Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’on. Johannes Voggenhuber, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione: metodologia per un controllo sistematico e rigoroso [2005/2169(INI)] (A6-0034/2007).
Johannes Voggenhuber (Verts/ALE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa mattina in un orario di massimi ascolti, nel corso della discussione sulla dichiarazione di Berlino, abbiamo celebrato l’Unione come sistema giuridico comune e tutti abbiamo convenuto che il collante di questo sistema comune è rappresentato dalla dignità umana, dai diritti e dalle libertà fondamentali.
Ora, a tarda sera, stiamo discutendo l’attività quotidiana che si svolge all’interno di questo sistema giuridico comune: l’applicazione – un compito arduo – e la protezione di questi diritti e libertà fondamentali. Coloro che si occupano da molto tempo dell’attività quotidiana connessa ai diritti fondamentali in Europa conosceranno di sicuro tre motivi d’irritazione. In primo luogo, per il conseguimento dei suoi obiettivi economici e di politica monetaria, l’Unione dispone di leggi severe, obiettivi specifici, sanzioni se necessario, grandi risorse finanziarie e azioni rigorose, mentre in materia di diritti e libertà fondamentali a livello europeo esistono solo leggi troppo blande.
La Carta dei diritti fondamentali non è ancora vincolante. Alcuni Stati membri ne chiedono persino la rimozione dalla Costituzione. L’Unione europea non è membro della Commissione europea dei diritti umani. Organizzazioni come Europol, Eurojust e Frontex non sono soggette alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La cooperazione tra le forze di polizia non è ancora legge nel diritto comunitario e sfugge al controllo dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. In Europa sta emergendo un’area grigia dei diritti fondamentali.
Il secondo motivo d’irritazione – che constato sempre di più nei dibattiti sulla Costituzione – è che si è incrinata la fiducia iniziale dei cittadini europei nella volontà e nella capacità di questa Unione di far rispettare senza compromessi i diritti e le libertà fondamentali. A questo hanno contribuito l’affare della CIA, i rapimenti, i voli illegali e la mancanza di cooperazione tra i governi, così come le sentenze negative della Corte di giustizia sul trasferimento di dati sui passeggeri e di dati bancari SWIFT e la mancanza di basi giuridiche per l’azione dell’Unione. Tutto questo ha intaccato la fiducia che i cittadini avevano nella volontà e nella capacità dell’Unione di proteggere senza compromessi questi diritti fondamentali.
Il terzo motivo d’irritazione riguarda il controllo da parte della Commissione. Signor Commissario, non so quante volte il Parlamento dovrà continuare a chiedere che il lavoro e le proposte della Commissione sulla protezione dei diritti fondamentali siano più sistematici, meno restrittivi, più trasparenti, o che la Commissione coinvolga maggiormente la società civile, nonché esperti e organizzazioni indipendenti. L’abbiamo chiesto nella relazione riguardo all’articolo 7; l’abbiamo chiesto nelle relazioni sull’Agenzia per i diritti umani; l’abbiamo chiesto in relazione ai trattati di adesione. Eppure in questo campo la Commissione dà l’impressione di essere incerta, indecisa. Le sue scelte sono spesso incomprensibili e la sua pressione sul Consiglio e sugli Stati membri è spesso insufficiente. Accogliamo con favore la procedura per dare attuazione alla Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione: è un progresso. Ma non basta, e risente di tutto ciò che il Parlamento ha già indicato tante volte.
Il controllo del rispetto della Carta dei diritti fondamentali non può essere introdotto trasversalmente attraverso criteri sociali, ambientali ed economici, ma deve costituire un criterio a sé stante. Ogni iniziativa legislativa della Commissione deve essere controllata in rapporto alla Carta dei diritti fondamentali e ogni verifica deve essere dimostrata e documentata. Quante volte abbiamo chiesto – come continuiamo a chiedere – che la Commissione rispetti maggiormente la particolare responsabilità del Parlamento come difensore dei cittadini europei per la protezione dei diritti fondamentali? L’abbiamo chiesto quando ci siamo occupati dell’articolo 7, dell’Agenzia e dei negoziati di adesione. Abbiamo chiesto un maggiore coinvolgimento delle ONG, delle organizzazioni internazionali e dell’Agenzia per i diritti umani. Per quanto tempo dovremo continuare a chiederlo? Per quanto tempo dobbiamo continuare a chiedere un dialogo costante tra le Istituzioni?
La parte migliore della proposta della Commissione è quella in cui parla dello sviluppo di una cultura dei diritti fondamentali. Noi condividiamo questa ambizione e la sosteniamo. Tuttavia tale sviluppo richiede un dialogo sistematico, continuo, aperto tra le Istituzioni; richiede relazioni; richiede che le Istituzioni acquisiscano il diritto di segnalare abusi e comportamenti sbagliati negli Stati membri. E’ anche essenziale che il sistema di controllo della Commissione sia esteso al campo della cooperazione intergovernativa e al sistema di comitatologia.
Signor Commissario, ripetiamo ancora una volta le nostre richieste. Lo facciamo a quest’ora tarda, senza pubblico, senza altri argomenti. Tuttavia, penso che sia davvero ora che la Commissione esaudisca i desideri e le richieste del Parlamento in questo campo.
Peter Mandelson, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, accolgo con vivo favore questa relazione e desidero ringraziare il Parlamento per aver accolto positivamente la comunicazione della Commissione del 27 aprile 2005 su una metodologia per il controllo del rispetto dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione.
Vorrei brevemente ricordare perché la Commissione ha adottato questa comunicazione su una metodologia per il rispetto dei diritti fondamentali, il primo prodotto del gruppo di Commissari per i diritti fondamentali, le misure antidiscriminazione e le pari opportunità.
Noi, le Istituzioni dell’Unione, dobbiamo sempre dimostrare di curarci dei diritti fondamentali, non solo a parole, ma anche negli atti e soprattutto nella nostra stessa attività legislativa. Questo è cruciale affinché l’Unione sia credibile e legittimata agli occhi dei suoi cittadini. La Carta, che le Istituzioni hanno sottoscritto nel 2000, deve incoraggiarci a migliorare il rispetto per la libertà individuale in tutte le sue sfaccettature. Questo include la difesa delle tradizionali libertà civili, in particolare nei nostri attuali sforzi mirati a combattere il terrorismo. Include anche diritti economici e sociali e infine soprattutto i diritti di nuova generazione, come la protezione dei dati, la buona amministrazione e le garanzie bioetiche. Ma, in breve, deve diventare chiaro per i nostri cittadini che l’Unione europea racchiude una vera cultura dei diritti fondamentali nella formulazione delle proprie politiche. E’ quindi motivo di grande soddisfazione e incoraggiamento per la Commissione constatare che la nostra comunicazione del 2005 abbia trovato un’eco prominente nella vostra risoluzione di oggi e che il Parlamento si assuma lo stesso impegno a introdurre regole interne per il controllo dei diritti fondamentali. Prendere sul serio i diritti deve essere un Leitmotif comune a tutte le Istituzioni nell’intero processo legislativo dell’Unione europea.
Desidero anche ringraziare il Parlamento per alcuni suggerimenti pratici e costruttivi offerti alla Commissione dalla relazione Voggenhuber al fine di sviluppare ulteriormente la nostra metodologia per il rispetto dei diritti umani. Come sapete, abbiamo previsto di avviare una revisione della nostra metodologia nei prossimi mesi di quest’anno e la Commissione presenterà al Parlamento i risultati di questa revisione. La Commissione è molto desiderosa di condividere la sua esperienza con il Parlamento a tale riguardo.
Nel contesto di questa revisione, naturalmente la Commissione presterà la massima attenzione ai vostri suggerimenti. Per esempio, abbiamo osservato che dovremmo prendere come punto di riferimento non solo la Carta, ma anche le convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani, e che il Parlamento sottolinea il diritto della Commissione di ritirare la sua proposta nel caso in cui vengano introdotti cambiamenti nel processo legislativo che violerebbero un diritto fondamentale. Siamo inoltre aperti a dare una visibilità anche maggiore ai diritti fondamentali nelle nostre valutazioni d’impatto.
Infine, un tema importante della revisione in programma sarà come coinvolgere l’Agenzia per i diritti fondamentali, di recente costituzione, nella preparazione di nuove iniziative in settori particolarmente delicati, concernenti i diritti fondamentali.
Per quanto riguarda l’invito alla Commissione a presentare una nuova relazione annuale sui diritti fondamentali nell’Unione europea, pensiamo che potrebbe essere utile svolgere annualmente una discussione generale su questo tema. Potrebbe svolgersi nel contesto della nostra discussione annuale relativa ai progressi compiuti nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Siamo meno convinti della necessità di una nuova relazione annuale formale specifica, soprattutto perché l’Agenzia per i diritti fondamentali, costituita di recente, svolgerà forse il suo compito più importante adottando una relazione annuale sulle questioni relative ai diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea. Tale relazione, e di conseguenza la nostra nuova Agenzia per i diritti fondamentali, dovrebbero ricevere tutta l’attenzione pubblica che meritano. La relazione dovrebbe quindi essere al centro delle discussioni sui temi legati ai diritti fondamentali in tutte le tre Istituzioni e dovremmo evitarne qualsiasi duplicazione.
Ciò detto, comunque, vorrei dichiarare quanto apprezziamo e prendiamo seriamente questa relazione per il suo contenuto.
Riccardo Ventre (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari costituzionali. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con la Commissione per questo nuovo modo di porsi rispetto alla tutela dei diritti fondamentali. Ringrazio il Commissario per averci informato questa sera che una parte sostanziale dell’idea formulata dalla commissione AFCO sarà recepita dalla Commissione nel testo modificato.
Noi auspichiamo un sempre maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo nell’ambito di questa tutela e ci piace soprattutto condividere l’ipotesi di un continuo monitoraggio su tutte le attività legislative che conducono a una siffatta tutela, che potrebbe concludersi, come diceva il Commissario, con una relazione finale. Ciò però diventa poco rilevante se il monitoraggio è penetrante, costante e continuo.
In secondo luogo, per quanto riguarda il coinvolgimento dell’istituenda Agenzia per i diritti fondamentali, credo – com’è stato già detto in sede di commissione – che occorra anche diversificarne le attività, onde evitare inutili sovrapposizioni e doppioni. Ritengo pertanto che il pieno coinvolgimento dell’agenzia, nonché delle organizzazioni non governative e delle associazioni, come diceva il relatore, debba divenire sempre più pregnante e significativo, tenuto conto che vi sono importantissime associazioni che si occupano della tutela dei diritti umani.
Infine, a nostro giudizio, è necessario un controllo sistematico interno nella fase dell’elaborazione legislativa a tutti i livelli. E’ dunque auspicabile che questi suggerimenti contenuti nella nitida e lucida relazione del relatore, così come l’ha illustrata questa sera, diventino parte dell’attività della Commissione stessa.
Kinga Gál, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) Il rispetto e l’applicazione dei diritti fondamentali e di tutti i diritti umani costituiscono in ogni circostanza la pietra angolare di ogni paese democratico europeo, governato dallo Stato di diritto. Non si possono eludere né ignorare. Quando emergono situazioni problematiche e conflittuali emerge con particolare chiarezza la costante necessità di riaffermare questi diritti, apparentemente ovvi, e che la loro osservanza non è automatica e molto spesso dobbiamo lottare perché i nostri diritti fondamentali siano rispettati.
Il rispetto e la difesa dei nostri diritti umani fondamentali sono stati il punto di partenza e la conquista dell’Unione europea, ma sinora la dichiarazione è stata accompagnata da poche misure giuridiche concrete. Uno dei risultati concreti è la nascita della Carta dei diritti fondamentali; anche se è tutt’altro che completa, conferirle valore giuridico – per esempio sottoscrivendo la Carta europea dei diritti fondamentali – rappresenterebbe un passo avanti molto necessario nella difesa dei diritti fondamentali nella Comunità. I problemi riguardanti i diritti umani che appaiono quotidianamente e la complessità di tali questioni dimostrano che c’è molto da fare in questa area.
Per questa ragione, non posso che accogliere con favore la relazione dell’onorevole Voggenhuber, cioè l’iniziativa della Commissione, poiché richiama l’attenzione di tutti noi sulla questione chiave: il rispetto effettivo dei diritti fondamentali comincia quando il rispetto per la Carta dei diritti fondamentali è presente nelle proposte legislative della Commissione, quando sono introdotti controlli regolari e severi del rispetto dei diritti umani e quando l’Agenzia per i diritti fondamentali è in grado di lavorare in modo efficace. E sebbene alcuni paragrafi siano oggetto di dibattito sotto il profilo giuridico, come relatore ombra sostengo la relazione, così come la sosterrà il PPE nella votazione di domani.
Giovanni Claudio Fava, a nome del gruppo PSE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, confesso, in un minuto e mezzo, che ogni volta che questo Parlamento è chiamato a discutere di diritti umani, si ha la preoccupante sensazione che finisca per trattarsi soltanto di un esercizio retorico. Lo dico anche pensando che, sebbene un mese fa questo Parlamento abbia discusso dei risultati di un anno di lavoro della commissione TDIP sulla CIA, questo mese né la Commissione né il Consiglio hanno fornito alcun riscontro al lavoro svolto dal Parlamento europeo e offerto al loro giudizio.
Non vorremmo che questo fosse anche il destino della preziosa comunicazione in esame che, come ricordava il collega Voggenhuber, è intesa a chiarire e a rafforzare una prassi che è ormai abituale in questa Istituzione dal 2001, cioè quella di assicurare la compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea di tutti i procedimenti normativi e legislativi portati avanti dalle istituzioni. Era da tempo che questa prassi aspettava di essere riconosciuta e ci auguriamo che la sua attuazione non resti lettera morta.
Va precisato un punto: noi chiediamo alla Commissione una relazione annuale, da presentare al Parlamento, in cui si faccia il punto sullo stato di applicazione dei diritti fondamentali nelle politiche europee. Ci sembra abbastanza bizzarro che siano previste una relazione annuale sull’applicazione del diritto comunitario e una relazione annuale sulla politica di concorrenza, e che non sia invece prevista alcuna relazione sui diritti fondamentali che la Commissione debba presentare al Parlamento europeo.
Lo diciamo anche in relazione all’impatto che tali politiche hanno su cinquecento milioni di cittadini europei e perché riteniamo che si tratti di una sensibilità di cui le istituzioni europee devono farsi carico per restituire dignità e sostanza ai diritti umani di cui siamo spesso chiamati ad occuparci.
Sophia in ’t Veld, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, prima di tutto non intendo soffermarmi sull’eccellente relazione dell’onorevole Voggenhuber se non per dire che il mio gruppo la sosterrà pienamente.
In linea di principio, accogliamo con grande favore le proposte della Commissione, ma a mio parere il problema è che esse rischiano di diventare come i vestiti dell’imperatore. Sono piene di buone intenzioni, ma c’è un grosso rischio che rimangano esercizi passivi, burocratici, perché esiste un grande divario tra la realtà e le proposte contenute nel vostro documento, signor Commissario.
Ho un problema, Commissario Mandelson. Come posso spiegare le sue meravigliose proposte ai miei elettori, se la Commissione non fa sentire la sua voce quando un ministro dell’Istruzione in uno Stato membro dell’UE conduce una crociata contro gli omosessuali? Perché la Commissione non parla chiaro nel caso dei voli della CIA, come ci ha appena ricordato l’onorevole Fava? Perché la Commissione non parla chiaro nel caso della flagrante discriminazione e del trattamento inumano della popolazione rom? In moltissimi casi la Commissione rimane passiva e talvolta si nasconde persino dietro alle regole. Ultimamente, ogni volta che poniamo domande su questi casi ci viene risposto: “Aspettate e vedrete quando sarà creata l’Agenzia per i diritti fondamentali”. Signor Commissario, perché la Commissione, paladina dei diritti fondamentali, come ci promise nell’ottobre 2004 il Presidente Barroso, non utilizza appieno i propri poteri? Perché si nasconde dietro alle regole? I cittadini si aspettano che proteggiate e promuoviate i loro diritti fondamentali. Anch’io vorrei la relazione annuale, ma francamente considero molto più importante che la Commissione agisca e parli chiaramente. Questa sarebbe leadership politica.
Una delle espressioni preferite del Presidente Barroso è “l’Europa dei risultati”, che mi piace moltissimo. Ma perché è limitata all’area economica? Perché non è applicata all’area dei diritti fondamentali? Presto celebreremo 50 anni di integrazione europea. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’ideale cui si aspirava era che nessuno dovesse più temere per la propria vita, che tutti potessero vivere in libertà, sicurezza, uguaglianza e democrazia. Quindi i diritti fondamentali dovrebbero costituire la principale priorità della Commissione e quello dovrebbe essere il significato dell’espressione “Europa dei risultati”. Spero che, nei prossimi due anni, questa Commissione crei quell’Europa dei risultati e dei diritti fondamentali. Considero questa proposta soltanto una base per questo obiettivo, ma ora mi aspetto che si passi all’azione.
Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, la Carta dei diritti fondamentali esiste da più di sei anni ormai ed è essenziale per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei cittadini, eppure non è ancora giuridicamente vincolante. Possiamo soltanto sperare, quindi, che la Presidenza del Consiglio riesca a imprimere nuovo slancio al processo costituzionale, poiché non c’è dubbio che i diritti individuali dei cittadini dell’Unione europea fanno parte della sostanza della Costituzione, di cui la Carta è il contenuto essenziale.
Alla luce di ciò, in particolare, non possiamo che sostenere l’iniziativa della Commissione. Stiamo parlando qui dello sviluppo di un’autentica cultura dei diritti fondamentali. Voglio dichiarare il mio esplicito appoggio per questo approccio ed evidenziare due punti in proposito.
In primo luogo, il controllo sistematico dei diritti fondamentali deve sempre concentrarsi sui diritti fondamentali specifici coinvolti in ciascun caso, e anche comprovare nei dettagli tale verifica in ogni proposta legislativa.
In secondo luogo, il solo controllo per identificare eventuali errori giuridici, nel valutare la rispettiva importanza della libertà dell’individuo e i requisiti dell’interesse pubblico, è insufficiente. Abbiamo bisogno di un’ottimizzazione in termini di diritti fondamentali, che significa un’analisi politica per accertare quale delle varie soluzioni che valutano correttamente questi interessi produca il migliore equilibrio tra determinazione dell’obiettivo e restrizione dei diritti fondamentali.
Tale approccio potrebbe caratterizzare la cultura dei diritti fondamentali di cui parla la Commissione e in questo modo rafforzare l’identità dell’Unione europea come unione di cittadini.
Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, in linea di principio garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini è della massima importanza, anche se abbiamo pareri diversi su come realizzare tale obiettivo. Colpisce il fatto che l’Unione europea sta cercando ancora una volta di creare per sé un profilo distinto mediante i diritti fondamentali. Nel frattempo l’Unione ha ora una Carta e un’Agenzia per i diritti fondamentali, nessuna delle quali è stata stabilita all’unanimità.
Una ragionevole minoranza, anche qui in Parlamento, ha importanti obiezioni sulla Carta dei diritti fondamentali e sulla forma che le si vorrebbe dare. Posso richiamare la vostra attenzione sul fatto che la Carta dei diritti fondamentali è una duplicazione non necessaria della Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali? Lo stesso vale, di fatto, per l’Agenzia per i diritti fondamentali. Entrambe le duplicazioni sono evitabili e i diritti dei cittadini non ne risulterebbero intaccati.
E’ un compito che può svolgere la Corte europea per i diritti umani qui a Strasburgo, purché possa contare sul personale e sulle risorse finanziarie necessari. Inoltre, rispetta l’individualità dell’ordinamento giuridico nazionale. Mi sembra una garanzia sufficiente per le nostre libertà e i nostri diritti fondamentali. Sono quindi favorevole a una limitazione delle funzioni dell’Unione nell’ambito dei diritti fondamentali. Dovremmo permettere all’Unione di aderire alla Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; senza dubbio a ciò seguirà un dibattito sulla conformità e sul controllo dei diritti fondamentali nel rispetto della funzione legislativa della Commissione.
Daniel Hannan (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, onorevoli colleghi: avete perso. La Carta dei diritti fondamentali avrebbe ricevuto valore giuridico dalla Costituzione europea, ma quella Costituzione, sembra necessario ricordarlo periodicamente all’Assemblea, è stata respinta. Il 55 per cento degli elettori francesi e il 62 per cento degli elettori olandesi hanno detto “no”. Ignorare quei risultati e andare avanti come se la Carta fosse in vigore sarebbe oltraggioso, eppure è proprio quello che proponete di fare. E’ proprio quello che state facendo. Come ammette allegramente la relazione Voggenhuber, le varie Istituzioni dell’Unione europea stanno procedendo come se la Carta avesse già valore vincolante. La relazione si potrebbe compendiare come un tentativo di rendere regolare un’estensione illegale e antidemocratica della giurisdizione dell’UE.
Io spero che possiamo dare per scontato che ognuno di noi qui crede nelle libertà civili fondamentali. Noi tutti sosteniamo la libertà di parola, la libertà di culto, il diritto di associazione e così via. Ma alcuni di noi contestano il modo in cui tali questioni vitali vengono tolte dalle mani dei governi nazionali responsabili e sottoposte ai capricci dei giudici europei.
L’Unione europea è carente, non nel suo rispetto per i diritti umani di base, ma nel suo rispetto per la democrazia. I diritti sulla carta, non accompagnati da responsabilità democratica, sono privi di significato. I principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali si potrebbero trovare ugualmente, per dire, nella Costituzione della Germania est o dell’Unione Sovietica, ma come sapevano i popoli di quegli infelici Stati, le carte scritte sono inutili se i governanti non sono tenuti a rendere conto del loro operato.
Abbiamo davvero bisogno di imparare di nuovo questa lezione nell’Unione europea?
Ignasi Guardans Cambó (ALDE). – (EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Voggenhuber per la sua relazione.
Santa Teresa diceva che il diavolo è nel dettaglio. E’ ovvio che la Commissione europea non approverà mai un atto legislativo che violi in modo clamoroso i diritti fondamentali: nessuno si aspetta questo. Per esempio, però, abbiamo situazioni, come nel caso delle restrizioni sui liquidi a bordo di aeroplani, in cui la comitatologia è stata usata in modo vergognoso per imporre ai cittadini, attraverso un segreto atto di regolamentazione – e sottolineo segreto – doveri che non possono essere riveduti da alcun tribunale in Europa, nazionale o europeo.
In questo caso la Commissione europea non è solamente testimone di una violazione dei diritti fondamentali, ma legifera essa stessa in un modo che va contro il rispetto dei diritti fondamentali e le regole più basilari sulla trasparenza. Queste cose accadono, quindi lasciamo da parte la retorica e cominciamo ad applicare a noi stessi ciò che pretendiamo di applicare a tutti gli altri, ai nostri vicini e ai nostri partner in tutto il mondo.
Giusto Catania (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la necessità che le proposte legislative siano sempre compatibili con i diritti fondamentali può essere un buon viatico per riaprire seriamente il dibattito sul reale processo costituente europeo, evitando il tentativo goffo di rianimare un trattato ormai morto dopo l’impatto con il popolo. Io credo che, alla vigilia dell’imminente e ancora misteriosa dichiarazione di Berlino, questo possa essere un modo serio per riaprire il dibattito e per ridare senso all’Europa e di questo voglio ringraziare l’onorevole Voggenhuber.
In questi anni abbiamo assistito ai voli della CIA e ai rapimenti da parte della stessa nel territorio europeo, al controllo sistematico dei cittadini e alla violazione della loro privacy, al trattenimento di migranti in luoghi disumani e degradanti. Tutto ciò rappresenta l’esempio più evidente della difficoltà dell’Unione europea di tutelare i diritti fondamentali. Noi pensiamo che le proposte legislative dell’Unione europea debbano essere sempre pienamente compatibili, non solo con la Carta dei diritti fondamentali, ma anche con gli altri strumenti europei e internazionali in materia di diritti fondamentali: penso alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali e alla Carta sociale europea.
Ci sembra un buon modo per cominciare un dibattito approfondito per il rilancio dell’Europa.
Maria da Assunção Esteves (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, i diritti fondamentali costituiscono l’elemento portante di tutta l’azione politica dell’Unione europea. Fin dal Trattato di Roma, la democrazia è stata condizione di questa unione di nazioni e base del consenso. La democrazia implica innegabilmente che tutte le istituzioni devono aderire a un’etica dei diritti; la stessa democrazia nasce da un’etica dei diritti.
La Carta dei diritti fondamentali, formalizzata nel Trattato di Nizza, è l’espressione chiara di questa matrice genetica dell’Unione europea, tale da fugare qualsiasi dubbio o ambiguità.
L’Unione europea ha sempre avuto un legame intrinseco con i diritti fondamentali, e soltanto tramite questo vincolo l’Unione garantisce di essere fedele a se stessa. E’ quindi benvenuta la metodologia di autocontrollo della legislazione che la Commissione europea ci ha presentato: il rispetto dei diritti fondamentali come parte integrante del controllo della legalità delle proposte legislative e una valutazione completamente nuova dell’impatto di questa legislazione sui diritti fondamentali. Questo porterà aria nuova e più trasparenza negli uffici della Commissione. Si tratta di una soluzione più strutturale e più positiva di quella della nuova Agenzia dei diritti fondamentali, perché questo metodo, proposto dalla Commissione, presuppone che i diritti umani siano trasversali alle politiche dell’Unione, a tutte le politiche. Questa è la sua forza.
In una società democratica, il controllo dei diritti comincia proprio dal controllo delle istituzioni sulla propria prassi politica. Tuttavia, le virtù di questa metodologia sono limitate, dato che essa non include il Consiglio dell’Unione europea né le decisioni in materia di cooperazione intergovernativa, in relazione alle quali la Commissione non prende iniziative. Se oggi vi sono questioni che non ricevono un’attenzione specifica dal punto di vista di una cultura dei diritti, sono quelle che rientrano nel terzo pilastro, quello del diritto penale e della procedura penale.
Le minacce del terrorismo e l’inquietudine dell’opinione pubblica creano negli Stati la tentazione di una deriva verso una preoccupazione spropositata per la sicurezza, che talvolta oltrepassa i confini della libertà e della giustizia. Il metodo della Commissione ha aperto la porta, ma occorre aprire anche la finestra.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Voggenhuber per la sua relazione e assicurargli il mio appoggio nella sua lotta per garantire maggiori diritti ai nostri cittadini. Come rappresentante del mondo economico, devo dire che è vero che i diritti del Parlamento europeo e delle altre Istituzioni europee sono stati pienamente attuati nel campo del mercato interno. In quel campo, siamo stati in grado di attuare un processo di razionalizzazione per i nostri 27 Stati membri e 500 milioni di cittadini e di assicurare che, invece di 27 diverse normative, se ne applichi una sola, adottata mediante una cooperazione costruttiva.
Vorrei anche sottolineare, comunque, che la costituzione di una base ugualmente solida nel campo dei diritti fondamentali è una mia vera preoccupazione. Quando l’onorevole Hannan dice che la Francia e i Paesi Bassi hanno votato contro la Costituzione, non posso che ribattere dicendo che un referendum consultivo diretto in Spagna ha indicato una netta maggioranza a favore di questo progetto. Inoltre, se sommiamo la popolazione dei tre paesi, se ne deduce che si tratta di una netta maggioranza numerica.
Noi abbiamo l’appoggio della maggioranza degli europei. La stragrande maggioranza di quest’Assemblea ha manifestato il proprio appoggio al progetto e i governi d’Europa si sono dichiarati unanimemente a favore. Di quanti altri voti abbiamo bisogno prima di conseguire la democrazia in Europa, invece di fermarci ai confini geografici e misurare la democrazia in chilometri, mentre dovremmo giudicarla in base ai suoi principi?