei loro contratti ed eliminassero gran parte della burocrazia, le PMI ne beneficerebbero in misura sostanziale e ciò non richiederebbe di riservare loro quote. Non sono invece d’accordo con quanti hanno concluso che il modo migliore di aiutare le PMI è la fissazione di quote.

L’onorevole Kamall ha altresì sollevato la questione degli Stati Uniti che hanno uno Small Business Act e un’agenzia incaricata di occuparsi di tali questioni. Comunque, le cifre indicano che, in termini sia di volume sia di quantità, le PMI in Europa ottengono una percentuale di contratti di gran lunga più elevata di quanto non accada negli Stati Uniti. Questo dato dovrebbe risultare interessante.

Perciò affermo – e se qualcuno non è d’accordo con me su questo punto ha tutto il diritto di dirlo – che negli appalti pubblici è fondamentale la concorrenza: si tratta di ottenere i beni e i servizi migliori all’importo più basso. Significa spendere bene il denaro a disposizione, come evidenzia la riserva di parti del mercato. Abbiamo affrontato il problema delle PMI anche in una precedente discussione svoltasi questa mattina. I deputati hanno affermato che le PMI hanno bisogno di opportunità. Senza dubbio sono d’accordo. Tuttavia, il protezionismo non è la soluzione. Ma, ovviamente, non saremo ingenui: ci aspettiamo che anche i nostri partner commerciali aprano i loro mercati.

 
  
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  Presidente. – Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle 11.00, per la seduta solenne con il Presidente della Bulgaria.

(La seduta, sospesa alle 10.25, riprende alle 11.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. POETTERING
Presidente

 
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