Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione:
– sull’interrogazione orale dell’on. Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, al Consiglio, su una maggiore convergenza nelle prassi di vigilanza al livello dell’UE (O-0125/2006 – B6-0010/2007), e
– sull’interrogazione orale dell’on. Pervenche Berès, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, alla Commissione, su una maggiore convergenza nelle prassi di vigilanza al livello dell’UE (O-0126/2006 – B6-0449/2006).
Pervenche Berès (PSE), autore. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la commissione per i problemi economici e monetari ha ritenuto necessaria una discussione tre le Istituzioni europee sulla vigilanza, e volevamo che a tale incontro potessero partecipare anche il Consiglio e la Commissione. Noi membri della commissione per i problemi economici e monetari siamo molto lieti che siano state riavviate discussioni e siano ripresi i lavori, sia in seno al Consiglio che in seno alla Commissione, riguardo alla gestione delle crisi dei mercati finanziari. Una vigilanza e una cooperazione migliori e più efficaci tra i supervisori sono diventate una necessità; tuttavia, se vogliamo che il risultato finale sia buono, pensiamo che, in questa fase di sviluppo e di profonda trasformazione dei mercati finanziari, l’avvio di una discussione su questo tema sia indubbiamente il modo migliore di progredire.
La commissione per i problemi economici e monetari ha compiuto un grande lavoro di analisi del sistema finanziario europeo e delle implicazioni del consolidamento dei servizi finanziari, tra l’altro nella relazione Muscat, nella quale abbiamo espresso il nostro sostegno all’istituzione di un comitato di saggi incaricato non solo di valutare le conseguenze del consolidamento dei mercati e delle istituzioni finanziarie, nonché le implicazioni della vigilanza finanziaria, della stabilità finanziaria e della gestione delle crisi, ma anche di dare indicazioni precise sulle strutture esistenti e di presentarle in una relazione al Parlamento.
Lo scopo di questa discussione interistituzionale è di lanciare un chiaro segnale sulla necessità di aprire – o riaprire – quell’ampio dibattito sul futuro dei sistemi di vigilanza europei che è essenziale nell’interesse non solo della competitività del mercato finanziario in quanto tale ma anche della stabilità del sistema finanziario dell’Unione europea.
A tale proposito, permettetemi di proporvi alcune osservazioni. In primo luogo, vorrei dire che il sistema finanziario europeo e mondiale ha subito profonde trasformazioni. Con cadenza quotidiana assistiamo a continui cambiamenti dei mercati e alle innovazioni che vi si producono – sviluppi che, tra le altre cose, conferiscono maggiore forza agli hedge fund o alle private equity. Il consolidamento in atto dei mercati finanziari ha consentito agli operatori chiave di insediarsi e di agire su basi totalmente transnazionali. E’ aumentato il numero delle fusioni e acquisizioni motivate da esigenze di competitività ed efficienza, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo o globale. Sono arrivate al punto di generare una spinta motrice, con la conseguenza che la struttura dei mercati, come pure il modo di agire degli operatori su tali mercati, hanno subito mutamenti radicali, in un processo di trasformazione che comporta sfide nuove con poste in gioco nuove.
La mia seconda osservazione è che il consolidamento di strutture di vigilanza in campo finanziario deve andare di pari passo con il consolidamento dei mercati, perché talvolta si ha l’impressione che essi seguano ritmi diversi, al punto che viene da chiedersi se il sistema di vigilanza attualmente applicato nell’Unione europea – un sistema nel quale i supervisori, oltre a disporre di strutture specifiche e molto differenti tra loro, delle quali sono responsabili, hanno anche competenze, poteri e responsabilità fortemente divergenti e agiscono in conformità di un mandato nazionale – sia realmente in grado di assicurare un’adeguata vigilanza dei grandi gruppi finanziari multinazionali. Viene da chiedersi, poi, se il sistema sia sostenibile e se non possa, forse, mettere a repentaglio la stabilità finanziaria dello stesso sistema europeo.
In terzo luogo vorrei ricordare le peculiarità del sistema finanziario dell’Unione europea, caratterizzato dalla diversità e dalla ricchezza degli operatori, siano essi locali – ad esempio, banche regionali – oppure operatori che agiscono a livello transnazionale, transatlantico o in altri scenari globali. Tale situazione comporta la necessità di un quadro di vigilanza che sia solido, efficiente e adeguato, capace di rispondere alle sfide dell’integrazione regionale, dell’innovazione e di una gestione centralizzata, nonché, allo stesso tempo, di garantire un elevato livello di vigilanza e la solidità e stabilità del sistema.
In quarto luogo desidero sottolineare che il miglioramento dei sistemi di vigilanza è nell’interesse di tutti gli addetti ai lavori – in prima istanza, ovviamente, nell’interesse del sistema stesso, però, in seconda istanza, anche nell’interesse di tutti coloro che operano sul mercato, i quali ci chiedono di migliorare il sistema di vigilanza per facilitare la loro attività su tutti i mercati. Sono convinta che anche l’utente finale non potrà che trarre vantaggio da un miglioramento del sistema.
Come quinta, e ultima, riflessione vorrei dire che la questione dell’eccellenza europea nel campo della vigilanza ha in effetti una dimensione transatlantica e, proprio tenendo conto di questo fattore, mi pare sia giunto il momento di compiere passi avanti.
Alla luce di queste osservazioni, posso concludere, in sintesi, che nella nostra qualità di legislatori europei ci troviamo di fronte a una sfida importante: quella di dotare l’Europa di strutture di vigilanza prudenziale solide ed efficienti, capaci di garantire una corretta supervisione di tutti gli operatori finanziari, siano essi grandi gruppi multinazionali oppure banche locali, e capaci altresì di fare in modo che la vigilanza contribuisca alla competitività del modello europeo sulla scena mondiale.
Sorge pertanto la domanda su cosa occorra fare per poter realizzare tutto ciò: dobbiamo istituire un comitato di saggi, oppure è preferibile agire su base interistituzionale per consentire alle capacità e competenze collettive dell’Europa di funzionare al meglio? Questo è, in ogni caso, il messaggio che il Parlamento vuole trasmettere con la discussione odierna. Sono molto grata al Consiglio e al Parlamento per aver permesso che essa si tenesse in Parlamento.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, nel suo intervento l’onorevole Perès ha sollevato una serie di importanti questioni, tra cui alcune riguardanti i servizi finanziari. Le posso garantire che il Consiglio considera tale questione di fondamentale importanza.
Vorrei ribadire che il sistema finanziario europeo è percepito anche come un rilevante contributo alla strategia di Lisbona e svolge un ruolo cruciale ai fini del rafforzamento del quadro di stabilità finanziaria nell’Unione europea. Altrettanto rilevante è, però, l’esigenza di rendere più efficace la vigilanza in campo finanziario senza tuttavia appesantire questo settore con eccessivi oneri di controllo e senza limitare la concorrenza. Permettetemi di approfondire tre punti chiave delle citate conclusioni del Consiglio.
Primo punto: il Consiglio ha sottolineato l’importanza di pratiche di vigilanza nazionali eque e non discriminatorie, per creare parità di condizioni all’interno dell’Unione europea. Ha altresì ribadito la necessità di trovare un corretto equilibrio tra le responsabilità del paese di origine e del paese ospite e ha sottolineato nuovamente l’importanza di una vigilanza adeguata e seria in campo finanziario, al fine di garantire la stabilità finanziaria.
Secondo punto: il Consiglio ha invitato i tre comitati di livello 3 a tener conto, nei loro sforzi mirati alla convergenza delle norme e delle prassi, degli ostacoli individuati durante il loro lavoro e nelle relazioni, nonché nella relazione del comitato per i servizi finanziari sulla convergenza delle prassi di vigilanza. Particolare rilievo assume in tale contesto l’esigenza di lavorare a formati comuni per la rendicontazione delle istituzioni finanziarie ai supervisori, allo scopo di evitare duplicazioni di costi.
Terzo punto: il Consiglio ha manifestato il suo sostegno all’intenzione della Commissione di usare le proprie competenze al fine di garantire anche la conformità alle norme sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato. Il Consiglio reputa prioritario appoggiare l’attività dei tre comitati di livello 3, i quali devono poter disporre di adeguati strumenti di vigilanza. In tale ottica, le conclusioni del Consiglio del maggio 2006 contengono, tra l’altro, un piano d’azione generale a breve e medio termine che fa riferimento a una relazione del comitato per i servizi finanziari. Le norme sulla vigilanza, profondamente riviste, concernenti le compagnie di assicurazione, le società di collocamento titoli e le banche rappresentano una pietra miliare poiché creano una nuova base di collaborazione tra i supervisori, a tutto vantaggio della stabilità finanziaria e della competitività del nostro settore finanziario.
La relazione del comitato per i servizi finanziari ha segnalato tre sfide riguardo alle quali è necessario lavorare ancora e che, a mio parere, nel futuro immediato assumeranno un’importanza particolare. La prima sfida consiste in un ulteriore rafforzamento della convergenza delle prassi di vigilanza e della collaborazione, la seconda nel potenziamento dell’efficacia del sistema di vigilanza e la terza nel miglioramento della vigilanza internazionale, in considerazione del numero crescente di gruppi finanziari transnazionali.
Alla luce di tali sfide, il piano d’azione approvato dal Consiglio nel maggio dell’anno scorso comprende una combinazione di vari elementi, che mirano a promuovere la creazione di una cultura europea della vigilanza e di un meccanismo di mediazione e delega, oltre che di dispositivi elettronici di condivisione dei dati e di formati comuni per la rendicontazione. Osservo che quest’ultimo aspetto è stato sottolineato anche in seno al Parlamento europeo, nella relazione Muscat. Mi compiaccio di questa comunanza d’intenti anche a tale riguardo.
Al comitato per i servizi finanziari è stato chiesto di vigilare sui progressi compiuti dai tre comitati di livello 3 con particolare riguardo all’attuazione di vari strumenti.
Il comitato per i servizi finanziari ha inoltre ricevuto il mandato di verificare la convergenza dei poteri di vigilanza a un livello adeguato. So che anche la Commissione sta dedicando grande attenzione a tali aspetti, e confido che il Parlamento non mancherà di sostenere questo processo nel quadro del suo dialogo con i comitati di livello 3. Ulteriori approfondimenti sono attesi dall’attività del gruppo di monitoraggio interistituzionale.
Vorrei ora passare alle prospettive di lungo termine e al tema dell’approccio alle questioni normative. Nel fissare le priorità strategiche di lungo periodo, il comitato per i servizi finanziari deve tener conto, oltre che delle sfide attuali già ricordate, anche delle questioni connesse con gli sviluppi del mercato. A tale scopo, il comitato ha istituito di recente un nuovo sottogruppo, che dovrà presentare entro l’autunno 2007 una relazione sulla vigilanza a lungo termine. Questo nuovo filone di attività si baserà sul seguente approccio di tipo bottom-up: si potranno apportare ulteriori cambiamenti fondamentali nei compiti di vigilanza soltanto se sarà provata l’esistenza di problemi.
Vorrei inoltre sottolineare il fatto che, nel suo complesso, la questione della convergenza delle prassi di vigilanza va vista nel contesto del consolidamento dei mercati e delle istituzioni finanziarie. Per tale motivo sono particolarmente lieto che il Parlamento e il Consiglio siano riusciti già in marzo a trovare un accordo, in prima istanza, sul testo della direttiva concernente la valutazione della vigilanza sulle acquisizioni nel settore finanziario. Questa è una chiara testimonianza della nostra comune determinazione a migliorare il quadro dell’Unione europea per il lavoro quotidiano delle nostre autorità di vigilanza.
In conclusione desidero sottolineare l’esigenza di tener conto di tutte le sfide di questo tipo che le Istituzioni dell’UE si trovano ad affrontare nei settori indicati, comprese la sfida del rafforzamento della stabilità finanziaria per mezzo di accordi e procedure di vigilanza e quella del potenziamento della competitività europea. Entrambe le sfide traggono beneficio da un consolidamento del nostro settore finanziario, e questo processo di consolidamento deve altresì rafforzare la tutela degli interessi dei consumatori. Il Consiglio sta collaborando con la Commissione in relazione a tutti gli aspetti qui citati e valuta positivamente il forte interesse dimostrato dal Parlamento europeo, come emerge anche dalla discussione odierna. Esprimo il mio speciale apprezzamento per l’impegno del Parlamento volto a favorire ulteriori progressi.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, negli ultimi anni il settore finanziario europeo è profondamente cambiato. I mercati dei capitali si sono ampliati e si stanno vieppiù integrando. Hanno fatto la loro comparsa nuove tecniche di investimento. Il consolidamento del settore bancario procede a ritmo sostenuto. Ora i conglomerati paneuropei svolgono un ruolo primario su tutti i mercati nazionali.
In quanto proficui per l’efficienza del nostro settore finanziario, tali cambiamenti vanno accolti con favore. Essi, però, pongono i politici di fronte a nuove sfide. Dobbiamo garantire che i nostri accordi sulla vigilanza in campo finanziario siano rispondenti alle esigenze di un settore finanziario europeo maggiormente integrato; si tratta di un requisito esiziale per la stabilità finanziaria e la competitività del comparto.
In tale contesto, accrescere la cooperazione e la convergenza tra i supervisori europei è della massima importanza. Questo è stato uno dei miei obiettivi primari sin da quando sono diventato membro della Commissione, e tale resterà fino alla scadenza del mio mandato.
Permettetemi di ricordare brevemente ciò che la Commissione ha già fatto per promuovere in Europa un sistema di vigilanza più efficace ed efficiente.
Nell’ambito del processo Lamfalussy sono stati creati comitati europei di supervisori nei settori bancario, assicurativo e dei titoli mobiliari. Questi comitati hanno già promosso una maggiore collaborazione nel campo della vigilanza e una maggiore convergenza delle pratiche di vigilanza. Mi aspetto che ora continuino e accelerino il loro lavoro in tal senso, dato che il loro compito è cruciale ai fini del coordinamento in situazioni di crisi.
La Commissione ha insistito su una vigilanza più efficace sulle grandi istituzioni finanziarie, in particolare attraverso l’inserimento del concetto di supervisore consolidato nelle direttive sui requisiti patrimoniali. Il supervisore consolidato ha la responsabilità di assicurare un adeguato scambio di informazioni tra supervisori, banche centrali e ministeri delle Finanze in caso di crisi. Essendo il suo un ruolo decisivo, è mia intenzione proporre ulteriori e più ambiziose misure per il consolidamento della vigilanza in campo assicurativo nel quadro del progetto Solvency II.
Nei servizi relativi agli investimenti vige il principio di un maggiore controllo centrale, con alcune limitate eccezioni per i vari rami.
Per poter affrontare in maniera più specifica le questioni legate alla stabilità finanziaria, i miei uffici si sono attivati in cinque aree interconnesse nelle quali occorre fare chiarezza se vogliamo aumentare la nostra capacità di risposta alle crisi finanziarie. Le aree interessate sono: norme sulla liquidità, gestione delle crisi, prestatori di ultima istanza, sistemi di garanzia dei depositi e messa in liquidazione di istituti finanziari. Di questi temi si discuterà il 26 giugno durante una riunione della Commissione europea alla quale parteciperà anche l’onorevole Berès nella sua qualità di presidente della commissione per i problemi economici e monetari.
Gli sforzi della Commissione vanno visti in collegamento con il lavoro avviato in seno al Consiglio ECOFIN. Nel 2006 si è tenuta la simulazione di una situazione di crisi; facendo seguito a quella esercitazione, il Consiglio nel 2007 esaminerà i modi migliori per gestire crisi transfrontaliere e definire accordi di suddivisione dei compiti. Inoltre, il comitato per i servizi finanziari ha iniziato ad affrontare questioni connesse con una maggiore efficienza della vigilanza.
Il gruppo di monitoraggio interistituzionale nel quadro del processo Lamfalussy completerà la propria relazione finale nel 2007. Mi auguro che essa conterrà utili raccomandazioni sui modi in cui i comitati dei supervisori possono migliorare il proprio lavoro e intensificare la collaborazione. Saranno così in grado, in futuro, di affrontare meglio eventuali questioni legate alla stabilità finanziaria.
Verso la fine di quest’anno la Commissione presenterà inoltre una propria valutazione del funzionamento del processo Lamfalussy. E’ chiaro che il funzionamento dei comitati dei supervisori sarà un elemento decisivo di tale valutazione complessiva. Ascolterò con interesse i pareri del Parlamento al riguardo.
Sono certo che, grazie a una stretta collaborazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione, potremo portare avanti questa discussione. Sarà necessario trarre conclusioni dalle varie attività in corso. Sono aperto a suggerimenti sulle modalità di operare; ritengo tuttavia che, in questa fase, sarebbe prematuro insediare un comitato di saggi. Preferirei attendere la conclusione delle diverse iniziative, verso la fine di quest’anno, prima di pensare alla prossima mossa.
Mi accingo a concludere. I mercati finanziari dell’Unione europea sono forti. Il nostro sistema di vigilanza funziona e quindi non necessita di correzioni. Negli scorsi anni sono stati compiuti importanti progressi per quanto riguarda l’ammodernamento degli accordi europei di vigilanza, però ci sarà bisogno di ulteriori miglioramenti, che sono la conseguenza dell’integrazione. Su questi punti siamo tutti d’accordo. Dobbiamo perseverare nei nostri sforzi volti ad assicurare che la struttura Lamfalussy diventi uno strumento di regolamentazione atto a garantire la vigilanza efficace, efficiente e convergente che è richiesta in un mercato unico dei servizi finanziari. Sono stati presi provvedimenti per verificare come sia possibile migliorare ulteriormente la struttura Lamfalussy e i nostri accordi di stabilità finanziaria affinché possano soddisfare le esigenze derivanti da una più stretta integrazione europea.
Sarò lieto di discutere nei dettagli con il Parlamento, a tempo debito, delle iniziative necessarie per risolvere i problemi che sono stati individuati, al fine di dotare il settore finanziario europeo del miglior sistema di vigilanza possibile. Si tratta di un aspetto cruciale, poiché la presenza di strutture di vigilanza e regolamentazione di ottimo livello è d’importanza decisiva per gli operatori del mercato europeo dei capitali a lungo termine nell’economia globale.
Karsten Friedrich Hoppenstedt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, è positivo che oggi in questa sede discutiamo dell’interrogazione dell’onorevole Berès, già esaminata in seno alla commissione per i problemi economici e monetari, e le diamo risposta, ricollegandoci in tal modo, senza soluzione di continuità, sia alla relazione Muscat che alla discussione di ieri in seno alla commissione parlamentare, alla quale ha partecipato anche il Commissario.
La simulazione di una situazione di crisi presentata alla riunione del Consiglio ECOFIN di Helsinki lo scorso settembre e avente lo scopo di analizzare la stabilità finanziaria nell’Unione europea ha in effetti messo in luce l’esistenza di carenze. Questo scenario – ovvero strumenti finanziari in continua evoluzione, come gli hedge fund e gli strumenti della finanza derivata – rivela l’esigenza di un più approfondito dibattito che tenga conto in misura adeguata della sicurezza dei consumatori. Abbiamo dunque bisogno nell’UE di un sistema di norme e prassi di vigilanza che sia funzionale e interconnesso.
La tutela dei consumatori, un settore finanziario efficace e mercati finanziari stabili sono l’obiettivo ultimo della vigilanza finanziaria, che deve inoltre aiutare il comparto a sfruttare appieno il proprio potenziale e la propria creatività. Di conseguenza, una buona vigilanza deve essere adeguata ai rischi esistenti e deve adottare un approccio di principio, invece di occuparsi di dettagliate analisi specifiche. Non deve imporre ulteriori oneri sulle imprese, le regole devono essere fissate in stretta intesa con il settore finanziario e i mercati transfrontalieri vanno affrontati in egual misura a livello paneuropeo e a livello globale.
La vigilanza dovrebbe limitarsi a ciò che è realmente necessario e utile. Le misure esistenti devono essere applicate in maniera più prudente e più favorevole al mercato, evitando di imporre gravami inutili. Sono decisamente contrario alla creazione, in questo momento, di un’autorità europea centralizzata di vigilanza, in aggiunta e in parallelo alle autorità di vigilanza nazionali, perché in tal modo si violerebbe il principio di sussidiarietà, che l’Unione europea applica, e non vi sarebbe legittimazione democratica. Un simile organismo non solo non sarebbe compreso da molti, soprattutto perché comporterebbe un maggiore e poco trasparente carico burocratico, ma sarebbe anche accompagnato da una grave perdita di sovranità degli Stati membri perché, in caso di crisi, non terrebbe conto dei bilanci nazionali.
Intanto è meglio attendere di vedere come gli organi di vigilanza della nuova Unione a 27 si metteranno d’accordo e svolgeranno il loro lavoro. Non c’è bisogno di una struttura di vigilanza uniforme e centralizzata; ciò che occorre è piuttosto una cultura comune della vigilanza che si ispiri agli stessi valori e persegua gli stessi obiettivi.
Joseph Muscat, a nome del gruppo PSE. – (MT) E’ stata citata più volte una mia relazione, approvata dal Parlamento, che affronta nel dettaglio questa tematica.
La relazione, adottata ora come posizione del Parlamento, contiene l’analisi di una situazione che si sta vieppiù aggravando. Uno degli aspetti più rilevanti è che le pratiche e i livelli di vigilanza nazionali sono diversi. In una prospettiva europea, ciò significa una diminuzione dell’efficienza del mercato nonché ulteriori costi di gestione per le istituzioni che operano in paesi diversi. La relazione solleva l’interrogativo se il sistema attuale sia in grado di assicurare un’effettiva vigilanza dei gruppi di grandi dimensioni che operano in paesi e settori differenti. Abbiamo richiesto persino un’analisi più dettagliata del modello sociale europeo per quanto attiene alla stabilità prudenziale e alle strutture di gestione delle crisi. Abbiamo concordato sulla necessità di un efficace sistema di gestione delle crisi a livello europeo. Per effetto dell’attuale tendenza di sviluppo del mercato, una crisi, anche se insorta inizialmente in un solo paese, può poi rapidamente diffondersi ad altri.
La reazione a una crisi di questo tipo sta diventando sempre più complessa a causa del gran numero di istituzioni coinvolte e della mancanza di chiarezza su quale sia il loro ruolo. A ben guardare, l’inazione in questo settore penalizza soprattutto i consumatori e gli investitori europei. In tale contesto, il Parlamento europeo ha convenuto sull’opportunità di istituire una commissione di esperti che studi queste implicazioni e relazioni in merito, formulando proprie raccomandazioni.
So bene che vi sono pareri discordanti sull’iniziativa e sulla forma che essa dovrebbe assumere. Nondimeno ritengo che sia giunto il momento di avviare una discussione esaustiva su questo tema, con la partecipazione di tutte le Istituzioni. L’atteggiamento da evitare è che le parti cerchino di escludersi a vicenda dalla discussione quando si tratta di decidere la forma da dare in futuro alla vigilanza sui mercati finanziari europei. Credo che dobbiamo concentrare maggiormente i nostri sforzi sull’urgente necessità di affrontare tale questione, ribadendo che non c’è tempo da perdere.
Margarita Starkevičiūtė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Credo che la maggior parte dei paesi abbia un modo di dire sulla necessità di cominciare d’estate a prepararsi per l’inverno. Discutendo di questo tema, vorrei ricordare alla Commissione e al Consiglio quel vecchio adagio, perché finora ci è sempre stato detto che si sarebbero costituiti gruppi di lavoro e che si sarebbe esaminato il problema. E’ indubbio che il consolidamento ha i suoi aspetti positivi; tuttavia, il consolidamento porta con sé un maggiore rischio sistematico sul mercato. I gruppi finanziari operano in tutti i paesi dell’Unione europea e non di rado la dipendenza dalla loro attività e la loro influenza sono molto elevate. Quando parliamo di riformare le procedure di vigilanza dobbiamo innanzi tutto porci una domanda che sono solita rivolgere ai responsabili degli organismi di vigilanza europei: se una società consociata opera in un determinato paese e, a causa della sua cattiva gestione, comincia a creare danni all’economia di quel paese, chi sarà chiamato a pagare? Chi dovrà assumersene la responsabilità? La legislazione di quale paese sarà applicata? Altra domanda: se nella società consociata si verifica una situazione di crisi, come sarà gestita? A livello nazionale oppure a livello di gruppo finanziario? Finora, purtroppo, non abbiamo avuto risposte a queste facili domande. Sono molto lieta delle informazioni che i rappresentanti del Consiglio e della Commissione ci hanno fornito su quanto si sta facendo; però ancora una volta vorrei sottolineare che, vista la diffusione sul mercato di nuovi prodotti a rischio, dobbiamo accelerare tutti i processi e trovare insieme una soluzione agli interrogativi fondamentali, senza perderci nei particolari, perché parlare di diversi tipi di coordinamento e cose del genere può andar bene solo fintantoché non c’è una situazione di crisi. Il punto di riferimento per le nostre decisioni di riforma delle procedure di vigilanza dev’essere ciò che faremmo in una situazione di crisi.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare la presidente della nostra commissione, onorevole Berès, per il suo tempestivo contributo. Questa settimana la commissione ha cominciato l’esame della relazione van den Burg, e una delle questioni chiave anche nell’agenda post PASF concerne le modalità di realizzazione di un valido sistema di vigilanza per l’Europa. Per noi è molto importante sentire le opinioni del Consiglio e della Commissione sul futuro di questa agenda congiunta.
Il piano d’azione per i servizi finanziari è ormai più o meno completato; ci si sta quindi concentrando sulla convergenza nella fase di attuazione e vigilanza. Pensiamo che, sebbene i responsabili nazionali della regolamentazione siano già riusciti a individuare pratiche piuttosto valide, il lavoro in tal senso debba proseguire, anche al di là dei comitati Lamfalussy. Ad esempio, è senz’altro positivo che ora vi siano collegi di supervisori che si occupano di importanti casi paneuropei che coinvolgono una pluralità di giurisdizioni; talvolta, però, tali collegi mancano di autorità, non dispongono di risorse adeguate e non adottano abbastanza spesso decisioni a maggioranza. Sarebbe pertanto opportuno valutare l’eventualità di aumentare il numero delle votazioni a maggioranza qualificata nei comitati di livello 3 e nei collegi di supervisori.
Desidero inoltre sottolineare che nella proposta di relazione dell’onorevole van den Burg abbiamo avanzato un’idea nuova, ovvero che, per gli operatori paneuropei di alto livello, sia prevista all’interno del sistema un’autorità di vigilanza europea adeguatamente dotata ed equipaggiata. Vorremmo cioè creare un’autorità europea di vigilanza, da inserire all’interno dell’attuale sfera di responsabilità della Commissione e, quindi, all’interno del sistema. Penso che tale proposta potrebbe essere presa in considerazione anche da parte della Commissione.
Infine, è importante altresì sviluppare la cooperazione a livello globale. Sappiamo che i rischi finanziari e le sfide prudenziali non hanno rilevanza solo a livello europeo ma interessano sicuramente anche i grandi operatori di mercato americani e di altri paesi. E’ pertanto molto positivo che la Commissione abbia preso sul serio questo dialogo sui servizi finanziari con i partner transatlantici; occorre però compiere ulteriori progressi.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, voglio ringraziare tutti i deputati per i loro preziosissimi contributi.
Come ho detto prima, lo sviluppo della vigilanza finanziaria è di fondamentale importanza. Un ambiente finanziario stabile è un requisito irrinunciabile per la crescita economica di cui l’Unione ha bisogno, nonché per la tutela dei consumatori. E’ quindi importante prevenire il verificarsi di crisi finanziarie. La vigilanza dev’essere quanto più efficace ed efficiente possibile. Dobbiamo promuovere la convergenza delle pratiche delle autorità di vigilanza nazionali, al fine di ridurre al minimo gli oneri per le imprese transfrontaliere. Abbiamo bisogno di una cultura comune di vigilanza: più supervisori che fanno le stesse cose allo stesso modo.
Su tali importanti questioni sarò lieto di collaborare con voi.