Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0012/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.
Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Laima Liucija Andrikienė (H-0174/07):
Oggetto: Completamento del processo di ratifica della Costituzione UE
Una delle priorità della Presidenza tedesca dell’UE è quella di portare avanti il processo di ratifica della Costituzione europea.
Può far sapere il Consiglio se la Presidenza tedesca dispone già di una road map per l’ulteriore sviluppo del processo costituzionale in vista dell’adozione di una Costituzione entro le prossime elezioni europee del 2009?
Quali passi concreti intende compiere la Presidenza tedesca al fine di conseguire l’obiettivo di ratificare la Costituzione nei tempi stabiliti?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, a seguito del mandato conferitole dal Consiglio durante la riunione del giugno 2006, la Presidenza tedesca presenterà una relazione entro la prima metà del 2007. Il Consiglio europeo ha chiesto che la relazione comprenda una valutazione dello stato del dibattito sul Trattato costituzionale e metta in rilievo i possibili sviluppi futuri.
Attualmente, in vista della relazione, la Presidenza, tra le altre cose, sta conducendo una serie di consultazioni con rappresentati di tutti gli Stati membri, e, nel corso delle prossime settimane, stabilirà contatti a vari livelli. Considerato il carattere continuativo dei suoi impegni, la Presidenza al momento non è in grado di indicare con precisione quale sarà il contenuto della relazione e non intende anticiparla.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Ringrazio il Presidente in carica del Consiglio per la sua risposta, che non trovo tuttavia soddisfacente, dal momento che si tratta di una delle priorità della Germania. Ho sollevato questioni ben precise e continuo a chiedere che il Presidente in carica del Consiglio illustri il documento da preparare oggi (quantomeno i suoi elementi essenziali, maggiormente importanti).
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Andrikienė, posso risponderle unicamente facendo riferimento alla procedura. Siamo stati incaricati di redigere tale relazione sulla base di approfondite consultazioni con tutti gli Stati membri.
Tale processo non si è ancora concluso. La relazione verrà presentata al Vertice di giugno e solo allora sarà possibile perfezionarla. Le nostre possibilità di conseguire risultati effettivi potrebbero diminuire se io oggi rendessi noti all’Aula i dettagli delle iniziative da inserire nella relazione. Tutto ciò che posso dire è che siamo impegnati in un processo consultivo, che intendiamo continuare fino a giugno, e che, in seguito, produrremo una relazione completa, che indicherà, chiaramente, quali ulteriori passi verranno intrapresi, ma è evidente che spetta al Consiglio europeo prendere una decisione.
Presidente. – Onorevoli parlamentari, ritengo necessario chiarire fin dall’inizio un richiamo al Regolamento. In merito a questo argomento, abbiamo ricevuto una richiesta di cinque domande complementari. Ho circa 100 interrogazioni da sottoporre al Consiglio, non tutte riceveranno una risposta, ma intendo impegnarmi per garantire che il Consiglio risponda al maggior numero possibile di domande. Di conseguenza, posso concedere la parola unicamente a due deputati per interrogazione, cercando ovviamente di alternare i gruppi politici secondo il consueto criterio.
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE). – (EN) La ringrazio per la risposta, signor Presidente in carica. Per parte mia, ne ero soddisfatto, ma in maniera deliberata accennava solo brevemente alla questione
Tuttavia, dal momento che fa riferimento a un processo consultivo, riconosce che, nell’ambito della consultazione, si debba ascoltare il parere di coloro che ritengono che rivisitare una costituzione, o, propriamente, un trattato costituzionale non sia una buona idea? Attendiamo con impazienza la vostra relazione, ma la prego di considerare la possibilità di escludere, e di includere, alcune cose. Concorda, signor Presidente?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Tale processo di consultazione ci obbliga a tener conto di un ventaglio molto ampio di opinioni e ad accettare tutte le proposte e le relazioni che riceviamo dai singoli paesi. L’unico problema riguarda la loro collocazione nella nostra relazione globale, ma saremo in grado di decidere in merito solo quando disporremo di una visione completa.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Nel corso dell’ultimo vertice dei leader, la Polonia ha manifestato insoddisfazione circa il metodo utilizzato nel prendere decisioni, ritenendo che non soddisfi gli interessi della Polonia. Alcuni paesi non sono soddisfatti della modalità di nomina dei membri della Commissione e del numero dei Commissari. Si può valutare tale questione e dire se influirà sull’ulteriore riesame e modifica della Costituzione?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Preferiremmo, chiaramente, lavorare in una situazione in cui tutti gli Stati membri siano completamente soddisfatti, ma la mia risposta deve essere pertinente alla questione delle consultazioni e della relazione, per le quali abbiamo ricevuto un mandato unanime, alla cui definizione – per quanto ne so – ha partecipato anche la Polonia. Pertanto non vi è alcuna difficoltà relativa al mandato né alcuna discrepanza.
Ci auguriamo che la relazione che produrremo rifletterà i punti di vista di tutti gli Stati membri, e che quindi potremo avere scambi di opinioni sulle ulteriori misure da intraprendere per rendere accettabile il processo costituzionale.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 2 dell’onorevole Claude Moraes (H-0077/07):
Oggetto: Progressi realizzati con riferimento alla decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia
Quali progressi sono stati compiuti dal Consiglio con riferimento alla decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la proposta di decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia è una delle priorità della Presidenza tedesca nel settore della giustizia e degli affari interni. Nel gennaio 2007 il Comitato dell’articolo 36 ha esaminato questo strumento sulla base di una proposta di compromesso tedesca, che a sua volta si fonda in ampia misura su una proposta di compromesso lussemburghese del 2005, considerata dalla grande maggioranza della delegazione una base potenzialmente solida per un accordo sulla decisione quadro. Inoltre, la questione è stata sollevata a margine della riunione del Consiglio del 15 febbraio 2007 a Bruxelles, nello specifico durante il pranzo. La Presidenza, in seguito a tali deliberazioni, intende presentare un testo riveduto al Consiglio nel corso della riunione del 19 aprile 2007.
Emine Bozkurt (PSE), in sostituzione dell’autore. – (NL) Benché le sia grata per aver risposto alla domanda, c’è ancora qualcosa che vorrei sapere. Lei ha affermato che la questione sarà nuovamente affrontata il 19 aprile, ma sarebbe in grado di descrivere per grandi linee le misure concrete che la Presidenza tedesca potrebbe attuare nei prossimi tre mesi? Inoltre, se non sono prevedibili, cosa crede che significherà in termini di progressi il passaggio del dossier al Portogallo?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) In effetti non mi resta che ribadire che il provvedimento concreto che abbiamo intenzione di intraprendere il 19 aprile – vale a dire la presentazione di un progetto riveduto della decisione quadro – è un importante passo avanti. Nel testo della decisione quadro verranno chiarite le funzioni che spettano agli Stati membri riguardo al rafforzamento della lotta contro il razzismo e la xenofobia.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Desidero sollevare una questione di carattere piuttosto pratico emersa nel corso della nostra discussione su questo argomento. Da un lato, in Austria così come in Germania, esistono leggi che rendono alcune dichiarazioni passibili di sanzioni penali, mentre, dall’altro lato, in altri paesi europei, si può dire che il principio della libertà di espressione prevalga su tali disposizioni. Come procedono le discussioni del Consiglio in materia?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Credo che lei abbia ragione, onorevole Leichtfried. Non si può contestare la sua tesi secondo la quale siamo in presenza di un conflitto tra due interessi, e che è difficile conciliarli. E’ per questa ragione che la decisione quadro lascerà ampio spazio ai singoli Stati membri nel prendere decisioni concrete in linea con la cultura giuridica del proprio paese.
Ad esempio, la decisione quadro si asterrà dal fare dichiarazioni riguardanti specifici eventi storici, la cui negazione potrebbe essere passibile di sanzioni. Questa sarà una materia su cui ogni paese dovrà decidere autonomamente, sebbene sia necessario che la decisione quadro faccia una precisazione da cui risulti che la pubblica approvazione, la negazione o la minimizzazione dei genocidi, dei crimini di guerra o dei crimini contro l’umanità devono essere rese perseguibili.
La precisa definizione e la giustificazione di ciò che costituisce un reato di questo genere e tutto quanto vada aggiunto secondo un singolo paese, continuerà ad essere di competenza degli Stati membri, e questa decisione quadro non potrà stabilire disposizioni specifiche in materia.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Sto ancora cercando di ottenere un quadro nitido degli obiettivi che si intendono raggiungere durante il mandato della Presidenza tedesca. Nel corso della Presidenza lussemburghese, non è stato possibile raggiungere un accordo. Ho ragione di credere che ci si impegnerà quantomeno ad armonizzare in minima parte gli statuti che regolano le sanzioni per la diffusione di informazioni razziste e xenofobe, oppure si procederà diversamente?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Per quanto riguarda le nostre intenzioni, rinvio l’onorevole parlamentare alla mia precedente risposta; non mi resta che ribadire che, nell’ambito del razzismo e della xenofobia, stiamo discutendo della definizione di concetti in qualche maniera astratti, e che l’obiettivo è che la decisione quadro consenta di giungere a un accordo in materia. Non desidero entrare nuovamente nel merito di quanto ho appena detto. L’attuazione e le decisioni nei dettagli rimarranno di competenza degli Stati membri.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 3 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0080/07):
Oggetto: Limite di età per i giochi elettronici violenti
Quali iniziative immediate intende prendere la Presidenza tedesca per frenare la diffusione dei videogiochi e dei giochi elettronici dal contenuto violento, considerato che tale fenomeno preoccupa l’intera società europea e che i pericoli connessi alla sua espansione sono sempre maggiori?
Ritiene la Presidenza tedesca che il fatto di reprimere la violenza e la diffusione degli strumenti che incitano ad essa possa essere in contrasto con le regole della libera concorrenza o della libertà di espressione?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Nel corso della riunione informale svoltasi a Dresda dal 14 al 16 gennaio, i ministri della Giustizia e degli Affari interni hanno concordato che la riflessione sui videogiochi e i giochi elettronici dal contenuto violento avrebbe inizialmente assunto la forma di una revisione delle varie leggi e delle disposizioni nazionali in materia, per far sì che l’inventario pianificato delle norme attualmente in vigore possa servire quale base per il confronto delle norme di protezione, gli interventi e le sanzioni disponibili, e permettere agli Stati membri di valutare quale possa essere il sistema migliore.
Da allora, la Presidenza del Consiglio ha redatto un questionario, allo scopo di riassumere la posizione giuridica degli Stati membri riguardo ai mezzi di comunicazione – in particolare video, giochi per computer e film – che esaltano la violenza. Il questionario è dettagliato e comprende le normative sulla tutela dei minori, nonché i divieti generali nel diritto penale e in altre disposizioni, sia quelli intesi in modo specifico a tutelare i minori sia quelli legati ai sistemi di etichettatura per fasce di età.
Il questionario affronterà inoltre il delicato tema del livello di libera espressione garantito dai diversi sistemi giuridici nazionali. Infine, il questionario è anche volto a valutare i giochi dal contenuto violento proibiti negli Stati membri e di cui andrà stilato un elenco separato. L’intento è quello che il questionario venga inviato agli Stati membri nell’immediato futuro, in attesa delle loro risposte, come richiesto, a partire da aprile, e che la valutazione del sondaggio alla fine della prima metà del 2007 aiuti a raggiungere l’obiettivo di uno stesso livello di sicurezza in tutta l’UE in questo settore.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, ringrazio il Presidente in carica del Consiglio per la sua risposta, gli auguro buona fortuna per la raccolta delle risposte al questionario e mi congratulo per i tempi brevi del calendario.
La mia questione non riguarda i limiti di età, come ha dichiarato il Presidente in carica, ma la correlazione tra un divieto e il mercato interno. Posso citare l’esempio del mio paese, che ha vietato il gioco d’azzardo ed è stato condannato dalla Corte di giustizia delle Comunità europee per motivi di mercato interno. Lei ha inoltre sollevato la questione della libertà di espressione, che è inoltre un problema che porrà ostacoli al divieto.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Ritengo, onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, che lei abbia compreso perfettamente le nostre intenzioni, vale a dire raggiungere lo stesso livello di protezione nell’intera Unione europea. Tuttavia, per il momento sono in grado unicamente di descrivere in che modo procederemo. Ciò che intendiamo fare, fondamentalmente, è cercare la prassi migliore. Le normative nell’Unione sono state, in effetti, alquanto diverse fino ad ora, e la nostra intenzione è che tale questionario venga usato per accertare ciò che funziona, e in quale modo, nonché quali esperienze siano state acquisite – e dove – per ottenere un livello di protezione uniforme in tutta l’UE mediante un semplice confronto e valutare quale elemento comune emerge.
Considerata la notevole differenza tra le prassi dei vari paesi, noi crediamo che in realtà non esista altra maniera concreta per farlo che, in primo luogo, condurre una simile inchiesta e quindi individuare esempi di migliori prassi.
Inger Segelström (PSE). – (SV) L’interrogante intende verificare i limiti di età posti per i giochi. Esiste già una valutazione PG in parte finanziata dall’UE. In Svezia, il mio paese, tutti i giochi per computer sono etichettati per fasce di età, e c’è collaborazione tra l’industria e gli Stati interessati, i limiti di età in questione sono: superiore a 3, 7, 12, 16 e 18 anni. Inoltre, tutti i giochi per computer sono dotati della descrizione del contenuto in termini di discriminazione, droghe, turpiloquio, sesso e nudità, violenza e elementi che potrebbero essere allarmanti o raccapriccianti. Attualmente è in uso un sistema eccellente, e, ribadisco, l’UE è coinvolta nel suo finanziamento. Auspico che sia il Consiglio che il Parlamento prendano in esame tale sistema al fine di poterlo discutere quando il nostro ordine del giorno comprenderà la relazione sui minori che la Commissione sta attualmente realizzando.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Praticamente lei ha risposto contemporaneamente alle domande del formulario e difeso il sistema svedese. Lo riteniamo certamente accettabile, e lo prenderemo in considerazione volentieri, ma è necessario ottenere – e sono certo che lo comprenderà – informazioni relative agli altri sistemi, alcuni dei quali funzionano e altri no, prima di giungere ad una decisione su un approccio comune adatto per tutta l’UE. Tuttavia, valuteremo la vostra esperienza con estrema attenzione.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, vorrei far rilevare un errore nella traduzione del titolo della mia interrogazione. Non ho posto una domanda relativa ai limiti di età, ho posto una domanda relativa al legame tra divieto e norme che regolano il mercato interno.
Presidente. – Prenderemo certamente nota del chiarimento.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Vorrei sapere se esiste la possibilità di istituire un servizio di informazione a livello europeo a cui poter segnalare mediante strumenti elettronici ciò che riteniamo essere particolarmente sconveniente.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) In seguito alla mia dichiarazione, ora che ci troviamo in quella che possiamo definire la fase dell’inventario, considererò la sua proposta semplicemente come un supplemento ai vari esempi che stiamo attualmente raccogliendo, e la ringrazio per averla avanzata.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 4 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0083/07):
Oggetto: Lotta alla corruzione
L’articolo 9 della decisione quadro 2003/568/GAI(1) del Consiglio relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato impone agli Stati membri di trasmettere al Consiglio e alla Commissione, entro il luglio 2005, il testo delle disposizioni inerenti al recepimento degli obblighi imposti dalla decisione quadro nella legislazione nazionale. Sulla base di una relazione redatta a partire da tali informazioni e di una relazione scritta trasmessa dalla Commissione, il Consiglio doveva esaminare anteriormente al 22 ottobre 2005 in quale misura gli Stati membri si fossero conformati alle disposizioni della decisione quadro. Ha proceduto il Consiglio a tale esame?
In particolare, può far sapere il Consiglio se ha ricevuto informazioni dettagliate circa il recepimento della decisione quadro in parola nella legislazione britannica? Per quale ragione pensa che non vi sia stato alcun procedimento per corruzione internazionale nel Regno Unito? In che modo ritiene il Consiglio che la decisione presa nel dicembre 2006 dal governo britannico di abbandonare l’inchiesta nell’affare “Al Yamamah”, un caso di corruzione nel quadro di un contratto di fornitura di armi concluso dalla BAE Systems con l’Arabia Saudita a) sia conforme agli obblighi imposti al Regno Unito dalla decisione quadro dell’UE, b) sia conforme agli obblighi imposti al Regno Unito dalla convenzione OCSE del 1997 sulla lotta alla corruzione, e c) sia utile nel contesto dei tentativi dell’Unione finalizzati ad eliminare la corruzione nelle operazioni commerciali a livello mondiale?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Il Consiglio non ha ancora ricevuto la relazione della Commissione circa il recepimento della decisione quadro 2003/568/GAI relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato nel diritto interno degli Stati membri, ed è per questa ragione che non ha ancora verificato se gli Stati membri abbiano adempito agli obblighi imposti dalle disposizioni della decisione quadro.
Tuttavia, il Consiglio ha ricevuto informazioni relative al recepimento della decisione quadro del 2003 relativa alla corruzione nel settore privato nella legislazione britannica. Il Consiglio sta riesaminando, ai sensi dell’articolo 9 della decisione quadro, in che misura gli Stati membri hanno adottato la normativa mettendola in atto.
Peraltro, al Consiglio non viene imposto di verificare in che modo vengono condotte le procedure negli Stati membri, né gli viene richiesto di pronunciarsi relativamente agli obblighi imposti agli Stati membri dalla Convenzione OCSE a cui l’onorevole parlamentare fa riferimento.
Chris Davies (ALDE), in sostituzione dell’autore. – (EN) La questione è che un’impresa britannica, la BAE Systems, ha pagato tangenti al fine di ottenere un vantaggio competitivo rispetto ad altri operatori europei nel settore della difesa in Arabia Saudita e che il governo britannico ha messo fine a un’indagine indipendente su tale comportamento. Certamente questo non viola solo innumerevoli principi dell’Unione europea, ma anche le norme della politica della concorrenza. Il Consiglio ha considerato la possibilità di invitare la Commissione ad avviare una procedura di infrazione nei confronti del governo britannico? Se non lo ha fatto, quali ne sono i motivi? Cosa intende fare il Consiglio per denunciare uno dei suoi membri?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Davies, è necessario valutare con estrema attenzione di quali diritti dispone il Consiglio al riguardo. Dalle informazioni a nostra disposizione, il caso della BAE Systems, a cui si riferisce, ha a che fare con la possibile corruzione di funzionari stranieri, ma è proprio questo aspetto a non essere disciplinato; nonostante esistano norme applicabili per la corruzione nel settore privato, non esistono norme applicabili alla corruzione di funzionari, e certamente non alla corruzione di funzionari stranieri. Ciò considerato, il Consiglio non è tenuto ad agire al riguardo.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (DE) Vorrei chiederle, signor Ministro, se la Presidenza riterrebbe opportuno discutere con la Commissione nuove misure con cui rafforzare la lotta contro la corruzione.
Sappiamo che il livello di corruzione nei diversi paesi dell’Unione varia ampiamente, e sarebbe utile che potessimo agire insieme per abbassarlo in ognuno di loro.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) E’ evidente, onorevole Paleckis, che l’attuale Presidenza, come quelle che l’hanno preceduta, ha estremo interesse a intensificare la lotta e la campagna contro la corruzione sotto qualunque forma e in qualunque paese.
Come ho già affermato, chiaramente, nella prima parte della mia risposta, non abbiamo ancora ricevuto in forma scritta la relazione della Commissione sull’attuazione della decisione quadro. Ritengo che sarebbe ragionevole attendere la relazione e quindi esaminarla e analizzarla per verificare se, e in caso affermativo dove, vi siano provvedimenti incompiuti o occorre avviare nuove azioni, e quindi decidere. Tuttavia, trovo che la sua sia una questione importante e che sia abbastanza verosimile che individueremo tali mancanze e quindi dovremo prendere provvedimenti.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 5 dell’onorevole Glenis Willmott (H-0084/07):
Oggetto: Manifesto europeo sulla lotta contro il cancro al collo dell’utero
L’interrogante desidera richiamare l’attenzione del Consiglio sulla Settimana europea per la prevenzione del cancro al collo dell’utero tenutasi nel mese di gennaio, durante la quale è stato pubblicato un manifesto sulla lotta contro il cancro al collo dell’utero. Il manifesto contiene quattro elementi.
In primo luogo, chiede di impegnarsi per attuare in modo efficace i programmi di screening del cancro al collo dell’utero, organizzati tra la popolazione e in conformità con gli orientamenti UE per la garanzia di qualità nello screening del cancro al collo dell’utero, insieme ai programmi di formazione sanitaria organizzati a livello professionale per assicurare che tutte le donne possano avvalersi pienamente dei servizi che hanno a disposizione.
Il secondo elemento è facilitare lo scambio delle migliori prassi tra gli Stati membri, affinché le competenze eccellenti di alcuni Stati membri siano applicate in modo uniforme in tutta l’Unione europea.
Il terzo è sostenere la ricerca indipendente realizzata a livello della popolazione, al fine di individuare i mezzi più adeguati per l’applicazione delle nuove tecnologie all’interno dei programmi sanitari e quindi assicurare la maggiore riduzione possibile dell’incidenza del tumore al collo dell’utero nell’Unione europea.
Il manifesto invita infine a riconoscere e sostenere il ruolo fondamentale delle organizzazioni di beneficenza, di quelle non governative e di quelle di volontariato, nella lotta contro il cancro al collo dell’utero in Europa.
Intende la Presidenza tedesca sostenere il manifesto e, in caso affermativo, come prevede di procedere per assicurare la sua piena attuazione in tutta l’Unione europea?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Ringrazio l’onorevole deputata per aver richiamato l’attenzione su un tema così importante. Vorrei anche invitarla a far riferimento alla risposta del Consiglio all’interrogazione scritta E-2552/06 dell’onorevole Dičkutė.
Nelle sue conclusioni sulla salute delle donne del 2 giugno 2006, registrate nella Gazzetta ufficiale C 146 del 22 giugno 2006, il Consiglio ha riconosciuto che il tumore al collo dell’utero è una malattia che colpisce esclusivamente le donne, come indicato anche nel testo della dichiarazione. Il Consiglio ha sottolineato l’estrema importanza di interventi finalizzati al trattamento delle malattie delle donne, e la Commissione chiede di sostenere lo scambio di informazioni e di esperienze sulle migliori prassi nel campo della promozione e della prevenzione sanitaria attenta alla dimensione di genere.
La raccolta di dati e gli scambi di informazioni e le migliori prassi relative al tumore al collo dell’utero sono fra le misure di cui è previsto il finanziamento nell’ambito del programma di azione comunitario nel campo della sanità pubblica per il periodo 2003-2008, attualmente in fase di discussione. La Presidenza tedesca è determinata a fare da mediatore per un accordo finale tra il Consiglio e il Parlamento che garantisca l’attuazione dei programmi a partire dal 1o gennaio 2008.
Glenis Willmott (PSE). – (EN) La ringrazio per la risposta, signor Presidente in carica.
Il Consiglio sarà a conoscenza del fatto che è attualmente disponibile un nuovo vaccino che può proteggere migliaia di donne dal tumore al collo dell’utero. In effetti, le stime indicano che con questo vaccino sarebbe possibile prevenire circa 32 000 tumori nelle donne.
Ciò considerato, il Consiglio è in grado di garantire a quest’Aula che sarà attuato un programma di vaccinazione nella più ampia misura possibile in tutti i 27 Stati membri dell’Unione, e può altresì fornire l’assicurazione che sarà attuato un programma di educazione e informazione globale per far sì che tutti i genitori siano del tutto consapevoli dei benefici derivanti da un siffatto programma?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Concordo con l’onorevole deputata: l’autorizzazione di tale vaccino per proteggere dal virus del papilloma umano rappresenta effettivamente un notevole progresso nel campo della prevenzione del tumore al collo dell’utero. Dopotutto, si sostiene che il vaccino offra protezione contro questo tipo di tumore nel 96-100 per cento dei casi. Tuttavia, tale vaccino è ancora molto nuovo, e, come ha ricordato anche l’onorevole Willmott, tutte le strategie di vaccinazione e di informazione sono ancora in una fase iniziale di sviluppo. Pertanto, al momento viene ancora dato risalto allo scambio di conoscenze e esperienze.
Nonostante ciò, siamo anche noi del parere che la protezione può essere migliorata significativamente mediante campagne di informazione e l’attuazione degli attuali orientamenti in materia di screening.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 6 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0086/07):
Oggetto: Negoziati di adesione con la Croazia
Come valuta il Consiglio l’attuale stadio dei negoziati di adesione con la Croazia? Quali progressi sono ancora previsti per l’anno in corso come, per esempio, l’apertura e chiusura di nuovi capitoli?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Posselt, nelle conclusioni dell’11 dicembre 2006, il Consiglio ha garantito alla Croazia il riconoscimento dei progressi realizzati dal paese, sottolineando che i negoziati di adesione sono iniziati bene e i risultati cominciano ad emergere. Nel contempo, il Consiglio ha messo in rilievo che la Croazia deve consolidare i progressi compiuti fino ad ora. I progressi realizzati dal paese candidato continuano a dettare il ritmo di avanzamento dei negoziati di adesione. Come dichiarato dalla Presidenza alla Croazia, anche nel quadro della terza riunione del Consiglio di stabilizzazione e di associazione tenutasi il 6 marzo, il governo croato dovrebbe rivolgere particolare attenzione al processo di accelerazione della riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione.
In relazione agli impegni derivanti dall’accordo di stabilizzazione e associazione ancora da attuare, il Consiglio ha messo in rilievo gli aiuti di Stato e l’acquisizione di beni immobili. Il Consiglio accoglie con favore il fatto che la Croazia continui a collaborare incondizionatamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, e sottolinea l’importanza di continuare anche in futuro. Nel contempo, il sistema giudiziario croato necessita di migliorare la situazione per quanto riguarda i procedimenti penali e le sentenze di condanna nei confronti dei criminali di guerra. E’ necessario che la Croazia intensifichi gli sforzi nell’ambito delle relazioni di buon vicinato, impegnandosi anche nella ricerca di soluzioni per le questioni bilaterali in sospeso, in particolare le controversie sui confini.
Il Consiglio ha già completato il processo di esame analitico per 22 capitoli di negoziato. Rispetto a sette capitoli, sono stati già stabiliti parametri di riferimento che la Croazia deve rispettare quale precondizione per l’apertura dei negoziati. Alla Croazia è stato direttamente richiesto di presentare alla Conferenza sull’adesione la propria posizione negoziale per ognuno dei 15 capitoli rimanenti.
Per ciò che concerne l’apertura e la chiusura dei capitoli di negoziato nei negoziati di adesione, due capitoli – scienza e ricerca e istruzione e cultura – sono stati aperti e chiusi provvisoriamente. Altri tre capitoli sono stati aperti – politica monetaria ed economica, politica imprenditoriale e industriale, e unione doganale. Inoltre, sono state presentate le posizioni negoziali di entrambe le parti sul capitolo 7 – diritti di proprietà intellettuale – e l’apertura del relativo negoziato è prevista a breve. La Croazia ha presentato alla Conferenza la sua posizione negoziale su altri cinque capitoli.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, in qualità di relatore sull’adesione della Croazia del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, mi auguro che sarà possibile concludere i negoziati prima delle prossime elezioni europee al più tardi, per permettere alla Croazia di partecipare.
La mia domanda specifica è la seguente: il Presidente in carica del Consiglio ritiene che sia pensabile che circa altri otto capitoli possano essere aperti durante la Presidenza tedesca, e può davvero assicurare che con la Croazia non sia stata assunta una linea più dura rispetto ad altri paesi candidati? Il Parlamento in alcuni casi ha l’impressione che, per quanto riguarda la Croazia, sia stato fatto un tentativo per recuperare quella precisione che mancava ai precedenti allargamenti.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Posselt, posso quantomeno assicurarle che la Croazia riceverà un trattamento assolutamente paritario. Se si riferisce alle condizioni quadro per i negoziati con la Turchia, ad esempio, ha certamente ragione nell’asserire che lo strumento per i negoziati è cambiato nel corso del tempo; e, se fa riferimento ai parametri di riferimento introdotti di recente, ad esempio, corrisponde effettivamente a verità che il quadro e gli strumenti si sono evoluti.
Tuttavia, questo non riguarda specificamente la Croazia, ma verrà certamente applicato a tutti i futuri negoziati di adesione, tra cui quelli con i paesi dei Balcani occidentali – che sperano altresì che i loro negoziati vengano aperti prima o poi. Pertanto, non è stata applicata una legge speciale per la Croazia, ma si tratta piuttosto di un’evoluzione degli strumenti per l’allargamento europeo nel suo insieme.
Riguardo alla richiesta di previsioni dell’onorevole parlamentare, devo ammettere che è difficile farne. Posso unicamente riferirle in termini generali che abbiamo avuto l’impressione che la Croazia sia, complessivamente, un partner negoziale estremamente coscienzioso e molto impegnato, e che, a prescindere da altre considerazioni che riguardano il quadro politico o temporale, ci impegniamo a compiere rapidi progressi nei negoziati.
Ho chiaramente ricordato la situazione dei negoziati, che è eccellente. Se pensate che la Croazia ha presentato domanda di adesione nel 2003, ottenuto lo status di paese candidato nel 2004, e avviato i negoziati lo scorso ottobre, si tratta di un progresso straordinariamente rapido – anche se paragonato agli ultimi processi negoziali con i 12 paesi che sono entrati a far parte dell’Unione. Presumiamo che entrambe le parti siano interessate a proseguire in tale rapido progresso.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Il Presidente in carica del Consiglio ha citato anche la Turchia – ha addirittura fatto un confronto diretto. In questo caso, alcuni capitoli di negoziato sono stati sospesi, oppure è stato deciso di non riaprirli più. Il Consiglio ritiene che il processo di negoziato stia davvero avanzando secondo ritmi diversi, oppure questa è fondamentalmente solo una misura formale i cui effetti saranno percepiti in qualche fase del processo?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Rack, come lei sa, la sospensione dei negoziati su alcuni capitoli si è svolta in un determinato contesto. E’ compito della Repubblica di Turchia risolvere tale problema, in modo da poter tornare a un ritmo normale.
Certamente una cosa corrisponde al vero: l’intera strategia negoziale con la Turchia è regolata da norme ancora diverse rispetto a quelle finora previste per altri negoziati – compresi quelli che vengono attualmente condotti in parallelo – nel senso che occorre prendere una decisione di comune accordo ogniqualvolta viene aperto o chiuso un capitolo. La decisione dell’ottobre 2005 consente a tutti gli Stati membri di svolgere essi stessi un ruolo particolarmente forte, anche di controllo, nei negoziati – e all’inizio ciò era effettivamente la base per il consenso sull’apertura dei negoziati. Anche la Turchia lo comprende, e ha approvato tale approccio e tale procedura.
Pertanto, non mi è possibile affermare che la Turchia sta ricevendo un trattamento non paritario; si tratta piuttosto di un caso in cui non sarebbe stato possibile raggiungere altrimenti un consenso. Entrambe le parti hanno approvato tale opinione generale.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (DE) Siamo consapevoli che cooperazione regionale e rapporti di buon vicinato sono parte della politica europea. Il Presidente in carica del Consiglio ha ricordato che esistono diversi problemi riguardo alle relazioni tra Croazia e altri paesi, ad esempio controversie sui confini. Come il Presidente ha rilevato, chi è il principale responsabile del fatto che gli accordi sui confini devono ancora essere firmati, la Croazia o i paesi confinanti?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Preferirei evitare la ripartizione delle colpe, onorevole Paleckis. Questa è stata la nostra politica per tutti gli altri processi di adesione. Abbiamo sempre ribadito l’esistenza di un criterio di Copenaghen che stabilisce che occorre organizzare relazioni di buon vicinato. Un requisito essenziale affinché questo avvenga è la risoluzione di tutti i problemi con un paese confinante. Fino a quando un paese non richiede il nostro intervento in qualche maniera, presumiamo che stia cercando di risolvere i problemi autonomamente, poiché questa è una precondizione per il processo di allargamento e per lo stesso processo di adesione. A questo punto, non dovremmo attuare nei confronti della Croazia una politica diversa rispetto a quella attuata in passato riguardo agli altri 12 paesi, che hanno risolto sotto la loro responsabilità i problemi di vicinato e di confine. Questo vale anche per gli Stati baltici, anche se al momento ci sono purtroppo ulteriori questioni da risolvere. Si tratta di una buona prassi, comunque, e non dovrebbe essere abbandonata.
Presidente. – Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’
interrogazione n. 7 dell’onorevole Sajjad Karim (H-0089/07):
Oggetto: Zimbabwe
Le attuali sanzioni applicate dall’UE nei confronti del regime di Robert Mugabe terminano il 20 febbraio 2007.
Dopo l’“Operazione Murambatsvina”, consistente nello sgombero forzato di centinaia di migliaia di persone dai loro insediamenti di fortuna in tutto il paese nel 2005, il governo dello Zimbabwe ha ostacolato in più occasioni gli sforzi delle Nazioni Unite a creare ricoveri di emergenza, costringendo ripetutamente alcuni fra gli abitanti più vulnerabili a lasciare le proprie case.
Tenendo conto di questa situazione e della dettagliata documentazione che dimostra molteplici violazioni dei diritti umani nei confronti di coloro che si oppongono al regime di Mugabe, è il Consiglio in grado di assicurare che il rifiuto dell’UE di accettare simili violazioni verrà dimostrato attraverso un rinnovo delle sanzioni?
e l’interrogazione n. 8 dell’onorevole Eoin Ryan (H-0169/07):
Oggetto: Relazioni UE – Zimbabwe
Può il Consiglio far sapere quali misure intende adottare contro il governo dello Zimbabwe alla luce delle flagranti violazioni dei diritti umani nel paese? E’ consapevole che lo Zimbabwe è sull’orlo della carestia e che il governo sudafricano sostiene da anni tale paese a livello sia politico che economico?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato l’opportunità di rispondere contemporaneamente a queste interrogazioni, poiché presentano lo stesso tema.
Rispondo quanto segue: il Consiglio è in grado di confermare che le misure restrittive nei confronti del governo dello Zimbabwe continueranno a essere applicate nella forma attuale. Il 19 febbraio 2007 sono state estese per un altro anno. Il Consiglio ha controllato da vicino la situazione dello Zimbabwe nel corso dell’ultimo anno, ma non è stato in grado di rilevare alcun miglioramento circa i criteri stabiliti quale precondizione per la ripresa del dialogo.
Il Consiglio segue con molta attenzione la situazione umanitaria e sociale nello Zimbabwe. Gli aiuti umanitari, tra cui gli aiuti alimentari, vengono forniti ove necessario. Il Consiglio rivolge particolare attenzione alla situazione dei diritti umani nel paese. Nel settembre 2006, in seguito a violenti attacchi nei confronti di sindacalisti durante una manifestazione, è stata pubblicata una dichiarazione che invita il governo dello Zimbabwe a “porre fine all’intimidazione e all’aggressione e a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali dei cittadini”. A tale proposito, l’UE ha fatto esplicito riferimento alla Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, firmata anche dallo Zimbabwe.
La Presidenza ha reagito immediatamente con una dichiarazione alla violenta repressione di un raduno pacifista, promosso dalla Chiesa ad Harare l’11 marzo 2007, durante il quale uno dei partecipanti è stato assassinato, molti sono stati feriti e molti arrestati. Ha espresso la sua preoccupazione circa la criminalizzazione di questo raduno pacifico da parte delle autorità del paese, e ha esortato a procedere all’immediata liberazione delle persone arrestate e a concedere loro accesso all’assistenza legale e alle cure mediche.
Non c’è alcun dubbio che la crisi nello Zimbabwe ha da anni un influsso sociale ed economico negativo sull’intera regione. Per quanto riguarda il ruolo del Sudafrica, il Consiglio ritiene che tale paese sta controllando con grande attenzione gli sviluppi politici, economici e sociali nello Zimbabwe e sta operando per risolvere i problemi con i mezzi a sua disposizione.
Fiona Hall (ALDE), in sostituzione dell’autore. – (EN) Signor Presidente, accogliamo con particolare favore l’estensione delle restrizioni nello Zimbabwe, tuttavia, considerata la serie di violazioni dei diritti umani, tra cui i recenti maltrattamenti subiti da Morgan Tsvangirai e i suoi colleghi, e considerata la possibilità che l’attuale regime possa restare al potere anche dopo le elezioni che si terranno a fine mese, come intende affrontare il Consiglio l’insistenza dell’Unione africana a far partecipare tutti i suoi Stati membri al Vertice Unione europea-Africa, programmato per dicembre a Lisbona?
Brian Crowley (UEN), in sostituzione dell’autore. – (EN) La ringrazio per la risposta, signor Presidente in carica.
In seguito all’arresto di Morgan Tsvangirai avvenuto domenica scorsa, si è dovuto aspettare fino a martedì, ieri, prima che fosse chiamato in giudizio e gli fosse concesso l’accesso alle cure mediche.
Siamo tutti a conoscenza delle violazioni dei diritti umani che hanno avuto luogo, e che sono state ben catalogate nei mesi scorsi, ma ci sono anche gli effetti sulla popolazione umana: 3, 5 milioni di rifugiati hanno lasciato il paese. Inoltre, il prezzo di un filone di pane sabato scorso era di 3 000 dollari dello Zimbabwe e oggi è di 9 000. La disoccupazione è pari all’80 per cento. Non è forse il momento che i paesi vicini, come il Sudafrica, adottino una posizione ferma nei confronti dello Zimbabwe e del regime corrotto di Robert Mugabe?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Vi ringrazio per le vostre domande complementari. Dal momento che si tratta di un tema di grande attualità, dovrei forse iniziare con quanto è accaduto al capo dell’opposizione Morgan Tsvangirai. Secondo le informazioni più aggiornate, le 14 persone che sono state arrestate, ma non ferite, e che, come richiesto, sono comparse davanti al giudice, sono state in seguito rilasciate, poiché il tribunale ha evidentemente riconosciuto che non fosse il caso di procedere ulteriormente contro di loro.
Tuttavia, Morgan Tsvangirai, che è stato con ogni evidenza gravemente ferito, non è stato ancora rilasciato. Secondo le ultime informazioni, ha subito fratture al cranio, ha perso una ingente quantità di sangue, ed è attualmente in terapia intensiva. Altre undici persone sono state ferite durante l’arresto, e sono per questa ragione impossibilitate a comparire dinanzi al giudice per quella che, per usare una moderna terminologia per descriverla, si potrebbe definire un’udienza cautelare. Ad oggi non è ancora chiaro cosa ne è stato di loro. Stiamo agendo sul presupposto che, alla stregua degli altri feriti, siano stati liberati.
Colgo l’occasione per ribadire che la Presidenza del Consiglio ha espresso grande preoccupazione circa i maltrattamenti e le gravi ferite subiti dai capi dell’opposizione nei seguenti termini: “La Presidenza sottolinea ancora una volta la responsabilità del governo dello Zimbabwe per la sicurezza e l’incolumità fisica delle persone arrestate, e continuerà a osservare con attenzione quanto accade nello Zimbabwe”. Siamo quindi determinati a mantenere un vivo interesse per la zona, considerati tali drammatici sviluppi.
A tale riguardo, voglio affrontare altre due questioni; in primo luogo l’atteggiamento degli altri Stati africani, dove, chiaramente, i cittadini sono a conoscenza del carattere del regime di Mugabe, e sono assolutamente consapevoli che questa drammatica successione di eventi nello Zimbabwe – con l’80 per cento di disoccupazione e un livello di inflazione che ha superato il 5 000 per cento – si ripercuoterà pericolosamente sull’intera regione.
Tuttavia, è proprio a causa di questi minacciosi sviluppi che paesi diversi rispondono in modo diverso. La reazione della comunità degli Stati africani non è uniforme; ad esempio, il Sudafrica, che subisce certamente gli effetti degli avvenimenti, confida nella diplomazia tranquilla, che intende utilizzare quale strumento per impedire la rottura tra il paese e uno Stato vicino, estremamente importante. Questo atteggiamento si fonda, senza alcun dubbio, su interessi di tipo economico.
Si rileva altresì un processo di reciprocità, nel senso che maggiori sono le pressioni internazionali e più forte si fa sentire la condanna nei confronti del regime di Mugabe nello Zimbabwe, più i paesi africani diventano cauti e più mettono in pratica quella che potrebbero definire solidarietà africana. Dobbiamo semplicemente ricordarcene e affrontare la questione in maniera intelligente, e ciò mi conduce all’altra domanda complementare, che riguarda i preparativi per il vertice Unione europea-Africa in programma a Lisbona per dicembre.
Attualmente, diamo la priorità alla preparazione del contenuto di questo importante Vertice, che consideriamo, in effetti, il compito più importante della nostra Presidenza. Ci sono, senza dubbio, ancora diverse questioni africane problematiche che richiedono certamente la nostra attenzione nel corso dell’anno, e per questa ragione riteniamo di dover impegnarci molto, nei primi sei mesi dell’anno, per preparare il terreno per il vertice con l’Africa.
La decisione riguardo a chi deve essere invitato a partecipare al vertice sarà presa più tardi nel corso dell’anno, ed è per questo motivo che dedicheremo particolare attenzione a quanto sta attualmente avvenendo nello Zimbabwe; tuttavia non è ancora stata presa alcuna decisione circa i partecipanti, e pertanto non sono in grado di rispondere a questa domanda al momento.
Jim Allister (NI). – (EN) Signor Ministro, credo che noi tutti accogliamo con favore il rinnovo delle sanzioni nei confronti dello Zimbabwe, ma è evidente che è necessario fare molto di più, anche in considerazione delle ingiustificate violazioni dei diritti umani manifestate dalle azioni perpetrate contro l’opposizione la scorsa settimana. In particolare, il Consiglio cercherà di esercitare la massima pressione possibile nei confronti dei paesi confinanti con lo Zimbabwe? Non rappresentano l’elemento chiave della questione? Lei parla in maniera eufemistica della richiesta di diplomazia silenziosa del Sudafrica, ma non è forse vero che il Sudafrica sostiene questo regime da anni, e che la vostra risposta a tale paese è stata fin troppo timida e che è necessario esercitare un’effettiva pressione in quella zona?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Ho appena affrontato la questione in maniera dettagliata, anche se in una forma piuttosto descrittiva, spiegando quali sono gli atteggiamenti dei paesi africani, in particolare nell’ambito della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC), che ha competenza nella regione. Stiamo portando avanti un dialogo con i paesi della SADC in materia, e dovremo continuare a farlo. Tuttavia, la nostra esperienza ci insegna che aumentare semplicemente le pressioni non serve a migliorare la maniera in cui i paesi dell’Africa agiscono nei confronti dello Zimbabwe, ma provoca un effetto quasi contrario, suscitando un’istintiva solidarietà africana.
Non abbiamo ancora trovato una maniera per affrontare la questione, ma continueremo certamente il nostro intenso dialogo con i paesi della SADC – tra cui il Sudafrica, ovviamente – e non sappiamo finora quale sarà la reazione ai recenti avvenimenti, tenendo anche conto che Robert Mugabe ha annunciato che ora potrebbe ricandidarsi. Ad oggi non è stata ancora fornita alcuna disponibilità dall’Africa, ma le risposte saranno di fondamentale importanza per decidere su come reagire.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 9 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0090/07):
Oggetto: Articolo 301 del Codice penale turco
Durante il corteo funebre che ha preceduto la celebrazione del funerale dello scrittore armeno Hrant Dink a Istanbul, il 23 gennaio 2007, le migliaia di dimostranti che accompagnavano il feretro hanno invocato l’abolizione dell’articolo 301 del Codice penale turco riguardante “il vilipendio della identità turca”. Tale articolo resta comunque immutato malgrado tutte le pressioni finora esercitate.
A parte ogni altra considerazione, giudica ammissibile il Consiglio che chi è sotto processo per violazione dell’articolo in questione diventi bersaglio, come ha mostrato il recente assassinio di Hrant Dink? Quali immediate misure intende prendere affinché sia modificato l’articolo 301 del Codice penale turco?
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) L’Unione europea ha reagito immediatamente alla funesta notizia dell’assassinio di Hrant Dink. Nella sua dichiarazione la Presidenza ha espresso la convinzione che le autorità turche identificheranno il più presto possibile i responsabili di questa esecrabile uccisione e li arresteranno, e che la Turchia proseguirà fermamente sulla via della piena realizzazione della libertà di espressione.
Come l’interrogante senza dubbio saprà, il Consiglio ha ripetutamente sottolineato l’importanza che attribuisce alla questione della libertà di espressione. Occorre mantenere costanti gli sforzi per garantire la libertà di espressione in Turchia in conformità della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della giurisprudenza in materia della Corte europea dei diritti dell’uomo.
La questione specifica dell’articolo 301 del Codice penale turco e di altri articoli aventi formulazione vaga è stata sollevata sistematicamente dall’UE a tutti i livelli nel quadro del processo di riforma in corso in Turchia.
Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio di associazione UE-Turchia, l’Unione ha chiarito che, se i giudici e i pubblici ministeri insistono a dare un’interpretazione restrittiva di tali disposizioni, la Turchia deve modificare gli articoli formulati in maniera vaga adeguandoli alle norme vigenti a livello comunitario. Ci aspettiamo che la tragica uccisione di Hrant Dink segni una svolta e conduca a modifiche sostanziali del Codice penale turco.
L’onorevole deputato può inoltre stare certo che l’Unione continuerà a seguire con attenzione gli sviluppi in tale ambito e, se necessario, solleverà la questione a tutti i livelli. I progressi in questo settore chiave rivestono la massima importanza per l’andamento generale dei negoziati sull’adesione.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL), in sostituzione dell’autore. – (EL) Signor Presidente, desidero informarla che solo ieri la pubblica accusa ha avviato un procedimento per denigrazione dell’identità turca nei confronti di Attila Yayla, un professore di scienze politiche, sospeso dall’Università di Gazi ad Ankara per aver definito il kemalismo un’ideologia retrograda. L’accusa prende evidentemente di mira gli imputati. Nel caso di Dink, il fatto che fosse stato assolto dal tribunale non ha impedito ad alcuni fanatici di assassinarlo. Di conseguenza, il Consiglio non può attendere la sentenza del tribunale per richiedere la modifica del Codice penale turco.
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Triantaphyllides, lei comprenderà che non posso scendere nel dettaglio ora in questa sede riguardo a qualcosa che è successo ieri, anche se quello che lei dice conferma purtroppo che perdura la necessità cui accennavo. E’ evidentemente necessario condurre un dialogo a tutti i livelli, e ho spiegato che lo stiamo facendo, ma occorre anche fare pressioni affinché la Turchia adegui le sue norme e leggi a quelle europee.
Si tratta di un aspetto decisivo per le probabilità di successo dei negoziati di adesione. Al momento è la leva più forte di cui dispone il Consiglio, e intendiamo utilizzarla.
Panagiotis Beglitis (PSE). – (EL) Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione la risposta fornita dal Presidente in carica del Consiglio all’onorevole Papadimoulis. Temo che l’attenzione dell’Assemblea rimanga circoscritta al tragico caso dell’omicidio di Hrant Dink. Ritengo, invece, che l’Unione europea e gli Stati membri debbano prendere atto congiuntamente – e a questo proposito la Presidenza tedesca deve fare la sua parte – delle pericolose proporzioni che sta assumendo in Turchia il dilagare del clima nazionalista.
A cominciare dalla regione di Trapezounta, infatti, si sta sviluppando oggi un esteso clima nazionalista che riguarda trasversalmente tutti i partiti politici e costituisce una minaccia non solo per la vita di intellettuali, giornalisti o letterati, ma anche per i delicati equilibri democratici interni nonché, ovviamente, per il cammino di avvicinamento della Turchia all’Unione europea.
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Gernot Erler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Panagiotis, quello che lei dice non fa che confermare il problema dell’imprecisione della legislazione turca. Ciò riguarda non solo l’articolo 301 del Codice penale turco, ma anche le leggi antiterrorismo. La formulazione poco chiara è un problema non solo giuridico, ma anche politico, perché a seconda degli umori prevalenti e del momento politico è possibile utilizzare le norme in maniera del tutto diversa. Pertanto, nei contatti con la controparte turca, insistiamo che si apportino cambiamenti proprio su questi punti, per introdurre una minima certezza del diritto ed evitare che determinati stimoli o tendenze nella politica turca provochino cambiamenti nella situazione giuridica dei cittadini. Questo è il nostro principale obiettivo. L’onorevole deputato può stare certo che continueremo a lavorare con molto impegno per arrivare a questo traguardo.
Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 19.05, riprende alle 21.00)