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Procedura : 2006/2175(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0438/2006

Discussioni :

PV 12/02/2007 - 14
CRE 12/02/2007 - 14

Votazioni :

PV 13/02/2007 - 4.7
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0030

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 13 febbraio 2007 - Strasburgo Edizione GU

5. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

– Relazione McCarthy (A6-0017/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Non è nostra intenzione pronunciarci sulla validità o meno della presente decisione di revocare la direttiva 68/89/CEE, anche se in linea di massima abbiamo le nostre riserve sulla propensione della Commissione ad armonizzare. In effetti, il nostro punto di vista è condiviso dalla maggior parte delle imprese e degli Stati membri che affermano di non applicare questa direttiva. D’altra parte è importante dare un giudizio sul processo in cui essa s’inquadra, segnatamente sull’iniziativa “Legiferare meglio”, che, sotto l’apparenza della semplificazione, costituisce in pratica una politica di deregolamentazione del mercato a livello nazionale e comunitario.

La giustificazione della Commissione non lascia spazio a dubbi: “Legiferare meglio è d’importanza cruciale per migliorare la competitività delle imprese europee e realizzare gli obiettivi dell’agenda di Lisbona”. L’obiettivo, per la Commissione, è tagliare “costi e ostacoli superflui che intralciano l’adeguamento e l’innovazione” e mettere in “pratica gli incentivi giusti e le condizioni di base del mercato affinché le imprese si evolvano”. In altre parole, lo scopo del “legiferare meglio” consiste nel beneficare le imprese piuttosto che tutelare i diritti lavorativi, sociali e ambientali dei consumatori. E’ a questo che ci opponiamo. Non vogliamo che questo procedimento conduca all’abrogazione di qualunque normativa che metta in forse il concetto che la concorrenza e i profitti delle imprese sono di primaria importanza e al di sopra di ogni altra considerazione.

 
  
  

Relazione Bösch (A6-0002/2007)

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore della relazione sulla proposta di decisione del Parlamento e del Consiglio che modifica e proroga la decisione n. 804/2004/CE del Parlamento e del Consiglio del 21 aprile 2004 che istituisce un programma d’azione comunitaria per la promozione di azioni nel settore della tutela degli interessi finanziari della Comunità (programma Hercule II).

L’onorevole Bösch ha presentato una buona relazione. Le modifiche nel preambolo rispecchiano meglio i criteri e gli obiettivi di questo regolamento. L’emendamento proposto fornisce strumenti migliori per realizzare il piano d’azione e permette di controllarne più efficacemente la corretta attuazione. Lo stanziamento per il programma Hercule II di ulteriori 67 milioni di euro annui avrà effetti significativi sulla lotta al contrabbando e alle contraffazioni.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Appoggio il programma Hercule II e l’opera che svolge per la prevenzione, l’identificazione e la lotta alle attività che ledono gli interessi finanziari della Comunità. Il tipo di frode che il programma combatte va contrastato per preservare l’imponibile fiscale degli Stati membri.

 
  
  

Relazione Gräßle (A6-0007/2007)

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore della relazione sulla proposta di regolamento della Commissione (CE, Euratom) che modifica il regolamento (CE, Euratom) n. 2342/2002, recante modalità di esecuzione del regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee.

I relatori, gli onorevoli Gräßle e Pahor, hanno steso un’eccellente relazione e accolto numerosi emendamenti. Attuando il regolamento si conferirà più flessibilità e trasparenza al regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee. Si tuteleranno meglio gli interessi finanziari delle Comunità europee, dando contemporaneamente alla commissione per il controllo dei bilanci possibilità più trasparenti di valutare la corretta attuazione del bilancio comunitario nel capitolo di sua competenza.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Sostengo gli emendamenti presentati dalla relazione perché la funzione di bilancio del Parlamento riveste un’importanza vitale nel mantenimento del controllo democratico a livello europeo. Appoggio in particolare gli emendamenti volti a migliorare il confronto tra la volontà politica espressa nelle osservazioni del Parlamento sul bilancio e l’effettiva applicazione.

 
  
  

Relazione Brepoels (A6-0021/2007)

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, il sistema di dati INSPIRE rappresenta una conquista ragguardevole per noi in Europa perché per ogni politica, particolarmente in campo ambientale, ci occorrono informazioni territoriali confrontabili tra loro; perciò vorrei ringraziare anch’io la relatrice, onorevole Brepoels, per aver negoziato un ottimo compromesso che costituisce l’unico modo per consentire al pubblico di informarsi sugli incombenti pericoli ambientali e di usufruire dei sistemi che stiamo istituendo in Europa. INSPIRE sta fornendo un contributo essenziale in questo senso.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione perché varerà una politica di gestione dei rifiuti che ci sarà d’aiuto nel conseguire il nostro obiettivo di ridurre i rifiuti e tutelare l’ambiente. Dobbiamo proteggere l’ambiente a livello comunitario, e la relazione costituisce un tentativo in questo senso, soddisfacendo le priorità che penso dovremmo avere per quanto riguarda il nostro ambiente: ridurre la produzione di rifiuti non riutilizzabili o non riciclabili, responsabilizzare i produttori e gli importatori relativamente ai rifiuti, evitare la riclassificazione degli inceneritori a recupero di energia per lo smaltimento dei rifiuti e introdurre come requisito lo sviluppo di programmi di prevenzione nazionale dei rifiuti.

 
  
  

– Relazione Jackson (A6-0466/2006)

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, due cose rivestivano particolare importanza per noi austriaci per quanto riguardava la revisione di questa direttiva quadro sui rifiuti. Una era il regime specifico per i rifiuti organici, perché sia noi che la Germania disponiamo di sistemi di trattamento che funzionano ottimamente e vanno perciò mantenuti. Al contempo, però, invitiamo la Commissione a lavorarci ulteriormente per realizzare un sistema esteso a tutta l’Europa. La seconda cosa che ci interessava erano i rifiuti di catering e trattorie che, dopo un trattamento adeguato, possono essere riutilizzati nella suinicoltura. E’ importantissimo che questi e simili flussi alimentari siano trattati correttamente.

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS). – (DE) Signor Presidente, in virtù di un processo lento ma sicuro, la società sta riconsiderando il suo approccio riguardo ai rifiuti; tuttavia, poiché sono sempre di più i paesi che vogliono smaltire i vecchi rifiuti e i proprietari degli impianti che vogliono evitarne il sovraccarico, l’immondizia viene trasportata da un capo all’altro dell’Europa. Anche se ormai prestiamo attenzione all’ambiente, di tanto in tanto ci accorgiamo che ci sono pecore nere che, di nascosto o sfacciatamente, eliminano i rifiuti in modo abusivo o pretendono denaro per costosi smaltimenti che non hanno realmente effettuato.

Ciò danneggia non solo lo spazio vitale che tutti condividiamo, ma costa molto denaro allo Stato e ai comuni; dobbiamo pertanto occuparcene più energicamente. Dobbiamo inoltre lavorare di più per sensibilizzare il pubblico perché alcuni cittadini, per via delle loro scarse cognizioni, smaltiscono cose come i farmaci in modo sbagliato. Inutile dire che dobbiamo fare di più in merito al riciclaggio e che l’Unione e i suoi Stati membri devono dare il buon esempio sotto questo aspetto. Non va poi dimenticato che lo stoccaggio dei rifiuti nucleari è un problema che non è stato ancora risolto, e questa è una ragione in più per astenersi dal costruire altre centrali atomiche.

 
  
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  Liam Aylward, Brian Crowley, Seán Ó Neachtain e Eoin Ryan (UEN), per iscritto. – (EN) Noi e la delegazione del Fianna Fail al Parlamento abbiamo votato a favore di una proposta più incisiva della Commissione in materia di rifiuti, una proposta che favorisca la gerarchia articolata in cinque sezioni e dia il rilievo necessario alla prevenzione e alla riduzione dei rifiuti, nonché al riutilizzo, al riciclaggio, al recupero e quindi allo smaltimento sicuro ed ecologico dei rifiuti in quest’ordine di priorità.

Abbiamo votato a favore della richiesta di obiettivi vincolanti per gli Stati membri al fine di stabilizzare la produzione di rifiuti anticipando al 2008 i livelli previsti per il 2012 e di sostenere la richiesta del Parlamento di un maggiore riutilizzo e riciclaggio allo scopo di ridurre la pressione sulle discariche, di far adottare agli Stati membri le misure necessarie per garantire che, ove sia possibile, tutti i rifiuti siano sottoposti a operazioni di recupero, di prendere provvedimenti al fine di promuovere il riciclaggio e istituire regimi di raccolta differenziata, nonché di andare, entro il 2020, verso una società del riciclaggio in cui il 50 per cento dei nostri rifiuti solidi comunali vadano riciclati oltre ai rifiuti biodegradabili e a quelli industriali.

La distinzione tra recupero e smaltimento è una questione importantissima. Abbiamo votato a favore degli emendamenti che distinguono chiaramente tra recupero e smaltimento e abbiamo votato contro gli emendamenti che riclassificherebbero le unità di smaltimento come unità di recupero.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE), per iscritto. – (FR) Vorrei complimentarmi con la relatrice e con la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per l’eccellente lavoro che hanno compiuto.

Dobbiamo davvero intervenire, perché le politiche di gestione dei rifiuti non sempre fanno progredire la causa del riciclaggio e del compostaggio. Purtroppo, lo smaltimento e l’incenerimento rimangono le procedure più diffuse per lo smaltimento dei rifiuti.

Sono favorevole alla gerarchia dei cinque livelli applicabili alla gestione dei rifiuti (prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento) perché, a mio avviso, l’obiettivo della riduzione dei rifiuti dev’essere prioritario e occorre dunque privilegiare una politica di prevenzione degli stessi. Sono favorevole, per esempio, all’introduzione dell’etichettatura dei prodotti finalizzata allo sviluppo di un consumo ecologico.

L’esclusione della terra di riporto dall’elenco dei rifiuti mi soddisfa per motivi di semplificazione. Nondimeno, ritengo necessario distinguere chiaramente tra riciclaggio e recupero e gestire le pratiche d’incenerimento per creare un recupero energetico vero e proprio, che non deve costituire un rischio per la salute umana né per l’ambiente.

Sostengo la proposta che, conformemente al principio “chi inquina paga”, chi produce rifiuti sia obbligato, in generale, ad assumersene la responsabilità.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione solleva vari punti che sono, in certi casi, contraddittori. Da un lato si prefigge priorità in merito alla gestione dei rifiuti, enfatizzando la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e altre operazioni di recupero, e, dall’altro, in merito allo smaltimento dei rifiuti. Questo ci piace e speriamo che il testo definitivo rifletta in sostanza tale posizione.

Purtroppo, tuttavia, non sono stati approvati alcuni emendamenti positivi che erano stati presentati al fine di eliminare dalla classificazione il processo di incenerimento inteso come processo di recupero e di assicurare che il ricorso a questo metodo fosse automaticamente nullo, benché ne siano stati approvati altri di portata molto più limitata. Queste sono alcune delle contraddizioni.

Pertanto, nella fase negoziale che seguirà, dovremo prestare la massima attenzione alla procedura per controllare l’evolversi delle definizioni e i loro contenuti.

Per questo, in prima lettura, abbiamo dato la priorità agli aspetti che hanno migliorato la proposta originaria della Commissione. Il voto finale in seconda lettura, tuttavia, dipenderà dal chiarimento delle contraddizioni esistenti.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) Voterò a favore della relazione Jackson sui rifiuti. E’ importante evitare di farci seppellire dalla proliferazione di imballaggi che la società dei consumi ci impone. Sono favorevole al massimo livello di riciclaggio possibile, ma non basta. Dobbiamo limitare il totale dei rifiuti generati prima di riciclarli. Per quanto possiamo cercare di fare, ci sarà sempre materiale da smaltire. Ammesso che lo smaltimento sia mantenuto a livelli minimi, non vedo problemi nel caso che parte di questo materiale venga bruciato. In Germania ho visitato impianti di cogenerazione, basati sull’incenerimento dei rifiuti, che sono meritevoli di apprezzamento. Avvalendoci di una gamma di provvedimenti anziché di una pianificazione unica valida per tutto aiuteremo il nostro pianeta e il nostro futuro.

 
  
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  Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. – (EN) Oggi ho sostenuto la relazione Jackson perché ha preso in considerazione le pressioni esercitate dalla commissione per l’ambiente con la sua posizione progressista per quanto riguarda la prevenzione e la gestione dei rifiuti. Sono particolarmente soddisfatta che il Parlamento abbia respinto la proposta della Commissione di riclassificare gli inceneritori comunali di rifiuti basati su certi criteri. Il Sinn Féin sostiene le comunità irlandesi che lottano contro l’imposizione di inceneritori pericolosi nelle loro comunità.

La relazione Jackson manda un segnale chiaro: il Parlamento appoggia i principi di una società del riciclaggio; gli Stati membri devono fare altrettanto. Anche l’inclusione del piano strutturato gerarchicamente in cinque sezioni e l’insistenza sull’obbligo da parte degli Stati membri di elaborare piani di prevenzione dei rifiuti sono bene accette. Mi dispiace, tuttavia, che non siano stati inclusi obiettivi più chiari e ambiziosi.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La questione dello smaltimento dei rifiuti riveste estrema importanza. Il dibattito deve incentrarsi sul concetto che gli eccessi di coloro che si fanno paladini dell’ambiente sfoceranno in una legislazione impraticabile e slegata dalla realtà. Tale inadeguatezza legislativa condurrà a sua volta al disinteresse per l’ambiente e lascerà un’eredità evitabile alle generazioni future.

D’altra parte, occorre essere consapevoli che, per buone che siano le nostre intenzioni di ridurre l’inquinamento, la realtà è che il miglioramento delle condizioni di vita nell’Unione, e invero in tutto il mondo, determinerà sempre un aumento dei consumi e, inevitabilmente, dei rifiuti. Perciò dobbiamo essere realisti e soprattutto cercare, come qui suggerito, di avere un ritorno positivo dal trattamento dei rifiuti, specialmente in termini di energia.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) Meglio prevenire che curare. Questo adagio, che suona come una volontà di affrontare i problemi alla radice, si applica perfettamente alla politica europea dei rifiuti.

Come stanno dunque le cose? Tra il 1995 e il 2003, la produzione globale dei rifiuti è aumentata del 19 per cento, con una media di 3,5 tonnellate all’anno pro capite.

Se si aggiunge che viene riciclato meno del 20 per cento dei rifiuti, che nel 50 per cento dei casi i materiali al termine del loro ciclo di vita non vengono riciclati e finiscono disseminati in natura e che, inoltre, permettere la moltiplicazione degli inceneritori e dei rifiuti pericolosi per l’ambiente e la salute pubblica non costituisce una politica sostenibile, ne consegue che occorre ripensare tutta la filosofia della gestione dei rifiuti e ripensarla basandosi su tre assi principali: la progettazione ecocompatibile come priorità della politica di prevenzione dei rifiuti, dal momento che l’80 per cento dell’impatto ambientale si produce durante la fabbricazione e la lavorazione del prodotto; l’attuazione di una fiscalità ecologica dissuasiva e sfavorevole all’eccesso di imballaggi e ai prodotti ad alto consumo energetico; la chiusura di 10 000 discariche abusive presenti in Europa o il loro adeguamento in conformità alla direttiva europea del 2001 sulle discariche.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) Apprezzo la relazione in quanto affronta il problema comunitario dei rifiuti. Mi compiaccio che sia stato introdotto un obiettivo di stabilizzazione giuridicamente vincolante per la prevenzione dei rifiuti e che il principio della “gerarchia dei rifiuti” articolata in cinque sezioni non sia stato indebolito: prevenzione e riduzione dei rifiuti, loro riutilizzo, loro riciclaggio (attualmente se ne ricicla meno di un terzo), altre operazioni di recupero e, infine, loro smaltimento sicuro ed ecologico.

 
  
  

– Relazione Blokland (A6-0438/2006)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Come sappiamo, uno dei problemi della società moderna è la produzione dei rifiuti. Per tale motivo auspichiamo l’approvazione di questa relazione che mette in evidenza l’obiettivo primario della gestione dei rifiuti, ovvero la tutela dell’ambiente e della salute umana.

Vorremmo inoltre sottolineare l’approvazione della cosiddetta “gerarchia dei rifiuti”, ovvero l’enunciazione delle seguenti priorità d’intervento, che sono nell’ordine: prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, altre operazioni di recupero come il recupero energetico e, infine, smaltimento. Conferendo maggiore importanza al tema della prevenzione si vuole ridurre il più possibile la produzione di rifiuti.

Non dimentichiamo, però, che, a causa dell’enorme quantità dei rifiuti prodotti attualmente, le misure applicabili finalizzate al riutilizzo, al riciclaggio e allo smaltimento sono inadeguate e insufficienti a rispondere alle esigenze.

La riduzione dei rifiuti è pertanto una questione fondamentale. Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo occorre modificare gli standard di produzione e di consumo. Bisogna inoltre chiarire il problema e sensibilizzare in merito tutta la popolazione. Di conseguenza è necessario spiegare come verranno sostenuti i costi di gestione dei rifiuti e fornire garanzie per assicurare che l’“anello più debole della catena”, ovvero i consumatori, non sia quello che paga per tutti. Per questo riteniamo pericoloso il riferimento all’applicazione del principio “chi inquina paga”.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) In Grecia ci sono attualmente 3 500 discariche incontrollate. Circa la metà di esse inceneriscono i rifiuti, con gravi ripercussioni sull’ambiente e la salute pubblica. Il volume dei rifiuti è in aumento e, per la maggior parte, viene smaltito in discariche. D’altronde, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti stazionano a un livello eccessivamente basso e il trasporto transfrontaliero illegale aumenta. Tutto ciò riguarda la maggior parte degli Stati membri ed è giustamente evidenziato nella relazione intitolata “Strategia tematica per il riciclaggio dei rifiuti”.

Purtroppo, anziché trovare soluzioni a questi problemi sociali, la Commissione si serve di obiettivi disorientanti e di definizioni fasulle, oltre a palesare la mancanza di obiettivi qualitativi e quantitativi, nel promuovere gli interessi – peraltro di grande rilevanza economica – dei costruttori e degli operatori di impianti d’incenerimento, mentre sappiamo che l’incenerimento produce inquinamento gassoso, rifiuti solidi nocivi e rifiuti liquidi tossici che contribuiscono all’effetto serra. Al tempo stesso, l’incenerimento frena il riciclaggio.

Questo conferma che l’Unione capitalista non può, per sua stessa natura, attuare una politica di gestione dei rifiuti basata sul criterio della tutela ambientale e della salute pubblica, perché tale approccio è incompatibile con la produzione incontrastata di profitti da parte del capitale.

Esprimiamo inoltre il nostro dissenso in relazione al principio “chi inquina paga” e al principio della “responsabilità del generatore di rifiuti” perché sono strumenti per sollevare dalle sue responsabilità l’inquinatore, che può di fatto inquinare impunemente pagando solo una pena pecuniaria.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione perché penso che dobbiamo realizzare una politica di gestione dei rifiuti che li riduca e protegga il nostro ambiente. Credo che la base della politica comunitaria dei rifiuti debba essere la tutela dell’ambiente e non consistere nell’agevolare il commercio dei rifiuti. Il principio “chi inquina paga”, il principio della responsabilità del produttore nella legislazione comunitaria in materia di rifiuti e l’applicazione di obiettivi concreti per la prevenzione sono aspetti importanti della relazione che mi trovano favorevole.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) La proposta di una direttiva separata sui fanghi di depurazione, una revisione della direttiva sugli inceneritori di rifiuti e le proposte sulla prevenzione degli stessi sono apprezzabili.

 
  
  

– Relazione Bozkurt (A6-0003/2007)

 
  
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  Philip Claeys (ITS). – (NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Bozkurt. Benché siano state tratte alcune conclusioni necessarie, in quest’Aula stiamo perdendo un’opportunità per esercitare un9effettiva pressione sul governo turco. I negoziati di adesione con la Turchia potrebbero essere utilizzati come leva per fare progressi nel campo dei diritti umani, in questo caso dei diritti delle donne; ma sembrerebbe che abbiamo preso scientemente la decisione di non farlo. In quest’aula c’è una maggioranza convinta che la Turchia debba poter aderire all’Unione ad ogni costo. Secondo la linea ufficiale, ovviamente, i negoziati con la Turchia possono essere sospesi in qualsiasi momento nel caso emerga che questo paese si sta chiaramente facendo beffe delle condizioni relative ai diritti umani. Tuttavia ci è parso chiaro non so quante volte che i negoziati non saranno mai sospesi. E’ una clausola che serve a un solo e unico scopo: tranquillizzare la maggioranza degli elettori europei che sono contrari all’adesione turca.

 
  
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  Françoise Castex (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione d’iniziativa dell’onorevole Bozkurt sul ruolo delle donne nella vita sociale, economia e politica della Turchia.

Benché il quadro giuridico relativo ai diritti della donna appaia nel complesso soddisfacente, la sua attuazione effettiva, a mio avviso, presenta ancora lacune: le violenze commesse contro le donne e, in particolare, i delitti d’onore e i matrimoni forzati devono essere sistematicamente oggetto di condanna.

Approvo la proposta della relazione che invita le istituzioni turche a costruire alleanze con tutte le espressioni – civili e sociali – della società per avviare campagne di sensibilizzazione sulle violenze commesse contro le donne e i bambini.

Mi compiaccio inoltre che sia stata approvata la raccomandazione inviata ai partiti politici turchi di includere, a partire dalle prossime elezioni del 2007, un maggior numero di candidate nelle liste elettorali.

Infine, mi rallegro per la richiesta fatta al governo turco di rendere obbligatorio l’accesso all’istruzione per le ragazze che non frequentano le lezioni perché ostacolate dalle loro famiglie.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Bozkurt perché consolida l’opinione che il governo turco debba adottare misure che permettano alle donne di svolgere un ruolo più importante nella vita sociale, economica e politica della Turchia, al di là dei progressi già compiuti.

La relazione dimostra che c’è ancora una lunga strada da percorrere in materia di tutela delle donne turche dalla violenza domestica e dai delitti d’onore, ed esorta inoltre il governo turco a costruire un maggior numero di rifugi per le donne vittime di violenze.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Votando a favore della relazione abbiamo voluto semplicemente associarci alla difesa dei diritti di tutte le donne turche anche nell’ambito dei negoziati di adesione tra la Turchia e l’Unione, nella cui agenda il tema cruciale del rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle donne, è ai primi posti. Tuttavia non riteniamo che questo sia l’unico tema di cui tenere conto nei negoziati con la Turchia. E’ ben nota la nostra opposizione ai negoziati di adesione dal momento che la Turchia continua a occupare il nord di Cipro, cosa inammissibile. Pertanto non concordiamo su alcuni punti della relazione in esame.

Come recita la relazione approvata, benché il nuovo codice penale entrato in vigore nel giugno 2005 abbia sostanzialmente consolidato i diritti fondamentali delle donne turche, le direttive europee sull’uguaglianza di genere non sono ancora state trasposte integralmente. Deploriamo altresì che in certe parti del sudest della Turchia le ragazze non siano registrate alla nascita, cosa che ostacola la lotta contro i matrimoni forzati e i delitti d’onore, dal momento che le vittime non hanno un’identità ufficiale. Ci associamo inoltre alla richiesta fatta al governo turco di garantire alle donne appartenenti alla minoranza curda un uguale coinvolgimento nei programmi a favore dei diritti delle donne.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Condividiamo in toto l’idea che la Turchia, come altri paesi candidati, debba diventare uno Stato costituzionale democratico pienamente rispettoso dei diritti umani e della parità di genere.

Tuttavia molti singoli punti della relazione ci trovano contrari. Per esempio, è assurdo che il Parlamento proponga l’adozione di un sistema di quote obbligatorie che garantisca un’equa rappresentanza femminile nelle liste elettorali (paragrafo 41), che i partiti politici turchi si dotino di regole interne atte a garantire la presenza delle donne nei loro organi dirigenti a tutti i livelli (paragrafo 43) e che i partiti politici turchi includano un maggior numero di candidate nelle liste elettorali (paragrafo 44). L’Unione non impone questo tipo di requisiti ad altri paesi candidati o agli attuali Stati membri. E’ manifestamente assurdo che un paese candidato venga trattato diversamente a causa dell’imposizione di requisiti speciali. Inoltre, in conclusione, spetta ai singoli paesi decidere che tipo di misure occorra adottare per consolidare il ruolo delle donne nella società.

In base a quanto sopra esposto, abbiamo deciso entrambi di astenerci dalla votazione finale.

 
  
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  Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Io e i miei colleghi conservatori britannici sosteniamo l’adesione della Turchia all’Unione. Riteniamo inoltre importante che la Turchia, come tutti gli altri paesi candidati, soddisfi i criteri di Copenaghen.

Tuttavia la relazione sembra fissare le barriere all’adesione turca a un livello più alto rispetto a quelle poste ad altri Stati. Non possiamo suffragare un trattamento nei confronti della Turchia che sia diverso e meno ben disposto di quello riservato ad altri paesi candidati. Ovviamente la Turchia deve anche garantire che rispetterà i criteri di Copenaghen relativamente ai diritti delle donne e delle ragazze.

Abbiamo deciso di astenerci dal votare la relazione perché temiamo che il lungo elenco di richieste che essa contiene sia utilizzato politicamente dagli oppositori all’adesione turca alla Comunità. Per lo stesso motivo ci teniamo a fare presente che appoggeremo sforzi concreti intesi a migliorare la posizione delle donne in Turchia.

 
  
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  Rodi Κratsa-Τsagaropoulou (PPE-DE), per iscritto. – (EL) Noi deputati al Parlamento di Nuova democrazia abbiamo votato a favore della relazione Bozkurt, che tratta non solo della situazione problematica delle donne in Turchia in tutti i settori, ma anche delle misure che occorre prendere per adottare e applicare l’acquis comunitario nel paese candidato.

La Turchia deve continuare a profondere un impegno costante e multilaterale per tutelare i diritti umani delle donne eliminando la violenza, i delitti d’onore e la poligamia, nonché per abolire le discriminazioni nelle famiglie, nella vita sociale ed economica e in generale.

Ci siamo astenuti dal votare l’emendamento n. 15, ritenendo che esso non conferisca alcun valore aggiunto alla risoluzione.

E’ un fatto che la dimensione della parità costituisce parte dell’acquis comunitario, che il paese candidato deve adottare e applicare. Pertanto, il congelamento dei negoziati, come richiede l’emendamento in questione, ritarderebbe l’applicazione della parità tra i due sessi. Non dobbiamo dimenticare che c’è già una pressione in questo senso allo stato attuale dei negoziati. Vorremmo ricordare al Parlamento che l’apertura dei negoziati in merito al capitolo 19 sulla politica sociale e sull’occupazione, il quale fa direttamente riferimento alla discriminazione nei confronti delle donne, richiede sviluppi obbligati in Turchia e la sua osservanza da parte del paese, con obiettivi specifici al fine di promuovere la parità.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione perché cerca di valutare e proporre provvedimenti per l’evoluzione dei diritti delle donne in Turchia. E’ necessario cooperare con le autorità turche e la società civile per migliorare tali diritti, ed è questo che la relazione suggerisce. In particolare, alla luce della candidatura della Turchia all’adesione, il rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle donne, deve diventare una priorità. Relativamente al rispetto dei diritti delle donne permangono problemi: la violenza contro le donne, inclusi i delitti d’onore; il basso livello di istruzione per donne e ragazze; il calo della loro partecipazione al mercato del lavoro. Sono felice di sostenere una relazione che riconosce la necessità di affrontare questi problemi e fornisce suggerimenti concreti su come riuscirci.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (PT) Matrimoni forzati, violenze domestiche, delitti d’onore, analfabetismo, eccetera: la situazione delle donne in Turchia non è un letto di rose. Secondo l’Unicef, ogni anno le famiglie impediscono a 700 000 ragazze di frequentare la scuola. Il tasso di occupazione tra le donne è inferiore al 25 per cento, quindi ben al di sotto del 55 per cento nell’Unione.

Sono cifre preoccupanti, mentre l’adesione della Turchia all’Unione suscita controversie. Per questo il Parlamento propone misure costruttive: valutazione dei progressi della Turchia in base a parametri; creazione di rifugi per le donne vittime di violenze; obbligo di registrare alla nascita tutte le bambine per impedire i matrimoni forzati; formazione delle forze di polizia e della magistratura nella prevenzione dei delitti d’onore al fine di incoraggiare l’apertura sistematica di inchieste e la pronuncia di condanne; sistema di quote obbligatorie per la partecipazione delle donne alla vita politica.

Non sono un’integralista in fatto di discriminazione positiva, ma sono convinta dell’utilità di misure provvisorie per la Turchia. Quel paese ha un evidente bisogno di donne che occupino posizioni di potere, che servano da modelli e determinino un cambiamento della mentalità tradizionale.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. – (SV) In occasione del voto sulla relazione dell’onorevole Bozkurt sul ruolo delle donne nella vita sociale, economica e politica della Turchia, ho scelto di votare a favore dell’emendamento inteso a sopprimere il paragrafo 41 avente per oggetto il sistema di quote. A mio avviso, il fatto che in Turchia non ci sia una maggior partecipazione delle donne alla politica rappresenta un grosso problema, ma secondo me un sistema di quote non è la soluzione giusta a questo problema.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) L’inizio dei colloqui con la Turchia sull’adesione alla Comunità è un fatto positivo. Tuttavia i diritti delle donne vanno attentamente monitorati. Occorre discutere il caso delle bambine nel sudest della Turchia che non sono state registrate alla nascita. Tutte le nascite devono essere registrate ufficialmente, a prescindere dal genere. Per quanto riguarda le donne in politica, si potrebbe fare di più per incoraggiare, educare e aiutare le donne che rivestono una carica elettiva. Tuttavia dobbiamo ricordare che nell’Unione ci sono ancora paesi in cui la rappresentanza femminile nella politica nazionale è inferiore alla media. Nel Regno Unito ci vorranno 200 anni prima che le donne siano equamente rappresentate nella Camera dei Comuni. Dobbiamo fare tutto il possibile per contrastare le disuguaglianze di genere ove si verificano.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Le circostanze attuali dimostrano che i negoziati di adesione con la Turchia sono cominciati troppo presto. La relazione sottolinea alcuni problemi gravi, specialmente il fenomeno dei delitti d’onore e della violenza contro le donne.

A prescindere dall’eventualità che diventi o meno uno Stato membro, la Turchia si trova alle soglie dell’Unione e costituirà un partner commerciale importante per la Comunità. E’ bene dunque che l’Unione continui a esercitare pressioni politiche sulla Turchia allo scopo di propiziarne lo sviluppo costruttivo. Tuttavia, sarebbe assai grave se il Parlamento volesse spingersi al punto di proporre un sistema di quote obbligatorie per la rappresentanza femminile nelle varie liste elettorali. L’Unione non ha il potere di interferire nelle procedure di candidatura che sono conformi a regole di base democratiche.

 
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