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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 24 aprile 2007 - Strasburgo Edizione GU

12. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0017/2007).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Prima parte

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Alain Hutchinson (H-0212/07):

Oggetto: Ricatto agli operai della VW Forest – le delocalizzazioni invertite

I dirigenti della VW Forest, subordinando il mantenimento dell’attività ad un incremento delle ore lavorative, senza aumenti retributivi, nonché ad una maggiore flessibilità, hanno ricattato gli operai agitando lo spauracchio della disoccupazione. Gli stessi non avevano altra scelta se non quella di accettare o di vedere la fabbrica chiudere i battenti. Nella sua risoluzione, del 14 marzo 2006, sulle delocalizzazioni contestuali allo sviluppo regionale, il Parlamento europeo invitava a prospettare misure per contrastare questo tipo di ricatto che può essere considerato una “delocalizzazione invertita” poiché comporta condizioni lavorative al ribasso senza trasferimento dell’attività dell’impresa.

Ciò premesso, potrebbe la Commissione far conoscere i provvedimenti che intende proporre per evitare le delocalizzazioni invertite, foriere di un deterioramento delle condizioni occupazionali senza trasferimento dell’attività dell’impresa?

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, in conformità della normativa comunitaria vigente, la Commissione esprime il proprio parere in merito alle decisioni adottate dai singoli paesi e interviene tra le parti sociali solo qualora sia stato violato il diritto comunitario.

Tuttavia, l’Unione europea può contribuire a cambiamenti e ristrutturazioni, nonché adoperarsi per garantire che tali processi siano svolti in modo responsabile, attraverso i Fondi strutturali, in particolare il Fondo sociale europeo. La Commissione ha inoltre sviluppato un dialogo politico nel contesto del forum “Ristrutturazioni” con l’obiettivo di promuovere lo scambio di esperienze e di approcci collaudati e sperimentati tra gli attori principali, in particolare tra governi, parti sociali e regioni.

L’Unione europea dispone inoltre di un quadro giuridico in materia di informazione e consultazione dei lavoratori. Lo cito in quanto esistono varie misure per l’autorizzazione e la gestione della ristrutturazione, in particolare le direttive in materia di licenziamenti collettivi, delocalizzazione delle imprese e comitato aziendale europeo, nonché la direttiva che istituisce un quadro generale relativo all’informazione e alla consultazione dei lavoratori.

Quando si tratta di informare e consultare i lavoratori, è essenziale garantire il rispetto della normativa comunitaria, compito che tuttavia, desidero sottolineare, incombe in primo luogo agli Stati membri.

Inoltre, la Commissione rispetta pienamente il principio di autonomia delle parti sociali e pone l’accento sul ruolo fondamentale del dialogo sociale nel risolvere le problematiche relative all’organizzazione del lavoro e alle relazioni industriali. A questo proposito, il comitato aziendale europeo ha un importante ruolo da assolvere nell’incoraggiare il dialogo sociale a livello nazionale e comunitario.

Nel 2003, le parti sociali hanno adottato principi di riferimento europei per la gestione dei cambiamenti e il conseguente impatto sociale. La Commissione sostiene le parti sociali nel promuovere e introdurre tali principi in tutta l’Unione europea.

Onorevoli deputati, vi ringrazio per la cortese attenzione.

 
  
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  Alain Hutchinson (PSE).(FR) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la risposta fornita. Desidero semplicemente ricordare che io stesso avevo posto questa domanda in riferimento a un contesto specifico, ovvero a quanto accaduto alla Volkswagen, che in realtà è quello che sul territorio comunitario accade tutti i giorni. Oggi, le delocalizzazioni sono diventate ordinaria amministrazione. Si parla solo delle più importanti, ma ne avvengono a ogni momento. Nel mio paese, il Belgio, la Opel ha deciso recentemente di licenziare migliaia di lavoratori. Questo è il risultato di una politica economica molto, molto aggressiva.

Sono sicuro, signor Commissario, che ricorda che in quest’Aula abbiamo votato, a stragrande maggioranza, a favore di una risoluzione relativa alle delocalizzazioni il cui obiettivo non era prevenirle, perché non sarebbe possibile, bensì garantire comunque che il denaro pubblico non le incoraggiasse. Quando parlo di “denaro pubblico”, mi riferisco principalmente ai Fondi strutturali.

Desidero domandarle se è possibile ottenere l’elenco delle aziende che sono ricorse alle delocalizzazioni, con le eventuali sanzioni che sono state comminate loro.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Ho preso nota della sua domanda, onorevole Hutchinson. Al momento, non sono ovviamente in possesso delle informazioni che lei desidera, ma chiederò ai miei collaboratori di reperirle entro un periodo di tempo ragionevole. La ringrazio.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Commissario, mi permetta di porre la domanda in termini in qualche modo più generali. In una risposta iniziale, lei ha affermato poc’anzi, di essere, in quanto Commissario, custode delle leggi e dei Trattati dell’Unione europea. Sono ben consapevole che tale ruolo impone alcuni obblighi, ma certamente lei è anche titolare del diritto di iniziativa legislativa. Mi interesserebbe sapere se non ritiene che sarebbe positivo se finalmente la Commissione abbandonasse la strada di legiferare a favore delle grandi società, degli operatori economici e di tutti coloro che traggono enormi profitti dall’attività economica, e cominciasse a elaborare normative anche per i lavoratori, al fine di garantire che questo genere di pratiche aziendali diventi meno frequente in futuro.

 
  
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  Vladimír Špidla , Membro della Commissione. – (CS) La Commissione può certamente esercitare il proprio diritto di iniziativa legislativa nel quadro delle sue competenze e lo fa in ogni caso.

Potrei citare la discussione sulle radiazioni ottiche, che è stata ora conclusa con successo, in quanto è un tipico esempio della protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro. Esistono altre direttive di questo tipo, sia in corso di negoziato che già definite. Ritengo, ad ogni modo, importante fare un uso attivo degli spazi che si sono aperti grazie alla possibilità di una legislazione sociale.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) La chiusura delle fabbriche è spesso una questione trattata come un prodotto della globalizzazione. E’ normale. A noi nuovi Stati membri dell’Unione europea, che non sapevamo come comportarci, è stato detto che dovevamo esternalizzare in paesi terzi le nostre aziende tessili, e quindi non avremmo più avuto problemi.

La mia considerazione è: cosa succede se si passa a un contesto più ampio? Il mondo è una sfera, e se noi trasferiamo tutto in qualche altro luogo, qualcosa non dovrebbe ritornare a noi? Quali sono i nostri processi mentali? Non dovremmo avere una politica di produzione comune? Non dovremmo investire in settori della produzione per i quali non sia necessaria un’eventuale esternalizzazione?

 
  
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  Vladimír Špidla , Membro della Commissione. – (CS) Onorevole Budreikaitė, dal mio punto di vista la discussione avviata riguarda più l’ambito della ristrutturazione che le mere delocalizzazioni delle società.

Desidero citare un’importante ricerca da cui emerge che le delocalizzazioni, nel senso convenzionale del termine, rappresentano meno del 2 per cento delle modifiche annuali in termini di occupazione nell’Unione europea. In altre parole, non è un gran numero se rapportato alla circolazione dei lavoratori nel suo complesso. Sotto un altro aspetto, questo 2 per cento si riferisce all’intera Unione europea, il che significa che include decine di migliaia di persone, ed è un dato considerevole.

La sua domanda riguarda la ristrutturazione. Il mondo subisce continui mutamenti e un gran numero di aziende è in corso di ristrutturazione. In questo caso, la Commissione sta adottando un approccio proattivo. L’argomento viene affrontato anche nell’ambito del forum “Ristrutturazioni”, che risolve problematiche come quelle relative al modo migliore di rispondere alla ristrutturazione da una prospettiva sociale ed economica, e questo implica la ricerca di prospettive.

Desidero far presente che alcune questioni non sono come possono sembrare inizialmente. Nonostante l’industria tessile, per esempio, sia stata oggetto di un’importante ristrutturazione, alcune imprese, principalmente in Svezia ma anche in altre parti del mondo, hanno trovato il proprio posto in questo settore, in particolare con la produzione di tessuti che, da un punto di vista tecnico, sono molto impegnativi come processo di lavorazione.

Allo stesso tempo, si è riscontrato un gran numero di iniziative nel settore dei beni ambientali, dei macchinari e così via. In ogni caso, non posso al momento proporre idee o suggerimenti specifici. Posso solo rimarcare che, da una parte, ci sono società e ambiti industriali in declino e, dall’altra, ci sono comparti in questi stessi settori che si stanno rapidamente sviluppando, e ne stanno persino nascendo di nuovi, come la tecnologia ambientale.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Ignasi Guardans Cambó (H-0244/07):

Oggetto: Rischio di arbitrarietà e contraddizione nell’applicazione delle nuove misure di sicurezza aerea

Il 6 novembre 2006 è entrato in vigore il regolamento (CE) n. 1546/2006(1) recante modifica del regolamento (CE) n. 622/2003(2) in materia di sicurezza aerea. Tenuto conto della segretezza dell’allegato che stabilisce le nuove misure di sicurezza e dell’assenza di indicazioni chiare quanto alle relative modalità d’applicazione, ha considerato la Commissione che tale segretezza rischia di tradursi in una molteplicità di interpretazioni a livello di attuazione delle misure, non solo tra gli Stati membri ma anche all’interno di uno stesso Stato membro?

Ha eseguito la Commissione un’analisi dell’attuazione di tali misure negli aeroporti dell’UE?

Quali provvedimenti intende adottare la Commissione per evitare un’applicazione disomogenea di tali misure negli aeroporti europei, disparità che potrebbe ledere i diritti dei passeggeri nell’Unione europea?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Innanzi tutto, desidero ringraziare l’onorevole deputato per aver posto una domanda su questo argomento di massimo interesse: tutti viaggiamo in aereo e dunque ci imbattiamo molto spesso in queste normative.

Consultando gli archivi del Parlamento europeo, ho notato che sono state presentate molte interrogazioni orali riguardanti le restrizioni introdotte dall’Unione europea sui liquidi che i passeggeri possono portare a bordo degli aerei. La Commissione ha risposto in dettaglio all’Assemblea durante la sua seduta del 12 febbraio.

Come saprete, non sono il Commissario più esperto in questo settore; pertanto, con tutto il dovuto rispetto mi permetto di suggerire di consultare le esaustive risposte fornite dai colleghi più esperti in merito a tale questione. Tuttavia, per sintetizzare le risposte alle precedenti domande, va detto che, nonostante la normativa sia classificata come “riservato UE” secondo quanto disposto dall’articolo 8, paragrafo 1, del regolamento quadro (CE) n. 2320/2002, le misure sui liquidi devono essere applicate dagli Stati membri in maniera corretta ed equa in tutto il territorio comunitario. Agli Stati membri incombe la responsabilità di applicare le norme e la Commissione controlla che questo accada attraverso regolari ispezioni.

Tuttavia, se l’onorevole deputato desidera ulteriori informazioni su questa questione, propongo di porre le domande in sede di discussione sulla sicurezza dell’aviazione che, coincidenza vuole, si terrà questa sera alla presenza del collega Barrot, Vicepresidente responsabile dei Trasporti.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).(EN) Signor Presidente, il collega del Commissario sta evitando questa domanda e non risponderà né stasera né mai.

La Commissione, di cui lei e gli altri Commissari fate parte, ha approvato un regolamento segreto che impone restrizioni ai cittadini e crea una situazione arbitraria. Quando i cittadini si recano all’aeroporto, sembrano una scolaresca sotto il controllo di un maestro autoritario al quale devono obbedire. Ci troviamo di fronte all’applicazione di un regolamento segreto e non abbiamo alcuna possibilità di protestare. La conseguenza è che in Europa esistono diverse interpretazioni della stessa normativa. Quello che in un aeroporto è vietato, è permesso in un altro. Quindi, non si è ottenuto il risultato che la Commissione, di cui lei e gli altri Commissari fate parte, desiderava ottenere. Può di certo fidarsi dei suoi colleghi Commissari, ma lei è responsabile al pari loro.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Come ho fatto presente nella mia prima risposta, io stesso viaggio in aereo, quindi non di rado ho avuto sensazioni contrastanti, ma questo non cambia la situazione generale. Innanzi tutto: perché i regolamenti segreti sono necessari? Le norme in materia di sicurezza dell’aviazione, comprese quelle adottate nel regolamento (CE) n. 1546/2006, non vengono rese di pubblico dominio in quanto potenziali terroristi potrebbero utilizzare tali informazioni per i loro scopi.

La normativa della Commissione europea in materia di sicurezza dell’aviazione è classificata come “riservato UE” in conformità della decisione della Commissione 2001/844/CE, CECA, EURATOM. In quale modo gli aeroporti e le compagnie aeree dovrebbero applicare regolamenti – che sono norme direttamente applicabili –segreti? I regolamenti in materia di sicurezza dell’aviazione sono destinati alle autorità competenti di ciascuno Stato membro. Queste ultime hanno l’obbligo di cui all’articolo 8, paragrafo 1, del regolamento quadro (CE) n. 2320/2002 di comunicare le informazioni alle parti interessate, in base alle esigenze conoscitive di queste ultime, in conformità delle disposizioni nazionali applicabili in materia di diffusione di informazioni sensibili. Pertanto, saranno le autorità nazionali competenti, e non la Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, a fornire al personale preposto alla sicurezza aeroportuale istruzioni precise in merito agli obblighi da assolvere.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, ha già spiegato che sarà il suo collega, il Commissario Barrot, a fornirci le risposte al momento opportuno. Tuttavia, mi sento in dovere di specificare ancora una volta che sono ormai trascorsi sei mesi dall’introduzione delle nuove norme. Non una volta, in questi sei mesi, è stata presentata una relazione comprovante che queste misure siano riuscite a prevenire o ostacolare un attacco terroristico. Ogni giorno, per contro, abbiamo ricevuto relazioni di cittadini comunitari che si sono sentiti minacciati. C’è sicuramente qualcosa che non funziona. Può prometterci che queste misure saranno riviste e revocate, o può trasmettere questa richiesta, nella dovuta forma, al Commissario Barrot?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Sì, credo fermamente che il fatto che non si sia avuta notizia di alcun attacco terroristico costituisca in sé un successo in quanto, se è vietato portare a bordo un quantitativo di liquidi superiore a 100 ml – che, secondo gli esperti, non è sufficiente per fabbricare materiale esplosivo –, probabilmente i terroristi non tenteranno di violare tale disposizione. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui non si è avuta notizia di alcun attacco terroristico.

Per quanto riguarda le proteste posso confermarlo, perché molto spesso in aeroporto ho assistito a discussioni e liti tra gli addetti alla sicurezza e i passeggeri. Ho però la sensazione, nonché l’esperienza, che l’atmosfera sia diventata più rilassata e che adesso sia più tranquilla di quanto non lo fosse quando le norme erano agli esordi.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE) . – (LT) Tutti noi abbiamo esperienza della situazione negli aeroporti comunitari. In alcuni aeroporti dell’Unione europea le normali procedure di sicurezza vengono eseguite con cortesia, senza inutili lungaggini e in modo opportuno, in altri invece ci sono code interminabili e ogni passeggero viene considerato un potenziale terrorista.

Forse la Commissione europea potrebbe definire linee guida e raccomandazioni, utilizzando esempi di migliori pratiche, sul modo in cui occuparsi dei viaggiatori in maniera corretta e sicura.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Anch’io ho avuto esperienze simili di comportamento incivile da parte di addetti alla sicurezza al di fuori dell’Unione europea. Tuttavia, ritengo che l’Unione europea, la Commissione e qualsiasi altra Istituzione comunitaria non possano intervenire in alcun modo sulla condotta adottata da paesi terzi.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Jacek Protasiewicz (H-0265/07):

Oggetto: Applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato a favore dell’occupazione delle persone disabili

Alla luce dell’esperienza acquisita finora dagli Stati membri nell’attuazione delle misure a favore dell’occupazione delle persone disabili in conformità del regolamento (CE) n. 2204/2002(3), e con riferimento alle modifiche che la Commissione prevede di apportare alla legislazione in materia di aiuti di Stato (piano d’azione sugli aiuti di Stato), intende la Commissione modificare in futuro le regole in materia di controllo degli aiuti a favore dell’occupazione di tale categoria di lavoratori nonché i requisiti relativi ai programmi non soggetti all’obbligo di notificazione nel quadro delle esenzioni per categoria? Intende inoltre introdurre, nel rispetto dei principi del mercato comune, misure che consentano di stabilire i costi generati dall’impiego di persone disabili su base forfetaria?

Ritiene la Commissione che gli aiuti attualmente concessi ai datori di lavoro che impiegano lavoratori disabili debbano in futuro essere considerati come aiuti di Stato?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La Commissione si basa oggi sull’esperienza acquisita grazie all’attuazione del regolamento (CE) n. 2204/2002. Tale esperienza è attualmente utilizzata al fine di definire norme rivedute per gli aiuti a favore dell’occupazione di lavoratori disabili nel quadro dell’elaborazione di un nuovo regolamento della Commissione, che aggiornerà, consoliderà, semplificherà e armonizzerà gli attuali regolamenti di esenzione per categoria.

Questo nuovo regolamento, che fa parte dell’attuazione del piano di azione in materia di aiuti di Stato, sostituirà gli odierni strumenti, tra cui il regolamento (CE) n. 2204/2002. Proprio oggi la Commissione ha adottato un primo progetto di regolamento. Questo le consentirà di consultare nei prossimi mesi gli Stati membri e di ascoltare le opinioni delle altre parti interessate, compreso il Parlamento europeo, in linea con la procedura stabilita dal regolamento (CE) n. 994/98 del Consiglio sull’applicazione degli articoli 92 e 93 del Trattato che istituisce la Comunità europea a determinate categorie di aiuti di Stato orizzontali.

I regolamenti di esenzione per categoria riguardano esclusivamente misure che costituiscono aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 87 del Trattato CE. Il fatto che il regolamento (CE) n. 2204/2002 includa disposizioni su aiuti a favore dell’occupazione di lavoratori disabili non implica che tutte le misure pubbliche rivolte ai lavoratori disabili siano da considerare aiuti di Stato. Come si evince chiaramente dal sesto considerando del regolamento (CE) n. 2204/2002, alcune misure da parte dello Stato a favore di lavoratori disabili non costituiscono aiuti di Stato, ad esempio perché sono di carattere troppo generale. In futuro tali provvedimenti continueranno a non essere considerati aiuti di Stato.

Obiettivo dell’esenzione per categoria è garantire che gli Stati membri non siano obbligati a notificare alla Commissione quelle misure pubbliche che davvero rappresentano aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 88 del Trattato CE, purché la misura in questione soddisfi una serie di condizioni come specificato nei regolamenti.

 
  
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  Jacek Protasiewicz (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio. Il problema è la mancanza di certezza del diritto in alcuni Stati membri, tra cui il mio paese, il che significa che dall’adesione della Polonia all’Unione europea il numero di società e imprese interessate all’assunzione di persone disabili è nettamente diminuito, a causa dei dubbi sul superamento dei livelli consentiti di aiuti di Stato.

Vorrei pertanto avere ancora alcuni chiarimenti in merito. Sono favorevole a procedere in modo che l’occupazione di persone disabili, a prescindere da dove vivono o per quale azienda lavorano, non sia considerata dalla Commissione aiuto di Stato, ma solo come un’altra misura di sostegno per soggetti che altrimenti rimarrebbero ai margini dell’attività sociale.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Le misure da parte dello Stato a favore dei lavoratori disabili saranno da considerare, al pari di altre misure di sostegno, aiuti di Stato solo qualora soddisfino tutte le condizioni di cui all’articolo 87, paragrafo 1, del Trattato CE. Ciò implica che, tra le altre cose, nel caso in cui l’aiuto venga accordato a privati disabili e non a società, la misura non costituisce aiuto di Stato. Analogamente, qualsiasi provvedimento a favore di lavoratori disabili che non incida sugli scambi tra Stati membri, per esempio poiché è ritenuto “de minimis”, non è in contrasto con le norme del Trattato.

 
  
  

Seconda parte

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 45 dell’onorevole Martin Dimitrov (H-0219/07):

Oggetto: Modifica della direttiva 92/84/CEE al fine di aumentare le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche

La Commissione europea propone (COM(2006)0486 – C6-0319/2006 – 2006/0165(CNS)) di modificare la direttiva 92/84/CEE(4) al fine di aumentare le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche. Questa proposta è stata motivata con il fatto che dal 1992 le aliquote minime di accisa non sono state adeguate per tener conto dell’inflazione, dell’ordine del 31%.

È importante notare che negli ultimi 15 anni l’esistenza di aliquote minime di accisa non ha portato alla convergenza delle aliquote di accisa nell’Unione europea. L’elevata aliquota di accisa sulle bevande alcoliche costituisce la ragione principale e un incentivo per l’aumento del contrabbando, in particolare nell’Est europeo. In Bulgaria, ad esempio, è stata introdotta l’imposta sulla produzione locale di rakia e ciò ha causato un notevole scontento pubblico.

Ritiene la Commissione che, considerate le notevoli differenze di reddito all’interno dell’UE, in particolare dopo gli ultimi due allargamenti, debbano ancora esistere aliquote minime di accisa sugli alcolici?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Desidero far presente all’onorevole deputato che ritengo che le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche debbano rimanere. Come ho precisato nella mia dichiarazione alla stampa l’8 settembre 2006, in occasione della presentazione della proposta, le aliquote minime sono la pietra angolare del sistema di accise comunitario fissato nel 1992 quale requisito minimo necessario per il funzionamento del mercato interno. Rivalutare le aliquote è un’azione essenziale al fine di ristabilire la posizione concordata nel 1992.

Sono d’accordo sul fatto che una maggiore convergenza delle aliquote di accisa nei vari Stati membri sia fondamentale per ridurre distorsioni della concorrenza e frodi. Tuttavia, l’onorevole deputato sarà consapevole del fatto che, in assenza dell’accordo di tutti gli Stati membri, nulla può cambiare. Ma, concludere semplicemente, come suggerisce l’onorevole deputato, che questa è una ragione per abolire l’aliquota minima, non sembra la soluzione adeguata nella prospettiva di una qualche necessaria armonizzazione del mercato comune, e pertanto non è una proposta realizzabile.

Desidero fornire alcune informazioni in merito alla questione. In sede di Consiglio, abbiamo incontrato una forte resistenza da parte di molti nuovi Stati membri, che hanno affermato di non avere niente a che fare con il punto di partenza del 1993, anno in cui non facevano parte dell’Unione europea. Con la Presidenza abbiamo quindi presentato una proposta di compromesso in cui il punto di partenza è stato spostato al 1o maggio 2004, la data di adesione dei 10 nuovi paesi membri. Da ciò è immediatamente risultato un tasso di inflazione molto più contenuto: il nuovo tasso definito è solo del 4,5 per cento, anziché del 31 per cento. Questa era la nuova proposta, a cui tuttavia è stato messo il veto da un unico Stato membro, la Repubblica ceca.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). (EN) Signor Presidente, non è una mozione d’ordine, tuttavia mi stavo chiedendo se all’interrogazione n. 46 verrà data risposta oggi in Assemblea, poiché, altrimenti, vorrei porre un’interrogazione supplementare a questa domanda in particolare.

 
  
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  Presidente. – L’interrogazione n. 46 è stata ritirata.

 
  
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  Мартин Димитров (PPE-DE). – Господин Ковач, уважаеми г-н Председател, не съм доволен от Вашия отговор. Оставам с впечатлението, че Вие сте решили да увеличите всички нива на акцизите. Вече има Ваши предложения за по-високи акцизи върху алкохолните продукти и върху дизела. Нивата на доходи в страни като България и Румъния са повече от десет пъти по-ниски в сравнение със „старите“ страни-членки на Европейския съюз. Това създава непропорционално по-висока данъчна тежест и сериозни стимули за неплащане на данъци и „сива“ икономика. Така че тези идеи за увеличение на акцизното облагане ще доведат до още по-сериозни протести, протести които вече са факт в България. Имаше митинги, имаше подписки срещу увеличението на акцизното облагане. Предложенията, които Вие сте внесли, не са обосновани. Не виждам икономическата логика зад тях. Те ще доведат единствено до още по-високи стимули за неплащане на данъци. Например, вземете предвид, че за 15 години акцизните ставки върху алкохолните продукти не са довели до сближаване на нивата. За 15 години. Така че това, което правите няма да има ефект.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La mia impressione è che la Commissione sia consapevole dei problemi presenti nei nuovi Stati membri. Prima di aderire all’Unione europea, dovevano accettare l’acquis comunitario e applicare le aliquote minime, nonostante avessero ottenuto alcune deroghe. Ora, per i nuovi paesi membri, compresa la Bulgaria, è molto difficile aumentare l’accisa minima sulle bevande alcoliche.

Abbiamo quindi presentato al Consiglio una proposta, realizzata in termini generali senza alcun dato specifico. A seguito di una decisione del Consiglio, abbiamo convenuto che qualsiasi Stato membro, senza precisare se vecchio o nuovo, che incontri difficoltà nell’aumentare l’accisa possa domandare una deroga. Bulgaria e Romania non erano membri dell’Unione europea all’epoca, ma questa situazione riguarda senza dubbio i due paesi. Perciò, se la Bulgaria ha difficoltà a osservare il regolamento adottato allora, può chiedere una deroga che, sono certo, la Commissione sosterrà.

 
  
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  Presidente. – A seguito del mio scambio di opinioni con l’onorevole De Rossa, questa volta devo accogliere tre interrogazioni supplementari.

 
  
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  John Purvis (PPE-DE). (EN) Commissario, io e lei abbiamo discusso la questione molte volte in passato, ma converrà che l’enorme disparità in Europa riguardo alle aliquote di accisa sulle bevande alcoliche e altri prodotti soggetti ad accisa è uno dei principali ostacoli alla realizzazione di un mercato unico europeo adeguato.

E’ d’accordo sul fatto che aumentare di una percentuale qualsiasi le aliquote minime sulle accise, che sono pari a zero in alcuni paesi, si traduce in un aumento zero e così la disparità diventa ancora maggiore? Non state mirando a un obiettivo impossibile, e non sarebbe la soluzione migliore eliminare tutte le aliquote minime e consentire al libero mercato di operare liberamente in prodotti commerciali e di uso personale?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Se ho capito bene, la sua proposta o idea si riferisce non solo alle bevande alcoliche, ma anche a tutte le accise nel complesso. Ma anche qualora non intendesse questo, nel caso in cui decidessimo di abolire l’aliquota minima sulle bevande alcoliche, questa scelta ricadrebbe sull’accisa applicata ai prodotti energetici e del tabacco.

Non credo possa essere una soluzione, dal momento che, se non ci fosse un’aliquota minima, alcuni Stati membri sarebbero tentati di optare per un’accisa molto bassa o di non applicarne alcuna. A sua volta questa situazione potrebbe determinare più contrabbando e acquisti transfrontalieri, che di certo causano ulteriori distorsioni nel mercato interno. Capisco la logica del suo pensiero, tuttavia non ritengo risolva il problema. Al contrario, crea nuove distorsioni nel mercato interno.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Non ritengo che l’applicazione di un’accisa bassa o l’assenza di accise determinerebbe un aumento del contrabbando. E’ proprio la presenza di aliquote di accisa elevate che agevola i flussi di contrabbando dai paesi dell’est, in cui tali accise non esistono e l’alcol è poco costoso.

Se parliamo in senso ampio delle accise per i carburanti dei motori e altri prodotti, una loro riduzione aiuterebbe l’economia a crescere e a essere più competitiva.

La questione che sollevo è più generale, ovvero desidero chiedere se, mentre discutiamo di accise sull’alcol, non dovremmo pensare a un sistema per educare le persone affinché facciano meno uso di questo prodotto. Perché attualmente si fa largo uso di alcol, soprattutto da parte dei giovani.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, ci sono diverse considerazioni da fare riguardo alle accise sulle bevande alcoliche e sui prodotti del tabacco, per esempio considerazioni in merito alla salute. Molti Stati membri non vogliono un’aliquota bassa di accisa a causa di fattori legati alla salute, e comprendo il loro punto di vista.

Per quanto riguarda l’energia, se non aumentiamo l’aliquota di accisa su certi prodotti energetici quali i carburanti, si registrerà un aumento del consumo di carburante, che si tradurrà in un maggiore inquinamento nonché in un pericolo supplementare di cambiamento climatico. Pertanto, l’accisa svolge un ruolo importante non solo nel miglioramento del mercato interno ma anche in altre aree quali salute, cambiamento climatico e fattori ambientali. Se abbiamo un’accisa adeguata, allora è logico stabilire un’aliquota minima al di sotto della quale nessuno Stato membro possa scendere.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). (EN) Signor Presidente, volevo porre una domanda riguardo all’interrogazione n. 46 e chiedere quindi al Commissario Kovács: in relazione alle questioni fiscali, di quali piani o competenze dispone la Commissione per poter obbligare un paese come l’Irlanda, per esempio, ad aumentare la base imponibile per le società? Suppongo che lei non avrà una risposta in merito. Tuttavia, gradirei davvero se lei prendesse atto dei poteri e dei programmi che ha la Commissione al fine di indurre un aumento delle aliquote applicate alle società in Irlanda.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La domanda non ha alcuna attinenza con la questione che stiamo discutendo, tuttavia sono contento di ascoltare le vostre interrogazioni e di avere la possibilità di fornire una risposta.

Per prima cosa, desidero precisare che la Commissione non si sogna neppure di aumentare o di armonizzare l’aliquota per le società – un’ipotesi che è ben lungi dalle nostre intenzioni. Ciò che abbiamo in mente, e che abbiamo già presentato solo come proposta generica, neppure come proposta legislativa, è l’armonizzazione esclusivamente della base imponibile, ossia del calcolo della base imponibile, che ora è diverso per ciascuno Stato membro. Abbiamo 27 modi di calcolare la base imponibile, il che si traduce in enormi costi di adeguamento e carichi amministrativi per le società. La mancanza di consolidamento e trasparenza rende molto difficile, o privo di senso, confrontare l’aliquota applicata alle società dall’Irlanda, che è pari al 12,5 per cento, con quella della Francia, che è superiore al 30 per cento, in quanto non possiamo comparare le due basi imponibili.

Non abbiamo alcuna intenzione di armonizzare le aliquote, solo il sistema di calcolo della base imponibile, e di certo non disponiamo della competenza per forzare le cose. Se l’attuale proposta legislativa, secondo il nostro calendario, ottenesse l’unanimità all’inizio del 2008, allora di certo l’Irlanda, e tutti gli altri Stati membri, dovrebbero conformarsi. Nel caso in cui non ci fosse consenso, e ritengo che almeno al principio non ci sarà, quello che possiamo fare è presentare una nuova proposta, non per tutti i 27 paesi membri ma solo per quelli che desiderano aderirvi. Questo è ciò che chiamiamo cooperazione rafforzata, che è facoltativa. Solo quegli Stati membri che sono d’accordo sullo scopo dell’iniziativa vi partecipano, e l’Irlanda, secondo le informazioni di cui dispongo, non sarà tra i paesi che appoggeranno l’adesione.

Tuttavia, sono convinto che, trascorso un po’ di tempo, quando saranno ben note le esperienze positive, anche quegli Stati membri che sono per il momento restii e che all’inizio della cooperazione rafforzata non aderiranno, possono parteciparvi in seguito, poiché una delle condizioni della cooperazione rafforzata è lasciare la porta aperta ad altri paesi membri che potrebbero voler fare il proprio ingresso in una fase successiva.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE). (SV) Ho chiesto di prendere la parola riguardo all’interrogazione n. 45, vale a dire prima che all’onorevole De Rossa fosse concessa la parola. Tuttavia, non mi è stato permesso porre la mia domanda al Commissario Kovács. L’argomento riguardava l’interrogazione che al momento stiamo discutendo in Aula, ovvero l’interrogazione n. 45 relativa alle aliquote di accisa sull’alcol.

 
  
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  Presidente. – Come saprà, l’Ufficio accoglie solo due interrogazioni supplementari. Questa volta ne ho accolte tre poiché l’onorevole De Rossa era pronto a intervenire su un’altra domanda, che era stata ritirata. L’interrogazione dell’onorevole De Rossa ha avuto una risposta grazie alla cortesia del Commissario Kovács.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 47 dell’onorevole Gianluca Susta (H-0216/07):

Oggetto: Scuole europee – iscrizioni

E’ in corso la campagna per le iscrizioni alle Scuole europee di Bruxelles, gestita dall’Autorità centrale per le iscrizioni (ACI).

Tale Autorità è in realtà un guscio vuoto, perché priva di personale e di mezzi. In particolare, essa non sta raccogliendo tutti i dati utili ai fini di un monitoraggio effettivo dei dati relativi alle iscrizioni presenti e future (ad esempio, manca il numero dei fratelli ancora da iscrivere nei prossimi anni). Inoltre, la campagna di informazioni è carente e, tra l’altro, non viene rilasciata alle famiglie ricevuta delle iscrizioni effettuate.

Non ritiene la Commissione che ancora una volta la mancanza di professionalità del Segretariato generale delle scuole, unitamente alla negligenza dei competenti uffici della DG Admin, rischi di vanificare gli auspici del Consiglio superiore, volti ad assicurare un processo di iscrizioni trasparente e imparziale, e soprattutto compromettano ogni miglioramento della politica d’iscrizioni in futuro?

Quali misure intende adottare la Commissione perché il popolamento di Berkendael non sia un insuccesso?

Cosa intende fare la Commissione affinché contro le decisioni in materia di iscrizioni si possa ricorrere davanti alla Camera dei ricorsi delle scuole europee, per qualsiasi ragione di diritto, fin dalla presente campagna di iscrizioni?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Il tema delle Scuole europee è una delle questioni più complesse del mio portafoglio.

Il Consiglio superiore delle Scuole europee ha creato un’Autorità centrale per le iscrizioni, per affrontare la difficilissima situazione causata dal paese ospite riguardo alla creazione di un sito per la quarta scuola a Bruxelles. La Commissione ha costantemente lavorato a favore di una politica di iscrizioni chiara e oggettiva che, oltre a essere dotata del necessario livello di flessibilità, prevedesse anche la possibilità di ricorrere in appello da parte dei genitori.

La Commissione ha inoltre tenuto i genitori e i loro rappresentanti regolarmente informati durante l’anno scolastico e, pertanto, non ritiene di aver trascurato le proprie responsabilità, contrariamente al parere dell’onorevole deputato.

Come il Consiglio superiore ha chiaramente affermato nella sua comunicazione del gennaio 2007, la politica di iscrizioni per il 2007-2008 varrà esclusivamente per tale anno scolastico. La politica di iscrizioni per l’anno successivo si baserà su un’analisi approfondita e su uno stretto monitoraggio della situazione durante e dopo il primo anno di funzionamento della Scuola europea di Berkendael. Tale politica terrà altresì in considerazione tutti gli elementi del caso e i progressi compiuti dagli alunni delle varie Scuole europee di Bruxelles durante l’anno scolastico 2007-2008.

Il Segretario generale delle Scuole europee ha preparato procedure chiare per i singoli ricorsi e ha presentato al Consiglio superiore una proposta che dovrà essere approvata nella riunione di aprile, in modo da dare ai genitori la possibilità di ricorrere in appello durante l’attuale campagna per le iscrizioni. Una proposta volta a modificare le norme generali delle Scuole europee, al fine di estendere i poteri della Camera dei ricorsi a decisioni relative alle iscrizioni, è stata discussa dal Comitato pedagogico misto nel marzo 2007, dal Comitato amministrativo e finanziario tra il 19 e il 21 marzo 2007 e dall’Autorità centrale per le iscrizioni il 28 marzo, per poi essere presentata al Consiglio superiore il 17 aprile.

Prima di presentare la proposta al Consiglio superiore, la Commissione ha chiesto che vengano adottate le debite misure affinché i termini per rispondere ai ricorsi in appello siano compatibili con il calendario dell’inizio del prossimo anno scolastico. La Commissione è lieta che il Consiglio superiore abbia adottato una decisione provvisoria il 17 e 18 aprile e che siano state fissate scadenze più brevi per i potenziali ricorsi in appello da parte dei genitori. Durante la riunione, la Commissione ha tuttavia insistito affinché venga effettuata quanto prima una valutazione dei cambiamenti di procedura e dei necessari strumenti della Camera dei ricorsi al fine di soddisfare i criteri associati all’estensione dei suoi poteri.

 
  
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  Lapo Pistelli (ALDE), Autore supplente. – Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario Kallas.

Volevo chiedere al Commissario se, nel caso in cui la maggioranza dei genitori degli alunni che attualmente dovrebbero andare a Berkendael non desse il proprio assenso all’iscrizione dei figli in questo sito temporaneo, la Commissione intende perseguire ad ogni costo la politica di riempimento del sito di Berkendael? Sono previste alternative? E’ ad esempio possibile, come hanno chiesto le associazioni dei genitori, recepire le richieste per un limitato accesso alle scuole storiche di Bruxelles? In caso affermativo, con quali modalità potrebbero essere scelte?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Innanzi tutto, devo dire che il problema delle scuole a Bruxelles è molto complesso poiché negli ultimi anni il numero degli studenti è notevolmente aumentato. Tutte le scuole principali sono sovraffollate e, pertanto, come probabilmente saprete, le autorità belghe hanno designato Laeken quale sito aggiuntivo per la prossima scuola. Berkendael è un sito temporaneo. Finora non mi è giunta notizia di un rifiuto del sito di Berkendael da parte dei genitori. So che le discussioni non sono mancate, ma, come sapete, le Scuole europee sono un’entità autonoma gestita da un Consiglio superiore in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri. Tutti i siti alternativi ed eventuali proposte riguardanti l’infrastruttura scolastica dipendono dalle autorità belghe, per le quali la questione dell’infrastruttura sociale delle Istituzioni europee sta diventando sempre più complessa.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, sa che per i genitori che non lavorano per le Istituzioni comunitarie sta diventando sempre più difficile iscrivere i loro figli alle Scuole europee? Questa situazione crea una sorta di mentalità del ghetto e in particolare aumenta l’opposizione a tali scuole tra i cittadini di Bruxelles.

In secondo luogo, data la carenza di trasporti pubblici, vorrei chiederle come qualcuno abbia potuto pensare di situare la quarta scuola a Laeken. Gli scuolabus cui si ricorrerà dovranno trasportare gli studenti per l’intera città, spostamento che farà perdere agli alunni un sacco di tempo. Perché non è stato possibile individuare una sede migliore con le autorità belghe?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Abbiamo cercato di lavorare con le autorità belghe per vagliare tutti i possibili siti. A Bruxelles non sono molti i siti che soddisfano tutti i criteri richiesti da questo complesso compito. Fino ad ora, ad occuparsi della questione sono state le autorità belghe, le quali avanzano proposte su siti annessi e siti temporanei e noi non possiamo cambiare granché. Abbiamo cercato di individuare altre soluzioni insieme al Consiglio superiore, ma per ora la decisione spetta alle autorità belghe.

Per quanto riguarda la categoria 3 e un’eventuale “ghettizzazione” dei funzionari europei nelle scuole della categoria 3 – sto utilizzando un tipo di linguaggio particolare che mi è molto familiare –, si tratta di studenti che non sono figli di personale impiegato presso le Istituzioni europee. I figli del personale di altre istituzioni internazionali si trovano nella cosiddetta categoria 2. Nella categoria 3 figurano posti liberi che vengono assegnati a figli di altri genitori a seconda della disponibilità. Come dicevo, è sempre più difficile fornire ai genitori che lavorano presso le nostre Istituzioni i luoghi idonei all’interno delle nostre scuole e strutture di assistenza all’infanzia. Ovviamente, nell’ambito di questo quadro di norme e condizioni dobbiamo accordare la preferenza al nostro personale, ai figli di coloro che lavorano presso le Istituzioni europee. Tuttavia, sono pienamente d’accordo sul fatto che esiste un problema e dobbiamo pensare al modo di sviluppare il sistema scolastico europeo. Ci sono già alcune idee sul modo di rendere questo sistema più flessibile e di sviluppare altri tipi di scuole, tra cui il più promettente è la scuola di tipo 3, che è effettivamente un tipo di scuola europea. In alcune circostanze, queste scuole possono fornire il diploma di baccalaureato europeo. Questa è la parte più promettente del progetto e non possiamo rinunciarvi. Il sistema si trova in un’impasse molto grave, ma questa proposta è stata adottata dagli Stati membri in una riunione del Consiglio alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei ministri dell’Istruzione, cui ho preso parte anch’io.

L’idea di base, quindi, non manca, e potremmo avere molte più Scuole europee in grado di fornire il baccalaureato europeo quale tipo particolare di diploma di istruzione; si tratterebbe di un sistema molto più aperto.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, prendendo spunto da una domanda formulata oggi da un collega, vorrei sapere se gli alunni con difficoltà di apprendimento di vario genere possono iscriversi a scuola, tenendo conto dei loro problemi, e se possono iscriversi studenti che già frequentano scuole di lingue meno diffuse, come il greco. Perché non si tiene conto delle difficoltà di apprendimento, come nella legislazione dei loro paesi di origine?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Sostanzialmente, sì: esiste un sistema destinato agli alunni con difficoltà di apprendimento, ma non ho informazioni precise. Abbiamo affrontato alcuni casi specifici in cui è risultato molto difficile adattare il sistema alle esigenze dei bambini affetti da determinati problemi, ma questo sistema esiste e il Consiglio superiore, il Segretariato generale e l’amministrazione delle Scuole europee cercano di adattare le scuole alle esigenze dei bambini che hanno problemi specifici.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 48 dell’onorevole Proinsias De Rossa (H-0247/07):

Oggetto: Ristrutturazione di Eurydice

E’ consapevole la Commissione delle implicazioni per la politica europea riguardanti la perdita delle competenze e dell’esperienza maturate nella ricerca in relazione alle politiche ed ai programmi d’istruzione europei che faranno seguito alla decisione di sostituire il personale qualificato dell’Unità Eurydice con personale reclutato attraverso un concorso generale – che non è né inteso né designato a valorizzare l’esperienza maturata dall’attuale personale dell’Unità europea di Eurydice – o con il personale direttamente caratterizzato da un’esperienza e da capacità analoghe relative a questo settore? Se del caso, inoltre, quali iniziative la Commissione propone di realizzare per evitare di perdere senza contropartita una risorsa così preziosa, che ne conseguirebbe inevitabilmente?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, lo scorso febbraio la Commissione ha modificato la decisione che istituisce l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura. Tale modifica ha esteso il mandato dell’Agenzia fino al 2015, affidandole il compito di gestire la rete d’informazioni sull’istruzione in Europa – Eurydice – dal 2008. Questa decisione è stata adottata dopo aver ricevuto il parere positivo del Parlamento europeo e del Comitato delle agenzie esecutive del Consiglio.

Attualmente questo programma è gestito da un organismo privato sulla base di un contratto con la Commissione che scadrà alla fine di quest’anno. La Commissione non ha alcuna particolare difficoltà ad assumere il personale attuale, ma la politica del personale nelle agenzie esecutive deve soprattutto garantire che le procedure di selezione degli agenti contrattuali siano trasparenti e accordino parità di trattamento a tutti i candidati interessati. A tal fine, l’Agenzia ha segnalato al personale che si dedica alle attività di Eurydice che l’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) ha recentemente avviato il processo di selezione degli agenti contrattuali. Se quelle persone prenderanno parte a questo processo di selezione e lo supereranno, l’Agenzia potrà offrire loro un contratto di agente contrattuale.

Il processo di selezione dell’EPSO, inoltre, contempla diversi profili. Una volta superato il processo di selezione dell’EPSO, ai fini dell’assunzione si terrà conto dell’esperienza specifica del personale attualmente dedito alle attività di Eurydice. L’Agenzia si è anche già impegnata ad attendere i risultati della selezione dell’EPSO prima di assumere gli agenti contrattuali di cui avrà bisogno per le attività di Eurydice.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, il Commissario comprenderà le preoccupazioni del personale attualmente impiegato presso l’unità di Eurydice, che teme di perdere il posto di lavoro a seguito della procedura di assunzione prevista. In realtà quella di EPSO doveva essere una procedura di assunzione di carattere più generale, anziché essere riservata a una specifica agenzia, e in questo caso disponiamo di personale molto esperto, dotato di grande competenza, che l’unità potrebbe perdere a seguito della procedura prevista, poiché, ovviamente, chi otterrà un posto all’interno dell’unità a seguito della procedura EPSO si troverà a competere con chi si trova già in situ ed è dotato di esperienza e competenza.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) I deputati hanno affermato che queste persone rischiano di perdere il posto di lavoro a causa di un processo di selezione. Questo non è vero. Il contratto tra l’Istituzione europea e l’organismo privato terminerà e le funzioni verranno rilevate da un’agenzia europea; si tratta quindi di un processo diverso ed è davvero impossibile trasferire personale da un organismo privato alle Istituzioni comunitarie senza seguire procedure normali. Dovete capire che all’interno delle Istituzioni europee lavorano persone a tempo pieno o a tempo parziale – fino a 40 000 persone – e che le regole per assumerle sono molto severe e vengono seguite e osservate molto attentamente dai sindacati; pertanto, la Commissione è tenuta a rispettare queste norme con estrema chiarezza. Tali norme prevedono che sia riservato a tutti lo stesso trattamento e, per l’assunzione di personale esterno, la procedura deve attenersi a norme e regolamenti sul personale molto chiari, perciò la base è questa.

Abbiamo incontrato questi problemi quando, nell’ambito delle riforme amministrative, abbiamo trasferito persone da diverse tipologie di contratto al modello dell’agente contrattuale, che è stato adottato nel quadro della riforma amministrativa. Questa soluzione si è rivelata piuttosto efficace e quindi ritengo che tali persone abbiano ogni possibilità di continuare il loro lavoro, superando però le necessarie procedure, secondo quanto previsto dalla procedura di selezione dell’EPSO.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 49 dell’onorevole Leopold Józef Rutowicz (H-0251/07):

Oggetto: Gestione dei fondi dell’UE

Per l’amministrazione degli edifici del Parlamento a Strasburgo, IPE-0, IPE-1 e IPE-2 (denominati anche edifici WIC e SDM), vengono allocati fondi che potrebbero essere gestiti in modo più proficuo per la società, stanziandoli ad esempio per la ricerca scientifica. L’esistenza di pagamenti in eccesso, che secondo le stime dell’Amministrazione del Parlamento ammontano ad almeno 32 milioni di euro in un periodo di locazione di 25 anni, ha dato origine a forti controversie.( A6-0280/2006, Relazione Ferber)

Quali sono i piani di gestione dei fondi dell’UE per ottenere una limitazione delle spese di locazione degli edifici, un miglior utilizzo degli stessi e contemporaneamente una diminuzione delle spese amministrative?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) L’interrogazione riguardava il finanziamento della politica immobiliare. Ovviamente la Commissione è responsabile solo per i propri edifici e non è in grado di pronunciarsi sui programmi delle altre Istituzioni. Per quanto riguarda la Commissione, facciamo tutto il possibile per garantire una gestione accorta dei finanziamenti destinati alla sistemazione del nostro personale, in modo da ridurre al minimo gli oneri amministrativi in quest’area.

La Commissione segue da vicino l’andamento del mercato immobiliare a Bruxelles e Lussemburgo e si è dimostrata un’abile negoziatrice delle condizioni finanziarie per i suoi edifici. La Commissione analizza l’efficacia in termini di costi delle varie opzioni: acquisto o locazione. La Commissione ha attuato una politica di decentralizzazione situando alcuni dei suoi uffici e delle sue Direzioni generali all’esterno dei quartieri europei di Bruxelles e Lussemburgo. In questo modo, non solo i prezzi degli edifici decentralizzati diminuiscono rispetto a quelli degli edifici equivalenti all’interno del quartiere europeo, ma si riduce anche la pressione sui prezzi degli immobili nel quartiere europeo. Inoltre, e questo è molto importante, la Commissione presta particolare attenzione all’efficienza degli immobili garantendo la flessibilità degli arredi e utilizzando la massima superficie disponibile. Lo spreco dello spazio viene ridotto al minimo. Il Sistema comunitario di ecogestione e audit è stato lanciato nel 2002 per migliorare le prestazioni energetiche, il consumo delle risorse e i controlli delle emissioni negli edifici.

La Commissione sta sviluppando una nuova metodologia del costo del ciclo di vita per valutare la qualità tecnica degli edifici, compresa l’efficienza energetica, la cui applicazione è prevista per settembre 2008. Tutti gli edifici meno efficienti vengono progressivamente sostituiti da edifici caratterizzati da una migliore progettazione e da un costo minore.

La ringrazio molto per avere illustrato la politica immobiliare del Parlamento, ma, come ho detto, io rappresento la Commissione e, pertanto, non commento i programmi immobiliari delle altre Istituzioni.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (UEN). – (PL) Signor Presidente, per noi l’importante è che questi risparmi vengano effettuati non solo all’interno della Commissione ma ovunque, poiché vi è un’enorme carenza di finanziamenti a favore di diversi programmi scientifici o di ricerca che in futuro produrranno buoni risultati.

Nel frattempo il denaro sprecato in diversi edifici inutilizzati è una perdita per tutti noi: per la Commissione, per il Consiglio e per il Parlamento. Il Commissario ritiene che dovremmo semplicemente analizzare la situazione generale delle proprietà dell’Unione europea e attuare qualche piano d’azione strategico per utilizzare più efficacemente tali edifici e trarne, alla fine, qualche beneficio?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Devo solo dire che tra i servizi della Commissione e i servizi del Parlamento competenti in materia immobiliare esiste anche un buon livello di scambio di informazioni e di collaborazione. Cerchiamo, almeno da parte della Commissione, di affrontare con il Parlamento questioni quali la locazione di tutti i nostri servizi a Bruxelles. Ovviamente il punto di partenza deve essere l’efficienza nonché l’utilizzo più razionale possibile delle risorse di bilancio.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, abbiamo adottato una direttiva sulla certificazione energetica degli edifici. Sa se all’ingresso di qualche edificio appartenente all’Unione europea è già stata apposta un’indicazione che segnali il suo livello di efficienza energetica?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Probabilmente non ho colto tutte le sfumature della sua domanda, ma devo dire che, per quanto riguarda la Commissione, sei dei nostri edifici hanno ottenuto buoni voti da diverse agenzie di certificazione in termini di requisiti ambientali ed efficienza energetica. Ovviamente, a Bruxelles disponiamo di oltre 60 edifici, alcuni dei quali sono molto vecchi e andrebbero sostituiti, ma sei sono stati lodati per la loro efficienza energetica. Inoltre confrontiamo i dati sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica negli edifici, dai quali emerge che gli edifici nuovi sono in ottime condizioni.

 
  
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  Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 50 decade.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 51 dell’onorevole Claude Moraes (H-0180/07):

Oggetto: Fondo europeo di sviluppo regionale

Può la Commissione chiarire in che modo i programmi operativi concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale terranno conto delle esigenze dei gruppi più svantaggiati? Intende la Commissione garantire che, nella valutazione di tali programmi operativi, sia data priorità ai problemi specifici che devono affrontare le comunità più povere?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, riguardo a questa prima interrogazione posso dire che i nostri orientamenti strategici comunitari per la politica di coesione per il periodo 2007-2013 di fatto comprendono un articolo che assicura la parità tra uomini e donne e la prevenzione della discriminazione in generale. La disposizione afferma chiaramente che gli Stati membri dovrebbero adottare i provvedimenti adeguati per prevenire ogni discriminazione in tutte le fasi di gestione o di preparazione dei Fondi strutturali europei.

Nell’ambito dei negoziati e del controllo del programma e dei progetti, la Commissione presta particolare attenzione a garantire il pieno rispetto di questo principio trasversale di non discriminazione. Le modalità di applicazione stabilite dalla Commissione prevedono inoltre l’obbligo per gli Stati membri e le regioni di riferire in merito all’esecuzione dei programmi operativi, anche per quanto riguarda il rispetto e la promozione dei principi di pari opportunità, nell’ambito delle riforme di esecuzione annuale e finale.

Riguardo alla parte dell’interrogazione riferita alle aree, alle regioni e ai paesi più svantaggiati, la politica di coesione segue un approccio estremamente positivo nei confronti del problema della povertà, che senza dubbio è maggiore nelle regioni e nei paesi più svantaggiati. Tramite il metodo usato per stabilire le dotazioni, questa politica destina alle regioni e ai paesi svantaggiati risorse finanziarie relativamente più cospicue. Anche durante la programmazione e l’esecuzione dei programmi, diamo risalto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, sostenendo gli investimenti.

Nell’ambito del Fondo sociale europeo, in particolare, promuoviamo azioni molto specifiche, mirate a rafforzare l’inclusione sociale delle persone svantaggiate, nell’ottica di favorirne l’integrazione e l’occupazione sostenibili. Per il periodo 2007-2013, abbiamo anche provveduto alla classificazione degli investimenti, che usiamo per verificare la programmazione. Verificheremo poi anche l’esecuzione. Questa classificazione delle spese prevede inoltre alcune categorie legate alla discriminazione. Per esempio, nei programmi operativi esistono misure ben visibili già in questa fase, intese a migliorare l’accesso all’occupazione e ad accrescere la partecipazione sostenibile e il progresso delle donne, in termini di 2,7 miliardi di euro da investire in tutta Europa. Per quanto riguarda le azioni specifiche volte ad accrescere la partecipazione all’occupazione degli immigrati, la cifra è di 1,9 miliardi di euro.

Vi è anche una categoria per migliorare l’inclusione sociale dei gruppi più svantaggiati, in particolare il rientro nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Già oggi sappiamo che, in tutti gli Stati membri, nei prossimi anni saranno investiti quasi 8 miliardi di euro in questa categoria, al fine di rispondere alle preoccupazioni da lei espresse nella sua interrogazione.

 
  
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  Claude Moraes (PSE).(EN) Sono molto soddisfatto della risposta del Commissario sulla questione delle zone svantaggiate. Vorrei rivolgerle un quesito specifico sui pagamenti a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale nella mia circoscrizione elettorale, cioè Londra, e in alcune delle sue aree più svantaggiate. Ho scritto di recente al Commissario al riguardo e mi chiedo se può gentilmente spiegare come potrebbero essere revocate le decisioni di sospendere i pagamenti a favore di progetti a Londra e fornire rassicurazioni sul fatto che, se i revisori della Commissione saranno soddisfatti, ciò potrà avvenire rapidamente. Non voglio metterla in imbarazzo, se non ricorda la lettera, ma le ho scritto di recente e gradirei una risposta adesso o nel prossimo futuro.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei dire brevemente che, per quanto riguarda Londra, ci auguriamo di raggiungere presto una soluzione con le autorità competenti. Spero che la sospensione sia revocata al più presto, una volta introdotte tutte le modifiche richieste alle autorità. Prendo atto delle sue preoccupazioni in merito alle zone svantaggiate di Londra. Due anni fa, ho visitato uno dei programmi speciali dedicati ai gruppi svantaggiati e agli immigrati a Londra. Mi auguro che riusciremo a rispondere presto alle sue preoccupazioni.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Commissario, uno dei principali problemi per i gruppi più svantaggiati è la mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati. A suo parere, quale potrebbe essere l’impatto probabile degli sviluppi nel campo della politica idrica e della strategia per il trattamento delle acque reflue sulle zone svantaggiate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Non sono in grado di dirle oggi esattamente quanto sarà destinato al trattamento delle acque nelle zone svantaggiate, ma di sicuro una delle priorità del primo obiettivo della politica europea – l’accessibilità delle regioni – affronta anche le questioni ambientali. Tra le questioni ambientali, figurano anche l’accesso all’acqua e i problemi idrici in tutta la loro diversità. Se le interessa, sono certa di poter fornire, tra un paio di settimane, informazioni più precise sulla quota dei fondi destinata a questo tipo di investimenti, ma la questione è in cima al nostro elenco di priorità. In questa fase, non posso dire altro.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 52 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0182/07):

Oggetto: Politica regionale per le regioni insulari

Il fatto di aver dichiarato il 2007 “Anno europeo delle pari opportunità per tutti” influisce sulla politica regionale dell’UE. Le regioni insulari, montane, semimontane e scarsamente popolate come quelle della Grecia insulare, per avere pari opportunità, hanno bisogno, nel quadro della politica regionale, di criteri più elastici per quanto riguarda i requisiti di ammissibilità e di una gestione speciale di talune singole realtà afflitte da problemi particolari quali, ad esempio, la difficoltà d’accesso, le condizioni climatiche e la vocazione economica.

Come valuta la Commissione il modo in cui finora l’Unione europea ha affrontato i problemi di queste regioni? Come interpreta il fatto che di continuo queste regioni si trovano in svantaggio rispetto ai progressi spettacolari di altre regioni continentali e densamente popolate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Da quanto capisco, la questione riguarda le pari opportunità e le regioni insulari.

Come sapete, la priorità della politica è ridurre le disparità socioeconomiche tra le regioni, e lo facciamo destinando loro le risorse finanziarie disponibili, sulla base della loro prosperità relativa. Tuttavia, esaminiamo anche i tipi di investimenti necessari. Sosteniamo investimenti a favore della crescita nel caso delle regioni più svantaggiate, come le isole, al fine di affrontare i loro problemi. Per il periodo 2007-2013 abbiamo riconosciuto la situazione specifica di alcuni territori – non solo le isole, ma anche le regioni scarsamente popolate e montane. Abbiamo proposto clausole specifiche, tra cui un tasso di cofinanziamento più elevato, ma esistono anche dotazioni finanziarie supplementari per molte zone svantaggiate.

Per richiamare l’attenzione degli Stati membri sulla dimensione territoriale della politica di coesione, abbiamo inoltre incluso nei nostri orientamenti strategici un capitolo specifico nel quale diamo risalto all’importanza di queste unità territoriali, che risentono di vari tipi di svantaggi. In questa fase dei negoziati con gli Stati membri, intendiamo anche assicurare che essi prendano nella debita considerazione le limitazioni specifiche esistenti in tali regioni e isole, soprattutto nella preparazione dei programmi operativi e nell’adozione di misure per i prossimi dieci anni.

Abbiamo svolto una valutazione preliminare dei programmi presentati alla Commissione per i negoziati, al fine di capire fino a che punto le isole beneficeranno delle risorse in futuro. Finora la Commissione ha stanziato 3,6 miliardi di euro per le isole. E’ prevista inoltre una dotazione specifica per le regioni ultraperiferiche, che sono anch’esse isole, pari a 3,8 miliardi di euro. Abbiamo inoltre deciso, insieme con i nostri colleghi responsabili dell’ORATE in Lussemburgo, di elaborare migliori indicatori per le zone svantaggiate, al fine di disporre di informazioni più aggiornate su quei territori specifici.

Anche in altri portafogli, soprattutto quello del Commissario Kroes, responsabile degli aiuti di Stato, abbiamo chiesto un trattamento speciale per le isole di piccole dimensioni, in termini di aiuti all’avviamento di imprese. A tali isole è offerto un premio del 5 per cento.

Nella seconda parte della sua interrogazione, lei afferma che queste regioni continuano a trovarsi in svantaggio rispetto ad altri territori. Devo dire che, finora, i risultati in quei territori non sono stati omogenei e negativi. Una serie di studi dimostra chiaramente che molte di queste zone, in particolare le isole, risentono più della loro dimensione e situazione demografica che della loro posizione geografica specifica. In molte zone si è registrato un miglioramento significativo. Madeira, le isole Canarie e anche alcune zone della Grecia, come Notio Aigaio, hanno compiuto chiari progressi.

Mi sono dilungata nella risposta perché molti ci comunicano le stesse preoccupazioni sui territori svantaggiati. Si tratta di una questione molto importante per noi. Abbiamo veramente a cuore la situazione di quelle regioni e otteniamo anche alcuni risultati. Ciò detto, so che la strada da percorrere è ancora lunga, e abbiamo bisogno della vostra cooperazione in questo ambito.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, ringrazio la signora Commissario per la sua risposta. Vorrei tuttavia insistere sul fatto che, per ottenere uno sviluppo omogeneo in Europa, si dovrebbe prestare particolare attenzione alla pianificazione di programmi che permettano alle regioni svantaggiate di compiere passi verso lo sviluppo. Oltre a Madeira, che lei ha menzionato, vi sono altre isole che non hanno alcun tipo di accessibilità marittima a una regione centrale. Inoltre, nel vostro programma, esistono disposizioni specifiche e incentivi migliori perché queste regioni siano selezionate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Negoziamo ora con la Grecia i programmi nazionali e operativi. Constatiamo che le autorità del paese propongono ora anche una priorità specifica, cioè l’accessibilità, soprattutto per le isole. Mi auguro quindi che, nell’ambito del programma operativo relativo al territorio insulare greco, sia data priorità anche alla necessità di migliorare l’accessibilità delle isole. Ovviamente conosciamo i problemi di accessibilità delle isole. Siamo sensibili alla questione e quando questa proposta sarà presentata, risponderemo in modo positivo, per lavorare con voi anche in questo ambito.

Non so se ha altre richieste di informazioni specifiche, relative a un territorio particolare. In tal caso, saremo lieti di ricevere in un secondo tempo informazioni sulle preoccupazioni specifiche cui lei si riferisce.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, non si possono usare le mete turistiche internazionali come paragone attendibile. Parliamo di complessi insulari in Europa, di isole greche distanti dal territorio continentale, tagliate fuori dalla spina dorsale centrale dell’Europa. Signora Commissario, consideri il costo da sostenere per trasportare un prodotto da una piccola isola dell’Egeo a un mercato europeo centrale. Le politiche regionali e di coesione per le zone insulari non sono sufficienti; è necessario un programma territoriale distinto per le isole europee: questa è la mia proposta.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Se lei presenta tale proposta, la prendo come un messaggio, ma mi permetta di dire anche che, per quanto ricordo, una parte sostanziale delle isole greche rientra ancora nell’obiettivo di convergenza. In termini di ammissibilità ai finanziamenti, tutto è possibile, quindi non dovrebbero esistere problemi al riguardo.

Permettetemi di dire inoltre che, per le isole, come ho detto all’inizio, abbiamo anche deciso di applicare tassi di cofinanziamento più elevati. Esistono quindi alcuni strumenti o misure supplementari che possono anch’essi aiutare le isole, ma sono disposta a svolgere qualsiasi discussione sulle isole. Possiamo proseguire il dibattito in futuro.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 53 dell’onorevole Glenis Willmott (H-0185/07):

Oggetto: Promozione dei finanziamenti UE nelle regioni

Nel Regno Unito, come certamente anche in altri paesi europei, vi è scarsa consapevolezza e riconoscimento dei modi in cui i finanziamenti comunitari sono utilizzati per risanare le regioni meno prospere. I progetti finanziati dall’UE nelle varie regioni sono tra i vantaggi più visibili dell’appartenenza all’UE e i cittadini europei dovrebbero pertanto essere maggiormente informati sui modi in cui l’Unione europea contribuisce a migliorare la loro vita quotidiana.

Quali misure adotta la Commissione per garantire che i beneficiari dei Fondi strutturali promuovano e pubblicizzino la fonte dei loro finanziamenti? Al fine di avvicinare l’UE ai cittadini, intende la Commissione costituire una banca dati centrale contenente le informazioni sui finanziamenti UE classificate per regione, così da consentire ai cittadini di vedere in che modo il denaro è investito nella loro regione?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) E’ una questione che considero molto importante per il futuro. Abbiamo introdotto alcune modifiche anche nei nostri regolamenti, nella nostra strategia, per ottenere una migliore visibilità. Questa politica si basa sul principio di gestione comune e, nell’ambito di questa responsabilità condivisa con gli Stati membri, di fatto spetta agli Stati membri assicurare un’informazione e una pubblicità adeguate sugli interventi dei Fondi strutturali.

Nel regolamento per il periodo 2007-2013 abbiamo anche inserito un requisito che in un certo senso consolida e rafforza i requisiti oggi previsti dal nostro regolamento. Si indica chiaramente che per ogni programma operativo vi deve essere un funzionario operativo; per ogni programma operativo vi deve essere un piano di comunicazione. Nel regolamento abbiamo incluso anche i requisiti minimi per questo piano operativo di comunicazione. L’obbligo di informazione riguarda anche i beneficiari finali, che devono informare il pubblico installando un cartello durante l’esecuzione di grandi progetti, che prevedano anche investimenti fisici e l’acquisto di materiali. E’ inoltre previsto il requisito di esporre una targa esplicativa permanente, che informi il pubblico del contributo europeo al progetto. Ciò vale anche per i progetti di formazione, nell’ambito dei quali il beneficiario deve informare i partecipanti del finanziamento comunitario.

Abbiamo inoltre introdotto un elemento del tutto nuovo, tramite un regolamento della Commissione. E’ altresì prevista una pubblicazione contenente l’elenco dei beneficiari, assieme all’importo dei finanziamenti pubblici che ricevono. Vi saranno quindi banche dati nazionali che dovranno essere accessibili al pubblico. La Commissione creerà poi anche un sito Internet, che permetterà di collegarsi direttamente a tali banche dati. Tutto questo dovrebbe essere pronto all’inizio del prossimo anno.

Saranno inoltre disponibili banche dati create dalla DG REGIO e dalla DG EMPL, contenenti le informazioni a livello di programma, e non a livello di progetto, che è di competenza degli Stati membri. Le informazioni saranno classificate per paese e per regione e conterranno anche la descrizione dei programmi operativi. Di sicuro sarà quindi possibile accedere alle informazioni: questo è assolutamente chiaro.

Abbiamo avviato lo scambio di esperienze tra tutti i funzionari di comunicazione che sono stati coinvolti nei programmi in novembre e dicembre dello scorso anno; ora continueremo questo scambio e saremo a regime alla fine dell’anno. A fine anno potremo quindi tenere la prima grande riunione con i funzionari di comunicazione di tutti i programmi operativi, al fine di condividere buone prassi e scambiare informazioni sulle attività di comunicazione che saranno state sviluppate. Mi auguro che, tramite questi sforzi e i nuovi regolamenti, riusciremo a rendere questa politica ancora più visibile per i cittadini. Ci auguriamo altresì che questa maggiore trasparenza abbia un effetto positivo anche sulla qualità della politica e sulla gestione della politica.

 
  
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  Glenis Willmott (PSE).(EN) Affinché l’Unione crei legami più stretti con i suoi cittadini, non è sufficiente che essi siano a conoscenza dei finanziamenti europei versati alle loro regioni. E’ necessaria anche una maggiore partecipazione dei cittadini dell’Unione ai processi di finanziamento europei e al modo in cui i fondi dell’Unione sono spesi per soddisfare gli obiettivi di politica pubblica. La trasparenza e l’obbligo di rendere conto sono requisiti essenziali per garantire la partecipazione dei cittadini dell’Unione al processo politico europeo. Quali misure sono previste per garantire che non solo gli Stati membri ma anche la Commissione operi nella massima trasparenza possibile quando si tratta di distribuire i finanziamenti dell’Unione tramite i Fondi strutturali? I cittadini dovrebbero poter elaborare le informazioni su chi riceve finanziamenti comunitari, quanto riceve e a che scopo. Queste informazioni sono disponibili?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) E’ precisamente ciò che cercavo di dire. Abbiamo ora queste nuove iniziative in materia di trasparenza e vi saranno quindi siti Internet nazionali in cui gli Stati membri e le regioni sono tenuti a presentare e pubblicare informazioni sui beneficiari finali e sui finanziamenti loro destinati. La Commissione – tutte le DG responsabili dei Fondi strutturali – dovrà fornire un collegamento diretto dal nostro sito Internet ai siti nazionali contenenti le informazioni. Autonomamente, forniremo anche informazioni sui programmi operativi, che saranno anch’esse disponibili sul sito. Si intensificheranno le attività sul campo, tramite questi funzionari addetti all’informazione nelle regioni degli Stati membri.

Mi auguro che in tal modo le informazioni raggiungeranno un maggior numero di cittadini, ma anche che si rafforzeranno la trasparenza e la qualità del programma e dei progetti.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Lambert van Nistelrooij (H-0195/07):

Oggetto: Statuto delle isole delle Antille olandesi e Fondi strutturali

L’articolo 299 del trattato CE elenca le regioni ultraperiferiche europee. Le isole di Sint Maarten e Curaçao, che attualmente fanno parte delle Antille olandesi, hanno annunciato nel 2005 che alla data del 1° luglio 2007 conseguiranno uno statuto separato nell’ambito del Regno dei Paesi Bassi, come Aruba. Le altre tre isole (Saba, Sint Eustatius e Bonaire) acquisiranno una posizione analoga a quella di un comune olandese e avranno il diritto di voto alle elezioni europee.

Risulta ora che le autorità interessate stanno studiando la possibilità di uno status di regione ultraperiferica per alcune di queste isole, grazie al quale queste ultime farebbero parte a pieno titolo dell’Unione europea.

Sa la Commissione quali sono le isole delle Antille che soddisfano le condizioni per essere considerate regioni ultraperiferiche? Quali sarebbero secondo la Commissione le implicazioni per l’attribuzione di risorse a titolo dei Fondi strutturali dell’Unione europea?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) I miei servizi e io cooperiamo con il governo dei Paesi Bassi da diversi mesi sulla questione, in particolare con il ministro degli Esteri. Per quanto ne so, esiste una procedura, di cui sono certa l’onorevole van Nistelrooij sia al corrente, ma, da quanto ci risulta oggi, è ancora in corso una discussione all’interno del governo olandese e al Consiglio non è ancora pervenuta alcuna proposta intesa a modificare il Trattato, perché questo processo richiede una modifica del Trattato e solo in tale fase sarà chiesto alla Commissione di esprimere il suo parere.

Tuttavia, nel frattempo, prima che il Consiglio ce lo chieda, o prima che l’intero processo sia avviato, stiamo lavorando con il ministero degli Esteri dei Paesi Bassi fornendogli informazioni, prospettandogli i vantaggi e gli svantaggi da prendere in considerazione, nonché le conseguenze per quei territori se diventassero nuove regioni ultraperiferiche, e mi auguro che le informazioni finora fornite dalla Commissione possano aiutare il governo olandese a prendere una decisione.

Nondimeno, l’intero processo può avere luogo soltanto se il Consiglio riceve la richiesta in tal senso da parte del governo olandese e, come ho detto, soltanto allora la Commissione potrà svolgere una valutazione ufficiale delle conseguenze.

Ciò che posso dire oggi è che le tre isole in questione hanno una popolazione molto limitata: solo 30 000 persone. In termini di aggiunta alle sfide cui i Fondi devono rispondere, non è quindi granché. Tuttavia, sappiamo tutti che il quadro finanziario è stato deciso fino al 2013, quindi eventuali fondi supplementari dovranno essere negoziati e decisi dal Consiglio, in particolare. E’ molto probabile che ciò farà parte del processo generale di modifica del bilancio, ma siamo ancora lontani da questa fase, per il momento.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, Commissario Hübner, è chiaro che si tratta di una richiesta avanzata dalle stesse Antille olandesi, una richiesta che potrebbe portare a una modifica costituzionale e offrire opportunità a queste isole in termini di occupazione, formazione, eccetera.

La mia domanda è se lei è disposta a svolgere questo studio di follow-up insieme con il governo olandese. Per la valutazione, sono disponibili dati su regioni quali la Guadalupa e la Martinica. Sarebbe disposta a collaborare, per garantire che la decisione che sarà adottata a tempo debito sia la più favorevole?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Come ho detto, i governi ci hanno contattato e abbiamo quindi fornito tutte le informazioni necessarie. Possiamo fare la stessa cosa per le isole, se ci sarà richiesto da chiunque abbia bisogno di queste informazioni. Possiamo senz’altro farlo, ma se lo statuto delle isole dovesse cambiare e se fosse introdotta la modifica del Trattato, il diritto dell’Unione sarebbe applicabile e sarebbe applicato in tali territori, compresi tutti i regolamenti legati alla politica regionale europea. Nel frattempo, come ho detto, possiamo fornire tutte le informazioni necessarie.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni non esaminate per mancanza di tempo riceveranno risposta per iscritto (cfr. Allegato).

Con questo si concludono le interrogazioni rivolte alla Commissione.

 
  

(1) GU L 286 del 17.10.2006, pag. 6.
(2) GU L 89 del 5.4.2003, pag. 9.
(3) GU L 337 del 13.12.2002, pag. 3.
(4) GU L 316 del 31.10.1992, pag. 29.

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