Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla strategia politica annuale 2008.
Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, sono molto lieta di potervi presentare la strategia politica annuale della Commissione per il 2008 e naturalmente sono ansiosa di assistere a un’utile discussione politica.
Diamo innanzi tutto una rapida occhiata al contesto per il prossimo anno. Tra due settimane, celebreremo il cinquantesimo anniversario del Trattato di Roma e sarà adottata la dichiarazione di Berlino. Il 2008 dovrebbe offrirci l’opportunità per guardare avanti. Speriamo che la roadmap che sarà approvata dal Consiglio di giugno possa creare le condizioni necessarie per l’individuazione di una soluzione istituzionale costruttiva il prossimo anno.
Tutto questo è necessario perché l’Europa ha bisogno di riforme. Inoltre ci consentirebbe di trasmettere un segnale positivo prima delle elezioni europee. Al contempo, assisteremo a un ulteriore consolidamento dell’Unione. Nel 2008, prevediamo che alcuni Stati membri aderiranno all’area Schengen. Speriamo anche che altri Stati membri adottino l’euro non appena soddisferanno i criteri richiesti.
Per quanto riguarda il finanziamento futuro dell’Unione europea, e come stabilito dal Parlamento e dal Consiglio, nel 2008 la Commissione lavorerà in vista della presentazione di una revisione del bilancio. Nel giro di qualche mese avvieremo un’ampia consultazione volta a consentire ai cittadini, alle parti interessate e a chi lavora con le Istituzioni di esprimere il proprio punto di vista sulle priorità dell’Unione europea e sulle risorse necessarie per affrontarle.
Gli obiettivi strategici definiti da questa Commissione all’inizio del suo mandato rimangono validi: “prosperità, solidarietà, sicurezza e un’Europa forte e sicura nel mondo” è una frase ancora in grado di sintetizzare le ambizioni fondamentali della Commissione e siamo lieti di poter constatare che sia il Parlamento sia il Consiglio ci hanno sostenuti.
Nel mondo moderno, alcuni temi di grande importanza non sono limitati unicamente a singoli obiettivi strategici, ma devono essere portati avanti in parallelo nei vari settori politici, e a mio avviso tre di essi sono particolarmente importanti per il 2008 nella strategia politica annuale.
In primo luogo, energia e cambiamenti climatici. I risultati estremamente positivi del Consiglio europeo della scorsa settimana, che ha preso decisioni chiare e vincolanti, sono stati resi possibili dalle proposte presentate dalla Commissione a gennaio, proposte che hanno favorito lo sviluppo di nuove idee e orientamenti politici in Europa. Ora dobbiamo produrre risultati concreti. Se nel frattempo speriamo che nel corso del terzo trimestre di quest’anno possano essere pronte alcune proposte pratiche in materia di energia, nel 2008 dovremo poi compiere un grande lavoro. Si dovranno attuare gli elementi chiave del pacchetto energia. Un mercato interno efficiente, un settore delle energie rinnovabili vivace, efficienza energetica, solidarietà e interconnessione saranno tutte questioni che porteremo avanti. Insisteremo anche perché vi sia un impegno deciso da parte dell’Unione europea e degli attori globali in vista della riduzione delle emissioni di CO2 dopo il 2012, quando scadrà il Protocollo di Kyoto.
Secondo, la rinnovata strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione continua a essere il principale strumento per promuovere un’Europa più prospera, responsabile a livello ambientale e inclusiva a livello sociale. Stiamo compiendo importanti progressi insieme agli Stati membri. L’anno prossimo rifletteremo su come portare avanti ulteriori riforme.
Prendendo spunto dalla revisione del mercato interno e dalla valutazione della realtà sociale che saranno presentate quest’anno, la Commissione avvierà una serie di iniziative volte a fare in modo che il mercato interno continui a tenere fede alle sue promesse economiche e a consentire ai cittadini di raccoglierne i frutti.
Terzo, la migrazione nelle sue varie forme costituisce una sfida fondamentale per l’Unione europea. La migrazione dei lavoratori, se adeguatamente gestita, può dare un contributo valido e positivo alle nostre economie e alle nostre società e presenteremo due progetti di direttiva in questo settore. Prevediamo altresì di proporre ulteriori misure per realizzare in Europa un regime di asilo comune entro il 2010. Occorrerà inoltre intraprendere ulteriori azioni in materia di prevenzione dell’immigrazione illegale, di lotta contro lo spietato business del traffico di esseri umani e di protezione delle nostre frontiere esterne.
Vorrei ora tornare agli obiettivi strategici e darvi alcuni esempi di altre iniziative fondamentali. Per quanto riguarda la prosperità al di là dell’ulteriore consolidamento del mercato interno, la sostenibilità ecologica del settore dei trasporti sarà un tema chiave, con azioni sul trasporto urbano, interventi legislativi sulle emissioni di ossido di azoto prodotte dall’aviazione e sulle emissioni prodotte dalle navi. La Commissione avvierà altresì i preparativi necessari per fare sì che l’Istituto europeo di tecnologia sia operativo dal 2009. Nel campo della solidarietà, la Commissione presenterà i risultati del controllo dello stato di salute della politica agricola comune, che spianerà la strada per la futura PAC.
Sulla base dell’attenta valutazione dell’aspetto sociale e della revisione intermedia dell’attuazione dell’agenda sociale, la Commissione proporrà iniziative volte a promuovere la solidarietà e l’accesso dei cittadini a diritti e opportunità, nonché azioni tese ad affrontare il problema della discriminazione al di fuori del mercato del lavoro.
Intendiamo anche proporre un nuovo piano d’azione dell’Unione europea sulle droghe e iniziative tese ad affrontare il problema della povertà infantile e a tutelare i minori che utilizzano Internet.
Per promuovere sicurezza e libertà, prevediamo di proporre nuove misure per la gestione delle nostre frontiere esterne e di creare un sistema di sorveglianza europea per aiutare gli Stati membri a gestire il problema della crescita dei flussi migratori clandestini. A sostegno della lotta contro il crimine organizzato, prevediamo di costituire una banca dati centralizzata delle impronte digitali e la Commissione avvierà anche una politica per la lotta contro la radicalizzazione violenta.
Un altro campo d’azione di primo piano riguarderà la garanzia della coerenza interna ed esterna e l’impegno per un’Europa in grado di fare sentire la sua voce nel mondo. Siamo pronti a svolgere un ruolo forte dopo che si sarà trovata una soluzione per lo status del Kosovo e proseguiremo i negoziati di adesione con Croazia e Turchia. Porteremo avanti i negoziati sui nuovi accordi con la Russia e l’Ucraina e stringeremo i nostri legami con i partner principali.
Per quanto riguarda la politica commerciale, oltre a un impegno costante per concludere il ciclo di Doha per lo sviluppo, l’azione verterà sull’agenda della competitività esterna dell’Europa globale. La Commissione lavorerà inoltre in stretta cooperazione con gli Stati membri e i paesi partner per fare in modo che il consenso europeo in materia di sviluppo compia passi avanti e rafforzi il nostro partenariato con l’Unione africana.
Vorrei ora spendere alcune parole sulla migliore regolamentazione che, come sapete, ispira tutto il lavoro della Commissione. Sono convinta che la Commissione e il Parlamento abbiano un interesse reciproco a rafforzare ulteriormente la loro attuale cooperazione in questo settore. Cooperazione significa trovare un’intesa sulle priorità comuni e sulle scelte strategiche. La revisione strategica della Commissione sulla migliore regolamentazione del novembre 2006 definisce in maniera dettagliata le nostre priorità politiche, tenendo conto dei pareri espressi dal Parlamento europeo nella tornata di aprile 2006, che era stata dedicata a questa tematica. Se necessario, la Commissione sarà pronta a riprendere con il Parlamento una discussione più dettagliata sulla migliore regolamentazione.
Vorrei altresì rilevare una novità nella nostra strategia per il 2008. Riprendendo l’esempio del programma di lavoro di quest’anno, le priorità in materia di comunicazione costituiscono parte integrante della nostra strategia politica: concentreremo i nostri messaggi su un numero limitato di temi che stanno particolarmente a cuore ai cittadini. La loro chiara comunicazione riflette la nostra strategia globale in materia di comunicazione e contribuisce alla sua realizzazione.
Infine, vorrei sottolineare i criteri che abbiamo applicato per garantire una ripartizione del personale consona alle nostre politiche. Le risorse aggiuntive saranno utilizzate unicamente per soddisfare le necessità derivanti dall’allargamento, mentre tutte le altre necessità dovranno essere soddisfatte mediante un redistribuzione delle risorse interne della Commissione.
La presentazione della strategia politica annuale segna l’inizio di un processo che condurrà all’adozione del programma legislativo e di lavoro della Commissione alla fine di quest’anno. Mi dedico con grande impegno a questo processo, anche se potrebbe essere migliorato ulteriormente. Insieme dovremmo conferire un carattere più politico al dialogo tra le commissioni e i Commissari. Nella risoluzione adottata lo scorso anno, il Parlamento ha espresso l’intenzione di coinvolgere i gruppi politici in modo più continuativo e in una fase iniziale della procedura. Spero che possa essere così.
Un dialogo politico, franco e costruttivo tra le nostre due Istituzioni che ci permetta di capire su quali temi l’Europa dovrebbe fare sentire il suo peso politico e in quali settori dovrebbe investire le sue risorse l’anno prossimo è estremamente importante. Lavoriamo allora insieme per il bene dell’Europa.
Hartmut Nassauer, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi fa piacere che dopo tutto oggi lei sia riuscita ad essere presente, signora Commissario. Siamo molto lieti che lei sia qui. Non abbiamo alcun motivo di essere eccessivamente critici, poiché la presenza dei deputati è inversamente proporzionale all’importanza di questo progetto. Questa discussione ha senso se, quando formulerà il programma legislativo finale in autunno, la Commissione ascolterà quello che deve dire il Parlamento.
Alcuni dei miei colleghi interverranno sui dettagli. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei in linea di principio è disposto non solo ad assicurare in seno al Parlamento il suo sostegno politico al lavoro della Commissione, ma anche a perseguire gli obiettivi formulati dalla Commissione stessa all’inizio del suo mandato: prosperità, solidarietà, sicurezza e libertà. Sono lieto di potervi confermare che, a partire da questi obiettivi, state anche sviluppando le misure politiche più adeguate per i settori nei quali occorre ora lavorare: crescita, occupazione, cambiamento climatico, energia, società basata sulla conoscenza, consolidamento dell’allargamento. Dei dettagli potremo discutere.
Ho una critica rispetto a quanto da lei detto, signora Commissario. Lei ha annunciato per il 2010 un regime di asilo europeo comune. Mi perdoni se parlo in questi termini, però i Trattati prevedono l’introduzione di norme minime in questi settori, ma non un regime di asilo europeo comune. La prego di verificare con attenzione gli aspetti per i quali lei si allontana da quanto previsto dai Trattati. Per me questo è un punto dolente.
Questo programma legislativo non è tanto interessante per quello che contiene, ma piuttosto per quello che non contiene. Nell’introduzione lei afferma che queste misure rispondono alle aspettative nei settori in cui i cittadini auspicano che l’Europa intervenga. Lei dipinge il quadro di un’Unione che è in grado di raccogliere le sfide della globalizzazione. Lei traccia nel complesso un quadro relativamente roseo di questa Unione europea, in particolare per quanto riguarda le aspettative dei cittadini.
Se così è, allora le chiedo perché i cittadini di Francia e Paesi Bassi hanno pronunciato un no così chiaro all’Europa? Il Trattato di per sé non dava alcun motivo per farlo, anche perché quasi nessuno l’ha letto. C’è un profondo malessere rispetto all’Unione europea e, se si analizza questo malessere, si risale alla sua origine – non l’unica, ma una delle tante – la burocrazia europea che dà a molti cittadini l’impressione che qualcun altro decida per loro e imponga loro politiche decise altrove. I cittadini hanno l’impressione di subire gli effetti di decisioni per le quali cui nessuno capisce perché siano state prese in Europa e non negli Stati membri.
L’impressione di essere trattati come bambini provoca rifiuto, determina percentuali di astensionismo sempre maggiori alle elezioni e, se il processo continuerà, incoraggerà quelle forze politiche che sono davvero contrarie all’Europa, e questo ci dovrebbe allarmare. Anche noi qui al Parlamento ci dobbiamo chiedere per quanto tempo potremo ancora rivendicare la nostra legittimità a rappresentare i popoli europei, se l’affluenza alle urne è sempre inferiore al 50 per cento.
Una delle fonti del disagio è rappresentata dalla legislazione europea. E’ quindi proprio questo il momento giusto per parlarne. Lei stessa, signora Commissario, parla di un’iniziativa ambiziosa in vista di una migliore regolamentazione. E’ verissimo e l’iniziativa merita il nostro appoggio! Ha a questo riguardo il nostro completo sostegno politico. Ma finora lei ha citato solo l’obiettivo: una riduzione del 25 per cento, senza dirci tuttavia come verrà realizzato questo obiettivo. Una migliore regolamentazione è innanzi tutto sinonimo di un atteggiamento meticoloso in termini di rispetto dei limiti della sussidiarietà e di rispetto della competenza degli Stati membri e non l’abile e astuto tentativo di arretrare tali limiti.
La Commissione europea possiede una chiave che le potrebbe consentire di riconquistare la fiducia dei cittadini. Abbiamo anche bisogno di una nuova cultura della sussidiarietà. Ogni progetto di legge dovrebbe fare attenzione a non regolamentare ogni singolo dettaglio, ma piuttosto a verificare scrupolosamente dove inizia la competenza normativa degli Stati membri.
Signora Commissario, ci indichi la strada da seguire! L’Europa non potrà che trarre beneficio da un processo legislativo meno centralizzato.
Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signora Vicepresidente, il nostro gruppo ritiene che la Commissione abbia realizzato molte azioni positive. Speriamo tuttavia che nella parte restante del suo mandato, la Commissione, insieme al Parlamento europeo, diventi una forza trainante ancora più forte per lo sviluppo dell’Unione europea. Il nostro appoggio sarà completo, quando il Consiglio esiterà e procrastinerà e non si impegnerà concretamente per fare progredire l’Europa.
Vorrei iniziare con un esempio positivo: la politica energetica, e in questo contesto naturalmente la politica climatica, un tema che le sta molto a cuore. E’ stato giustissimo insistere sulla necessità di definire obiettivi vincolanti, soprattutto per le energie rinnovabili. Ed è stato altrettanto giusto cercare una soluzione pragmatica al problema della competitività. Per quanto concerne la tecnologia nucleare, è stato assolutamente giustificato accettare che ci siano approcci diversi. C’è tuttavia una cosa che vorrei che la Commissione facesse, una cosa che potrebbe forse conciliare i diversi approcci: l’imposizione di un elevato livello di sicurezza e del relativo obbligo per le centrali nucleari e i paesi che utilizzano la tecnologia nucleare di fornire informazioni. Vorrei che la Commissione presentasse proposte a questo riguardo.
Anche per quello che riguarda la politica estera energetica, è importante compiere ulteriori passi avanti, dicendo da una parte che vogliamo diversificare e dall’altra sostenendo la diversificazione. E’ inoltre estremamente importante nominare i coordinatori della Commissione che hanno il compito di assicurarci la possibilità di stabilire una pluralità di rapporti per le forniture energetiche. Se il governo polacco ritiene di dover sviluppare una politica energetica con l’Ucraina e alcuni paesi del Caucaso meridionale, spero che la Commissione continui a sviluppare una politica energetica paneuropea.
Secondo, sempre in materia di politica estera energetica: so che la Commissione sta preparando attività di cooperazione con le regioni del Mar Nero e del Mediterraneo. Anche in questo caso è importante che la Commissione non sia ostacolata dal Consiglio quando elabora le sue proposte – per la cooperazione in materia di politica energetica, per la politica migratoria e in particolare anche per la politica dei visti. Mi è dispiaciuto molto che la Commissione non abbia obiettato quando, in origine, gli Stati membri avevano persino cercato di irrigidire la politica in materia di visti per i nostri vicini, esigendo pagamenti più elevati. Spero che la Commissione riesca a negoziare una politica ragionevole in materia di visti con tutti i nostri vicini, in particolare naturalmente con i Balcani.
Infine, vorrei passare al tema che più ci sta a cuore: la competenza sociale. L’onorevole Nassauer non ha torto quando illustra i motivi dello scetticismo che molti in Europa provano nei confronti dell’Unione europea, della Commissione e anche del Parlamento europeo. E tutto questo dipende anche dal fatto che la dimensione sociale è sottoesposta nel lavoro della Commissione. Lo ammette anche lei: nei documenti di più recente pubblicazione, che riguardino il mercato interno per i cittadini o il bilancio della realtà sociale in Europa, lei illustra con grande chiarezza i motivi che hanno condotto a questo scetticismo e a questa indifferenza, evidenziando che il mercato interno ha senso solo se vengono valutate anche le conseguenze ecologiche e sociali e se questi elementi vengono rafforzati. Ma quando osservo le proposte concrete, constato che contengono ben poche di queste componenti sociali. Se considero due studi recentemente pubblicati in Europa – uno sulla retribuzione delle donne sul mercato del lavoro e l’altro sulla povertà, mi rendo conto che il fatto che ci sia nuovamente povertà in Europa e che ora come in passato le differenze retributive tra uomini e donne siano così elevate è da considerarsi una prova della nostra inadeguatezza.
La missione sociale non è quindi stata portata a termine. Pertanto, se vogliamo il mercato interno, quest’ultimo deve integrare anche la componente sociale. Se sia la sinistra sia la destra hanno recentemente registrato risultati elettorali che sono in realtà il frutto del disastro sociale, della sensazione che l’aspetto sociale sia trascurato, che stiamo portando avanti una politica economica nazionale miope e che crediamo sia questo il modo di gestire la globalizzazione, è anche perché non abbiamo mandato ai cittadini abbastanza segnali che dicessero “sì al mercato interno” e “sì all’Europa sociale”. Per noi è molto importante e auspichiamo che la Commissione faccia ancora di più a questo livello.
Silvana Koch-Mehrin, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, durante la discussione sul suo documento, il nostro gruppo ha avuto l’impressione che la Commissione abbia trovato la rotta giusta e che la stia seguendo con grande sicurezza, attenendosi agli ambiti politici che ha definito all’inizio del suo lavoro e perseguendoli in modo estremamente convinto. Questa impressione emerge già dalla prima frase del suo programma di lavoro, dove lei afferma che i settori politici nei quali la Commissione lavorerà troveranno un ampio consenso. Siamo assolutamente d’accordo. Siamo lieti che la Commissione abbia fiducia in se stessa e apprezziamo anche il fatto che abbia trovato una rotta ben definita. Siamo però ancora alla ricerca di una leadership più forte. E per rimanere sull’immagine della rotta: vorremmo che lei navigasse con il vento in poppa in modo da poter procedere più rapidamente.
Questo era un elogio anticipato, per così dire, ma in sostanza stiamo dicendo che questo programma è valido; riteniamo tuttavia che non sia sufficiente per la situazione in cui si trova ora l’Europa. Innanzi tutto ci manca un messaggio chiaro sul futuro dell’Europa. Al futuro dell’Europa lei dedica, nel documento di lavoro composto da 24 pagine, ben tre righe, ma la domanda sulla direzione che intendiamo seguire, sulla forma che dovrebbe assumere il nostro “progresso” comune non trova risposta, e in questo programma di lavoro strategico non si prova nemmeno a risolvere tale interrogativo.
Il fatto che stiamo tutti lavorando insieme per l’Europa non è poi così scontato come sembra suggerire questo documento. Come ha già rilevato l’onorevole Nassauer, purtroppo nemmeno tra i cittadini c’è quell’accettazione che vorremmo. Per questo è importante che la Commissione indichi la direzione da seguire. Vogliamo che la Commissione assuma la guida del movimento e chieda direttive chiare sulla strada che dovrà seguire il futuro dell’Europa.
La sua strategia prevede la produzione di risultati. Benissimo. I risultati sono utili per evidenziare quali sono i settori nei quali siamo visibilmente attivi. Abbiamo però sempre un problema: i politici nazionali, soprattutto a livello governativo, si prendono i meriti dei successi, mentre è poi l’Europa a prendersi tutte le colpe in caso di fallimento o conseguenze sgradite. L’esempio più recente è costituito dai risultati positivi del Consiglio. Almeno in Germania, questi risultati positivi saranno attribuiti ad Angela Merkel, mentre il lavoro preparatorio svolto dalla Commissione e dal Parlamento europeo non verrà minimamente notato. Su questo punto, la strategia tesa a produrre risultati è una strategia molto ambigua.
Inoltre, tra tutte le lodevoli iniziative che lei presenta ce ne sono alcune che ci fanno interrogare sui motivi della sua soddisfazione. Per esempio, lei parla di rinnovato consenso per quanto riguarda l’allargamento. Noi non lo vediamo. Inoltre lei vuole una banca dati centralizzata comune per le impronte digitali. Nemmeno a questo proposito c’è un consenso. E tutto questo ci stupisce in particolare se teniamo conto del fatto che il Presidente della Commissione Barroso, all’inizio del suo mandato, si era dichiarato sostenitore dei diritti civili. Una banca dati di questo tipo è l’esatto contrario di quello che aveva dichiarato all’inizio del suo mandato.
I miei colleghi approfondiranno i singoli aspetti politici. Da parte mia vorrei semplicemente segnalare un punto strutturale fondamentale, che abbiamo sempre sollevato anche in dibattiti precedenti. Per essere più vicini ai cittadini e per facilitare la trattazione di questo documento, vorremmo che lei ci spiegasse con precisione che cosa sono esattamente le iniziative legislative, che cosa non ha nulla a che vedere con la legislazione, che cosa sono le nuove iniziative e che cosa sono le misure di follow up, affinché possiamo sapere davvero quali passi concreti ci possiamo aspettare nel corso del prossimo anno.
Vorremmo naturalmente che anche i cittadini fossero coinvolti. La Commissione punta sulla comunicazione. Giustissimo. Più si riuscirà a essere interattivi e meglio sarà. Se, in vista di una maggiore visibilità della politica dei risultati, fosse possibile condurre questi dibattiti sulla strategia non solo al Parlamento europeo, ma anche nei parlamenti nazionali, si potrebbe compiere un importante passo avanti per chiarire l’origine di ogni singola politica nell’Europa comune.
Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, anch’io vorrei discutere di come l’Europa intende ristabilire un contatto con i propri cittadini e affrontare, per esempio, la questione della politica climatica ed energetica. Credo che raramente si sia prestata così tanta attenzione al ruolo e al compito specifico dell’Europa come nelle scorse settimane, quando l’attenzione si è concentrata sul grande tema della politica di tutela ambientale e della politica energetica, ossia sul tema di politica ambientale più importante di tutti.
Sono rimasta molto soddisfatta dal risultato del Vertice, perché, anche se restano ancora molti dettagli da negoziare, il Vertice è comunque riuscito a produrre quello che i cittadini si aspettavano dopo l’opera di sensibilizzazione condotta da Al Gore o dal rapporto Stern.
Il Vertice è riuscito a dare ai cittadini l’impressione che si stia per assistere a un cambiamento emblematico, che stiamo liberando da una nicchia le energie rinnovabili e che in futuro sosterremo l’efficienza energetica in modo totalmente diverso rispetto a quanto abbiamo fatto finora. Ora il punto fondamentale è essere all’altezza delle aspettative che abbiamo suscitato in Europa. Signora Commissario, se posso dirlo, non sono del tutto certa che lo faremo. Angela Merkel, infatti, non aveva quasi nemmeno avuto il tempo di annunciare la decisione del Vertice e di proclamarne i successi che tutto è ricominciato da capo nei singoli Stati e in una certa qual misura anche alla Commissione. Tutto è stato di nuovo rimesso in discussione. Come al solito, il Commissario Verheugen si è opposto al trio progressista composto dai Commissari Piebalgs, Dimas e Kroes. E non sono nemmeno così certa che il Commissario Barrot sia in grado di tradurre correttamente nella pratica i risultati del Vertice, e non nutro nemmeno fiducia – e lo dico qui esplicitamente – nel Presidente della Commissione Barroso e nella sua annunciata rivoluzione in materia di politica energetica.
Signora Commissario, lei è proprio la persona più indicata per far sì che, per esempio, la discussione sulla Costituzione europea viva un futuro migliore, facendo in modo che le grandi aspettative che noi politici europei abbiamo suscitato negli ultimi mesi non siano nuovamente deluse. I negoziati sugli aspetti di dettaglio della dichiarazione del Vertice non sono che all’inizio, e vedo uomini potenti e influenti sulla scena europea, tra cui il Commissario Verheugen e il Presidente Barroso che, nonostante la dipartita di Chirac in Francia, costituiscono una sorta di rete di vecchi amici, che ostacola la sostenibilità delle decisioni di questo Vertice.
Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, signora Vicepresidente, molto francamente, non trovo particolarmente convincente la comunicazione della Commissione sulla strategia politica per il 2008. Perché? Da una parte, assomiglia molto a una sorta di catalogo di prodotti e le priorità non sono definite in modo sufficientemente chiaro. Dall’altra, ci sono molti punti che vengono messi in evidenza come “azioni chiave” ma che sono molto vaghi e poco eloquenti.
Vorrei citare alcuni esempi: l’iniziativa tesa a facilitare la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, le iniziative legislative per il rafforzamento della protezione dei consumatori, ulteriori iniziative per attuare la politica marittima europea; troviamo una lunga serie di iniziative, ma sul modo specifico in cui sia possibile migliorare la protezione dei consumatori, sulle sue proposte in questo settore, non c’è nemmeno una parola. Troppo spesso non c’è nulla di preciso.
Per quanto riguarda la situazione sociale nell’Unione europea, lei annuncia un bilancio della realtà sociale – come viene qui definita – e allo stesso tempo annuncia iniziative utopistiche che dovrebbero promuovere la solidarietà e l’accesso dei cittadini a diritti e opportunità. Devo confessare di essere rimasta piuttosto sorpresa nel leggere tali affermazioni all’interno di questo documento. Pensa davvero di poter convincere i cittadini sull’Unione europea e in particolare sulle possibilità dell’Europa, di poter placare i timori dei nostri cittadini riguardo al futuro, se in pratica in questo documento lei ammette di non conoscere nulla della realtà sociale dell’Unione europea?
I miei colleghi, onorevoli Nassauer e Swoboda, hanno già sollevato la questione. Non credo che in questo modo lei possa riuscire a riconquistare i cittadini.
E ora un’osservazione sul tema della riduzione della burocrazia e della migliore regolamentazione, definite la preoccupazione quotidiana della Commissione. Non si può pensare di iniziare a legiferare meglio presentando semplicemente una strategia molto più dettagliata; importanti e irrinunciabili sono le valutazioni di impatto e sarà effettivamente molto interessante discutere dei risultati dell’analisi esterna del sistema di valutazione dell’impatto. Vorrei tuttavia anche segnalare che legiferare meglio non deve necessariamente essere sinonimo di deregolamentazione né può ridursi all’attuazione di una regolamentazione minima.
In conclusione, signora Vicepresidente, vorrei chiederle che cosa intende fare rispetto all’annunciato ritiro di proposte legislative. Nella mia relazione il Parlamento aveva preteso che nel programma legislativo e di lavoro annuale la Commissione indicasse con precisione quali proposte legislative intendesse ritirare. Potrebbe ora brevemente dirci quale strada intendete seguire da qui al 2008?
John Whittaker, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, l’iniziativa sul cambiamento climatico è passata ora tra le priorità dell’agenda. Nonostante i gravi dubbi sulla misura in cui le emissioni di CO2 siano responsabili del riscaldamento del pianeta, l’Unione europea è fermamente determinata ad assumere la guida a livello mondiale nell’ambito dell’azione tesa a ridurre le emissioni. Tuttavia, a parte l’energia nucleare, le fonti energetiche diverse dai combustibili fossili sono ancora molto poco praticabili. E questo vale in particolare per le energie rinnovabili. Ora abbiamo un obiettivo vincolante del 20 per cento per l’energia rinnovabile senza alcuna adeguata valutazione dei metodi idonei a realizzare questo ambizioso obiettivo o dei suoi costi.
Consentitemi di ricordare una delle nozioni più elementari che si insegnano già alla primissima lezione di economia. Se si aumenta il costo di una risorsa, si accresce il costo dei beni e si riduce la competitività. Ora ci viene detto che questa iniziativa stimolerà l’innovazione in materia di tecnologie rinnovabili e migliorerà le esportazioni. Invece ci renderà tutti più poveri.
Ho l’impressione che questa improvvisa ossessione per le emissioni di carbonio sia una manovra, un tentativo di distrarre la nostra attenzione da tutti gli altri progetti che hanno prodotto risultati deludenti, come la strategia di Lisbona, la politica in materia di immigrazione e di asilo, la riforma della politica agricola comune, l’euro, e molte altre.
Frank Vanhecke, a nome del gruppo ITS. – (NL) Signor Presidente, in realtà, il modo in cui l’eurocrazia, come una sorta di dispotismo illuminato – sempre per il bene dei cittadini, naturalmente – impone la propria volontà non smette mai di stupirmi. Non più tardi di qualche settimana fa, il Presidente della Commissione, Barroso – e per quanto un Presidente della Commissione possa essere un funzionario di grado elevato, è poi in buona sostanza solo un funzionario eletto politicamente – ha detto ai cittadini olandesi, nel loro paese, che ora dovrebbero andare avanti e accettare questa Costituzione europea che, nonostante sia stata respinta da due referendum democratici in due Stati membri e nonostante parecchi altri Stati membri non osino neppure organizzare un referendum in materia, viene progressivamente attuata comunque e a prescindere.
Questo processo non è del tutto dissimile dai negoziati di adesione con la Turchia, che non hanno alcuna base democratica e che sono anch’essi stati decisi da Istituzioni europee estremamente lontane dai cittadini, sono stati decisi da funzionari esageratamente privilegiati e da capi di governo che in modo del tutto deliberato si rifiutano di chiedere ai cittadini la loro opinione su un tema fondamentale come lo è questo.
Oggi la situazione non è diversa. Nella sua strategia politica per il 2008, la Commissione ha annunciato misure che dovrebbero favorire una nuova ondata di immigrazione verso l’Europa, proprio nello stesso momento in cui i cittadini europei chiedono l’esatto contrario. Ci chiedono in sostanza misure efficaci per limitare, o idealmente per fermare in modo definitivo, l’immigrazione proveniente dai paesi extraeuropei, grazie ad una protezione adeguata delle nostre frontiere e all’eliminazione progressiva dei canali di immigrazione semilegali, come il ricongiungimento familiare, un meccanismo troppo indulgente.
Leggendo la proposta della Commissione, si ha quasi l’impressione che si tratti di un fenomeno temporaneo e che si prevede che i lavoratori temporanei extraeuropei ritornino nei loro paesi d’origine entro un periodo di tempo piuttosto breve. Ma è un inganno. La realtà ci ha insegnato che questi lavoratori temporanei non ritornano nei loro paesi d’origine, che le loro famiglie li raggiungono più presto che tardi, e che, conseguentemente, nessuna misura di nessun tipo potrà mai obbligare queste persone a lasciare il paese in cui si trovano. Di conseguenza, la Comunità è nuovamente costretta ad accollarsi l’onere di affrontare le conseguenze di questa miopia, lo scontro tra culture, la formazione di ghetti, la criminalità causata dallo sradicamento delle persone e, infine, il collasso di un’intera comunità.
Ripeto che una nuova ondata migratoria sarebbe assolutamente nefasta. Dovremmo invece come prima cosa proteggere le nostre frontiere europee, sviluppare una politica europea per il rimpatrio degli immigrati illegali e degli stranieri che sono stati coinvolti in attività criminali, e dovremmo esigere che i cittadini extracomunitari che si trovano sul territorio europeo legalmente si integrino completamente.
A Bruxelles, la capitale dell’Europa, il 40 per cento dei residenti di origini non europee, compresi quelli di terza generazione, è attualmente disoccupato. Perciò non provate a dirmi che dovremmo importare altra disoccupazione. Infine, passo alla questione fondamentale, ossia alla sfiducia con la quale il progetto europeo è accolto ancora una volta dai cittadini europei. L’Europa non genererà un rinnovato entusiasmo fino a quando non diverrà davvero democratica e ascolterà i desideri e le necessità dei suoi popoli e dei suoi cittadini.
Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono molti gli aspetti interessanti della proposta ma per ragioni di tempo mi soffermerò su tre punti.
Primo: l’energia. Un input importante è giunto dal Consiglio europeo in materia e spero che la Commissione riesca a trasformare tali direttive in proposte concrete ed efficaci. L’impegno riguarda tutti e colgo l’occasione per ribadire come l’UE, che chiede agli Stati membri grandi sforzi per raggiungere gli obiettivi, dovrebbe dare il buon esempio: con un solo gesto, la razionalizzazione della sede di Strasburgo, si otterrebbe non solo un importante riduzione di sprechi energetici, carta, riscaldamento, illuminazione e spostamento mensile di migliaia di persone in auto, treno ed aereo, ma si darebbe anche un forte segnale politico, che avrebbe di sicuro un impatto positivo sui nostri cittadini.
Secondo: Lisbona. I programmi lanciati quest’anno per l’apprendimento permanente sono senz’altro degli strumenti validi, ma occorre rafforzare le azioni per ridurre il gap tra istruzione e inserimento nel mondo del lavoro, soprattutto per i giovani e per i ricercatori altrimenti costretti ad abbandonare i nostri confini. E’ altresì importante incentivare la mobilità dei giovani, anche per quanto riguarda l’apprendimento informale, simulare le politiche per la famiglia per vincere la sfida demografica, favorire l’accesso della piccola e media impresa al credito, anche tramite programmi di microcredito, e ai finanziamenti dell’UE soprattutto per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione.
Terzo: il multilinguismo. Mi auguro che la Commissione rispetti gli impegni presi con la sua comunicazione nel novembre 2005 che, cito letteralmente, “promuovere il multilinguismo nella società europea, nel mondo economico e nella Commissione stessa”. Non è infatti accettabile che documenti destinati a tutti i cittadini dell’UE, come i siti web e soprattutto i documenti d’informazione, ad eccezione dei bandi, che si riferiscono ai programmi europei siano disponibili solamente in due o tre lingue, limitando di fatto l’accesso di molte piccole realtà locali ai finanziamenti dell’Unione europea. Un esempio per tutti: i documenti per accedere al programma LINGUA per la promozione del multilinguismo sono in inglese, francese e tedesco.
Salvador Garriga Polledo (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, lei ha parlato benissimo, esprimendo un grande entusiasmo e molte buone intenzioni, ma, come al solito, dobbiamo guardare alla realtà, in particolare quando si parla di bilanci.
Signora Commissario, l’ultimo documento ricevuto dal Parlamento per quanto concerne le priorità di bilancio è stato presentato a dicembre dello scorso anno. Parlo delle risoluzioni che accompagnavano il bilancio attuale, il bilancio 2007.
Vorremmo chiederle se crede che quelle risoluzioni, che abbiamo approvato a stragrande maggioranza in quest’Aula e che lei ha accolto in modo estremamente caloroso, siano state incorporate nel documento relativo alla strategia politica annuale.
A noi sembra che non siano state incorporate e questo è un problema, signora Commissario, perché ci troviamo sempre nella stessa situazione: il Parlamento elabora una serie di orientamenti che dovrebbero essere tenuti in considerazione nella successiva procedura di bilancio, voi presentate le vostre priorità politiche in questo documento sulla strategia politica annuale, aggiungete una componente di bilancio, ma non tenete conto, o almeno non abbastanza, di tutto quello che ha chiesto il Parlamento l’anno precedente.
E tutto questo accade regolarmente ogni anno. Dobbiamo ancora trovare un equilibrio perfetto tra le procedure di bilancio e il programma legislativo della Commissione europea e per questo le nostre due Istituzioni spesso lavorano in parallelo, ma non siamo ancora riusciti ad allineare i nostri due sistemi.
State giocando con il calendario. Avete definito le priorità politiche ma, come ha affermato il relatore per il bilancio di quest’anno, onorevole Virrankoski, il Parlamento finora non ha avuto alcuna indicazione di quelle che saranno le priorità politiche della Commissione europea per quest’anno, il che significa che, quando si tratterà di redigere il bilancio, scopriremo ancora una volta che le priorità di bilancio di questo Parlamento non coincidono con le priorità politiche definite dalla Commissione europea.
Lo constatiamo, per esempio, a livello di implicazioni finanziarie. La vostra intenzione è quella di finanziare queste priorità politiche attraverso certe rubriche che aumentano e altre rubriche che si riducono; ci chiedete 890 nuovi posti alla Commissione, anche se sperate di crearli, per la maggior parte, mediante riaggiustamenti interni; inoltre, prevedete di fare adeguamenti nelle agenzie esecutive. Signora Commissario, come ogni anno, ci sentiamo piuttosto confusi e durante la procedura di bilancio di quest’anno speriamo di poter concludere accordi che non comportino gravi tensioni a livello di bilancio con il Consiglio, e nemmeno, in particolare, con lei.
Jan Andersson (PSE). – (SV) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei iniziare, come molti altri oratori, esprimendo la mia soddisfazione per il fatto che la politica climatica e la politica energetica occupano ora uno dei primi posti nell’agenda della Commissione. Anch’io ho reputato soddisfacente il risultato del Vertice. Credo inoltre che si debba accogliere favorevolmente l’enfasi posta su crescita e occupazione. Mi consenta di ricordarle l’importante revisione degli orientamenti di politica economica e occupazionale prevista per il prossimo anno. E’ un evento di grande rilievo, e quest’Aula ha più volte sottolineato quanto sia importante che il Parlamento sia adeguatamente consultato in tale occasione e disponga di tempo sufficiente per la presentazione delle sue proposte.
Vorrei ora passare al tema discusso dall’onorevole Swoboda, tra gli altri. Credo che sia stato Jacques Delors a dire una volta che nessuno ama il mercato interno. E proprio per questo deve essere integrato ed equilibrato da un’adeguata dimensione sociale. La Commissione parla molto della dimensione sociale, ma in pratica fa molto poco. Nella sfera sociale ci sono alcune nuove proposte.
Vorrei tuttavia citare gli aspetti positivi. E’ positivo che la Commissione stia ora affrontando il tema della discriminazione anche al di fuori del mercato del lavoro, per esempio nei confronti dei disabili o di altri gruppi. E’ positivo che si discuta dei servizi sociali e che si cerchi di chiarire che cosa li distingue. C’è stato proprio ieri un dibattito su questo tema, in risposta ad una relazione, e spero personalmente che il chiarimento assuma la forma di una direttiva settoriale, altrimenti, non avremo altro che studi sulla situazione sociale e sul modo in cui funziona il diritto del lavoro. Abbiamo ogni sorta di studi, ma poche proposte pratiche. Mi consenta di citare due proposte relative a settori in cui credo potrebbero essere adottate iniziative pratiche.
In tutta Europa assistiamo a fenomeni di ristrutturazione. I vecchi posti di lavoro scompaiono e se ne creano di nuovi. Gli strumenti di informazione e consultazione di cui disponiamo, per esempio il comitato aziendale europeo e la direttiva sull’informazione e la consultazione dei lavoratori, non funzionano in modo soddisfacente. Ci sono lavoratori che perdono il posto di lavoro senza essere stati adeguatamente informati in merito ai processi in corso e senza essere stati coinvolti in tali processi. E’ venuto il momento per la Commissione di prendere l’iniziativa e procedere alla revisione delle direttive esistenti per fare in modo che operino come dovrebbero.
Il secondo settore è quello dell’ambiente di lavoro. Con le circa 50 direttive esistenti, l’Europa ha compiuto importanti progressi nel corso degli anni in termini di ambiente di lavoro. Attualmente si registrano pochissimi casi di decessi e incidenti sul posto di lavoro. Allo stesso tempo, però, assistiamo all’emergere di nuovi problemi legati all’ambiente lavorativo, determinati dai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. Tra questi problemi vi sono stress, logorio e molestie. In questi ambiti, le iniziative della Commissione brillano per assenza. Consiglio alla Commissione di non limitarsi a parlare della dimensione sociale, ma di fare qualcosa di concreto, per esempio in materia di informazione, consultazione e temi relativi all’ambiente di lavoro.
(Applausi)
István Szent-Iványi (ALDE). – (HU) Le ambizioni in materia di politica estera dell’Unione europea sono imponenti. Purtroppo, però, le somme di denaro disponibili non sono in linea con queste ambizioni e, quel che è peggio, la distribuzione delle scarse risorse non segue né riflette le nostre priorità.
Ci aspettiamo che il bilancio 2008 possa sostenere il processo di allargamento e l’adeguata preparazione dei paesi candidati e potenzialmente candidati in maniera più efficace di quanto non si sia fatto in passato. I negoziati di adesione che sono già stati avviati devono essere portati avanti e condotti sulla base dei meriti di questi paesi. Reputiamo un’evoluzione positiva il fatto che il documento consideri prioritario trovare una soluzione per il Kosovo. E’ venuto il momento di compiere passi decisivi per la creazione di un equilibrio tra la dimensioni orientale e meridionale della nostra politica di vicinato. In quest’ottica, è un segnale positivo che la strategia contenga anche molte nuove iniziative rispetto ai paesi meridionali, orientali e caucasici. Riconosciamo che si tratta di un passo avanti.
E’ auspicabile che la promozione della democrazia e dei diritti umani costituisca il principio guida della politica di sostegno dell’Unione europea, che dovrebbe essere attuata non solo con le parole ma anche sistematicamente nella pratica. Purtroppo ciò non è ancora accaduto.
Nel documento si parla molto dell’importanza della politica energetica, aspetto che sosteniamo senza riserve. Tuttavia, deploriamo che il documento non contenga i requisiti fondamentali e istituzionali della componente di politica estera della politica energetica. Dobbiamo assolutamente dedicare attenzione al problema, perché costituisce una delle principali sfide di questa nuova era. Abbiamo pochi soldi, e quindi dobbiamo usare le risorse di cui disponiamo in modo efficace e visibile, in grado di porre l’accento sulle nostre priorità.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Signor Presidente, la carta è un supporto molto indulgente. Si può facilmente scriverci quello che si preferisce, ma poi tradurre nella pratica quanto è stato scritto può essere molto più difficile. E’ così che descriverei essenzialmente le ultime dichiarazioni della Commissione. Sono dichiarazioni nobili, ma talvolta creano una realtà virtuale.
Per esempio, nell’introduzione stessa al documento sulla strategia politica annuale 2008, si fa menzione dell’iniziativa volta a istituire un Istituto europeo di tecnologia. Tuttavia un paio di pagine più avanti si afferma che il suddetto istituto sarà effettivamente creato, ma non prima del 2009. Mi rendo conto di aver letto attentamente parecchie decine di azioni prioritarie della Commissione per il prossimo anno. Dobbiamo essere ragionevoli. Se tutto diventa una priorità, il termine priorità perde di significato.
Nel settore della politica esterna, si fa riferimento ai progressi compiuti dai Balcani occidentali verso la futura adesione all’Unione. In realtà, l’adesione di quei paesi dei Balcani dipende dalle riforme istituzionali dell’Unione, il che significa che i paesi interessati sono diventati pedine nelle nostre dispute interne all’Unione. E’ l’ennesimo esempio della distanza tra le dichiarazioni e la realtà. Sono d’accordo con l’oratore precedente, il quale ha affermato che il problema dei paesi del Caucaso meridionale e i loro progressi verso una futura adesione all’Unione europea dovrebbero assumere maggiore rilievo in questo documento.
Ingeborg Gräßle (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, nell’Europa a 27 ci sono pochissime organizzazioni politiche che sostengono di lavorare in maniera così trasparente e programmata come l’Unione europea stessa. Tuttavia, se si esaminano questi programmi di lavoro, compreso quello per il 2008, si resta inevitabilmente delusi. Anche per il 2008 ritroviamo il rituale annuncio della migliore regolamentazione, ma la riuscita o meno dei programmi dipende dalla loro attuazione e non dal fatto di essere stati annunciati.
Dal punto di vista del controllo del bilancio, anche il 2008 sarà deludente. Notiamo la mancanza di misure di gestione e di proposte di strategie che consentano di tenere fede alla promessa fatta dal Commissario Kallas nel 2005: ottenere entro il 2009 dalla Corte dei conti europea una dichiarazione di affidabilità senza riserve per il bilancio dell’Unione. Vorrei ricordare all’Aula il tasso di errore del 44 per cento per i Fondi strutturali, nuovamente riscontrato per il bilancio 2005. Dopo tutto, il Presidente della Commissione ha confermato questa promessa: ci saremmo aspettati che la Commissione se ne ricordasse e che adottasse le misure necessarie almeno nel proprio settore di competenza della gestione diretta.
Il 2008 è l’ultimo anno in cui la Commissione potrà cambiare qualcosa. E’ inoltre il primo anno in cui dovranno essere pubblicati i nomi dei beneficiari delle sovvenzioni dell’Unione europea. Ci saremmo aspettati anche una frase su questa pietra miliare della politica di sostegno dell’Unione europea. Oppure il silenzio significa forse che tali nomi non saranno resi noti? Dopo tutto, finora non abbiamo visto alcun documento – nemmeno una riga – che spieghi come l’obbligo di pubblicazione debba essere attuato dagli Stati membri e dai singoli Fondi dell’Unione europea. Inoltre non abbiamo avuto nemmeno alcuna indicazione sul da farsi riguardo a queste informazioni. Noi, o meglio la Commissione, dobbiamo pensare al modo in cui dovranno essere utilizzate tali informazioni e alle conseguenze che avranno per i singoli settori politici.
Tutto sommato, a nostro avviso, il programma di lavoro 2008 è un documento deludente, con il quale la Commissione viene gravemente meno alle promesse fatte.
Catherine Guy-Quint (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare la Commissione per questo documento, che ci viene presentato al momento giusto, all’inizio della nostra procedura di bilancio. E’ coerente con le nostre priorità che sono la strategia di Lisbona, la lotta contro il cambiamento climatico e i suoi effetti, la cooperazione giudiziaria, eccetera, ma dimentica l’importanza della dimensione sociale e della coesione sociale nel futuro dell’Unione.
Le sue priorità sono necessarie per consentire all’Unione di raccogliere le sfide della globalizzazione. Contesto tuttavia il fatto che né le prospettive finanziarie né i programmi, così come codecisi, ci lasciano molto margine di manovra.
E più precisamente, per quanto riguarda la competitività, la crescita e l’occupazione, se il margine rimane invariato – 70 milioni di euro – se vengono annunciate nuove priorità in merito a Frontex ed Eurojust, se si creano tre nuove agenzie per i trasporti, certe politiche rischiano di soffrire: penso al settimo PQRD che potrebbe avere qualche difficoltà a decollare. Penso alla rete transeuropea di trasporti il cui finanziamento è assolutamente cruciale; penso a tutte quelle politiche sociali che non sono ancora abbastanza sviluppate; penso al CIP, che è uno strumento essenziale della strategia di Lisbona.
Non dovremmo ridurre gli impegni di queste politiche di per sé già gestite in modo poco oculato. Qui non è in gioco solo la crescita europea, ma anche i nostri obiettivi in materia di competitività, occupazione e solidarietà.
Per quanto riguarda le politiche di libertà, sicurezza e giustizia, il margine di 32 milioni di euro è molto ridotto. Il potenziamento dei finanziamenti per le politiche che scaturiscono da Frontex ed Eurojust ridurrà necessariamente le risorse stanziate in origine per altri programmi essenziali, come l’integrazione dei cittadini dei paesi terzi e una politica davvero ambiziosa per i rifugiati e la tutela dei diritti fondamentali.
La Commissione europea sottintende che questi programmi non hanno ancora raggiunto la velocità di crociera. Ma perché allora non sono stati attuati più rapidamente?
Per quanto attiene ai problemi agricoli, mi associo ai colleghi della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale nell’esprimere gravi dubbi rispetto alla proposta di una sola OCM che comprenda tutti i settori agricoli. Potrebbe avere come risultato un’insufficiente attenzione alle specificità di certe produzioni agricole.
Poiché la portata dell’esercizio di verifica dello stato di salute non è ancora nota né descritta in misura sufficiente nelle proposte della Commissione, le vorrei chiedere di darci qualche chiarimento in proposito. Le recenti dichiarazioni del Commissario responsabile dell’agricoltura sono in contraddizione rispetto a quello che ha scritto lei.
Per quanto riguarda le azioni dell’Unione, è fondamentale per noi che tutte le priorità formulate siano rispettate. Non possiamo accettare che le nostre priorità in materia di sanità, istruzione e promozione siano trascurate a favore dell’energia.
Infine, mi stupisce la brevità degli accenni all’esercizio di revisione previsto a partire dal 2008, e questo mi dà la possibilità di rivolgermi direttamente alla Commissione per chiedere se la revisione delle prospettive finanziarie è forse un argomento tabù.
Ho già manifestato il mio desiderio di conoscere il costo aggiuntivo stimato dell’iniziativa sulla migliore regolamentazione. Potrebbe fornirci le stime che aspettiamo già da lungo tempo?
Infine, vorrei che quest’anno i riflettori fossero puntati sulla comunicazione. E’ ricordata nel testo, ma le azioni della Commissione in materia dovrebbero essere riorientate. L’Europa democratica va a rilento, i cittadini le voltano le spalle e i nostri testi sono sempre più ambiziosi. Siamo ancora molto lontani dalla realizzazione dai nostri sogni.
PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA Vicepresidente
Andrew Duff (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la Commissione Barroso ha ora raggiunto la velocità di crociera, e questa strategia maggiormente assertiva dovrebbe essere esaminata e discussa nel dettaglio in seno ai parlamenti e ai partiti nazionali. E’ un efficacissimo strumento per orientare e stimolare una discussione nazionale sulla dimensione dell’Unione europea, e i Commissari dovrebbero essere i primi a promuoverne la diffusione e l’accettazione.
La strategia risulta essere alquanto reticente in merito al salvataggio della Costituzione, ma il lavoro che prevede sulla revisione dei meccanismi dell’Unione economica e monetaria e sulla dimensione sociale del mercato unico dovrebbe preparare la Commissione per la Conferenza intergovernativa che attendiamo fiduciosi per la seconda metà del 2007. Si dovrebbe pertanto ricorrere anche alla revisione del sistema finanziario per favorire la ricerca di una soluzione alla crisi costituzionale. Una maggiore disponibilità di risorse finanziarie può aiutare la Conferenza intergovernativa e nessuna riforma sul fronte delle spese può essere ragionevolmente affrontata senza una revisione sistematica delle politiche comuni.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Signor Presidente, prima di tutto mi scuso per non essere arrivato prima. Ho forato e purtroppo a Strasburgo non c’è abbastanza aria compressa perché tutto funzioni senza problemi!
(GA)A Uachtaráin, a Leas-Uachtaráin, ní mór don Choimisiún Eorpach cur chuige straitéiseach a chleachtadh agus é i mbun polasaí polaitiúil a chruthú. Beidh aire ardaithe ar bharr an chláir oibre feasta. Glacann rialtaisí an Aontais Eorpaigh le moltaí an Choimisiúin ar an ábhar seo. Is faoin gCoimisiún é anois, áfach, moltaí reachtúla a chruthú, a chinnfidh go dtiocfaidh laghdú 20% ar sceitheadh C02 faoin mbliain 2020. Táim lánchinnte go dtabharfaidh Parlaimint na hEorpa tacaíocht iomlán don phlean polaitiúil seo.
(EN) Oltre ai temi relativi al cambiamento climatico che ho ora citato, la Commissione deve affrontare altri tre settori chiave nel corso del prossimo anno: la realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona e, in particolare, gli investimenti in ricerca e sviluppo – 3 per cento del PIL – individuando gli ambiti di innovazione e incoraggiando le nuove tecnologie, che diverranno le principali opportunità occupazionali per l’Europa del futuro.
Secondo, c’è il problema di ripristinare un legame con i nostri giovani in Europa. Da troppo tempo parliamo dell’eccezionale ricchezza e risorsa rappresentata dai nostri giovani in Europa. Tuttavia, se escludiamo il programma ERASMUS e un paio di altri programmi educativi di minore entità, sembra che sia stata dimenticata e messa da parte l’idea stessa che era all’origine dei piani d’azione di Gioventù per l’Europa. E, come dicevo, si tratta di un’enorme risorsa, non solo in termini economici, ma anche in termini di sviluppo – che ci può permettere di lasciare un’Europa giusta e bella alle generazioni future.
Terzo, la politica estera e di sicurezza comune è un tema fondamentale rispetto al quale l’Europa deve acquisire visibilità sulla scena mondiale; tuttavia, sembrano esistere ancora difficoltà in merito al bilancio e alla pianificazione delle possibili azioni future.
Signora Commissario, so che attualmente lei è impegnatissima e deve affrontare altre difficoltà a livello interistituzionale, ma, se la nostra azione a nome dei cittadini e la nostra capacità di tenere fede alle promesse fatte non saranno chiaramente visibili, la burocrazia non servirà a nulla.
La mia ultima osservazione è che dovremmo ridurre la burocrazia e facilitare il funzionamento delle imprese. Una regolamentazione migliore e meno corposa potrebbe permettere di realizzare alcuni di questi obiettivi.
Malcolm Harbour (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, signora Commissario, credo di aver partecipato a tutti i recenti dibattiti sulla strategia politica e ho avuto validi motivi per criticarla.
Questa mattina desidero esprimere il mio apprezzamento per averci presentato in via preliminare lo sviluppo della strategia politica. Sono d’accordo con lei nell’affermare che è importante per intensificare il nostro dialogo politico. Credo che lei abbia detto di essere alla ricerca di un dialogo franco e produttivo e, pertanto, spero che accetti in tale spirito le mie osservazioni.
Signora Commissario, una delle principali preoccupazioni che ho rispetto a questo documento, nonché riguardo ai precedenti – e spero che il fatto che se ne discuta ora possa indurla a fare qualcosa in merito – è che vorrei che gli obiettivi e le risorse alla base del suo lavoro fossero orientati anche al consolidamento e all’attuazione della legislazione esistente. La strategia politica non riguarda solo le nuove iniziative. Vorremo che lei avesse anche la maturità di dirci che cosa intende fare per attuare le norme e le regole esistenti. Nell’ambito del settore che mi interessa in modo specifico, il mercato unico, lei giustamente parla dell’importanza di consentire, in particolare ai cittadini e alle PMI, di trarre vantaggio da tale mercato. A mio avviso, l’obiettivo più importante in assoluto al quale possa dedicarsi nel 2008 è fare in modo che la direttiva sul mercato unico per i servizi sia adeguatamente recepita in tutti gli Stati membri. Un’azione di questo tipo sarebbe più importante di qualsiasi altra eventuale iniziativa da lei intrapresa e sarei lieto se, quando sarà presentata la proposta, fosse presente nella sua strategia.
Altre due cose: sono sorpreso nel constatare che, a quanto sembra, non è prevista alcuna iniziativa politica nell’ambito della società della conoscenza e dell’informatica, benché sia in atto un programma di lavoro cospicuo e importante. Quindi forse dovrebbe tenerne conto. Non credo che le iniziative in tale settore si siano esaurite.
Infine, in merito al tema di una migliore regolamentazione sollevato da alcuni colleghi, è assolutamente inutile che la Commissione porti avanti queste iniziative eccellenti, se nessuno le conosce. Perché questo aspetto non figura nel suo elenco di comunicazioni? I nostri cittadini devono infatti sapere che cosa si fa e devono essere coinvolti nel processo, se dobbiamo valutarne l’impatto. La prego pertanto di includere questo aspetto tra le sue priorità in termini di comunicazione.
Margrietus van den Berg (PSE). – (NL) L’onorevole Swoboda, l’onorevole Andersson e l’onorevole Guy-Quint si sono tutti pronunciati a favore di un maggior numero di iniziative nell’ambito dell’Europa sociale perché, a loro parere, le proposte attuali sono carenti da questo punto di vista. Personalmente vorrei spingermi oltre, affermando che l’Europa dovrebbe essere più sociale non solo al suo interno ma anche al suo esterno. Ed è proprio quando l’Europa assume un ruolo di partner mondiale che emerge con chiarezza quanto gli aspetti dello sviluppo e del rapporto con la cooperazione allo sviluppo siano assenti in una serie di temi del programma di lavoro per il 2008.
Vorrei citare, a questo riguardo, l’agricoltura, la revisione della legislazione quadro europea per le società farmaceutiche e la politica marittima. In termini di consenso europeo in materia di sviluppo, quest’anno l’obiettivo generale è ancora una volta quello di ridurre la povertà in Africa e di realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, ma il fatto è che, per quanto riguarda gli Obiettivi di sviluppo del Millennio per l’Africa, le cose non stanno andando nel senso giusto.
Qual è il prossimo passo che la Commissione intende compiere? Nel decimo Fondo europeo di sviluppo, che è attualmente in fase di preparazione e che rappresenta la metà di tutti i fondi per lo sviluppo, solo il 2 per cento è stanziato per l’istruzione e il 2,5 per cento per l’assistenza sanitaria, il che è naturalmente in netto contrasto con gli obiettivi che questo programma di lavoro si è prefissato.
Secondo, oggi, il Commissario Mandelson e altri stanno discutendo di accordi di partenariato economico con i ministri dei paesi in via di sviluppo e i ministri dell’Unione responsabili della cooperazione allo sviluppo, un tema di vastissima portata. In realtà, i nostri omologhi dei paesi in via di sviluppo hanno però l’impressione che a noi stia più a cuore l’apertura dei loro mercati che l’intenzione di mettere il loro sviluppo al centro della nostra politica. Un’altra incoerenza.
Quanto alla politica agricola, vorrei fornirvi un esempio che traggo dal settore della pesca. Per le Seychelles, il pesce, e in particolare il pesce spada, è un prodotto fondamentale per le esportazioni sui nostri mercati. Da parte nostra, però, ricambiamo applicando una barriera commerciale non tariffaria: il requisito che impone livelli di cadmio molto bassi. Ammettiamo livelli di cadmio molto più elevati nei nostri polli e nei nostri suini, ma vietiamo il pesce spada delle Seychelles prescrivendo livelli di cadmio molto bassi. Queste incoerenze, riscontrabili in molte aree politiche, devono essere affrontate nel programma per il 2008.
Sophia in ’t Veld (ALDE). – (EN) Signor Presidente, signora Commissario, il Presidente Barroso parla sempre di un’Europa dei risultati. E’ una frase che mi piace, ma devo concludere purtroppo che, nell’ambito dei diritti fondamentali, la Commissione europea non mantiene le sue promesse.
Le ricordo ancora una volta che, nel 2004, il Presidente Barroso ha ottenuto l’approvazione della sua Commissione solo dopo essersi solennemente impegnato a sostenere i diritti fondamentali. Sfortunatamente, tutto ciò non trova riscontro in questo documento e nemmeno nelle azioni realizzate dalla Commissione negli ultimi due anni e mezzo. In questo settore, la Commissione esita ed è reticente. Dovreste non solo difendere, ma anche promuovere i diritti fondamentali.
In questo documento mi colpiscono due aspetti. Primo, lo squilibrio tra le proposte tese a combattere il terrorismo e le proposte tese a difendere la vita privata e le libertà civili, livello al quale esiste un chiaro squilibrio. E’ urgente inserire la protezione dei dati nel terzo pilastro e auspico che la Commissione dimostri un impegno maggiore in questo senso. Anche se non c’è consenso al Consiglio, la Commissione ha in ogni caso il dovere di dare prova di leadership politica. Non aspettate il Consiglio! Chiedete al Consiglio di spiegare perché non è d’accordo sull’inserimento della protezione dei dati nel terzo pilastro. Dovreste chiarire la vostra posizione.
Questo vale anche per la “direttiva orizzontale” che il Parlamento ha invocato più volte e che dovrebbe vietare la discriminazione in tutti i settori, ovunque e non solo nel luogo di lavoro. Accogliamo pertanto con favore l’iniziativa volta a combattere la discriminazione al di fuori del mercato del lavoro. Tuttavia, credo che in realtà qui si parli solo di una consultazione.
Signor Commissario, dia prova di maggior coraggio! Dia prova di un impegno più sincero e personale rispetto al sostegno alla legislazione antidiscriminazione. Dia prova di maggiore leadership, e non aspetti il Consiglio.
Ho anche una proposta molto pratica, che non deve nemmeno inserire nel suo programma strategico. Nell’ambito del 2007, dichiarato Anno delle pari opportunità, vorrei chiedere al Commissario Barroso di organizzare una sessione di chat personale con i cittadini europei sul tema della discriminazione e dei diritti fondamentali. Chiedo al Commissario di dirci se intende trasmettere questa richiesta, o proposta, al Presidente Barroso e di verificare se è disposto ad accettare, in quanto questo sarebbe prova del suo impegno personale nei confronti dei diritti fondamentali.
Jan Tadeusz Masiel (UEN). – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, grazie di aver presentato la strategia politica annuale 2008.
Per quanto riguarda le priorità citate dal Commissario, desidero rilevare il nostro impegno nei confronti della protezione dell’ambiente, e in particolare nei confronti della lotta contro il cambiamento climatico, la necessità di una politica energetica comune, l’attuazione dell’agenda sociale e il tema dell’allargamento.
Siamo chiamati a fronteggiare diverse sfide. Dobbiamo deciderci ad affrontarle in modo tale per cui sia possibile assicurare maggiore coesione tra gli Stati membri ed accrescere la fiducia dei cittadini nell’Unione. L’anno scorso, nell’ambito delle nostre relazioni con la Russia, l’Unione ha dimostrato di essere in grado di dare prova di solidarietà nei confronti dei propri Stati membri. Occorre favorire questa tendenza politica.
Se promuoviamo standard più elevati in materia di protezione dell’ambiente, ci guadagneremo rispetto e rafforzeremo la nostra posizione sulla scena mondiale.
A seguito degli ultimi allargamenti e del risultato dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi, ci rendiamo conto che dovremmo dedicare più impegno al consolidamento dell’Unione che ad ulteriori allargamenti. L’adesione della Croazia sembra attualmente essere l’unica priorità al riguardo.
Dobbiamo conseguire risultati tangibili per i nostri cittadini, molti dei quali sono ancora disoccupati e non beneficiano delle loro legittime opportunità di sviluppo.
Alexander Radwan (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, si afferma regolarmente – per esempio anche nei suoi interventi – che l’Europa dovrebbe concentrarsi sui punti essenziali e che il nostro obiettivo è quello di avvicinare l’Europa ai suoi cittadini. Alla fine dei conti, l’Europa – e in particolare, naturalmente, la Commissione – è valutata esaminando il grado di corrispondenza tra parole e fatti. Prendiamo l’esempio della riduzione della burocrazia –il vanto della Commissione. Se ripenso alle ultime settimane, vedo che la Commissione ha presentato una nuova strategia per la protezione della salute sul luogo di lavoro per i prossimi cinque anni, che dedica particolare attenzione alle piccole e medie imprese e individua nelle PMI le aziende in cui avviene la maggior parte degli infortuni. Le PMI dovranno senza dubbio fare in conti con l’obbligo di conformità nel prossimo futuro.
Prendiamo la protezione dei consumatori. Disponiamo ora di un Libro verde in materia che introduce le disposizioni necessarie. Reputo positivo che la Commissione rifletta per vedere dove può essere eliminata la burocrazia superflua. Signora Commissario, il modo migliore per ridurre la burocrazia è quello di evitare di crearne di nuova. Negli ultimi anni la Commissione è venuta meno a questo compito, visto che non ha mai smesso di presentare nuove proposte legislative.
D’altra parte – ed è sorprendente osservare con quale ostinazione la Commissione ignori le parole del Parlamento – stiamo prescrivendo tutti i documenti e i registri che dovranno tenere gli intermediari assicurativi in futuro, quando negozieranno i vari prodotti con il consumatore. In merito alla proposta di esaminare il tema dei fondi speculativi (hedge fund), senza chiedere una normativa – i rischi che ciò comporterebbe sono stati regolarmente ricordati qui al Parlamento dal Presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet e dalle banche centrali di tutto il mondo – il piano della Commissione per il 2008 non contiene nulla. Il suo collega, Commissario McCreevy, non sta facendo nulla nei settori che presentano rischi concreti – atteggiamento che denota noncuranza dei doveri. Noi non chiediamo una normativa, ma semplicemente un’analisi della situazione. Di questo il documento strategico non dice nulla, in questo settore non si fa nulla – cosa piuttosto sorprendente. Tutto questo mi riporta prepotentemente alla memoria la politica clientelare a favore di certe regioni del mondo.
Genowefa Grabowska (PSE). – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, mi ha fatto piacere sentire il Commissario esprimere una volontà di cooperazione tra la Commissione europea e il Parlamento europeo. Chiaramente, la strategia e il lavoro della Commissione non possono essere separati dalle esigenze e dalle aspettative dei cittadini dell’Unione europea.
Per questo desidero fare riferimento a una delle priorità della Commissione, sottolineata con enfasi dal Commissario nel suo intervento, ossia la solidarietà. Non voglio parlare della solidarietà economica, ma piuttosto della solidarietà sociale. Accolgo con favore le dichiarazioni della Commissione che prendono in considerazione tale solidarietà e che riguardano per esempio la politica per le pari opportunità, la prevenzione della discriminazione al di fuori del mercato del lavoro e la lotta contro tutte le sue manifestazioni, la conciliazione tra la vita familiare e lavorativa, e inoltre l’eliminazione della disoccupazione giovanile.
Tutto questo è contenuto nel piano per il 2007, che è stato dichiarato Anno europeo delle pari opportunità e ho saputo che queste azioni sono destinate ad essere portate avanti. Sono tuttavia particolarmente interessata alle dichiarazioni e alle azioni della Commissione volte a promuovere e a tutelare i diritti fondamentali e, nello specifico, i diritti dei bambini con l’istituzione di un apposito forum. Mi fa piacere che la Commissione intenda proteggere i bambini che utilizzano Internet e altri nuovi media, ma soprattutto sono lieta che la Commissione voglia combattere la povertà dei bambini.
E’ nostro dovere fare in modo che a tutti i bambini sia garantito un livello di vita dignitoso. A questo proposito, vorrei chiedere al Commissario qual è lo stato di avanzamento degli attuali progetti preparati dalla Commissione. E poi ci sono anche quelli del Parlamento. In particolare, penso al regolamento sull’attuazione delle obbligazioni alimentari, per il quale sono relatrice. L’obiettivo è quello di garantire che gli assegni alimentari possano essere ottenuti rapidamente e direttamente quando i debitori lavorano in altri Stati membri e sono stati inadempienti nei pagamenti, condannando i loro figli a una vita di povertà, in quanto li privano di un adeguato livello di vita.
Per questo chiedo se la Commissione voglia davvero dei progressi per quanto concerne questo problema, perché migliaia di bambini europei chiedono a gran voce questo regolamento. Hanno bisogno del nostro aiuto.
Kyösti Virrankoski (ALDE). – (FI) Signor Presidente, la comunicazione della Commissione sulla strategia politica annuale contiene alcune novità, soprattutto nei settori della politica energetica, dell’immigrazione e della semplificazione dell’amministrazione.
La comunicazione della Commissione è piuttosto incoerente. E’ divisa in quattro parti: prosperità, solidarietà, sicurezza e libertà, e l’Europa come forte soggetto internazionale. Questa struttura è poco adatta alla struttura amministrativa e a prospettive finanziarie pluriennali. L’obiettivo del bilancio e dell’amministrazione basati sulle attività è quello di rendere l’amministrazione trasparente e chiara, un obiettivo che una comunicazione di questo tipo non riesce a promuovere. E’ difficile per il lettore capire quello che la Commissione intende fare nei settori attuali. E’ difficile capire come debbano essere incanalate le risorse umane e finanziarie.
La Commissione sembra avere fiducia nell’amministrazione. Creerà altre due agenzie separate oltre alle precedenti e inoltre anche l’Istituto europeo di tecnologia. A mio avviso, l’introduzione di ulteriore burocrazia dovrebbe essere guardata con circospezione. Non deve essere creato alcun nuovo organismo amministrativo se non assolutamente necessario.
Una sorpresa è costituita dal fatto che la Commissione creerà due nuovi programmi politici nell’ambito della rubrica 4, relativi al cambiamento climatico e all’efficienza energetica. I loro costi per il prossimo anno sarebbero superiori ai 20 milioni di euro. E’ sorprendente che a soli due mesi dall’inizio delle nuove prospettive finanziarie, si propongano nuove spese per tali programmi. In termini di politica di bilancio, è deplorevole che la Commissione intenda trovare il denaro necessario per fare fronte alle nuove spese, posticipando il finanziamento dei programmi esistenti. Il Parlamento dovrebbe condurre un’attenta valutazione di quest’operazione, che potrebbe ridurre l’attenzione verso le sue priorità.
Tenendo conto di tutto questo, attendiamo con interesse proposte legislative e di bilancio concrete da parte della Commissione.
John Bowis (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, l’agenda di Lisbona è sicuramente la via giusta. Lungo quella strada, però, nulla è più importante della salute dei nostri cittadini e della salute del nostro ambiente. Sembra sia questo ora il pensiero predominante.
Per quanto riguarda il cambiamento climatico, è ovvio che, se non rimaniamo al di sotto dell’obiettivo dei due gradi, sappiamo già quale sarà la devastazione che ne deriverà sotto forma di inondazioni, siccità, movimenti della popolazione, eccetera. L’altro giorno ho risalito il Tamigi con l’Agenzia dell’ambiente, ho constatato che è necessaria una nuova diga all’estuario del fiume, ho visto le pianure alluvionali che saranno invase dalle inondazioni, e ho visto i lavori di costruzione che vengono realizzati nelle pianure alluvionali senza tenere minimamente conto del fatto che è necessario fare abitare quella gente più in alto, se vorrà continuare a vivere lì.
Non stiamo ancora progettando nulla. Non stiamo facendo ancora prevenzione, mentre la prevenzione deve essere inserita nella nostra agenda per il 2008 e gli anni successivi. Abbiamo bisogno di una politica della prevenzione. Abbiamo anche bisogno di una politica per la gestione delle minacce esistenti. Abbiamo bisogno di una combinazione di legge e impegno individuale e, di conseguenza, abbiamo bisogno dell’obiettivo di riduzione dei gas ad effetto serra del 20 per cento entro il 2020. Di conseguenza abbiamo bisogno dell’obiettivo del 20 per cento per le energie rinnovabili. Di conseguenza, abbiamo bisogno degli obiettivi dei biocombustibili, in particolare per la seconda generazione. Ma, per tutti questi motivi, abbiamo anche bisogno di una revisione dell’ecoetichettatura per aiutare i consumatori a capire le opzioni di cui dispongono, e occorre un’azione per quanto riguarda le lampadine, gli interruttori stand-by, eccetera. Abbiamo pertanto bisogno di un intervento di attuazione e di sorveglianza efficace da parte della Commissione, in particolare, se mi è concesso dirlo, a livello di commercio di emissioni e piani d’azione nazionali. Chiedo alla Commissione di essere ferma e rigorosa con gli Stati membri a questo proposito.
Non ci sarà una seconda possibilità. Dobbiamo tenere alto il prezzo del carbonio per incoraggiare la ricerca, l’innovazione e la sostituzione.
Inés Ayala Sender (PSE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, la ringrazio molto della sua chiara spiegazione, che mi è sembrata piuttosto breve.
La verità è che il 2008 sarà un anno fondamentale per quanto riguarda il progresso del dibattito sul nuovo bilancio per l’Unione europea, che dovrebbe accompagnare i progressi costituzionali che confidiamo saranno consolidati nel corso di quest’anno.
Abbiamo bisogno di un bilancio europeo proporzionato alle nostre ambizioni e alle esigenze dei cittadini europei in particolare. L’attuale situazione sembra essere chiara e favorevole. L’ECOFIN ha appena dichiarato che la nostra situazione economica è solida, al punto che gli indicatori economici sono chiari e la situazione molto debole della parte del PIL europeo costituita da salari e occupazione è pertanto evidente.
Lo ha affermato Jean-Claude Juncker e tutti i ministri si sono dichiarati d’accordo. E’ venuto quindi il momento di parlare della distribuzione dei frutti di tale crescita. Non è solo una preoccupazione per i governi e le parti sociali, ma è una richiesta dei cittadini europei.
E’ stato affermato a chiare lettere che l’attuale situazione è insostenibile e comporta inoltre gravi rischi di regressione: la povertà che colpisce i giovani, le donne, gli anziani e i bambini, la mancanza di prospettive, che scoraggia la natalità, e il sovraindebitamento, che è fonte di preoccupazione sempre maggiore.
Nel suo programma per il 2008, tuttavia, la Commissione ci propone, come prima misura di solidarietà sociale, la gestione o l’esecuzione del Fondo di solidarietà, che alleggerisce la posizione dei lavoratori che perdono l’impiego a seguito di ristrutturazioni indotte dalla globalizzazione.
Riteniamo che non sia sufficiente, che siano necessarie iniziative per incentivare gli investimenti: investimenti pubblici che attirino gli investimenti privati. Pensando al 2008 e al prossimo ciclo triennale della strategia di Lisbona, vi propongo pertanto di tornare agli investimenti. Investimenti nelle reti di trasporto e nelle reti energetiche, investimenti nel settore ambientale e nella gestione e distribuzione dell’acqua, e nei grandi progetti europei come GALILEO o SESAR.
Diana Wallis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, l’approccio strategico che ci ha presentato questa mattina contiene molti elementi che accogliamo con favore, ma riscontro ancora qualche lacuna in merito alle priorità generali e all’obiettivo strategico di raccogliere e affrontare i temi in modo più coerente e secondo un’impostazione olistica. Intendo fare riferimento a due settori che conosco bene.
Uno riguarda l’estremo nord e lei, signora Vicepresidente, è stata tanto cortese da partecipare con noi a una conferenza che il Parlamento ha organizzato a Bruxelles un paio di settimane fa. In questo modo è possibile conciliare i temi del cambiamento climatico e dell’energia che lei ha citato, ma anche la politica marittima, e le politiche interne ed esterne dell’Unione. In un modo o nell’altro dobbiamo inserire tutti questi temi nello stesso contenitore e dedicare loro attenzione. Tutto questo significa dimensione settentrionale, significa partecipazione al Consiglio artico e significa anche Anno polare internazionale – 2008-2009. L’Unione europea è anche a quel tavolo? Possiamo adottare un approccio più olistico rispetto a queste tematiche?
Il secondo settore sul quale vorrei intervenire è quello della giustizia civile. Se si cerca qui la giustizia civile, si trova una sorta di diritto contrattuale travestito da diritto dei consumatori. Si trovano testamenti e successioni nascosti dietro alla politica giudiziaria e di sicurezza, dove c’è anche qualcosa sul sequestro dei conti bancari. Possiamo per favore prendere il tema della giustizia civile, che è il rovescio della medaglia del mercato interno, e fare in modo che funzioni per le nostre aziende e i nostri cittadini? Possiamo chiamarla per favore giustizia civile e possiamo avere un modello di giustizia civile che assicuri l’accesso alla giustizia, in modo che i nostri cittadini possano capire che cos’è?
Robert Sturdy (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare la signora Vicepresidente della Commissione per la sua partecipazione.
Oggi mi soffermerò in particolare sul commercio mondiale, poiché fa parte del mio mandato. Sarei ovviamente lieto se la Commissione facesse passi avanti in merito al ciclo di Doha per lo sviluppo, e il Commissario Mandelson, competente in materia, sta svolgendo un lavoro eccellente proprio per compiere progressi concreti. Vorrei che gli accordi bilaterali fossero utilizzati per passare ad accordi multilaterali, perché la Commissione deve concentrarsi di più sugli accordi commerciali multilaterali piuttosto che bilaterali, utilizzando invece questi ultimi per passare poi ai multilaterali.
Tuttavia, ed è forse la cosa più importante, vorrei assistere a un dialogo transatlantico. Questo elemento, attualmente assente, riveste enorme importanza per il futuro dell’OMC. Gli Stati Uniti non si sono seduti al tavolo, e dobbiamo cercare di sostenere il Presidente Bush e la procedura di fast-track per portare Susan Schwab, il nuovo negoziatore, al tavolo affinché lei e il Commissario Mandelson possano creare un vero partenariato e discutere del futuro. Sono profondamente convinto che gli Stati Uniti abbiano gravemente fallito nella riforma della legge agricola, mentre noi nell’Unione europea abbiamo riformato e continuiamo a riformare la nostra politica agricola. Si tratta di un aspetto molto importante che spero venga sottolineato dalla Commissione.
Infine, per quanto riguarda il nostro ruolo, signora Vicepresidente della Commissione, non dovremmo dimenticare gli accordi di partenariato economico. Fanno parte di un accordo ACP. Ho redatto la relazione al Parlamento ed è di fondamentale importanza che li concludiamo entro la fine dell’anno, affinché la Commissione possa rispettare il suo programma e l’Africa e i paesi interessati sappiano esattamente che cosa sta accadendo.
Vorrei concludere con un’osservazione personale, signora Commissario, che riguarda un aspetto molto importante per il Regno Unito. Ha appena speso 1,2 milioni di euro per un edificio nel Regno Unito. Sono molto preoccupato, primo, dei costi e, secondo, dello status diplomatico del personale. Non è una missione diplomatica, rappresenta la Commissione, e non ci dovrebbero essere incarichi diplomatici.
Anne E. Jensen (ALDE). – (DA) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei evidenziare tre punti. E’ in particolare l’aspetto del bilancio che mi interessa nella relazione che ha presentato. Il programma per una migliore regolamentazione è sicuramente importante, e non deve essere considerato poco ambizioso, come lo vorrebbe fare apparire qualcuno, anzi! Come alcuni altri oratori, però, ritengo anch’io che la Commissione potrebbe fare di più per spiegare l’impegno messo attualmente in atto per semplificare la legislazione, per valutare gli effetti della nuova legislazione e per coinvolgere maggiormente il pubblico, quando legiferiamo. Molti considerano ancora l’Unione europea come una macchina burocratica sempre più tentacolare. Non è un’immagine corretta ed è importante dirlo. Esprimo queste osservazioni proprio ora, in presenza del Commissario Wallström, perché è naturalmente lei che dovrebbe trasmettere questo messaggio.
La mia seconda osservazione concerne la revisione intermedia del bilancio, che dovrà essere preparata nel 2008. Spero davvero che la Commissione sarà ambiziosa a questo riguardo, perché ci sono in verità valide ragioni per dubitare della volontà del Consiglio di avviare un dibattito aperto sulla modifica delle priorità nei prossimi anni. La revisione a medio termine dell’agricoltura è un punto di partenza importante. Abbiamo bisogno di affrontare un dibattito sul tipo di agricoltura che vogliamo, sull’entità degli aiuti di cui dovrebbe beneficiare e sulla misura in cui è possibile spostare le risorse dalla politica agricola a settori più rivolti al futuro, come per esempio la ricerca e gli investimenti nei trasporti.
La mia ultima osservazione riveste una grande importanza. Ci è stato detto che le nuove priorità politiche esigeranno poco meno di 1 500 funzionari in più nel 2008, dei quali poco meno di 900 saranno nuovi – alcuni di essi assunti a seguito dell’allargamento – mentre il resto deve essere reperito attraverso una riprioritarizzazione. Non so se mi lascio impressionare troppo dal fatto che si possa spostare il 2 per cento del personale. Credo che dovremmo creare nuove linee guida per la politica del personale dell’Unione europea e in particolare della Commissione europea. C’è una capacità di adattamento sufficiente a garantire che le priorità politiche siano rispettate e la politica del personale ci assicura un campo d’azione sufficiente per assumere gli esperti giusti, per esempio nelle agenzie? Ritengo che in qualsiasi revisione intermedia dovremmo tenere conto anche di aspetti come questo.
Georg Jarzembowski (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, vorrei affrontare il tema della politica dei trasporti, che in quest’Aula è il parente povero. Anche se, insieme alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, la commissione per i trasporti e il turismo è la commissione responsabile del maggiore volume di atti legislativi, i trasporti arrivano sempre per ultimi. Ma i trasporti sono importanti. Senza infrastrutture per i trasporti rispondenti alle necessità dei nostri cittadini, non avremo né crescita né occupazione. Su Internet possiamo ordinare qualsiasi cosa, ma poi non possiamo farcela consegnare via Internet. Una rete di infrastrutture per i trasporti che tenga conto delle esigenze delle persone è una conditio sine qua non per la crescita del commercio, in particolare tra i vecchi e nuovi paesi. L’impegno della Commissione esposto nel documento strategico è quindi corretto.
Vorrei precisare che l’essenziale è non demonizzare i trasporti. Recentemente è stato per esempio postulato che nessuno deve più volare. Il Commissario Wallström sa che se vuole spostarsi dal nord al sud della Svezia deve scegliere tra l’ipotesi di viaggiare per ore e ore in treno e il viaggio in aereo. Possiamo tranquillamente continuare a volare, in quanto le emissioni di gas di scarico prodotte dal traffico aereo possono essere considerevolmente ridotte attraverso politiche ragionevoli. Se riuscissimo a fare in modo che gli Stati membri applichino sistemi efficaci per il controllo dello spazio aereo, potremmo diminuire le emissioni di CO2 causate dal traffico aereo dell’8–12 per cento. Gli Stati membri devono fare qualcosa in proposito ed è compito nostro ricordarglielo.
Il Vicepresidente Barrot intende presentare un Libro bianco sui trasporti urbani. Nutro sempre qualche dubbio sul fatto che i trasporti urbani siano un tema di nostra competenza, ma in una cosa il Commissario Wallström ha assolutamente ragione: il trasporto urbano è responsabile di una parte importante dell’inquinamento. Il Parlamento dovrebbe definire d’intesa con gli Stati membri e le regioni orientamenti generali che chiariscano che abbiamo bisogno dei trasporti per la crescita e l’occupazione ma che i trasporti dovrebbero essere organizzati nella misura del possibile in modo efficiente e rispettoso dell’ambiente. Di questo dobbiamo discutere in modo approfondito. Stiamo seguendo la stessa rotta, signora Vicepresidente; senza trasporti, però, nella comunità non ci sarà né crescita né occupazione.
Alexander Stubb (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei iniziare dando il benvenuto al Commissario e congratulandomi con lei per aver scelto Christian Leffler come nuovo capo di gabinetto. E’ un caro e vecchio amico ed è stato mio collega, quando avevo un lavoro vero.
Grazie per il documento politico annuale, signora Commissario. E’ a mio avviso un documento eccellente. Credo che dovremmo avere sostanzialmente quattro priorità. Visto che lei è responsabile della comunicazione, potrei forse dire che ci sono quattro cose che la Commissione dovrebbe comunicare e fare accettare.
La prima riguarda naturalmente il cambiamento climatico e l’energia. L’Unione europea non ha un vero progetto fin dal termine della guerra fredda. Ho l’impressione che stiamo iniziando a individuarne uno e questa Commissione ha svolto un ottimo lavoro al riguardo. Congratulazioni per quello che ha fatto al Consiglio europeo.
La seconda cosa che deve promuovere e fare accettare – e a questo proposito le chiedo di dare prova di maggiore fermezza, riprendendo così quanto già detto dall’onorevole Duff – è la Costituzione. Sia ferma su questo, perché è compito della Commissione difendere i Trattati e difendere gli interessi dell’Unione europea nel suo insieme. Tutti sanno che è nel nostro interesse fare passare la Costituzione in un modo o nell’altro, ma sicuramente non sotto forma di un “minitrattato”.
Terzo, per quanto riguarda l’importanza di difendere e fare accettare il lavoro europeo, oggi si parla molto di protezionismo nell’Unione europea. La Commissione deve fare di più per fare accettare il mercato interno. Tutto il sistema si basa su quattro libertà: libera circolazione di beni, servizi, persone e denaro. Se tutto questo è associato a una solida politica per i consumatori, obiettivo che sta ora perseguendo il Commissario, signora Kuneva, credo che potreste dimostrare che il mercato unico è stato una storia di successo.
Il quarto e ultimo elemento per il quale ritengo che stiate facendo un buon lavoro, ma rispetto al quale gli Stati membri sono ancora un po’ in difetto, è l’allargamento. E’ dopotutto la politica dell’Unione europea che ha avuto più successo in assoluto. So che dobbiamo amministrarla. So che dobbiamo andare un po’ più piano. Ma continuate a portarla avanti e cercate di venderla meglio.
Ecco le mie quattro priorità, che ritrovo anche nel documento: cambiamento climatico, Costituzione, mercato unico e allargamento.
Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ritengo che questo dibattito abbia illustrato in maniera eccellente il ruolo di un Parlamento europeo eletto direttamente. I parlamentari dovrebbero criticare la Commissione, chiedere proposte più dettagliate, indicare quello che manca o chiedere quali sono le sinergie tra le varie proposte politiche. Avete anche colto l’occasione per congratularvi con la Commissione, laddove opportuno, e chiedere l’introduzione di una politica climatica o una politica energetica ambiziose, per esempio. Speriamo che tutto questo possa contribuire a fare sì che noi e le Istituzioni europee collaboriamo in vista della loro attuazione.
Ascoltando il dibattito, mi sembra di capire che alcuni di voi vogliono che la Commissione faccia di più, mentre altri vogliono forse che faccia un po’ meno. La Commissione lavorerà sempre con l’obiettivo di fare meglio – una migliore qualità della legislazione, un migliore coordinamento tra le Istituzioni e una migliore attuazione. Questo deve essere l’obiettivo generale.
Vorrei iniziare esprimendo alcuni commenti sulla procedura e sul dialogo che abbiamo avviato tra il Parlamento e la Commissione sulla strategia politica annuale. Credo che sia molto importante migliorare la qualità di questo dialogo regolare. Credo che ci siamo già resi conto che per migliorarlo, per renderlo più efficace, dobbiamo renderlo più politico. Speriamo che il Parlamento possa pianificare il lavoro in modo da garantire che i gruppi politici siano coinvolti in modo più coerente e continuativo, e magari in una fase più precoce della procedura, perché questo ci consente inoltre di individuare con un certo anticipo alcune delle questioni qui citate, come per esempio gli aspetti che sono completamente assenti dalle nostre proposte oppure i difetti in termini di struttura generale.
Credo che i gruppi politici debbano discutere della strategia politica annuale proprio come fanno le diverse commissioni. Spero che i gruppi sentano lo stesso impegno nei confronti di questo dialogo regolare. I punti di vista espressi nella relazione di sintesi e che saranno sostenuti dalla Conferenza dei Presidenti a settembre devono riflettere la posizione sia delle commissioni sia dei gruppi politici. Credo che tutto questo ci aiuterà molto.
Dobbiamo capire che siamo in una fase iniziale e che, quando arriveremo al programma legislativo e di lavoro, potremo analizzare la situazione in maggiore dettaglio e avremo un quadro più chiaro delle caratteristiche specifiche di ogni singola proposta.
Vorrei anche spendere alcune parole sul tema della migrazione, perché nella Commissione Barroso crediamo fermamente che una migrazione di lavoratori adeguatamente gestita possa dare un contributo molto positivo alle nostre economie e alle nostre società. Per quanto riguarda l’asilo, una tematica sollevata da molti di voi, avanzeremo proposte tese ad avvicinare i criteri sulla base dei quali gli Stati membri possono esaminare le domande d’asilo, ma questo sarà fatto nell’ambito di quanto consentito dall’attuale Trattato e nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.
Nell’ambito dei visti, un altro dei temi citati, avvieremo il sistema di informazione sui visti, in virtù del quale gli Stati membri, pur mantenendo la responsabilità del rilascio dei visti, possono scambiarsi informazioni e dati pertinenti. E’ un passo importante nella giusta direzione e verso il coordinamento tra gli Stati membri delle azioni da svolgere.
Vorrei anche fare qualche commento in materia di semplificazione e migliore regolamentazione. Vorrei innanzi tutto dire che ho spesso sentito criticare la Commissione perché legifera troppo poco o non è sufficientemente ambiziosa nella sua attività legislativa. Abbiamo compilato e verificato tutte le statistiche e, considerando il volume di atti legislativi adottati dalla Commissione, potrete notare che è rimasto straordinariamente stabile. Se consideriamo il numero di, direttive, decisioni, raccomandazioni e regolamenti adottati annualmente nel corso degli ultimi 10 anni, osserviamo che è arrivato un’unica volta a 550 e in una sola occasione è stato inferiore a 430. La media è stata di circa 489 proposte all’anno, e lo scorso anno, con 474, non ci siamo discostati troppo da tale media. Quindi, qualsiasi cosa si dica, questi sono i fatti. Ciononostante, grazie alla consultazione e alle valutazioni di impatto che stiamo ora meticolosamente conducendo su ogni singola proposta inclusa nel programma di lavoro, credo che stiamo dando prova di un impegno particolare per garantire che le nostre proposte siano adeguatamente preparate e siano di elevata qualità. E’ pertanto importante ricordare queste cifre e queste statistiche.
Prendiamo molto sul serio tutta la tematica della semplificazione e, come sapete, abbiamo messo a punto un programma di semplificazione molto ambizioso comprendente 100 proposte, relative a circa 220 strumenti legislativi che devono essere revocati, codificati, rifusi o riveduti nei prossimi tre anni. In media, ci sono state circa 40 o 43 proposte tese a semplificare la legislazione o a individuare atti legislativi ormai superati. Continueremo lungo la stessa via e allo stesso ritmo per consentire una revisione costante della legislazione. In alcuni casi, questo significa che possiamo introdurre nuovi atti legislativi e, allo stesso tempo, abbandonare o eliminare direttive, come abbiamo fatto con REACH, caso in cui le 40 direttive esistenti sono state sostituite da un’unica direttiva.
Dobbiamo anche verificare che la nostra legislazione sia aggiornata e moderna e sia eliminata tutta la legislazione obsoleta. Pertanto, continueremo sulla stessa via e informeremo e coinvolgeremo il Parlamento europeo in modo da poter lavorare di pari passo affinché gli obiettivi politici generali della strategia di Lisbona siano realizzati – le quattro priorità generali che abbiamo stabilito nella nostra strategia politica attuale.
Alcuni deputati hanno sollevato il problema del legame tra il nostro dibattito sulla strategia politica annuale e il processo di bilancio. Ho preso nota del desiderio del Parlamento di rafforzare questo legame, ed è importante che continuiamo il nostro dialogo sulle modalità da seguire per farlo.
Consideriamo complementari il bilancio e la politica e l’obiettivo della strategia politica annuale è proprio quello di definire il quadro politico entro il quale deve essere iscritto il bilancio annuale. Tuttavia, il quadro istituzionale è tale per cui raramente esiste un legame diretto tra le iniziative politiche avviate in un dato anno e la spesa relativa nello stesso anno. Non c’è infatti piena corrispondenza tra questi processi. Come sapete, il bilancio del 2008 finanzierà azioni derivanti da proposte legislative presentate negli anni precedenti.
Sono proposte che i colegislatori hanno approvato nel 2007 o prima. Questo significa che le proposte legislative presentate nel 2008 non avranno quasi alcuna implicazione di bilancio per il 2008, ma per il 2009 al più presto. Inoltre, molte iniziative della Commissione comportano costi limitatissimi o nulli per il bilancio dell’Unione europea. La Commissione è fermamente convinta che il nuovo accordo quadro concluso nel 2005 costituisca davvero una solida base per le nostre relazioni. Ha già migliorato il flusso di informazioni e rafforzato il coordinamento della pianificazione e della programmazione.
Vorrei ora aggiungere alcuni commenti sui temi politici che sono stati sollevati. Alcuni di voi hanno fatto riferimento alla questione dei diritti fondamentali. Mi sorprendono le critiche rivolte alle azioni della Commissione in materia di diritti fondamentali. Non credo che dovremmo dubitare dell’impegno del Presidente Barroso, viste sia la sua storia personale sia le sfide che ha affrontato per affermare i suoi diritti e per realizzare le sue ambizioni. Come sapete, abbiamo appena istituito l’Agenzia europea dei diritti fondamentali e questo è l’Anno europeo delle pari opportunità. Ho già citato le azioni previste per potenziare la protezione dei bambini e per combattere la discriminazione al di fuori del luogo di lavoro.
Potrei fare un elenco molto più lungo delle azioni che stiamo conducendo. Proprio ora, insieme agli Stati membri, stiamo lottando per mantenere la Carta dei diritti fondamentali nel nuovo Trattato. Credo che sia una disposizione assolutamente fondamentale e il nostro impegno per difenderla sarà una parte molto importante del lavoro futuro. Trasmetterò al Presidente Barroso e alla Commissione l’idea di organizzare una sessione di chat sui diritti fondamentali. Sulla base della mia esperienza, vi posso dire che non abbiamo mai timore di affrontare un nuovo dibattito. Credo che se ci potremo impegnare in modi diversi, sicuramente lo faremo.
Mi sarebbe piaciuto che l’onorevole Whittaker fosse rimasto, perché ha effettivamente messo in discussione tutta la tematica del cambiamento climatico. Forse è tornato da dove è venuto, alla prima classe del corso di economia che afferma di aver seguito. Se invece avesse guardato alla realtà, si sarebbe reso conto che siamo già diventati più poveri a causa del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico impone già oggi dei costi alla società e questo è un modo per migliorare la nostra competitività, per mantenere una posizione di leadership, per dire che possiamo dimostrare al resto del mondo come combiniamo il meglio della tecnologia ambientale e il meglio della nostra società della conoscenza in Europa con l’ambizione di poter utilizzare in futuro una fonte energetica sostenibile. Così facendo, possiamo assumere una posizione di guida e costituire un esempio per il resto del mondo. Abbiamo già dimostrato che è possibile ed è la strada che dovremmo seguire anche in futuro.
Desidero ringraziare tutti coloro che hanno dato esempi pratici delle azioni che è necessario attuare, perché, prima ancora di rendercene conto, assisteremo al fenomeno dei rifugiati ambientali, a causa del cambiamento climatico e di questi problemi. Certo, altri paesi hanno già vissuto questa esperienza ma, se non agiremo, anche noi ne saremo colpiti, secondo modalità che attualmente facciamo fatica a immaginare.
Infine, per quanto riguarda la comunicazione, vorrei dire che la Commissione Barroso è la prima che ha iniziato a trasmettere proposte direttamente ai parlamenti nazionali. Inoltre, ora trasmettiamo gli stessi documenti che inviamo al Parlamento europeo e al Consiglio direttamente ai parlamenti nazionali. Il dialogo che abbiamo avviato – che include oltre 350 visite da parte dei Commissari ai parlamenti nazionali, contatti con le varie commissioni, risposte alle domande, ascolto da parte dei parlamenti nazionali – è a mio avviso assolutamente cruciale per far sì che l’agenda europea trovi un suo radicamento anche presso i parlamenti nazionali, nelle tradizioni democratiche di ogni singolo Stato membro.
Dal punto di vista della comunicazione, tutto questo è molto importante e abbiamo anche definito priorità in termini di comunicazione, per esempio il miglioramento della consultazione, dell’ascolto e delle spiegazioni, e la presenza diretta a livello locale negli Stati membri. Senza l’impegno degli Stati membri e dei politici a tutti i livelli, sarà molto difficile, come è già stato segnalato. Abbiamo altresì bisogno che i leader politici in tutti gli Stati membri siano in grado di difendere quello che hanno fatto a livello europeo e di spiegare le ragioni di certe loro decisioni. Dobbiamo impegnarci a tutti i livelli e questa è naturalmente anche l’intenzione della nostra politica in materia di comunicazione.
Vogliamo che l’Unione europea produca risultati concreti e vogliamo risultati che rispondano alle esigenze e alle aspettative dei cittadini di tutta l’Europa. Migliore regolamentazione significa questo. Non più o meno regolamentazione, ma regolamentazione migliore. Significa semplificazione, azioni più mirate; significa una comunicazione più chiara, significa informare i cittadini e ascoltarli con maggiore attenzione; e significa anche rafforzare le Istituzioni dell’Unione europea completando la revisione del Trattato. Abbiamo bisogno di Istituzioni più forti e di un dialogo più diretto per affrontare le sfide e cogliere le opportunità del futuro. Noi svolgeremo sicuramente il nostro ruolo a questo livello, perché sia possibile pervenire a una soluzione istituzionale.
Per rispondere alla domanda sull’affitto dei locali, vorrei dire che stiamo lavorando con il Parlamento per affittare insieme un edificio a Londra. Credo sia proprio così che dovremo lavorare in futuro: in modo parallelo, per proiettare un’immagine unica dell’Unione europea.
Vi ringrazio moltissimo di questo dibattito. Naturalmente sarà mia cura informare tutta la Commissione delle vostre idee e delle vostre posizioni.
(Applausi)
Hannes Swoboda (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei attirare la sua attenzione sul fatto che abbiamo bisogno della proposta legislativa di cui ha parlato molto presto, per concludere il lavoro con il Consiglio prima delle prossime elezioni. E’ davvero urgente ricevere questa proposta, soprattutto per quanto attiene all’energia.
Presidente. – Onorevole Swoboda, grazie di questa osservazione.