Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su cinque proposte di risoluzione sulla Nigeria(1).
Michael Gahler (PPE-DE), autore. – (DE) Signor Presidente, per essere sinceri sono convinto che un dibattito sugli sviluppi della situazione nello Zimbabwe sarebbe più urgente di tutti i tre argomenti che discutiamo questa settimana; le dettagliate notizie che mi giungono sono davvero sconfortanti. Oggi, però, non è possibile discutere dello Zimbabwe, in quanto nella discussione su problemi di attualità ci siamo limitati a tre temi. Mi auguro che il gruppo di lavoro sulla riforma parlamentare abolisca questa restrizione che ci siamo autoimposti per i problemi di attualità.
Per quanto riguarda la situazione in Nigeria, riteniamo più razionale esaminare il deficit in materia di diritti umani nella sua dimensione complessiva – soprattutto alla luce delle imminenti elezioni – e non limitarci a un singolo tema. Pensiamo inoltre, e lo abbiamo esplicitamente affermato, che il progetto di legge attualmente in discussione in Nigeria violi i diritti umani fondamentali; siamo contrari a qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale, e crediamo che la vita privata di ciascun cittadino sia una questione esclusivamente personale, che lo Stato non deve criminalizzare in alcun modo.
A nostro avviso, incarcerare una persona che invoca una legislazione più liberale costituisce una violazione della libertà di opinione. Tuttavia, siamo convinti che una risoluzione sulla Nigeria debba prendere posizione anche su altri problemi che affliggono l’intera popolazione di quel paese: in particolare la diffusa violenza, la corruzione, l’immunità di cui godono coloro che violano i diritti umani, gli episodi di intimidazione politica avvenuti nell’imminenza delle elezioni – forse con il coinvolgimento delle forze di sicurezza –, la minaccia all’indipendenza della commissione elettorale nazionale, il fatto che la pena di morte sia ancora in vigore e che – soprattutto nelle regioni in cui si pratica la sharia – si applichino degradanti punizioni corporali, per finire col problema, ancora dolente e assai grave, del lavoro minorile. Convinti come siamo dell’opportunità di esaminare questi problemi nel loro complesso, preferiamo votare la nostra risoluzione e non il testo comune.
Erik Meijer (GUE/NGL), autore. – (NL) Signor Presidente, la Nigeria è un paese ricco di diversità, abitato da molte popolazioni differenti per lingua e cultura, riunite in una singola compagine nazionale solo dalla colonizzazione britannica. Movimenti separatisti come quello del Biafra sono stati sgominati molto tempo fa grazie alla schiacciante superiorità della forza militare, e anche questa circostanza ha contribuito alla militarizzazione del paese.
Fra gli sviluppi che si registrano attualmente c’è il fatto che le regioni cristiane del sud – che si contraddistinguono per abitudini analoghe a quelle europee e un livello relativamente elevato di libertà individuali – si vedono imporre le rigide norme di vita del nord, tradizionalmente isolato, in cui prevale l’ortodossia islamica. In modo ancor più pesante di quanto avviene negli Stati Uniti, ove il Presidente Bush ha tentato senza successo di introdurre un divieto costituzionale contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso, in Nigeria si cerca di scoraggiare l’omosessualità; anche se il termine “scoraggiare” è ovviamente troppo debole per definire quello che in realtà è un tentativo di sterminio degli omosessuali.
Di conseguenza, non vengono vietati solo i matrimoni – o relazioni giuridiche più o meno equivalenti – tra persone dello stesso sesso, ma vengono perseguitati tutti coloro che partecipano all’attività organizzata di gruppi di pressione di omosessuali o lesbiche. Con la nuova legge, si rischia l’abolizione di diritti apparentemente indiscutibili. L’omosessualità non si cancella coi divieti, e le persecuzioni serviranno solo a giustificare ulteriori violenze e oppressioni contro specifici settori della popolazione.
C’è un nesso logico tra questa violenza e i tentativi, registrati in passato, di condannare a morte donne violentate che avevano dato alla luce bambini senza essere sposate. L’ingiustizia legalizzata sta sferrando un attacco che noi dobbiamo respingere. A coloro che vorrebbero introdurre tali norme in Nigeria, dobbiamo far capire chiaramente che le conseguenze saranno inaccettabili; in questo caso, porteranno anche all’ulteriore diffusione di malattie sessualmente trasmissibili come l’AIDS. L’Europa non deve chiudere gli occhi di fronte a queste vicende, neppure per soddisfare il desiderio di importare il petrolio nigeriano.
Sophia in ’t Veld (ALDE), autore. – (NL) Signor Presidente, sono d’accordo con l’onorevole Gahler: ci sono moltissimi altri problemi, sia in Nigeria che in altri paesi. Tuttavia, alcuni di questi problemi acquistano talvolta un rilievo emotivo e una complessità che rendono necessario considerarli con speciale attenzione, per risolverli definitivamente.
La situazione degli omosessuali è problematica in tutto il mondo; in Nigeria, dove vengono violati diritti umani fondamentali, è importante che il nostro Parlamento e l’Unione europea assumano un ruolo guida nella lotta contro la criminalizzazione dell’omosessualità. Per tale motivo sono davvero felice che sia stata presentata questa risoluzione, e mi auguro che ne trarremo le necessarie conseguenze: spero cioè che, se la Nigeria non risponderà all’appello della nostra Assemblea, noi ci decideremo davvero a riesaminare le nostre relazioni con quel paese. Infatti, è inaccettabile per noi continuare a promuovere i diritti umani, ma chiudere gli occhi quando i nostri partner non li rispettano; su questo punto dobbiamo essere assolutamente coerenti.
Concludo rivolgendomi direttamente al Presidente Obasanjo, che in passato ha ricevuto il Premio della libertà, assegnato dai liberali, per l’opera che ha svolto nel suo paese a favore della democrazia: lo invito ancora una volta a battersi a favore di tutti i suoi concittadini, compresi i nigeriani omosessuali.
Józef Pinior (PSE), autore. – (PL) Signor Presidente, non c’è dubbio che oggi avremmo dovuto occuparci anche della situazione dello Zimbabwe, e della repressione che di recente ha colpito l’opposizione politica in quel paese.
Il mio gruppo politico presenta una risoluzione sulla Nigeria, paese di cui seguiamo attentamente la situazione a causa della legge per la messa al bando delle unioni fra persone dello stesso sesso, approvata dal parlamento nigeriano in prima e seconda lettura. La Nigeria gode di grandissimo prestigio e riveste enorme importanza sia in ambito africano che nel contesto dell’ordine globale contemporaneo; ma allo stesso tempo non possiamo ignorare che in Nigeria sono ancora diffusissime la violenza e le violazioni dei diritti civili o addirittura di diritti umani fondamentali, come il lavoro minorile forzato e il traffico di bambini.
La legge cui mi riferisco è fonte di particolare inquietudine; vorrei sottolineare che essa non si limita a proibire i matrimoni fra persone dello stesso sesso, ma punisce con il carcere chiunque osi parlare dei diritti delle varie minoranze sessuali oppure organizzare club, società e associazioni culturali.
Non c’è dubbio che, se il parlamento nigeriano approverà questa legge, il paese diverrà assai probabilmente teatro di gravissime violazioni dei diritti civili e dei diritti umani. Ricordiamo che in una dichiarazione del 28 gennaio Human Rights Watch ha definito questa legge espressione di omofobia.
Il Parlamento europeo deve far sì che i diritti umani, i diritti civili e la cultura contemporanea vengano rispettati in tutti i paesi, specialmente in quelli come la Nigeria, che godono di grande rispetto e vasto prestigio e costituiscono per noi un importante punto di riferimento dell’ordine politico internazionale.
Carl Schlyter (Verts/ALE), autore. – (SV) Signor Presidente, nonostante numerosi problemi, dopo la caduta della dittatura militare nel 1999 la situazione è nettamente migliorata; appare perciò singolare che oggi, all’improvviso, si proponga una legge che lede i diritti umani. L’omosessualità è già vietata, e viene punita con sanzioni che vanno dalle ammende a pene detentive di 14 anni. Come sappiamo, inoltre, in alcuni Stati che compongono la federazione nigeriana vige la sharia, che punisce con cento frustate le persone non sposate condannate per omosessualità, e addirittura con la morte quelle sposate. Ora, oltre a vietare i matrimoni omosessuali, si vorrebbero infliggere fino a cinque anni di reclusione a chiunque “celebri, presenzi, assista o favorisca il rito matrimoniale fra persone dello stesso sesso”.
C’è qualcuno, in questo Parlamento, in grado di spiegarmi quale terribile attentato al vivere sociale si compia, assistendo a una dichiarazione d’amore tra due persone? Mi sfugge come ciò possa configurarsi come reato punibile per legge. Inoltre, dal momento che è illegale aiutare in qualsiasi modo gli omosessuali a organizzarsi, rischiano sanzioni anche gli avvocati e gli attivisti dei diritti umani; in tali condizioni un dibattito sui diritti degli omosessuali diventa impossibile.
Per ora, comunque, la tolleranza dell’omosessualità è ancora tale da permettere al maggior quotidiano, This Day, di pubblicare annunci personali destinati alle lesbiche. Contrariamente a quanto affermano alcuni, la legge che vieta l’omosessualità non ha nulla a che vedere con la lotta contro la diffusione dell’AIDS, che colpisce soprattutto eterosessuali; ma anche se fosse veramente così, si tratterebbe di una legge assai sciocca, poiché i rapporti stabili limitano la diffusione dell’infezione. In tale situazione, i matrimoni tra omosessuali andrebbero incoraggiati e agevolati. La Nigeria ha bisogno di amore e di autentiche relazioni familiari, mentre l’adozione di una legge come quella di cui discutiamo segnerebbe l’inizio del ritorno alla dittatura e all’oppressione; chiedo al Presidente di abrogare questa legge.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signor Presidente, desidero richiamare l’attenzione della Commissione sulla legge di cui stiamo discutendo oggi e che, secondo, le previsioni, sarà approvata in terza e ultima lettura prima della conclusione dell’attuale legislatura in Nigeria. Questa legge, com’è evidente, viola libertà e diritti civili fondamentali, oltre a costituire una palese discriminazione nei confronto di un settore della popolazione; inoltre, essa può provocare un inasprimento dell’omofobia nell’opinione pubblica.
Al divieto di registrazione per qualsiasi associazione o gruppo che riunisca persone di orientamento sessuale diverso, si accompagnano sentenze detentive per chiunque, pubblicamente o persino privatamente, dia o concorra a dare una rappresentazione positiva dei rapporti fra persone dello stesso sesso. Vi è persino il rischio che una politica di questo tipo limiti l’accesso delle persone lesbiche, gay, transessuali e bisessuali alle cure mediche, con ripercussioni negative per l’efficacia delle misure già in corso di applicazione contro l’AIDS.
Alla luce di tutti questi elementi, gli Stati membri e la Commissione devono prendere misure decise per impedire che questa legge, nella sua formulazione attuale, venga approvata dalle autorità nigeriane. L’Unione europea deve poi trarre le sue conclusioni per il futuro, insistendo, negli accordi firmati con i paesi terzi e ACP, sull’importanza delle clausole che vietano qualsiasi forma di discriminazione.
Marco Cappato, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che dobbiamo rispondere alla sollecitazione del collega Gahler, che si chiede e ci chiede se ci siano questioni più gravi e più importanti fuori e dentro la stessa Nigeria.
Io ritengo di sì, condividendo l’opinione della collega in ’t Veld, ma ritengo altresì che questa risoluzione vada sostenuta per due motivi importanti: la prima è che abbiamo la possibilità di agire prima che succeda qualcosa di grave. Invece di dover inseguire gli avvenimenti per i prossimi 15 o 20 anni e lamentarci per le condanne che questa legge comporterebbe se venisse applicata a migliaia di individui – com’è accaduto numerose volte con la stessa Nigeria, per esempio sulle condanne a morte – abbiamo la possibilità, come Parlamento europeo, di muoverci in anticipo. Credo sia un’occasione d’oro.
Potrebbero esserlo anche i segni di cedimento, da parte del Presidente Obasanjo, nei confronti della pressione integralista del fondamentalismo islamico negli Stati del Nord. I nostri rapporti di amicizia ma anche di critica dura, quando serve, potrebbero aiutare il Presidente a resistere al disastro del fondamentalismo, che anche in Nigeria rischia di prendere piede.
Marcin Libicki, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, nel corso della mia attività di parlamentare europeo mi sono imbattuto in numerosi provvedimenti legislativi che non approvavo; nella vita politica è un fatto normale. Probabilmente, però, la mia contrarietà non è mai stata così forte come in quest’occasione; il mio intransigente rifiuto si deve all’incredibile ipocrisia del documento di cui stiamo discutendo, e si basa su cinque fatti. In primo luogo, il Parlamento europeo sta interferendo negli affari altrui; in effetti, esso intende ingerirsi in faccende che non si riferiscono alla criminalità né hanno rilievo penale, ma riguardano semplici provvedimenti legislativi che uno Stato sovrano intende adottare per disciplinare questioni sociali di natura interna.
In secondo luogo, la risoluzione comune confonde le critiche al provvedimento legislativo proposto con ipotetiche violazioni dei diritti umani che potrebbero derivarne. In terzo luogo, la Nigeria è impegnata in una drammatica lotta contro l’AIDS; essa vuole ostacolare le più comuni modalità di diffusione dell’AIDS, oltre al turismo sessuale, che è un fenomeno europeo. Ebbene, noi vogliamo impedire alla Nigeria di adottare questa legge proprio col pretesto della protezione dall’AIDS.
In quarto luogo, si formula una proposta vergognosa; il quarto punto fa riferimento a sanzioni. Non sono state imposte sanzioni contro i genocidi perpetrati in Cina, Tibet, Sri Lanka e Sudan, ma a quanto pare intendiamo trattare la Nigeria come avremmo dovuto trattare – ma non abbiamo trattato – gli Stati che si sono macchiati dei crimini più odiosi.
In quinto luogo, giudico del tutto inopportuna l’inclusione della questione nel novero dei problemi riguardanti i diritti umani. In sesto luogo, sono contrario alla risoluzione comune; voterò invece a favore della risoluzione presentata dal gruppo PPE-DE. Non approvo neppure quest’ultima, ma in questo modo il mio voto renderà più probabile la bocciatura della risoluzione originale, che costituisce un insulto al buon senso.
Raül Romeva i Rueda, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Non sono d’accordo, onorevole Libicki; siamo di fronte a un problema capitale, concernente i diritti umani fondamentali. Mentre in numerosi paesi del mondo prevalgono il buon senso e la razionalità, e si adottano leggi miranti non solo a eliminare la discriminazione ma anche a renderla punibile quand’è diretta contro lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, in altri – come la Nigeria e gli Stati Uniti, e persino all’interno dell’Unione europea – si promuovono iniziative legislative che rappresentano un passo indietro. Avevamo quindi il dovere di agire.
In un paese in cui il capitolo 42, articolo 214, del codice penale stabilisce che i semplici rapporti sessuali tra adulti dello stesso sesso sono punibili con 14 anni di carcere, il ministero della Giustizia nigeriano ora vorrebbe spingersi addirittura più in là, e punire con cinque anni di prigione i matrimoni tra persone dello stesso sesso nonché la celebrazione di tali matrimoni.
A quanto pare non sono sufficienti gli appelli rivolti dalla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani agli Stati, per indurli ad abrogare qualsiasi legge discriminatoria contro lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, né basta il fatto che queste persone abbiano gli stessi diritti degli eterosessuali. A mio avviso era quindi necessario che questo Parlamento reagisse a una situazione così vergognosa; lo abbiamo fatto e ne siamo lieti.
Marios Matsakis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la Nigeria è un paese africano dalle dimensioni enormi che, dalla fine della dittatura militare nel 1999, si batte per realizzare moderne riforme democratiche. Le prossime elezioni hanno riportato il rispetto dei diritti umani alla ribalta del dibattito politico. A questo proposito, il direttore della sezione africana di Human Rights Watch si è espresso con estrema pertinenza: “La Nigeria ha bisogno di una classe dirigente che affronti la terrificante situazione dei diritti umani nel paese”. La questione della libertà dell’orientamento sessuale e della depenalizzazione dell’omosessualità, benché sia estremamente delicata, viene considerata dal mondo sviluppato una questione importante per quanto riguarda la libertà individuale, nella misura in cui non viola le libertà degli altri.
Invitiamo quindi le autorità nigeriane, e soprattutto i deputati e i senatori nigeriani, a tenerlo presente al momento di discutere la proposta di legge che è stata loro presentata. Questa proposta di risoluzione non dev’essere fraintesa; il Parlamento europeo non ritiene che il tema dell’omosessualità sia prioritario rispetto ad altri problemi nigeriani, come l’endemica corruzione o la gravità delle violenze perpetrate dalle forze di sicurezza governative. La Nigeria deve risolvere al più presto anche questi problemi.
Neelie Kroes, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione europea segue con attenzione il cammino del progetto di legge per la messa al bando delle unioni fra persone dello stesso sesso, che è stato presentato all’inizio dello scorso anno al Consiglio esecutivo federale nigeriano. La Commissione condivide le profonde preoccupazioni espresse da alcune organizzazioni internazionali – tra cui le Nazioni Unite, attraverso il Rappresentante speciale del Segretario generale per la difesa dei diritti umani – in merito all’acuirsi delle discriminazioni, alle violazioni dei diritti individuali e alla restrizione della libertà di associazione che sarebbe introdotta se questo progetto di legge venisse approvato.
La Commissione condivide altresì l’analisi effettuata dalle associazioni nigeriane e internazionali sui diritti umani in merito alle potenziali ripercussioni su persone che abbiano – o siano sospettate di avere – rapporti con persone dello stesso sesso. Lo stesso dicasi per i difensori dei diritti umani che si oppongono alle potenziali implicazioni negative di questo progetto di legge omofobico. Il progetto di legge comporterebbe per loro un maggiore rischio di arresti arbitrari, detenzione, torture e maltrattamenti. Esso inoltre limiterebbe l’azione delle organizzazioni locali per i diritti umani che verrebbero messe a tacere. Il progetto di legge rafforza le severe disposizioni già in vigore. Il codice penale nigeriano punisce i rapporti omosessuali consensuali con pene che vanno fino a 14 anni di detenzione, mentre il codice penale della sharia, che è stato approvato in 11 Stati della Nigeria settentrionale, prevede la pena di morte per la livat [“sodomia”].
Il progetto di legge inoltre violerebbe numerosi trattati e leggi internazionali sui diritti umani sottoscritti e ratificati dalla Nigeria, se non addirittura la sua costituzione e alcuni articoli fondamentali dell’accordo di Cotonou. In considerazione di quanto sopra, e alla luce delle conclusioni sui rapporti dell’Unione europea con la Nigeria adottate dal Consiglio “Affari generali e Relazioni esterne” nel 2003, la Commissione conferma la propria disponibilità a contribuire all’applicazione della risoluzione che quest’Assemblea sta per adottare. La Commissione è pronta a partecipare attivamente, insieme agli Stati membri, al dialogo politico previsto dall’articolo 8 dell’accordo di Cotonou. Questo dialogo politico affronterà il tema specifico del progetto di legge sulle unioni fra persone dello stesso sesso, nonché gli elementi essenziali concernenti i diritti umani, i principi democratici, lo Stato di diritto e il buon governo elencati nell’articolo 9 dell’accordo di Cotonou.
Infine la Commissione invita il Parlamento europeo a dar seguito alla visita compiuta l’anno scorso dal suo ex Presidente, onorevole Josep Borrell Fontelles, al parlamento nigeriano, per istituire un dialogo regolare tra i due parlamenti.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alla fine delle discussioni, cioè tra un istante.