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RC-B6-0078/2007

Discussioni :

PV 13/03/2007 - 12
CRE 13/03/2007 - 12

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PV 14/03/2007 - 5.8
CRE 14/03/2007 - 5.8
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Testi approvati :

P6_TA(2007)0072

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 13 marzo 2007 - Strasburgo Edizione GU

12. Disarmo e non proliferazione nucleari (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul disarmo e non proliferazione nucleari.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli parlamentari, la diffusione delle armi di distruzione di massa e dei loro vettori potenzialmente rappresenta forse il rischio maggiore per la sicurezza internazionale. Per tale motivo, nella sua strategia globale di lotta alle armi di distruzione di massa risalente al 2003, l’Unione europea ha sottolineato che in tale ambito la strada migliore per il mantenimento della sicurezza e dell’ordine internazionale è un approccio multilaterale che includa su un piano di parità il disarmo e la non proliferazione. In tal senso il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari rimane la chiave di volta del regime di non proliferazione nucleare a livello mondiale. L’Unione europea appoggia le disposizioni del TNP e difende e sostiene le misure atte a un ulteriore rafforzamento di tali disposizioni.

In vista della prima riunione del comitato preparatorio per la Conferenza sulla revisione del Trattato del 2010, l’Unione europea ha già avviato estesi preparativi interni. Siamo fermamente determinati a svolgere anche nel 2007 un ruolo attivo e costruttivo nelle discussioni che rientrano nel quadro della Conferenza preparatoria. La nostra intenzione come Unione europea è avviare il ciclo di revisione in un clima costruttivo, e pertanto l’Unione europea appoggia con decisione i piani del Presidente designato del primo comitato preparatorio, l’Ambasciatore giapponese Amano.

L’Unione europea ritiene che in questa discussione sulla revisione debbano essere considerati equamente tutti e tre i pilastri del Trattato di non proliferazione: la non proliferazione nucleare, il disarmo e l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Soltanto un simile equilibrio consentirà un decorso favorevole dell’imminente ciclo per la revisione del Trattato di non proliferazione. Da questo, tuttavia, dipendono le decisioni comuni che la Conferenza di revisione sarà chiamata ad approvare per rafforzare il Trattato. La posizione comune dell’Unione europea, adottata in occasione della Conferenza di revisione del 2005, continua a costituire, senza modifica alcuna, il fondamento delle posizioni equilibrate dell’UE.

L’entrata in vigore tempestiva del Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari da sempre sta a cuore dell’Unione europea, e tale linea si è vieppiù rafforzata da quando la Corea del Nord ha effettuato un test nucleare. Già attualmente l’Unione europea contribuisce a puntellare il regime di interdizione degli esperimenti nucleari tramite l’adozione di azioni comuni intese altresì a rafforzare ulteriormente il sistema di verifica del Trattato.

L’Unione europea invoca inoltre il rapido avvio dei negoziati per un trattato sul divieto di produzione di materiali fissili ad uso esplosivo e chiede che tali negoziati si svolgano senza condizioni preliminari. La conclusione di un simile trattato costituirebbe un passo avanti significativo sulla strada verso il controllo degli armamenti nucleari e il disarmo nucleare, apportando un contributo determinante all’attuazione delle posizioni adottate di concerto dalla Comunità nelle Conferenze di revisione del 1995 e 2000.

Il consolidamento e il rafforzamento delle disposizioni del Trattato di non proliferazione dipendono ancora ampiamente dal rispetto convinto e integrale di tutti gli obblighi che ne derivano. In tale contesto particolare considerazione merita la dimensione regionale. Come è noto, l’Unione europea partecipa attivamente agli sforzi volti a risolvere la crisi originata dal programma nucleare iraniano. Siamo convinti che una soluzione possa essere ottenuta soltanto per via diplomatica. L’Unione europea dunque ha svolto un ruolo cruciale nella formulazione dell’offerta assai generosa rivolta all’Iran nel giugno 2006, che – lo sottolineo – è stata condivisa da Stati Uniti, Russia e Cina. L’Unione europea continuerà a impegnarsi per una soluzione pacifica della crisi.

L’Unione europea è consapevole dei rischi di un’ulteriore diffusione della tecnologia di arricchimento e ritrattamento e sostiene pertanto gli sforzi tesi a formulare garanzie multilaterali per le forniture di combustibile nucleare. Le iniziative a tale riguardo possono contribuire a convincere i paesi interessati allo sviluppo dell’energia nucleare che non è necessario mettere a punto un ciclo autonomo del combustibile nucleare, cosicché rinuncino spontaneamente a acquisirne uno.

L’Unione europea intensificherà i suoi sforzi per mantenere e rafforzare ulteriormente le disposizioni del Trattato di non proliferazione per far fronte alle sfide qui illustrate. In ciò rientra altresì la discussione ampiamente avviata dall’Unione europea sul consolidamento delle disposizioni del Trattato quanto alle conseguenze di un ritiro dal medesimo. E’ deplorevole che la Conferenza di revisione del Trattato del 2005 non sia riuscita a concordare un documento conclusivo sostanziale per rispondere alle sfide più urgenti del Trattato. Tale esperienza deve costituire per l’Unione europea un motivo supplementare per concentrare tutte le energie sulla riuscita del processo di revisione del 2010.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli parlamentari, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, e tra queste delle armi nucleari, è potenzialmente la maggiore minaccia alla sicurezza europea. La proliferazione delle armi nucleari è di scottante attualità in particolare in rapporto a Iran e Corea del Nord.

Per ciò che attiene all’Iran, siamo ancora in una fase delicata. Abbiamo preso atto con preoccupazione del recente rapporto di El Baradei da cui risulta che l’Iran non ha ancora sospeso le attività connesse con l’arricchimento e non sembra aver adottato i passi necessari per garantire il rispetto della risoluzione n. 1737 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio “Relazioni esterne” dell’Unione europea ha appena adottato formalmente una posizione comune che invita la comunità internazionale a mostrare la fermezza del caso. Abbiamo intenzioni serie in merito alla politica a doppio binario, che, come il Ministro Gloser ha testé illustrato, è cementata anche dai recenti colloqui “3+3” di Londra. Ciò significa che miriamo a mantenere il dialogo e a rafforzare i nostri contatti con la società civile, e anche a esercitare pressioni. Le discussioni a New York in questo momento si stanno concentrando sul superamento delle sanzioni esistenti per passare a una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza.

In merito alla Corea del Nord, accogliamo favorevolmente i risultati dei colloqui a Sei tenutisi a Pechino il 13 febbraio 2007. L’UE si consulta con i Sei, offrendo i migliori strumenti con i quali possiamo assistere questo processo, pur mantenendo l’impegno ad attuare la risoluzione n. 1718 del Consiglio di sicurezza. Sosteniamo decisamente l’attuale missione di El Baradei in Corea del Nord per il ritorno degli ispettori dell’AIEA come parte dell’accordo, e condivido la sua valutazione che tale processo è cruciale per creare fiducia. Spero che la chiusura dell’impianto di Yongbyon si realizzi entro metà aprile.

Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) del 1970 ha istituito il regime di non proliferazione come lo conosciamo – con il suo fondamentale equilibrio tra disarmo nucleare, non proliferazione e utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Da esso derivano alcuni aspetti di grande rilievo per l’Unione europea, cioè a dire il principio di commercio nucleare regolamentato, il controllo della sicurezza nucleare e l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, che vigila sulla conformità. Rafforzare l’efficacia del TNP renderà il mondo più sicuro. Gli Stati parte dovrebbero essere incoraggiati a lavorare per questo obiettivo in vista dell’imminente Conferenza di revisione.

Seppure i titoli dei giornali si siano concentrati sulle difficoltà del regime, non dovremmo sottovalutarne i successi. Il Sudafrica, l’Argentina, la Corea del Sud e la Libia, ad esempio, hanno deciso di rinunciare ai programmi di armamento nucleare.

La mia recente visita in India mi ha offerto l’opportunità di portare all’attenzione della leadership indiana la nostra speranza che l’India si avvicini molto di più al regime TNP e aderisca al Trattato sull’interdizione degli esperimenti nucleari.

Siamo ansiosi di avviare una cooperazione nucleare civile con l’India, una volta ottemperati i requisiti necessari. Tali sviluppi dovrebbero anche aumentare la disponibilità del Pakistan a cooperare con la comunità internazionale nel contesto della non proliferazione. La non proliferazione nucleare è un ambito nel quale la Commissione apporta un contributo importante. Dal 1957 il Trattato EURATOM attribuisce alla Commissione ampie responsabilità. Le attività della Commissione in materia di controllo di sicurezza sono strettamente coordinate con l’AIEA, liberando risorse che possono essere destinate a regioni del mondo più problematiche. Stiamo altresì svolgendo il nostro ruolo per assicurare che i controlli sulle esportazioni nucleari UE siano il più possibile severi, in sostegno al regolamento n. 1334 del 2000 sul duplice uso. Assistiamo inoltre i paesi terzi nel promuovere i loro controlli sulle esportazioni e combattere il traffico illecito di materiali nucleari e radiologici.

La Commissione è inoltre uno dei principali fornitori di assistenza per le iniziative internazionali in materia di non proliferazione. Un esempio importante è il Partenariato globale G8 contro le armi di distruzione di massa, per il quale è stato impegnato 1 miliardo di euro per l’assistenza all’ex Unione sovietica, di cui sono già stati spesi 400 milioni.

Da oltre 25 anni il Centro comune di ricerca della Commissione lavora gomito a gomito con l’AIEA, mettendo a disposizione il suo sostegno scientifico e tecnologico.

Come dicevo, in futuro faremo di più. A titolo del nuovo Strumento per la stabilità disporremo delle risorse per proseguire e rafforzare il lavoro teso a promuovere la nostra sicurezza contro le minacce della proliferazione nucleare. Concludendo, desidero cogliere l’opportunità per ringraziare ancora una volta il Parlamento per il sostegno che ha dato alla Commissione nel mettere a punto una nuova generazione di programmi di assistenza alla non proliferazione attraverso una serie di progetti pilota.

(Applausi)

 
  
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  Stefano Zappalà, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal 1970, anno della sua entrata in vigore, alla fine della Guerra fredda, il Trattato di non proliferazione nucleare ha contribuito in modo determinate a limitare la diffusione delle armi nucleari nonché alla sua riduzione. Tale trattato riveste storicamente un’importanza fondamentale per la prevenzione della proliferazione e del disarmo nucleare ed è per questo motivo che è stato prorogato a tempo indeterminato e senza condizioni nel 1995.

Come affermava la Presidenza del Consiglio, il trattato di basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. E’ ripartendo da questi tre principi, rimodellati sulla situazione internazionale di oggi, che va dato un nuovo impulso al trattato in oggetto, e ciò nella considerazione che l’equilibrio raggiunto, con l’applicazione da parte di più di 180 nazioni, si trova oggi in pericolo. Oggi la Comunità internazionale si trova davanti a nuove minacce per la propria sicurezza.

Va riaffermato con forza il principio secondo il quale il trattato è lo strumento multilaterale, unico e imprescindibile, per mantenere e rafforzare la pace, la sicurezza e la stabilità internazionale, in quanto stabilisce il quadro giuridico per prevenire una crescente proliferazione delle armi nucleari. La strategia di sicurezza europea e la strategia europea sulle armi di distruzione di massa sottolineano l’importanza della non proliferazione nucleare, del disarmo e del trattato stesso, che tutti gli Stati membri hanno sottoscritto.

Fatto il punto sulla situazione, ritengo fondamentale che il Parlamento europeo abbia idee chiare sulla posizione per il futuro. L’Unione europea deve continuare ad impegnarsi per l’implementazione del trattato, presentandosi unita all’appuntamento di Vienna che preparerà la Conferenza di revisione del 2010. E’ per questo che sarebbe fondamentale un voto unitario da parte del Parlamento europeo, che dia un segnale forte al Consiglio e alla Commissione, in modo che a Vienna essi possano disporre della forza necessaria a svolgere un ruolo attivo nel rafforzare l’attuale regime di non proliferazione.

Per conseguire gli obiettivi fissati nel trattato, l’Unione europea deve contribuire ad una revisione strutturata ed equilibrata del suo funzionamento in sede di Conferenza di revisione. Questo deve comprendere l’attuazione degli impegni sottoscritti dagli Stati e l’individuazione dei settori e dei mezzi attraverso i quali conseguire i progressi futuri, nonché uno sviluppo maggiore del sistema di verifica che garantisca l’impiego, a fini esclusivamente pacifici, dell’energia nucleare da parte degli Stati non dotati di armi e riconosciuti tali.

Va riaffermato il principio secondo il quale è sulla base del trattato che deve essere rafforzata ogni possibile cooperazione in termini di sviluppo dell’energia nucleare per scopi pacifici ed è in questo campo che l’Unione europea può contribuire in maniera determinante in quanto all’avanguardia nella ricerca e nella produzione.

La situazione internazionale ci impone di unire l’impegno per la non proliferazione, per il disarmo e per un uso pacifico dell’energia atomica. Infine, auspico che l’Europa abbia una strategia unitaria anche per la lotta contro le organizzazioni terroristiche che potrebbero accedere a questo tipo di armamenti.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, uno dei trionfi indiscussi dell’Unione europea è il valore aggiunto in termini di sicurezza di cui questo continente gode grazie all’integrazione. L’opera di riconciliazione che ha portato l’Europa nel mondo ne ha anche fatto una regione dove prevale la pace, e l’azione militare tra i paesi partner dell’Unione europea è diventata praticamente impensabile. Questo è il presupposto che deve sottendere la filosofia di una politica di sicurezza dell’Unione europea, e cioè esportare anche nel mondo il concetto di pace che abbiamo realizzato al nostro interno.

Il gruppo socialista al Parlamento europeo fa partire questo ragionamento da un concetto di sicurezza fondata sul dialogo, la diplomazia, il disarmo, la prevenzione e lo sviluppo equo e sostenibile. Questi elementi costituiscono un tutt’uno e sono tenuti insieme dalla soluzione sostenibile dei conflitti, che a sua volta è possibile soltanto nel quadro di una concezione complessiva. L’Unione europea e la NATO hanno certamente un ruolo in questo senso, come pure altri soggetti, quali ad esempio la Russia. Pertanto, quando parliamo di iniziative di disarmo – su questo aspetto tornerò tra breve – dobbiamo chiederci se la Russia è un nostro partner o un nostro avversario. Alla luce di quanto ho appena detto, raccomando nei confronti di quel paese un approccio di partenariato e di dialogo, non di isolamento.

Il disarmo è una questione centrale nella convivenza tra popoli e l’affidabilità delle parti di un Trattato è un elemento decisivo. Se esaminiamo con attenzione il Trattato di non proliferazione nucleare, si impone la constatazione di un bilancio assai vergognoso: dalla firma del Trattato, nel mondo la proliferazione di armi nucleari non è diminuita, anzi è notevolmente aumentata, e tale fenomeno non si può imputare al fatto che i paesi firmatari, o alcuni di essi, abbiano preso sul serio il Trattato. E’ vero semmai il contrario.

Molti paesi che hanno firmato il Trattato in seguito lo hanno prontamente ignorato, anzi, contrariamente agli accordi, hanno esportato nel mondo armi nucleari o la tecnologia necessaria per la loro fabbricazione. A questo riguardo occorre invertire completamente la tendenza. Ai fini di ogni revisione del Trattato è fondamentale porsi come obiettivo la fedeltà al medesimo. Pertanto il rinnovo del Trattato implica come condizione primaria che le parti che lo firmeranno lo rispettino, e gli Stati Uniti non sono gli unici a non averlo fatto.

Un mondo libero dalle armi nucleari, onorevoli colleghi, può sembrare un’utopia perché effettivamente non viviamo in un mondo denuclearizzato, tutt’altro. E’ attualmente in discussione l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare e a tale riguardo non posso che formulare i miei migliori auguri. Abbiamo appena sentito dire da voi quanto sia faticoso impedire che l’uso civile dell’energia nucleare diventi militare, vedi il caso Iran. In tutto il mondo si stanno costruendo nuove centrali nucleari, e poi ci sorprende trovarci di fronte non un solo Iran, ma tanti.

Nella revisione della politica nucleare militare rientra anche un’analisi critica dell’utilizzo civile. La Presidenza tedesca del Consiglio ha l’opportunità di porre tale punto all’ordine del giorno sia del Consiglio sia del G8. Inoltre è opportuno interrogarsi criticamente anche sullo scudo antimissile che dovrebbe essere installato in Repubblica ceca e in Polonia su desiderio del governo americano, seguendo la filosofia del governo Bush, che è difficilmente eguagliabile in termini di incoerenza, la cui fallacia è dimostrabile con molteplici esempi e che dovrebbe costare 58 miliardi di dollari.

Avrei una raccomandazione: prima di lasciarci, di nuovo, dividere come europei – perché se su un tema simile non arriviamo ad accordo a livello di UE, possiamo dire addio alla politica estera e di sicurezza comune – invece di spendere 58 miliardi di dollari per installare sistemi antimissile, è meglio investire questi soldi nello sviluppo sostenibile. Sarebbe un contributo maggiore alla pace rispetto all’installazione di un incerto sistema antimissile.

Signor Presidente, mi permetto di formulare una simile osservazione in relazione al Trattato di non proliferazione e alla sua revisione, perché questi temi sono collegati. Spero che Angela Merkel tenga fede al suo annuncio di iscrivere questo tema all’ordine del giorno del G8 come pure dell’UE.

(Applausi)

 
  
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  Annemie Neyts-Uyttebroeck, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, Ministro Gloser, onorevoli colleghi, la non proliferazione, e soprattutto la non proliferazione nucleare, è la pietra angolare di qualunque politica orientata alla pace.

Dando una scorsa a vecchi documenti sull’argomento mi sono imbattuta nei 13 passi pratici che erano stati concordati durante la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione del 2000, vale a dire meno di sette anni fa. Nel rileggere quei punti neanch’io posso fare a meno di concludere che davvero non abbiamo compiuto alcun progresso e che, semmai, è vero il contrario.

E’ ovvio che i brutali attentati dell’11 settembre 2001, e tutto ciò che ne è seguito, di fatto hanno bloccato la realizzazione di sforzi seri in materia di disarmo in generale e di disarmo nucleare in particolare. Ciò è per me motivo di profondo rammarico. Altrettanto preoccupata sono – e parlo a titolo personale – per il fatto che a tutt’oggi non sia stata formulata una posizione di gruppo sulle iniziative che riguardano gli Stati membri Polonia e Repubblica ceca. Mi chiedo inoltre se ciò non potrebbe essere l’inizio di una nuova corsa agli armamenti, di certo l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

Ho preso atto con compiacimento dell’assicurazione offerta dalla Presidenza in merito al fortissimo impegno che verrà dedicato alla definizione di una posizione comune di tutti gli Stati membri in vista della Conferenza del prossimo aprile. Spero, signor Presidente, che lei – o per meglio dire la Presidenza – riuscirà in tale intento, perché gli scarsi risultati del 2005 sono imputabili alla mancanza di un’autentica unanimità tra gli Stati membri dell’UE. Spero che la storia non si ripeta.

 
  
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  Ģirts Valdis Kristovskis, a nome del gruppo UEN. – (LV) Signor Presidente, Commissario Ferrero-Waldner, signori rappresentanti del Consiglio, signori rappresentanti della Commissione, onorevoli colleghi, penso che tutti concordino che la non proliferazione nucleare e il disarmo sono una componente particolare della politica estera e di sicurezza comune. I colleghi hanno appena espresso in quest’Aula l’opinione che i risultati dell’attuazione di questa politica possono quasi essere considerati come passi indietro. Tuttavia, sulla scorta dell’esame dei documenti del Consiglio e della Commissione, bisogna affermare che essi sono più ottimisti e, dal mio punto di vista, se valutiamo quanto è stato effettivamente ottenuto, non si possono misconoscere i progressi compiuti dall’Unione europea. Le Istituzioni dell’Unione europea collaborano in permanenza per coordinare il proprio lavoro. Naturalmente l’Alto rappresentante della PESC segue attivamente le questioni della non proliferazione nucleare e del disarmo, il Parlamento europeo se ne occupa regolarmente, si tengono discussioni tra le Istituzioni e scambi di informazioni con il Joint Situation Centre dell’Unione europea e il coordinatore per la lotta al terrorismo. Ciò significa che iniziative sono in corso, ma i casi della Corea del Nord e dell’Iran, il fallimento della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del 2005 e le differenze tra Stati Uniti d’America, Cina e Russia dimostrano che rimane ancora molto da fare. Pertanto vorrei esprimere il mio apprezzamento per i preparativi anticipati per la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del 2010, e chiedere al Consiglio di prendere in considerazione il desiderio del Parlamento europeo di svolgere un ruolo attivo in tal senso, come pure l’iniziativa espressa nella risoluzione del Parlamento, e di includere nel prossimo futuro i deputati europei nella Conferenza come membri della delegazione dell’Unione europea.

 
  
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  Angelika Beer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, ringrazio sentitamente il Commissario Ferrero-Waldner e il Ministro Gloser per le loro dichiarazioni. Innanzi tutto vorrei esprimere la mia riconoscenza a tutti i colleghi degli altri gruppi per aver accolto di buon grado l’iniziativa del gruppo Verde/Alleanza libera europea di organizzare questa discussione e soprattutto per aver approvato in questi giorni una proposta di compromesso nella quale tutti si riconoscono. Propria alla luce della situazione attuale lo considero un segnale positivo e importante. La signora Commissario ha già illustrato sinteticamente le diverse problematiche.

Vorrei brevemente rivolgere uno sguardo al passato, a 20 anni fa, l’8 dicembre 1987, quando, prima che fosse passata la minaccia atomica posta dalla guerra fredda, il mondo fu attraversato da una scossa con la firma del Trattato sulle forze nucleari intermedie, una vera e propria convenzione di disarmo nucleare. A che punto siamo oggi? Purtroppo dobbiamo evidenziare alcuni passi indietro, visto che tanto Kofi Annan quanto Henry Kissinger hanno affermato che la lotta alla proliferazione delle armi nucleari e gli sforzi per il disarmo nucleare sono sull’orlo del fallimento definitivo.

Cosa possiamo fare noi europei in questa situazione? Abbiamo abbastanza fiducia per sollevare a livello multilaterale e internazionale temi per i quali possiamo sperare in qualche progresso? Non sarebbe forse tempestivo sfruttare il prossimo incontro del Nuclear Supplies Group del 16-20 aprile a Città del Capo per contrastare l’accordo progettato da India e Stati Uniti? Se non lo faremo, che segnale sarebbe per gli altri paesi? Sarebbe come dire che si possono realizzare programmi nucleari e costruire armi nucleari anche al di fuori del TNP e addirittura ricevere le lodi e il sostegno degli Stati Uniti. Che segnale sarebbe questo per l’Iran?

Lo dico intenzionalmente, in quanto sostengo una posizione decisamente diversa su tali argomenti. Riguardo all’Iran, ci troviamo in una via senza uscita nella quale noi stessi ci siamo cacciati. Tutte le parti in causa devono fare marcia indietro per venirne fuori, altrimenti un intervento militare sarà inevitabile.

Noi vogliamo che il Trattato continui a esistere. Giovedì approveremo una risoluzione per inviare una delegazione a Vienna che segua attivamente questo processo. Spero che lì, insieme, riusciremo a trasmettere un segnale di sopravvivenza per queste importanti disposizioni del TNP.

 
  
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  Tobias Pflüger, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, il Trattato di non proliferazione nucleare è minacciato su più fronti, o per lo meno questo è quanto si direbbe dalle ultime notizie. Sulla Süddeutsche Zeitung del 3 marzo si leggeva che gli Stati Uniti stanno progettando nuove testate nucleari, punto sul quale noi siamo critici. Nel Regno Unito, uno Stato membro dell’Unione europea, il Primo Ministro Blair vuole destinare 30 miliardi di euro alla modernizzazione degli armamenti nucleari delle forze armate britanniche. Domani si terrà la votazione alla Camera dei Comuni. Questo è riarmo atomico e minaccia la non proliferazione nucleare. E’ auspicabile che la Presidenza tedesca rilasci una dichiarazione critica.

Noi appoggiamo le proteste contro il programma nucleare degli Stati Uniti, che progettano un sistema antimissile in Repubblica Ceca, in Polonia e nel Caucaso, e la NATO – secondo la dichiarazione del Segretario generale de Hoop Scheffer resa pubblica ieri con una nota d’agenzia – vorrebbe partecipare con un sistema antimissile proprio. Il ministro della Difesa tedesco Jung vuole che l’intero sistema antimissile sia affidato al controllo della NATO. Il Consiglio e la Commissione dell’UE dovrebbero finalmente esprimere una chiara disapprovazione nei confronti di questi piani. Insieme a due colleghi ho presentato una dichiarazione contro questo scudo antimissile.

Nel frattempo, secondo Wesley Clark, ex Comandante in capo della NATO, si sta preparando una guerra contro l’Iran. E’ipocrita criticare l’Iran se noi stessi possediamo armi nucleari e le stiamo modernizzando. Il Trattato di non proliferazione dispone che tutte le armi nucleari siano smantellate. Ovviamente non esistono armi nucleari buone: è indispensabile un disarmo immediato.

 
  
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  Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, le aspirazioni nucleari di Pyongyang e Teheran costituiscono una minaccia diretta al Trattato di non proliferazione nucleare, il TNP, con i rispettivi paesi vicini nell’Asia nordorientale e in Medio Oriente che forse si sentono obbligati a unirsi alle potenze nucleari.

Inoltre, nel caso di erosione del TNP, è presumibile un effetto negativo, similmente a quanto accaduto per le armi biologiche e chimiche. In breve, l’intera struttura multilaterale di controllo degli armamenti rischia di crollare, uno spettro che minaccia davvero tutto il mondo. Al contempo c’è da chiedersi quale autorità sia rimasta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se i membri delle Nazioni Unite ammassano armi nucleari contro la sua espressa volontà.

Il Consiglio e la Commissione condividono il mio parere secondo cui la crisi del TNP è anche una situazione critica per la massima autorità internazionale? Data questa situazione di estrema gravità, mi aspetto che compiano il massimo sforzo per convincere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a persuadere Pyongyang e Teheran affinché desistano dal loro sinistro corso nucleare, perché il tempo stringe.

 
  
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  Karl von Wogau (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Trattato di non proliferazione era stato una grande conquista, ma osserviamo che la diffusione delle armi nucleari continua. Allo stesso modo dobbiamo constatare che la Conferenza di revisione per il momento è fallita, e proprio per questo motivo la Conferenza preparatoria di Vienna è tanto importante. Inoltre è assolutamente fondamentale che il Parlamento europeo possa dare il suo contributo esprimendo la propria posizione. Tale contributo potrà però essere efficace soltanto se la risoluzione sarà comune, tale che tutti possano identificarvisi. Spero che in sede di votazione sia possibile giungere ad un simile risultato.

Dopo il crollo dell’Unione sovietica tutti abbiamo creduto che l’epoca della deterrenza si fosse ormai chiusa. Oggi, però, esiste il pericolo che ciò sia vero a livello mondiale ma non a livello regionale. Dobbiamo fare, insieme, tutto il possibile per evitare che tale scenario si avveri.

Tra le tante proposte vorrei menzionarne una: il sistema internazionale per l’arricchimento dell’uranio, un aspetto che ha assunto ormai una rilevanza straordinaria. Vorrei citare anche un altro tema che non rientra strettamente in questo dibattito, ma che deve essere discusso pubblicamente: lo scudo antimissile.

In Europa è attualmente in discussione un sistema di difesa antimissile americano e i suoi effetti su di noi, ma ciò che deve interessarci veramente, invece, è la sicurezza dell’Europa. I missili iraniani dai quali gli americani intendono proteggersi sono molto più vicini all’Europa che all’America. Ad esempio, ci risulta che i missili iraniani già oggi potrebbero colpire l’Italia meridionale e la Grecia. Pertanto dobbiamo lanciare un dibattito generale per verificare se un simile sistema sia necessario. Se così fosse, saremmo noi europei ad averne altrettanto bisogno. Questo è un altro tema di cui il Parlamento europeo deve discutere e sul quale deve adottare una decisione.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma (PSE).(NL) Signor Presidente, il Trattato di non proliferazione nucleare rappresenta davvero il pilastro più importante su cui si regge il consenso internazionale in merito alla necessità di fermare la diffusione delle armi nucleari con l’obiettivo ultimo, come ha sottolineato poc’anzi il presidente del mio gruppo, di realizzare il disarmo nucleare generalizzato. Poiché la proliferazione delle armi di distruzione di massa costituisce una minaccia crescente per la pace e la sicurezza internazionale, dobbiamo riesaminare il Trattato, instillarvi nuova linfa vitale e rafforzarlo.

E’ superfluo aggiungere che gli sviluppi in Iran destano in noi seria preoccupazione. Nonostante i ripetuti moniti dalla comunità internazionale, l’Iran prosegue le proprie attività in materia di arricchimento dell’uranio. Al contempo sappiamo che esiste un rischio reale che i gruppi terroristi abbiano accesso agli armamenti nucleari o affini.

Per impedire la diffusione di armi di distruzione di massa è indispensabile una posizione multilaterale efficace, anzi da ciò dipende il destino stesso del Trattato di non proliferazione. Gli interventi indipendenti e unilaterali, invece, sono destinati a far naufragare tutti gli sforzi comuni in questo ambito. Ecco perché le potenze nucleari riconosciute devono realizzare un investimento visibile. Di fatto, la responsabilità per la credibilità del Trattato di non proliferazione nucleare nella sua attuale forma incombe a loro. Proprio in questa luce formuliamo dei dubbi in merito al recente tentativo degli Stati Uniti di ottenere l’accordo della Polonia e della Repubblica ceca per lo stazionamento di uno scudo antimissile sui loro territori. Secondo gli americani, il sistema di difesa missilistico offre protezione contro possibili attacchi dalla Corea del Nord e dall’Iran. Ciò, di fatto, contrasta con l’intenzione di prevenire lo sviluppo di un arsenale nucleare da parte di quei paesi.

Con tale proposta gli americani ignorano anche le preoccupazioni della Russia, che, a torto o a ragione, considera lo scudo missilistico una provocazione o addirittura una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Uno scudo protettivo che poi alimenta la sfiducia tra i tre partner principali – Stati Uniti, Russia e Unione europea – che desiderano porre fine alla proliferazione, non è esattamente l’azione multilaterale che noi avevamo in mente.

Inoltre, ci chiediamo come tale cooperazione bilaterale si coniughi con la strategia europea di sicurezza e con il partenariato NATO. Per questo motivo nutriamo serie obiezioni riguardo a tale evoluzione e invitiamo gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’UE interessati a riconsiderare i loro progetti e a cercare alternative multilaterali compatibili con gli accordi di sicurezza reciprocamente concordati nell’Unione europea.

 
  
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  István Szent-Iványi (ALDE).(HU) Sfiorettature a parte, la Conferenza di revisione del TNP del 2005 è stata un fallimento. Purtroppo l’intera storia del TNP, stranamente, non ha inanellato successi: la Corea del Nord si è ritirata dal sistema e ha lanciato il proprio programma nucleare militare. Anche l’Iran ha voltato le spalle al sistema e non sappiamo a che punto stiano le cose, ma le sue intenzioni comunque non sono favorevoli. L’India, il Pakistan e Israele non danno segni di voler aderire.

Ciononostante, vi sono anche sviluppi positivi: il 16 febbraio i colloqui a Sei a Pechino hanno partorito un accordo di cui molto presto scopriremo l’importanza. El Baradei si recherà domani in visita in Corea del Nord e tale visita, senza dubbio, appurerà se le intenzioni della Corea del Nord sono sincere. La situazione attuale è assai indicativa. E’ in pericolo il rispetto dell’intero Trattato. Dobbiamo combinare flessibilità e coerenza: dobbiamo essere flessibili nei metodi e nei tempi, ma non possiamo essere flessibili in merito agli obiettivi, che devono essere chiari e scevri da ambiguità. La Corea del Nord deve rientrare nel sistema TNP e interrompere immediatamente il programma nucleare militare. Il modo in cui gestiremo i problemi della Corea del Nord influenzerà direttamente l’Iran. Se avremo successo in Corea del Nord, altrettanto riusciremo a fare con l’Iran. Se dovessimo fallire nel primo caso, si può temere che non riusciremo a tenere in riga nemmeno l’Iran.

I preparativi per la Conferenza di revisione saranno reali e proficui se riusciremo, per questo tramite, a far fronte alle due grandi minacce poste da Corea del Nord e Iran e se riusciremo a risolvere questi due problemi. Attualmente vi è qualche flebile opportunità, ma soltanto se saremo coerenti e difenderemo con coerenza i nostri principi.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).(EN) Signora Commissario, lei ha detto che la proliferazione è potenzialmente la maggiore minaccia alla nostra sicurezza e ne convengo. Non è il colmo dell’ironia, allora, che domani il governo britannico probabilmente deciderà di sostituire il sistema Trident di sottomarini nucleari, accelerando così la proliferazione e minacciando la nostra sicurezza collettiva? Se deciderà in questo senso il governo darà la più incredibile dimostrazione di ipocrisia: mantenere e sviluppare ulteriormente gli armamenti nucleari britannici mentre dichiara guerre illegali per cercare di impedire ad altri di ottenerle. Con quale autorità morale il governo britannico può pensare di dare lezioni a paesi come l’Iran sul divieto di sviluppare armi nucleari, se noi stessi continuiamo a fare proprio questo?

Il TNP contiene due impegni: i paesi non nuclearizzati accettano di non acquisire armi nucleari, a patto che i paesi nuclearizzati avvino un serio processo di smantellamento. Se noi non manteniamo la nostra parte di promessa, se non rispettiamo il diritto internazionale, non possiamo stupirci se gli altri non onorano il proprio impegno.

Il programma di ammodernamento del Trident da parte del governo britannico mina in modo sostanziale la posizione collettiva dell’UE in materia di non proliferazione, e quindi il Consiglio e la Commissione dovrebbero esprimere una ferma condanna nei confronti sia del Regno Unito sia della stessa Francia.

 
  
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  Vittorio Agnoletto (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, le crisi nucleari nordcoreane e iraniane hanno gettato ancora una volta il mondo nella paura e nel sospetto tra le nazioni e i popoli. Il dibattito internazionale sul riarmo nucleare è tornato a mettere in discussione il futuro dell’umanità. E’ necessario riavviare i negoziati con l’Iran, rifuggendo da qualsiasi iniziativa militare, che non avrebbe altro effetto se non quello di aggravare la crisi in atto. Per questo diventa essenziale il rilancio delle discussioni attorno al rinnovo del trattato di non proliferazione nucleare nel 2010.

L’Unione europea deve esercitare le opportune pressioni politiche, economiche e commerciali su paesi come India, Pakistan, Iran, Corea e altri paesi come Cina e Stati Uniti. In più, l’Unione europea ha un’urgenza massima nel promuovere un Mediterraneo libero da armi nucleari, che dobbiamo trasformare con adeguate politiche economiche e sociali in un mare di pace, in una zona totalmente denuclearizzata. Ecco perché dobbiamo esercitare le pressioni di cui si parlava anche su Israele, che certamente ha il diritto di promuovere la sua sicurezza ma che non può fondarsi sulla paura nucleare e l’annientamento di altri popoli.

In più, l’ultima decisione del Presidente Bush di installare lanciamissili nella Repubblica ceca o nuove installazioni militari di monitoraggio nucleare in Polonia non fa che peggiorare le relazioni militari con la Russia. Una decisione, quella del Presidente Bush, che condanno senza indugi.

 
  
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  Achille Occhetto (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti d’accordo che è necessario un rinnovato impegno contro la proliferazione delle armi termonucleari, come ha detto il collega Schulz nel suo intervento, ma nello stesso tempo occorre incominciare a dire con più chiarezza che non basta impedire la proliferazione, occorre bensì riprendere la battaglia per il disarmo generale. Infatti, non ci sarà mai una vera democrazia planetaria se alcuni paesi possono dominare il mondo, perché hanno il potere di distruggerlo più volte.

Infatti, i paesi del club atomico, e in particolare oggi l’Inghilterra e la Francia, avranno la forza e il diritto morale di impedire la proliferazione degli altri, se incominceranno essi stessi a disarmare e se metteranno all’ordine del giorno la messa al bando di tutte le armi di distruzione di massa.

Purtroppo non è questa la strada che si sta percorrendo, se si tiene conto della politica unilaterale, e anche contraria alla NATO, degli Stati Uniti d’America che hanno trattato nascostamente con alcuni paesi europei per inserire il loro programma antimissilistico, contro il quale noi presentiamo un preciso emendamento. Occorre quindi bloccare questi piani, dicendo “No” alla proliferazione, ma “Sì” ad un’iniziativa europea che si muova nella direzione del disarmo generale.

 
  
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  Jill Evans (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, in vista della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione del 2010 è indubbio che esso sia già sotto notevole pressione, particolarmente per le discussioni sull’Iran e la Corea del Nord. Quindi non potrebbe esserci momento meno appropriato per un paese per lanciare il messaggio che le armi nucleari sono fondamentali per la sicurezza di qualunque paese, per quanto siano inutili di fronte alle reali minacce con cui siamo confrontati, quali il cambiamento climatico e il terrorismo. Ebbene, questo è proprio quanto il governo britannico sta proponendo e, come abbiamo già sentito, domani a Westminster i deputati britannici voteranno se modernizzare il sistema di armamento nucleare Trident e se far entrare il Regno Unito e il resto del mondo in una nuova era nucleare e in una nuova corsa al riarmo nucleare.

Ai sensi del TNP bisognerebbe discutere di un calendario per lo smantellamento di queste armi immorali e illegali, e non per il loro ammodernamento. Invito tutti i gruppi in questo Parlamento a sostenere la risoluzione e gli emendamenti per incoraggiare i deputati britannici a votare domani contro la sostituzione del Trident e per onorare l’impegno assunto oltre 35 anni fa quando fu firmato il TNP.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, la minaccia nucleare è una realtà che purtroppo non scompare, anzi si sta acutizzando, come lei stesso ha confermato, signor Presidente in carica, menzionando i due punti caldi, l’Iran e la Corea del Nord.

Certamente è necessario iniziare fin d’ora a preparare per tempo la Conferenza di revisione, per fissare le nostre priorità come è debito, ma è addirittura più importante cercare di adottare, nell’immediato, misure che cementino la credibilità della comunità internazionale e dell’Unione europea in materia di applicazione e rispetto del Trattato di non proliferazione. La qualità di tale Trattato si misurerà con i successi che esso effettivamente otterrà. In questa fase, nel mio ruolo di presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la penisola coreana, vedo molto positivamente le opportunità di realizzazione di una simile strategia, proprio considerando la situazione in Corea del Nord e i contatti che abbiamo con la Corea del Sud e del Nord.

La nostra Unione europea, e in particolare il Parlamento, hanno contribuito alla ripresa dei colloqui a Sei, nel contesto dei quali siamo un partner gradito, non in quanto partecipanti ai colloqui a Sei ma in qualità di mediatori, di sostenitori esterni, e abbiamo fatto la nostra parte per ottenere la ripresa dei colloqui del 13 febbraio.

Sono cautamente ottimista. E’ in gioco la realizzazione del disarmo: abbiamo ricevuto un’assicurazione in tal senso ed è giunto il momento che la Corea del Nord passi ai fatti. Viceversa è altrettanto necessario che l’Unione si attivi per adottare misure che contribuiscano a favorire mutamenti politici in Corea del Nord, sostenendo, ad esempio, il programma per la sicurezza alimentare, regionale e delle persone, per arrivare a una penisola coreana denuclearizzata e dunque per eliminare la minaccia attuale anche nei confronti dell’Europa.

 
  
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  Ana Maria Gomes (PSE).(PT) La futura Conferenza di Vienna è un’occasione per l’Unione europea di assumere la guida. La posizione europea dovrebbe basarsi su due idee essenziali: rafforzare l’Agenzia internazionale per l’energia atomica e fare pressioni perché sia rispettato l’articolo 6 del Trattato di non proliferazione nucleare. A tale riguardo, concordo che l’ammodernamento del Trident sia incompatibile con l’articolo 6 del TNP, e poiché riguarda il Regno Unito, riguarda anche l’Unione europea.

L’Unione europea deve sostenere l’approccio multilaterale in materia di arricchimento dell’uranio e deve garantire che tutti i paesi firmino il protocollo aggiuntivo all’accordo sul controllo di sicurezza. Ciò potrebbe prevenire ulteriori sfide come quelle poste dall’Iran.

Inoltre, l’UE deve fare tutto il possibile per garantire che i 13 passi per il disarmo definiti dal Comitato preparatorio (PrepCom) del 2000 siano realizzati quanto prima. Se l’Europa non si assumerà l’onere di mantenere l’equilibrio fondamentale su cui si basa il TNP, il PrepCom 2007 potrebbe segnare l’inizio della fine del Trattato.

Signor Presidente, in questo senso, il fatto che la Polonia, la Repubblica ceca e il Regno Unito stiano considerando unilateralmente di prendere parte al sistema di difesa missilistico degli Stati Uniti costituisce una minaccia scandalosa agli impegni europei.

Che senso ha avere l’Unione europea o addirittura la NATO, se non quello di discutere il futuro strategico dell’Europa?

 
  
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  Jana Hybášková (PPE-DE).(CS) Signora Commissario, signor Presidente, alla fine del XX secolo si opponevano due scuole di pensiero in materia di sicurezza. La prima considerava che la minaccia principale per il mondo fossero gli effetti deleteri dell’elevata estrazione di petrolio sulla stabilità del Medio Oriente, la seconda i fattori ambientali e il cambiamento climatico. L’11 settembre e l’uragano Katrina hanno dimostrato che le fonti di pericolo coincidono: l’avidità energetica e il consumo smodato di energia. Garantire che il 20 per cento dell’energia che utilizziamo provenga da fonti rinnovabili non rappresenta la soluzione globale. L’unica soluzione per riuscire a fronteggiare entrambe le minacce, cioè ridurre le emissioni e la dipendenza dal Medio Oriente instabile, è l’energia nucleare. Prendiamo l’argomentazione dei Verdi, ormai datata, sulla pericolosità dell’energia nucleare. Non possiamo consentire loro di strumentalizzare la situazione in Iran e altrove per ricattarci con la scusa del possibile abuso dell’energia nucleare. Disponiamo soltanto di uno strumento di contrasto: il Trattato di non proliferazione nucleare.

Una conclusione positiva della Conferenza del 2010 sarà la definizione di misure chiave in materia di sicurezza. Dal nostro punto di vista le questioni centrali sono le seguenti: l’arricchimento e il ritrattamento dell’uranio ai sensi dell’articolo 4, incluse le discussioni sui centri di distribuzione regionali di combustibile nucleare; secondo, la necessità di trovare una soluzione al ritiro non autorizzato a norma dell’articolo 10 del Trattato. Pertanto chiediamo al Consiglio e alla Commissione di porsi alla guida dei negoziati nella riunione preparatoria di Vienna e di contribuire significativamente all’esito positivo della Conferenza nel 2010. Al contempo vi esortiamo a riferire in merito all’attuazione dei 43 punti derivanti dalla posizione comune del Consiglio, già legata all’insuccesso del negoziato sul Trattato nel 2005. Altrettanto chiaramente invitiamo gli Stati membri a rispettare alla lettera le risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in relazione al TNP, incluse quelle riguardanti le operazioni bancarie e le imprese in alcuni paesi dell’Europa meridionale. Signora Commissario, mi consenta un’ultima considerazione. E’ necessario iniziare a cercare il modo di invitare Israele al negoziato sulla revisione del TNP. La invito a consultarci e a collaborare con noi.

 
  
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  Bogdan Klich (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, sono anni ormai che conviviamo con la minaccia della proliferazione delle armi di distruzione di massa. Negli ultimi tempi ne siamo divenuti ancora più consapevoli a causa del pericolo che il materiale fissile e le armi chimiche o biologiche possano cadere nelle mani dei terroristi.

Tale timore si è tradotto nei documenti strategici elaborati dall’Unione europea come pure dalle altre organizzazioni internazionali. In particolare, desidero attirare l’attenzione sull’orientamento adottato dalla NATO alla fine dell’anno scorso, il documento Comprehensive Political Guidance. Le aspirazioni nucleari di alcuni paesi, segnatamente la Corea del Nord e l’Iran, hanno altresì suscitato la nostra preoccupazione, come precedentemente indicato. Siamo lieti di prendere atto che alcuni progressi sono stati compiuti nei negoziati multilaterali con la Corea del Nord e ci rammarichiamo dello stallo nei negoziati con l’Iran.

Apparentemente sono quattro le condizioni che devono essere rispettate per superare la gravissima minaccia posta dalla proliferazione. Primo, l’attuale regime di non proliferazione nel quadro del Trattato di non proliferazione deve essere mantenuto, se non addirittura esteso nel 2010 in occasione della Conferenza di revisione. Appoggio l’invito agli Stati membri dell’Unione europea a parlare con una sola voce alla Conferenza. Sono necessari determinazione e coesione di approccio da parte loro.

Secondo, è importante che l’alleanza tra Europa e Stati Uniti continui a combattere il terrorismo in modo coerente.

Terzo, è importante che i negoziati con la Corea del Nord si rivelino efficaci e mantenere l’approccio diplomatico nei confronti dell’Iran.

Quarto, contrariamente alle opinioni di alcuni deputati della sinistra, è importante creare uno scudo antimissile che difenda non soltanto gli Stati Uniti ma anche i loro alleati dagli attacchi missilistici strategici. E’ importante che tale scudo disponga di un sistema interoperativo di protezione contro i missili a breve e media gittata e che il sistema sia comune.

Pertanto il progetto TBMD della NATO, che deve essere completato entro il 2010, è di importanza cruciale.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. PAN MAREK SIWIEC
Vicepresidente

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, Commissario Ferrero-Waldner, onorevoli parlamentari, desidero esprimervi la mia grande gratitudine per il vostro sostegno, che dimostra il nostro sostanziale accordo su tanti punti. Partendo dalla situazione attuale, dobbiamo accingerci con maggiore energia a definire, in questa fase preparatoria, una posizione comune sui punti riguardo ai quali nel 2005 abbiamo registrato una battuta d’arresto. Vorrei esplicitare una convinzione: non vi è dubbio che il Trattato di non proliferazione nucleare sia sotto pressione da più parti; tuttavia – se siamo seri nei nostri proponimenti e abbiamo concordato sulla posizione comune del 2005 – esso costituisce la base sulla quale possiamo e dobbiamo fondarci nella Conferenza preparatoria attuale.

Desidero porre espressamente in rilievo un’osservazione formulata da molti di voi, anche dall’onorevole Schulz, e cioè quanto sia importante dare risalto l’approccio multilaterale. In effetti, sappiamo per esperienza che l’unilateralismo non aiuta a progredire, che ci vuole un approccio multilaterale. Quanto più lo chiediamo, tanto più è necessario, anche all’interno dell’Unione europea, sostenere una posizione comune per progredire sulla questione.

Proprio in relazione all’Iran, la strada indicata dall’Unione europea è quella corretta, sia politicamente sia diplomaticamente, e l’offerta che il Consiglio ha confermato ancora una volta qualche settimana fa è quella giusta, anche se alcuni stanno dando segni di impazienza, come se ci fossero tante alternative. Abbiamo le due cose: una risoluzione sulla sicurezza corredata dalle sanzioni del caso, ma allo stesso tempo la porta per i negoziati con l’Iran è rimasta ancora aperta.

Sottolineo nuovamente quanto ho riferito all’inizio sulla non proliferazione e il disarmo. Questo tema deve rimanere all’ordine del giorno, nell’interesse dell’utilizzo pacifico dell’energia nucleare, anche se possono in parte variare i pareri in merito a come minimizzare i rischi.

E’ importante ottenere sostegno dal Parlamento europeo per le discussioni certamente non facili che ci attendono. In ordine allo scambio di informazioni e alla cooperazione tra Consiglio e Parlamento, a nome della Presidenza posso formulare l’offerta di riferire, in primo luogo, alla commissione competente dopo la prima riunione della Conferenza preparatoria e, in secondo luogo, di presentare una relazione sui progressi in merito ai 43 punti contenuti nella precedente risoluzione, quali sono stati realizzati e quali no.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, è stata una discussione molto utile in una situazione difficile. Ci riserviamo di studiare con molta attenzione le vostre raccomandazioni, perché la Conferenza preparatoria di Vienna ci offre un’importante occasione di preparare meglio la Conferenza del 2010 e quindi, si spera, di compensare la Conferenza molto difficoltosa del 2005.

Siamo consapevoli che la serietà e la gravità della situazione in materia di non proliferazione vanno ben oltre quanto è comunemente noto ai nostri cittadini. Dai recenti sondaggi di Eurobarometro emerge che i cittadini auspicano un’azione positiva. Concordo con gli onorevoli Zappalà e Neyts-Uyttebroeck quando sostengono che l’accordo sull’importanza del legame tra armi di distruzione di massa, proliferazione e terrorismo è necessario. Occorre sottolinearlo nella strategia europea per la sicurezza, come, di fatto, avviene, ma ora dobbiamo attuarla nel modo corretto.

Sono altresì convinta che gli sforzi del Parlamento europeo per promuovere la coerenza e un’azione comune maggiore siano assolutamente cruciali. Tutti hanno detto che anche parlare con una sola voce è decisivo. Pertanto la Commissione ha bisogno del vostro prezioso sostegno per massimizzare l’impatto in relazione all’obiettivo comune. Certamente contribuiremo al lavoro che sarà svolto a Vienna perché ciò consoliderà la nostra credibilità, come molti hanno sostenuto.

Desidero inoltre ringraziare l’onorevole Pirker e la delegazione del Parlamento, in particolare in relazione alla Corea del Nord. Sono d’accordo che la Corea del Nord sia importante non soltanto per se stessa ma anche come possibile finestra di opportunità per il progresso altrove. Tuttavia, siamo determinati a non cedere fintanto che sarà possibile.

Sulle prime pagine vediamo che le questioni relative alla non proliferazione sono riferite prevalentemente a singoli paesi. Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista, come ha affermato l’onorevole Schulz, l’importanza del problema del sistema internazionale nel suo insieme rispetto all’approccio multilaterale e all’efficacia.

I quattro principi più importanti che dovremmo cercare di promuovere nuovamente alla Conferenza preparatoria e poi alla Conferenza di revisione sono i seguenti. Primo, la questione dei paesi non parte del Trattato. Credo che siano tre i paesi che fino ad oggi si sono rifiutati di aderire al Trattato: cerchiamo di farli entrare. Secondo, in merito ai recessi del gennaio 2003, la Repubblica democratica popolare di Corea, il primo Stato a farlo, aveva annunciato l’intenzione di ritirarsi dal TNP. Alcuni Stati ritengono che la Repubblica democratica popolare di Corea sia ancora legalmente vincolata al Trattato e non abbia seguito le procedure legali corrette per il ritiro. Cerchiamo di affrontare la questione dei paesi non ottemperanti. Alcuni paesi che hanno aderito al NNWS (Non Nuclear Weapon State), tuttavia, hanno cercato di acquisire armi nucleari in passato e tale problema va affrontato.

Infine, la questione della buona fede. E’ stato ampiamente ribadito che la gran parte dei paesi dotati di armi nucleari non hanno fatto abbastanza per progredire verso l’obiettivo del disarmo nucleare – articolo 6. Credo che questa dovrebbe essere l’ossatura della nostra argomentazione alle conferenze di revisione quinquennali. Ci rendiamo altresì conto che è necessaria un’ampia base di consenso, e tutti i grandi paesi, come la Russia e la Cina, dovrebbero essere inclusi in tale dialogo.

 
  
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  Presidente. – Comunico d’aver ricevuto 6 proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2 del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 12.30.

Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Glyn Ford (PSE).(EN) Credo che questa discussione sia importante. La proliferazione di armi nucleari rende il mondo meno sicuro, non più sicuro. Che si tratti di Israele, dell’India, del Pakistan o della Corea del Nord, dovremmo fare pressioni su questi paesi perché aderiscano al Trattato di non proliferazione. Tuttavia, dovremmo ricordare che i negoziati TNP non riguardano soltanto la sospensione della diffusione di armi nucleari, bensì anche la riduzione e l’eliminazione delle capacità da parte delle potenze nucleari del mondo. Il primo aspetto riceve maggiore attenzione rispetto al secondo.

L’emendamento socialista che condanna lo scudo antimissile americano è più che mai appropriato. Come abbiamo visto nell’Asia nordorientale con lo spiegamento da parte giapponese della difesa missilistica di teatro e della difesa ad alta quota di teatro, questi sistemi abilitano tecnologie offensive per la dottrina della deterrenza preventiva dell’amministrazione Bush. Con il posizionamento di tali sistemi di armamento, gli Stati Uniti potranno lanciare un attacco a paesi con poche testate nucleari e difendersi da eventuali missili orfani andati persi nell’attacco iniziale.

Voterò a favore anche dell’emendamento n. 1 dei Verdi. Non sono favorevole all’abolizione unilaterale della flotta Trident britannica, ma non sono assolutamente convinto che sia necessario ammodernarla in questa fase.

 
  

(1)Cfr. Processo verbale.

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