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Procedura : 2005/0278(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0061/2007

Testi presentati :

A6-0061/2007

Discussioni :

PV 28/03/2007 - 16
CRE 28/03/2007 - 16

Votazioni :

PV 29/03/2007 - 8.8
CRE 29/03/2007 - 8.8
Dichiarazioni di voto
PV 22/05/2007 - 9.6
CRE 22/05/2007 - 9.6
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0095
P6_TA(2007)0191

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 28 marzo 2007 - Bruxelles Edizione GU

16. Produzione biologica ed etichettatura dei prodotti biologici (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0061/2007), presentata dall’onorevole Marie-Hélène Aubert a nome della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio relative alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici [COM(2005)0671 – C6-0032/2006 – 2005/0278(CNS)].

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono lieta di discutere la nostra proposta sul nuovo regolamento del Consiglio relativo alla produzione biologica. Vorrei iniziare ringraziando la relatrice, onorevole Aubert, e i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per gli sforzi profusi. L’ottimo lavoro che hanno svolto è un contributo estremamente prezioso per i nostri dibattiti.

Con 160 000 aziende biologiche e oltre 6 milioni di ettari destinati all’agricoltura nell’Unione europea, il fatturato dei prodotti biologici oscilla tra i 13 e i 14 miliardi di euro. La tendenza è al rialzo; quindi si tratta, indubbiamente, di un settore molto importante. Sono assolutamente convinta che questo settore in espansione debba svolgere un ruolo fondamentale. Esso risponde a una serie di aspettative dell’opinione pubblica e dei consumatori riguardo alla qualità degli alimenti, alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e alle opportunità di sviluppo per la campagna.

Si tratta anche di un settore molto ottimista e fiducioso nell’avvenire, come ho potuto chiaramente constatare durante la recente visita alla BioFach di Norimberga. Tuttavia, per svilupparsi e sfruttare appieno il proprio potenziale, esso necessita di un quadro normativo adeguato, ed è esattamente ciò che vogliamo fare con il nuovo regolamento. Questa è, pertanto, una proposta legislativa molto importante, e sono lieta dei progressi che siamo riusciti a compiere con le decisioni adottate lo scorso anno.

Il 2006 è stato caratterizzato da intensi dibattiti in Consiglio e in Parlamento sulla nostra proposta, in seguito ai quali alcuni elementi della proposta originaria, che sembravano essere molto delicati, sono totalmente scomparsi. Tra questi si segnala il divieto di avanzare maggiori richieste, il reciproco riconoscimento delle norme private da parte degli organismi di controllo e la dicitura UE per il biologico.

Il Parlamento ha altresì proposto una serie di emendamenti per meglio formulare gli obiettivi e i principi dell’agricoltura biologica sull’indicazione dell’origine dei prodotti, il diritto esplicito all’utilizzo di loghi privati e nazionali, l’integrazione del sistema di controllo nei controlli ufficiali sugli alimenti e sui mangimi e le maggiori garanzie sulle importazioni. Questi emendamenti migliorano la proposta iniziale e, per tale motivo, sono lieta di recepirli.

Siamo altresì riusciti a ottenere un regolamento che attribuisce maggiore importanza alla fertilità del suolo, al suo ciclo vitale e alle relative pratiche di gestione. La questione degli OGM e dell’agricoltura biologica ha fatto nascere un acceso dibattito. Ho visto che il Parlamento ha espresso il desiderio che gli operatori dimostrino di avere adottato tutte le misure necessarie per evitare la presenza di OGM accidentale o tecnicamente inevitabile, e sono pienamente d’accordo. Quindi, anche se questi emendamenti ripropongono una condizione già esistente, ho deciso di accettarli vista l’estrema delicatezza della questione.

Permettetemi, però, di essere completamente chiara: la soglia indicante la presenza accidentale di OGM non è, come suggerito da alcuni, una soglia de facto che indica una tolleranza nei confronti degli OGM. L’uso degli OGM e dei loro derivati rimane strettamente proibito nella produzione biologica.

Benché Commissione e Parlamento concordino sugli aspetti fondamentali del nuovo regolamento, vi sono alcuni punti su cui non la vediamo allo stesso modo, e vorrei soffermarmi brevemente su alcuni.

Il Parlamento chiede maggiori particolari, e chiaramente molte delle norme dettagliate a noi note nel regolamento attuale sono state eliminate. Non dimentichiamoci, però, che uno dei principali obiettivi della proposta è definire le norme fondamentali in maniera più chiara e più logica. Ciò non significa, tuttavia, che le regole dettagliate alla base dello straordinario tessuto delle norme sul biologico debbano scomparire del tutto. Ovviamente non è così. Credo però che possano essere meglio inserite nelle norme di attuazione e il loro contenuto sarà, come vi ho precedentemente confermato, molto simile a quello delineato nel regolamento attuale.

Per quanto riguarda il nostro desiderio di estendere l’ambito di applicazione alla ristorazione collettiva, ai cosmetici, ai prodotti tessili e alle conserve di pesce, sottolineo che non possiamo agire contemporaneamente su tutti i fronti. Fondamentalmente, ora lo stiamo estendendo al vino e all’acquacoltura. Gli altri settori sono ancora in una fase iniziale del loro sviluppo, che, credo, potrebbe essere pregiudicato dall’armonizzazione. Di fatto, il testo in essere prevede la possibilità di riesaminare la questione nel 2011.

Collegandomi a questo, ho anche visto che vorreste una doppia base giuridica per la proposta. Tutti sanno che è in corso un ampio dibattito sull’introduzione della procedura di codecisione per le questioni agricole. Si tratta di un punto importante e di un dibattito che, come ho chiaramente affermato, accolgo con favore. Tuttavia, è una questione che si dovrebbe affrontare in maniera orizzontale, a livello adeguato e nel giusto contesto. Credo non sia utile a nessuno adottare un approccio caso per caso. Per tale motivo, non posso accettare una modifica della base giuridica per il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica come avete proposto.

Infine, proponete che gli Stati membri possano mantenere o introdurre norme più severe a livello nazionale. Lo trovo inammissibile. Lo scopo ultimo del presente regolamento è garantire un’efficace armonizzazione in maniera abbastanza rigorosa, con un meccanismo di flessibilità che garantisca le dovute eccezioni. Armonizzando le norme a livelli abbastanza elevati, con una certa flessibilità, credo raggiungeremo lo stesso fine, ma con meno rischi di trattare diversamente gli operatori che versano in condizioni analoghe. Sono convinta che sia questo il modo per promuovere un fiorente mercato interno della produzione biologica.

Mi dispiace di avere parlato così a lungo, ma si tratta di una questione molto importante che volevo analizzare attentamente.

 
  
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  Presidente. Signora Commissario, la Commissione è libera di parlare per tutto il tempo che desidera e dire tutto ciò che ritiene necessario.

 
  
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  Marie-Hélène Aubert (Verts/ALE), relatore. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, come sapete la situazione dell’agricoltura biologica attualmente è alquanto paradossale. Da una parte, genera una crescente domanda perché è un metodo di agricoltura che crea posti di lavoro, che tutela l’ambiente, la biodiversità e, in buona sostanza, la salute di tutti. Dall’altra, l’agricoltura biologica rappresenta ancora poco più dell’1 per cento della produzione agricola europea e poco più del 3 per cento delle superfici agricole utili, il che equivale a ben poco. Credo sia nostra responsabilità contribuire allo sviluppo dell’agricoltura biologica in seno all’Unione europea.

Forse si tratta di una questione pressoché irrilevante a livello quantitativo, ma sul piano politico e simbolico è un tema di grandissima importanza perché l’agricoltura biologica è anche un nuovo settore da conquistare, in quanto riorienta la politica agricola comune verso una forma di agricoltura molto più sostenibile, che è ciò di cui abbiamo bisogno.

Per tutto il 2006 abbiamo lavorato sulla base di una proposta della Commissione che ha suscitato molte preoccupazioni, molte proteste e anche una certa fretta, perché all’inizio ci era stato chiesto di pronunciarci entro due mesi su una proposta che non era stata sviluppata appieno. Tuttavia, sono pronta a riconoscere che il lavoro è stato costruttivo e che abbiamo avuto scambi periodici, sia con la Commissione sia con il Consiglio, per migliorare la proposta iniziale. Con tutti questi scambi, tutte queste discussioni e questi andirivieni, cosa sperava di fare la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento? Lei ne ha ricordato i punti essenziali.

Innanzi tutto, la commissione voleva allargare il campo d’applicazione del presente regolamento a prodotti non alimentari come i prodotti tessili e i cosmetici, ma anche e soprattutto alla ristorazione collettiva, perché essa è un formidabile impulso allo sviluppo dell’agricoltura biologica nei nostri paesi. Faremmo sicuramente male a non utilizzarla. Questo è anche il motivo per cui vogliamo una doppia base giuridica, ovvero gli articoli 37 e 95, che riguardano il mercato interno e il consumo. Del resto, sembra che non abbiate fatto altro che lodare il nostro lavoro, il nostro contributo e, quindi, il fatto che il Parlamento europeo sia molto più coinvolto – senza parlare in generale di codecisione per l’agricoltura, perché quello è un altro dibattito che dobbiamo ancora affrontare.

Mi sembra quindi che se vogliamo continuare questo lavoro, se vogliamo che i deputati europei abbiano veramente il diritto di esaminare questi famosi decreti che svolgeranno un ruolo essenziale nell’applicazione del presente regolamento, dovreste accettare questa doppia base giuridica, e continueremo questa discussione.

In secondo luogo, come avete ricordato, sulla base di un testo vago abbiamo chiesto definizioni molto più precise di cosa si intende per controllo, certificazione, prodotti autorizzati o non autorizzati nelle pratiche di agricoltura biologica, vincoli sul suolo, condizioni animali eccetera. Poi, lei ha sollevato il punto molto delicato dell’assenza di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura biologica, che deve essere totale, proprio come l’assenza di pesticidi e di prodotti chimici sintetici.

Sulla questione degli organismi geneticamente modificati siamo assolutamente decisi a confermare ai consumatori che l’agricoltura biologica non contiene alcun tipo di OGM, dalla semina sino alla distribuzione. La soglia attuale dello 0,9 per cento, che rappresenta una soglia di deroga per l’etichettatura, genera confusione. Occorre quindi, a nostro avviso, tornare sulla questione e optare, sia per le colture convenzionali che per quelle biologiche, per la soglia di rilevazione, cosicché, qualunque cosa accada, si prendano tutte le misure necessarie per evitare qualsiasi forma di contaminazione, anche accidentale, delle colture biologiche dagli OGM.

Lei dice che non è possibile accettare eventuali misure più severe che potrebbero essere adottate dagli Stati membri. Ebbene, a nostro avviso i capitolari d’oneri delle autorità pubbliche e private, che già esistono e sono ben noti ai consumatori, dovrebbero rimanere validi. Ad ogni modo questo è ciò che vogliamo, e se c’è una certa flessibilità l’armonizzazione deve andare verso l’alto e non verso il basso, come temiamo.

Lei ci ha fornito alcune risposte. Credo che questo dibattito continuerà, sicuramente anche dopo il voto di domani.

Infine, vorrei concludere dicendo che questo regolamento non rappresenterà comunque la parola definitiva e conclusiva in materia, né risolverà tutte le questioni riguardanti l’agricoltura biologica. Nel quadro della politica agricola comune, occorre anche un sostegno molto più forte di quello attuale per l’agricoltura biologica.

 
  
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  Roberto Musacchio (GUE/NGL), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato svolto un lavoro molto accurato in seno alla mia commissione, di cui sono stato relatore, un lavoro che ha ottenuto l’unanimità dei voti in commissione.

La commissione ENVI ha ovviamente a cuore la difesa dell’ambiente ma in questo particolare caso ci siamo concentrati sul tema del modo in cui l’ambiente può essere tutelato anche attraverso la regola del mercato. Lo voglio dire perché il punto cardine della relazione che ho presentato è proprio questo: per chi produce, vende o acquista cibo biologico deve essere chiaro, con estrema certezza e senza margine di errore, il fatto che questo cibo sia effettivamente biologico e non contaminato, ad esempio, da OGM. Ritengo che questa “soglia zero” della contaminazione sia indispensabile da subito e non demandabile a ulteriori provvedimenti. Chi vende un prodotto – penso ad esempio ad un’automobile di gran classe – non può tollerare che quel prodotto contenga anche un solo bullone che non appartenga a quell’automobile.

Questo è dunque il punto cardine dell’indicazione fornita dalla mia commissione, che vorremmo fosse ripreso chiaramente nel testo finale.

 
  
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  Agnes Schierhuber, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, ringrazio vivamente l’onorevole Beer per l’impegno profuso nel suo lavoro. L’agricoltura biologica è un tema di grande interesse per l’opinione pubblica; essa assume le forme più disparate e la sua rilevanza varia molto tra i diversi Stati membri. Si tratta, quindi, di una questione sentita e controversa da discutere. In quest’ambito, gli organismi geneticamente modificati sono sempre un grave problema. Per tale motivo approvo il limite dello 0,0 per cento per l’agricoltura biologica, perché quello che riteniamo essere privo di OGM deve effettivamente esserlo. La coesistenza e la responsabilità, in tal senso, sono temi di fondamentale importanza, temi che aspettano ancora una soluzione, signora Commissario, e so che lei è dalla nostra parte su questo punto.

Il futuro dell’agricoltura biologica è, soprattutto, nelle mani dei consumatori. Sono loro a decidere se sono disposti a pagare di più per alimenti naturali e privi di OGM. L’aumento delle vendite di prodotti biologici registrato negli ultimi anni conferma chiaramente che l’opinione pubblica apprezza questa qualità. E’ proprio per questo, però, che per l’acquirente è importante sapere la provenienza dei generi alimentari. Occorre garantire che le etichette biologiche europee siano usate esclusivamente per i prodotti provenienti dagli Stati membri che soddisfano questi criteri. Il futuro utilizzo dei loghi, l’idea di etichettare i prodotti con maggiore precisione e la possibile tracciabilità sono misure che accolgo con molto favore, perché consentiranno anche di effettuare controlli più efficaci. Dobbiamo assicurare che si tenga conto degli interessi di produttori e consumatori in uguale misura. Misure coordinate e congiunte porteranno ulteriori benefici sia all’agricoltura europea sia ai consumatori tutelando, al contempo, la sussidiarietà. I 197 emendamenti che abbiamo proposto dimostrano, tuttavia, che in realtà non siamo ancora in grado di votare sulla relazione. Sostengo quindi la relatrice sugli emendamenti nn. 37 e 39.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  María Isabel Salinas García, a nome del gruppo PSE. – (ES) Il settore della produzione biologica ci chiede – direi piuttosto esige – una regolamentazione chiara e semplice, che risponda alle necessità di un mercato in netta espansione.

Gli europei consumano sempre più prodotti biologici, e dobbiamo creare al più presto un quadro adeguato per soddisfare queste necessità, difendendo non solo gli interessi dei consumatori ma anche, al contempo, gli interessi del settore e quelli ambientali in generale.

Per raggiungere questo obiettivo, la relazione che stiamo discutendo e che ha incontrato difficoltà sin dalla fase negoziale è un buon documento di partenza. Colgo l’opportunità per congratularmi con la relatrice, onorevole Aubert, per il grande lavoro svolto. Dico che questa mi sembra essere una buona relazione perché, ad esempio, tiene conto delle caratteristiche specifiche delle diverse regioni europee, definisce meglio le competenze di ciascuna delle autorità e degli organismi coinvolti nel controllo dei prodotti biologici e stabilisce un unico logo obbligatorio, punto su cui ho insistito durante i negoziati in commissione.

Su questa stessa linea credo anche che sancisca che, per poter essere commercializzati con il nome di biologico nell’Unione europea, i prodotti provenienti dai paesi terzi debbano sottostare a norme equivalenti alla normativa europea.

In definitiva, credo che la relazione intenda promuovere il biologico come forma di produzione e di consumo, cercando di consolidare questo comparto in crescita come settore elitario della nostra agricoltura, poiché l’agricoltura biologica è destinata a essere caratterizzata da prodotti di maggiore qualità.

Detto questo, credo si stia aprendo un altro dibattito che, sino a poco tempo fa, non era stato preso in considerazione: ci propongono la possibilità che il Parlamento europeo abbia più voce in capitolo nel processo decisionale, facendo un passo avanti con la procedura di codecisione, sollecitando una doppia base giuridica per questo regolamento.

Dico molto chiaramente che, come europeisti convinti, siamo sempre favorevoli a maggiori poteri decisionali per questo Parlamento, espressione democratica per eccellenza dell’Unione europea. Domani, pertanto, voteremo di conseguenza.

Tuttavia, vorrei anche sottolineare che questo regolamento è un’istanza sociale sia del settore sia dei consumatori. Pertanto, i passi successivi che dovremo decidere a partire da domani non devono essere procrastinati ancora a lungo; al contrario, per garantire la sicurezza giuridica dei produttori e la fiducia dei consumatori, dobbiamo continuare a lavorare rapidamente allo scopo di disporre di un regolamento che il settore europeo reclama da molto tempo e che differenzia questa agricoltura chiaramente biologica, per il bene della sicurezza dei consumatori.

 
  
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  Kyösti Virrankoski, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, desidero ringraziare la relatrice, onorevole Aubert, per l’ottima relazione. La produzione biologica è un settore della produzione agricola. Probabilmente in futuro acquisirà maggiore importanza, perché i consumatori prestano più attenzione alla qualità che al prezzo dei generi alimentari. La produzione biologica è un modo per migliorare la qualità, il gusto e la conservabilità dei prodotti, creando un valore aggiunto per le imprese e accrescendo la loro redditività. La produzione biologica, tuttavia, è un settore agricolo difficile, che richiede massima dedizione all’azienda agricola. E’ difficile porre rimedio anche al minimo errore, perché non c’è possibilità di passare alla produzione convenzionale.

La politica agricola dell’UE è caratterizzata, normalmente, dalla complessità delle sue norme e procedure burocratiche. Con la produzione biologica si possono temere ulteriori aggravi in tal senso. L’agricoltore deve avere un’ottima conoscenza della normativa nazionale e comunitaria. Questa proposta di regolamento comporterà un maggior numero di leggi. Di per sé lo scopo è nobile, perché si cerca di salvaguardare la fiducia dei consumatori, ma l’esistenza di troppe leggi potrebbe comportare un rallentamento nello sviluppo dell’agricoltura biologica, cui molti agricoltori potrebbero semplicemente rinunciare. Ciò danneggerebbe il settore nel suo complesso.

Signor Presidente, l’agricoltura e l’industria alimentare rappresentano un enorme settore della produzione europea, che offre spazio a diversi metodi e tendenze. La produzione biologica può offrire possibilità molto allettanti, soprattutto nelle regioni caratterizzate da pessime condizioni naturali. Speriamo che questo regolamento rafforzi l’economia alimentare del nostro continente, incentivandola nell’ambito della concorrenza globale.

 
  
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  Roberta Angelilli, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, premetto, da italiana, che l’Italia è il quarto produttore mondiale di prodotti biologici e il primo dell’Unione europea. Per questo condividiamo le modifiche che la relazione apporta al regolamento: le modifiche relative al campo d’applicazione, alla flessibilità per gli Stati membri, ai controlli e alla libera circolazione dei prodotti biologici nell’Unione europea.

Per quanto riguarda invece l’etichettatura, riteniamo che un prodotto biologico debba essere assolutamente garantito e che quindi in nessuna fase del processo produttivo vi debbano essere contaminazioni accidentali da OGM. La regolamentazione in vigore permette una soglia di contaminazione accidentale da OGM dello 0,9 per i prodotti biologici, che purtroppo è uguale a quella prevista per i prodotti dell’agricoltura convenzionale.

In conclusione, per evitare un crollo dei consumi dovuto ad una crisi di fiducia nei confronti di alimenti scelti ed acquistati proprio in virtù delle loro caratteristiche e della loro naturalità nel metodo di produzione, bisogna definire una soglia di contaminazione accidentale da OGM per i prodotti biologici

(L’oratrice è interrotta dal Presidente)

 
  
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  Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, la relatrice ha presentato una buona relazione e il Parlamento deve insistere affinché Consiglio e Commissione ne facciano realmente uso. In altre parole, abbiamo bisogno della procedura di codecisione, soprattutto perché tutti i nuovi contenuti di questo regolamento sono inerenti al mercato interno. Le questioni agricole sono state, ovviamente, oggetto di norme precedenti e sostanzialmente hanno potuto essere importate nel nuovo regolamento. Questo è un motivo che giustifica la doppia base giuridica; l’altro, come avete giustamente deciso, è che molti dettagli devono essere chiariti nelle disposizioni di attuazione. Il Parlamento, come il Consiglio, si riserva il diritto di essere consultato su queste disposizioni di attuazione. Come sapete, ora c’è una decisione; se avessimo la Costituzione, la questione sarebbe comunque risolta. Nei prossimi mesi dovremo trovare rimedio a questa situazione.

Per quanto riguarda gli OGM, sono felice che abbiate deciso che lo 0,9 per cento non sia una soglia di contaminazione. E’ una soglia applicabile all’etichettatura, perché non esiste il diritto alla contaminazione. Il nostro gruppo, tuttavia, teme che i mezzi tecnici di cui disponiamo per impedire la contaminazione non siano pienamente sfruttati e che, di conseguenza, la soglia dello 0,9 per cento sia troppo elevata. Vorremmo fosse abbassata, perché crediamo che per i prodotti biologici si debba escludere qualsiasi forma di contaminazione. Spero che lo capiate e che adotterete le misure necessarie.

 
  
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  Vincenzo Aita, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che il provvedimento in esame possa essere ampliamente migliorato dal Parlamento durante la votazione di domani in Aula. Infatti, un provvedimento come quello attuale, che stabilisce una soglia di contaminazione dello 0,9% per i prodotti biologici, ossia uguale a quella relativa ai prodotti convenzionali, non aiuta né i produttori biologici né tanto meno i consumatori.

Anche dalle cifre forniteci dal Commissario emerge che si tratta di un provvedimento in grado di arrecare un grave danno al settore biologico. Attribuendo infatti la stessa soglia dei prodotti convenzionali anche ai prodotti biologici, si crea confusione tra i consumatori, i quali potrebbero non orientarsi più verso i prodotti biologici, con un danno anche per il sistema produttivo agricolo, che in questi anni ha conosciuto una grossa crescita in questo settore.

Ritengo quindi che il Parlamento debba ritornare alla soglia di tollerabilità “0” per valorizzare sempre di più tali prodotti, assicurandone un consumo sempre crescente e una sempre maggiore tutela dei consumatori. Un prodotto biologico in cui sia ammessa una soglia dello 0,9% non ha nessun senso e, parimenti, i consumatori non hanno alcun interesse a comprare e spendere di più per un prodotto che non dia più le garanzie necessarie e non sia esente da contaminazioni.

 
  
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  Luca Romagnoli, a nome del gruppo ITS. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, respingo il tentativo di negare la chiara indicazione del paese d’origine nell’etichettatura dei prodotti, a vantaggio di un marchio UE che servirebbe solo ad ostacolare la rintracciabilità. La Commissione tenta, more solito, di omologare più che di armonizzare. I prodotti biologici godono di posizioni di mercato vantaggiose sul piano pubblicitario, grazie alla denominazione “BIO” e di un giro d’affari consistente rispetto ad altri prodotti, nonostante i maggiori costi al dettaglio.

Fin qui le etichette utilizzate hanno dato risultati soddisfacenti per quanto riguarda la differenziazione della domanda e dell’offerta. Ciò sarebbe compromesso se un marchio comune UE minasse la consapevolezza dei consumatori. Il regolamento deve offrire una garanzia di indipendenza agli organismi di certificazione, specie per quanto concerne i rapporti con operatori di paesi terzi.

Serve un sistema di accreditamento fondato su norme severe e trasparenti, cosa che invece la Commissione non vuole. Per concludere, l’idea di imporre un logo UE biologico a prodotti provenienti da paesi terzi, senza l’indispensabile specificazione dell’origine regionale e nazionale dei prodotti, è decisamente da rifiutare.

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, nell’Unione europea la normativa comunitaria sui prodotti biologici è applicata da oltre quindici anni, e potremmo dire, a giudicare dai risultati, con discreto successo. Ovviamente potrebbero anche essere migliori perché, se è vero che nell’Europa a 25 l’1,4 per cento delle aziende agricole sono aziende biologiche e rappresentano il 3,6 per cento dei terreni agricoli, è anche vero che esiste un considerevole margine di sviluppo.

Come convincere i consumatori a scegliere i prodotti biologici e a spendere di più per i generi alimentari, cosicché il conseguente aumento della domanda incoraggi più agricoltori a operare in questo settore? Ovviamente attraverso un costante e rigoroso controllo della qualità, garantendo prodotti privi di organismi geneticamente modificati e, cosa ancora più importante, attraverso un’etichettatura adeguata, che rafforzi la fiducia dei consumatori. In tal senso dovremmo ricordare la questione molto importante che normalmente mina la fiducia del consumatore, e cioè le importazioni di presunti prodotti biologici da paesi terzi. Dobbiamo essere severi sui prodotti biologici importati: dovrebbero avere il diritto di portare l’etichetta “biologico” solo se ottenuti con metodi di produzione analoghi a quelli comunitari, perché sappiamo tutti che il costo di produzione dei prodotti biologici nei paesi terzi è, di regola, più contenuto. Se le norme di produzione biologica fossero eluse questi prodotti importati non sarebbero biologici – in altre parole inganneremmo i consumatori – e farebbero concorrenza agli agricoltori europei che rispettano tutte le condizioni.

 
  
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  Marc Tarabella (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto esprimere la mia soddisfazione. Questa relazione sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici è finalmente giunta al dibattito in plenaria in un momento importante, poiché il voto della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del 27 febbraio coincideva con una manifestazione di agrobiologi che, giustamente, si lamentavano dei nuovi capitolati d’oneri per l’agricoltura biologica che erano e sono volti a consentire una soglia di contaminazione dello 0,9 per cento, come per l’agricoltura convenzionale.

Questa relazione, frutto dell’incessante lavoro dell’onorevole Aubert, cui rendo omaggio, è quindi incredibilmente importante per l’intero settore e offre al Parlamento la possibilità unica di prendere le distanze da Consiglio e Commissione. E’ veramente essenziale, soprattutto ora, lanciare un forte segnale per proteggere l’agricoltura biologica.

A tal fine, a nome del gruppo socialista al Parlamento europeo, ho presentato l’emendamento n. 170 formulato come segue: “Occorre che gli Stati membri si dotino di un quadro legislativo adeguato, fondato sul principio di precauzione e sul principio “chi inquina paga”, al fine di evitare ogni rischio di contaminazione dei prodotti biologici da parte di OGM. E’ responsabilità degli operatori prendere tutte le misure di precauzione necessarie onde evitare ogni rischio di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile da parte di OGM. La presenza di OGM nei prodotti biologici è limitata esclusivamente a quantità accidentali e tecnicamente inevitabili con un valore massimo dello 0,1%”.

In breve, così com’è fondamentale non snaturare l’essenza stessa della produzione biologica permettendo livelli eccessivamente elevati di contaminazione accidentale, è altrettanto importante mantenere una percentuale minima accettabile e accettata dal settore, in maniera tale da non penalizzare gli agricoltori biologici contaminati accidentalmente che, con l’applicazione di una politica a tolleranza zero, si vedrebbero svalutare completamente la produzione.

Inoltre, sosteniamo l’uso di fertilizzanti minerali azotati naturali e di qualsiasi altro fertilizzante minerale naturale e pertanto proponiamo, con gli emendamenti nn. 168 e 169, di eliminare il passaggio all’articolo 8, paragrafo 1, lettera d) che vuole proibire l’uso di fertilizzanti minerali azotati.

Infine, condivido pienamente la decisione della commissione giuridica del Parlamento europeo di applicare la doppia base giuridica – articoli 37 e 95 del Trattato – perché ci sono due vantaggi nel fare riferimento anche alla giurisdizione del mercato interno. In primo luogo questa relazione, votata in seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, si estenderebbe a tutto il settore della ristorazione collettiva – ristoratori, ristorazione istituzionale, mense, ristoranti – e ad alcuni prodotti come gli integratori alimentari. In secondo luogo, grazie alla giurisdizione del mercato interno, passeremmo da una procedura di consultazione a una procedura di codecisione, che ci conferirebbe il diritto essenziale di controllare la stesura di questo regolamento, che inciderà direttamente sulla qualità dell’alimentazione degli europei.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Nonostante il diffuso interesse per l’agricoltura biologica tra i consumatori, i produttori e i media, lo sviluppo del settore continua a rilento. Quali sono i motivi, e cosa si può fare per aumentare il consumo, e quindi anche la produzione, di cibi biologici?

A mio avviso, la cosa più importante è garantire condizioni stabili di sviluppo e il relativo sostegno. Ciò include un’adeguata procedura di certificazione, etichettatura e monitoraggio, compreso il monitoraggio delle importazioni da paesi terzi. In altre parole, occorre una buona legislazione.

Le limitate dimensioni del settore biologico rendono la distribuzione di prodotti biologici eccessivamente costosa, e quindi poco attraente per i grandi rivenditori. Sarebbe quindi bene concedere sovvenzioni esterne a questa parte della catena di produzione degli alimenti biologici, e se gli agricoltori che operano in questo settore si riunissero in un’organizzazione.

Una maggiore promozione dell’agricoltura biologica nell’ambito dell’istruzione ne accrescerebbe l’importanza e contribuirebbe al lancio del settore.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Aubert per l’eccellente lavoro svolto dall’inizio del mandato, prima sul piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica e gli alimenti biologici, e poi su questa proposta di regolamento. Non era un compito facile, perché la proposta minava l’identità forte e credibile dell’agricoltura biologica.

Possiamo essere soddisfatti dei progressi ottenuti in seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale su diversi punti: una definizione più rigorosa dell’utilizzo dei prodotti fitofarmaceutici, dei trattamenti veterinari e delle deroghe nazionali; un maggiore controllo in fase di certificazione, anche sui prodotti importati; un’estensione del campo di applicazione del regolamento e il consolidamento dei comitati di regolamentazione. Appoggio altresì la doppia base giuridica, che ci farà passare alla codecisione.

Tuttavia, rimango molto preoccupata per la presenza di OGM, anche se accidentale, nei prodotti biologici. In effetti, il regolamento afferma che un prodotto non può essere etichettato “prodotto di agricoltura biologica” se contiene OGM, accettando però una soglia di contaminazione accidentale dello 0,9 per cento di OGM, e ciò è inammissibile.

Questo è il motivo per cui vi chiedo di sostenere gli emendamenti nn. 170 e 171, presentati dal gruppo socialista al Parlamento europeo, che richiedono che la presenza di OGM nei prodotti biologici sia limitata esclusivamente e che il termine non venga utilizzato.

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE). – (HU) Dobbiamo fare in modo che i consumatori sensibili ai problemi ambientali, preoccupati e desiderosi di proteggere la propria salute, possano utilizzare prodotti privi di sostanze chimiche e non contaminati da organismi geneticamente modificati. Pertanto, occorre indicare chiaramente se un prodotto è di produzione biologica. Bisogna garantire che i prodotti su cui è apposta l’etichetta biologica dell’Unione europea siano preparati al 100 per cento in conformità dei principi fondamentali della produzione biologica.

Non possiamo fare alcuna concessione in tal senso, proprio come non possiamo farla sulle informazioni al consumatore. Dobbiamo anche fare in modo che, utilizzando i servizi di pubblica informazione, le persone possano decidere se scegliere cibi biologici. La questione non riguarda solo la protezione del consumatore, ma assume grande significato anche per la strategia agraria e la tutela del mercato.

Una norma europea ben formulata e universalmente riconosciuta e la relativa certificazione, associata a un’etichettatura armonizzata a livello europeo, rafforzerà la fiducia dei consumatori, accrescerà la domanda e garantirà la sussistenza dei produttori. Tuttavia, alla luce delle diverse situazioni e tradizioni tra i vari Stati membri, dobbiamo garantire loro la possibilità di regolamentare la questione anche in maniera più rigorosa.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ho gradito il ricco dibattito che abbiamo tenuto su questo importante argomento. Inoltre, apprezzo il vostro sostegno ai principi su cui si fondano queste idee. Su alcuni dei punti più complessi, spero di essere riuscita a spiegarvi che, per certi versi, possiamo venire incontro alle vostre idee.

Vorrei fare alcuni commenti su tre temi diversi. Prima di tutto l’etichettatura. E’ importante rendersi conto che, quando si utilizza il logo dell’Unione europea, è obbligatorio indicare il luogo in cui sono state coltivate le materie prime. La stessa regola si applica ai prodotti importati, i quali, deve essere perfettamente chiaro, devono essere conformi alle norme applicate alla produzione interna.

Si è parlato di coesistenza. E’ di estrema importanza che gli Stati membri decidano a livello nazionale di legiferare sulle norme in materia di coesistenza e di responsabilità. Se in uno Stato membro sono stati introdotti prodotti geneticamente modificati, ci devono essere regole sulle distanze da tenere e sulla pulizia dei macchinari quando si spostano di campo in campo. La decisione deve essere presa nei singoli Stati membri, viste le differenze tra le produzioni dell’Europa settentrionale e meridionale. Non posso che incoraggiare gli Stati membri ad adottare questa normativa.

Per quanto riguarda la soglia a cui, a quanto sembra, tutti hanno fatto riferimento, è necessario sottolineare che la proposta della Commissione non cambia le norme attuali sulla presenza inevitabile di OGM. Essa, tuttavia, sancisce chiaramente la responsabilità dell’operatore biologico nell’evitare la presenza di OGM.

D’altra parte, la cosa importante è che l’uso degli OGM e dei loro derivati sia e sia stato rigorosamente vietato nella produzione biologica, quindi devono essere tenuti del tutto fuori dalla produzione biologica. Inoltre, rispetto ad ora, le norme sui test da effettuare su ogni singolo lotto dei prodotti biologici venduti saranno meno rigide.

In merito alla ristorazione collettiva, altro punto che avete sollevato in molti, le imprese del settore possono attualmente, e potranno anche in futuro, produrre merci su cui apporre l’etichetta “biologico” in base alla normativa nazionale. Si tratta di un aspetto di vitale importanza. Non potremmo accettare una decisione o normativa comunitaria al riguardo.

Approvo gli emendamenti nn. 20, 31, 35, 56, 71, 75, 99, 101 e 120. Inoltre, come ho precedentemente affermato, 68 emendamenti sono accettabili solo in parte o in linea di principio. Non posso accogliere gli altri emendamenti alla luce dei dibattiti che abbiamo tenuto e, nello specifico, faccio riferimento all’emendamento che propone una doppia base giuridica. Tuttavia, il fatto che 77 emendamenti sono totalmente o parzialmente approvati indica chiaramente che, su questo tema, abbiamo più punti in comune di quanto non sembri a prima vista.

Vi ringrazio per l’appassionato dibattito.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Presidente. – Grazie, Commissario. Con questo si conclude la discussione.

La votazione si svolgerà domani, alle 11.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM) , per iscritto. – (EN) Alcune cose sono o tutte nere o tutte bianche. Il biologico e la modificazione genetica si trovano all’esatto opposto.

Un cibo non può essere chiamato biologico se è geneticamente modificato.

Pretendere di chiamare biologica una sostanza contaminante geneticamente modificata è talmente ridicolo che bisogna chiedersi perché questa direttiva lo permetta.

Forse è perché la Commissione sa che la coesistenza non funzionerà? Se continueremo con la politica di coesistenza della Commissione, le aziende biologiche saranno inevitabilmente contaminate. Forse è perché la Commissione si rende conto che se l’agricoltura geneticamente modificata andrà avanti distruggerà quella biologica, a meno che non si ridefinisca il concetto di “biologico”? Questa sarebbe una grave ingiustizia e un inganno nei confronti degli agricoltori, dei venditori e dei consumatori del settore biologico.

Chiedo pertanto ai colleghi di votare a favore degli emendamenti nn. 166, 167, 170, 171, 175 e 194, opponendosi all’inclusione di un’eventuale soglia di contaminazione genetica; ciò significa votare contro l’emendamento n. 41 della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e tutti gli altri che tendono nella stessa direzione.

 
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