Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2005/0245(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0298/2006

Discussioni :

PV 23/04/2007 - 16
CRE 23/04/2007 - 16

Votazioni :

PV 24/04/2007 - 7.26
CRE 24/04/2007 - 7.26
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0128

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 24 aprile 2007 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

– Relazione Cavada (A6-0136/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) Benché comprenda che Europol debba effettuare modifiche interne in merito a salari e sovvenzioni, dal 1998 il Parlamento respinge costantemente tutte le iniziative che sono state presentate quando è stato consultato su precise questioni legate a Europol.

Tale consultazione non poteva essere considerata rilevante fintanto che Europol permaneva nell’ambito intergovernativo, senza controllo democratico né giuridico.

Accolgo con favore il fatto che alle ripetute richieste del Parlamento sia stata data finalmente risposta: nel dicembre 2006 la Commissione ha dichiarato la propria intenzione di dare a Europol un quadro giuridico più accettabile, conferendo ad esso lo status di agenzia comunitaria, finanziata dal bilancio della Commissione, e attribuendo al suo personale lo status di dipendenti comunitari.

Benché il processo di trasformazione di Europol non si sia ancora concluso, ho deciso di votare a favore dell’iniziativa finlandese sull’adeguamento dei salari e delle indennità di base di Europol, come segno di buona volontà e di totale sostegno a tale processo di trasformazione, che confido venga completato alla prima occasione.

 
  
MPphoto
 
 

  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La Lista di giugno reputa auspicabile un maggior controllo democratico, giuridico e di bilancio su Europol. Poiché tuttavia la convenzione Europol rappresenta una forma di cooperazione intergovernativa, sono i parlamenti nazionali a dover esercitare tale controllo, e non il Parlamento europeo. Abbiamo pertanto votato contro la relazione.

 
  
  

– Relazione Graefe zu Baringdorf (A6-0072/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. (PT) I raffinatori bulgari e romeni sono in larga misura condizionati dall’importazione di zucchero di canna greggio da paesi terzi.

Date queste premesse, al fine di evitare un’interruzione nell’approvvigionamento di zucchero di canna greggio ai raffinatori a tempo pieno, è necessaria un’apertura dei contingenti tariffari per le importazioni in Bulgaria e in Romania di zucchero di canna greggio da paesi terzi.

Questo è il contesto in cui è stata presentata la proposta della Commissione, che non avrà conseguenze di sorta sulle raffinerie di altri Stati membri.

Data l’eccezionalità delle circostanze, concordo sulla proposta della Commissione e voterò a favore della relazione Graefe zu Baringdorf.

 
  
MPphoto
 
 

  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Abbiamo votato contro la relazione. La Lista di giugno è dell’opinione che occorra una riforma completa del mercato dello zucchero all’interno dell’Unione europea, allo scopo di liberalizzare quanto prima il mercato e di dare ai paesi produttori di zucchero al di fuori dell’Unione l’occasione di competere in modo leale.

E’ dunque assurdo introdurre nuovi Stati membri in un sistema senza futuro, abituandoli alle norme di tale sistema. Poiché Romania e Bulgaria dispongono di mercati dello zucchero ben funzionanti, si deve permettere loro di conservarli, senza introdurli nell’organizzazione comune del mercato dello zucchero. Tale organizzazione comune andrebbe piuttosto abolita.

 
  
  

– Relazione Herczog (A6-0118/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Voterò a favore della relazione. In qualità di rappresentante del Parlamento europeo in seno al Comitato consultivo su razzismo e xenofobia del Consiglio dei ministri, ho sostenuto con decisione l’istituzione dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, che da quando è stato avviato ha svolto un ottimo lavoro. Quando è stato istituito, mi sono opposto all’estensione delle sue competenze non solo all’Unione europea, ma anche al territorio del Consiglio d’Europa, in quanto ritenevo che avrebbe sminuito l’operato dell’Osservatorio e che lo avrebbe distratto dall’ondata crescente di razzismo, xenofobia e antisemitismo all’interno dell’Unione.

Ora siamo in procinto di renderlo un’agenzia per i diritti fondamentali. Lo reputo un errore analogo, che sminuirà l’attenzione che occorre prestare alle organizzazioni e ai partiti di estrema destra in seno all’Unione, in particolare in alcuni dei nuovi Stati membri. Alcuni sostenitori del cambiamento sono stati semplicemente indotti in errore, ma altri sapevano perfettamente ciò che facevano!

 
  
  

– Relazione Herczog (A6-0121/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. (PL) Signor Presidente, voto a favore della relazione Herczog sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea per l’esercizio 2005.

L’onorevole Herczog ha esaminato con cura il problema del crescente numero di agenzie comunitarie, che non sempre riescono a soddisfare i criteri generali e i cui compiti non sempre corrispondono alle effettive esigenze dell’Unione europea e alle aspettative dei cittadini.

Sostengo l’invito, rivolto alla Commissione, a definire un quadro orientativo globale per la creazione di nuove agenzie comunitarie, nonché a presentare un’analisi costi-benefici prima di istituire qualsiasi nuova agenzia, e a produrre ogni cinque anni una relazione che analizzi il valore aggiunto offerto da tutte le agenzie esistenti.

Sono lieto di accordare il mio sostegno alla decisione del consiglio di amministrazione dell’Agenzia di adottare norme di controllo interno basate sulle norme adottate dalla Commissione e su ISO 9000.

 
  
  

– Relazione Gauzès (A6-0298/2006)

 
  
MPphoto
 
 

  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) In questa fase di capitalismo monopolistico, la risposta alle contraddizioni di un sistema che vive di speculazioni finanziarie è quella di porre la finanza davanti a tutto, creando così un bisogno sempre crescente di portare altro denaro alla sfera finanziaria. La presente direttiva si inserisce in questo contesto.

Tale proposta mira a creare un mercato interno dei servizi di pagamento e fa parte del piano d’azione sui servizi finanziari volto all’integrazione dei mercati dei servizi finanziari comunitari. Ancora una volta, il settore è caratterizzato dall’iniziativa privata, in questo caso da parte del settore bancario, e tuttavia l’intento è sempre lo stesso, cioè promuovere l’apertura dei mercati nazionali ai servizi di pagamento transfrontalieri, per edulcorare le norme sulla prevenzione e autorizzare gli operatori non soggetti alla supervisione del settore bancario a prestare tali servizi, promuovendo nel contempo la concentrazione del settore a livello comunitario.

Paesi che, come il Portogallo, già dispongono di operatori e servizi di pagamento avanzati, quali il sistema Multibanco, verranno colpiti in modo particolare, in quanto la questione della trasmissione dei dati a servizi d’informazione esterni non è stata chiarita.

Perciò abbiamo votato contro la relazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. (FR) I cittadini dell’Unione sono interessati a sistemi di pagamento rapidi e accessibili e alla creazione di un mercato interno efficace e funzionale per i trasferimenti che ordinano e i pagamenti che ricevono.

Possiamo essere pienamente soddisfatti del voto a favore della relazione Gauzès perché, per quanto concerne il Parlamento europeo, si tratta di un lavoro fatto bene e nell’interesse di tutti i cittadini, cui dimostra che l’Europa semplifica la loro vita quotidiana.

Avremmo però potuto ottenere questo risultato molto più rapidamente. Di fatto, abbiamo concluso i lavori in seno alla commissione per i problemi economici e monetari il 12 settembre.

Nonostante la buona volontà del Parlamento europeo, al Consiglio sono occorsi 7 mesi per convincersi finalmente del fatto che le nostre proposte sono quelle che meglio tutelano anche i consumatori.

Era altresì importante garantire la concorrenza leale tra gli istituti di pagamento creati o riconosciuti dalla presente direttiva e le banche che sono soggette a regolamenti severi in materia di capitali. E’ importante mantenere il buon nome del settore dei servizi di pagamento ponendo in secondo piano eventuali agenzie di pagamento dubbie.

Il tempo di esecuzione dei pagamenti fissato dal Consiglio è più rigoroso di quello che noi proponiamo.

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione, in quanto la direttiva dovrebbe assicurare che i pagamenti dei cittadini europei vengano eseguiti più rapidamente da parte delle banche, che le loro carte vengano accettate in misura più ampia in altri paesi e che i loro diritti vengano meglio salvaguardati in caso di dispute. Credo si tratti di un miglioramento importante per i consumatori europei.

 
  
MPphoto
 
 

  Eoin Ryan (UEN), per iscritto. (EN) I pagamenti sono il lubrificante finanziario che fa funzionare l’ingranaggio dell’economia reale. Attualmente ciascun cittadino comunitario effettua in media ogni anno 138 pagamenti non in contanti, e questa cifra è probabilmente destinata a crescere. Credo fermamente che, se si vuole che si possano cogliere tutti i benefici di questo mercato interno, i cittadini europei e le imprese devono poter confidare in pagamenti efficienti, economici e sicuri. Per questo motivo sostengo la relazione Gauzès sui servizi di pagamento.

Attualmente sia i consumatori che i commercianti devono far fronte al fatto che le merci possono essere spostate fisicamente nell’Unione europea in un giorno o due, ma che per il pagamento di tali merci possono occorrere dai tre ai cinque giorni. La lentezza dei pagamenti non è più tollerabile in un’epoca in cui possiamo vantare la tecnologia dei nanosecondi.

E’ mia ferma opinione che la competitività europea non farà altro che migliorare quando, ad esempio in Irlanda, le imprese e i consumatori potranno eseguire un pagamento da Dublino a Madrid con la stessa facilità con cui lo si effettua da Dublino a Cork.

 
  
MPphoto
 
 

  Marianne Thyssen (PPE-DE), per iscritto. (NL) Signor Presidente, ho espresso voto favorevole perché credo che il mercato interno funzioni, e che funzionino anche i servizi di pagamento. Se l’iniziativa dell’area di pagamento unica in euro verrà attuata in modo adeguato, dovrebbe portare a una maggiore concorrenza in un mercato più esteso, con livelli di sicurezza più elevati, servizi migliori e prezzi allettanti. Lo potremmo chiamare “i servizi migliori al prezzo più basso”.

Nutro però una riserva. Nei paesi con i mercati dei pagamenti più avanzati, quali il Belgio, che però non è l’unico, si teme che la conversione dagli attuali programmi nazionali di pagamento possa comportare costi supplementari per le imprese e i consumatori. In tale contesto, si fa riferimento al livello dei cosiddetti “accordi interbancari di pagamento”.

In risposta a una interrogazione scritta al riguardo, la Commissione mi ha assicurato che controllerà l’osservanza delle norme di concorrenza e conserverà il diritto, se necessario, di intervenire a livello normativo. Confido che la Commissione si avvalga dei meccanismi correttivi a sua disposizione, se ciò si dimostrasse necessario.

Mi auguro soprattutto che il settore bancario sia abbastanza efficiente da rendere superfluo tale intervento e da prestare la sua completa collaborazione all’ulteriore unificazione del mercato interno dei servizi finanziari.

 
  
  

– Relazione Wojciechowski, Janusz (A6-0137/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Al momento della sua adesione all’Unione europea, alla Lituania è stato assegnato un contingente per la fecola di patate che alle fecolerie consentiva di lavorare solo al 9,32 per cento della capacità produttiva. Due anni fa, in una seduta del Consiglio “Agricoltura e pesca” dell’UE si è concordato che il contingente per la fecola di patate venisse riesaminato dopo due anni sociali. In Lituania il consumo di fecola sta aumentando. Attualmente è 10 volte superiore rispetto al contingente di produzione consentito.

Considerando che a partire da gennaio 2007, secondo i dati della Commissione, i contingenti di produzione comunitaria di fecola saranno sottoutilizzati del 5 per cento, un aumento del contingente lituano a diecimila tonnellate non rappresenterebbe neppure lo 0,5 per cento dei contingenti di produzione comunitaria di fecola.

Pertanto la Lituania chiede che il suo contingente di produzione di fecola venga aumentato a diecimila tonnellate, il che è indispensabile non solo per il consumo nazionale, ma per fornire un contesto di base per il rinnovamento della capacità produttiva della fecola di patate e un aumento del suo consumo e per assicurare un certo livello di entrate ai produttori di patate da fecola. E’ iniquo concedere privilegi ad altri paesi a spese della capacità lituana di produzione di fecola e dei produttori agricoli in generale.

 
  
MPphoto
 
 

  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Siamo contrari alla PAC nella sua forma attuale e ci opponiamo alle modifiche, sostanzialmente di scarsa importanza, nell’ambito del sistema esistente. Chiediamo una riorganizzazione e una revisione totale dell’intera PAC, e perciò troviamo arduo isolare aree singole quali quella su cui siamo in procinto di votare.

A nostro avviso, il regime di contingentamento per la produzione di fecola di patate non va assolutamente esteso. Al contrario, l’UE deve abolire i regimi di contingentamento di ogni genere nell’ambito dell’agricoltura.

Come nel maggio 2005, la maggioranza federalista del Parlamento continua a invocare l’estensione del regime di contingentamento. La Lista di giugno nota che, in tale situazione, è un bene che il Parlamento non abbia poteri di codecisione in materia di PAC. Se così non fosse, l’Unione cadrebbe nella trappola del protezionismo e si concederebbero forti sovvenzioni a tutti i gruppi all’interno dell’industria agroalimentare.

 
  
MPphoto
 
 

  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Benché ci opponiamo nettamente ai contingenti su qualsiasi prodotto agricolo, perché l’Unione pone tanti ostacoli allo sviluppo della produzione che ciascuno Stato potrebbe raggiungere in base alle proprie esigenze e capacità, ma accorda a Lituania e Polonia un aumento dei contingenti per la produzione di patate? Perché ancora una volta riconosciamo una palese ingiustizia ai danni dei nuovi Stati membri nell’assegnazione dei contingenti per quanto riguarda la produzione di fecola di patate. E’ una provocazione e un’ingiustizia che i nuovi Stati membri ricevano all’incirca solo il 10 per cento dei contingenti, pur avendo circa il 30 per cento della produzione.

L’odierno suggerimento di aumentare la durata e i contingenti è un rimedio parziale per la Lituania e la Polonia. A prova della mia tesi, dirò che benché la Polonia sia il maggiore produttore di patate in Europa, con la sua assegnazione di contingenti è costretta a importare la fecola di patate per via delle restrizioni alla produzione, e questo naturalmente porta le imprese agricole di medie dimensioni al fallimento.

Vi sono problemi simili in Grecia per quanto riguarda altri prodotti, che il paese è costretto a importare nonostante le condizioni climatiche favorevoli alla produzione agricola, facendo così impennare di milioni di euro il deficit agricolo commerciale e costringendo le imprese agricole di medie dimensioni a scomparire.

 
  
  

– Relazione Pieper (A6-0087/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, questa relazione solleva due problemi fondamentali a cui è confrontata l’Unione europea. Il primo è il futuro allargamento e il secondo la nuova dimensione della politica di coesione a seguito dell’ultima tornata di adesioni. Il progresso dei negoziati con la Croazia e la necessità di una stabilizzazione completa dei Balcani occidentali comportano l’esigenza da parte nostra di analizzare l’impatto di questo allargamento su tutta l’Unione europea. L’elemento che rende tali analisi ancora più significativa è che, pur tenendo conto del lungo periodo di associazione e degli attuali negoziati con la Turchia, non dovremmo dimenticare paesi come l’Ucraina. La relazione costituisce un’ottima base per il lavoro relativo alla revisione del bilancio 2009 e prepara adeguatamente il futuro della Comunità per i suoi prossimi 50 anni. L’adesione di 10 paesi dell’Europea centrale e orientale nel 2004 e di Bulgaria e Romania nel 2007 ha accresciuto la concorrenza ed è stata un’iniezione di energia per tutta la Comunità, oltre ad aver portato stabilità, sicurezza e una salda democrazia. La politica di coesione significa solidarietà e costituisce uno strumento di integrazione per i paesi meno sviluppati. Per questo la relazione è così importante.

 
  
MPphoto
 
 

  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Pieper, perché sono lieto che finalmente l’Unione europea sembra voler riconoscere che l’adesione della Turchia ci sottoporrebbe a sollecitazioni eccessive in termini finanziari, politici e sociali. La Croazia invece si è ormai avvicinata così tanto all’Unione che difficilmente possono sussistere dubbi sul suo rapido ingresso nell’Unione, in particolare visto che è stato appurato che le ripercussioni finanziarie di tale adesione sarebbero minime. Le disparità esistenti non solo tra gli Stati membri, ma anche tra le regioni, si sono accresciute a seguito dell’ultimo allargamento, della globalizzazione e dell’invecchiamento demografico, nonché a seguito dei movimenti migratori dai paesi terzi verso i centri urbani.

E’ sicuramente possibile – come si legge del resto sulla homepage dell’Unione europea – che città come Londra, Amburgo o Bruxelles siano tra le città più prospere, ma non dobbiamo dimenticare che anche in questi centri il divario si è accentuato e abbiamo assistito alla nascita di zone ad alto degrado. L’esempio francese ci ha già fatto vedere quale può essere l’esito di tutto questo. E’ quindi ormai giunto il momento di prestare maggiore attenzione alla coesione interna per evitare che queste polveriere sociali esplodano.

 
  
MPphoto
 
 

  Zita Pleštinská (PPE-DE).(SK) La politica europea di coesione è il motore alla base di uno sviluppo durevole e sostenibile, soprattutto nelle regioni meno sviluppate. Contribuisce in misura significativa a migliorare il livello di vita della popolazione. Il Parlamento europeo, insieme ai ministri degli Stati membri, ha l’ultima parola riguardo all’approvazione del bilancio dell’Unione europea. In questo periodo di programmazione settennale, è stata stanziata la cifra record di 347 miliardi di euro per 84 regioni in 17 Stati membri il cui PIL è ampiamente al di sotto del 75 per cento della media dell’Unione europea, e 16 regioni il cui PIL, in ragione dell’effetto statistico dopo l’allargamento, era solo di poco superiore al 75 per cento della media comunitaria. Queste regioni guardano al boom irlandese animati da grandi speranze. L’Irlanda rappresenta il grande successo della politica di coesione. Utilizzando in modo estremamente produttivo i Fondi strutturali, è stata in grado di trasformarsi dalla regione più povera d’Europa in una delle più ricche e di aiutare tramite il Fondo di solidarietà europeo chi ne ha più bisogno.

Ho espresso sostegno al governo dell’onorevole Markus Pieper in quanto il Parlamento europeo tiene moltissimo al successo della politica di coesione anche nell’Europa orientale. Perché la politica di coesione sia efficace, dobbiamo tenere conto delle conseguenze degli allargamenti futuri, soprattutto nel medio termine, che riguarderebbero Turchia e Croazia, che hanno già lo status ufficiale di paesi candidati e con i quali l’Unione europea ha già avviato i negoziati di adesione.

Ci sono poi i sette Stati dei Balcani orientali che sono potenziali candidati ai fondi IPA. Da soli questi allargamenti richiederebbero che il bilancio della politica di coesione fosse aumentato di 150 miliardi di euro. Se l’Europa vuole diventare l’economia più competitiva...

 
  
MPphoto
 
 

  Albert Deß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, reputando valida la relazione Pieper, volevo effettivamente votare a favore, ma poiché entrambi i miei emendamenti sono stati respinti, alla fine ho espresso voto contrario. Sono dell’avviso che l’adesione della Turchia costituirebbe una sollecitazione eccessiva della capacità di integrazione dell’Unione europea sulla base della sua politica di coesione, e sono stupefatto nel vedere che la maggioranza dell’Aula non condivide tale punto di vista.

Il mio secondo emendamento recita: “ritiene impossibile trasferire i principi della politica strutturale dell’Unione europea alla Turchia, per motivi finanziari e politici”. Anche se la maggioranza oggi ha votato contro questo emendamento, sono comunque convinto del fatto che a più lungo termine si capirà che avevo ragione.

 
  
MPphoto
 
 

  Bernadette Bourzai (PSE), per iscritto. – (FR) Ho voluto in particolare appoggiare gli emendamenti seguenti.

Gli emendamenti nn. 25, 20 e 28, poiché un finanziamento adeguato della politica regionale è necessario per ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le regioni e portare a buon fine gli allargamenti futuri.

Gli emendamenti nn. 22 e 39, perché ritengo che non sia ammissibile parlare di una “particolare forma di adesione all’Unione europea”, “di un approccio graduale” di politica regionale esclusivamente per questo paese e nemmeno immaginare, sin d’ora, per i negoziati in corso con la Turchia un esito diverso dall’adesione.

Gli emendamenti nn. 14 e 24, perché l’aumento del cofinanziamento nazionale nelle regioni che beneficiano dei Fondi strutturali già da vari periodi di programmazione, come proposto dal relatore, segnerebbe la fine dell’impegno volto ad attuare questa politica nelle regioni che accusano maggiori ritardi di sviluppo rispetto ai vecchi Stati membri.

Sono contraria all’impostazione eccessivamente avara del relatore, che propone un periodo massimo durante il quale le regioni possono ricevere finanziamenti nell’ambito dei Fondi strutturali. A mio parere, sono proprio queste regioni che presentano svantaggi naturali o umani o lamentano una riconversione economica difficile e che non sono adeguatamente attrezzate per fronteggiare la concorrenza mondiale che dobbiamo continuare ad aiutare con i Fondi strutturali.

 
  
MPphoto
 
 

  Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) Questa relazione è negativa rispetto all’allargamento futuro, e in particolare rispetto all’eventuale adesione della Turchia all’Unione europea. Non sono del tutto d’accordo, sebbene ritenga che, ancora per parecchio tempo, qualsiasi ulteriore allargamento sarà inaccettabile per gli europei che stanno ancora assimilando e integrando i dodici nuovi Stati membri che hanno aderito a partire dal 2004. Per quanto riguarda la Turchia, è ancora molto il lavoro che questo paese deve fare, per esempio per quanto riguarda il trattamento dei sindacalisti e i diritti umani per le minoranze curda e assira, prima di poter essere in una posizione politica che gli consenta di aderire, anche se riuscirà a soddisfare i criteri economici previsti per i nuovi membri. Alla luce di ciò, mi astengo dal voto su questa relazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Ambroise Guellec (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La coesione territoriale in Europa volta a ridurre le disparità interregionali e intraregionali è un obiettivo fondamentale dell’Unione europea. Accolgo con favore oggi l’adozione di questa relazione che pone il problema della capacità di integrazione dell’Unione europea e che precisa, in particolare, che, nello stato attuale delle risorse dell’Unione, sarebbe impossibile finanziare eventuali futuri allargamenti senza compromettere l’efficacia delle politiche di coesione attuali.

In quest’ottica, è necessario razionalizzare le spese regionali. Una riforma istituzionale, finanziaria e politica è auspicabile nel contesto della revisione del quadro finanziario comunitario. Inoltre, una politica di coesione onesta ed efficace è impossibile senza un aumento del bilancio dell’Unione europea.

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ci fa piacere che alcune delle proposte più dannose siano state eliminate dalla relazione a seguito dell’adozione delle nostre proposte e a seguito dell’azione che abbiamo intrapreso. Le proposte in questione avrebbero minato la politica di coesione e avrebbero imperniato il dibattito sulla revisione intermedia delle attuali prospettive finanziarie e della politica di coesione. Le proposte respinte sono state le seguenti:

– aumento del cofinanziamento nazionale della politica di coesione;

– definizione di un periodo di tempo massimo durante il quale i paesi possono ricevere finanziamenti strutturali, a prescindere dai criteri di ammissibilità;

– concessione dei finanziamenti subordinata al rispetto di certi criteri di politica economica e/o di bilancio, come il Patto di stabilità e di crescita.

Inoltre, e a prescindere dall’opinione prevalente sul processo di allargamento dell’Unione europea, accogliamo con favore l’eliminazione dalla relazione delle proposte tese a creare uno status di adesione diverso per i nuovi paesi, in virtù del quale tali paesi sarebbero completamente integrati nel mercato interno senza tuttavia essere minimamente coinvolti nelle istituzioni o nel processo decisionale: si creerebbe così una sorta di neocolonialismo in cui i cosiddetti aiuti sarebbero sempre subordinati alla disponibilità dei paesi in questione di cedere alle pressioni politiche.

La relazione contiene tuttavia ancora alcuni aspetti molto allarmanti, come quelli relativi alle risorse finanziarie e agli obiettivi della politica di coesione. Non possiamo accettare questi punti e conseguentemente esprimiamo un voto contrario.

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Destano in me preoccupazioni i riferimenti negativi alla Turchia contenuti nella relazione e, poiché sono stati sostenuti dalla plenaria, non ho avuto alternative se non quella di votare contro la relazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La coesione è uno dei principi e dei valori fondamentali dell’Unione europea, che si parli di 12 o 30 Stati membri.

L’idea di base è in primo luogo che i partner dello stesso progetto dovrebbero beneficiare tutti in eguale misura e, secondo, che maggiore e più diffuso sarà lo sviluppo economico della Comunità, maggiore sarà il successo per il progetto nel suo insieme e per tutti i cittadini. Per questo motivo, condivido molte delle preoccupazioni sollevate dal relatore, anche se non sono completamente d’accordo su tutte le soluzioni proposte.

Ci sono tuttavia altri aspetti di cui tenere conto. Visto il tipo di sfida economica a cui siamo attualmente confrontati, derivante dalle pressioni della globalizzazione e dalla rapida modernizzazione delle strutture economiche, dobbiamo cercare gli strumenti più adeguati per cambiare i paradigmi. Conseguentemente, ritengo che, pur rispettando fedelmente i valori e i principi che ci guidano, dobbiamo anche essere creativi e innovativi quando reagiamo alle nuove sfide a cui siamo confrontati. Preparare le regioni economicamente meno privilegiate per il XXI secolo non è più un gesto visionario, ma una priorità del presente. I tempi sono cambiati e le risposte devono essere innovative.

 
  
MPphoto
 
 

  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché, prima di tutto, attira l’attenzione sulle difficoltà di bilancio che si prevede che gli Stati membri possano registrare, visti i cambiamenti demografici attesi nell’UE. Questo aspetto è estremamente importante perché, con l’allargamento dell’Unione europea, la spesa per la politica di coesione raggiungerà proporzioni irrealistiche dal punto di vista politico.

Secondo, sarebbe inaccettabile che alcune regioni dell’Unione europea non ne beneficiassero più unicamente a causa dell’effetto statistico determinato da una nuova tornata di adesioni. Inoltre, la globalizzazione avrà un impatto negativo su alcune regioni europee.

E’ un tema che richiede molta prudenza e appoggio pertanto l’invito rivolto alla Commissione, a cui si chiede di calcolare la spesa per la politica agricola che si verrebbe probabilmente a determinare a seguito delle prossime tornate di adesioni se fossero applicati i criteri attuali, oltre alle conseguenze che tale probabile spesa avrebbe sulle regioni considerate finora ammissibili ai finanziamenti.

Infine, sono d’accordo sul fatto che sia necessario sviluppare modelli graduali che consentano un’ulteriore distinzione tra sostegno di preadesione e piena partecipazione alla politica di coesione.

 
  
MPphoto
 
 

  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) Il partito laburista al Parlamento europeo (EPLP) ha cercato di modificare la relazione Pieper eliminando gli emendamenti più controversi. Tuttavia, tali emendamenti sono passati e i nostri sforzi sono stati vani. L’EPLP ha votato contro una relazione che reputa molto negativa per la posizione espressa rispetto all’allargamento futuro e i suoi riferimenti specifici alla Turchia.

 
  
  

Relazione Virrankoski (A6-0123/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Virrankoski. L’ho fatto perché il controllo del bilancio dovrebbe essere organizzato in modo più efficiente in vista dell’imminente revisione del bilancio dell’Unione europea annunciata per il 2009, il cui obiettivo è quello di creare maggiore trasparenza, tra le altre cose, cercando di aprire un varco nella giungla degli sconti. Ciò che occorre soprattutto è fare in modo che sia possibile recuperare le somme versate erroneamente, altrimenti i frodatori continueranno a farla franca senza subire alcuna sanzione e gli Stati membri non saranno incentivati ad irrigidire i loro controlli eccessivamente deboli e superficiali.

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presentazione della politica strategica della Commissione per il 2008 costituisce l’inizio del processo di negoziazione del bilancio comunitario. Nel contesto dei tentativi volti a rianimare il Trattato costituzionale già respinto e del dibattito sul bilancio comunitario per il periodo 2008-2009, il 2008 è destinato a essere considerato il penultimo anno della sesta legislatura del Parlamento e della Commissione Barroso.

Tra le priorità politiche avanzate dalla Commissione, vorrei rilevare gli aspetti negativi quali la liberalizzazione del mercato del lavoro attraverso la cosiddetta flessicurezza, il finanziamento dell’infrastruttura europea per la liberalizzazione del gas e dell’elettricità, la creazione del brevetto europeo e il rafforzamento dell’elemento militare dell’Unione europea.

La Commissione afferma che “il bilancio 2008 si baserà sul bilancio 2007” – ancora una volta inferiore, sembra, al massimale di bilancio delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 e chiaramente insufficiente per affrontare le necessità della coesione economica e sociale nell’Unione europea allargata.

Respingiamo proposte di questa natura e poniamo l’enfasi sulla necessità di adottare politiche che possano promuovere lo sviluppo economico sostenibile e l’occupazione, che combattano la disoccupazione, la povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze retributive e promuovano un’effettiva convergenza.

 
  
MPphoto
 
 

  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Nella relazione sulle priorità strategiche annuali della Commissione per il bilancio 2008, si manifesta un impegno teso a rendere più efficiente il piano degli investimenti dell’Unione europea per servire meglio le sue politiche antipopolari.

Agli studi condotti in materia si chiede di confermare quanto efficientemente siano state utilizzate le risorse rispetto alla priorità dell’imperialismo regionale dell’Unione europea. Nessuno cerca tuttavia di ottenere dati sulla disoccupazione, sulla “estinzione” delle piccole e medie aziende agricole, su altri problemi che la gente deve affrontare in materia di salute, istruzione, sicurezza sociale, originati proprio dalle politiche comunitarie antipopolari.

Le Istituzioni stanno cercando di ottenere un più ampio margine di manovra nel bilancio per gestire le “situazioni di emergenza”, un ulteriore passo verso la soddisfazione delle necessità d’emergenza del capitalismo.

Vengono promosse con grande forza tutte le politiche comunitarie antipopolari, mentre allo stesso tempo si incrementano i finanziamenti per la promozione della strategia di Lisbona, contraria ai lavoratori, e si prevede si condurranno studi per la revisione della PAC, al fine di accelerare l’estinzione delle piccole e medie aziende agricole. Si adottano sempre più misure tese a eliminare la resistenza dei lavoratori (con l’aumento delle spese di Eurojust) nonché iniziative tese alla loro subordinazione mediante il rafforzamento dei meccanismi di propaganda.

Il finanziamento dell’intervento imperialista da parte dell’Unione europea è palesemente privilegiato. Abbiamo assistito a sforzi di “pace” tesi a subordinare i cittadini agli interessi del capitalismo.

In conclusione, il progetto di bilancio 2008 accresce l’aggressività del capitalismo nei confronti dei cittadini. Esprimiamo il nostro voto contrario ed esortiamo i cittadini a contrastare tale atteggiamento, perché la distribuzione delle risorse rivela la politica reazionaria dell’Unione europea.

 
  
MPphoto
 
 

  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Voto a favore della relazione dell’onorevole Virrankoski sulla strategia politica annuale della Commissione per la procedura di bilancio 2008.

Questa relazione costituisce il primo passo della procedura di bilancio annuale. Definisce le priorità strategiche del Parlamento europeo per il 2008 e funge da indicatore per la Commissione nella preparazione del progetto di bilancio per il 2008.

La relazione analizza la maggior parte dei problemi principali. Solleva la questione della maggiore integrazione tra il programma di lavoro legislativo e la procedura di bilancio ed evidenzia la necessità di rispettare i principi di base delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013.

Inoltre i deputati di questo Parlamento hanno affermato che, durante il lavoro sul bilancio 2008, si privilegerà il principio del “bilancio orientato ai risultati”, come avvenuto per il bilancio 2007.

 
  
  

– Relazione Garriga Polledo (A6-0095/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ovviamente ho votato contro il discarico per il bilancio della Commissione, come faccio sempre. E’ passato talmente tanto tempo che non mi ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta in cui la Corte dei conti ha rilasciato una dichiarazione di affidabilità positiva dei conti della Commissione. Trovo bizzarro il fatto che, il giorno stesso in cui la commissione per il controllo dei bilanci di questo Parlamento ha votato a favore del colpo di spugna e dell’approvazione dei bilanci, la polizia belga si sia recata negli uffici della Commissione per compiere alcuni arresti. Evidentemente ha ritenuto che ci fossero dei problemi.

Ho condotto un’approfondita ricerca nella regione che rappresento. In una particolare zona, nello splendido collegio elettorale di Daventry, ho spedito 15 000 questionari e ho chiesto ai cittadini se ritenevano che il Regno Unito dovesse continuare a versare il proprio contributo, in assenza dell’approvazione dei conti. Oltre il 10 per cento dei cittadini ha risposto al questionario e il 95 per cento di coloro che hanno risposto ha affermato che non dovremmo pagare nulla fino a che il problema non sarà risolto.

 
  
MPphoto
 
 

  Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Nella votazione odierna sul discarico alla Commissione per il bilancio 2005, ho votato contro il discarico, perché la Corte dei conti anche quest’anno, come per gli anni precedenti, non ha rilasciato una dichiarazione di affidabilità. Ciò equivale ad affermare che oggi, rispetto agli anni passati, non sono aumentate le garanzie di un utilizzo prudente ed efficiente dei fondi. Come noto, il Presidente della Commissione, Barroso, ha espresso l’intenzione di ottenere entro il 2009 una dichiarazione di affidabilità senza riserve. Constato, sulla base del discarico concesso oggi, che non è stato compiuto alcun passo evidente in tal senso.

 
  
  

– Relazione Staes (A6-0094/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Christofer Fjellner (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, vorrei cogliere questa opportunità per ringraziare i miei colleghi deputati per aver sostenuto i due emendamenti che ho presentato. Da tempo cerco di scoprire quanto costa realmente il circo itinerante che si sposta a Strasburgo, e la cosa imbarazzante è che nessuno è stato in grado di fornirmi una risposta. Nessuno sa quanto costano le trasferte del circo itinerante.

In ogni caso, quelli che spendiamo non sono soldi nostri ma dei contribuenti. Il minimo che noi e i contribuenti abbiamo in definitiva il diritto di chiedere è che sia condotta un’analisi approfondita dei costi, e questa è la posizione espressa nei due emendamenti che ho presentato oggi. Secondo le uniche informazioni che ho reperito, questo circo itinerante costa 2 miliardi di corone svedesi, ma è una cifra che risale al 2000 quando gli Stati membri dell’UE erano solo 15.

Spero che possa essere ora possibile ottenere dati aggiornati e nuovi argomenti di discussione affinché, a seguito del dibattito odierno, si possa compiere il primo passo verso l’abolizione di questo circo itinerante.

 
  
MPphoto
 
 

  Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto.(SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione A6-0094/2007 sulla concessione del discarico al Parlamento europeo per il 2005.

La votazione deve essere vista in parte come un successo, benché una serie di emendamenti relativi a un controllo più accurato sulle condizioni pensionistiche dei deputati al Parlamento europeo – emendamenti che abbiamo sostenuto nella votazione – siano stati respinti.

Noi socialdemocratici svedesi abbiamo scelto di non aderire al regime pensionistico del Parlamento europeo. Crediamo che il regime, così come è strutturato, non sia etico e abbiamo pertanto deciso di non farne parte.

Poiché solo una piccolissima parte dell’attività del Parlamento riguarda le pensioni, non riteniamo tuttavia giustificato votare contro la relazione nella sua integrità, semplicemente per il fatto che questi emendamenti sono stati respinti.

 
  
MPphoto
 
 

  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La commissione per il controllo dei bilanci ha ancora una volta peccato per eccesso di zelo.

Se attuassimo alcune delle sue proposte, sarebbe necessario assumere un piccolo esercito di funzionari per svolgere lavori e controlli superflui, che non contribuirebbero minimamente a migliorare la trasparenza o a combattere contro gli abusi, ma il cui unico effetto sarebbe quello di generare spese e inutili dispute.

Deploro il fatto che né il relatore né la maggioranza dei membri della commissione siano stati disposti a prendere in considerazione le osservazioni del presidente del fondo pensione volontario dei deputati al fine di eliminare le evidenti falsità per quanto riguarda, tra le altre cose, lo statuto che entrerà in vigore nel 2009.

Invece di comportarsi da populisti irresponsabili, certi membri della commissione per il controllo dei bilanci farebbero meglio a occuparsi dei problemi veri, per esempio i costi potenzialmente esorbitanti determinati dal regime pensionistico per i deputati francesi e italiani, costi dell’ordine di 150 milioni di euro.

Sono favorevole al discarico, ma ho votato contro tutta una serie di proposte tanto stravaganti quanto costose e del tutto superflue che non hanno nulla a che vedere con il discarico 2005.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0108/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Jan Andersson, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto.(SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo deciso di sostenere l’emendamento n. 1 sulla necessità di addebitare al Consiglio i costi dell’attività del Parlamento europeo a Strasburgo, perché il Consiglio nega al Parlamento il diritto di decidere autonomamente l’ubicazione della sua sede. La soluzione migliore, tuttavia, sarebbe che si consentisse al Parlamento stesso di decidere e di scegliere di condurre i propri lavori unicamente a Bruxelles.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0106/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, in circostanze normali, pronuncerei semplicemente un discorso o formulerei una dichiarazione di voto sulle procedure di discarico, spiegando i motivi per i quali ho espresso un voto contrario. Tuttavia, in questo caso specifico, posso immaginare che il Comitato delle regioni stia già stappando le bottiglie di champagne perché questo Parlamento ha tranquillamente nascosto sotto il tappeto tutti i problemi, di vario tipo, presenti già da alcuni anni.

In quest’Aula, due o tre anni fa, abbiamo chiesto che si rivolgessero delle scuse all’allora revisore interno del Comitato delle regioni, Robert McCoy, che ci aveva rivolto una richiesta di aiuto chiedendo al Parlamento e alla commissione per il controllo dei bilanci di costringere il Comitato delle regioni a cambiare rotta e a occuparsi del denaro pubblico in modo corretto. Abbiamo ignorato questa richiesta. Abbiamo approvato una risoluzione in cui si diceva che gli si dovevano delle scuse, ma il Comitato delle regioni finora l’ha ignorata, Robert McCoy non ha ricevuto scuse e il Comitato delle regioni sa di potersi beffare di qualsiasi cosa decida il Parlamento perché tanto nessuno se ne interessa. E’ una vergogna.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0110/2007), Garriga Polledo (A6-0095/2007), Staes (A6-0094/2007), Caspary (A6-0108/2007) e Caspary (A6-0106/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  James Elles (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I conservatori voteranno contro le principali relazioni del Parlamento sul discarico relativo alla procedura di bilancio del Parlamento europeo, della Commissione, del Consiglio, del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, in quanto, per il dodicesimo anno consecutivo, la Corte dei conti non ha potuto rilasciare una dichiarazione di affidabilità positiva dei conti generali dell’Unione europea. I conservatori ritengono che questa situazione debba essere risolta urgentemente dalla Commissione e che ci debba essere tolleranza zero in tutti i casi di cattiva gestione e frode.

Oltre ad attuare i nuovi sistemi di contabilità e a incoraggiare la denuncia di irregolarità, i conservatori prestano particolare attenzione all’elemento fondamentale costituito dall’80 per cento del bilancio speso negli Stati membri che ha preoccupato i revisori. Attraverso il sistema della “gestione comune”, il sistema dell’Unione separa il potere dalla responsabilità: la Commissione è responsabile della spesa di tutti i fondi dell’Unione ma, in realtà, il potere è delegato agli organismi pagatori negli Stati membri. Qualche progresso è stato compiuto inserendo nell’accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 un impegno che prevede in futuro l’obbligo per gli Stati membri di certificare le spese. E’ essenziale che sia attuato integralmente. Occorre una maggiore trasparenza sull’uso dei fondi dell’Unione da parte degli Stati membri ...

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
  

– Relazione Virrankoski (A6-0123/2007), Garriga Polledo (A6-0095/2007), Staes (A6-0094/2007), Caspary (A6-0108/2007), Caspary (A6-0106/2007) e Herczog (A6-0116/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho appoggiato la posizione della Corte dei conti secondo cui può essere concesso il discarico a tutte e sette le Istituzioni.

 
  
  

– Relazione Andrejevs (A6-0091/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Marcin Libicki (UEN). (PL) Signor Presidente, vorrei che si prendesse nota del fatto che per la relazione Andrejevs, durante la votazione sul punto L del preambolo (è stata una votazione per appello nominale) ho inavvertitamente votato a favore, mentre intendevo votare contro.

 
  
MPphoto
 
 

  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) I primi casi di infezione da HIV furono individuati 25 anni fa. La malattia si è diffusa in tutto il mondo. Non si conosce il numero esatto delle persone che ne sono affette. Le terapie sono costose e non accessibili a tutti, soprattutto nei nuovi Stati membri dell’Unione europea. La relazione contiene un’osservazione molto importante sul complesso rapporto esistente tra il problema dell’HIV/AIDS e i processi migratori.

I flussi di immigrati, provenienti in particolare da paesi in cui l’HIV/AIDS è diffuso, e dai paesi dell’est, sui quali abbiamo poche informazioni, costituiscono una minaccia in termini di ulteriore diffusione dell’HIV/AIDS.

Le ricerche evidenziano che gli immigrati stanno diventando il più grande gruppo a rischio per l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini. Un controllo sulle condizioni sanitarie di dodicimila immigrati a Mosca ha rivelato che il 10 per cento è affetto da HIV/AIDS e altre malattie infettive.

Appoggio la proposta tesa a utilizzare il quadro della politica di vicinato per fornire aiuti per la prevenzione e il trattamento dell’HIV/AIDS presso i gruppi vulnerabili, soprattutto gli immigrati. E’ fondamentale prestare maggiore attenzione a questo problema.

 
  
MPphoto
 
 

  John Attard-Montalto, Louis Grech e Joseph Muscat (PSE), per iscritto. – (MT) Il mio voto sulla relazione Andrejevs sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, 2006-2009 è un voto a favore di una strategia coerente volta ad affrontare un problema di tali e drammatiche proporzioni.

Vorrei precisare che il mio voto non deve essere interpretato come un’approvazione delle pratiche abortive.

 
  
MPphoto
 
 

  Liam Aylward, Brian Crowley, Seán Ó Neachtain e Eoin Ryan (UEN), per iscritto. – (EN) Va da sé che io e i miei colleghi della delegazione del Fianna Fáil siamo estremamente favorevoli alla lotta contro l’HIV/AIDS e alla sua eradicazione nell’Unione europea e nei paesi vicini.

Noi e il governo irlandese nutriamo qualche preoccupazione in merito ai riferimenti a un legame molto stretto tra la prevenzione dell’HIV/AIDS e i diritti sessuali e riproduttivi nelle politiche, nei programmi, nelle strategie e nell’educazione del pubblico. Secondo il governo irlandese, tali riferimenti dovrebbero essere contestualizzati mettendo in relazione i diritti in questione con il programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), svoltasi al Cairo nel 1994 e la piattaforma d’azione di Pechino (1995) e le relative revisioni dell’UNGA del 1999 e del 2000, al fine di garantire il rispetto dei regimi legislativi/normativi nazionali irlandesi.

Sia l’ICPD al Cairo sia la dichiarazione di Pechino fanno riferimento alla necessità di garantire i diritti sessuali e riproduttivi alle donne, ma questi diritti devono essere delimitati in funzione della necessità di rispettare i processi legislativi nazionali quando si parla di aborto. “Qualsiasi misura o modifica in materia di aborto nel sistema sanitario può essere definita unicamente a livello nazionale o locale, in conformità con il processo legislativo nazionale.” ...

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
MPphoto
 
 

  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato a favore di questa relazione, perché contiene molti aspetti positivi, tra i quali vorrei evidenziare i seguenti:

– sollecita la Commissione ad assegnare risorse alle misure di prevenzione nel quadro del programma d’azione in materia di sanità pubblica per lottare contro l’HIV/AIDS e ad esigere che i beneficiari dei fondi pubblici dedichino una certa parte della loro ricerca a queste malattie;

– mette in evidenza il fatto che le cure palliative hanno un ruolo importante da svolgere nell’assistenza alle persone malate di HIV/AIDS e ne sollecita lo sviluppo e la diffusione in tutta l’Unione europea;

– chiede alla Commissione di rivolgere particolare attenzione alla promozione di programmi di salute sessuale e riproduttiva per le donne, al fine di contrastare il crescente diffondersi dell’epidemia tra la popolazione femminile;

– esorta la Commissione e gli Stati membri a sostenere e a fornire fondi per la ricerca e lo sviluppo di microbicidi e profilattici femminili onde permettere alle donne di proteggere se stesse e il proprio partner maschile dall’HIV/AIDS con o senza l’accordo del partner stesso, in quanto i preservativi sono tuttora lo strumento di protezione più noto e più ampiamente disponibile contro l’HIV/AIDS e le malattie a trasmissione sessuale, ma la loro utilizzazione richiede l’accordo del partner.

 
  
MPphoto
 
 

  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore della relazione sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea nel periodo 2006-2009.

La relazione dell’onorevole Georgs Andrejevs costituisce una risposta eccellente al programma della Commissione europea per la lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini per il periodo 2006-2009.

Il relatore giustamente sottolinea la necessità di una vasta campagna di informazione al pubblico che potrà contribuire sia a sensibilizzare il pubblico sulle possibilità di evitare l’AIDS sia ad avviare una lotta contro la stigmatizzazione e la discriminazione di cui sono vittime i malati. Le tendenze più recenti evidenziano che il numero delle persone affette dal virus è in aumento.

L’onorevole Georgs Andrejevs ha sottolineato il ruolo svolto dalle organizzazioni internazionali nella lotta contro l’AIDS, osservando al contempo che non dispongono di risorse finanziarie sufficienti per svolgere adeguatamente tale ruolo.

L’iniziativa del relatore, che invita la Commissione e gli Stati membri a valutare le misure di assistenza ai loro sistemi sanitari che sono in particolare difficoltà riguardo all’accesso universale alle costose terapie ARV, merita il nostro sostegno.

 
  
MPphoto
 
 

  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione 2006-2009 sull’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini evidenzia alcuni aspetti importanti di questa problematica. Tralascia tuttavia di parlare della necessità che sistemi sanitari moderni, pubblici e gratuiti negli Stati membri assicurino ai cittadini prevenzione e terapie per l’HIV/AIDS. Non risponde nemmeno ai cittadini che chiedono che tutti i farmaci necessari siano forniti ai pazienti gratuitamente. La ricerca sulle terapie per l’HIV/AIDS fa parte del settimo programma quadro di ricerca, un programma antipopolare confezionato su misura per le esigenze delle multinazionali.

Il trattamento dell’HIV/AIDS richiede un piano di ampio respiro da parte degli Stati membri. Le ONG non possono svolgere un ruolo di questo tipo. La richiesta di rafforzare le ONG ha l’intento di distogliere l’attenzione dei lavoratori dalle responsabilità dei governi degli Stati membri, dalle attuali necessità degli operatori del settore sanitario. Ancora una volta i lavoratori sono obbligati ad assumersi un onere attraverso un lavoro volontario. La responsabilità del trattamento dell’HIV/AIDS non spetta a una sola parte e l’alleanza con le multinazionali non si rivelerà efficace, perché il loro unico interesse è fare utili. E’ un problema che riguarda tutti i lavoratori, perché devono lottare per obbligare i governi ad adottare misure globali in materia di prevenzione e ricerca nonché di accesso ai farmaci e alle terapie che attualmente hanno prezzi assolutamente eccessivi.

 
  
MPphoto
 
 

  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione che cerca di rafforzare la lotta contro l’HIV/AIDS promuovendo la prevenzione attraverso l’educazione e l’informazione e combattendo la discriminazione e le ineguaglianze per quanto riguarda l’accesso alle terapie e ai farmaci.

 
  
MPphoto
 
 

  Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Mi sono astenuta perché non ritengo che questa iniziativa abbia la benché minima speranza di invertire la tendenza a un aumento dei casi di infezione da HIV/AIDS nell’Unione europea.

L’HIV/AIDS causa gravi sofferenze e nonostante ciò il Parlamento, a livello di commissioni, ha rifiutato di inserire tutte le azioni di cui è nota l’efficacia.

Voglio che si salvino vite umane. Aspetterò ed esprimerò un voto favorevole a qualsiasi iniziativa davvero positiva.

 
Note legali - Informativa sulla privacy