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Resoconto integrale delle discussioni
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Martedì 24 aprile 2007 - Strasburgo Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
 3. Decisione sull’applicazione della procedura d’urgenza
 4. Discarichi per l’esercizio 2005 (discussione)
 5. Combattere l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi limitrofi, 2006-2009 (discussione)
 6. Benvenuto
 7. Turno di votazioni
  7.1. Accordo CE-Malaysia su taluni aspetti dei servizi aerei (votazione)
  7.2. Stipendi di base e indennità applicabili al personale dell’Europol (votazione)
  7.3. Contingenti tariffari per le importazioni in Bulgaria e in Romania di zucchero di canna (votazione)
  7.4. Richiesta di revoca dell’immunità parlamentare dell’on. Vural Öger (votazione)
  7.5. Discarico 2005: Sezione IV, Corte di giustizia (votazione)
  7.6. Discarico 2005: Sezione V, Corte dei conti (votazione)
  7.7. Discarico 2005: Sezione VI, Comitato economico e sociale europeo (votazione)
  7.8. Discarico 2005: Sezione VIII A, Mediatore europeo (votazione)
  7.9. Discarico 2005: Sezione VIII B, Garante europeo della protezione dei dati (votazione)
  7.10. Discarico 2005: sesto, settimo, ottavo e nono Fondo europeo di sviluppo (FES) (votazione)
  7.11. Discarico 2005: Centro europeo per la formazione professionale (votazione)
  7.12. Discarico 2005: Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (votazione)
  7.13. Discarico 2005: Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (votazione)
  7.14. Discarico 2005: Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (votazione)
  7.15. Discarico 2005: Agenzia europea dell’ambiente (votazione)
  7.16. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (votazione)
  7.17. Discarico 2005: Centro di traduzione degli organismi dell’Unione (votazione)
  7.18. Discarico 2005: Agenzia europea per i medicinali (votazione)
  7.19. Discarico 2005: Eurojust (votazione)
  7.20. Discarico 2005: Fondazione europea per la formazione (votazione)
  7.21. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza marittima (votazione)
  7.22. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza aerea (votazione)
  7.23. Discarico 2005: Autorità europea per la sicurezza alimentare (votazione)
  7.24. Discarico 2005: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (votazione)
  7.25. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (votazione)
  7.26. Servizi di pagamento nel mercato interno (votazione)
  7.27. Regime di contingentamento per la produzione di fecola di patate (votazione)
  7.28. Conseguenze dei futuri ampliamenti sull’efficacia della politica di coesione (votazione)
  7.29. Strategia politica annuale della Commissione per la procedura di bilancio 2008 (votazione)
  7.30. Discarico 2005: Sezione III, Commissione (votazione)
  7.31. Discarico 2005: Sezione I, Parlamento europeo (votazione)
  7.32. Discarico 2005: Sezione II, Consiglio (votazione)
  7.33. Discarico 2005: Sezione VII, Comitato delle regioni (votazione)
  7.34. Discarico 2005: Agenzia europea per la ricostruzione (votazione)
  7.35. Combattere l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi limitrofi, 2006-2009 (votazione)
 8. Dichiarazioni di voto
 9. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
 10. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 11. Sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione – Inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo – Responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente – Controllo da parte dello Stato di approdo – Organismi abilitati ad effettuare l’ispezione e la visita delle navi (discussione)
 12. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
 13. Questione pregiudiziale (omofobia in Europa): vedasi processo verbale
 14. Accordo multilaterale sulla creazione di uno spazio aereo comune europeo – Accordo multilaterale sulla creazione di uno spazio aereo comune europeo (ECAA) (discussione)
 15. Galileo (discussione)
 16. Istituzione di norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile (discussione)
 17. Valutazione e gestione delle alluvioni (discussione)
 18. Strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali (discussione)
 19. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 20. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVO
Vicepresidente

 
1. Apertura della seduta
  

(La seduta è aperta alle 9.00)

 

2. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale

3. Decisione sull’applicazione della procedura d’urgenza
  

Proposta di regolamento del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici [COM(2005)0671 – C6-0032/2006 – 2005/0278(CNS)].

 
  
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  Marie-Hélène Aubert (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per lagricoltura e lo sviluppo rurale.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto brevemente, mi rivolgo a tutti i gruppi affinché respingano questa richiesta di applicazione della procedura d’urgenza, che è del tutto superflua. Da una parte, stiamo parlando di un regolamento che entrerà in vigore soltanto il 1° gennaio 2009 e, dall’altra, la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sta svolgendo il proprio lavoro in modo ottimale. Ha affrontato la questione nel corso dell’ultimo incontro e se ne occuperà nuovamente il 7 e l’8 maggio allo scopo di portare avanti le discussioni con il Consiglio. Si terranno altre due sedute plenarie qui a Strasburgo prima della fine del mandato della Presidenza tedesca, e abbiamo il pieno controllo della situazione. Proseguiamo le nostre discussioni. Non vi è pertanto alcun bisogno di votare a favore della richiesta di applicazione della procedura d’urgenza presentata dal Consiglio.

 
  
  

(Il Parlamento respinge la richiesta di applicazione della procedura d’urgenza)

 

4. Discarichi per l’esercizio 2005 (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la relazione presentata dall’on. Salvador Garriga Polledo, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione III – Commissione [SEC(2006)0916 – C6 0263/2006 – 2006/2070(DEC)] [SEC(2006)0915 – C6 0262/2006 – 2006/2070(DEC)] (A6-0095/2007),

– la relazione presentata dall’on. Bart Staes, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione I – Parlamento europeo [C6-0465/2006 – 2006/2071(DEC)] (A6-0094/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione II – Consiglio [C6-0466/2006 – 2006/2072(DEC)] (A6-0108/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione IV – Corte di giustizia [C6-0467/2006 – 2006/2073(DEC)] (A6-0109/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione V – Corte dei conti [C6-0468/2006 – 2006/2074(DEC)] (A6-0107/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione VI – Comitato economico e sociale europeo [C6-0469/2006 – 2006/2075(DEC)] (A6-0110/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione VII – Comitato delle regioni [C6-0470/2006 – 2006/2076(DEC)] (A6-0106/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione VIII A – Mediatore europeo [C6-0471/2006 – 2006/2063(DEC)] (A6-0104/2007),

– la relazione presentata dall’on. Daniel Caspary, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2005, Sezione VIII B – Garante europeo della protezione dei dati [C6-0472/2006 – 2006/2170(DEC)] (A6-0111/2007),

– la relazione presentata dall’on. Mogens N.J. Camre, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio del sesto, settimo, ottavo e nono Fondo europeo di sviluppo per l’esercizio 2005 [COM(2006)0429 – C6-0264/2006 – 2006/2169(DEC)] (A6-0115/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio del Centro europeo per la formazione professionale per l’esercizio 2005 [C6-0386/2006 – 2006/2153(DEC)] (A6-0097/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro per l’esercizio 2005 [C6-0387/2006 – 2006/2154(DEC)] (A6-0098/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la ricostruzione per l’esercizio 2005 [C6-0388/2006 – 2006/2155(DEC)] (A6-0116/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia per l’esercizio 2005 [C6-0389/2006 – 2006/2156(DEC)] (A6-0118/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze per l’esercizio 2005 [C6-0390/2006 – 2006/2157(DEC)] (A6-0100/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea dell’ambiente per l’esercizio 2005 [C6-0391/2006 – 2006/2158(DEC)](A6-0103/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro per l’esercizio 2005 [C6-0392/2006 – 2006/2159(DEC)] (A6-0105/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio del Centro di traduzione degli organismi dell’Unione europea per l’esercizio 2005 [C6-0393/2006 – 2006/2160(DEC)] (A6-0101/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per i medicinali per l’esercizio 2005 [C6-0394/2006 – 2006/2161(DEC)] (A6-0099/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio di Eurojust per l’esercizio 2005 [C6-0395/2006 – 2006/2162(DEC)] (A6-0120/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio della Fondazione europea per la formazione per l’esercizio 2005 [C6-0396/2006 – 2006/2163(DEC)] (A6-0113/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima per l’esercizio 2005 [C6–0397/2006 – 2006/2164(DEC)] (A6-0114/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea per l’esercizio 2005 [C6-0398/2006 – 2006/2165(DEC)] (A6-0121/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare per l’esercizio 2005 [C6-0399/2006 – 2006/2166(DEC)] (A6-0112/2007),

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie per l’esercizio 2005 [C6-0400/2006 – 2006/2167(DEC)] (A6-0119/2007), e

– la relazione presentata dall’on. Edit Herczog, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione per l’esercizio 2005 [C6-0401/2006 – 2006/2168(DEC)] (A6-0102/2007).

 
  
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  Salvador Garriga Polledo (PPE-DE), relatore. – (ES) Onorevoli colleghi, Commissario Kallas, giungiamo finalmente al termine della procedura di bilancio per il 2005, che è stata preceduta dalla stesura e dall’approvazione del bilancio, dalla sua esecuzione e successivamente dal discarico.

Mi preme affermare che, dal punto di vista finanziario, l’esercizio 2005 non è stato un cattivo anno. Si è trattato di un esercizio difficile in quanto la Commissione europea e il Collegio dei Commissari sono stati confrontati a circostanze alquanto complesse, trattandosi del primo bilancio completo per l’Unione allargata nonché del primo bilancio la cui esecuzione era interamente di responsabilità del nuovo Collegio dei Commissari.

Pertanto, mi corre l’obbligo di premettere che il lavoro svolto dalla Commissione europea non è stato di scarsa qualità. Per tale motivo propongo di concedere il discarico per l’esecuzione del bilancio comunitario per il 2005 e su questo punto saranno chiamati a pronunciarsi i deputati in sede di votazione.

Ciò non significa, però, che non vi sia una critica forte e fondata tanto in riferimento a determinate Direzioni generali e a rilievi di carattere strutturale, quanto a talune questioni attinenti al controllo finanziario cui la Commissione dovrebbe porre rimedio nei prossimi anni, ma che potrebbero non essere di semplice soluzione.

Desidero altresì segnalare che la Commissione ha reagito bene alla relazione della Corte dei Conti e ha presentato svariate linee del suo nuovo piano d’azione, che spero permetterà di operare un controllo positivo nei prossimi anni.

Ho sostanzialmente incentrato la mia risoluzione sul tema delle dichiarazioni nazionali sulla gestione dei fondi comunitari, che rivestono un’importanza notevole per il Parlamento. Sono state istituite nel 2003 e sono volte a garantire che gli Stati membri dispongano di sistemi efficaci di audit per la spesa comunitaria.

Inoltre dovrebbero essere firmate da una persona che abbia un grado di autorità a livello nazionale e, sebbene il Trattato sancisca la responsabilità della Commissione europea per l’esecuzione del bilancio, non dobbiamo dimenticare che l’80 per cento dei fondi è gestito dagli Stati membri.

Pertanto abbiamo ritenuto necessario avviare una nuova iniziativa sulle dichiarazioni nazionali. Appoggiamo le iniziative, secondo noi coraggiose, adottate da alcuni Stati membri, segnalo in particolare i Paesi Bassi e il Regno Unito, i quali hanno lanciato in sede di Consiglio l’idea di presentare dichiarazioni nazionali di controllo, idea che probabilmente non troverà seguito tra altri Stati membri, in quanto la distribuzione e l’organizzazione territoriale sono disomogenee. Si tratta comunque di un passo avanti. Nella relazione proponiamo la discrezionalità in merito alla forma delle future dichiarazioni affinché esse possano riflettere le realtà dei sistemi politici di ciascuno Stato membro.

Come idea fondamentale, tuttavia, il Parlamento europeo auspica che tali dichiarazioni nazionali procedano, perché questo sarà l’unico modo per coinvolgere realmente gli Stati membri nell’autentica responsabilità di controllo dei fondi comunitari, che è effettivamente la base di questa decisione sul discarico.

Esiste inoltre una questione molto importante riguardo alle dichiarazioni nazionali: la DAS, come la intendiamo noi deputati, è una strada senza via d’uscita, e noi che seguiamo da vicino la dichiarazione di affidabilità, lo sappiamo da dodici anni.

Oggi giorno è impossibile stabilire la legalità delle operazioni sottostanti negli Stati membri, in particolare con riferimento ai Fondi strutturali.

Pertanto è necessario adoperarsi per migliorare la qualità della revisione contabile e il coinvolgimento degli Stati membri, e perciò chiediamo al Consiglio una dichiarazione nazionale di gestione che copra tutti i fondi cogestiti, basata sulle dichiarazioni dei diversi organismi nazionali responsabili per la gestione della spesa.

Per concludere, signor Presidente, per quanto la mia relazione tratti altri temi, credo che nei prossimi anni potremmo ottenere una DAS positiva, elemento necessario per le Istituzioni comunitarie e particolarmente per l’opinione pubblica, che vuole affidabilità, trasparenza e controllo fino all’ultimo euro dei fondi pubblici amministrati dalla Commissione e dagli Stati membri.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), relatore. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia relazione riguarda il discarico per il bilancio del Parlamento, in merito al quale vorrei formulare quattro osservazioni.

Innanzitutto, desidero farvi partecipi di un aspetto che evidenziamo da anni nelle diverse risoluzioni sul discarico, ovvero che il discarico del Parlamento non riguarda soltanto la gestione ad opera del Segretario generale o dell’amministrazione, ma anche la politica e le decisioni adottate dagli organi amministrativi di questo Parlamento, quali le decisioni del Presidente, dell’Ufficio di presidenza o della Conferenza dei presidenti. Inoltre, non concediamo il discarico al Segretario generale del Parlamento bensì al Presidente. In tal senso, il paragrafo in cui si sottolinea che il Presidente del Parlamento dovrebbe essere disponibile ad un dialogo pubblico e formale con la commissione per il controllo dei bilanci nel quadro della procedura di discarico, riveste, dal mio punto di vista, un’importanza enorme. A tale riguardo preferisco la mia redazione all’emendamento presentato dall’onorevole Grässle e dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Infatti, penso che l’emendamento della collega Grässle sia in contrasto con quanto abbiamo approvato l’anno scorso con la relazione Ferber.

Secondo, la politica immobiliare è importante. E’ in gioco una somma ingente di denaro e desidero attirare la vostra attenzione sul contenzioso apertosi tra il Parlamento e il governo belga. Anni fa il governo belga aveva garantito, al pari di altri governi di paesi nei quali il Parlamento dispone di immobili, che il terreno e i costi di urbanizzazione sarebbero stati rimborsati al Parlamento. Attualmente a Bruxelles è in corso una controversia proprio a tale riguardo e la somma in questione ammonta a circa 15 milioni di euro, una cifra ragguardevole. Il governo belga non ha onorato il suo impegno e per tale motivo nella risoluzione l’invito a rimediare, poiché sarebbe uno sprone per i nostri negoziatori, il Presidente del Parlamento e il Vicepresidente responsabile per la politica immobiliare. Nella risoluzione ho anche attirato l’attenzione sull’impatto del Parlamento sui quartieri circostanti la nostra sede di Bruxelles. Gli abitanti subiscono notevoli fastidi in termini di traffico, condizioni di vita e lavoro e ritengo che sia di vitale importanza che il Parlamento consulti i residenti della zona. Penso che dovremmo essere buoni vicini e la consultazione è rilevante in questo senso. Sarei lieto se riuscissimo a elaborare una relazione sull’argomento in tempo per la procedura di discarico dell’anno prossimo.

La mia terza osservazione – un punto molto spinoso – riguarda il Fondo pensionistico integrativo volontario, che attualmente registra un deficit attuariale di 28,8 milioni di euro, una somma ingente. Mi preme dire che questo deficit è in fase di riduzione perché l’anno scorso ammontava a 43,7 milioni di euro. Il Fondo pensionistico volontario, nella sua attuale forma, rappresenta un totale di 202 milioni di euro che sono stati investiti sul mercato azionario. Sappiamo tutti che il mercato azionario può essere rischioso e che i risultati sul mercato azionario non sono sempre positivi. Questo mercato può essere volatile. Pertanto è assai probabile che le perdite saranno cospicue. Per questo chiediamo investimenti a basso rischio e l’attuazione delle decisioni già adottate in numerose risoluzioni, ossia la promozione degli investimenti etici. Nel bilancio del 2005 il Parlamento ha incrementato il Fondo pensionistico volontario di 11,4 milioni di euro, anche questa una somma considerevole, e mi sembrerebbe normale pubblicare l’elenco dei beneficiari finali.

Vorremmo che fosse reso pubblico l’elenco dei beneficiari finali nel settore agricolo, che rappresenta un vero salasso per il bilancio europeo. Tutti sono favorevoli. Si procederà in questo senso come risulta da un sito web. Quindi perché frenare se tra gli interessati figurano anche deputati europei? Non è forse il caso che questo atteggiamento cessi?

Dall’elenco delle richieste di voto per appello nominale ho preso atto che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei ha presentato quattro emendamenti soppressivi e ho anche notato che il gruppo socialista al Parlamento europeo ha richiesto una serie di voti per parti separate. E’ un loro diritto democratico. Sospetto che l’intenzione sia quella di stralciare questi paragrafi. Allora, nell’interesse della trasparenza, desidero annunciare che ho chiesto la votazione per appello nominale, di modo che i deputati che voteranno contro avranno l’opportunità di difendersi di fronte al proprio elettorato. In ogni caso ritengo inaccettabile che, alla fine, sarà il Parlamento a dover pagare il conto. E’ intollerabile e dà l’immagine di una cattiva gestione del denaro e dei fondi pubblici.

Infine vorrei richiamare la vostra attenzione sul piano Kyoto Plus. Nella lotta al cambiamento climatico l’Unione europea e questo Parlamento sono leader indiscussi. Abbiamo approvato risoluzioni ferme e importanti in questo ambito. Ora, i criteri che imponiamo ai cittadini, ai consumatori, alle famiglie, all’industria, al mondo dei trasporti devono valere anche per noi: perciò la mia risoluzione e la mia relazione contengono una serie di proposte concrete per ridurre l’impatto ambientale della nostra Assemblea, del nostro Parlamento europeo, in modo molto più ambizioso di quanto si sia fatto finora.

Desidero concludere affermando che sostengo pienamente i due emendamenti presentati dal collega Fjellner e altri.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE), relatore. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, tra le Istituzioni per il cui discarico sono stato responsabile in passato figurano il Consiglio, la Corte di giustizia, la Corte dei conti, il Comitato delle regioni, il Comitato economico e sociale, il Mediatore e il Garante europeo per la protezione dei dati. In merito a questi ultimi due non vedo motivo di sollevare alcuna questione.

Invece, per cominciare dal Consiglio, dal 1970 è in vigore il cosiddetto gentlemen’s agreement in merito ad alcune questioni di bilancio. Da allora la Comunità europea ha conosciuto un’enorme evoluzione. Sono accaduti alcuni fatti – nessuno dei quali totalmente irrilevante – che fanno apparire tale accordo inadeguato al mondo attuale. Ad esempio ormai il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale, segreto e diretto e sono fermamente convinto che sia assolutamente urgente adattare tale accordo alla situazione odierna. Pertanto suggerisco che la commissione per i bilanci e la commissione per il controllo dei bilanci si riuniscano congiuntamente nei prossimi mesi per affrontare questo importante tema e per chiedere, tramite una posizione comune, che il Consiglio realizzi urgentemente le modifiche necessarie.

Poiché sto trattando del Consiglio, sono lieto che la politica estera e di sicurezza comune acquisisca, come è giusto, sempre maggior peso, tuttavia è intollerabile che il Consiglio non onori la sua parte di impegno e non diversifichi chiaramente le spese operative, che devono essere imputate al bilancio della Commissione, dalle spese puramente amministrative. Invito quindi il Consiglio ad attenersi a queste regole in futuro.

Per la Corte di giustizia e per la Corte dei conti rimane ancora un margine di miglioramento: ad esempio la pubblicazione degli interessi economici e finanziari dei giudici e dei membri della Corte dei conti resta ancora un tema da chiarire, che il Parlamento europeo ha già sollevato in ripetute occasioni. Pertanto nella nostra risoluzione fissiamo la scadenza del 30 settembre di quest’anno come data entro la quale le due Istituzioni dovranno chiarire in che modo intendono procedere per ottemperare alla richiesta del Parlamento in merito alla pubblicazione degli interessi economici e finanziari, perché è da troppo tempo che siamo in attesa.

Già da prima dell’ultimo allargamento si poneva il problema, per la Corte dei Conti, se lasciare invariato o meno il numero dei suoi membri, e per qualche tempo sono stati in discussione diversi modelli di riforma della Corte. L’ex Presidente della Corte dei conti, il professor Bernard Friedmann, ad esempio, ha elaborato una proposta molto ragionevole, ovvero un sistema di rotazione analogo a quello utilizzato dal Consiglio direttivo della BCE. Anche la creazione di un revisore generale, al posto dell’attuale Collegio potrebbe essere sensata. La Corte pertanto non dovrebbe invocare la formula prevista dai Trattati, giustificando così la sua riluttanza ad esaminare delle riforme. Prima o poi la riforma sarà inevitabile e sarebbe bene che la Corte dei conti presentasse di propria iniziativa una proposta ragionevole, pratica e ponderata.

Tanto al Comitato economico e sociale quanto al Comitato delle regioni, è in discussione il futuro dei servizi comuni. Qualche cosa non funziona nell’organizzazione di questi servizi se proprio il Comitato delle regioni ha l’impressione di essere svantaggiato. I due Comitati dovrebbero pertanto redigere un’analisi dei costi, dei vantaggi e dei risparmi neutrale, basata su parametri di riferimento appropriati, e se del caso rivolgersi per un parere anche alla Corte dei conti o ad altri consulenti. L’obiettivo della discussione deve essere fare in modo che in futuro i servizi comuni svolgano i compiti necessari in modo coordinato e ragionevole dal punto di vista dei costi.

Il discarico di quest’anno si è concentrato soprattutto sulla questione del discutibile coefficiente correttore in uso non solo presso il Comitato delle regioni, ma anche presso le altre Istituzioni. La procedura di discarico non è né la sede né l’occasione per esprimere un giudizio in ordine alla legalità di tali emolumenti. Tale compito spetta ai tribunali. Il punto è se i vertici dell’amministrazione del Comitato delle regioni abbiano reagito nel modo adeguato e in base a quali principi sia stata gestita la questione. Sono convinto che il Comitato delle regioni non abbia fatto abbastanza. In tutti i casi di frode comprovata debbono essere introdotte quanto prima misure disciplinari e i responsabili devono essere perseguiti. Il Parlamento europeo continuerà a seguire la faccenda e in relazione a questo caso occorrerà anche esaminare lo statuto del personale per verificare se l’interpretazione delle regole e delle regole transitorie sia esclusiva competenza dei funzionari. Ritengo che gli organi legislativi dell’Unione debbano lasciare all’amministrazione un margine di manovra molto più ridotto rispetto al passato.

Nell’insieme l’esito del discarico di bilancio dimostra quanto sia importante che il Parlamento europeo svolga un controllo finanziario accurato. Ringrazio tutte le Istituzioni per la cooperazione e per aver messo a disposizione le informazioni richieste e raccomando la concessione del discarico, fatti salvi i punti che ho già indicato.

 
  
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  Mogens N.J. Camre (UEN), relatore. – (DA) Signor Presidente, l’approvazione annuale dei conti riguarda tutta la contabilità e la contabilità parziale delle Istituzioni europee. Si svolge un ampio lavoro di analisi approfondita delle relazioni della Corte dei conti. La Commissione ha contribuito attivamente alla nostra informazione e il segretariato della commissione per il controllo dei bilanci ha lavorato alacremente per consentire ai deputati di valutare il contenuto dei conti.

Anche quest’anno, per l’ennesima volta, è necessario deplorare l’incapacità, da parte della Corte dei conti, di fornire un parere senza riserve. Si sta avvalorando l’opinione che le condizioni in cui l’UE opera rendono praticamente impossibile alla Corte dei conti fornire una dichiarazione positiva. Ciò dipende in larga misura dal fatto che circa l’80 per cento dei fondi UE sono ritrasferiti agli Stati membri e gestiti a tale livello, con una possibilità altamente variabile di ottenere un quadro completo, a causa delle diverse forme e della qualità disomogenea delle amministrazioni nazionali.

Al fine di evitare i problemi che ostacolano una corretta amministrazione dei fondi UE non basta certo chiedere più controlli. Dobbiamo chiederci se non sia necessario riformare radicalmente l’attuale regolamentazione in materia di sovvenzioni agricole e Fondi strutturali. L’ex Commissario olandese, Frits Bolkestein, recentemente ha indicato che l’85 per cento delle spese UE potrebbe essere tranquillamente eliminato. Infatti, non ha senso che i 15 vecchi Stati membri si scambino soldi vicendevolmente. E’come se la classe media all’interno di un paese erogasse contributi di sicurezza sociale alla stessa classe media. I vecchi Stati membri potrebbero organizzare molto meglio l’aiuto necessario al proprio sviluppo con risorse proprie. Il fatto che gli altri paesi, in forza della regolamentazione comunitaria, debbano pagare per qualcosa per cui lo Stato membro in questione non vuole pagare da sé o per la quale potrebbe pagare da solo, è un pretesto per l’inazione. I paesi che non realizzano le riforme ricevono aiuto da quelli che le hanno messe in pratica e così non hanno bisogno di fare nulla. Come ha affermato l’ex Primo Ministro svedese Göran Persson, “Non ha senso che noi, che siamo disposti a esigere tasse elevate dai nostri cittadini, dobbiamo finanziare quei paesi che non vogliono tassare i propri cittadini”. Nel mio paese, ad esempio, esiste una tassa del 200 per cento sulle automobili, volta a erogare, tra le altre cose, lauti finanziamenti a paesi nei quali vedo circolare molte più macchine nuove che a Copenaghen, e per le quali non si paga un centesimo di tasse. Non è affatto logico.

Il mio gruppo voterà a larga maggioranza a favore del discarico. Personalmente nutro alcune riserve, perché ritengo che in alcune aree la gestione della spesa da parte della Commissione e di alcuni comitati non sia all’altezza degli standard normali. Ringrazio sentitamente il segretariato della commissione per il controllo dei bilanci per il grosso lavoro svolto e i colleghi della commissione per le tante osservazioni importanti formulate in questa discussione e per la buona cooperazione che generalmente si è avuta in sede di commissione.

 
  
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  Edit Herczog (PSE), relatore. – (EN) Signor Presidente, desidero presentare il mio parere sul discarico delle 16 agenzie UE per l’esercizio 2005.

Le agenzie svolgono un ruolo importante per l’immagine delle Istituzioni comunitarie, perché i loro obiettivi e impegni sono condivisi da tutti i cittadini dell’Unione. Pertanto questo 1 per cento del bilancio totale UE è speso saggiamente.

Accolgo con favore le conclusioni della Corte dei conti europea, che ha certificato che i conti di tutte e 16 le agenzie erano affidabili, legali e regolari da tutti i punti di vista materiali, ad eccezione di alcune osservazioni specifiche. La dichiarazione di affidabilità positiva per tutte le agenzie è un risultato significativo e colgo l’occasione per congratularmi con tutte loro per gli sforzi compiuti.

Mi sono concentrata sul funzionamento generale delle agenzie e desidero dedicare la parte preponderante del mio intervento odierno a tale questione. Per l’esercizio 2005 possiamo concludere che le agenzie sono state, in larga misura, ben amministrate. Tuttavia rimane ancora un margine di miglioramento. Sono emersi alcuni problemi in ambiti specifici della contabilità finanziaria. Un ulteriore settore problematico per alcune agenzie è stata la mancata conformità alle regole per gli appalti. I sistemi informatici non erano sempre adeguati alle esigenze. Inoltre occorre segnalare i problemi causati da lacune nella gestione delle risorse umane, in particolare nelle procedure di assunzione.

Come ultimo punto, ma non per questo meno importante, è doveroso segnalare che, com’era prevedibile, sono emersi alcuni tipici problemi di avvio nelle agenzie di recente creazione. Vorrei illustrarvi le nove proposte che ho elaborato nella mia relazione che potrebbero notevolmente migliorare l’efficienza delle agenzie nell’interesse dell’Unione.

Il costante aumento del numero di agenzie non corrisponde sempre alle reali esigenze dell’Unione e dei suoi cittadini. Pertanto la creazione di qualunque nuova agenzia deve essere accompagnata e sorretta da un’analisi costi-benefici. La Corte dei conti deve pronunciarsi su detta analisi costi-benefici prima che il Parlamento adotti la propria decisione. Il Parlamento europeo deve chiedere alla Commissione di presentare con scadenza quinquennale uno studio sul valore aggiunto di ciascuna delle agenzie esistenti. In caso di valutazione negativa in ordine al valore aggiunto di un’agenzia, tutte le Istituzioni in causa dovrebbero adottare le misure necessarie ridefinendo il mandato dell’agenzia in questione o procedendo alla sua chiusura.

Invito caldamente il Parlamento a chiedere alla Corte dei conti di inserire nella sua relazione annuale un capitolo aggiuntivo dedicato a tutte le agenzie che devono ottenere il discarico nel quadro della contabilità della Commissione, al fine di ottenere un quadro più chiaro del modo in cui utilizzano gli stanziamenti comunitari. Il Parlamento deve chiedere alla Commissione di migliorare il proprio sostegno amministrativo e tecnico alle agenzie. Il Parlamento deve sollecitare la Commissione a presentare una proposta intesa ad armonizzare il formato delle relazioni annuali delle agenzie e sviluppare indicatori di performance che consentano il raffronto e la valutazione della loro efficienza.

Nella mia relazione, esprimo apprezzamento per i notevoli miglioramenti sul fronte del coordinamento tra le agenzie UE. Esortiamo tutte le agenzie a utilizzare sempre di più gli obiettivi SMART, che dovrebbero portare a una pianificazione più realistica e a una migliore attuazione delle finalità perseguite. Continuo a sostenere che i programmi di lavoro delle agenzie dovrebbero evidenziare il loro contributo in termini operativi e misurabili e che si dovrebbe tenere conto in maniera adeguata delle norme di controllo interno della Commissione.

Passo ora a qualche considerazione specifica sulla procedura di discarico per tutte le agenzie. Vorrei sottolineare che tutte le agenzie UE sono sottoposte a una procedura di discarico ma secondo due distinti modi. Le 16 agenzie di cui ci occupiamo oggi ricevono un discarico individuale, mentre le altre ottengono il discarico nel quadro del bilancio della Commissione. Pertanto, nessuna agenzia è esentata dai controlli della Corte. Tuttavia, esiste una notevole mancanza di trasparenza nella gestione delle agenzie che ottengono il discarico soltanto nel contesto dei conti della Commissione. Al fine di mantenere la corresponsabilità della Commissione e di aumentare la trasparenza e la chiarezza della procedura di discarico per tutte le agenzie, invito la Corte dei conti europea a creare, nella sua relazione annuale, un nuovo capitolo che copra tutte le agenzie.

Nel tempo che mi rimane desidero concentrarmi soltanto sull’Agenzia europea per la ricostruzione. I risultati ottenuti e i notevoli miglioramenti posti in essere dall’agenzia per rispondere positivamente alle raccomandazioni della Corte dei conti europea e del Parlamento sono molto lodevoli. Desidero congratularmi con il Direttore e con il personale per il lavoro svolto. A fronte dell’elevato valore dell’agenzia, il Parlamento dovrebbe chiedere alla Commissione di modificarne il mandato, che dovrebbe scadere nel 2008, e trasformare l’agenzia in un organo responsabile per l’attuazione di alcune azioni esterne UE, in particolare nelle aree post-crisi.

Infine, vorrei ringraziare i relatori ombra e tutti i colleghi per il loro lavoro, al pari del Segretariato. Raccomando al Parlamento di concedere il discarico a tutte le 16 agenzie.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono grato per la qualità e l’equilibrio della relazione in esame quest’oggi. Per questo vorrei ringraziare la commissione per il controllo dei bilanci, l’ex presidente della commissione, onorevole Fazakas, l’attuale presidente Bösch, e ovviamente il relatore Garriga Polledo.

La relazione dell’onorevole Garriga Polledo propone che il Parlamento conceda il discarico alla Commissione per l’esecuzione del bilancio e approva la chiusura dei conti. La Commissione è lieta di prenderne atto. Desidero spiegare perché penso che lo abbia meritato.

Innanzi tutto, le raccomandazioni del Parlamento avranno un seguito. Di fatto, abbiamo già realizzato molti punti, tra i quali quelli che vado ad illustrare.

Stiamo attuando il regolamento finanziario riformato, il che implica, tra le altre cose, l’applicazione delle disposizioni concordate che chiedono agli Stati membri di presentare “una sintesi annuale, al livello nazionale adeguato, delle revisioni contabili e delle dichiarazioni disponibili”.

Continueremo a riferire in merito ai progressi del nostro piano d’azione per la creazione di un quadro di controllo interno integrato, come richiesto al paragrafo 56. Infatti, la settimana prossima presenterò la relazione interlocutoria alla commissione per il controllo dei bilanci.

Abbiamo migliorato, possiamo migliorare e miglioreremo i nostri conti. Per i conti relativi al 2006 abbiamo già ottenuto migliori informazioni sugli importi recuperati e sui correttivi finanziari, il che significa che potete contare sull’affidabilità dei conti.

Stiamo perseguendo l’iniziativa europea per la trasparenza. Con il sostegno del Parlamento vengono compiuti progressi quotidiani su questo dossier.

Nella relazione di quest’anno il Parlamento “sostiene appieno la Commissione nell’applicazione rigorosa della legislazione in materia di sospensione dei pagamenti agli Stati membri”. Quando il 1° marzo mi sono presentato dinanzi alla commissione per il controllo dei bilanci, per discutere del progetto di relazione Garriga Polledo, ho affermato che avrei proposto ai colleghi della Commissione un’analisi molto accurata delle questioni relative alle riserve nelle dichiarazioni dei Direttori generali per quest’anno e, in funzione dell’importanza dei problemi e dei rischi individuati, la sospensione dei pagamenti o l’applicazione di correttivi finanziari. Ne abbiamo discusso seriamente per oltre due ore, e il risultato è stata una fortissima affermazione della determinazione del Collegio di intraprendere i passi necessari.

Oggi vorrei porre in rilievo le varie decisioni concrete adottate. Primo, in ordine al sistema integrato di gestione e di controllo (SIGC) in Grecia e per le sovvenzioni agricole, è stato concordato con la Grecia un piano d’azione molto chiaro per garantire l’adeguata attuazione del sistema SIGC in tale paese. Il piano d’azione stabilisce precise scadenze per le misure da adottare. Come affermato chiaramente dalla signora Commissario Fischer Boel durante l’audizione sul discarico in seno alla commissione per il controllo dei bilanci nel novembre scorso, la Commissione sospenderà i pagamenti alla Grecia per l’aiuto diretto se il piano d’azione concordato e le scadenze non saranno rispettate dalle autorità greche. La prima relazione importante da parte delle autorità greche deve essere presentata il 15 maggio.

Ricordo inoltre che la Commissione regolarmente reclama fondi agricoli UE indebitamente spesi dagli Stati membri, restituendoli al bilancio comunitario nella procedura di “chiusura dei conti”.

Ai sensi dell’ultima decisione adottata la settimana scorsa, sono in fase di recupero 285,3 milioni di euro da 14 Stati membri per motivi relativi in particolare alle insufficienze nei controlli, nonché al mancato rispetto delle scadenze di pagamento da parte degli Stati membri.

Secondo, nell’ambito dell’azione strutturale, il 4 aprile 2007, la Commissione ha sospeso i pagamenti per i programmi a titolo del FESR in cinque delle nove regioni dell’Inghilterra, più un programma in una sesta. Nel caso in cui non siano adottati provvedimenti o questi siano insufficienti, la Commissione deciderà di applicare un correttivo forfetario compreso tra il 5 e il 10 o il 25 per cento degli importi corrisposti e specifici per ogni programma, a fronte della violazione delle norme e della portata e delle implicazioni finanziarie delle lacune in essere.

Spesso le sospensioni e le riserve portano ai miglioramenti necessari. Ad esempio, nel 2005, la DG REGIO ha formulato riserve sull’adeguatezza dei sistemi di controllo in Spagna. Nel 2006 la DG ha svolto un ulteriore audit e ha riscontrato che i progressi rendevano superfluo presentare nuovamente una riserva.

Parimenti, per il Fondo sociale europeo, all’inizio del 2006 la Commissione aveva segnalato le proprie riserve sui sistemi in vigore nel Regno Unito. In seguito ai miglioramenti realizzati è stato possibile scioglierle.

Questi esempi dimostrano che la Commissione può sospendere i pagamenti e, di fatto, li sospende. La base per simili decisioni deve essere pienamente giustificata e spiegata in modo dettagliato. Pertanto abbiamo compiuto enormi sforzi anche quest’anno per migliorare la qualità delle relazioni di attività annuali delle Direzioni generali della Commissione.

La Corte si è espressa in termini critici in merito ai controlli operati dalla Commissione nell’ambito della ricerca. Si tratta di una gestione diretta da parte della Commissione e abbiamo conferito alla questione la massima priorità. E’ in atto una strategia di audit ex-post per la famiglia di ricerca delle DG per gli audit del sesto programma quadro. Si tratta di una strategia robusta, accompagnata da un significativo aumento nella percentuale del bilancio per la ricerca oggetto di audit ex-post. Nel 2007 saranno realizzati 300 audit sul sesto programma quadro, contro i 45 del 2006.

Conformemente alla priorità attribuita a tale punto, la Commissione sta riassegnando un numero significativo di funzionari a mansioni di audit e sta intraprendendo le necessarie assunzioni aggiuntive.

Inoltre, si sta dedicando seria considerazione all’introduzione graduale di somme forfetarie in talune aree specifiche del programma quadro.

Vorrei spendere qualche parola sulle agenzie. La Commissione ha preso atto della crescente preoccupazione che il Parlamento nutre per le agenzie di regolamentazione. Forniamo già enorme sostegno alle agenzie e penso che le aspettative e le responsabilità debbano essere chiarite, in particolare prima che ne siano create di nuove.

Pertanto spingeremo per ottenere progressi immediati in ordine all’accordo interistituzionale proposto. Il Consiglio ha indicato la disponibilità a continuare a discuterne. La sua adozione sarebbe un concreto aiuto per far fronte alle raccomandazioni del Parlamento su questioni quali la valutazione sistemica e regolare e gli studi costi-benefici delle agenzie e l’armonizzazione delle relazioni annuali.

La Commissione continua a rispondere all’autorità di bilancio per l’esecuzione del medesimo e assolve a questo compito con un’informazione aperta e onesta sui propri punti di forza e di debolezza. Siamo grati perché avete riconosciuto equamente entrambi.

 
  
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  Ralf Walter (PSE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero esprimere un sentito ringraziamento per la cooperazione tra la commissione per lo sviluppo e la Commissione europea, la Corte dei conti e i due relatori, onorevoli Camre e Garriga Polledo. E’ un piacere constatare che il Parlamento tiene pienamente conto delle nostre osservazioni nel suo processo decisionale.

La commissione per lo sviluppo ha il compito di verificare che i fondi spesi per sostenere i più deboli nel mondo e per aiutarli a diventare autosufficienti siano amministrati in modo adeguato e corretto. L’accettazione da parte del pubblico dipende ampiamente dal fatto che non si diffonda l’impressione che qualche potentato si arricchisca, ma che invece il denaro arrivi davvero alle persone che ne hanno realmente bisogno. Pertanto abbiamo esaminato questo aspetto molto approfonditamente.

La Corte dei conti, come in molti altri ambiti, ha constatato errori gravi nella spesa. Li abbiamo analizzati tutti singolarmente, e naturalmente abbiamo constatato che nella procedura di spesa sono stati compiuti errori. Tali errori, tuttavia, non sono del genere da comportare svantaggi per l’Unione europea, ma si tratta davvero di errori di procedura che devono essere migliorati affinché sia possibile indicare al di là di ogni equivoco che le risorse sono state utilizzate in modo corretto.

Tuttavia va ricordato che la procedura di discarico ha anche una valenza politica, in quanto andiamo a verificare se la Commissione ha effettivamente realizzato le intenzioni dichiarate nel momento in cui è stato redatto il bilancio. Pertanto abbiamo controllato se la legislazione ambientale è realmente diventata prioritaria, se è stata rafforzata la prevenzione delle crisi e se – su questo punto vi è stato un forte disaccordo – nei paesi in via di sviluppo il 20 per cento dei fondi è stato realmente destinato all’istruzione di base e all’assistenza sanitaria di base. Le cifre sono in aumento, è vero, ma sono ancora lontane dal 20 per cento che avevamo concordato insieme. Sostenere che ciò sia dovuto alla difficoltà di coordinare tanti donatori e Istituzioni è rassicurante solo in parte.

Mi sento in dovere di affermare chiaramente quanto segue: l’Unione europea, unitamente agli Stati membri, è in assoluto il maggiore donatore a livello mondiale, possiamo affermarlo con certezza. Al contempo, tuttavia, è inammissibile presentarsi al Parlamento e sostenere di essersi concentrati su altre tematiche, sperando che le priorità stabilite da Parlamento e Consiglio nel quadro delle loro risoluzioni alla fine siano realizzate.

Con i funzionari della Commissione la cooperazione è stata eccellente. E’ stato assunto l’impegno di presentare entro il corso dell’anno le informazioni e gli indicatori richiesti e di dimostrare progressi tangibili. Essendomi sempre impegnato attivamente nella procedura di bilancio, voglio puntualizzare che nella definizione del prossimo bilancio vigilerò con altrettanta attenzione che si seguano accuratamente i miglioramenti annunciati in materia di esecuzione del bilancio – non solo in merito all’utilizzo mirato dei fondi, ma anche alla realizzazione degli obiettivi politici – e che il Parlamento, in sede di procedura di bilancio, subordini il proprio comportamento al rispetto degli impegni assunti dalla Commissione.

 
  
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  Jutta Haug (PSE), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la quota di bilancio disponibile per le politiche per le quali è competente in particolare la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare non è particolarmente ingente. Nel 2005 – l’esercizio per il quale dobbiamo confermare che il denaro del contribuente europeo è stato amministrato in modo corretto – tale quota era inferiore a un mezzo punto percentuale del bilancio totale di 116 miliardi di euro.

Anticipo subito che nulla impediva ai direttori delle quattro agenzie (EMEA, EEA, EFSA ed ECDC) di concedere il discarico per l’esecuzione del rispettivo bilancio.

I primi mesi di attività del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie nel 2005 sono stati coronati da successo. Per l’esecuzione del bilancio era responsabile la DG SANCO.

Nel 2005, il suo terzo anno di attività, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare era nel pieno del trasferimento a Parma, con le difficoltà del caso per l’assunzione del personale scientifico altamente qualificato necessario e con l’inevitabile conseguenza che non è stato possibile spendere tutti i fondi disponibili. Oltre 4 milioni di euro sono stati restituiti al bilancio comunitario. Come questi fondi dell’EFSA saranno o dovranno nuovamente essere resi disponibili quest’anno ovviamente non è oggetto della procedura di discarico. Tuttavia bisognerà discuterne con la Commissione.

L’Agenzia europea per i medicinali ha operato con la massima soddisfazione di noi tutti. Non ha speso la totalità dei fondi, evidentemente a causa, in parte, di difficoltà tecniche nella conversione del suo sistema informatico.

L’Agenzia europea per l’ambiente, come al solito, ha svolto un lavoro eccellente. Ha utilizzato tutti i fondi in modo corretto e sicuramente avrebbe potuto anche utilizzarne di più.

La commissione per l’ambiente non ha critiche di merito sulla gestione dei bilanci delle quattro agenzie di sua competenza. Tuttavia abbiamo colto l’occasione della procedura di discarico per chiedere alle due “vecchie” agenzie – l’EMEA e l’EEA – quanto è già prescritto nel regolamento di base che istituisce le “nuove”, ovvero la verifica e la valutazione regolare del loro lavoro tramite esperti indipendenti. Vorremmo che in tutte le forme di amministrazione europea – nella quale rientrano le agenzie – sia garantito il valore aggiunto europeo.

Quanto all’operato della Commissione negli ambiti di competenza dell’ambiente, della sanità pubblica e della sicurezza alimentare, il tasso di esecuzione per gli stanziamenti d’impegno è stato largamente soddisfacente in tutti i settori, ma il tasso dei pagamenti lascia ancora molto a desiderare. Nel settore della sanità e della sicurezza alimentare nonché dell’ambiente è rimasto al di sotto dell’80 per cento. Certamente vi sono giustificazioni: da un lato non era ancora concluso il processo di creazione dell’agenzia esecutiva per la sanità pubblica e allo stesso tempo il personale era impegnato nella preparazione del nuovo programma per la salute e la protezione dei consumatori, dall’altro i problemi registrati nel 2004 riguardo agli impegni di bilancio hanno comportato difficoltà sul versante dei pagamenti nell’ambito dell’ambiente nel 2005.

Per quanto le spiegazioni addotte dai servizi della Commissione siano comprensibili, la Commissione deve imparare ad anticipare le difficoltà per poter immediatamente adottare contromisure. Dopotutto, la Commissione non è certo sprovveduta in materia di gestione dei problemi amministrativi.

 
  
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  Michael Cramer (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per i trasporti e il turismo. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la commissione per i trasporti e il turismo constata che il bilancio 2005 destinava alla politica dei trasporti non più di 1 miliardo di euro in stanziamenti di impegno e una cifra di poco superiore in stanziamenti di pagamento. La parte maggiore riguarda le reti transeuropee, ovvero 670 milioni di euro in stanziamenti d’impegno e 750 milioni di euro in stanziamenti di pagamento, nei quali rientrano anche – e la commissione se ne compiace espressamente – i pagamenti per la sicurezza dei trasporti e gli impegni per il programma Marco Polo e inoltre alle agenzie nel settore dei trasporti sono destinati stanziamenti di pagamento pari a 70 milioni di euro e stanziamenti di pagamento pari a 60 milioni di euro.

La commissione tuttavia è preoccupata per il tasso di errore superiore alla media, nei contratti di ricerca nel settore dei trasporti e anche perché la sicurezza stradale – un programma importante, poiché vogliamo dimezzare il numero degli incidenti – rappresenta soltanto il 51 per cento delle risorse disponibili.

In ordine alle reti transeuropee è importante concentrarsi sugli elementi atti a promuovere l’efficienza dei trasporti e non cominciare subito con i grandi progetti per poi constatare che manca la metà dei fondi necessari. Sono molti gli Stati membri in cui sono stati interrotti progetti per mancanza di finanziamenti. Dobbiamo attribuire la massima priorità alla modernizzazione delle infrastrutture esistenti e solo dopo pensare a nuovi progetti: ciò implica la necessità di utilizzare gli scarsi mezzi a disposizione nel modo più efficiente possibile.

Non dobbiamo pensare soltanto ai progetti nord-sud; l’Europa, infatti, deve crescere insieme, e pertanto dobbiamo anche modernizzare i progetti ferroviari sull’asse est-ovest, perché molte di quelle linee si trovano ancora nello stato in cui erano nel secolo scorso, quello della locomotiva a vapore.

Altrettanto è importante il cambiamento climatico. Il settore dei trasporti, con il suo 30 per cento, è una delle principali fonti delle emissioni di CO2. Pertanto anche i progetti di ricerca devono puntare alla politica orientata al clima e alla sostenibilità. Fino ad oggi il nostro approccio è stato assolutamente lacunoso in materia e deve essere modificato.

Abbiamo concesso il discarico alle agenzie, ma per svolgere i compiti necessari che sono loro affidati hanno anche bisogno di risorse.

 
  
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  Helga Trüpel (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di relatrice per parere della commissione per la cultura e l’istruzione vorrei innanzi tutto affermare che non siamo convinti che la spesa a favore della cultura e dell’istruzione sia sufficiente. La commissione per la cultura e l’istruzione era molto più ambiziosa e si rammarica che il Parlamento, la Commissione e il Consiglio nella loro totalità non abbiano destinato fondi maggiori alla realizzazione del nostro obiettivo, ovvero conferire un’anima all’Europa. Vogliamo offrire a tutti gli studenti la possibilità di studiare in Europa e, tenuto presente ciò, nei prossimi anni sarà necessario apportare adeguati cambiamenti alla strategia di Lisbona in tali ambiti.

In termini generali vorrei affermare che, soprattutto per i grandi programmi per la cultura e la gioventù, è determinante, da un lato, attuare una politica di spesa molto accorta – dunque responsabile e trasparente – e dall’altro non cadere in un eccesso di regolamentazione e di burocrazia. Sono consapevole che, dopo i casi di corruzione e gli scandali verificatisi, dobbiamo essere molto accorti. Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista il nostro obiettivo. Proprio per i piccoli progetti, quelli che hanno un valore di 20 000 euro, i proponenti non dovrebbero presentare decine e decine di pagine per vedere accolta la propria richiesta.

Seconda osservazione: se esistono 99 agenzie nazionali per la cultura, è facile che si crei una situazione caotica. In questo senso bisognerebbe promuovere una gestione migliore.

Terzo commento: sono dell’opinione che sia sbagliato continuare a finanziare questo secondo Parlamento a Strasburgo con il nostro bilancio. Se i francesi non sono disposti a rinunciare a questa seconda sede e a risparmiare denaro, allora in futuro la responsabilità di questa spesa dovrebbe gravare sul Consiglio.

 
  
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  Bárbara Dührkop Dührkop (PSE), relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni – (ES) Intervengo in qualità di relatrice della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sul bilancio 2005.

Sono interessate diverse agenzie, alcune delle quali sono state già menzionate dalla collega Haug, e in generale le nostre osservazioni coincidono.

Vorrei innanzi tutto soffermarmi sull’esecuzione del bilancio generale della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, e posso farlo abbastanza rapidamente.

Constatiamo che sono stati realizzati alcuni progressi a livello di esecuzione degli impegni, ma occorre incentivare l’esecuzione dei pagamenti. Siamo al 79,8 per cento per il 2005 rispetto all’80,3 per cento per il 2004, uno dei livelli più bassi della commissione.

La collega Haug ha già citato altri organi che apparentemente si trovano nella medesima situazione. E’ addirittura superfluo ribadire che è necessario migliorare questo stato di cose. Inoltre sappiamo che i fondi che non utilizziamo sono a rischio per l’esercizio successivo.

Quanto all’esecuzione del bilancio per Eurojust (l’Organismo europeo per il consolidamento della cooperazione giudiziaria), constatiamo che la Corte dei conti ha garanzie ragionevoli che i conti annuali dell’esercizio in esame siano affidabili e, in quanto alle operazioni sottostanti, che queste sono tutte legali – non poteva essere diversamente – e regolari.

Nonostante ciò, non esiste nulla che non possa essere migliorato. Anche in questo caso occorre chiedere a Eurojust di continuare su questa strada, migliorando la sua gestione finanziaria.

In ordine all’esecuzione del bilancio dell’Osservatorio europeo del razzismo e della xenofobia, la commissione è altrettanto soddisfatta in merito alla legalità delle operazioni sottostanti. Tuttavia notiamo che occorre invitare l’Osservatorio a migliorare la chiarezza e soprattutto la trasparenza nelle procedure di appalto.

Da ultimo parlerò dell’esecuzione del bilancio dell’Osservatorio delle droghe e delle tossicodipendenze. In tal caso la commissione per le libertà civili, al pari della Corte dei conti, desidera stigmatizzare due gravi questioni.

Sono state riscontrate diverse anomalie inaccettabili nei procedimenti di contrattazione e di appalto e occorre esigere un miglioramento sostanziale di tali procedure. Tuttavia occorre riconoscere che alcune misure stanno gia sortendo effetto, però rimane ancora molta strada da percorrere prima che tutto sia accettabile e corretto.

Forse l’aspetto più spinoso – al riguardo abbiamo già interpellato la Commissione – è che, al pari della Corte dei conti, constatiamo e deploriamo la cattiva amministrazione nel caso di un agente inviato a Bruxelles in missione per un lungo periodo senza una chiara definizione degli obiettivi, soprattutto è molto oscura la sua ulteriore assegnazione alla Commissione. In questo caso si tratta di giustificare non pochi soldi del contribuente europeo.

La commissione per le libertà civili pertanto chiede di svolgere un’indagine approfondita di questo caso e di adottare le misure necessarie per evitare che simili fatti si ripetano in futuro.

Pertanto la commissione per le libertà civili, analogamente alla commissione per il controllo dei bilanci, raccomanda di concedere il discarico.

 
  
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  Lissy Gröner (PSE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere la valutazione non è molto semplice. Infatti abbiamo già fatto presente più volte che sono necessari dati specifici rispetto al genere per valutare la spesa. Purtroppo queste informazioni continuano a non essere disponibili, dunque anche il gender budgeting e il gender mainstreaming possono ancora essere valutati soltanto limitatamente. Chiediamo che tali elementi siano presentati per le prossime relazioni sul discarico del bilancio.

Dobbiamo disporre di dati precisi in particolare in relazione ai programmi per i Fondi strutturali per vedere quanto, in fin dei conti, è attribuito alla promozione delle pari opportunità per le donne. E’ risultato che nel programma DAPHNE il flusso di finanziamenti è stato bloccato. Si tratta di un problema grave, poiché sappiamo che la violenza contro le donne, i bambini e i giovani è un fenomeno di enorme portata. Sappiamo che i progetti proposti erano ottimi, eppure i finanziamenti non sono arrivati. Questo significa che è necessario provvedere.

Nel caso concreto cui mi riferisco sono stati rifiutati diversi progetti transeuropei. Stiamo preparando l’Anno europeo contro la violenza. Il Consiglio d’Europa ha lanciato una campagna. Esiste un enorme bisogno in questo ambito e la Commissione deve attivarsi.

 
  
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  Véronique Mathieu, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto riguarda il discarico delle agenzie, desidero iniziare formulando alcune osservazioni. La prima: il numero delle agenzie continua ad aumentare costantemente e questa progressione è inquietante, perché sembra realizzarsi al di fuori di un quadro politico globale. Tale situazione pone diversi problemi: quello del controllo finanziario di tali agenzie e quello delle debolezze constatate nella loro organizzazione, che non sempre sono risolte.

In merito al primo aspetto, mi sembra fondamentale stabilire regole chiare sulla procedura di discarico. In effetti, su 35 agenzie, 16 sono oggetto di un discarico individuale da parte del Parlamento. Per evitare le attuali incoerenze nell’applicazione dell’articolo 185 del regolamento finanziario, in quanto numerose agenzie oggi sono oggetto di un discarico globale a titolo del bilancio generale della Commissione europea, sarebbe opportuno che, in futuro, tutte le agenzie, a prescindere dal loro statuto, fossero oggetto di un discarico individuale da parte del Parlamento europeo.

Il secondo aspetto su cui mi vorrei soffermare riguarda l’amministrazione efficace delle agenzie. Nonostante i progressi constatati in questo ambito, essa rimane insufficiente. La priorità è rafforzare i sistemi contabili, garantire la buona applicazione delle procedure d’appalto e le regole per il controllo interno e infine rendere più trasparenti le procedure di assunzione. In parallelo la Commissione deve perseguire gli sforzi volti a rafforzare la visibilità delle agenzie, elaborando una strategia di comunicazione efficace, per sviluppare le sinergie e infine per mettere a loro disposizione un maggior numero di servizi tecnici e amministrativi adatti alle loro esigenze.

Inoltre, sostengo le due proposte che mirano a rendere obbligatoria la pubblicazione di uno studio costi-benefici prima della creazione di qualunque agenzia, chiedendo la preparazione, a cadenza quinquennale, di una relazione di valutazione sul valore aggiunto generato per ogni agenzia nel suo ambito di attività. Queste due proposte sono essenziali per assicurare che le attività sviluppate dalle agenzie rispondano ai bisogni specifici dei diversi settori.

In conclusione vorrei sottolineare che, nonostante le riserve della Corte dei conti su tre di esse, mi rallegro che le agenzie abbiano registrato nel loro insieme dei progressi in relazione all’esercizio 2004 e le invito a perseguire i loro sforzi su questa strada.

 
  
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  Dan Jørgensen, a nome del gruppo PSE. – (DA) Signor Presidente, il gruppo socialista al Parlamento europeo raccomanda di concedere il discarico. Raccomandiamo di approvare i conti finanziari per il 2005 ma non senza formulare osservazioni e richieste. Abbiamo due istanze fondamentali. Riteniamo implicito, in primo luogo, che i controlli debbano essere resi più severi. A nostro parere, i controlli sul denaro del contribuente non sono ancora sufficienti. In secondo luogo consideriamo che occorrano maggiore apertura e maggiore trasparenza.

In relazione al primo punto va detto che si sono registrati alcuni progressi in quest’area. Lo riconosciamo ed esprimiamo anche un elogio perché all’interno della Commissione è stato attuato un nuovo sistema contabile. Non si è trattato di un processo semplice, ma ha superato tutte le aspettative. Riconosco altresì che il sistema di controllo finanziario integrato, soprattutto in materia di fondi agricoli, è stato attuato per una grande parte del bilancio e ovviamente questo è un fatto molto positivo. Tuttavia abbiamo una posizione critica in merito agli ambiti nei quali, purtroppo, anche la Corte dei conti ha formulato critiche particolarmente marcate. Si tratta nello specifico delle politiche interne e purtroppo anche di una parte della spesa agricola. E’ assolutamente necessario dare una stretta in questi settori. La Commissione deve essere più rigorosa, ma in particolare devono esserlo anche gli Stati membri. Infatti, circa l’80 per cento dei fondi UE, come i colleghi deputati sanno, è oggetto di una gestione concorrente; questo significa che, nella pratica, i soldi sono utilizzati negli Stati membri. E’ chiaro, in tali circostanze, che tanto la Commissione, quanto il Parlamento dipendono interamente dal fatto che gli Stati membri assumano seriamente la propria responsabilità, anche se purtroppo non riteniamo che sia così. E’ assolutamente necessario fissare una chiara responsabilità politica e su questo punto dovrà essere garantito un seguito in relazione all’anno prossimo.

Inoltre è ovvio che l’intera discussione sulla trasparenza procede ormai da qualche anno e ne siamo lieti. Ci rallegriamo altresì per le ottime iniziative della Commissione. Riteniamo che dovrebbe essere possibile per il singolo cittadino europeo andare su Internet e verificare come sono stati spesi i fondi UE per l’agricoltura, i Fondi strutturali e così via. Questo processo è in corso, ma ovviamente dovrà essere seguito fino al suo completamento. Inoltre è necessaria una maggiore trasparenza sugli svariati gruppi di lavoro esistenti e ci devono essere comunicati i nominativi dei partecipanti.

 
  
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  Jan Mulder, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, innanzi tutto desidero congratularmi con i relatori e posso assicurare loro che il Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa condivide la loro visione. Anche noi siamo favorevoli a raccomandare la concessione del discarico.

L’anno in esame – il 2006 – è il primo esercizio finanziario completo per il quale la Commissione in carica ha assunto piena responsabilità. Ancora una volta abbiamo ottenuto un verdetto negativo dalla Corte dei conti, per la dodicesima volta consecutiva, e tutti sappiamo, ovviamente che non si può continuare in questo modo. Sono lieto che la Corte dei conti abbia annunciato che sarà organizzata una revisione tra pari, ovvero che lascerà che altri esaminino da vicino il suo operato e il suo metodo. Perfetto, ma da qualunque lato si voglia guardare alla cosa, la responsabilità fa sempre capo alla Commissione, che non può scaricarla sugli Stati membri.

L’anno scorso abbiamo concluso un accordo sulle prospettive finanziarie, e per la prima volta è stata inclusa una disposizione in merito all’obbligo per gli Stati membri di presentare una dichiarazione nazionale al livello politico adeguato per certificare la corretta esecuzione del bilancio. La mia domanda è: cosa ha fatto di preciso la Commissione in merito a questo articolo delle prospettive finanziarie? Ha inviato una lettera agli Stati membri per informarli? Qual è la strategia della Commissione al riguardo?

Desidero altresì attirare l’attenzione della Commissione sul fatto che l’anno prossimo sarà un anno cruciale per la Commissione. Nel 2008 saranno trascorsi dieci anni da quando, nel 1998, il Parlamento ha rifiutato di concedere il discarico. Non mi spingo sicuramente a dire che questo si ripeterà: dipenderà dalla piega che prenderanno le cose, ma il progresso dovrà essere tangibile. Tra un anno, alla vigilia delle prossime elezioni europee, per il Parlamento sarà inaccettabile concedere nuovamente il discarico alla Commissione senza la minima esitazione, quando è ovvio che la Commissione non ha fatto tutto il possibile per migliorare la situazione. Una delle chiavi in tal senso è rispettare il dettato delle prospettive finanziarie.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, oggi il Parlamento deciderà se concedere il discarico di bilancio alle Istituzioni dell’Unione europea per il 2005.

Poiché la relazione della Corte dei conti non ha espresso grandi riserve in merito ad alcuna di tali Istituzioni, sostengo la posizione a favore della concessione generalizzata del discarico. Ciò, tuttavia, non significa che i conti annuali presentati al Parlamento siano impeccabili.

Primo, pur avendo riconosciuto che, nell’insieme, la relazione finanziaria delle Comunità europee riflette accuratamente la situazione finanziaria della Comunità alla fine del dicembre 2005, e che non contiene errori significativi, la Corte dei conti ha individuato numerosi errori sia negli importi registrati nei sistemi contabili centrali sia nelle relazioni presentate dai singoli Stati membri. E’ particolarmente preoccupante che, nonostante i rilievi critici formulati tanto dalla Corte dei conti quanto dal Parlamento europeo, alcune di tali imprecisioni si ripetano anno dopo anno.

Secondo, desidero unirmi alle voci che si levano sia nella Corte dei conti che in questo Parlamento per chiedere maggiore trasparenza nell’utilizzo e nella gestione dei fondi UE. In particolare desidero appoggiare l’intenzione della Commissione di pubblicare gli aiuti diretti ricevuti dai maggiori produttori agricoli in taluni Stati membri e sono anche ansioso di assistere a una semplificazione delle procedure in materia di appalti e sovvenzioni non rimborsabili, il che aumenterà la trasparenza delle attività della Commissione e ridurrà il rischio di corruzione.

 
  
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  Bart Staes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, anche il nostro gruppo è pronto a concedere il discarico alla Commissione, effettivamente alle stesse condizioni illustrate poc’anzi dall’onorevole Jørgensen. L’onorevole Mulder ha appena affermato che per la dodicesima volta consecutiva la Corte dei conti ha rifiutato di concedere una dichiarazione di affidabilità positiva, una circostanza cui dobbiamo porre fine. Durante l’audizione presso la nostra commissione parlamentare, il Commissario Kallas, dopo essere stato nominato, aveva dichiarato che durante il suo mandato si sarebbe dovuta ottenere una dichiarazione di affidabilità positiva: per lo meno questo era il suo obiettivo. So che il Commissario attualmente è quasi ai ferri corti con la Corte dei conti: si procederà a una revisione tra pari dei metodi in uso presso la Corte e nutro ancora la speranza che a un certo punto, nel corso di questo mandato, sarà rilasciata una dichiarazione di affidabilità positiva. Vero è che alcuni problemi sembrano destinati a permanere, non da ultimo nel settore dell’agricoltura. In tal senso, sono soddisfatto della dichiarazione del Commissario in merito al sistema integrato di gestione e di controllo. Sappiamo tutti che la Grecia, per quanto di poco, non raggiunge il livello richiesto, un elemento che in due occasioni la Corte dei conti ha citato nella relazione annuale. Adesso esiste un piano d’azione concreto: il Commissario ha messo bene in chiaro di essere pronto a sospendere i pagamenti, se la Grecia non si uniformerà alle condizioni e se non attuerà il piano d’azione correttamente. Sono stati presentati due emendamenti a tale riguardo, uno dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei e uno dal nostro gruppo. Spero pertanto che almeno uno di questi emendamenti giungerà in dirittura d’arrivo, e questo costituirà un aiuto notevole per il Commissario nel momento in cui dovrà decidere se sospendere i pagamenti.

Ho notato la latitanza del Consiglio in merito alle dichiarazioni di gestione a livello nazionale. E’ scandaloso che il Consiglio sia assente dalla discussione sul discarico, che dobbiamo concedere anche al Consiglio, dal momento che sappiamo che l’80 per cento di tutte le risorse finanziarie è amministrato direttamente dagli Stati membri, e di questo mi rammarico profondamente.

Sostengo anche la richiesta formulata dall’onorevole Mulder alla Commissione in merito a quali misure siano state adottate per garantire che gli Stati membri presentino le dichiarazioni di gestione a livello nazionale. Nella nostra discussione con il Segretario di Stato tedesco si è giunti alla conclusione che le lacune sono imputabili alla nostra struttura federale. Non riesco a credere che sia questo il caso. Invece immagino che uno Stato federale come il Belgio possa affermare che tre regioni hanno le dichiarazioni, due delle quali non sono conformi e una invece sì. Perché non dovrebbe essere possibile? Alla luce di ciò insisto pressantemente perché anche le dichiarazioni di gestione degli Stati membri siano positive.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signora Presidente, signor Commissario, la Corte dei conti da dieci anni non concede una dichiarazione di affidabilità positiva sui conti dell’Unione. Uno dei motivi principali è probabilmente che il denaro è assegnato dalla Commissione, ma sono gli Stati membri ad avere la responsabilità di vigilare sulla spesa. L’organo responsabile per l’allocazione dei fondi non supervisiona il loro utilizzo. Alcuni Stati membri sono più negligenti di altri nel sorvegliare i fondi che ricevono dall’Unione. Il nostro gruppo simpatizza con l’opinione espressa nella relazione che in futuro la Corte dei conti dovrebbe indicare più spesso quali sono i paesi colpevoli di una supervisione inadeguata. Non vi sono validi motivi per non puntare il dito contro la Grecia o altri paesi che peccano di lassismo in questo ambito.

Il parere del Parlamento è sempre stato che gli Stati membri debbano presentare una dichiarazione sulla gestione a livello nazionale dei fondi ricevuti dall’Unione. Alcuni Stati membri, ad esempio i Paesi Bassi, hanno fatto proprio questo principio, presentando tale dichiarazione opportunamente firmata da un ministro. La maggioranza degli Stati membri è contraria a presentare una dichiarazione. D’altro canto, occorre dire che il caso di Martha Andreasen non si è tradotto in una situazione in cui il capo contabile della Commissione approva l’autenticità dei conti con la propria firma. Il Parlamento chiede a ragione che gliene siano attribuiti i poteri.

Il nostro gruppo quest’anno è favorevole alla concessione del discarico.

 
  
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  Nils Lundgren, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signora Presidente, la richiesta di assunzione di responsabilità è cruciale nel processo democratico. Gli sforzi del Parlamento in questo ambito in passato sono stati pessimi. Nonostante una relazione dietro l’altra esponga frodi, irregolarità, incompetenza, sprechi, questo Parlamento concede anno dopo anno il discarico con maggioranze quasi da Corea del Nord.

L’anno scorso ha costituito un’eccezione. Il Parlamento ha pagato troppo caro l’affitto per l’edificio in cui siamo riuniti. Era impossibile nascondere il problema sotto il tappeto. Invece si è creata una situazione patetica nella quale i principali esponenti dei grandi gruppi politici hanno fatto la figura di “penitenti di professione”, mentre assicuravano che il loro rifiuto a concedere il discarico in verità era solo una finta. Così la maggioranza di questo Parlamento svolge il suo dovere democratico.

L’anno scorso ero relatore e ho ritenuto impossibile proporre di concedere il discarico al Comitato delle regioni, il cui segretariato sembrava permeato da una cultura di corruzione. Nonostante le tre diverse indagini del Comitato delle regioni fossero ancora in corso, il Parlamento ha concesso comunque il discarico. Ora l’OLAF ha presentato la sua relazione e le autorità nazionali hanno adito la magistratura. Pertanto vi sono motivi ancora più seri per non concedere il discarico al Comitato delle regioni quest’anno. Inoltre, la relatrice, onorevole Herczog, ha dimostrato che né l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, né l’Autorità europea per la sicurezza alimentare dovrebbero ottenere il discarico. Allora rifiutiamo di concederlo.

 
  
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  Ashley Mote, a nome del gruppo ITS. – (EN) Signora Presidente, ritengo che il Consiglio dei Ministri dovrebbe considerare con urgenza la nomina di un gruppo di contabili davvero indipendenti e di reputazione internazionale, perché svolgano un’indagine su larga scala e un’analisi dell’audit di questa Istituzione, della sua tesoreria, dei suoi sistemi e controlli di contabilità e anche di tutti i suoi organismi operativi, molti dei quali operano a livello commerciale e tuttavia eludono regolarmente la piena applicazione della normativa nella loro gestione finanziaria e aziendale.

Prendiamo l’esempio dei conti per il 2005: un gruppo di contabili forensi indipendenti ha concluso che nella contabilità non sono stati registrati correttamente pagamenti a concorrenza di 27 miliardi di euro e questa incredibile omissione contabile ha prodotto effetti altrettanto incredibili e inaccettabili. Sappiamo oramai, ad esempio, che negli anni l’UE ha perso qualcosa come 600 miliardi di euro, cifra di gran lunga superiore al contributo netto del Regno Unito a partire dalla sua adesione, che è pari a 75 miliardi di sterline.

Il Presidente della Corte dei conti ha ammesso che sussistono problemi seri: ogni relazione annuale li descrive, pagina dopo pagina, ma praticamente senza alcuna conseguenza. La dichiarazione di affidabilità in teoria dovrebbe coprire tutto “fino al livello dei contribuenti”. Tuttavia i loro interessi sono ignorati anno dopo anno. Le discrepanze tra il saldo di un esercizio e quello seguente sono regolari, costanti e inaccettabili. Nel 2002, ad esempio, la differenza era di 200 milioni di euro. L’anno scorso era di 179 milioni, un miglioramento alquanto scarso in quattro anni. Non si tratta soltanto di errori: i contabili li definiscono una pratica finanziaria molto scorretta.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, in una procedura di discarico di questo tipo non bisogna soltanto rivolgere lo sguardo al passato ma anche considerare le conclusioni che devono essere tratte. Sono certo che il Commissario ascolti con molta attenzione le osservazioni sulle agenzie e sappia anche quanto stia aumentando l’insoddisfazione di coloro che vogliono esercitare un certo grado di controllo per la situazione venutasi a creare in certi ambiti nei quali regna una notevole confusione e dove le cose cominciano a sfuggire di mano. Sono sicuro, Commissario Kallas, che anche lei sia al corrente della direzione in cui stanno muovendo i negoziati in sede di trilogo. E’ alquanto spiacevole constatare come addirittura i membri della commissione per i bilanci, che da anni seguono la questione, continuino a ribadire che loro stessi non riescono a venire a capo della situazione e che non esiste una netta demarcazione tra bilancio operativo e amministrativo, e che quindi ovviamente a questo livello sussistono massicce irregolarità, soprattutto per quanto riguarda l’occultamento delle spese amministrative nei programmi.

Ciò è diametralmente opposto ai suoi progetti in materia di trasparenza, signor Commissario, e vorrei incoraggiarla a provare ad attuare nell’ambito di sua competenza quello che è stato già abbozzato nel settore agricolo, rendendo pubblico l’utilizzo dei fondi fino all’ultimo euro. Ogni azienda moderna è in grado di farlo. Le aziende hanno sempre centri di costo e classificazioni precise, addirittura sanno esattamente che cosa accade durante le missioni di servizio. Nel nostro caso non accade, il che mi pare assolutamente deplorevole e dannoso. Sono sicuro, signor Commissario che lei concorda sulla necessità di una razionalizzazione generalizzata, perché è fuor di dubbio che i guadagni in termini di efficienza si ottengono riducendo il numero dei collaboratori e non il contrario, come succede attualmente.

 
  
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  Esther de Lange (PPE-DE).(NL) Signora Presidente, mi limiterò a formulare osservazioni relative al Parlamento europeo. Vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, onorevole Staes, per l’ottima relazione. Sosteniamo la sua proposta di concedere il discarico e anche la gran parte dei suoi rilievi e commenti al riguardo. E’ superfluo dire che il nostro gruppo tiene a porre in evidenza alcuni aspetti, incluso il nostro emendamento n. 3, sul quale in particolare vorrei attirare la vostra attenzione perché, più della redazione attuale, sollecita un lavoro di squadra costruttivo e un dialogo politico con il Presidente del Parlamento, al quale il discarico deve essere concesso, ma che, all’epoca del bilancio in esame, non era ancora stato nominato.

Desidero richiamare la vostra attenzione anche sugli emendamenti presentati dall’onorevole Fjellner e cofirmati dalla sottoscritta, sugli attuali costi di mantenimento di tre luoghi di lavoro, in un momento in cui abbiamo 27 Stati membri. Le cifre disponibili risalgono al periodo in cui erano soltanto 15.

A livello più personale, vorrei aggiungere che ovviamente, in qualità di ex assistente, ho esaminato le osservazioni sui compensi di segreteria e la situazione del personale parlamentare con un occhio critico, in quanto alcuni casi lasciano ancora molto a desiderare.

Concludo con la storia infinita del Fondo pensionistico volontario. Dal mio punto di vista, che la mia delegazione condivide, è fondamentale evitare l’impressione che le risorse pubbliche – la copertura generale delle spese – siano utilizzate per un reddito privato, ovvero per alimentare il Fondo pensionistico volontario.

Infine, vorrei lasciare i 20 secondi che mi rimangono al prossimo oratore.

 
  
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  Edith Mastenbroek (PSE).(NL) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Staes per la sua eccellente relazione e il precedente oratore per i 20 secondi in più di tempo di parola. Non è che per caso veniamo dallo stesso Stato membro? E’ molto probabile, visto che vorrei porre in rilievo gli stessi punti sottolineati dalla collega.

Partendo dalla relazione Staes, desidero ancora una volta ringraziare il collega per il magnifico lavoro svolto. Da quando sono stata eletta, è la prima volta che un relatore riesce a concedere un discarico che fino alla settimana prima non aveva causato grandi controversie. Permettetemi soltanto di illustrare alcuni punti. E’ un peccato che in questa procedura sia la norma, e non l’eccezione, dovere continuare a ripetere all’infinito le stesse cose, non soltanto in merito alla firma digitale e alla riduzione della burocrazia in seno al Parlamento, ma anche questioni di grande peso come a chi, di fatto, concediamo il discarico. Avalliamo quanto ha sostenuto l’onorevole Staes al riguardo.

A titolo personale vorrei anche richiamare l’attenzione sugli emendamenti dell’onorevole Fjellner. Credo che per noi sia fondamentale sapere esattamente come il Parlamento spende i propri soldi e, dal mio punto di vista, quindi, ai fini della discussione è cruciale sapere qual è il costo esatto della suddivisione del nostro tempo di lavoro in tre sedi. Per passare al codice degli assistenti parlamentari, di sicuro ora che siamo riusciti a raggiungere un reciproco accordo sullo statuto dei deputati, questo è un tema importante che, spero, non saremo costretti a sollevare di nuovo l’anno prossimo e che è attualmente oggetto di esame da parte di uno dei gruppi di lavoro dell’Ufficio di presidenza. A mio avviso è vitale che il codice degli assistenti entri in vigore il più presto possibile e che riusciamo a verificare in modo soddisfacente le condizioni di lavoro degli assistenti, nonché il loro regime fiscale e di sicurezza sociale.

 
  
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  Bill Newton Dunn (ALDE).(EN) Signora Presidente, mi compiaccio di vederla presiedere la seduta e condurre con tanta efficacia i nostri lavori.

Innanzi tutto, un commento all’attenzione dell’onorevole Mote, che, purtroppo, ne prendo atto, non si è dato la pena di rimanere ad ascoltare la continuazione del dibattito. Per risolvere i problemi della corruzione e degli sprechi in Europa propone di aggiungere un ulteriore strato di burocrazia, assoldando un’équipe di contabili del settore privato. Mi pare una soluzione assolutamente assurda, che aggiunge costi ai costi.

Il nostro gruppo appoggerà gli emendamenti nn. 1 e 3, che chiedono un chiarimento sui costi dei tre diversi luoghi di lavoro del Parlamento, un’astrusità che il pubblico, tanto quanto noi, non può comprendere. Su questo chiediamo delucidazioni. Tuttavia siamo piuttosto perplessi che il gruppo PPE-DE abbia presentato quattro emendamenti – nn. 79, 80, 81 e 83 – che depennerebbero altri elementi utili dalla relazione. L’onorevole De Lange, che è appena intervenuta a nome del gruppo PPE-DE, mi ha lasciato perplesso: ha dichiarato che dovremmo evitare di creare nel pubblico l’impressione che i soldi per il Fondo pensionistico siano mal spesi. Concordo con lei. Tuttavia, il gruppo PPE-DE propone all’emendamento n. 83 di annullare un audit sulle indennità dei deputati e su come sono spese, il che non ha alcun senso. La esorto a convincere gli altri suoi colleghi a ritirare tali emendamenti volti a espungere elementi utili dal testo della relazione, e a votare a favore.

 
  
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  Janusz Wojciechowski (UEN). (PL) Signora Presidente, desidero congratularmi con i relatori per le loro relazioni sensibili e molto accurate. Ringrazio altrettanto la Corte dei conti, le cui relazioni ci hanno fornito moltissime informazioni sulla redazione del bilancio. Tuttavia, ritengo che le relazioni siano state redatte in un linguaggio difficilmente comprensibile per il cittadino medio e dovremmo migliorare la chiarezza dei nostri documenti in quanto, alla fine, non li scriviamo per noi stessi, bensì anche per il pubblico.

In ordine alle procedure di controllo, la maggior parte delle osservazioni riguardano l’accuratezza dei conti. Ciò è importante, ma nella contabilità i conti tornano, mentre nella vita reale i fondi sono sperperati e spesi in modo inefficiente. In futuro vorrei che l’attenzione fosse concentrata su una valutazione di merito delle singole spese più che sulla correttezza formale.

 
  
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  Paul van Buitenen (Verts/ALE).(NL) Signora Presidente, dal 2000, due contabili interni del Comitato delle regioni sono riusciti ad accertare, uno di seguito all’altro, due casi gravi di frode, confermati poi dall’Ufficio antifrode in varie relazioni. In tutti questi anni il Comitato delle regioni ha minimizzato i problemi, ha promesso miglioramenti, e il Parlamento ha sempre concesso il discarico.

Soltanto l’anno scorso era prevista un’audizione con i due contabili che erano stati licenziati dal Comitato delle regioni. A seguito di forti pressioni da parte dello stesso Comitato, tuttavia, l’audizione è stata cancellata all’ultimo momento dall’ordine del giorno della commissione per il controllo dei bilanci e noi abbiamo reagito ancora una volta semplicemente concedendo il discarico al Comitato delle regioni. Qualche mese fa è stata resa pubblica l’ultima – per il momento – relazione dell’OLAF su questa saga. L’OLAF raccomanda non soltanto un’azione disciplinare, ma addirittura un procedimento penale. Poiché il Comitato delle regioni si è rifiutato ripetutamente di acconsentire, la commissione per il controllo dei bilanci alla fine ha ottenuto di leggere tale relazione, che rivela malversazioni strutturali a vari livelli gerarchici. Inoltre stanno di nuovo arrivando altre segnalazioni anonime. Le regole non mi consentono di citare dalla relazione dell’OLAF, ma ancora adesso, dopo anni di frodi, non è stata avviata alcuna azione disciplinare, mentre i due contabili sono stati mandati via.

E’ incredibile pensare che ancora una volta stiamo concedendo il discarico al Comitato delle regioni.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL).(CS) Signora Presidente, desidero congratularmi con i relatori e formulare alcuni commenti, sia a livello generale sia nello specifico, sulla base della mia esperienza personale.

Innanzi tutto, il paragrafo 1 afferma che non tutte le agenzie godono sempre di una buona reputazione. Desidero prendere le difese dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro di Bilbao, che rappresenta certamente un’eccezione e per cui questa affermazione non è giustificata.

In qualità di relatore ho collaborato con quest’Agenzia per preparare la valutazione della direttiva quadro sulla protezione della salute sul lavoro, e attualmente per definire i nuovi standard per le statistiche relative agli infortuni sul lavoro. Inoltre ho visitato personalmente due volte l’Agenzia e posso confermare che ci fornisce dati davvero ottimi.

In merito al paragrafo 11, dove invochiamo una migliore assistenza tecnica alle agenzie, desidero formulare una considerazione. Non si tratta soltanto di un problema di assistenza tecnica, bensì anche di migliorare la presentazione delle richieste che formuliamo alle agenzie e, a tale riguardo, il Parlamento deve essere più proattivo.

Infine, per quanto attiene al paragrafo 15 sulla cooperazione con le altre organizzazioni, posso riferire che l’Agenzia di Bilbao collabora strettamente con l’Organizzazione mondiale della sanità e fornisce dati statistici estremamente interessanti.

Ultima osservazione: sostengo fortemente il paragrafo 25 e sono lieto di affermare che l’Agenzia ha migliorato le sue comunicazioni e che le sue competenze specifiche sono più utilizzate, soprattutto dalle piccole e medie imprese. Grazie.

 
  
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  John Whittaker (IND/DEM).(EN) Signora Presidente, dalla Commissione sentiamo ripetutamente la giustificazione: “Non è colpa nostra! Come possiamo controllare il denaro comunitario?”. Vale a dire che i soldi dei contribuenti degli Stati membri vengono spesi dagli Stati membri. Di fatto, l’anno scorso si è verificato un evento straordinario: la Commissione ha punito la Corte dei conti per essersela presa con loro.

Forse, però, la tesi della Commissione ha senso e questa linea di pensiero ha convinto i governi di Regno Unito, Svezia e Paesi Bassi ad accogliere le dichiarazioni sulla gestione futura dei fondi comunitari – per quello che vale. Entrando più nello specifico, la tesi della Commissione mette in luce la sostanziale debolezza del sistema. Le agenzie degli Stati membri che spendono denaro comunitario sono scarsamente incoraggiate a preoccuparsi dei contribuenti di altri Stati membri che hanno fornito tale denaro.

Che cosa facciamo dunque al riguardo? Io continuerò a dire ai cittadini del mio paese che gli sprechi e le irregolarità finanziarie sono una conseguenza deplorevole ma inevitabile del sistema – un sistema imperfetto in cui lo iato tra i contribuenti che forniscono i fondi e coloro che li spendono diventa sempre più grande.

 
  
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  Alexander Stubb (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, come uno scout, sono sempre pronto. Ho tre considerazioni da fare.

Innanzi tutto penso che, a quanto pare, ci stiamo un po’ dimenticando il motivo per cui ci troviamo qui. Parliamo della relazione, che ha per tema la buona gestione finanziaria. Penso vi siano tre ragioni per cui stiliamo queste relazioni. La prima è la fiducia. Occorre che i mercati si fidino di noi. La seconda è la democrazia. Occorre che i cittadini si fidino di noi. Se abbiamo una buona gestione finanziaria, altri faranno altrettanto. Il terzo motivo è la trasparenza, ovvero la riduzione dello scetticismo. Stiamo cercando di migliorare il controllo finanziario. Perciò la mia prima considerazione è che vi è un motivo se così stiamo facendo. A mio avviso la Commissione sta lavorando bene, contrariamente a quanto ha affermato il precedente oratore.

In secondo luogo – e questo è per me un momento storico, perché mi trovo fondamentalmente d’accordo con il mio compatriota di sinistra – l’onorevole Seppänen ha assolutamente ragione, al pari di tutti i precedenti oratori che hanno affermato che l’errore nella gestione del denaro non viene commesso dalla Commissione, ma dagli Stati membri. In altre parole, gli Stati membri gestiscono l’80 per cento dei fondi, senza avere assolutamente alcuna responsabilità finanziaria. Vorrei avanzare una proposta. Se, alla prossima Conferenza intergovernativa, apriremo un paio di questioni istituzionali, perché non comportarci nei confronti degli Stati membri come ci comportiamo con la Commissione? Perché nei nuovi Trattati non stabiliamo che gli Stati membri siano giuridicamente obbligati ad assumersi la responsabilità del denaro comunitario che spendono? Forse questo potrebbe darci un’effettiva dichiarazione di affidabilità a lungo termine.

In terzo e ultimo luogo, vorrei esprimere il mio accordo con tutti coloro che sostengono gli emendamenti presentati dall’onorevole Fjellner: gli onorevoli Newton Dunn, De Lange, Staes e Mastenbroek. Occorrono due elementi in questa relazione. Il primo è una valutazione dell’impatto ambientale dei costi delle tre sedi e il secondo è il costo delle tre sedi del Parlamento europeo.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signora Presidente, vorrei congratularmi con tutti i relatori per l’ottimo lavoro svolto. Le mie congratulazioni sono estese naturalmente ai presidenti della nostra commissione, onorevoli Fazakas e Bösch. Vorrei inoltre esprimere il mio apprezzamento per le parole del Commissario Kallas sui controlli ex post che si dovranno svolgere in relazione a tutto ciò che riguarda la gestione diretta dei fondi. Devo dire subito che seguiremo con attenzione questi controlli, il modo in cui verranno condotti, il numero di errori rilevati e il necessario confronto con i risultati ottenuti dalla Corte dei conti.

Cosa ancora più importante, vorrei dire al nostro Vicepresidente che il Parlamento ha l’ultima parola sul discarico e che farà senz’altro pieno uso di questa facoltà quando l’anno prossimo tornerà in quest’Aula per discutere della questione del recupero dei fondi.

Ho elaborato una relazione fortemente critica sul modo in cui la Commissione ha gestito la questione. La Corte dei conti ha dichiarato in seno alla commissione per il controllo dei bilanci di non essere stata in grado di rinvenire i miliardi di euro di fondi che, secondo la Commissione, andavano recuperati. Devo dire che neppure io sono in grado di rinvenire queste somme e vorrei sottolineare che l’anno prossimo la questione dovrà essere affrontata in modo completamente diverso; in caso contrario, dovremo assumere un orientamento molto più rigoroso.

 
  
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  Kyösti Virrankoski (ALDE).(FI) Signora Presidente, l’amministrazione dei fondi comunitari è un compito alquanto delicato. Per attuare il bilancio in modo efficace, devono sussistere strumenti giuridici chiari e una chiara divisione del lavoro. In entrambe le aree esiste un margine di miglioramento. Inoltre i fondi comunitari, com’è noto, sono gestiti principalmente dalle autorità nazionali.

Non sembra che si stiano facendo progressi nella semplificazione legislativa. Sebbene il numero di vecchi regolamenti stia diminuendo, se ne elaborano costantemente di nuovi. I cittadini sono allettati dalla meticolosa microgestione e nessuno si azzarda a delegare le decisioni verso il basso. Questo ha reso e rende la supervisione sempre più necessaria. Almeno a livello giuridico i fondi comunitari vengono controllati in modo molto rigoroso. D’altro canto, la quantità di supervisione in atto non necessariamente ne migliora la qualità o il modo in cui viene gestita. Spesso l’eccessiva supervisione non fa che rallentare e paralizzare le operazioni. Le società private, per esempio, ora sono più riluttanti a partecipare a progetti finanziati con Fondi strutturali comunitari, per via della loro estrema burocraticità. Per questo motivo è un bene che Istituzioni quali la Corte dei conti abbiano iniziato a prestare più attenzione alla qualità che alla quantità della supervisione in corso.

La supervisione di bilancio impone una divisione più chiara delle responsabilità. La responsabilità che grava sul detentore di una carica dev’essere assolutamente chiara. Il sistema non dev’essere troppo gerarchico. La responsabilità collettiva non è affatto responsabilità. Per questo motivo, la supervisione finanziaria va di pari passo con la semplificazione legislativa e con la chiarificazione delle responsabilità di chi detiene gli incarichi.

 
  
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  Ingeborg Gräßle (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, vorrei ringraziare di cuore tutti i relatori, perché gli ulteriori progressi che possiamo compiere si devono al loro lavoro; può ben darsi che ne abbiamo compiuti di più sul fronte delle agenzie che non altrove, perciò bisogna ringraziare l’onorevole Herczog per le idee davvero ottime che ha apportato.

E’ essenziale che vi siano legami più stretti tra le agenzie e la Commissione, che deve avere una minoranza di blocco nei consigli di supervisione, e che deve comprendere e accettare il fatto che tali agenzie sono partner nell’attività legislativa e nella gestione dei programmi comunitari. Purtroppo, però, la situazione in materia di bilancio della Commissione resta praticamente invariata.

Di qui alla fine del periodo dovremo prestare attenzione a come si possa ottenere una dichiarazione di affidabilità assoluta almeno in materia di gestione diretta delle risorse; nel suo ambito, la Commissione dimostra di esserne capace e dovrebbe riuscire bene nell’intento. Vogliamo collaborare con voi al riguardo e darvi il nostro sostegno, ma questo presuppone che voi prendiate l’iniziativa; saremo al vostro fianco lungo l’intero percorso, dal rischio tollerabile al singolo controllo e a tutte le questioni ad essi correlate.

Vorrei altresì ringraziare la Corte dei conti, Istituzione a nostro parere molto importante, e le persone che vi operano, che hanno fatto un buon lavoro, su cui contiamo e su cui continueremo a fare affidamento negli anni a venire.

Devo dire al Commissario che abbiamo ancora molto lavoro arretrato, e vi è qualcosa cui forse dovremmo dare la priorità; lei, infatti, ci deve ancora fornire informazioni sulle cifre e sul recupero dei fondi, che finora non siamo riusciti a capire. Sarebbe a mio avviso molto importante che lei dicesse all’Assemblea su quali cifre possiamo contare, perché nelle ultime sei o otto settimane ne sono circolate almeno quattro.

Venendo al bilancio dell’Assemblea, abbiamo presentato emendamenti di soppressione in merito al fondo pensionistico, non perché ci opponiamo ad esso e vogliamo esprimerci riguardo alla sua sostanza, ma perché non vogliamo vanificare l’operato del gruppo di lavoro che abbiamo nominato insieme. Perché, infatti, dovremmo voler imporre restrizioni al suo lavoro? Vi invito dunque a sostenere tali emendamenti. Lungi dal vanificare ciò che potrebbe emergere in seguito al riguardo, danno al gruppo l’occasione di fare ciò che ritiene giusto.

 
  
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  Herbert Bösch (PSE).(DE) Signora Presidente, i nostri relatori si meritano vive congratulazioni, perché per i contribuenti è importante vedere che l’Assemblea svolge un lavoro di tutto rispetto quando ne va della tutela del loro denaro.

So perfettamente, e credo che questo sia ciò che l’onorevole Gräßle voleva dire, che è sempre piuttosto difficile selezionare le vere priorità quando un numero elevato di persone chiede a gran voce ciò che desidera, ma è proprio questo problema tecnico che la nostra commissione considera una sfida. Credo che il problema sia stato risolto molto bene, e continueremo a vigilare sulle questioni sollevate; vogliamo colmare le lacune nel sistema SIGC, e sono grato per il sostegno della Commissione, che ci è stato nuovamente assicurato dal Vicepresidente Kallas.

Vorremmo poterci presentare dinanzi agli elettori dicendo che la PAC è stata dichiarata sana, e molto presto potremo farlo; si sono fatti passi avanti, cosa che reputiamo molto incoraggiante.

In secondo luogo, vogliamo che gli Stati membri paghino l’80 per cento di questo bilancio di 100 miliardi di euro che vengono spesi per il loro tramite, e il fatto che oggi il Consiglio sia assente mi pare deplorevole. Loro – che attualmente sono tedeschi, mentre in altri momenti provengono da altri Stati membri: non ho intenzione di additare un singolo paese – potranno anche essere i nostri signori e padroni, ma glielo ricorderemo la prossima volta che si presenteranno agli elettori, parlando dell’inferno in cui versa Bruxelles.

Non possiamo aspettarci che i contribuenti tollerino l’assenza degli Stati membri quando si discute di questi argomenti, e aggiungerei che si può dire altrettanto della leadership dell’Assemblea, perché né il Segretario generale né il Presidente sono presenti in Aula, e lo dico, signora Vicepresidente, senza voler mettere in dubbio le sue competenze. Quel che desideriamo per il futuro è che gli Stati membri si assumano le loro responsabilità.

In conclusione, Commissario Kallas, mi ha alquanto turbato la sua dichiarazione, che mi auguro non abbia a ripetersi; la Corte dei conti, infatti, è stata creata per controllare e criticare la Commissione, e non viceversa, e si dà il caso che sia questo il modo in cui si opera in uno Stato dotato di un ordinamento democratico.

 
  
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  Presidente. – Abbiamo preso nota di ciò che ha detto sull’assenza di alcune persone.

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė (ALDE). (LT) Vorrei accordare il mio sostegno alle opinioni espresse dall’onorevole Herczog in merito alle agenzie, e vorrei sottolineare che, rispetto all’anno scorso, si può chiaramente notare una maggiore disciplina fiscale in quest’ambito.

Le agenzie, tuttavia, si moltiplicano come funghi dopo un acquazzone. Se nel 1990 ne avevamo tre, ora, insieme alle agenzie esecutive, ne abbiamo 23. E’ evidente che non vi è alcun piano strategico per la loro istituzione. Nel maggio dell’anno scorso la Commissione ci ha invitati a informarci sulle attività dell’Agenzia esecutiva per l’energia intelligente. Quale grande modello operativo di agenzia abbiamo trovato: alla fine dell’anno la Commissione ha presentato la proposta di riorganizzarla.

Naturalmente dobbiamo prestare maggior attenzione al problema più vasto: di quante agenzie abbiamo bisogno, e sono davvero necessarie?

Al momento tale processo è azzardato. Diversi commissari entrano in diverse commissioni parlamentari, responsabili di alcune aree, e vanno alla commissione per i bilanci. Pertanto è arduo valutare l’intero processo d’istituzione delle agenzie e la loro necessità, benché a quanto pare siano state definite molte aree procedurali.

Credo pertanto che la commissione per il controllo dei bilanci, insieme all’intero Parlamento, debba sostenere l’iniziativa e incoraggiare una più rapida conclusione di un accordo interistituzionale relativo al funzionamento delle agenzie europee, alle loro procedure operative e alla loro istituzione.

 
  
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  José Javier Pomés Ruiz (PPE-DE).(ES) Innanzi tutto vorrei sollevare una questione di procedura. Dov’è il Consiglio, signora Presidente?

Insisto, dov’è il Consiglio?

Stiamo parlando del bilancio, il 90 per cento del quale viene speso dagli Stati membri. Dov’è dunque il Consiglio? Dov’è il Consiglio, Commissario Kallas? Onorevole Bösch, mio caro amico, signore e signori della stampa tedesca che seguite le nostre attività, Frankfurter Allgemeine, Die Welt, dov’è il Consiglio? Perché non è in Aula mentre parliamo di come spende il 90 per cento del nostro bilancio?

Miei cari amici, onorevoli Bösch e Ferber, onorevoli colleghi tedeschi, abbiamo una Presidenza tedesca. Dov’è il Consiglio? Perché non si fa vivo in quest’Aula, ad ascoltare tutte le nostre opinioni su come gli Stati membri spendono il bilancio?

Mi auguro che in seno alla commissione per il controllo dei bilanci, presieduta dall’onorevole Bösch, si possa intraprendere una qualche iniziativa per affermare che è scandaloso – se non lo ha già detto la stampa – che non si sia fatto vedere nessuno del Consiglio, in modo da poter rispondere ai nostri commenti, se necessario. Non posso esprimermi in modo più diretto.

Abbandonando la questione, che è molto grave, questo dibattito acquista peso di anno in anno; noi apprezziamo, e io accolgo con favore, la comunicazione del Vicepresidente Kallas, secondo la quale abbiamo recuperato 2,1 miliardi di euro dagli Stati membri. Si tratta di denaro che hanno speso male e che stiamo recuperando. Mi piacerebbe sapere come vengono distribuiti questi 2,1 miliardi di euro. Abbiamo chiesto tale informazione e siamo certi che, nell’ambito dell’iniziativa di trasparenza che il Vicepresidente Kallas sta conducendo e che il Parlamento sosterrà, scopriremo i dettagli.

Forse al riguardo il Consiglio ha ragione. Ciò che non viene speso in modo adeguato deve tornare nelle casse comunitarie. Pertanto accolgo con estremo favore l’iniziativa del Commissario Kallas di essere particolarmente duro, onesto e deciso nel recupero dei fondi mal spesi.

 
  
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  Presidente. – Affinché non vi siano dubbi, e poiché numerosi oratori hanno sollevato la questione, è alquanto evidente che l’ordine del giorno prevede la partecipazione del Consiglio. Nulla gli impedisce di essere in Aula; ovviamente ha preso la decisione di non essere presente. Si prenderà nota del fatto, che è stato chiaramente sottolineato.

 
  
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  Szabolcs Fazakas (PSE).(HU) Il discarico 2005 rappresenta un’importante pietra miliare nelle riforme iniziate tre anni fa da COCOBU. Uno degli scopi della riforma era la semplificazione della procedura, che oltre a essere ben accetta per tutti i partecipanti è altresì passibile di immediata attuazione.

Si è dimostrato un compito molto più arduo e complesso realizzare l’obiettivo che abbiamo in comune con il Commissario Kallas, secondo il quale una dichiarazione di affidabilità positiva sarebbe garantita per il 2009, prevenendo così le critiche, spesso infondate. Affinché la Corte dei conti rilasci una certificazione priva di riserve, occorrono le dichiarazioni degli Stati membri che usano in totale l’80 per cento dei fondi. Finora i governi degli Stati membri si sono astenuti dal farlo. L’anno scorso siamo anche riusciti a ottenere un accordo interistituzionale al riguardo, con cui si è sottoscritta la necessità di una dichiarazione positiva, e secondo il quale gli uffici nazionali preposti ai controlli sono disposti a collaborare con la Corte dei conti. Per tutto questo dobbiamo ringraziare i parlamenti nazionali, il cui contributo ha fatto sì che riuscissimo ad assicurare la necessaria base politica.

 
  
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  James Elles (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, vorrei congratularmi con i relatori di questo dibattito particolare, soprattutto con l’onorevole Garriga Polledo per la relazione sul discarico relativa alla Commissione, sulla quale s’incentra la maggior parte delle mie osservazioni.

Signor Commissario, penso che in seno al Parlamento e al dibattito si percepiscano i progressi concreti compiuti dalla Commissione Barroso al fine di poter assicurare ai cittadini europei un’adeguata responsabilità rispetto ai fondi. Tuttavia sappiamo dalla relazione della Corte dei conti che, nonostante la legittimità e la regolarità delle transazioni di base, per alcune parti del bilancio permangono errori materiali circa alcuni elementi dei programmi operativi, e perciò non vi è alcuna dichiarazione di affidabilità per il dodicesimo anno di fila, il che, come credo sia opinione di tutti, è del tutto inaccettabile. La questione è: come si arriva a questo punto?

Secondo i Trattati, la Commissione stabilisce la propria responsabilità rispetto alla gestione del bilancio, ma sappiamo che l’80 per cento, come hanno detto altri colleghi, viene gestito dagli Stati membri. E’ logico che non si dia alcuna dichiarazione di affidabilità finché gli Stati membri non produrranno le proprie dichiarazioni nazionali. Sono lieto che la Presidenza del Consiglio sia giunta in Aula almeno alla fine del dibattito, che riguarda proprio la Presidenza e la sua responsabilità di permettere il rilascio di dichiarazioni nazionali.

Ovviamente nell’accordo interistituzionale abbiamo fatto passi avanti nel chiedere agli Stati membri di fare dichiarazioni nazionali. Concordo con il nostro relatore sul fatto che dobbiamo fare in modo che la proposta della Commissione incoraggi gli Stati membri in tal senso, ma l’impressione è che gli Stati membri non si curino del denaro comunitario speso nei loro paesi perché non lo considerano loro. Ma certo che lo è! Sono i soldi dei contribuenti e ne va tenuto adeguatamente conto.

Pertanto, considerando l’ottima relazione Garriga Polledo, giungo alla conclusione che, se quest’anno si dovesse tenere una Conferenza intergovernativa, dovremo far sì che diventi un obbligo giuridicamente vincolante che tutti gli Stati membri producano dichiarazioni di gestione a livello nazionale, perché chiaramente in questa fase la base giuridica è insufficiente e alcuni Stati membri si limitano a disfarsene, dicendo che non se ne preoccupano perché non li riguarda. Riguarda tutti, però.

 
  
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  Presidente. – Ci rallegriamo di osservare la presenza dei rappresentanti del Consiglio, tuttavia mi dicono che, in realtà, sono qui per la prossima discussione.

 
  
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  Markus Ferber (PPE-DE). (DE) Signora Presidente, innanzi tutto ringrazio tutti i relatori per lo splendido lavoro che hanno svolto. Forse la signora ministro della Sanità farà la sua parte per conto del Consiglio al fine di aumentare la trasparenza nei controlli di bilancio, visto che nel settore della sanità è impegnata attivamente su questo fronte. Forse potrebbe essere un esempio anche per noi.

Un proverbio tedesco dice che, quando si esce per una cavalcata, bisogna lasciare la stalla pulita. Intendo dire che l’80 per cento dei fondi è amministrato dagli Stati membri, ma leggendo i titoli in prima pagina degli ultimi anni, addirittura degli ultimi mesi, quando si parlava di politica immobiliare della Commissione e di determinate strutture che non hanno esattamente contribuito a fare in modo che la trasparenza delle procedure diventasse la norma nella attribuzione dei contratti, risulta evidente che il 20 per cento gestito dalla Commissione deve essere soggetto a un esame particolarmente accurato.

E’ inutile che la Commissione e gli Stati membri si palleggino la responsabilità: ognuno ha la propria. Anche all’interno della Commissione è necessario un discreto lavoro per analizzare tali strutture. Mi ricordo ancora distintamente tutti gli impegni assunti dalla Commissione di fronte al Parlamento nel 1999 in occasione delle dimissioni del Collegio in carica all’epoca.

Quando si parla di trasparenza, talvolta davvero non mi raccapezzo e spero che qualcuno sarà in grado di illuminarmi.

Circa il problema del sistema SIGC, onorevole collega Bösch, nel mio paese l’incidenza delle frodi, che, di fatto, non riguarda le frodi, bensì è relativa alla compilazione errata delle domande – non con intenzione fraudolenta – è pari allo 0,9 per cento. Se penso all’onere amministrativo necessario per passare dallo 0,9 per cento allo 0,5 per cento, alle volte mi preoccupo che i costi burocratici che andiamo a creare siano sostanzialmente maggiori rispetto ai risparmi che possiamo ottenere nell’interesse del contribuente. Occorre trovare un giusto equilibrio per arrivare sulla strada giusta.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, avrei soltanto alcuni brevi commenti.

Come prima cosa ringrazio tutti per le vostre osservazioni. In merito ad alcune questioni secondarie, come il trasferimento di agenti, investigheremo o studieremo il caso sollevato in merito all’integrazione della dimensione di genere. E’ in corso uno studio pilota ed è difficile raccogliere informazioni in merito alle politiche collegate alle questioni di genere.

Desidero altresì sottolineare che il dialogo interistituzionale relativo alle agenzie è estremamente valido, se il Parlamento è favorevole a questa idea. La Commissione ha proposto un accordo interistituzionale sulle agenzie nel 2005, che si è arenato al Consiglio. Ora, sotto la Presidenza tedesca, avete cercato di ridare vigore a questo accordo. Ciò è vitale se vogliamo davvero risolvere la questione.

In ordine ad alcuni piccoli dettagli, un onorevole parlamentare ha formulato una domanda sul volume delle perdite del bilancio europeo. Vorrei solo ripetere che, in termini contabili esatti, le perdite sono gli importi di denaro che sono defalcati dal nostro bilancio patrimoniale. Nell’esercizio 2005, tale importo era pari a 90 805 147,47 euro, ovvero lo 0,09 per cento del nostro bilancio. Questa è la cifra esatta che corrisponde alla definizione di perdite.

Inoltre desidero rispondere all’onorevole Seppänen che i conti per il 2006 sono già stati firmati dal nostro capo contabile. Le agenzie sono una questione importante. Secondo, le dichiarazioni nazionali sono state il punto principale toccato da numerosi parlamentari che hanno parlato dei problemi dovuti alla gestione concorrente dei fondi UE. La dicitura dell’accordo interistituzionale è stata inclusa nel regolamento finanziario rivisto. L’articolo 53 ter afferma che gli Stati membri dovrebbero presentare una sintesi annuale, al livello nazionale appropriato, delle revisioni contabili e delle dichiarazioni disponibili. E’ stato concordato con il Consiglio che il 15 febbraio 2008 sarà resa disponibile una sintesi delle revisioni contabili per l’agricoltura. Gli aspetti tecnici connessi alla trasposizione di tale esercizio in altri ambiti, in particolare in relazione ai Fondi strutturali, sono ancora in discussione, ma certamente si otterranno risultati conclusivi.

La Commissione ha sollevato tale questione il 27 marzo all’ECOFIN e ieri ne ha discusso il Comitato finanziario del Consiglio. Abbiamo allacciato contatti con la Presidenza tedesca e il Ministero delle finanze tedesco per ridiscuterne a giugno, in modo da raggiungere un esito risolutivo sulla questione della gestione concorrente. Il problema principale, visibile in tutte queste discussioni, è che occorre procedere in modo tale da produrre elementi per la Corte dei conti. Potrebbe crearsi grande tensione se la Corte dei conti dovesse sostenere che le dichiarazioni nazionali presentate non hanno alcun valore, e che continuerà a svolgere le proprie verifiche e i propri controlli e a valutare la situazione. La soluzione deve essere praticabile.

Fin dall’inizio la Commissione ha sostenuto l’idea della gestione concorrente. Stiamo lavorando con le istituzioni di controllo nazionali per coinvolgerle nel processo, ma devono anche esistere prove chiare per la Corte dei conti. Il processo continua. Cinque paesi hanno già dato la propria disponibilità a presentare dichiarazioni nazionali. Se paragono le riunioni del Consiglio cui ho partecipato all’inizio di questa Commissione con la situazione attuale, che è completamente diversa, noto un passo avanti sostanziale.

Desidero commentare un’ultima questione sollevata da alcuni onorevoli parlamentari. In effetti, si terrà una Conferenza intergovernativa. Ci risulta che siano in corso preparativi intensi per tale Conferenza. In questa situazione possiamo anche ottenere un certo contributo in materia di discarico, magari nell’ottica indicata dall’onorevole Elles, o in termini di formulazione della dichiarazione di affidabilità. In ogni caso, qualcosa si può fare. Se il Parlamento, a sua volta, esprimerà un forte interesse a favore di simili modifiche, ciò sarà senz’altro utile per contribuire a spianare la strada ad una dichiarazione di affidabilità positiva.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), relatore. – (NL) Signora Presidente, il mio intervento è più che altro un richiamo al Regolamento ai sensi dell’articolo 165. Diversi oratori hanno chiesto perché la Presidenza tedesca, che è arrivata alla fine di questa discussione, immagino per rivolgersi all’Aula nella discussione seguente, fosse assente.

Vorrei chiedere espressamente alla Presidenza tedesca per quale motivo non abbia preso parte alla discussione sul discarico. Si tratta di un dibattito importante, dato che si discute dell’80 per cento delle risorse spese dalla Commissione e dagli Stati membri, come vari colleghi hanno già indicato. Se non otterrò una buona ragione, avrò qualche riluttanza a raccomandare al mio gruppo di concedere il discarico al Consiglio. A quel punto preferirei votare contro la concessione del discarico al Consiglio, così da poter tenere questa discussione di nuovo tra sei mesi.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, onorevole Staes. I rappresentati del Consiglio presenti in questo momento sono del ministero della Sanità tedesco e credo che non sarebbe giusto chiedere loro di rispondere a questa domanda.

Alla luce del tenore di alcuni interventi, ho messo in chiaro la nostra insoddisfazione per questa assenza e a ciò daremo seguito. Non intendo chiedere al rappresentante presente di rispondere nello specifico, ma abbiamo preso debitamente atto della giusta osservazione.

Dichiaro chiusa la discussione. La votazione si terrà oggi alle 12.00.

 

5. Combattere l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi limitrofi, 2006-2009 (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0091/2007), presentata dall’onorevole Andrejevs, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sul combattere l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi limitrofi, 2006–2009 [2006/2232(INI)].

 
  
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  Georgs Andrejevs (ALDE), relatore. – (EN) Signora Presidente, desidero iniziare ringraziando il Presidente in carica del Consiglio per le parole incoraggianti pronunciate a Brema – e che spero confermerà anche qui nel corso del dibattito odierno – nonché per il suo continuo impegno nella lotta contro l’HIV/AIDS. Come ha affermato il Cancelliere federale, Angela Merkel, nella sua allocuzione programmatica alla conferenza di Brema, la lotta contro l’HIV/AIDS è responsabilità di tutti gli Stati membri. Credo fermamente che ogni singolo governo nazionale dovrebbe seguire l’esempio della Germania e assumere una piena responsabilità politica, ponendo la lotta contro l’HIV/AIDS tra le sue principali priorità politiche.

Oggi, al Parlamento viene chiesto di votare sulla mia relazione sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, 2006-2009. La relazione contiene molti suggerimenti importanti su come combattere questa malattia. Vari colleghi hanno contribuito alla sua versione consolidata finale, e desidero cogliere questa opportunità per ringraziare tutti i colleghi che hanno contribuito a questa relazione in qualità di relatori ombra oppure presentando emendamenti. Il loro contributo è stato prezioso e molto apprezzato.

Come ben sapete, dopo la votazione in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, i gruppi politici hanno presentato molti nuovi emendamenti che saranno sottoposti a votazione durante la seduta di oggi. La maggior parte di tali emendamenti trova il mio sostegno. Tuttavia, non sono d’accordo su alcuni di essi. Se fosse adottato, uno degli emendamenti farebbe perdurare la situazione attuale in cui due Stati membri dell’Unione europea non trasmettono dati agli organismi di vigilanza dell’Unione in materia di HIV/AIDS, e in particolare al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Pertanto, nella mia relazione ho invitato gli organismi competenti di questi due Stati membri a iniziare a trasmettere i dati nazionali. Tutti gli altri 25 Stati membri trasmettono i loro dati nazionali in modo anonimo, il che non è in contrasto con la protezione dei dati personali.

Vorrei attirare la vostra attenzione sull’emendamento n. 4, e chiedere il vostro sostegno. L’emendamento n. 4 è stato presentato dal gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, ed è relativo alla parità di accesso ai farmaci nell’Unione europea. Vorrei spiegarvi brevemente la motivazione alla base della presentazione di questo emendamento. Come già affermato nella relazione, l’accesso alle terapie antiretrovirali e ai farmaci antiretrovirali è diverso e varia moltissimo tra gli Stati membri dell’Unione europea. Allo stesso tempo, vorrei anche ricordarvi che l’articolo 300 del Trattato CE fornisce una base giuridica in virtù della quale la Commissione può condurre negoziati a nome di tutti gli Stati membri, se il Consiglio la autorizza a farlo. In tal caso, se il Parlamento europeo e il Consiglio dovessero decidere a favore di tale proposta, il mandato della Commissione sarebbe limitato in termini di sua portata e durata solo ai quei negoziati specifici, ossia quelli relativi alla parità di accesso ai farmaci antiretrovirali. Un negoziato a nome di 27 Stati membri potrebbe avere un esito vantaggioso per tutti e potrebbe assicurare a tutti i cittadini dell’Unione europea pari accesso a tali farmaci.

In conclusione, desidero ringraziare ancora una volta tutti i miei colleghi che hanno contribuito al lavoro svolto per realizzare la relazione in esame. La lotta contro questa pandemia non si interromperà dopo la votazione di oggi: continuerà sul campo. Per questo, vorrei invitare tutti i governi nazionali e la Commissione a sostenere le organizzazioni non governative, le organizzazioni che operano nel sociale e la società nel suo insieme nella lotta contro l’HIV/AIDS. Chiedo che siano dati loro poteri sufficienti e che ricevano le risorse finanziarie necessarie per potenziare il ruolo di chi combatte questa epidemia in prima linea. Il ruolo della società civile in questa lotta non deve essere sottovalutato, e noi dobbiamo garantire il nostro pieno sostegno politico.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
  
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  Ulla Schmidt, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio di avermi offerto l’opportunità di potermi rivolgere a voi oggi in quest’Aula. I miei ringraziamenti vanno anche all’onorevole Andrejevs per la relazione che ha presentato. La relazione chiarisce che l’HIV/AIDS rimane una malattia pericolosa che, anche se spesso – e giustamente – la riteniamo associata all’Africa, rappresenta un problema anche per l’Europa, il nostro continente.

In alcune parti del nostro continente, l’infezione si sta attualmente diffondendo più rapidamente rispetto ad altre regioni del mondo, e purtroppo in tutti gli Stati membri dell’Unione europea abbiamo constatato un aumento delle infezioni. Per questo, dobbiamo fare nostro questo tema, perché l’HIV/AIDS non è soltanto un problema che riguarda la salute, ma anche lo sviluppo economico e sociale nei paesi che ne sono colpiti.

Sono per questo molto soddisfatta che siamo riusciti a riunire oltre 41 paesi europei, compresi alcuni dei paesi nostri vicini, rappresentati da ministri o viceministri alla conferenza di Brema. Sono soddisfatta che siamo riusciti a dimostrare l’importanza dell’alleanza tra politica e società civile nella lotta contro l’HIV/AIDS e che inoltre sia stato chiarito che l’HIV/AIDS deve essere considerato un tema di primo piano. Sono molto grata al Cancelliere tedesco per la sua dichiarazione estremamente chiara e mi fa molto piacere che i risultati di questa conferenza nonché le sue conclusioni figureranno nell’ordine del giorno non solo del Consiglio dei ministri della Sanità, ma anche del Consiglio europeo di giugno.

La dichiarazione di Brema ha soprattutto messo in evidenza, in quattro punti centrali e in termini estremamente chiari, quali devono essere le nostre priorità, ed esse coincidono in ampia misura con quello che lei ha illustrato nella sua relazione e nei ragionamenti che ne costituiscono il fondamento.

Tutte le nostre strategie devono privilegiare la prevenzione, perché non abbiamo né farmaci né vaccini in grado di prevenire la diffusione dell’HIV/AIDS.

E’ assolutamente fondamentale riconoscere, rispettare e tutelare i diritti umani delle persone che hanno contratto la malattia, compreso il loro diritto ad essere salvaguardati contro la discriminazione e la stigmatizzazione.

Occorre garantire l’accesso diffuso alla diagnosi e alle terapie. Si è inoltre molto discusso della nostra eventuale possibilità di negoziare i prezzi dei farmaci. Un progresso conseguito a Brema è che l’industria farmaceutica ha messo in chiaro che un approvvigionamento adeguato richiede la disponibilità di farmaci economicamente accessibili e si è detta disposta a individuare insieme alla Commissione, al Parlamento e agli Stati membri un modo in cui ogni Stato membro, negoziando i prezzi, possa garantire l’accesso a terapie e vaccini economicamente accessibili. Si tratta sicuramente un progresso.

Occorre anche un rinnovato e più forte impegno per la ricerca e lo sviluppo, grazie a una migliore interconnessione delle strutture in Europa, e abbiamo bisogno di maggiori investimenti nel settore dei vaccini e dei microbicidi.

Credo che questa conferenza ci abbia consentito di compiere un importante passo avanti e mi farebbe molto piacere che gli Stati membri, insieme al Parlamento e alla Commissione, iscrivessero questo tema tra le priorità dell’agenda, evidenziando così che l’AIDS è un problema che ci riguarda tutti. Non è solo un problema per i paesi nostri vicini, ma anche un problema per l’Europa, ed è strettamente legato al nostro sviluppo sociale ed economico nonché alla nostra capacità o incapacità di creare un valore aggiunto per i nostri cittadini.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il relatore, onorevole Andrejevs, e i membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per l’ottimo lavoro svolto nell’ambito della redazione di questa relazione. Desidero altresì ringraziare le altre due commissioni, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, per i loro contributi su questo tema importante.

Vorrei anche esprimere l’estremo piacere che provo nel vedere qui oggi il ministro della Sanità tedesco, signora Schmidt. Da quando ho assunto la funzione di Commissario, tre anni fa, è la prima volta che la mia controparte del Consiglio partecipa a un dibattito di questo tipo in plenaria. Mi fa molto piacere, perché dimostra quanto sia importante che tutte e tre le Istituzioni cooperino molto strettamente, con molta determinazione ed efficienza quando si tratta di affrontare le problematiche legate a questa malattia.

L’HIV/AIDS: è un problema dimenticato oppure una malattia occulta? Ci illudiamo forse che, se non ne parliamo, scomparirà? No, le cose non funzionano così. Ci dobbiamo allora forse chiedere se siamo diventati indifferenti? Diamo per scontato che abbiamo superato questo problema, che non è necessaria alcuna azione o che è un problema che riguarda gli altri, certi gruppi a rischio? Che sono quindi loro a doverlo affrontare, mentre noi non dobbiamo preoccuparcene? Forse è quello che pensava la gente in passato, ma sono lieto che oggi non sia più così. Ora sappiamo che è un problema che riguarda tutta la società. Forse la società sta ora pagando il prezzo della nostra indifferenza del passato ed ora è venuto il momento di avviare iniziative efficaci per affrontare il problema.

La maggior parte di voi sa quanto sono frustrato per il fatto che nell’Unione europea, dove vantiamo il più elevato livello di istruzione del mondo, il più elevato livello di assistenza sanitaria e il più elevato livello di vita, c’è ancora gente che muore a causa di scelte di vita sbagliate. I nostri sforzi in termini di prevenzione sono tesi ad affrontare questo problema. Per me è frustrante e anche imbarazzante che a distanza di 20 o 25 anni dobbiamo ancora discutere degli stessi problemi in merito all’HIV/AIDS. Dobbiamo ancora discutere delle stesse misure da prendere, misure che dovrebbero ormai essere la norma nell’Unione europea. Dobbiamo ancora spiegare che il semplice utilizzo dei preservativi è il metodo più efficace per proteggerci. La verità è questa ed è semplice. Dobbiamo anche spiegare che tutti sono a rischio; non possiamo iniziare a raccontare a certi gruppi che è un problema loro e che chi non appartiene al gruppo a rischio non si deve preoccupare. E’ ancora necessario ricordare che bastano semplici misure di prevenzione per proteggerci.

Come sapete, i risultati del sondaggio dell’Eurobarometro sono stati sconcertanti. Un’elevata percentuale di persone nell’Unione europea crede che il virus dell’HIV/AIDS si possa trasmettere con un bacio sulla bocca, bevendo dallo stesso bicchiere o utilizzando la stessa asse del water. E’ imbarazzante che dopo 25 anni si sappia solo questo o, ancora peggio, che si pensi che l’operatore sanitario che assiste pazienti sieropositivi potrebbe essere contagiato.

Credo che sia necessario intensificare i nostri sforzi. Il problema riguarda ora la popolazione in generale, e in particolare i giovani e le donne. Molti giovani sono diventati sessualmente attivi dopo la fine delle campagne degli anni ’80. Abbiamo assistito a una potente ondata di campagne cui hanno partecipato personaggi famosi – attori, capi di governo e cantanti – che hanno attirato l’attenzione sul problema e sul modo di affrontarlo. Purtroppo tutto questo non si fa più. Pensavamo di avere la situazione sotto controllo, ma non era vero. Le nuove generazioni crescono impreparate. Sono pertanto molto grato alla Presidenza tedesca, al ministro della Sanità e al Cancelliere stesso per aver riportato l’attenzione su questa malattia e sui semplici metodi che ci consentono di proteggerci.

Allo stesso tempo, è fondamentale investire nella ricerca, e la Commissione lo sta facendo. E’ molto importante investire nella medicina – non ripeterò quanto è già stato detto – e garantire l’accesso a farmaci antiretrovirali efficaci a prezzo abbordabile. Sono misure di grande significato che possiamo prendere. Per noi è un’importantissima priorità e, come ho già ricordato, mi fa molto piacere che il Consiglio e la Presidenza tedesca, e anche il Parlamento, abbiano lo stesso punto di vista.

Riprenderemo e intensificheremo le nostre campagne per educare e informare i giovani. Incoraggeremo nuovamente l’uso dei preservativi. Condurremo attività di ricerca sulle misure preventive e sui farmaci. Sarà un lavoro rapportato al genere, perché ci rendiamo conto che ci sono aspetti che vanno trattati diversamente tra uomini e donne e adatteremo la nostra ricerca e i nostri sforzi al fine di tenere conto di questa realtà. Ho preso nota del paragrafo contenuto nella relazione e convengo sul fatto che, in seno alla Commissione, dobbiamo fare in modo di cooperare tra di noi, tra i singoli dipartimenti responsabili per certi settori, affrontando però allo stesso tempo il tema come problema globale. Sappiamo che tocca i paesi vicini ma anche i paesi in via di sviluppo, e abbiamo la responsabilità di lavorare anche con loro.

Desidero elogiare il relatore e il Parlamento per la relazione che affronta tutti i temi importanti. E noi lavoreremo su questi temi. In alcuni casi – e potrei citare ad esempio la cooperazione tra i vari servizi all’interno della Commissione – lo abbiamo già fatto. Agiremo anche mediante finanziamenti e programmi. Per esempio, nel 2007 lavoreremo allo sviluppo di buone pratiche per quanto riguarda i comportamenti sessuali a rischio tra i giovani e la prevenzione dell’HIV/AIDS negli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e svilupperemo programmi di formazione per gli operatori sanitari e le ONG per migliorare il trattamento e la cura dei pazienti affetti da HIV/AIDS.

Per noi è un’altissima priorità. Non si tratta solo di una politica o di una strategia. E’ una questione di obbligo morale. Credo che il sistema nel suo insieme abbia tradito e deluso i nostri cittadini negli ultimi 20 anni ed è ora venuto il momento di riprendere il nostro impegno e correggere gli errori.

 
  
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  Presidente. – Molte grazie, signor Commissario, per il suo intervento ricco di sentimento e di impegno nonché in piena sintonia con quelle che sono le preoccupazioni e le richieste del Parlamento.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE), relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. – (HU) L’HIV/AIDS, una delle malattie attualmente più pericolose, non conosce frontiere. Negli ultimi due anni, il numero di ragazze e di donne contagiate dall’HIV è cresciuto in tutte le regioni del mondo, e ad un ritmo particolarmente elevato in Europa orientale, Asia e America latina. L’adozione di misure contro questa epidemia non può essere pertanto limitata al territorio dell’Unione europea, ma richiede urgentemente una collaborazione a livello mondiale. Nel 2005 ci sono stati quasi 5 milioni di nuove infezioni da HIV in tutto il mondo, e le malattie collegate all’AIDS hanno ucciso 3 milioni di persone, di cui circa la metà bambini.

L’altro gruppo sempre più a rischio è costituito dalle donne, in quanto è in aumento il numero di donne che vengono infettate dall’HIV a loro insaputa e che diventano così portatrici di un virus che possono trasmettere ai figli. Una strategia contro l’HIV/AIDS dovrebbe fare della protezione delle donne e dei bambini l’elemento centrale. Gli strumenti più efficaci in questa lotta sono la prevenzione, l’informazione, gli strumenti per l’educazione del pubblico, e l’utilizzo sempre più diffuso dei canali di comunicazione più adeguati, la raccolta dei dati, la ricerca, la diagnosi precoce e il trattamento; dobbiamo fare in modo che siano disponibili cure sanitarie di alta qualità e non esclusive, indipendentemente dall’età e dal sesso della persona.

 
  
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  Antonios Trakatellis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signor Presidente, per curare l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, abbiamo bisogno di una strategia integrata in grado di promuovere la prevenzione sia a livello comunitario sia in questi paesi, ma anche, direi, su scala mondiale.

Il numero delle persone contagiate dall’AIDS e di quelle che convivono con la malattia è in crescita costante e ogni giorno si registrano nel mondo 12 000 nuove infezioni. Non esiste alcun vaccino per la prevenzione della malattia e nessun trattamento terapeutico si è rivelato finora efficace.

Come diceva anticamente Ippocrate: “prevenire è meglio che curare”, e una strategia integrata dovrebbe essenzialmente promuovere una prevenzione efficace. La prevenzione può essere realizzata sensibilizzando il pubblico – come ha ricordato il Commissario e in questo modo potrebbero essere adottate tutte le misure preventive.

Inoltre, dobbiamo fare passi avanti al fine di eliminare i pregiudizi ancora esistenti nei confronti di questa specifica malattia. Le persone affette dalla malattia si trovano costantemente a fare i conti con intolleranza e discriminazione. Allo stesso tempo, naturalmente, unitamente allo sforzo di prevenzione, dobbiamo promuovere i settori della ricerca e dell’innovazione che ci consentiranno di disporre di nuovi farmaci ed eventualmente di vaccini.

In conclusione, vorrei ringraziare il relatore, onorevole Andrejevs, per l’eccellente lavoro svolto. Abbiamo collaborato ottimamente e lo ringrazio. Credo che questa relazione ci consentirà di elaborare una strategia di prevenzione straordinaria sia nell’Unione europea sia su scala mondiale.

 
  
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  Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, l’AIDS è una tragedia ancora in atto, non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche in Europa, non solo tra gli omosessuali e i tossicodipendenti, ma anche tra gli eterosessuali e chi pratica l’astinenza totale, e vorrei pertanto rivolgere un caloroso ringraziamento al relatore, onorevole Andrejevs, che si è impegnato moltissimo in questo lavoro e ha messo a punto una relazione eccellente.

Il nostro gruppo deve fare tutto il possibile per porre fine all’epidemia di AIDS, e dobbiamo investire tenendo questo aspetto bene a mente. Prima di tutto, dobbiamo investire nelle persone, nelle donne. Dobbiamo prendere sul serio la prevenzione. Dobbiamo prendere sul serio la realtà di donne, giovani, lavoratori e lavoratrici del sesso e tossicodipendenti, ed è questa la realtà a partire dalla quale dobbiamo lavorare. E’ essenziale che nelle scuole e negli ospedali siano fornite informazioni corrette, informazioni che trattino con rispetto le scelte morali delle persone, comprese le informazioni relative a tutte le malattie a trasmissione sessuale, poiché queste malattie favoriscono la vulnerabilità all’AIDS.

Secondo, dobbiamo investire in nuovi prodotti, in microbicidi, in prodotti che consentano alle donne di proteggersi dall’AIDS, in medicinali e in vaccini, e in farmaci più rispettosi dell’ambiente. I profilattici per uomini e donne devono diventare più facilmente disponibili.

Terzo, dobbiamo investire in innovazione politica. Dobbiamo superare gli ostacoli esistenti senza alcun indugio. I farmaci e i vaccini spesso non sono economicamente accessibili proprio a quei gruppi che ne hanno più bisogno. Tutto questo è da imputare agli elevati costi di sviluppo dei farmaci e ai tempi di rimborso relativamente brevi, la cui conseguenza è il costo proibitivo dei nuovi farmaci. Dobbiamo affrontare questi problemi e la responsabilità pubblica che ne deriva. Ci sono le possibilità per uscire da questa situazione, per esempio più partenariati pubblico-privati per sviluppare farmaci e vaccini contro l’AIDS, che potrebbero ridurre in una certa qual misura il loro costo, mentre dovremmo anche avvalerci di tutte le opzioni di cui disponiamo per infirmare i brevetti nell’interesse pubblico, e a tal fine gli accordi TRIPS indicano la giusta direzione.

Infine, se vogliamo che siano disponibili i farmaci essenziali per la lotta contro l’AIDS, è necessario essere più attenti nel negoziato con l’industria farmaceutica, riguardo al quale la Commissione può svolgere un ruolo fondamentale, e sostengo pertanto con convinzione l’emendamento del relatore finalizzato a questo scopo.

 
  
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  Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, signora Ministro, signor Commissario, desidero congratularmi con il professor Andrejevs per la sua eccellente relazione. L’AIDS costituisce una grave minaccia per la salute mondiale, e paradossalmente, lo diventa sempre di più con il miglioramento delle terapie per i pazienti che ne sono affetti, perché con il miglioramento delle terapie, migliora anche la sopravvivenza dei pazienti e si allarga in questo modo il bacino di infettività.

Desidero cogliere questa opportunità per concentrarmi su un solo aspetto: l’infezione dovuta all’uso di aghi infetti da parte dei tossicodipendenti. Molte migliaia di persone ogni anno vengono contagiate in questo modo. Questo problema può essere facilmente affrontato, almeno negli Stati membri dell’Unione europea, se solo i governi capissero una cosa molto semplice: la tossicodipendenza è una malattia, non un reato penale, e dovrebbero pertanto essere adottate misure che consentano di dare ai tossicodipendenti aghi puliti, non infetti da utilizzare per il trattamento della loro malattia. Tutto questo dovrebbe essere fatto sotto una scrupolosa supervisione e sorveglianza medica e senza il coinvolgimento della polizia o delle autorità giudiziarie. Spero che alla fine i governi si lascino guidare dal buon senso medico, e non da un approccio aggressivo e poliziesco, quando si tratta di affrontare i problemi dei tossicodipendenti malati.

Mi interessa sentire i commenti del Commissario e della Presidente in carica su questo tema.

 
  
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  Bogusław Rogalski, a nome del gruppo UEN.(PL) Signor Presidente, è per me un piacere parlare in Aula nel corso di questo importante dibattito su uno dei problemi e delle minacce più gravi dei tempi moderni: la lotta contro HIV e AIDS.

Oggi il mondo sembra essere diventato ostentatamente indifferente nei confronti del tema dell’HIV/AIDS, non presta sufficiente attenzione al problema né investe in modo proporzionato alla gravità e alla portata della minaccia. E il contrasto con la realtà è stridente: quasi 40 milioni di persone sono affette dal virus dell’HIV in tutto il mondo e oltre il 95 per cento di esse vive nei paesi in via di sviluppo. Tale circostanza dovrebbe indurci ad assicurare maggiori aiuti a quei paesi. Il fatto allarmante è che più della metà dei nuovi casi di HIV riguarda giovani al di sotto dei 25 anni di età. I casi nell’Unione europea e nei paesi vicini aumentano a una velocità estremamente preoccupante. Dovremmo anche ricordare che le persone più vulnerabili alle infezioni da HIV sono i tossicodipendenti, i migranti e gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Tutti questi gruppi richiedono particolare attenzione e assistenza. Per questo è di fondamentale importanza che tutte le istituzioni e le organizzazioni che raccomandano la pratica di stili di vita più sicuri e insegnano a come evitare i rischi includano regolarmente la lotta contro l’HIV nei loro programmi. E’ altresì importante che la Commissione utilizzi la sua politica di vicinato per raggiungere le zone a rischio nei paesi vicini all’Unione europea, con particolare attenzione all’enclave di Kaliningrad, che è un’altra regione in cui la minaccia cresce a ritmi preoccupanti. Dovremmo tuttavia concentrarci soprattutto su campagne di informazione chiare sulle infezioni da HIV, in quanto costituiscono il mezzo più efficace per eliminare quella che potremmo definire la peste dei tempi moderni. Desidero sottolineare ancora una volta che solo la prevenzione e l’educazione in materia di HIV, soprattutto tra i giovani, potranno aiutarci a evitare un’epidemia su scala mondiale.

 
  
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  Umberto Guidoni, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, l’AIDS è lungi dall’essere sconfitto. Le infezioni continuano ad aumentare e stanno assumendo le dimensioni di un’epidemia globale. La cosa più preoccupante è che la metà dei nuovi casi colpiscono persone di età inferiore ai 25 anni.

In Europa più del 50% della popolazione è convinto di poter contrarre l’AIDS attraverso il bacio. Per questo motivo, occorrono campagne di comunicazione concepite con un linguaggio scientificamente corretto, che informino con chiarezza la popolazione sulla prevenzione, sui meccanismi di protezione e sui comportamenti a rischio.

Bisogna combattere ogni forma di ghettizzazione, predisponendo politiche e programmi per la promozione dell’integrazione sociale e dell’ingresso sul mercato del lavoro di coloro i quali sono affetti dal virus. Servono inoltre finanziamenti pubblici per promuovere le attività di ricerca e sviluppo orientate verso le esigenze di salute pubblica, che garantiscano l’accesso ai risultati della ricerca anche ai pazienti più poveri.

I farmaci che sono necessari per salvare milioni di vite non possono essere considerati merci comuni disciplinate dalle leggi di mercato. Come afferma la relazione, bisogna garantire a ogni essere umano il diritto all’assistenza sanitaria, alle prestazioni mediche e all’accesso ai farmaci.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).(SK) Desidero iniziare ringraziando l’onorevole Andrejevs per una relazione estremamente dettagliata che affronta tutti gli aspetti della lotta contro questa malattia insidiosa. E’ deplorevole che EuroHIV non disponga dei dati nazionali di Spagna e Italia, benché l’agenzia li classifichi come i due paesi con la più elevata incidenza di casi e malgrado il fatto che il numero stimato di persone infette, in alcuni Stati membri dell’Unione europea, sia quasi tre volte superiore al numero ufficiale. Per esempio, si stima che in Slovacchia il numero di pazienti infetti sia dieci volte superiore rispetto alle cifre indicate dalle statistiche ufficiali.

Capiamo che può essere difficile ottenere statistiche precise, perché ci sono anche pazienti che rifiutano le terapie e che si sottraggono al controllo dei medici. La legislazione non risolve questo problema, e nonostante il rischio di infezione, nessuno può obbligare un paziente a sottoporsi a una terapia. Spesso è persino difficile determinare la fonte dell’infezione. Con la sifilide, è semplice individuare una persona infetta. Con l’HIV, occorre molto tempo. Condivido l’enfasi che il Commissario Kyprianou pone sulle difficoltà della ricerca e il suo impegno teso a fare sì che le terapie siano erogate secondo quanto previsto dal settimo programma quadro.

 
  
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  Michael Cashman (PSE), relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – (EN) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con il relatore per il lavoro svolto su questa relazione estremamente importante.

Vorrei dire innanzi tutto che l’AIDS e l’HIV in quanto tali non hanno pregiudizi. Colpiscono chiunque sia vulnerabile a causa dell’uso di sangue spesso contaminato e riutilizzato che non viene correttamente trattato, di sesso non sicuro e dell’uso incauto di aghi, solo per citare qualche esempio.

Ma il problema che dobbiamo affrontare è la prevenzione della trasmissione. Mi sembra che la priorità assoluta sia quella dell’informazione e dell’educazione. Dobbiamo insegnare alle persone a proteggersi. Dobbiamo informare le persone sui loro diritti e sull’accesso ai farmaci. Allo stesso tempo, dobbiamo creare un processo di sensibilizzazione tra le comunità e gli individui che credono di essere al sicuro o che escludono di poter essere colpiti dall’AIDS e dall’HIV.

Se consideriamo in particolare l’Africa, dove assistiamo alla distruzione di milioni e milioni di vite, e se poi consideriamo l’Europa, dove sempre più giovani sono contagiati dal virus dell’HIV, non dobbiamo tenere conto unicamente dell’accessibilità alle terapie, ma anche del loro costo. Dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre il costo delle terapie e per renderle disponibili a tutti.

A chi dice che l’uso del preservativo non è efficace per prevenire la trasmissione del virus dell’HIV, voglio dire che sono parole dannose che causano la perdita di molte vite. I preservativi funzionano. Lo scambio di aghi funziona. Le buone pratiche funzionano e salvano vite. E chi promuove l’astinenza? Bene, se l’astinenza può funzionare per quanto riguarda i rapporti sessuali, funzionerà. Ma che cosa succede quando l’astinenza non è una scelta? La quattordicenne stuprata su un’autostrada in Africa ha qualche scelta? No. Non ha scelta. Proprio a questo proposito possono essere davvero importanti l’educazione e la promozione della sensibilizzazione e la fine della discriminazione che rovina la vita di chi convive con l’AIDS e l’HIV.

Infine, vorrei citare Madonna – la pop star – che non credo capiti spesso di citare in Aula. Una volta ha detto che dichiarare la propria sessualità è un comportamento da eroi. Rivelare che si è sieropositivi e affrontare la discriminazione e la rabbia che si prova è un comportamento da guerrieri: i guerrieri combattono le battaglie che non vogliono che un’altra generazione abbia mai più a combattere.

Elogio la relazione e la raccomando all’Aula.

 
  
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  Åsa Westlund (PSE).(SV) Signor Presidente, secondo le statistiche ufficiali, più di 215 000 persone nell’Unione europea hanno contratto il virus dell’HIV tra il 1998 e il 2005. In Europa, quasi 650 000 persone sono state contagiate, molte delle quali al di sotto dei 25 anni di età.

E’ una situazione che mi intristisce e mi deprime profondamente, oltre a indignarmi perché, proprio come ha già affermato il Commissario Kyprianou, tutto questo si potrebbe tranquillamente evitare. Queste persone avrebbero potuto evitare il contagio. Mi fa pertanto davvero molto piacere che ci sia questo dibattito oggi. Sono molto soddisfatta della relazione che ci apprestiamo a votare e del fatto che la Commissione e il Consiglio hanno affermato di essere intenzionati a privilegiare questi temi.

E’ fondamentale affrontare la palese ignoranza esistente riguardo ai modi in cui si possono contrarre l’HIV e l’AIDS, che costituisce l’ulteriore prova della necessità di puntare ancora di più sull’informazione e incoraggiare trasparenza ed apertura in merito alla sessualità in generale. Dobbiamo avere il coraggio di parlare di uguaglianza di genere e autodeterminazione in materia sessuale. Il fatto che siano soprattutto i gruppi più vulnerabili della società ad essere contagiati dall’HIV e la diffusione dell’infezione dimostrano che dobbiamo lavorare secondo schemi nuovi, se vogliamo davvero raggiungere tutti i gruppi sociali. Il fatto che siano i gruppi vulnerabili ad essere colpiti rende anche più complesso il nostro lavoro volto ad evitare la stigmatizzazione delle persone sieropositive. E’ un tema che richiede la massima attenzione.

Mi fa altresì molto piacere che la relazione metta in luce il sostegno al Fondo mondiale per la lotta contro l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria. E’ un lavoro molto importante, e spero potremo fare di più per sostenerlo. Sono inoltre molto lieta che la relazione e molti degli emendamenti mettano in evidenza quanto sia importante combattere tubercolosi e HIV in parallelo. Sono grata per il lavoro che ci siamo impegnati a condurre insieme per combattere questo diffondersi dell’infezione assolutamente evitabile.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE) Signor Presidente, quello che rende così importante la discussione odierna sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini è il fatto che talvolta anche noi qui in quest’Aula tendiamo a dimenticare la realtà.

L’HIV/AIDS rimane una malattia pericolosa, non solo nei paesi africani, ma anche nei nostri Stati membri e nei paesi vicini. L’incidenza delle infezioni da HIV è in crescita e si stima che il numero delle persone affette dal virus – come è stato ripetuto più volte oggi – sia di tre volte superiore alle cifre ufficiali.

Per quanto sia positivo che tutte le Istituzioni europee si siano pronunciate, ancora una volta, a favore di una lotta efficace contro questa malattia pericolosa, non posso che condividere la frustrazione del Commissario Kyprianou quando scopriamo cifre come queste sulle nuove infezioni e ci rendiamo conto che le informazioni sono ancora fallaci, dopo tutti gli anni durante i quali avevamo creduto che le nuove generazioni avessero capito il messaggio. Le campagne informative devono essere organizzate non solo per prevenire nuove infezioni da HIV, ma anche per evitare la stigmatizzazione dei malati e per dare alla gente le informazioni di cui ha bisogno. E’ infatti piuttosto stupefacente che si continui a credere che ci si possa infettare con un bacio o con un bicchiere d’acqua, ed è proprio da qui, dal settore della prevenzione e dell’educazione, in cui si fa ancora troppo poco, che occorre partire.

Non smette mai di stupirmi il modo in cui alcuni gruppi religiosi accolgono le campagne di educazione ed informazione sponsorizzate dai ministri competenti in certi Stati membri. Anche a questo riguardo dobbiamo esprimere con grande determinazione la nostra posizione politica.

Si tratta, tra le altre cose, di assicurare il rispetto della legislazione comunitaria vigente. C’è una direttiva che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, la trasformazione e la distribuzione del sangue umano, e dobbiamo insistere perché tutti gli Stati membri la recepiscano integralmente, soprattutto per proteggere i loro cittadini.

 
  
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  Ulla Schmidt, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti i deputati al Parlamento europeo e anche la Commissione per la discussione odierna, da cui emerge molto chiaramente quanto la nostra azione comune per ridurre al minimo le nuove infezioni e per garantire un accesso illimitato alle terapie per le persone che hanno contratto il virus dipenda in larga misura dal fatto che l’argomento non sia più considerato tabù e i malati non vengano stigmatizzati e discriminati.

Sono lieta che sia stato detto a chiare lettere, sia in questa sede che in occasione della grande Conferenza di Brema, che l’HIV/AIDS deve essere uno dei punti prioritari della nostra agenda, in quanto sono assolutamente convinta che, solo se i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si approprieranno del tema, potremo garantire ovunque, e soprattutto nei paesi nostri vicini, la realizzazione delle infrastrutture necessarie se vogliamo che la cooperazione con la società civile, e soprattutto con i malati, sia fruttuosa e se vogliamo che tutto quanto è stato dichiarato si concretizzi nella pratica.

Come prima cosa dobbiamo riflettere su prevenzione e informazione, dobbiamo chiederci come possiamo fare arrivare il messaggio ai giovani, agli immigrati, a chi è difficile da avvicinare, come per esempio le donne che sono state costrette a prostituirsi. Lo potremo fare solo se ci sarà una stretta cooperazione tra i detentori del potere politico e i soggetti della società civile che accettano di assumersi una responsabilità e di lavorare con noi. Parlando di prostituzione coercitiva, si osserva chiaramente che non si tratta unicamente di un problema di politica sanitaria e i governi devono fare tutto il possibile per proteggere le donne.

Terzo, la prevenzione è possibile solo se parliamo apertamente dei modi in cui può avvenire il contagio. Questo potrà anche indurci, nei nostri paesi, ad adottare una politica in materia di stupefacenti che non criminalizzi le droghe, affinché, sebbene sia necessario adottare misure, anche ricorrendo alla legge, contro gli spacciatori, chi si è ammalato perché tossicodipendente possa accedere a siringhe e aghi puliti e ad assistenza e servizi. Sono tutti fattori che possono svolgere un ruolo importante. Non è sicuramente una strada facile da percorrere, soprattutto nei paesi a noi vicini, dove gli Stati membri e i loro governi si trovano a dover rispondere all’accusa secondo cui, con una politica di quel tipo, si trasformano loro stessi in trafficanti e promuovono la tossicodipendenza – un tema tabù in molti paesi.

Per questo sono stata particolarmente lieta di constatare a Brema la disponibilità da parte dei ministri dei nuovi Stati membri dell’Europa orientale a parlare apertamente di questi aspetti. Infatti, proprio in questo approccio franco e aperto a questi problemi, e nell’eliminazione dei tabù, vedo una possibilità di progresso, quella che tutti auspichiamo.

Vista la situazione, se mettiamo in comune e condividiamo le migliori prassi nel campo della prevenzione e ci scambiamo le idee, se investiamo insieme in ricerca e sviluppo e se sposiamo questa causa, possiamo già dire di aver compiuto un passo avanti.

Secondo, sono molto favorevole al fatto che il Parlamento europeo, gli Stati membri e la Commissione abbiano insieme riconosciuto che qualsiasi effettiva campagna contro l’HIV/AIDS richiede anche le infrastrutture necessarie per l’assistenza sanitaria che assicurino allo stesso tempo che le persone che accedono alle terapie trovino interlocutori qualificati con cui parlare.

Terzo, dobbiamo fare in modo che in ogni Stato membro sia garantito l’accesso ai farmaci a un prezzo equo, autorizzando che il 10 per cento del bilancio della sanità sia speso per i vaccini o le terapie contro l’HIV.

Sono grata dell’opportunità che ci è stata offerta di discutere di questo tema oggi e mi fa molto piacere che ci sia l’intenzione di continuare a trattarlo sulla base di un’intensa cooperazione per il bene delle persone che vivono accanto a noi e affinché i giovani possano essere protetti contro il contagio da HIV/AIDS.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti i deputati e la Presidente in carica del Consiglio per questo dibattito molto interessante.

Come sapete, il nostro motto quest’anno per la campagna sull’HIV/AIDS era “AIDS – ti ricordi di me?”. Purtroppo, dobbiamo ancora ricordare a molti – compresi, mi dispiace dirlo, ai decisori – l’esistenza di questa malattia.

Dobbiamo farlo in molti modi. Primo, per quanto riguarda i decisori, ripeto quanto è già stato detto dalla Presidente in carica del Consiglio: “La spesa per questo impegno non è un costo, è un investimento”. Dobbiamo ricordarlo ai nostri capi e ai nostri decisori. Inoltre, affrontare l’HIV/AIDS nei paesi vicini e nei paesi in via di sviluppo non è solo un nostro obbligo morale nei confronti dei paesi terzi partner, è anche un modo per proteggere noi stessi. Dobbiamo servirci di tutte le argomentazioni pratiche per convincere chi prende le decisioni.

Naturalmente sono d’accordo che la prevenzione è la politica più importante, visto che al momento non ci sono cure, tuttavia la prevenzione può essere più efficace se si interviene attraverso l’educazione e l’informazione. Occorre procedere in modo molto equilibrato: da una parte, dobbiamo spiegare alla gente, soprattutto ai giovani, che si tratta di una malattia pericolosa. Non è come l’influenza: non bastano gli antibiotici per farla passare e alla fine potrebbe anche uccidere. Dobbiamo evidenziare i rischi della malattia, ma non emarginando, stigmatizzando o discriminando chi è infetto. La stigmatizzazione impedisce anche di affrontare la malattia perché la gente ha paura dello stigma. Le persone non si sottopongono al test e non sanno di essere infette, finendo poi con il contagiare gli altri, e non si fanno curare.

E’ un delicatissimo esercizio di equilibrismo, ma è un compito che spetta a noi e dobbiamo compierlo. Come è già stato ricordato, è increscioso che i giovani oggi pratichino sesso non protetto. Come ho affermato nelle mie osservazioni introduttive, dobbiamo continuare a ricordare ai giovani quanto sia utile adottare misure semplici come l’uso dei preservativi, che sono un efficace sistema di protezione. L’astinenza è un comportamento che dovrebbe basarsi sulle convinzioni morali o religiose, e non dovrebbe essere vista come una difesa contro la malattia, perché vogliamo che la gente sappia come proteggersi se decide di avere rapporti sessuali. Ognuno ha il diritto di seguire le proprie convinzioni morali e di agire di conseguenza, ma l’educazione deve esserci. Occorre sapere come proteggersi.

Come ho rilevato, porremo un’enfasi particolare sulle azioni in materia di ricerca e sviluppo, in particolare misure per la protezione per le donne, e soprattutto misure che le donne possono prendere senza che sia necessario il consenso del partner. Sono pertanto assolutamente d’accordo sul paragrafo della relazione che affronta questo aspetto.

La società civile è per noi un fattore molto importante. Dobbiamo costituire partenariati, con il coinvolgimento non soltanto delle Istituzioni europee, ma anche dei cittadini europei, e pertanto abbiamo previsto di lavorare in stretta cooperazione con la società civile e lo stiamo facendo. Nel 2005 abbiamo istituito un Forum della società civile su HIV/AIDS e ne abbiamo fatto un elemento chiave del nostro lavoro volto ad affrontare l’HIV/AIDS in Europa. Il Forum della società civile si è riunito ieri e oggi a Lussemburgo per discutere di questo importante tema. E’ composto da ONG, gruppi di donne, gruppi di uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini, lavoratori e lavoratrici del sesso, carcerati e tossicodipendenti. Dobbiamo coinvolgere tutta la società nel lavoro che svolgiamo su questo tema.

Sono d’accordo con l’onorevole Matsakis: dobbiamo affrontare il problema dei tossicodipendenti e dello scambio di aghi, perché è un problema che riguarda la salute e non deve essere oggetto di criminalizzazione.

Dobbiamo inoltre citare il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che è lo strumento che abbiamo creato insieme e che dovrebbe essere un efficace meccanismo di sorveglianza per gestire questo importante problema. Credo pertanto che questo dibattito, e altri che spero seguiranno, possa contribuire non solo ad attirare l’attenzione di tutti coloro che devono prendere le decisioni giuste, ma anche a fare in modo che i cittadini europei siano informati e sappiano che questo problema continua ad esistere. A nome della Commissione, vi posso assicurare che rimarrà una delle priorità della nostra agenda politica.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Credo che sia giusto congratularsi ancora una volta con l’onorevole Andrejevs per l’eccellente relazione che ha preparato e credo di poter inoltre affermare che questo dibattito sia stato uno dei più gratificanti tra quelli che si sono svolti negli ultimi tempi, ponendo in evidenza la grande sintonia esistente tra il Consiglio, la Commissione e il Parlamento. E’ un dibattito che rivela l’esistenza di un forte impegno e che credo ci dia motivo di speranza per quanto riguarda la capacità dell’Unione europea di agire nel suo insieme, portando avanti un’azione interistituzionale nei confronti di un problema che è tra le maggiori preoccupazioni di tutti.

La votazione si svolgerà alle ore 12.00.

Dichiarazioni scritte (artícolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) L’AIDS è la più grande epidemia della storia, e riguarda tutte le regioni, tutti gli ambienti sociali e tutte le fasce di età. Al giorno d’oggi, ogni 6 secondi una persona viene contagiata.

Il Parlamento europeo deve rilanciare una campagna che sta perdendo forza e accolgo con favore la relazione di iniziativa su cui oggi siamo chiamati a votare.

Dell’AIDS ci si sta dimenticando, ma il morbo si non è dimenticato di noi – si sta diffondendo in particolare tra i giovani, le donne, le popolazioni migranti e nei nuovi Stati membri dell’Unione europea. I giovani europei sono sempre meno attenti, e sembrano confondere terapie disponibili e guarigione. Ricordiamolo: l’AIDS continua a uccidere ancora oggi.

La malattia non conosce frontiere e oggi più che mai la nostra solidarietà deve essere transnazionale. Proprio per questo mi fa piacere che la relazione raccomandi non solo azioni europee nell’ambito della prevenzione, dell’informazione e della ricerca, ma anche azioni internazionali, grazie alla politica di vicinato e al programma TACIS.

La lotta contro l’AIDS non ha soltanto lo scopo di combattere una pandemia, ma svolge anche un ruolo di promozione dell’assistenza sanitaria e dei diritti sessuali, nonché dei diritti delle donne. Non è solo un’azione politica comune, è un dovere universale.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, i dati sullo stato attuale della lotta all’AIDS sono sconvolgenti: nel mondo oltre 39 milioni di persone vivono con l’HIV, mentre solo nel 2006 sono stati contagiati 4,3 milioni di persone. E’ sconcertante anche il dato relativo all’Unione europea, che vede un aumento sostanziale dei contagi negli ultimi sette anni.

Serve pertanto al più presto un approccio nuovo delle istituzioni, nazionali ed europee, per individuare misure di prevenzione da indirizzare ai gruppi a rischio e per sostenere campagne di informazione e di educazione sessuale nelle scuole, visto che la metà dei nuovi contagi riguarda giovani con meno di 25 anni. A livello globale, l’Unione europea e la comunità internazionale hanno il dovere tanto di assicurare l’accesso ai farmaci e alle cure a prezzi accessibili anche ai paesi più poveri, lottando contro la lobby delle imprese farmaceutiche, quanto di proseguire nelle attività di ricerca al fine di giungere il prima possibile alla messa a punto di nuovi farmaci antiretrovirali innovativi, di vaccini e di microbicidi.

Alla luce di questi dati rivolgo l’invito a tutti gli Stati membri che non l’abbiano ancora fatto, tra cui l’Italia, a sbloccare i fondi promessi al Fondo globale. E’ necessario che il governo italiano partecipi al più presto con il suo contributo economico, nel caso specifico 260 milioni di euro, al Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 11.50, riprende alle 12.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVO
Vicepresidente

 

6. Benvenuto
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  Presidente. – Ho l’onore di poter porgere il benvenuto presso il nostro Parlamento all’ex Presidente del Messico, Vicente Fox, presente in tribuna d’onore.

 

7. Turno di votazioni
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.

(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)

 

7.1. Accordo CE-Malaysia su taluni aspetti dei servizi aerei (votazione)
  

– Relazione Costa (A6-0093/2007)

 

7.2. Stipendi di base e indennità applicabili al personale dell’Europol (votazione)
  

– Relazione Cavada (A6-0136/2007)

 
  
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  Richard Corbett (PSE).(EN) Signor Presidente, non si può considerare l’intero gruppo di relazioni, ai sensi dell’articolo 131 del Regolamento, come votazioni singole in blocco?

 
  
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  Presidente. – La procedura di bilancio prevede una votazione specifica su ciascuna relazione. Per accelerare la votazione posso soltanto evitare il richiamo alla procedura semplificata per ogni relazione.

 

7.3. Contingenti tariffari per le importazioni in Bulgaria e in Romania di zucchero di canna (votazione)
  

– Relazione Graefe zu Baringdorf (A6-0072/2007)

 

7.4. Richiesta di revoca dell’immunità parlamentare dell’on. Vural Öger (votazione)
  

– Relazione Speroni (A6-0140/2007)

 

7.5. Discarico 2005: Sezione IV, Corte di giustizia (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0109/2007)

 

7.6. Discarico 2005: Sezione V, Corte dei conti (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0107/2007)

 

7.7. Discarico 2005: Sezione VI, Comitato economico e sociale europeo (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0110/2007)

 

7.8. Discarico 2005: Sezione VIII A, Mediatore europeo (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0104/2007)

 

7.9. Discarico 2005: Sezione VIII B, Garante europeo della protezione dei dati (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0111/2007)

 

7.10. Discarico 2005: sesto, settimo, ottavo e nono Fondo europeo di sviluppo (FES) (votazione)
  

– Relazione Camre (A6-0115/2007)

 

7.11. Discarico 2005: Centro europeo per la formazione professionale (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0097/2007)

 

7.12. Discarico 2005: Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0098/2007)

 

7.13. Discarico 2005: Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0118/2007)

 

7.14. Discarico 2005: Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0100/2007)

 

7.15. Discarico 2005: Agenzia europea dell’ambiente (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0103/2007)

 

7.16. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0105/2007)

 

7.17. Discarico 2005: Centro di traduzione degli organismi dell’Unione (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0101/2007)

 

7.18. Discarico 2005: Agenzia europea per i medicinali (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0099/2007)

 

7.19. Discarico 2005: Eurojust (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0120/2007)

 

7.20. Discarico 2005: Fondazione europea per la formazione (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0113/2007)

 

7.21. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza marittima (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0114/2007)

 

7.22. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza aerea (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0121/2007)

 

7.23. Discarico 2005: Autorità europea per la sicurezza alimentare (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0112/2007)

 

7.24. Discarico 2005: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0119/2007)

 

7.25. Discarico 2005: Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0102/2007)

 

7.26. Servizi di pagamento nel mercato interno (votazione)
  

– Relazione Gauzès (A6-0298/2006)

Prima della votazione

 
  
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  Jean-Paul Gauzès (PPE-DE), relatore.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione che vi è stata presentata è il risultato di sforzi ampi e concordati con Consiglio dei ministri e Commissione per giungere a un voto in prima lettura. Pertanto vi invito a esprimere voto favorevole.

Da un lato, mi rivolgo a voi affinché respingiate l’emendamento all’articolo 71, che non ha nulla a che vedere con il progetto di direttiva. Infatti stiamo parlando di una questione che riguarda la conservazione dei dati nel sistema SWIFT in particolare, e al riguardo devo informare gli onorevoli colleghi che, nel corso del dibattito di ieri, la Commissione ha detto che avrebbe tentato di assicurare la conservazione sicura dei dati. Tra l’altro, ho appena ricevuto una lettera della Presidenza tedesca che sostiene tale posizione. Pertanto vi chiederei di respingere l’emendamento all’articolo 71. D’altro canto, sono favorevole all’emendamento orale che verrà presentato dall’onorevole Berès nel corso del voto sulla risoluzione legislativa.

In conclusione, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla stesura della relazione: la commissione, i relatori ombra e i relatori per parere, nonché tutti i colleghi che mi hanno prestato assistenza tecnica.

 
  
  

Prima della votazione sulla risoluzìone legislativa

 
  
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  Pervenche Berès (PSE).(FR) Signor Presidente, in accordo con il relatore, vorrei presentare un emendamento orale alla relazione, che ci permetterà di aggiungere una citazione, di cui vi leggo il testo: “vista la lettera inviata al presidente del Parlamento europeo in data 1 marzo 2007 dal presidente del gruppo di lavoro previsto dall’articolo 29 della direttiva 95/46/CE, per quanto riguarda le questioni connesse con la protezione dei dati in particolare nel funzionamento del sistema SWIFT”. Mi rivolgo a voi affinché il Parlamento convalidi questo emendamento orale all’ottimo progetto di relazione del nostro collega, onorevole Gauzès.

 
  
  

(L’emendamento orale è accolto)

 

7.27. Regime di contingentamento per la produzione di fecola di patate (votazione)
  

– Relazione Wojciechowski, Janusz (A6-0137/2007)

Prima della votazione sull’emendamento 8

 
  
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  Janusz Wojciechowski (UEN), relatore.(PL) Signor Presidente, recentemente abbiamo votato in merito a un emendamento volto a estendere a quattro anni il regime di contingentamento per la fecola di patate. Si tratta di una buona notizia per i vecchi Stati membri, che hanno il 90 per cento dei contingenti, il che basta a soddisfarne le esigenze.

Ora facciamo qualcosa di positivo per i nuovi Stati membri, che sono meno soddisfatti dei propri contingenti, adottando l’emendamento n. 8, che permetterà di rinviare i contingenti da un anno all’altro: ciò che i vecchi Stati membri non utilizzano in un anno andrebbe assegnato l’anno seguente ai nuovi Stati membri, con il consenso della Commissione.

Vorrei sottolineare che nel lungo periodo questo emendamento non comporterebbe un aumento dei contingenti, e chiedo che venga approvato in nome della solidarietà europea. Se l’emendamento verrà adottato, sono stato autorizzato dal gruppo “Unione per l’Europa delle nazioni” a ritirare gli emendamenti nn. 5-7, che porteranno a un aumento dei contingenti.

 
  
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  Presidente. – Abbiamo recepito un’indicazione che sarebbe stata ospitata, più opportunamente, nel dibattito che è già intervenuto sulla relazione.

 

7.28. Conseguenze dei futuri ampliamenti sull’efficacia della politica di coesione (votazione)
  

– Relazione Pieper (A6-0087/2007)

Prima della votazione

 
  
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  Markus Pieper (PPE-DE), relatore.(DE) Signor Presidente, vorrei ringraziare i deputati che hanno contribuito alla stesura di questa relazione. In seno alla commissione, abbiamo concordato 19 emendamenti di compromesso. In sede di commissione la maggioranza era netta, di 35 contro 3, e auspico una simile conferma dalla plenaria.

 
  
  

Prima della votazione sull’emendamento 26

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).(EN) Signor Presidente, vorrei soltanto dire che è stato commesso un errore che vorremmo correggere. Si trova al paragrafo 2 bis, che inizia come segue: “deplora l’accordo raggiunto sul quadro finanziario 2007-2013 e in particolare le riduzioni apportate ai Fondi strutturali, che passano dallo 0,47 per cento”. Dovrebbe essere “0,41 per cento”.

 
  
  

(L’emendamento orale è accolto)

 

7.29. Strategia politica annuale della Commissione per la procedura di bilancio 2008 (votazione)
  

– Relazione Virrankoski (A6-0123/2007)

Prima della votazione sul paragrafo 17

 
  
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  Kyösti Virrankoski (ALDE), relatore.(FI) Signor Presidente, si potrebbe per favore sostituire il termine “rivedere” con “migliorare”?

(EN) In inglese, al posto di “revision”, il termine “improvement”.

 
  
  

(L’emendamento orale è accolto)

 

7.30. Discarico 2005: Sezione III, Commissione (votazione)
  

– Relazione Garriga Polledo (A6-0095/2007)

Prima della votazione

 
  
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  Salvador Garriga Polledo (PPE-DE), relatore.(ES) Signor Presidente, vorrei presentare un emendamento orale che mira a eliminare due note ai paragrafi 37 e 108 della relazione, alle pagine 16 e 25 della versione inglese. Il motivo è che entrambe le note sono ridondanti e non contribuiscono in alcun modo alla relazione. Vorrei invitare tutti i gruppi in seno all’Assemblea ad accogliere cortesemente l’emendamento orale.

 
  
  

(Gli emendamenti orali sono accolti)

 

7.31. Discarico 2005: Sezione I, Parlamento europeo (votazione)
  

– Relazione Staes (A6-0094/2007)

Prima della votazione sull’emendamento 7

 
  
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  Edith Mastenbroek (PSE).(EN) Signor Presidente, vorrei sollevare una questione procedurale ai sensi degli articoli 166 e 71 del Regolamento. Oltre all’emendamento Fjellner che chiede quanto costi mantenere le tre sedi di lavoro del Parlamento, vorrei consigliare all’Assemblea di chiedere una descrizione specifica dell’impatto ambientale anche al paragrafo 83 del testo originale. L’emendamento n. 7, presentato dal gruppo del PPE-DE, ne chiede l’eliminazione.

 
  
  

Prima della votazione sul paragrafo 77

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, non ne sono del tutto certo, ma temo che non abbia fatto votare sul paragrafo 75. Ha detto che ci avrebbe fatto votare sul paragrafo 76, ma lo schermo indicava il paragrafo 75. Poi ha detto che ci avrebbe fatto votare sul paragrafo 77, ma lo schermo indicava il paragrafo 76. Le chiederei di sciogliere questo dubbio.

 
  
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  Presidente. – Credo che tutto si sia svolto regolarmente. Abbiamo votato prima sul paragrafo 75, che è stato approvato. Poi abbiamo votato sul paragrafo 76, sempre per appello nominale, che è stato approvato. Solo adesso sto annunciando il voto sul paragrafo 77, su cui votiamo per appello nominale, e dichiaro aperta la votazione.

 

7.32. Discarico 2005: Sezione II, Consiglio (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0108/2007)

Prima della votazione

 
  
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  Herbert Bösch (PSE).(DE) Signor Presidente, prima che si passi alla concessione del discarico al Consiglio, vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea sul fatto che il Consiglio non è stato presente durante il dibattito sul discarico del bilancio della Commissione e delle altre Istituzioni e, come possiamo vedere, non è presente per la decisione.

Dato che l’80 per cento delle risorse del bilancio comunitario vengono gestite per mezzo degli Stati membri, che sono responsabili di tali fondi, la consideriamo una situazione intollerabile. Ci aspettiamo che il Consiglio, nei prossimi mesi, si presenti con un piano d’azione preciso per la stesura delle dichiarazioni di affidabilità nazionali.

(Vivi applausi)

 
  
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  Presidente. – Prendo atto del commento dell’on. Bösch, che ovviamente non ci impedisce di procedere con la votazione. Dichiaro aperta la votazione sul discarico per appello nominale.

 

7.33. Discarico 2005: Sezione VII, Comitato delle regioni (votazione)
  

– Relazione Caspary (A6-0106/2007)

 

7.34. Discarico 2005: Agenzia europea per la ricostruzione (votazione)
  

– Relazione Herczog (A6-0116/2007)

 

7.35. Combattere l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi limitrofi, 2006-2009 (votazione)
  

– Relazione Andrejevs (A6-0091/2007)

 
  
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  Presidente. – Ciò conclude il turno di votazioni.

 

8. Dichiarazioni di voto
  

– Relazione Cavada (A6-0136/2007)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) Benché comprenda che Europol debba effettuare modifiche interne in merito a salari e sovvenzioni, dal 1998 il Parlamento respinge costantemente tutte le iniziative che sono state presentate quando è stato consultato su precise questioni legate a Europol.

Tale consultazione non poteva essere considerata rilevante fintanto che Europol permaneva nell’ambito intergovernativo, senza controllo democratico né giuridico.

Accolgo con favore il fatto che alle ripetute richieste del Parlamento sia stata data finalmente risposta: nel dicembre 2006 la Commissione ha dichiarato la propria intenzione di dare a Europol un quadro giuridico più accettabile, conferendo ad esso lo status di agenzia comunitaria, finanziata dal bilancio della Commissione, e attribuendo al suo personale lo status di dipendenti comunitari.

Benché il processo di trasformazione di Europol non si sia ancora concluso, ho deciso di votare a favore dell’iniziativa finlandese sull’adeguamento dei salari e delle indennità di base di Europol, come segno di buona volontà e di totale sostegno a tale processo di trasformazione, che confido venga completato alla prima occasione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La Lista di giugno reputa auspicabile un maggior controllo democratico, giuridico e di bilancio su Europol. Poiché tuttavia la convenzione Europol rappresenta una forma di cooperazione intergovernativa, sono i parlamenti nazionali a dover esercitare tale controllo, e non il Parlamento europeo. Abbiamo pertanto votato contro la relazione.

 
  
  

– Relazione Graefe zu Baringdorf (A6-0072/2007)

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. (PT) I raffinatori bulgari e romeni sono in larga misura condizionati dall’importazione di zucchero di canna greggio da paesi terzi.

Date queste premesse, al fine di evitare un’interruzione nell’approvvigionamento di zucchero di canna greggio ai raffinatori a tempo pieno, è necessaria un’apertura dei contingenti tariffari per le importazioni in Bulgaria e in Romania di zucchero di canna greggio da paesi terzi.

Questo è il contesto in cui è stata presentata la proposta della Commissione, che non avrà conseguenze di sorta sulle raffinerie di altri Stati membri.

Data l’eccezionalità delle circostanze, concordo sulla proposta della Commissione e voterò a favore della relazione Graefe zu Baringdorf.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Abbiamo votato contro la relazione. La Lista di giugno è dell’opinione che occorra una riforma completa del mercato dello zucchero all’interno dell’Unione europea, allo scopo di liberalizzare quanto prima il mercato e di dare ai paesi produttori di zucchero al di fuori dell’Unione l’occasione di competere in modo leale.

E’ dunque assurdo introdurre nuovi Stati membri in un sistema senza futuro, abituandoli alle norme di tale sistema. Poiché Romania e Bulgaria dispongono di mercati dello zucchero ben funzionanti, si deve permettere loro di conservarli, senza introdurli nell’organizzazione comune del mercato dello zucchero. Tale organizzazione comune andrebbe piuttosto abolita.

 
  
  

– Relazione Herczog (A6-0118/2007)

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Voterò a favore della relazione. In qualità di rappresentante del Parlamento europeo in seno al Comitato consultivo su razzismo e xenofobia del Consiglio dei ministri, ho sostenuto con decisione l’istituzione dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, che da quando è stato avviato ha svolto un ottimo lavoro. Quando è stato istituito, mi sono opposto all’estensione delle sue competenze non solo all’Unione europea, ma anche al territorio del Consiglio d’Europa, in quanto ritenevo che avrebbe sminuito l’operato dell’Osservatorio e che lo avrebbe distratto dall’ondata crescente di razzismo, xenofobia e antisemitismo all’interno dell’Unione.

Ora siamo in procinto di renderlo un’agenzia per i diritti fondamentali. Lo reputo un errore analogo, che sminuirà l’attenzione che occorre prestare alle organizzazioni e ai partiti di estrema destra in seno all’Unione, in particolare in alcuni dei nuovi Stati membri. Alcuni sostenitori del cambiamento sono stati semplicemente indotti in errore, ma altri sapevano perfettamente ciò che facevano!

 
  
  

– Relazione Herczog (A6-0121/2007)

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. (PL) Signor Presidente, voto a favore della relazione Herczog sul discarico per l’esecuzione del bilancio dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea per l’esercizio 2005.

L’onorevole Herczog ha esaminato con cura il problema del crescente numero di agenzie comunitarie, che non sempre riescono a soddisfare i criteri generali e i cui compiti non sempre corrispondono alle effettive esigenze dell’Unione europea e alle aspettative dei cittadini.

Sostengo l’invito, rivolto alla Commissione, a definire un quadro orientativo globale per la creazione di nuove agenzie comunitarie, nonché a presentare un’analisi costi-benefici prima di istituire qualsiasi nuova agenzia, e a produrre ogni cinque anni una relazione che analizzi il valore aggiunto offerto da tutte le agenzie esistenti.

Sono lieto di accordare il mio sostegno alla decisione del consiglio di amministrazione dell’Agenzia di adottare norme di controllo interno basate sulle norme adottate dalla Commissione e su ISO 9000.

 
  
  

– Relazione Gauzès (A6-0298/2006)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) In questa fase di capitalismo monopolistico, la risposta alle contraddizioni di un sistema che vive di speculazioni finanziarie è quella di porre la finanza davanti a tutto, creando così un bisogno sempre crescente di portare altro denaro alla sfera finanziaria. La presente direttiva si inserisce in questo contesto.

Tale proposta mira a creare un mercato interno dei servizi di pagamento e fa parte del piano d’azione sui servizi finanziari volto all’integrazione dei mercati dei servizi finanziari comunitari. Ancora una volta, il settore è caratterizzato dall’iniziativa privata, in questo caso da parte del settore bancario, e tuttavia l’intento è sempre lo stesso, cioè promuovere l’apertura dei mercati nazionali ai servizi di pagamento transfrontalieri, per edulcorare le norme sulla prevenzione e autorizzare gli operatori non soggetti alla supervisione del settore bancario a prestare tali servizi, promuovendo nel contempo la concentrazione del settore a livello comunitario.

Paesi che, come il Portogallo, già dispongono di operatori e servizi di pagamento avanzati, quali il sistema Multibanco, verranno colpiti in modo particolare, in quanto la questione della trasmissione dei dati a servizi d’informazione esterni non è stata chiarita.

Perciò abbiamo votato contro la relazione.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. (FR) I cittadini dell’Unione sono interessati a sistemi di pagamento rapidi e accessibili e alla creazione di un mercato interno efficace e funzionale per i trasferimenti che ordinano e i pagamenti che ricevono.

Possiamo essere pienamente soddisfatti del voto a favore della relazione Gauzès perché, per quanto concerne il Parlamento europeo, si tratta di un lavoro fatto bene e nell’interesse di tutti i cittadini, cui dimostra che l’Europa semplifica la loro vita quotidiana.

Avremmo però potuto ottenere questo risultato molto più rapidamente. Di fatto, abbiamo concluso i lavori in seno alla commissione per i problemi economici e monetari il 12 settembre.

Nonostante la buona volontà del Parlamento europeo, al Consiglio sono occorsi 7 mesi per convincersi finalmente del fatto che le nostre proposte sono quelle che meglio tutelano anche i consumatori.

Era altresì importante garantire la concorrenza leale tra gli istituti di pagamento creati o riconosciuti dalla presente direttiva e le banche che sono soggette a regolamenti severi in materia di capitali. E’ importante mantenere il buon nome del settore dei servizi di pagamento ponendo in secondo piano eventuali agenzie di pagamento dubbie.

Il tempo di esecuzione dei pagamenti fissato dal Consiglio è più rigoroso di quello che noi proponiamo.

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione, in quanto la direttiva dovrebbe assicurare che i pagamenti dei cittadini europei vengano eseguiti più rapidamente da parte delle banche, che le loro carte vengano accettate in misura più ampia in altri paesi e che i loro diritti vengano meglio salvaguardati in caso di dispute. Credo si tratti di un miglioramento importante per i consumatori europei.

 
  
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  Eoin Ryan (UEN), per iscritto. (EN) I pagamenti sono il lubrificante finanziario che fa funzionare l’ingranaggio dell’economia reale. Attualmente ciascun cittadino comunitario effettua in media ogni anno 138 pagamenti non in contanti, e questa cifra è probabilmente destinata a crescere. Credo fermamente che, se si vuole che si possano cogliere tutti i benefici di questo mercato interno, i cittadini europei e le imprese devono poter confidare in pagamenti efficienti, economici e sicuri. Per questo motivo sostengo la relazione Gauzès sui servizi di pagamento.

Attualmente sia i consumatori che i commercianti devono far fronte al fatto che le merci possono essere spostate fisicamente nell’Unione europea in un giorno o due, ma che per il pagamento di tali merci possono occorrere dai tre ai cinque giorni. La lentezza dei pagamenti non è più tollerabile in un’epoca in cui possiamo vantare la tecnologia dei nanosecondi.

E’ mia ferma opinione che la competitività europea non farà altro che migliorare quando, ad esempio in Irlanda, le imprese e i consumatori potranno eseguire un pagamento da Dublino a Madrid con la stessa facilità con cui lo si effettua da Dublino a Cork.

 
  
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  Marianne Thyssen (PPE-DE), per iscritto. (NL) Signor Presidente, ho espresso voto favorevole perché credo che il mercato interno funzioni, e che funzionino anche i servizi di pagamento. Se l’iniziativa dell’area di pagamento unica in euro verrà attuata in modo adeguato, dovrebbe portare a una maggiore concorrenza in un mercato più esteso, con livelli di sicurezza più elevati, servizi migliori e prezzi allettanti. Lo potremmo chiamare “i servizi migliori al prezzo più basso”.

Nutro però una riserva. Nei paesi con i mercati dei pagamenti più avanzati, quali il Belgio, che però non è l’unico, si teme che la conversione dagli attuali programmi nazionali di pagamento possa comportare costi supplementari per le imprese e i consumatori. In tale contesto, si fa riferimento al livello dei cosiddetti “accordi interbancari di pagamento”.

In risposta a una interrogazione scritta al riguardo, la Commissione mi ha assicurato che controllerà l’osservanza delle norme di concorrenza e conserverà il diritto, se necessario, di intervenire a livello normativo. Confido che la Commissione si avvalga dei meccanismi correttivi a sua disposizione, se ciò si dimostrasse necessario.

Mi auguro soprattutto che il settore bancario sia abbastanza efficiente da rendere superfluo tale intervento e da prestare la sua completa collaborazione all’ulteriore unificazione del mercato interno dei servizi finanziari.

 
  
  

– Relazione Wojciechowski, Janusz (A6-0137/2007)

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Al momento della sua adesione all’Unione europea, alla Lituania è stato assegnato un contingente per la fecola di patate che alle fecolerie consentiva di lavorare solo al 9,32 per cento della capacità produttiva. Due anni fa, in una seduta del Consiglio “Agricoltura e pesca” dell’UE si è concordato che il contingente per la fecola di patate venisse riesaminato dopo due anni sociali. In Lituania il consumo di fecola sta aumentando. Attualmente è 10 volte superiore rispetto al contingente di produzione consentito.

Considerando che a partire da gennaio 2007, secondo i dati della Commissione, i contingenti di produzione comunitaria di fecola saranno sottoutilizzati del 5 per cento, un aumento del contingente lituano a diecimila tonnellate non rappresenterebbe neppure lo 0,5 per cento dei contingenti di produzione comunitaria di fecola.

Pertanto la Lituania chiede che il suo contingente di produzione di fecola venga aumentato a diecimila tonnellate, il che è indispensabile non solo per il consumo nazionale, ma per fornire un contesto di base per il rinnovamento della capacità produttiva della fecola di patate e un aumento del suo consumo e per assicurare un certo livello di entrate ai produttori di patate da fecola. E’ iniquo concedere privilegi ad altri paesi a spese della capacità lituana di produzione di fecola e dei produttori agricoli in generale.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Siamo contrari alla PAC nella sua forma attuale e ci opponiamo alle modifiche, sostanzialmente di scarsa importanza, nell’ambito del sistema esistente. Chiediamo una riorganizzazione e una revisione totale dell’intera PAC, e perciò troviamo arduo isolare aree singole quali quella su cui siamo in procinto di votare.

A nostro avviso, il regime di contingentamento per la produzione di fecola di patate non va assolutamente esteso. Al contrario, l’UE deve abolire i regimi di contingentamento di ogni genere nell’ambito dell’agricoltura.

Come nel maggio 2005, la maggioranza federalista del Parlamento continua a invocare l’estensione del regime di contingentamento. La Lista di giugno nota che, in tale situazione, è un bene che il Parlamento non abbia poteri di codecisione in materia di PAC. Se così non fosse, l’Unione cadrebbe nella trappola del protezionismo e si concederebbero forti sovvenzioni a tutti i gruppi all’interno dell’industria agroalimentare.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Benché ci opponiamo nettamente ai contingenti su qualsiasi prodotto agricolo, perché l’Unione pone tanti ostacoli allo sviluppo della produzione che ciascuno Stato potrebbe raggiungere in base alle proprie esigenze e capacità, ma accorda a Lituania e Polonia un aumento dei contingenti per la produzione di patate? Perché ancora una volta riconosciamo una palese ingiustizia ai danni dei nuovi Stati membri nell’assegnazione dei contingenti per quanto riguarda la produzione di fecola di patate. E’ una provocazione e un’ingiustizia che i nuovi Stati membri ricevano all’incirca solo il 10 per cento dei contingenti, pur avendo circa il 30 per cento della produzione.

L’odierno suggerimento di aumentare la durata e i contingenti è un rimedio parziale per la Lituania e la Polonia. A prova della mia tesi, dirò che benché la Polonia sia il maggiore produttore di patate in Europa, con la sua assegnazione di contingenti è costretta a importare la fecola di patate per via delle restrizioni alla produzione, e questo naturalmente porta le imprese agricole di medie dimensioni al fallimento.

Vi sono problemi simili in Grecia per quanto riguarda altri prodotti, che il paese è costretto a importare nonostante le condizioni climatiche favorevoli alla produzione agricola, facendo così impennare di milioni di euro il deficit agricolo commerciale e costringendo le imprese agricole di medie dimensioni a scomparire.

 
  
  

– Relazione Pieper (A6-0087/2007)

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, questa relazione solleva due problemi fondamentali a cui è confrontata l’Unione europea. Il primo è il futuro allargamento e il secondo la nuova dimensione della politica di coesione a seguito dell’ultima tornata di adesioni. Il progresso dei negoziati con la Croazia e la necessità di una stabilizzazione completa dei Balcani occidentali comportano l’esigenza da parte nostra di analizzare l’impatto di questo allargamento su tutta l’Unione europea. L’elemento che rende tali analisi ancora più significativa è che, pur tenendo conto del lungo periodo di associazione e degli attuali negoziati con la Turchia, non dovremmo dimenticare paesi come l’Ucraina. La relazione costituisce un’ottima base per il lavoro relativo alla revisione del bilancio 2009 e prepara adeguatamente il futuro della Comunità per i suoi prossimi 50 anni. L’adesione di 10 paesi dell’Europea centrale e orientale nel 2004 e di Bulgaria e Romania nel 2007 ha accresciuto la concorrenza ed è stata un’iniezione di energia per tutta la Comunità, oltre ad aver portato stabilità, sicurezza e una salda democrazia. La politica di coesione significa solidarietà e costituisce uno strumento di integrazione per i paesi meno sviluppati. Per questo la relazione è così importante.

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Pieper, perché sono lieto che finalmente l’Unione europea sembra voler riconoscere che l’adesione della Turchia ci sottoporrebbe a sollecitazioni eccessive in termini finanziari, politici e sociali. La Croazia invece si è ormai avvicinata così tanto all’Unione che difficilmente possono sussistere dubbi sul suo rapido ingresso nell’Unione, in particolare visto che è stato appurato che le ripercussioni finanziarie di tale adesione sarebbero minime. Le disparità esistenti non solo tra gli Stati membri, ma anche tra le regioni, si sono accresciute a seguito dell’ultimo allargamento, della globalizzazione e dell’invecchiamento demografico, nonché a seguito dei movimenti migratori dai paesi terzi verso i centri urbani.

E’ sicuramente possibile – come si legge del resto sulla homepage dell’Unione europea – che città come Londra, Amburgo o Bruxelles siano tra le città più prospere, ma non dobbiamo dimenticare che anche in questi centri il divario si è accentuato e abbiamo assistito alla nascita di zone ad alto degrado. L’esempio francese ci ha già fatto vedere quale può essere l’esito di tutto questo. E’ quindi ormai giunto il momento di prestare maggiore attenzione alla coesione interna per evitare che queste polveriere sociali esplodano.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).(SK) La politica europea di coesione è il motore alla base di uno sviluppo durevole e sostenibile, soprattutto nelle regioni meno sviluppate. Contribuisce in misura significativa a migliorare il livello di vita della popolazione. Il Parlamento europeo, insieme ai ministri degli Stati membri, ha l’ultima parola riguardo all’approvazione del bilancio dell’Unione europea. In questo periodo di programmazione settennale, è stata stanziata la cifra record di 347 miliardi di euro per 84 regioni in 17 Stati membri il cui PIL è ampiamente al di sotto del 75 per cento della media dell’Unione europea, e 16 regioni il cui PIL, in ragione dell’effetto statistico dopo l’allargamento, era solo di poco superiore al 75 per cento della media comunitaria. Queste regioni guardano al boom irlandese animati da grandi speranze. L’Irlanda rappresenta il grande successo della politica di coesione. Utilizzando in modo estremamente produttivo i Fondi strutturali, è stata in grado di trasformarsi dalla regione più povera d’Europa in una delle più ricche e di aiutare tramite il Fondo di solidarietà europeo chi ne ha più bisogno.

Ho espresso sostegno al governo dell’onorevole Markus Pieper in quanto il Parlamento europeo tiene moltissimo al successo della politica di coesione anche nell’Europa orientale. Perché la politica di coesione sia efficace, dobbiamo tenere conto delle conseguenze degli allargamenti futuri, soprattutto nel medio termine, che riguarderebbero Turchia e Croazia, che hanno già lo status ufficiale di paesi candidati e con i quali l’Unione europea ha già avviato i negoziati di adesione.

Ci sono poi i sette Stati dei Balcani orientali che sono potenziali candidati ai fondi IPA. Da soli questi allargamenti richiederebbero che il bilancio della politica di coesione fosse aumentato di 150 miliardi di euro. Se l’Europa vuole diventare l’economia più competitiva...

 
  
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  Albert Deß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, reputando valida la relazione Pieper, volevo effettivamente votare a favore, ma poiché entrambi i miei emendamenti sono stati respinti, alla fine ho espresso voto contrario. Sono dell’avviso che l’adesione della Turchia costituirebbe una sollecitazione eccessiva della capacità di integrazione dell’Unione europea sulla base della sua politica di coesione, e sono stupefatto nel vedere che la maggioranza dell’Aula non condivide tale punto di vista.

Il mio secondo emendamento recita: “ritiene impossibile trasferire i principi della politica strutturale dell’Unione europea alla Turchia, per motivi finanziari e politici”. Anche se la maggioranza oggi ha votato contro questo emendamento, sono comunque convinto del fatto che a più lungo termine si capirà che avevo ragione.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE), per iscritto. – (FR) Ho voluto in particolare appoggiare gli emendamenti seguenti.

Gli emendamenti nn. 25, 20 e 28, poiché un finanziamento adeguato della politica regionale è necessario per ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le regioni e portare a buon fine gli allargamenti futuri.

Gli emendamenti nn. 22 e 39, perché ritengo che non sia ammissibile parlare di una “particolare forma di adesione all’Unione europea”, “di un approccio graduale” di politica regionale esclusivamente per questo paese e nemmeno immaginare, sin d’ora, per i negoziati in corso con la Turchia un esito diverso dall’adesione.

Gli emendamenti nn. 14 e 24, perché l’aumento del cofinanziamento nazionale nelle regioni che beneficiano dei Fondi strutturali già da vari periodi di programmazione, come proposto dal relatore, segnerebbe la fine dell’impegno volto ad attuare questa politica nelle regioni che accusano maggiori ritardi di sviluppo rispetto ai vecchi Stati membri.

Sono contraria all’impostazione eccessivamente avara del relatore, che propone un periodo massimo durante il quale le regioni possono ricevere finanziamenti nell’ambito dei Fondi strutturali. A mio parere, sono proprio queste regioni che presentano svantaggi naturali o umani o lamentano una riconversione economica difficile e che non sono adeguatamente attrezzate per fronteggiare la concorrenza mondiale che dobbiamo continuare ad aiutare con i Fondi strutturali.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) Questa relazione è negativa rispetto all’allargamento futuro, e in particolare rispetto all’eventuale adesione della Turchia all’Unione europea. Non sono del tutto d’accordo, sebbene ritenga che, ancora per parecchio tempo, qualsiasi ulteriore allargamento sarà inaccettabile per gli europei che stanno ancora assimilando e integrando i dodici nuovi Stati membri che hanno aderito a partire dal 2004. Per quanto riguarda la Turchia, è ancora molto il lavoro che questo paese deve fare, per esempio per quanto riguarda il trattamento dei sindacalisti e i diritti umani per le minoranze curda e assira, prima di poter essere in una posizione politica che gli consenta di aderire, anche se riuscirà a soddisfare i criteri economici previsti per i nuovi membri. Alla luce di ciò, mi astengo dal voto su questa relazione.

 
  
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  Ambroise Guellec (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La coesione territoriale in Europa volta a ridurre le disparità interregionali e intraregionali è un obiettivo fondamentale dell’Unione europea. Accolgo con favore oggi l’adozione di questa relazione che pone il problema della capacità di integrazione dell’Unione europea e che precisa, in particolare, che, nello stato attuale delle risorse dell’Unione, sarebbe impossibile finanziare eventuali futuri allargamenti senza compromettere l’efficacia delle politiche di coesione attuali.

In quest’ottica, è necessario razionalizzare le spese regionali. Una riforma istituzionale, finanziaria e politica è auspicabile nel contesto della revisione del quadro finanziario comunitario. Inoltre, una politica di coesione onesta ed efficace è impossibile senza un aumento del bilancio dell’Unione europea.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ci fa piacere che alcune delle proposte più dannose siano state eliminate dalla relazione a seguito dell’adozione delle nostre proposte e a seguito dell’azione che abbiamo intrapreso. Le proposte in questione avrebbero minato la politica di coesione e avrebbero imperniato il dibattito sulla revisione intermedia delle attuali prospettive finanziarie e della politica di coesione. Le proposte respinte sono state le seguenti:

– aumento del cofinanziamento nazionale della politica di coesione;

– definizione di un periodo di tempo massimo durante il quale i paesi possono ricevere finanziamenti strutturali, a prescindere dai criteri di ammissibilità;

– concessione dei finanziamenti subordinata al rispetto di certi criteri di politica economica e/o di bilancio, come il Patto di stabilità e di crescita.

Inoltre, e a prescindere dall’opinione prevalente sul processo di allargamento dell’Unione europea, accogliamo con favore l’eliminazione dalla relazione delle proposte tese a creare uno status di adesione diverso per i nuovi paesi, in virtù del quale tali paesi sarebbero completamente integrati nel mercato interno senza tuttavia essere minimamente coinvolti nelle istituzioni o nel processo decisionale: si creerebbe così una sorta di neocolonialismo in cui i cosiddetti aiuti sarebbero sempre subordinati alla disponibilità dei paesi in questione di cedere alle pressioni politiche.

La relazione contiene tuttavia ancora alcuni aspetti molto allarmanti, come quelli relativi alle risorse finanziarie e agli obiettivi della politica di coesione. Non possiamo accettare questi punti e conseguentemente esprimiamo un voto contrario.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Destano in me preoccupazioni i riferimenti negativi alla Turchia contenuti nella relazione e, poiché sono stati sostenuti dalla plenaria, non ho avuto alternative se non quella di votare contro la relazione.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La coesione è uno dei principi e dei valori fondamentali dell’Unione europea, che si parli di 12 o 30 Stati membri.

L’idea di base è in primo luogo che i partner dello stesso progetto dovrebbero beneficiare tutti in eguale misura e, secondo, che maggiore e più diffuso sarà lo sviluppo economico della Comunità, maggiore sarà il successo per il progetto nel suo insieme e per tutti i cittadini. Per questo motivo, condivido molte delle preoccupazioni sollevate dal relatore, anche se non sono completamente d’accordo su tutte le soluzioni proposte.

Ci sono tuttavia altri aspetti di cui tenere conto. Visto il tipo di sfida economica a cui siamo attualmente confrontati, derivante dalle pressioni della globalizzazione e dalla rapida modernizzazione delle strutture economiche, dobbiamo cercare gli strumenti più adeguati per cambiare i paradigmi. Conseguentemente, ritengo che, pur rispettando fedelmente i valori e i principi che ci guidano, dobbiamo anche essere creativi e innovativi quando reagiamo alle nuove sfide a cui siamo confrontati. Preparare le regioni economicamente meno privilegiate per il XXI secolo non è più un gesto visionario, ma una priorità del presente. I tempi sono cambiati e le risposte devono essere innovative.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché, prima di tutto, attira l’attenzione sulle difficoltà di bilancio che si prevede che gli Stati membri possano registrare, visti i cambiamenti demografici attesi nell’UE. Questo aspetto è estremamente importante perché, con l’allargamento dell’Unione europea, la spesa per la politica di coesione raggiungerà proporzioni irrealistiche dal punto di vista politico.

Secondo, sarebbe inaccettabile che alcune regioni dell’Unione europea non ne beneficiassero più unicamente a causa dell’effetto statistico determinato da una nuova tornata di adesioni. Inoltre, la globalizzazione avrà un impatto negativo su alcune regioni europee.

E’ un tema che richiede molta prudenza e appoggio pertanto l’invito rivolto alla Commissione, a cui si chiede di calcolare la spesa per la politica agricola che si verrebbe probabilmente a determinare a seguito delle prossime tornate di adesioni se fossero applicati i criteri attuali, oltre alle conseguenze che tale probabile spesa avrebbe sulle regioni considerate finora ammissibili ai finanziamenti.

Infine, sono d’accordo sul fatto che sia necessario sviluppare modelli graduali che consentano un’ulteriore distinzione tra sostegno di preadesione e piena partecipazione alla politica di coesione.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) Il partito laburista al Parlamento europeo (EPLP) ha cercato di modificare la relazione Pieper eliminando gli emendamenti più controversi. Tuttavia, tali emendamenti sono passati e i nostri sforzi sono stati vani. L’EPLP ha votato contro una relazione che reputa molto negativa per la posizione espressa rispetto all’allargamento futuro e i suoi riferimenti specifici alla Turchia.

 
  
  

Relazione Virrankoski (A6-0123/2007)

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Virrankoski. L’ho fatto perché il controllo del bilancio dovrebbe essere organizzato in modo più efficiente in vista dell’imminente revisione del bilancio dell’Unione europea annunciata per il 2009, il cui obiettivo è quello di creare maggiore trasparenza, tra le altre cose, cercando di aprire un varco nella giungla degli sconti. Ciò che occorre soprattutto è fare in modo che sia possibile recuperare le somme versate erroneamente, altrimenti i frodatori continueranno a farla franca senza subire alcuna sanzione e gli Stati membri non saranno incentivati ad irrigidire i loro controlli eccessivamente deboli e superficiali.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La presentazione della politica strategica della Commissione per il 2008 costituisce l’inizio del processo di negoziazione del bilancio comunitario. Nel contesto dei tentativi volti a rianimare il Trattato costituzionale già respinto e del dibattito sul bilancio comunitario per il periodo 2008-2009, il 2008 è destinato a essere considerato il penultimo anno della sesta legislatura del Parlamento e della Commissione Barroso.

Tra le priorità politiche avanzate dalla Commissione, vorrei rilevare gli aspetti negativi quali la liberalizzazione del mercato del lavoro attraverso la cosiddetta flessicurezza, il finanziamento dell’infrastruttura europea per la liberalizzazione del gas e dell’elettricità, la creazione del brevetto europeo e il rafforzamento dell’elemento militare dell’Unione europea.

La Commissione afferma che “il bilancio 2008 si baserà sul bilancio 2007” – ancora una volta inferiore, sembra, al massimale di bilancio delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 e chiaramente insufficiente per affrontare le necessità della coesione economica e sociale nell’Unione europea allargata.

Respingiamo proposte di questa natura e poniamo l’enfasi sulla necessità di adottare politiche che possano promuovere lo sviluppo economico sostenibile e l’occupazione, che combattano la disoccupazione, la povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze retributive e promuovano un’effettiva convergenza.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Nella relazione sulle priorità strategiche annuali della Commissione per il bilancio 2008, si manifesta un impegno teso a rendere più efficiente il piano degli investimenti dell’Unione europea per servire meglio le sue politiche antipopolari.

Agli studi condotti in materia si chiede di confermare quanto efficientemente siano state utilizzate le risorse rispetto alla priorità dell’imperialismo regionale dell’Unione europea. Nessuno cerca tuttavia di ottenere dati sulla disoccupazione, sulla “estinzione” delle piccole e medie aziende agricole, su altri problemi che la gente deve affrontare in materia di salute, istruzione, sicurezza sociale, originati proprio dalle politiche comunitarie antipopolari.

Le Istituzioni stanno cercando di ottenere un più ampio margine di manovra nel bilancio per gestire le “situazioni di emergenza”, un ulteriore passo verso la soddisfazione delle necessità d’emergenza del capitalismo.

Vengono promosse con grande forza tutte le politiche comunitarie antipopolari, mentre allo stesso tempo si incrementano i finanziamenti per la promozione della strategia di Lisbona, contraria ai lavoratori, e si prevede si condurranno studi per la revisione della PAC, al fine di accelerare l’estinzione delle piccole e medie aziende agricole. Si adottano sempre più misure tese a eliminare la resistenza dei lavoratori (con l’aumento delle spese di Eurojust) nonché iniziative tese alla loro subordinazione mediante il rafforzamento dei meccanismi di propaganda.

Il finanziamento dell’intervento imperialista da parte dell’Unione europea è palesemente privilegiato. Abbiamo assistito a sforzi di “pace” tesi a subordinare i cittadini agli interessi del capitalismo.

In conclusione, il progetto di bilancio 2008 accresce l’aggressività del capitalismo nei confronti dei cittadini. Esprimiamo il nostro voto contrario ed esortiamo i cittadini a contrastare tale atteggiamento, perché la distribuzione delle risorse rivela la politica reazionaria dell’Unione europea.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Voto a favore della relazione dell’onorevole Virrankoski sulla strategia politica annuale della Commissione per la procedura di bilancio 2008.

Questa relazione costituisce il primo passo della procedura di bilancio annuale. Definisce le priorità strategiche del Parlamento europeo per il 2008 e funge da indicatore per la Commissione nella preparazione del progetto di bilancio per il 2008.

La relazione analizza la maggior parte dei problemi principali. Solleva la questione della maggiore integrazione tra il programma di lavoro legislativo e la procedura di bilancio ed evidenzia la necessità di rispettare i principi di base delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013.

Inoltre i deputati di questo Parlamento hanno affermato che, durante il lavoro sul bilancio 2008, si privilegerà il principio del “bilancio orientato ai risultati”, come avvenuto per il bilancio 2007.

 
  
  

– Relazione Garriga Polledo (A6-0095/2007)

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ovviamente ho votato contro il discarico per il bilancio della Commissione, come faccio sempre. E’ passato talmente tanto tempo che non mi ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta in cui la Corte dei conti ha rilasciato una dichiarazione di affidabilità positiva dei conti della Commissione. Trovo bizzarro il fatto che, il giorno stesso in cui la commissione per il controllo dei bilanci di questo Parlamento ha votato a favore del colpo di spugna e dell’approvazione dei bilanci, la polizia belga si sia recata negli uffici della Commissione per compiere alcuni arresti. Evidentemente ha ritenuto che ci fossero dei problemi.

Ho condotto un’approfondita ricerca nella regione che rappresento. In una particolare zona, nello splendido collegio elettorale di Daventry, ho spedito 15 000 questionari e ho chiesto ai cittadini se ritenevano che il Regno Unito dovesse continuare a versare il proprio contributo, in assenza dell’approvazione dei conti. Oltre il 10 per cento dei cittadini ha risposto al questionario e il 95 per cento di coloro che hanno risposto ha affermato che non dovremmo pagare nulla fino a che il problema non sarà risolto.

 
  
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  Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Nella votazione odierna sul discarico alla Commissione per il bilancio 2005, ho votato contro il discarico, perché la Corte dei conti anche quest’anno, come per gli anni precedenti, non ha rilasciato una dichiarazione di affidabilità. Ciò equivale ad affermare che oggi, rispetto agli anni passati, non sono aumentate le garanzie di un utilizzo prudente ed efficiente dei fondi. Come noto, il Presidente della Commissione, Barroso, ha espresso l’intenzione di ottenere entro il 2009 una dichiarazione di affidabilità senza riserve. Constato, sulla base del discarico concesso oggi, che non è stato compiuto alcun passo evidente in tal senso.

 
  
  

– Relazione Staes (A6-0094/2007)

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, vorrei cogliere questa opportunità per ringraziare i miei colleghi deputati per aver sostenuto i due emendamenti che ho presentato. Da tempo cerco di scoprire quanto costa realmente il circo itinerante che si sposta a Strasburgo, e la cosa imbarazzante è che nessuno è stato in grado di fornirmi una risposta. Nessuno sa quanto costano le trasferte del circo itinerante.

In ogni caso, quelli che spendiamo non sono soldi nostri ma dei contribuenti. Il minimo che noi e i contribuenti abbiamo in definitiva il diritto di chiedere è che sia condotta un’analisi approfondita dei costi, e questa è la posizione espressa nei due emendamenti che ho presentato oggi. Secondo le uniche informazioni che ho reperito, questo circo itinerante costa 2 miliardi di corone svedesi, ma è una cifra che risale al 2000 quando gli Stati membri dell’UE erano solo 15.

Spero che possa essere ora possibile ottenere dati aggiornati e nuovi argomenti di discussione affinché, a seguito del dibattito odierno, si possa compiere il primo passo verso l’abolizione di questo circo itinerante.

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto.(SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione A6-0094/2007 sulla concessione del discarico al Parlamento europeo per il 2005.

La votazione deve essere vista in parte come un successo, benché una serie di emendamenti relativi a un controllo più accurato sulle condizioni pensionistiche dei deputati al Parlamento europeo – emendamenti che abbiamo sostenuto nella votazione – siano stati respinti.

Noi socialdemocratici svedesi abbiamo scelto di non aderire al regime pensionistico del Parlamento europeo. Crediamo che il regime, così come è strutturato, non sia etico e abbiamo pertanto deciso di non farne parte.

Poiché solo una piccolissima parte dell’attività del Parlamento riguarda le pensioni, non riteniamo tuttavia giustificato votare contro la relazione nella sua integrità, semplicemente per il fatto che questi emendamenti sono stati respinti.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La commissione per il controllo dei bilanci ha ancora una volta peccato per eccesso di zelo.

Se attuassimo alcune delle sue proposte, sarebbe necessario assumere un piccolo esercito di funzionari per svolgere lavori e controlli superflui, che non contribuirebbero minimamente a migliorare la trasparenza o a combattere contro gli abusi, ma il cui unico effetto sarebbe quello di generare spese e inutili dispute.

Deploro il fatto che né il relatore né la maggioranza dei membri della commissione siano stati disposti a prendere in considerazione le osservazioni del presidente del fondo pensione volontario dei deputati al fine di eliminare le evidenti falsità per quanto riguarda, tra le altre cose, lo statuto che entrerà in vigore nel 2009.

Invece di comportarsi da populisti irresponsabili, certi membri della commissione per il controllo dei bilanci farebbero meglio a occuparsi dei problemi veri, per esempio i costi potenzialmente esorbitanti determinati dal regime pensionistico per i deputati francesi e italiani, costi dell’ordine di 150 milioni di euro.

Sono favorevole al discarico, ma ho votato contro tutta una serie di proposte tanto stravaganti quanto costose e del tutto superflue che non hanno nulla a che vedere con il discarico 2005.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0108/2007)

 
  
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  Jan Andersson, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto.(SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo deciso di sostenere l’emendamento n. 1 sulla necessità di addebitare al Consiglio i costi dell’attività del Parlamento europeo a Strasburgo, perché il Consiglio nega al Parlamento il diritto di decidere autonomamente l’ubicazione della sua sede. La soluzione migliore, tuttavia, sarebbe che si consentisse al Parlamento stesso di decidere e di scegliere di condurre i propri lavori unicamente a Bruxelles.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0106/2007)

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, in circostanze normali, pronuncerei semplicemente un discorso o formulerei una dichiarazione di voto sulle procedure di discarico, spiegando i motivi per i quali ho espresso un voto contrario. Tuttavia, in questo caso specifico, posso immaginare che il Comitato delle regioni stia già stappando le bottiglie di champagne perché questo Parlamento ha tranquillamente nascosto sotto il tappeto tutti i problemi, di vario tipo, presenti già da alcuni anni.

In quest’Aula, due o tre anni fa, abbiamo chiesto che si rivolgessero delle scuse all’allora revisore interno del Comitato delle regioni, Robert McCoy, che ci aveva rivolto una richiesta di aiuto chiedendo al Parlamento e alla commissione per il controllo dei bilanci di costringere il Comitato delle regioni a cambiare rotta e a occuparsi del denaro pubblico in modo corretto. Abbiamo ignorato questa richiesta. Abbiamo approvato una risoluzione in cui si diceva che gli si dovevano delle scuse, ma il Comitato delle regioni finora l’ha ignorata, Robert McCoy non ha ricevuto scuse e il Comitato delle regioni sa di potersi beffare di qualsiasi cosa decida il Parlamento perché tanto nessuno se ne interessa. E’ una vergogna.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0110/2007), Garriga Polledo (A6-0095/2007), Staes (A6-0094/2007), Caspary (A6-0108/2007) e Caspary (A6-0106/2007)

 
  
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  James Elles (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I conservatori voteranno contro le principali relazioni del Parlamento sul discarico relativo alla procedura di bilancio del Parlamento europeo, della Commissione, del Consiglio, del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, in quanto, per il dodicesimo anno consecutivo, la Corte dei conti non ha potuto rilasciare una dichiarazione di affidabilità positiva dei conti generali dell’Unione europea. I conservatori ritengono che questa situazione debba essere risolta urgentemente dalla Commissione e che ci debba essere tolleranza zero in tutti i casi di cattiva gestione e frode.

Oltre ad attuare i nuovi sistemi di contabilità e a incoraggiare la denuncia di irregolarità, i conservatori prestano particolare attenzione all’elemento fondamentale costituito dall’80 per cento del bilancio speso negli Stati membri che ha preoccupato i revisori. Attraverso il sistema della “gestione comune”, il sistema dell’Unione separa il potere dalla responsabilità: la Commissione è responsabile della spesa di tutti i fondi dell’Unione ma, in realtà, il potere è delegato agli organismi pagatori negli Stati membri. Qualche progresso è stato compiuto inserendo nell’accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 un impegno che prevede in futuro l’obbligo per gli Stati membri di certificare le spese. E’ essenziale che sia attuato integralmente. Occorre una maggiore trasparenza sull’uso dei fondi dell’Unione da parte degli Stati membri ...

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
  

– Relazione Virrankoski (A6-0123/2007), Garriga Polledo (A6-0095/2007), Staes (A6-0094/2007), Caspary (A6-0108/2007), Caspary (A6-0106/2007) e Herczog (A6-0116/2007)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho appoggiato la posizione della Corte dei conti secondo cui può essere concesso il discarico a tutte e sette le Istituzioni.

 
  
  

– Relazione Andrejevs (A6-0091/2007)

 
  
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  Marcin Libicki (UEN). (PL) Signor Presidente, vorrei che si prendesse nota del fatto che per la relazione Andrejevs, durante la votazione sul punto L del preambolo (è stata una votazione per appello nominale) ho inavvertitamente votato a favore, mentre intendevo votare contro.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) I primi casi di infezione da HIV furono individuati 25 anni fa. La malattia si è diffusa in tutto il mondo. Non si conosce il numero esatto delle persone che ne sono affette. Le terapie sono costose e non accessibili a tutti, soprattutto nei nuovi Stati membri dell’Unione europea. La relazione contiene un’osservazione molto importante sul complesso rapporto esistente tra il problema dell’HIV/AIDS e i processi migratori.

I flussi di immigrati, provenienti in particolare da paesi in cui l’HIV/AIDS è diffuso, e dai paesi dell’est, sui quali abbiamo poche informazioni, costituiscono una minaccia in termini di ulteriore diffusione dell’HIV/AIDS.

Le ricerche evidenziano che gli immigrati stanno diventando il più grande gruppo a rischio per l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini. Un controllo sulle condizioni sanitarie di dodicimila immigrati a Mosca ha rivelato che il 10 per cento è affetto da HIV/AIDS e altre malattie infettive.

Appoggio la proposta tesa a utilizzare il quadro della politica di vicinato per fornire aiuti per la prevenzione e il trattamento dell’HIV/AIDS presso i gruppi vulnerabili, soprattutto gli immigrati. E’ fondamentale prestare maggiore attenzione a questo problema.

 
  
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  John Attard-Montalto, Louis Grech e Joseph Muscat (PSE), per iscritto. – (MT) Il mio voto sulla relazione Andrejevs sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, 2006-2009 è un voto a favore di una strategia coerente volta ad affrontare un problema di tali e drammatiche proporzioni.

Vorrei precisare che il mio voto non deve essere interpretato come un’approvazione delle pratiche abortive.

 
  
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  Liam Aylward, Brian Crowley, Seán Ó Neachtain e Eoin Ryan (UEN), per iscritto. – (EN) Va da sé che io e i miei colleghi della delegazione del Fianna Fáil siamo estremamente favorevoli alla lotta contro l’HIV/AIDS e alla sua eradicazione nell’Unione europea e nei paesi vicini.

Noi e il governo irlandese nutriamo qualche preoccupazione in merito ai riferimenti a un legame molto stretto tra la prevenzione dell’HIV/AIDS e i diritti sessuali e riproduttivi nelle politiche, nei programmi, nelle strategie e nell’educazione del pubblico. Secondo il governo irlandese, tali riferimenti dovrebbero essere contestualizzati mettendo in relazione i diritti in questione con il programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), svoltasi al Cairo nel 1994 e la piattaforma d’azione di Pechino (1995) e le relative revisioni dell’UNGA del 1999 e del 2000, al fine di garantire il rispetto dei regimi legislativi/normativi nazionali irlandesi.

Sia l’ICPD al Cairo sia la dichiarazione di Pechino fanno riferimento alla necessità di garantire i diritti sessuali e riproduttivi alle donne, ma questi diritti devono essere delimitati in funzione della necessità di rispettare i processi legislativi nazionali quando si parla di aborto. “Qualsiasi misura o modifica in materia di aborto nel sistema sanitario può essere definita unicamente a livello nazionale o locale, in conformità con il processo legislativo nazionale.” ...

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato a favore di questa relazione, perché contiene molti aspetti positivi, tra i quali vorrei evidenziare i seguenti:

– sollecita la Commissione ad assegnare risorse alle misure di prevenzione nel quadro del programma d’azione in materia di sanità pubblica per lottare contro l’HIV/AIDS e ad esigere che i beneficiari dei fondi pubblici dedichino una certa parte della loro ricerca a queste malattie;

– mette in evidenza il fatto che le cure palliative hanno un ruolo importante da svolgere nell’assistenza alle persone malate di HIV/AIDS e ne sollecita lo sviluppo e la diffusione in tutta l’Unione europea;

– chiede alla Commissione di rivolgere particolare attenzione alla promozione di programmi di salute sessuale e riproduttiva per le donne, al fine di contrastare il crescente diffondersi dell’epidemia tra la popolazione femminile;

– esorta la Commissione e gli Stati membri a sostenere e a fornire fondi per la ricerca e lo sviluppo di microbicidi e profilattici femminili onde permettere alle donne di proteggere se stesse e il proprio partner maschile dall’HIV/AIDS con o senza l’accordo del partner stesso, in quanto i preservativi sono tuttora lo strumento di protezione più noto e più ampiamente disponibile contro l’HIV/AIDS e le malattie a trasmissione sessuale, ma la loro utilizzazione richiede l’accordo del partner.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore della relazione sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea nel periodo 2006-2009.

La relazione dell’onorevole Georgs Andrejevs costituisce una risposta eccellente al programma della Commissione europea per la lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini per il periodo 2006-2009.

Il relatore giustamente sottolinea la necessità di una vasta campagna di informazione al pubblico che potrà contribuire sia a sensibilizzare il pubblico sulle possibilità di evitare l’AIDS sia ad avviare una lotta contro la stigmatizzazione e la discriminazione di cui sono vittime i malati. Le tendenze più recenti evidenziano che il numero delle persone affette dal virus è in aumento.

L’onorevole Georgs Andrejevs ha sottolineato il ruolo svolto dalle organizzazioni internazionali nella lotta contro l’AIDS, osservando al contempo che non dispongono di risorse finanziarie sufficienti per svolgere adeguatamente tale ruolo.

L’iniziativa del relatore, che invita la Commissione e gli Stati membri a valutare le misure di assistenza ai loro sistemi sanitari che sono in particolare difficoltà riguardo all’accesso universale alle costose terapie ARV, merita il nostro sostegno.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione 2006-2009 sull’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini evidenzia alcuni aspetti importanti di questa problematica. Tralascia tuttavia di parlare della necessità che sistemi sanitari moderni, pubblici e gratuiti negli Stati membri assicurino ai cittadini prevenzione e terapie per l’HIV/AIDS. Non risponde nemmeno ai cittadini che chiedono che tutti i farmaci necessari siano forniti ai pazienti gratuitamente. La ricerca sulle terapie per l’HIV/AIDS fa parte del settimo programma quadro di ricerca, un programma antipopolare confezionato su misura per le esigenze delle multinazionali.

Il trattamento dell’HIV/AIDS richiede un piano di ampio respiro da parte degli Stati membri. Le ONG non possono svolgere un ruolo di questo tipo. La richiesta di rafforzare le ONG ha l’intento di distogliere l’attenzione dei lavoratori dalle responsabilità dei governi degli Stati membri, dalle attuali necessità degli operatori del settore sanitario. Ancora una volta i lavoratori sono obbligati ad assumersi un onere attraverso un lavoro volontario. La responsabilità del trattamento dell’HIV/AIDS non spetta a una sola parte e l’alleanza con le multinazionali non si rivelerà efficace, perché il loro unico interesse è fare utili. E’ un problema che riguarda tutti i lavoratori, perché devono lottare per obbligare i governi ad adottare misure globali in materia di prevenzione e ricerca nonché di accesso ai farmaci e alle terapie che attualmente hanno prezzi assolutamente eccessivi.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione che cerca di rafforzare la lotta contro l’HIV/AIDS promuovendo la prevenzione attraverso l’educazione e l’informazione e combattendo la discriminazione e le ineguaglianze per quanto riguarda l’accesso alle terapie e ai farmaci.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Mi sono astenuta perché non ritengo che questa iniziativa abbia la benché minima speranza di invertire la tendenza a un aumento dei casi di infezione da HIV/AIDS nell’Unione europea.

L’HIV/AIDS causa gravi sofferenze e nonostante ciò il Parlamento, a livello di commissioni, ha rifiutato di inserire tutte le azioni di cui è nota l’efficacia.

Voglio che si salvino vite umane. Aspetterò ed esprimerò un voto favorevole a qualsiasi iniziativa davvero positiva.

 

9. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
  

(La seduta, sospesa alle 13.20, è ripresa alle 15.05)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ROTHE
Vicepresidente

 

10. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale

11. Sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione – Inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo – Responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente – Controllo da parte dello Stato di approdo – Organismi abilitati ad effettuare l’ispezione e la visita delle navi (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione congiunta:

– la relazione (A6-0086/2007), presentata dall’onorevole Sterckx a nome della Commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/59/CE relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione [COM(2005)0589 – C6-0004/2006 – 2005/0239(COD)],

– la relazione (A6-0079/2007), presentata dall’onorevole Kohlíček a nome della commissione per I trasporti e il turismo, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi fondamentali in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo e che modifica le direttive 1999/35/CE e 2002/59/CE [COM(2005)0590 – C6-0056/2006 – 2005/0240(COD)],

– la relazione (A6-0063/2007), presentata dall’onorevole Paolo Costa a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente [COM(2005)0592 – C6-0057/2006 – 2005/0241(COD)],

– la relazione (A6-0081/2007), presentata dall’onorevole Vlasto a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al controllo da parte dello Stato di approdo (rifusione) [COM(2005)0588 – C6-0028/2006 – 2005/0238(COD)], e

– la relazione (A6-0070/2007), presentata dall’onorevole de Grandes Pascual a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle disposizioni e alle norme comuni per gli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime [COM(2005)0587 – C6-0038/2006 – 2005/0237(COD)].

 
  
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  Karin Roth, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, sono lieta di essere di nuovo a Strasburgo oggi, per discutere con voi le attività parlamentari dei prossimi giorni.

Prima di affrontare le singole questioni, vorrei fare quattro osservazioni preliminari. Innanzi tutto, il miglioramento della sicurezza marittima è una preoccupazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Abbiamo compiuto notevoli progressi in questo campo. Mi riferisco, per esempio, al miglioramento della sicurezza delle navi ro-ro nel 2002, all’introduzione precoce dei doppi scafi nel 2003 e all’imminente rinuncia volontaria, da parte degli Stati membri dell’Unione, a fare ricorso alle esenzioni autorizzate a livello internazionale per le navi monoscafo. Sono tutte buone notizie.

In secondo luogo, ritengo sia anche importante esaminare le condizioni di lavoro nel settore. Abbiamo già compiuto progressi significativi con l’applicazione della Convenzione sul lavoro marittimo dell’Organizzazione internazionale del lavoro del 2006. Questo è un altro ambito in cui vi è ampio consenso in seno al Parlamento europeo e con le parti sociali.

In terzo luogo, la protezione del clima. Ci attendono compiti fondamentali in questo ambito e alcuni di essi riguardano la navigazione. Mi auguro che riusciremo a compiere buoni progressi anche in questo contesto.

La mia quarta osservazione riguarda il nostro desiderio di migliorare la navigazione e i porti e le attività associate dell’economia marittima. A tal fine, il 28 febbraio abbiamo adottato un parere del Consiglio dei ministri dei Trasporti sulla strategia di Lisbona. L’obiettivo è migliorare la competitività delle imprese del settore marittimo e promuovere così l’Unione europea quale sede per le loro attività commerciali. Questo sarà un tema importante alla nostra conferenza sulla futura politica marittima dell’Unione, che si svolgerà a Brema dal 2 al 4 maggio, e mi auguro che anche in questa sede si svilupperanno buone proposte, perché so che il Parlamento europeo condivide il nostro interesse riguardo a una politica europea per gli oceani e per i mari.

Passo ora alle sette proposte per il miglioramento della sicurezza marittima, l’argomento in esame oggi. La navigazione è un modo di trasporto fondamentale nell’economia globale. Per garantirne la sostenibilità, è necessario continuare a migliorare la sicurezza e la compatibilità con l’ambiente di questo settore.

Il voto di domani in seno al Parlamento europeo permetterà al Consiglio di compiere progressi nel processo decisionale. La Presidenza del Consiglio tedesca attribuisce la massima importanza alle proposte in esame, volte a migliorare la sicurezza delle navi. Non solo abbiamo proseguito le discussioni lanciate durante le Presidenze austriaca e finlandese, ma le abbiamo anche intensificate e di fatto accelerate. In tal modo, perseguiamo obiettivi realistici e ci concentriamo sul fattibile.

Grazie alla concentrazione di questi sforzi su alcune proposte legislative e al sostegno del Consiglio europeo e del Parlamento europeo, saremo in grado di adottare diverse decisioni politiche per la riunione del Consiglio di giugno. Sono lieta di cogliere questa occasione per riferire in merito allo stato di avanzamento delle iniziative in materia di sicurezza marittima durante la Presidenza del Consiglio tedesca. La proposta di direttiva sul sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione è stata una delle prime proposte sottoposte all’esame del Consiglio.

Nel giugno 2006, sotto la Presidenza austriaca, è stato raggiunto l’accordo su una linea di condotta generale. In seguito, l’organo competente del Consiglio ha esaminato gli emendamenti adottati dalla commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo e ha individuato alcuni punti – quali le caratteristiche delle autorità competenti e le procedure per dare rifugio alle navi in pericolo – che richiedono ulteriori consultazioni. E’ fuori dubbio, tuttavia, che entrambi gli organi legislativi mirano a migliorare la sicurezza dei trasporti marittimi e a prevenire catastrofi ambientali.

In seguito all’adozione, domani, della pertinente relazione, il Consiglio vorrebbe giungere a una decisione politica in giugno. Il lavoro sul progetto di direttiva relativa al controllo da parte dello Stato di approdo è proceduto bene. Nel dicembre dello scorso anno, sotto la Presidenza finlandese, il Consiglio ha potuto definire la linea di condotta generale e ora la Presidenza tedesca, anticipando l’adozione della vostra relazione, in molti punti decisamente compatibile con l’esito delle consultazioni in seno al Consiglio, intende giungere a un accordo politico alla riunione del Consiglio dei ministri dei Trasporti in giugno. A tal fine, si dovrà tenere anche conto dell’esito della prossima riunione del comitato sul controllo da parte dello Stato di approdo, istituito dal Protocollo d’intesa di Parigi; il comitato dovrebbe riunirsi a Bonn tra due settimane.

I negoziati relativi alla proposta di direttiva sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne si stanno rivelando più difficili. La discussione della proposta è cominciata sotto la Presidenza finlandese. La Presidenza tedesca non solo ha proseguito il dibattito, ma lo ha anche notevolmente intensificato. Le discussioni in seno al Consiglio hanno dimostrato che esiste un accordo di massima sulla proposta di regolamento. L’inclusione dei trasporti per vie navigabili interne è tuttavia respinta.

Anche alcuni altri punti richiedono ulteriori discussioni. Non si tratta solo di dettagli, come le condizioni per effettuare anticipi di pagamento, ma anche di alcuni aspetti fondamentali. In quale misura il cabotaggio deve rientrare nel campo di applicazione del regolamento? E’ un punto che va chiarito. Lo scorso ottobre, il comitato giuridico dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha adottato il testo di una riserva relativa al Protocollo del 2002 della Convenzione di Atene. Quali sono le implicazioni di tale riserva per la legislazione europea? Anche questa è una questione irrisolta. Qual è la relazione tra il regolamento proposto e le disposizioni della Convenzione sulla limitazione della responsabilità per crediti marittimi e del protocollo del 1996, la cui ratifica, come sapete, è prevista dalla proposta di direttiva sulla responsabilità civile degli armatori all’esame del Parlamento? L’accordo in seno al Consiglio dipende dal chiarimento di questi dettagli e di questi aspetti fondamentali.

La proposta di direttiva relativa alle inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo è stata introdotta durante la nostra Presidenza. Le discussioni svolte finora hanno dimostrato l’importanza che gli Stati membri attribuiscono al miglioramento delle linee guida per le inchieste tecniche in seguito a un incidente marittimo e la loro volontà di definire senza indugio norme comunitarie in materia, sulla base del codice IMO pertinente e dei risultati della revisione in corso. Alla luce delle attuali discussioni in seno agli organi del Consiglio e della relazione del Parlamento sulla quale voterete oggi, sarà possibile raggiungere un accordo politico anche su questo progetto di direttiva alla riunione del Consiglio “Trasporti” di giugno.

La proposta di direttiva relativa al rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera è stata presentata dalla Commissione al Consiglio come documento di lavoro nel novembre 2006. All’epoca emerse chiaramente che la maggioranza degli Stati membri non sosteneva la proposta. La questione sarà valutata dal Consiglio, alla luce del parere presentato dal Parlamento europeo nel marzo 2007, tenendo debitamente conto del principio di sussidiarietà.

Cinque proposte relative alla sicurezza marittima sono quindi state iscritte all’ordine del giorno degli organi del Consiglio, che le esamineranno. La Presidenza tedesca sa bene che il Parlamento europeo desidera compiere maggiori progressi. Per questo motivo, in seguito alla riunione del Consiglio dei ministri dei Trasporti il 7 e 8 giugno, intendiamo dedicare tempo al lancio di discussioni sulla proposta di direttiva relativa alle società di classificazione. Come sapete, un parere del Parlamento sulla proposta è in programma per questa seduta.

Per compiere progressi concreti, è necessaria la cooperazione di tutte le parti interessate. Vorrei quindi ringraziare gli onorevoli deputati al Parlamento europeo, in particolare i relatori, per il loro contributo volto a garantire che si compiano rapidi progressi e si conseguano obiettivi durante la nostra Presidenza. Inseriremo il parere del Parlamento europeo, nella misura in cui ciò non è ancora stato fatto, nei preparativi per la riunione del Consiglio dei ministri dei Trasporti e cercheremo quindi di compiere ulteriori progressi anche su questa proposta.

Vi ringrazio per l’attenzione e attendo ora con piacere lo svolgimento di una discussione vivace, come quelle cui mi sono abituata ad assistere in Aula.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signora Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto ringraziare il Ministro Roth, che ha appena dimostrato il grande impegno della Presidenza tedesca riguardo al problema della sicurezza marittima, per il quale le sono estremamente grato.

In marzo, ho presentato due delle sette proposte del terzo pacchetto legislativo sulla sicurezza marittima. La discussione e il voto espresso allora hanno chiaramente dimostrato l’ampio sostegno del Parlamento. Sono certo che ciò avverrà anche oggi riguardo alle altre cinque proposte.

Tre di esse rientrano nella parte preventiva del pacchetto, e vorrei affrontare innanzi tutto la modifica della direttiva relativa alle società di classificazione. Prevedendo il riconoscimento a livello comunitario di queste società, controlliamo indirettamente quasi il 90 per cento delle navi mercantili mondiali. E’ quindi essenziale che il lavoro di tali organismi sia di alta qualità. Per questo motivo, la Commissione ha proposto l’istituzione di un organo indipendente, incaricato di certificare i sistemi di controllo qualità.

Introduciamo quindi un sistema di pene pecuniarie graduali e proporzionate. E’ un sistema più flessibile di quello attuale, che prevede solo la sospensione del riconoscimento. Per la Commissione sarà quindi più semplice imporre interventi correttivi.

Infine, i certificati che accompagnano gli apparecchi installati a bordo delle navi devono beneficiare del riconoscimento reciproco degli organismi riconosciuti. Questo riconoscimento reciproco, stabilito sulla base di norme equivalenti e di una tecnica di massimo livello, avrà due effetti positivi. Eliminerà gli ostacoli inutili alla libera circolazione nel mercato interno e ridurrà i costi associati alle molteplici procedure di certificazione per i fabbricanti di apparecchiature marittime. I risparmi realizzati potranno essere utilmente destinati alla ricerca in materia di sicurezza.

Al di là del necessario esercizio di semplificazione formale della direttiva relativa al controllo da parte dello Stato di approdo, la Commissione intende promuovere un impiego più efficace delle risorse. Da un lato, vogliamo sostituire l’obiettivo di ispezione del 25 per cento delle navi per ogni Stato membro con un obiettivo comune a livello europeo. In breve, vogliamo controllare tutte le navi. Dall’altro lato, vogliamo effettuare ispezioni più frequenti sulle navi con un profilo di rischio elevato. Oggigiorno, troppe navi fuori norma sfuggono ancora a ogni controllo.

Il nuovo sistema contribuirà a evitarlo e al tempo stesso premierà le navi di qualità con meno controlli. Le navi fuori norma che transitano nelle acque europee senza fare scalo in un porto presentano un rischio particolare. Per questo motivo, abbiamo voluto rafforzare le ispezioni durante gli ancoraggi davanti alle coste.

Infine, il rafforzamento delle disposizioni relative al rifiuto di accesso, in particolare tramite l’introduzione di misure di divieto permanente, è una misura incisiva. E’ inammissibile che le navi non solo siano sottoposte a fermo, ma debbano anche essere ripetutamente bandite. L’Unione deve dichiarare in modo molto chiaro che non accetterà recidivi nelle sue acque.

Il terzo testo, volto a rafforzare le nostre misure preventive, modifica la direttiva sul monitoraggio del traffico navale. E’ necessario chiarire il quadro giuridico applicabile ai luoghi di rifugio, per permettere un’adozione più rapida ed efficace delle decisioni in caso di incidente marittimo. Ciò significa essere pronti ad affrontare ogni tipo di situazione riguardante ogni tipo di nave. Al riguardo, l’aspetto fondamentale è l’indipendenza del processo decisionale, condizione necessaria per assicurare la rapidità e quindi impedire che una situazione pericolosa si trasformi in una catastrofe ambientale per più Stati membri. Si tratta inoltre di consolidare la rete SafeSeaNet, quale sistema per lo scambio di informazioni in tutta Europa sul monitoraggio del traffico navale e dei movimenti di carichi pericolosi o inquinanti.

Un ultimo elemento della proposta consiste nel dotare progressivamente le navi da pesca di lunghezza superiore a 15 metri di sistemi di identificazione automatica, che permettano di ridurre i rischi di collisione con le navi mercantili. In tal modo, si eviteranno molte tragedie. Questo è tutto, per quanto riguarda le prime tre proposte di carattere preventivo.

Le ultime due proposte mirano a garantire un migliore trattamento delle conseguenze degli incidenti marittimi. La Commissione propone la conduzione sistematica di inchieste tecniche in seguito a un incidente marittimo. Non si tratta di sostituire le indagini penali, ma di dotare l’Unione europea di uno strumento efficace, fondato sulle norme internazionali, che permetterà di conoscere meglio le cause degli incidenti. Al riguardo, la questione dell’indipendenza degli organi inquirenti è fondamentale. Si intende inoltre favorire la collaborazione tra le autorità competenti, in particolare quando un incidente interessa più Stati. L’Agenzia europea per la sicurezza marittima, che sta già lavorando a una metodologia comune per le inchieste sugli incidenti marittimi, deve aiutarci a creare un quadro per una cooperazione comunitaria permanente.

Infine, l’ultima proposta riguarda il risarcimento cui hanno diritto le vittime di incidenti. Si tratta di incorporare nel diritto comunitario le disposizioni della Convenzione di Atene del 2002 sui diritti dei passeggeri e di estenderne il campo di applicazione al traffico interno e alle vie navigabili interne. Tutti i passeggeri europei potranno così beneficiare del sistema di risarcimento istituito da tale Convenzione, a prescindere dal modo di trasporto utilizzato e dal tragitto compiuto. Insisto su questo punto. Come spiegare il fatto che un passeggero che viaggia tra due porti di uno stesso paese non sia trattato allo stesso modo di un passeggero che effettua un viaggio internazionale?

Termino qui, onorevoli deputati, le mie osservazioni introduttive. Più tardi, illustrerò la posizione della Commissione sulle relazioni dell’onorevole Vlasto e degli onorevoli Sterckx, Kohlíček, Costa e de Grandes Pascual. Li ringrazio in anticipo per il lavoro straordinario che hanno svolto.

Concludo, signora Presidente, dicendo che, se vogliamo evitare nuove maree nere, dobbiamo rendere più sicura l’intera catena del trasporto marittimo e, al riguardo, nessuna di queste proposte è inutile. Le sette proposte sono necessarie per disporre di un sistema realmente efficace, un sistema che permetta realmente all’Europa di essere un esempio per il mondo nel campo della sicurezza marittima.

 
  
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  Dirk Sterckx (ALDE), relatore. – (NL) Signora Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, mi scuso per la mia assenza durante il suo intervento, ma è contemporaneamente in corso una riunione di conciliazione su un pacchetto ferroviario, per il quale sono uno dei relatori e sul quale ho avuto una discussione un po’ difficile con il suo ambasciatore, che mi auguro si risolverà in modo positivo.

Passando alla sicurezza marittima, come possiamo evitare i problemi e come affrontiamo gli incidenti marittimi e le calamità? Questo è il tema su cui si incentra l’intero pacchetto presentato dalla Commissione e considero la proposta sul monitoraggio e sugli aeroporti un elemento chiave del pacchetto stesso. Come si possono evitare i problemi? Con un migliore monitoraggio del traffico navale e una migliore conoscenza di ciò che accade nelle nostre acque. Per questo motivo, nella relazione in esame, chiediamo un controllo più severo tramite il sistema di identificazione automatica (AIS), che potrebbe già essere in funzione, ma al quale vorremmo aggiungere alcuni elementi, tra cui dati sull’equipaggio, sulla nave, ma anche dati più dettagliati sul carico trasportato e sul carburante. Di conseguenza, ho proposto di includere il carburante della nave tra gli elementi da comunicare all’AIS, perché, dopo tutto, la quantità di carburante a volte è enorme e può causare ingenti danni.

La mia seconda osservazione riguarda l’AIS per i pescherecci. In linea di principio, siamo favorevoli, ma un punto controverso è il requisito relativo alle dimensioni delle navi per le quali è richiesta l’installazione di tali apparecchiature, un punto sul quale, in veste di relatore, il mio parere discorda da quello della commissione per i trasporti e il turismo. Concordo con la Commissione sul fatto che si dovrebbero includere anche le navi di minori dimensioni, a partire da 15 metri, mentre la commissione per i trasporti ritiene che debbano essere incluse solo le navi di lunghezza superiore a 24 metri. Vedremo quale sarà il risultato del voto di domani. Un aspetto importante riguarda l’uso dei dati e la riservatezza; dobbiamo garantire che i dati siano usati in modo positivo e prevenire ogni tipo di abuso di quelli destinati all’AIS. Un capitolo e diversi emendamenti riguardano il lungo raggio, la nuova generazione; come includiamo questa nuova generazione nel campo di applicazione del sistema SafeSeaNet, perché è evidente che tale sistema deve diventare il nuovo strumento per le comunicazioni tra tutti gli Stati membri e nell’ambito della navigazione, in modo che tutti i dati siano universalmente noti.

In terzo luogo, che cosa succederà in caso di incidente? Va da sé che dobbiamo essere preparati a tale eventualità nel miglior modo possibile. Non sempre lo siamo stati, e le catastrofi marittime che hanno coinvolto l’Erika e la Prestige sono casi esemplari. Sono lieto che la Commissione abbia adottato vari punti della relazione elaborata dalla commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima qui in seno al Parlamento, in seguito al disastro della Prestige. In fondo, l’accento andrebbe posto soprattutto sul grado di preparazione degli Stati membri. Quale livello di preparazione esiste in caso si verifichi un problema?

Un importante punto controverso per il Consiglio è la creazione di un’autorità competente indipendente. Secondo la Commissione, ogni Stato membro dovrebbe designare un’autorità competente indipendente, incaricata di adottare le decisioni in caso di problemi, ma il Consiglio è meno entusiasta. Posso comprendere che la breve definizione del Consiglio sollevi alcuni problemi ed è per questo che in seno all’Assemblea abbiamo deciso di semplificare le cose per gli Stati membri. Negli emendamenti nn. 31 e 32, spieghiamo esattamente che cosa ci attendiamo da questo tipo di autorità competenti indipendenti, cioè che proteggano le vite umane, proteggano il litorale, proteggano l’ambiente, garantiscano la sicurezza e salvaguardino l’economia. A mio parere, tutti dovrebbero essere d’accordo sul fatto che questo sia il compito di tali autorità. In secondo luogo, esse devono poter prendere decisioni autonome e devono possedere le competenze necessarie o poter fare rapidamente ricorso a competenze specialistiche. In terzo luogo, tali autorità devono disporre di alcuni poteri: devono poter impartire determinati ordini al comandante. Se necessario, devono poter convocare e fare entrare in azione squadre di salvataggio. Se necessario, devono poter valutare i danni precisi, perché non tutti gli armatori o i capitani di navi sono disposti a riconoscere l’entità dei danni. In alcuni casi, cercano di attendere il momento opportuno e l’autorità competente deve poter intervenire. Questo è l’obiettivo degli emendamenti nn. 31-34, che chiedo all’Assemblea di sostenere, perché sono essenziali. Vorrei invitare il Consiglio a seguire la stessa logica, cioè a non limitarsi a respingere la definizione, ma a esaminarne il contenuto e a discuterlo con noi. Tutti gli Stati membri devono avere un sistema che funzioni. In caso contrario, corriamo gravi rischi. Al momento, anche dopo l’elaborazione della direttiva sul monitoraggio con il documento sugli aeroporti, la situazione è che alcuni Stati membri non hanno ancora designato un’autorità competente, incaricata di gestire gli incidenti; non hanno ancora i piani necessari o le risorse necessarie per gestire gli incidenti. E’ una situazione che non possiamo più accettare.

Come la Commissione ha già rilevato, le sette relazioni sono interdipendenti; è quindi nell’interesse dell’Unione mettere a punto un sistema completo, al fine di migliorare la sicurezza marittima. Esorto quindi il Consiglio a lasciarsi guidare dal Parlamento in questo ambito.

 
  
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  Jaromír Kohlíček (GUE/NGL), relatore. – (CS) La ringrazio, signora Presidente. Il terzo pacchetto marittimo consiste in una serie di proposte di direttive, volte a migliorare la sicurezza dei trasporti marittimi.

L’obiettivo fondamentale dell’intero pacchetto è rafforzare la responsabilità dello Stato di bandiera. Questa responsabilità è stabilita dal diritto marittimo internazionale e comprende il compito di condurre inchieste tecniche su tutti gli incidenti marittimi gravi. Anche se questo pacchetto non esistesse, esisterebbe comunque un obbligo di cooperare con gli altri paesi interessati.

L’inchiesta, o meglio la sua mancanza, alla quale abbiamo assistito in seguito alla catastrofe della petroliera Prestige, ha evidenziato – come confermano le conclusioni della commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima (MARE) – la necessità di elaborare istruzioni più precise, che permettano di condurre inchieste in seguito a incidenti, le cui conclusioni possano essere pubblicate in tempo reale e usate per prevenire il ripetersi degli stessi.

Il pacchetto, nel suo insieme, contiene anche misure tecniche volte a ridurre il rischio che si verifichi qualsiasi tipo di incidente. Il concetto fondamentale è la prevenzione. Le inchieste tecniche sugli incidenti devono quindi intervenire nelle situazioni in cui tutte le misure preventive si siano rivelate inefficaci. Le conclusioni di un’inchiesta devono essere usate per garantire che l’incidente in questione non si ripeta.

Si devono dunque accertare i motivi per cui si è verificato un incidente. La direttiva si applica agli incidenti che interessano le navi di cui all’articolo 2, cioè i pescherecci di lunghezza non inferiore a 24 metri e le navi che trasportano più di 12 passeggeri per scopi commerciali. Considerato che anche altre parti del terzo pacchetto contengono una definizione analoga di applicabilità, e in seguito alla discussione con i membri e gli esperti della Commissione, non raccomando di estendere il campo di applicazione a tutti i pescherecci di lunghezza inferiore a 24 metri, come proposto nell’emendamento n. 25, anche se inizialmente ho raccomandato tale estensione. Il limite logico rimane 15 metri, come nella relazione precedente.

Nel complesso, la proposta della Commissione, integrata e migliorata dagli emendamenti adottati in seno alla commissione e pubblicati con i numeri da 2 a 24, costituisce una buona direttiva tecnica. Conformemente alle Convenzioni SOLAS e MARPOL e ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, la proposta in esame stabilisce chi deve effettuare le inchieste sugli incidenti e definisce un meccanismo decisionale e i termini entro cui adottare decisioni.

Per alcuni Stati membri dell’Unione, l’istituzione di un organo inquirente permanente, che sia realmente indipendente, rappresenta un grosso problema. Esistono organismi di questo tipo che operano nei paesi nordici, ma nei paesi del Mediterraneo permane un problema legato all’indipendenza formale degli organi inquirenti. Soltanto la Spagna ha dichiarato che istituirà presto un organismo di questo tipo.

Un’altra questione è legata a se un organo inquirente indipendente abbia anche la possibilità di operare con l’autorizzazione di un altro Stato membro. Mi è stato chiesto di chiarire questo punto e la mia risposta è che nulla lo impedisce a livello formale, anzi tale possibilità è di fatto prevista all’articolo 7, paragrafo 2, della direttiva proposta. La Slovenia e altri paesi di piccole dimensioni hanno chiesto precisazioni su questa possibilità.

Una condizione fondamentale prevista dalla direttiva è che le inchieste tecniche siano condotte sulla base dell’intesa che solo le loro conclusioni possono essere rese disponibili ai fini di altre inchieste. Altrettanto importante è l’obbligo di osservare le linee guida dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) in materia di corretto trattamento dei marittimi in caso di incidente marittimo. Sappiamo come è stato trattato l’equipaggio in Spagna e con quanta negligenza sembra sia stata condotta l’inchiesta.

La direttiva e le linee guida dell’IMO sono intese a prevenire il rischio di criminalizzazione del capitano e dell’equipaggio. Gli Stati membri sono inoltre tenuti a impedire che le dichiarazioni o altre informazioni fornite da testimoni possano essere usate in modo abusivo nelle indagini penali.

Ogni tre anni, la Commissione comunicherà al Parlamento i risultati di applicazione e di attuazione delle misure adottate nel quadro della direttiva. Il ruolo di supervisione sarà quindi svolto da un organo indipendente, in questo caso il Parlamento europeo, che potrà adottare misure appropriate sulla base di proposte della Commissione.

La parte tecnica della direttiva, comprendente gli allegati I e II, descrive la forma e il contenuto dei rapporti relativi alle inchieste sugli incidenti. L’allegato I fornisce un breve prospetto e l’allegato II un elenco dei dati che saranno inclusi in ogni rapporto. A mio parere, queste informazioni forniranno una buona base per valutare la direttiva e le misure tecniche che saranno adottate sulla base delle informazioni raccolte determineranno una riduzione del numero di incidenti.

Il contenuto della direttiva in esame è analogo a quello della direttiva relativa alle inchieste sugli incidenti industriali, alla quale ho lavorato diversi anni, e ritengo sia ben formulato dal punto di vista tecnico. Mi auguro che lo schema generale di questa direttiva possa essere usato in futuro per altri incidenti riguardanti i trasporti navali, per esempio i trasporti marittimi con navi di minori dimensioni, o le inchieste sugli incidenti nei trasporti fluviali. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Paolo Costa (ALDE), relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Presidente del Consiglio, signor Vicepresidente della Commissione, io credo che l’Unione europea stia riguadagnando una parte della fiducia dei cittadini europei, anche perché sta seguendo con una certa coerenza – o almeno mi auguro che lo faccia – una strategia di protezione dei consumatori, che nel nostro caso significa strategia di protezione dei viaggiatori, ossia dei consumatori quando viaggiano.

Questo è già avvenuto nel campo dell’aviazione civile e mi auguro che stia avvenendo anche nel campo ferroviario. E’ in questo senso che credo vada letto anche il regolamento su cui ho avuto l’onore di essere relatore. Si tratta di un regolamento che fa alcuni piccoli passi importanti nell’armonizzare la protezione dei passeggeri e dei loro bagagli. A tal fine, esso cerca di rendere obbligatoria, o comunque di estendere, l’applicazione della Convenzione di Atene, che già regola questo campo per quanto riguarda la definizione di regole e di responsabilità, nonché l’imposizione di un’assicurazione obbligatoria per tutti coloro che trasportano persone, identificando forme di risposta immediata in caso di incidente con compensazioni tempestive e soddisfacenti.

Il regolamento in esame fa qualche passo in più rispetto alla Convenzione di Atene. In questo momento non intendo soffermarmi sugli aspetti tecnici, mentre mi preme sottolineare che si sta estendendo il campo di applicazione di queste protezioni. La Convenzione di Atene poteva occuparsi solamente dei trasporti internazionali. Tuttavia, il Baltico e il Mediterraneo sono bacini nei quali molti trasporti hanno la caratteristica di trasporti interni. Inoltre, a seguito dell’allargamento dell’Unione alla Bulgaria e alla Romania, le grandi vie di navigazione interne europee devono ormai essere trattate allo stesso modo. Per questo motivo ho sostenuto e continuo a sostenere – e mi auguro che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione facciano lo stesso – l’estensione della copertura della protezione dei passeggeri anche ai trasporti interni.

Per quanto riguarda i trasporti interni, le poche resistenze che vi sono state sono praticamente sparite dopo l’ultimo incidente, avvenuto agli inizi di aprile con la Sea Diamond vicino all’isola di Santorini. Non possiamo immaginare che le due persone scomparse non vengano protette, mentre lo sarebbero state se fossero scomparse nell’Oceano Atlantico o nell’Oceano Indiano. E’ evidente che questa discriminazione non è possibile. Poiché mi pare che vi sia ancora qualche residua difficoltà ad accettare l’estensione della protezione alle acque interne, spero che non dovremo aspettare che si verifichi un incidente su qualche fiume prima di deciderci ad estendere la copertura anche ai trasporti interni. Mi pare evidente che non possiamo immaginare di proteggere in modo diverso chi viaggia su una grande barca fluviale rispetto a chi viaggia su una piccola nave nei mari che noi proteggiamo.

Inoltre, se consideriamo l’aspetto tecnico di alcune navi che ormai fanno percorsi fluviali e marittimi, sarebbe abbastanza ridicolo che esse fossero coperte solo quando sono in mare e non sui fiumi. Ritengo pertanto che il regolamento che stiamo approvando vada in una doppia giusta direzione, nel senso che tiene conto anche di questo aspetto della sicurezza marittima, rendendo in tal modo più tranquilli coloro che viaggiano anche per mare.

Faccio presente che le persone a mobilità ridotta vengono protette in maniera più adeguata, che chiunque abbia un incidente viene immediatamente compensato, che esistono anche dei limiti di responsabilità per il trasportatore, perché se adotta la Convenzione di Atene non ha responsabilità illimitate, e così via. Vi sono mille altri aspetti, ma quello fondamentale è il fatto che trattiamo allo stesso modo tutti i cittadini europei quando sono in viaggio, sia sui percorsi internazionali, sia sui percorsi nazionali, sulle vie navigabili interne o addirittura al di fuori delle acque europee quando sono coperte dalle disposizioni europee.

Ciò considerato, mi auguro che si possa andare avanti in questa direzione, ottenendo in tal modo l’attenzione e la riconoscenza dei cittadini europei che possono guardare a questa parte dell’attività dell’Unione che continua a dare risposte utili e importanti a tutti i cittadini e che, in qualche modo, sopperisce anche ad altre mancanze in un dibattito più generale che in questo momento stiamo sostenendo.

 
  
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  Dominique Vlasto (PPE-DE), relatore. – (FR) Signora Presidente, Vicepresidente Barrot, onorevoli colleghi, comincio col dire che il controllo da parte dello Stato di approdo è un elemento chiave della sicurezza marittima, perché è preventivo e permette di individuare le principali anomalie a bordo di una nave. Si tratta inoltre di un controllo di vastissima portata, che noi europei effettuiamo secondo le nostre norme, a prescindere dalla bandiera della nave, il che gli conferisce grande affidabilità.

La direttiva su cui lavoriamo risale al 2001 e ha permesso di imporre agli Stati membri un obbligo di ispezione del 25 per cento delle navi che fanno scalo nei loro porti. Per raggiungere questa cifra, troppo sovente i controlli vengono condotti su navi in buone condizioni; in tal modo, l’ispezione è più rapida e lo Stato può quindi vantarsi di soddisfare il suo obiettivo. Dobbiamo garantire che le ispezioni siano effettuate in via prioritaria sulle navi più pericolose.

Questo è l’elemento forte e nuovo del regime di ispezione che sostengo: controllare il 100 per cento delle navi, in funzione del rischio reale che esse rappresentano. Propongo infatti di adeguare le ispezioni al profilo di rischio stabilito per ciascuna nave. Si dovranno adottare tre profili di rischio: elevato, medio e modesto, sulla base dei parametri definiti nella relazione. Questi profili di rischio determineranno l’intervallo tra le ispezioni, che non potrà superare i sei mesi per le navi a rischio elevato. Nella relazione è descritta anche la portata delle ispezioni.

Il nostro obiettivo è semplice ma chiaro: eliminare le navi in cattivo stato che inquinano. A tal fine, proponiamo misure più coercitive per responsabilizzare gli operatori del settore dei trasporti marittimi. Il testo prevede quindi misure più severe, quali il rifiuto di accesso al porto e all’ancoraggio per le navi pericolose, e introduce il divieto permanente per alcune navi pericolose. Vorrei che fossimo chiari su questo punto: vogliamo che le compagnie di navigazione si conformino alle norme europee. Oggigiorno, alcune di esse sono ancora troppo negligenti; questo è uno dei motivi per cui proponiamo di istituire una lista nera delle compagnie caratterizzate da prestazioni scadenti, che sarà pubblicata su Internet.

Vorrei tuttavia sottolineare che vi è ampio accordo su tutte queste proposte, anche se la relazione è molto più ambiziosa rispetto alla versione iniziale. Abbiamo infatti deciso, con il sostegno della Commissione europea – che vorrei ringraziare per il suo lavoro – di passare a una marcia superiore, affinché il nostro regime di controllo rimanga esemplare a livello internazionale. Per questo motivo, dobbiamo accettare le norme adottate nel quadro del Protocollo di Parigi, in modo da rafforzare la posizione dell’Unione europea nei negoziati con gli altri Stati, in particolare con la Russia e il Canada.

Nell’insieme, il Consiglio ha accolto favorevolmente la relazione e vorrei ringraziare i Presidenti che si sono succeduti e hanno portato avanti il pacchetto. Tuttavia, vedo che permangono due grandi punti di divergenza. Il primo è l’applicazione della direttiva agli ancoraggi, in particolare quelli situati in alto mare. Insisto al riguardo, perché, altrimenti, temo che le navi a rischio elevato eviteranno i porti a favore degli ancoraggi e si sottrarranno così alle ispezioni. Il Consiglio è contrario perché teme i costi elevati e le difficoltà di attuazione. Pongo una domanda: questo non è il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza marittima? Non possiamo aspettare la prossima catastrofe per accettarlo!

In secondo luogo, la questione della flessibilità: il Consiglio chiede flessibilità per lo svolgimento delle ispezioni. Sono d’accordo sull’idea di permettere di rinviare un’ispezione prevista in un porto allo scalo successivo, ma sono contraria a fissare una soglia quantitativa per le ispezioni mancate. Mi rifiuto di accettare che l’obiettivo di ispezione del 100 per cento delle navi non sia soddisfatto.

I negoziati proseguiranno e confido nella possibilità di trovare un rapido accordo con il Consiglio. Per il resto, il voto unanime in seno alla commissione per i trasporti e il turismo evidenzia la grande convergenza di pareri tra noi, a conferma del fatto che il Parlamento è sempre stato molto impegnato e unito nel difendere e rafforzare la sicurezza marittima. Signora Presidente, sono convinta che, con la determinazione del Commissario Barrot, il sostegno dell’Assemblea e un consenso sui punti fondamentali in seno al Consiglio, riusciremo ad adottare rapidamente questo nuovo sistema di controllo da parte dello Stato di approdo.

 
  
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  Luis de Grandes Pascual (PPE-DE), relatore. – (ES) Signora Presidente, onorevoli colleghi, sono sinceramente convinto che vi siano motivi per essere soddisfatti dei risultati ottenuti, frutto della cooperazione e del consenso presente in seno all’Assemblea sulla sicurezza dei nostri mari, una questione cui i cittadini sono molto sensibili.

Questo è l’atteggiamento che dobbiamo manifestare al Consiglio, incoraggiandolo a seguire la stessa linea, perché dobbiamo imparare la lezione. Dobbiamo agire ora. Non possiamo aspettare il consenso che arriva sempre dopo le catastrofi, quando vediamo le immagini terribili delle nostre spiagge inquinate, le imbarcazioni dei nostri pescatori bloccate nei porti dall’impossibilità di svolgere l’attività di pesca e le grandi sofferenze delle famiglie e delle regioni che traggono sostentamento dal mare.

Dobbiamo trattare queste sette proposte come un unico pacchetto, nonostante le complessità che possono emergere, perché sono tutte correlate tra loro; sono coinvolti tutti gli operatori della catena dei trasporti marittimi.

Di conseguenza, non ha senso chiedersi se alcune di queste proposte siano superflue o inopportune. Sono tutte essenziali.

Nondimeno, una questione mi preoccupa enormemente, sulla quale vorrei fare alcune osservazioni, perché riguarda un aspetto fondamentale del pacchetto. Mi riferisco all’indipendenza degli organismi o enti appositamente creati per adottare le migliori decisioni nel minor tempo possibile.

Al riguardo, parlo specificamente dell’autorità indipendente che si intende creare per la sempre difficile decisione di accogliere o meno una nave in pericolo in un luogo di rifugio. Onorevoli colleghi, vorrei esprimere il mio disaccordo con l’atteggiamento – a mio parere volontaristico – adottato dalla commissione per i trasporti e il turismo sulla questione, che indebolisce ancora di più la già fragile struttura decisionale per i luoghi di rifugio inizialmente proposta dalla Commissione europea.

Onorevoli colleghi, a nulla servirà creare un’autorità indipendente dalle influenze del potere politico, se non la si dota delle risorse e delle capacità necessarie per prendere decisioni. Ancora più grave, tuttavia, è conferirle poteri se, nell’ora della verità, le rimane una sola scelta: accogliere obbligatoriamente la nave, anche in assenza di assicurazione e garanzie.

In tal caso, tutto l’onere ricadrà sullo Stato membro interessato, il quale subisce già i danni ecologici e sociali che possono derivare dall’accogliere una nave in un luogo di rifugio, oltre a dover far fronte a tali danni.

Dobbiamo essere realistici e affrontare questa storia che spesso si ripete. In Spagna, negli ultimi tre mesi, vi sono stati due casi di navi in pericolo in prossimità delle nostre coste e, in entrambi i casi, l’autorità competente, sulla base di una valutazione approfondita della situazione di emergenza, ha deciso di non permettere alla nave di avvicinarsi alle nostre coste, al fine di minimizzare i rischi.

Naturalmente è un enorme sollievo per la popolazione civile della zona vedere le navi allontanarsi, perché una cosa è osservare le proprie spiagge circondate di moto costose e di profumi alla moda, e tutt’altra cosa è vedere le proprie spiagge, il proprio ambiente marino e la fauna selvatica intrisi di catrame o i propri concittadini intossicati dai gas.

Diciamo quindi “sì” alla creazione di questa autorità, ma è necessario conferirle poteri permanenti e prevedere che una nave in pericolo possa essere accolta soltanto se la valutazione preventiva della situazione permette di concludere che si tratta della decisione migliore per limitare i rischi.

Ciò detto, sono grato all’onorevole Sterckx per la sua tenacia nella difficile impresa che ha dovuto affrontare. Mi compiaccio, in particolare, dei progressi compiuti riguardo agli strumenti per il monitoraggio delle navi, essenziali per affrontare le situazioni a rischio.

Prima di passare alla mia relazione, vorrei, a titolo di cortesia, lodare il lavoro dell’onorevole Vasto e dell’onorevole Kohlícek e sottolineare l’enorme lavoro svolto dall’onorevole Costa. Ci auguriamo che la proposta dia i suoi frutti, ora più che mai; dopo quanto accaduto in questi ultimi giorni, con il naufragio della nave da crociera in acque greche, è necessario rafforzare la protezione dei diritti dei passeggeri.

Farò ora alcune osservazioni sulla mia relazione. Come ricorderete, lavoriamo alla quarta revisione della direttiva 94/57. Essa tratta il ruolo vitale svolto dalle cosiddette società di classificazione. D’ora in poi, saranno organizzazioni riconosciute.

La valutazione effettuata dalla Commissione in questi ultimi sei mesi ha rivelato che permangono gravi carenze nel processo di ispezione e certificazione della sicurezza della flotta mondiale. E’ quindi nostro dovere rafforzare di nuovo, di più e con maggiore efficacia l’attività di queste organizzazioni.

A tal fine, la Commissione europea propone una serie di riforme che io sostengo e che sono state rafforzate in conseguenza del dialogo con la Commissione e grazie ai contributi positivi delle parti interessate e dei membri della commissione per i trasporti.

Solo così siamo riusciti a rafforzare i meccanismi di vigilanza degli organismi riconosciuti, tramite la creazione di un comitato di valutazione che operi in modo indipendente e goda di poteri permanenti e autonomia d’azione.

Solo così abbiamo ottenuto un sistema di sanzioni più flessibile ed equo, e anche più efficace, perché penalizza chi non agisce come dovrebbe, ma lo fa in funzione della gravità dell’infrazione commessa e della capacità economica dell’organizzazione. Solo così siamo riusciti a compiere progressi sulla questione spinosa del riconoscimento dei certificati di classificazione, proponendo le condizioni di riconoscimento reciproco tra gli organismi riconosciuti, senza però recare pregiudizio alla sicurezza marittima e facendo riferimento alle norme più severe. Vi ringrazio.

 
  
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  Willi Piecyk (PSE), relatore per parere della commissione per la pesca. – (DE) Signora Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, questa discussione e il voto di domani sulle cinque relazioni sulla sicurezza marittima concludono la prima lettura del pacchetto Erika III. Lo sottolineo, perché, come sapete, abbiamo già adottato le relazioni degli onorevoli Marta Vincenzi e Gilles Savary. Per questo motivo, devo anche ricordare ancora una volta al Consiglio che il pacchetto Erika III comprende sette proposte e in seno al Parlamento siamo fermamente convinti che costituiscano un unico pacchetto e di conseguenza vogliamo esaminarle nel loro insieme.

Poiché intervengo nell’esercizio di più funzioni – non solo a nome della commissione per la pesca, ma anche del mio gruppo politico – comincio col ringraziare tutti i relatori per il lavoro svolto. Come è avvenuto con il voto in seno alla commissione, il voto di domani in plenaria dimostrerà che affrontiamo tutte queste tematiche sulla base di un livello elevato di intesa. Come abbiamo appreso, il Consiglio non fa esattamente salti di gioia riguardo ad alcune decisioni e votazioni parlamentari e deve ancora svolgere discussioni su diversi punti.

La stretta correlazione tra le singole proposte è illustrata dalla relazione Sterckx. E’ quasi superfluo dire che è utile che gli Stati membri designino una volta per tutte strutture portuali di emergenza e luoghi di rifugio. E’ altrettanto utile che in ogni paese un’autorità indipendente decida che cosa occorre fare in seguito a un naufragio, in modo che non si crei un forum di discussione, ma si prenda una decisione. In caso di catastrofe marittima, è ovviamente inconcepibile che all’arrivo della squadra di soccorso si chieda al capitano se è assicurato e, se questi risponde che l’armatore non ha assicurato adeguatamente la nave, gli si neghi aiuto e si torni alla base. E’ ovvio che la squadra di soccorso deve prestare assistenza. L’assicurazione deve essere verificata nell’ambito del processo di controllo da parte dello Stato di approdo. Ciò è previsto anche nella relazione Vlasto, sulla quale abbiamo raggiunto l’accordo.

Un punto su cui non eravamo interamente d’accordo, come ha già segnalato l’onorevole Sterckx, è quali navi da pesca debbano essere munite di quali sistemi. Si tratta di garantire maggiore sicurezza. Resto convinto che abbia poco senso installare sistemi di identificazione automatica sui pescherecci di lunghezza inferiore a 24 metri e che gli stessi risultati si possano sicuramente ottenere con altri strumenti a terra. Le statistiche sugli incidenti non sono di grande aiuto. Per essere coerenti, dovremmo includere tutte le imbarcazioni private, non solo i piccoli pescherecci. E’ però possibile che in futuro si trovi un’altra soluzione tecnologica.

Permettetemi di fare alcune osservazioni sul controllo da parte dello Stato di approdo, anche a nome dell’onorevole Robert Navarro, che oggi non può essere in Aula. Considero molto ragionevole abbandonare il principio rigido di ispezione del 25 per cento delle navi. Probabilmente è stato necessario come primo passo, ma controllare il 25 per cento delle navi in ogni Stato membro è meno utile di ciò che si prospetta ora, cioè concentrarsi sulle navi a rischio elevato. Ciò significa controllare tutti gli operatori dubbi, dalla pecora nera a quella grigio scuro a quella grigio chiaro. Ha però poco senso controllare le pecore bianche. Un controllo mirato è senza dubbio la soluzione logica.

Un aspetto, tuttavia, è assolutamente fondamentale, e manca nelle proposte della Commissione, anche se ne abbiamo sottolineato la necessità sia nella relazione Sterckx sia nella relazione della commissione temporanea per il rafforzamento della sicurezza marittima (MARE). Tutto ciò che è legato al fattore umano – la dimensione sociale, in altre parole buone condizioni di lavoro a bordo – influisce sulla sicurezza di una nave. Oltre alle buone condizioni tecniche della nave, è senza dubbio essenziale garantire il benessere delle persone a bordo. In caso contrario, la sicurezza generale della nave ne risente.

Come abbiamo detto più volte in Aula, l’80 per cento degli incidenti è dovuto a errore umano. Per questo motivo, abbiamo bisogno di più proposte della Commissione riguardanti il fattore umano, anche in termini di controllo della sicurezza. Solo così si potrà chiudere la questione.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE), relatore per parere della commissione giuridica. – (EN) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto esprimere le mie congratulazioni all’onorevole Costa e ai colleghi deputati che hanno partecipato alla preparazione dell’importante relazione sulla responsabilità dei vettori.

In veste di relatrice per parere della commissione giuridica, vorrei richiamare l’attenzione su alcuni punti. Sostengo con vigore l’incorporazione nel diritto comunitario del protocollo del 2002 alla Convenzione di Atene dell’Organizzazione marittima internazionale. E’ altresì fondamentale che la legislazione sia menzionata nel regime comunitario di responsabilità nei confronti dei passeggeri marittimi, comprese le vie navigabili interne, in caso di incidenti. Concordo pienamente con il relatore sul fatto che ciò contribuisce a rafforzare enormemente la sicurezza dei passeggeri.

Riguardo alla questione dell’assicurazione, è importante comprendere che i vettori che trasportano passeggeri devono avere la possibilità di stipulare un’assicurazione che copra le responsabilità derivanti dal protocollo di Atene. Nondimeno, nel caso di piccoli vettori che operano nelle acque interne, si deve prestare attenzione alla natura stagionale della loro attività. Queste piccole compagnie non hanno la possibilità di conformarsi alle norme, le quali devono applicarsi solo nei casi in cui entrambe le parti abbiano concordato che la responsabilità del vettore è totale.

Vorrei sottolineare l’importanza di menzionare anche i rari casi di terrorismo. Poiché di solito il terrorismo ha per obiettivo un governo o un gruppo politico e non un vettore, è irragionevole che il vettore sia responsabile dei danni causati da attentati terroristici. Mi auguro che questo punto sarà assolutamente chiaro in ogni futuro negoziato relativo al Protocollo di Atene.

Infine, è molto importante che questa regolamentazione sia nella maggiore misura possibile equivalente al Protocollo e sia applicato contemporaneamente ad esso nell’Unione europea.

 
  
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  Ioannis Kasoulides, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, in veste di relatore ombra vorrei congratularmi, a nome del gruppo PPE-DE, con l’onorevole Sterckx per la sua ottima relazione sul sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione ed esprimere il nostro sostegno alla relazione nella sua versione attuale.

Riguardo alla questione specifica dei luoghi di rifugio, ritengo che sia corretto prevedere una regolamentazione adeguata in tutta l’Unione, in quanto è facile – e purtroppo è accaduto in passato – che gli Stati membri tendano a respingere qualsiasi nave in pericolo, in particolare le petroliere, nel timore di un probabile inquinamento disastroso, eppure è stato dimostrato che è possibile evitare una grave catastrofe ecologica se una nave in pericolo, con danni limitati, può trovare rifugio in luoghi prestabiliti. Sono certo che gli Stati membri possano assumersi questa responsabilità.

Nella relazione si affronta anche un altro aspetto importante della sicurezza marittima: la maggiore interoperabilità dei sistemi per garantire migliori informazioni e comunicazioni.

Nel contesto generale del dibattito sui trasporti marittimi, l’Unione ha buoni motivi per introdurre regolamenti volti a migliorare la sicurezza marittima, la protezione dell’ambiente – sia marino che costiero – la protezione dei consumatori e così via, come previsto dalle relazioni in esame oggi e in alcune altre adottate in passato.

Tuttavia, cioè che vorrei vedere, al tempo stesso e in parallelo, è uno sforzo comune dell’Unione europea, questa volta quale soggetto globale, al fine di lavorare a livello internazionale, tramite l’IMO e tramite altri accordi multilaterali o bilaterali, per far sì che misure analoghe si applichino anche a livello globale, in tutto il mondo. Questo settore opera a livello globale. Non possiamo permettere ai nostri concorrenti di sfruttare la nostra sensibilità a loro vantaggio e a scapito della competitività della flotta commerciale europea.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. LUISA MORGANTINI
Vicepresidente

 
  
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  Emanuel Jardim Fernandes, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signora Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, Commissario Barrot, onorevoli colleghi, nel momento in cui discutiamo il pacchetto Erika III per il rafforzamento della sicurezza ed esaminiamo la futura strategia marittima europea, vorrei innanzi tutto sottolineare l’importanza dei nostri mari e oceani quali risorse pubbliche.

Essi contribuiscono in misura enorme alla dimensione geografica dell’Unione europea e del suo mercato unico e, quindi, all’influenza che l’Unione europea esercita a livello mondiale. Con le regioni ultraperiferiche e 320 000 chilometri di coste, lungo le quali vive un terzo della popolazione europea, i nostri mari e oceani fanno dell’Unione europea il più vasto spazio marittimo mondiale, ma danno anche impulso ai trasporti marittimi da e verso l’Unione europea e al suo interno.

In veste di relatore ombra del PSE per la relazione dell’onorevole Costa sulla responsabilità dei vettori, vorrei congratularmi con l’onorevole Costa e con tutti i relatori per la loro apertura e per il buon lavoro svolto. Ho cercato di evidenziare l’importanza di questa relazione tra le varie parti interessate, consultandole e vagliandone i pareri. Ho anche cercato di rafforzare i diritti dei passeggeri in caso di incidente, garantendo loro un risarcimento finanziario adeguato ad alleviare i danni subiti quando accade il peggio e, come tutti sappiamo, il peggio a volte accade, come dimostrano i naufragi dell’Erika e della Prestige.

Ritengo che debbano essere i vettori marittimi ad assumersi la maggiore responsabilità in caso di incidente, perché è in essi che riponiamo tutta la nostra fiducia quando il peggio accade. A mio parere, le vittime devono ottenere un risarcimento rapido ed equo, motivo per cui ho presentato proposte a tal fine. Intendo inoltre votare contro gli emendamenti che mirano a escludere dal campo di applicazione della proposta i diritti applicabili alle vie navigabili interne, perché le tragedie si verificano anche in tali acque e perché la navigazione interna è un modo di trasporto da incoraggiare per motivi ambientali ed economici.

Come ha detto il Vicepresidente Barrot, la regolamentazione in materia di sicurezza si deve applicare a tutti gli spazi di navigazione marittima, anche alle vie navigabili interne. Come ha giustamente affermato l’onorevole Costa, non è accettabile offrire protezione su una rotta internazionale e negarla quando una nave entra più volte in acque fluviali interne.

Il mercato unico non si può creare con vuoti giuridici in termini di responsabilizzazione, né a costo di minori diritti, soprattutto quando gli oneri economici per il settore privato sono stati ridotti, come ha rilevato la Commissione. Gli emendamenti presentati mirano a migliorare le informazioni fornite ai passeggeri, in modo da renderle più chiare e accessibili, e a garantire un sostegno finanziario diretto adeguato il più rapidamente possibile. In quest’ottica, accolgo con favore la possibilità degli Stati membri di prevedere un risarcimento superiore a quello stabilito dalla Convenzione.

Per questi motivi, onorevoli colleghi, vi esorto a votare a favore di queste relazioni, nella versione in cui sono state presentate. Se anche solo una vittima riceverà un sostegno adeguato in conseguenza del nostro lavoro di oggi, i nostri sforzi saranno stati utili e il Parlamento dimostrerà ancora una volta di essere l’Istituzione che veramente rappresenta i cittadini d’Europa.

 
  
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  Josu Ortuondo Larrea, a nome del gruppo ALDE. – (ES) Signora Presidente, stiamo discutendo, tra l’altro, la quarta revisione della direttiva relativa agli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e alle pertinenti attività svolte dalle amministrazioni marittime per conto degli Stati di bandiera.

La revisione precedente, la terza, faceva parte del primo pacchetto legislativo inteso a porre fine ai comportamenti irresponsabili nei trasporti marittimi che hanno provocato tragici incidenti, come quello dell’Erika, che ha colpito gravemente il nostro ambiente e le nostre coste.

In questa nuova proposta, la Commissione europea esamina seriamente se il sistema di classificazione e ispezione nel suo insieme compia sufficienti sforzi per conseguire i livelli di qualità richiesti.

In veste di relatore per la terza revisione, devo rispondere che in realtà non si compiono sufficienti sforzi. Non solo per colpa del settore marittimo, ma anche perché alcuni Stati membri – che sono i responsabili ultimi – e alcuni deputati europei non hanno voluto fare di più.

Ricordo come la maggioranza degli emendamenti da me proposti nella mia relazione, intesi a introdurre requisiti e controlli più severi nelle ispezioni, siano stati respinti. All’epoca, manifestai la mia delusione e la mia convinzione che tale revisione non avrebbe migliorato la situazione. Purtroppo, avevo ragione e abbiamo assistito a un altro tragico episodio, con l’incidente della Prestige, che ancora una volta ha messo in discussione l’ultima ispezione effettuata su tale nave e il rispetto irregolare delle raccomandazioni formulate nell’ispezione stessa.

Ora stiamo di nuovo modificando la direttiva sugli organismi riconosciuti che effettuano le ispezioni sulle navi e, anche se non mi piace l’idea che tali organizzazioni possano fare parte del comitato responsabile della valutazione, in quanto ciò potrebbe condizionarne l’indipendenza, devo riconoscere che le modifiche decise in seno alla commissione per i trasporti e il turismo migliorano in modo sostanziale e positivo la direttiva. Per esempio, il divieto di cambiare la classe di una nave prima che l’organizzazione riconosciuta abbia trasmesso tutte le informazioni relative alle sue ispezioni alla nuova società di classificazione, o la supervisione da parte degli Stati sulle organizzazioni riconosciute e il controllo dell’efficacia delle loro regole e norme di ispezione da parte della Commissione europea, o il riconoscimento reciproco di tali norme da parte delle varie organizzazioni riconosciute, prendendo come riferimento i modelli più severi e rigorosi.

Confido nel fatto che tutti questi emendamenti saranno approvati dal Parlamento europeo, perché faranno sì che i nostri mari e il nostro ambiente corrano meno rischi e ne trarremo tutti benefici.

Purtroppo non sono d’accordo su tutto ciò che ha affermato l’onorevole de Grandes Pascual, che al momento non è in Aula, ma non condivido il suo parere. Ritengo che la decisione di far allontanare la Prestige dalle coste galiziane sia stata pregiudizievole e abbia provocato conseguenze peggiori rispetto a se fosse stata indirizzata verso un porto di rifugio. Nondimeno, mi congratulo con l’onorevole de Grandes Pascual per la sua relazione e con tutti gli onorevoli colleghi che sono intervenuti e sono responsabili di questo terzo pacchetto legislativo.

 
  
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  Roberts Zīle, a nome del gruppo UEN. – (LV) Grazie, signora Presidente, Ministro Roth, Commissario Barrot, onorevoli colleghi. Ringrazio tutti i relatori per l’ottimo lavoro svolto sul pacchetto Erika III. Vorrei parlare di due aspetti della relazione dell’onorevole Vasto sul controllo da parte dello Stato di approdo. In primo luogo, il progetto di relazione lancia l’idea di effettuare le ispezioni negli ancoraggi, senza un’adeguata valutazione del modo in cui si possa effettivamente fare o i risultati che si otterrebbero. Se la definizione di “ancoraggio” comprende tutte le zone rientranti nella giurisdizione di un porto, nel caso del Mar Baltico, per esempio, ciò significherebbe ispezioni in mare aperto a 8-10 miglia dalla costa. Il risultato ottenuto – il controllo di un modesto numero di navi – non sarebbe commensurato alle risorse materiali necessarie per applicare la direttiva, né sarebbe commensurato ai rischi per la sicurezza degli ispettori incaricati di svolgere tali ispezioni.

Inoltre, nelle condizioni climatiche degli Stati baltici, è di fatto impossibile effettuare ispezioni di alta qualità in mare e invito quindi gli onorevoli colleghi a riesaminare la proposta e permettere agli Stati membri di stabilire la definizione di tali ancoraggi. Il secondo aspetto riguarda la lista “grigia” e la lista “nera”. Per esempio, la percentuale di navi lettoni in stato di fermo non è superiore a quella di molti altri paesi che sono nella lista “bianca”, ma le navi della Lettonia sono nella lista “grigia” e, secondo la procedura prevista dal Protocollo di Parigi, le loro prospettive sono decisamente peggiori di quelle delle navi di paesi con grandi flotte. Ciò, a sua volta, non incoraggia le navi a tornare a battere la bandiera lettone, il che crea una specie di circolo vizioso: le nostre navi non emergono dalla lista “grigia” e quindi non vi è modo di incoraggiare l’inclusione della lista della Lettonia nella lista “bianca”. Vi esorto quindi a sostenere l’idea che, nel quadro del Protocollo di Parigi, si possa modificare la procedura per l’esecuzione di questi calcoli. Vi ringrazio.

 
  
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  Jacky Henin, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signora Presidente, il settore dei trasporti è fondamentale per lo sviluppo delle nostre società. In questo settore, i trasporti marittimi diventano ogni anno più importanti e potrebbero realmente favorire un miglioramento ambientale ed economico. Tuttavia, in trent’anni, i naufragi di navi cariche di petrolio grezzo, oli combustibili e prodotti chimici al largo delle coste dell’Unione si sono moltiplicati, con conseguenze drammatiche per le attività economiche e di svago legate al mare, come la pesca, l’ostricoltura, il turismo, la navigazione da diporto e tante altre. Si verifica un naufragio ogni tre giorni. Ogni anno muoiono in mare 1 600 marinai. Più di 6 000 navi ufficialmente registrate come pericolose circolano quotidianamente negli oceani. E’ inaccettabile!

Adottare seri provvedimenti significa affrontare con vigore la causa primaria dell’insicurezza sui mari. Le bandiere di comodo e i paradisi fiscali che le ospitano e proteggono, la complicità criminale tra le società di classificazione e le compagnie di assicurazione: sono questi i responsabili delle navi in cattivo stato, servite da equipaggi ridotti in condizione di quasi schiavitù. Data questa realtà, le ispezioni effettuate nei porti dell’Unione dovrebbero riguardare sia lo stato delle navi che le condizioni degli equipaggi, al fine di verificare che la loro formazione, le loro condizioni di lavoro, la loro remunerazione e il loro stato di salute siano compatibili con i requisiti di sicurezza necessari per la navigazione.

Signor Commissario, signora Presidente in carica del Consiglio, salireste su un aereo il cui equipaggio non sia in grado di comunicare in una lingua comune, il cui pilota non percepisca lo stipendio da tre mesi e il cui copilota non faccia un periodo di riposo da più di sei mesi? Ovviamente no! Allora perché accettarlo per una nave?

Vi è un altro argomento importante: la creazione di un’autorità indipendente che si sostituisca agli Stati membri nella gestione delle situazioni di crisi marittima è insensata. Sarebbe inefficace, pericolosa e antidemocratica. I risultati della maggioranza delle autorità indipendenti dell’Unione, a partire dall’opera della BCE, sono talmente disastrosi per i cittadini d’Europa nel loro insieme, che non affiderei mai la responsabilità della sicurezza marittima al largo della mia città, Calais, a un organismo pseudoindipendente, il cui unico scopo sarebbe, come al solito, proteggere gli interessi finanziari di alcune grandi imprese.

La mia ultima osservazione riguarda la proposta di munire i pescherecci di un sistema anticollisione, a un costo di 2 000 euro. Questo costo potrebbe essere sostenuto dai noleggiatori, in particolare dai noleggiatori di petroliere?

 
  
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  Ian Hudghton, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signora Presidente, le catastrofi dell’Erika e della Prestige sono giustamente citate per giustificare una migliore e più severa regolamentazione dei trasporti marittimi. Purtroppo, non si tratta degli unici esempi. La fuoriuscita di petrolio dalla Braer al largo delle isole Shetland in Scozia è un altro disastro che ha avuto effetti devastanti a lungo termine sulla comunità dell’isola.

Il mio gruppo in generale ha sostenuto le relazioni della commissione per i trasporti e il turismo. Riguardo al monitoraggio e all’informazione, è semplice buon senso inasprire la politica in materia di accoglienza delle navi in pericolo e imporre agli Stati membri di designare un’autorità competente indipendente a tal fine. Quando la rapidità d’azione è essenziale, è fondamentale disporre di chiare linee di responsabilità in materia.

Ritengo che la relazione dell’onorevole Sterckx per la commissione per i trasporti e il turismo abbia integrato in modo costruttivo le proposte della Commissione. Sono lieto che l’onorevole Sterckx abbia riconosciuto che esistono aspetti pratici e finanziari legati all’industria della pesca, di cui occorre tenere conto quando si esaminano un sistema di identificazione automatica e la questione della riservatezza delle informazioni ad esso collegata. Sono favorevole all’idea di un fondo di compensazione per i luoghi di rifugio e per i porti. Ciò riveste particolare importanza, per esempio, nel caso di una nave con un’assicurazione inadeguata. Abbiamo sostenuto la relazione Sterckx in seno alla commissione, ma come gruppo abbiamo presentato due emendamenti, che mi auguro saranno approvati nella votazione. Riteniamo che siano basati sul semplice buon senso e riguardano l’elaborazione di carte di riferimento delle zone sensibili sotto il profilo ambientale. Di sicuro, per poter valutare un potenziale luogo di rifugio, è importante individuare le risorse vulnerabili del litorale e il potenziale impatto delle maree nere su tali risorse. Le informazioni possono variare a seconda della stagione e sono già disponibili per molte acque europee, soltanto che non sono state raccolte a livello centrale e messe a disposizione dei responsabili delle decisioni per accelerare i tempi di reazione in caso di emergenza.

Riguardo al controllo da parte dello Stato di approdo, pur trattandosi di una rifusione della direttiva esistente, accogliamo con favore il nuovo regime per le ispezioni, i tre tipi di ispezione e le nuove disposizioni in materia di rifiuto di accesso ai porti dell’Unione. Nondimeno, riteniamo che la relazione della commissione per i trasporti e il turismo, ancora una volta per buon senso, semplifichi la struttura della proposta e la renda più coerente. Descrive con maggiore precisione la futura banca dati concernente le ispezioni e rafforza e chiarisce il legame tra i regimi di ispezione comunitari e il regime di ispezione previsto dal Protocollo di Parigi. Per questo motivo, l’abbiamo sostenuta in seno alla commissione.

In termini di controllo delle navi e di organi che effettuano le ispezioni, come hanno già detto altri oratori, la questione della trasparenza e dell’indipendenza degli organismi è molto importante. Nel verificare le attività, di sicuro è buon senso assicurare che il controllo e il monitoraggio delle attività degli organi che effettuano le ispezioni siano assolutamente trasparenti, equi e rigorosi. Avevamo presentato emendamenti in seno alla commissione sulla relazione de Grandes Pascual, che chiedevano un maggiore contributo da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima. Non sono stati accolti, in ragione del fatto che la Commissione intende proporre, o così ci è stato detto, un nuovo regolamento sulle competenze di tale Agenzia. Gradirei una rassicurazione da parte della Commissione sul fatto che intende effettivamente esaminare la questione in modo costruttivo.

Le catastrofi cui abbiamo troppo spesso assistito non provocano solo danni ambientali a breve termine. A volte possono rovinare completamente le industrie locali, dalla pesca all’acquacoltura, oltre ad avere altri effetti a lungo termine. E’ necessario tenerne conto. Sono stati compiuti progressi significativi a livello di Unione in termini di sicurezza dei trasporti marittimi e dovremmo usare l’esperienza maturata con i precedenti pacchetti come base per ottenere ulteriori miglioramenti.

Mi auguro che il Consiglio riconoscerà che le relazioni del Parlamento, elaborate dalla commissione per i trasporti e il turismo, contribuiscono in modo costruttivo al processo e, a nostro parere, con buon senso. Mi auguro che le nostre proposte saranno accolte e portati avanti.

 
  
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  Graham Booth, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, il Regno Unito è uno dei pochi paesi che hanno firmato il Protocollo di Atene e quindi non ha alcun bisogno che l’Unione lo faccia in suo nome. Più importante è il fatto che il consenso del Regno Unito ha espressamente protetto le piccole imbarcazioni nazionali usate nelle acque interne dagli onerosi costi di conformità. Bruxelles, però, non è soddisfatta e vuole che l’Europa firmi di nuovo. Questa volta comprenderà le imbarcazioni che meno possono permettersi di conformarsi alla regolamentazione.

Inoltre, la tesi che le vie navigabili interne siano essenzialmente identiche alle rotte internazionali può anche valere per la situazione presente in gran parte dell’Europa continentale, ma non riflette la realtà nel Regno Unito. Per noi, andare all’estero di fatto comporta l’attraversamento di acque. Questo significa essere un’isola.

Lo stesso onorevole Costa ammette che questa estensione creerà un onere non necessario per gli operatori del settore. Il governo britannico la definisce problematica, ma si limita a dire a queste piccole imprese: “Va male, ma cavoli vostri. Lo faremo in ogni caso!”. Mi sembra evidente che non è stata svolta una seria valutazione d’impatto per questa relazione.

Quando il mio ufficio ha contattato il governo britannico per chiedere se il regolamento avrebbe riguardato i traghetti a fune e a catena, come il traghetto di Sandbanks, vicino a Poole, nel mio distretto elettorale, in risposta ci è giunto un superficiale “per quanto ne sappiamo”. Be’, dovrebbero saperlo! Il governo britannico e questo regolamento fanno a pugni. Uno dice che riguarda le navi marittime, l’altro che comprende le vie navigabili interne.

L’Assemblea deve ricordare che si tratta di imprese reali, di posti di lavoro reali, di persone reali e di famiglie reali, che potrebbero essere danneggiate da tutta questa legislazione mal ponderata ed esclusiva. Semplicemente non funziona. In termini di sicurezza e di serenità di coloro che lavorano nel settore, si mostra spregio per i loro interessi. Nel complesso, è evidente che la relazione è un martello troppo grande che non solo romperà il guscio, ma potrebbe distruggere l’intera noce.

 
  
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  Fernand Le Rachinel, a nome del gruppo ITS. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in veste di rappresentante eletto francese della grande regione del nordest, una regione con un lungo litorale, sono naturalmente interessato alle questioni relative alla sicurezza marittima. Sostengo quindi pienamente l’iniziativa della Commissione di creare, sulla base di un insieme di testi legislativi, un meccanismo di difesa inteso a proteggere l’Europa dai rischi di inquinamento e di incidenti marittimi.

In realtà, nonostante i progressi compiuti in seguito ai naufragi dell’Erika e della Prestige – per esempio, con le ispezioni obbligatorie delle navi nei porti e la scomparsa delle petroliere monoscafo – ritengo che il sistema di prevenzione degli incidenti rimanga inadeguato. Questa triste constatazione purtroppo è condivisa dai sindacati professionali dei marittimi, dalle associazioni che si occupano di protezione dell’ambiente e anche dai rappresentanti eletti di tutte le tendenze.

La questione principale riguarda le bandiere di comodo; nonostante la volontà della Commissione e del Parlamento di introdurre una riforma, esse sono ancora troppo numerose. Quasi il 60 per cento della flotta mondiale batte ancora una bandiera di comodo, che, oltre al vantaggio di una tassazione minima, offre la possibilità di aumentare il numero di intermediari, al fine di eludere ogni responsabilità in caso di incidente o catastrofe. Permette inoltre il massimo lassismo in materia di sicurezza delle navi e di diritto del lavoro.

Infine, la sicurezza marittima dovrebbe chiaramente basarsi su tre responsabilità: quella dello Stato di bandiera, quella del noleggiatore e quella delle società di classificazione, che sono responsabili del controllo delle navi. Queste misure senza dubbio figurano nel terzo pacchetto sulla sicurezza marittima. Ci auguriamo tuttavia che siano effettivamente attuate, il che purtroppo non sempre avviene.

 
  
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  Corien Wortmann-Kool (PPE-DE).(NL) Signora Presidente, signora Presidente del Consiglio, Commissario Barrot, mi compiaccio dell’obbligo europeo di condurre inchieste indipendenti sugli incidenti marittimi e il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei sostiene questa iniziativa senza riserve, in quanto lo scopo di tali inchieste è individuare le cause dell’incidente, al fine di poter adottare misure atte a prevenire il ripetersi di incidenti analoghi in futuro. Abbiamo già un’ottima esperienza in materia di disastri aerei. In seguito ai naufragi delle petroliere Erika e Prestige non è stata svolta alcuna inchiesta indipendente e il rischio era che la responsabilità fosse scaricata da una regione o uno Stato membro a un altro. Quando si verifica una grave catastrofe nelle nostre acque internazionali, essa inevitabilmente coinvolge diversi Stati membri e molte parti. Questa direttiva europea permetterà di andare a fondo delle questioni e impedirà agli Stati membri di palleggiarsi la responsabilità.

In seno alla commissione per i trasporti e il turismo, abbiamo rafforzato l’indipendenza delle inchieste, stabilendo che le informazioni raccolte nell’ambito di tali inchieste si possono usare solo per migliorare la sicurezza marittima, e su questo punto il mio gruppo non concorda con la Commissione. Le informazioni raccolte nelle inchieste sulle cause di un incidente non devono essere rese disponibili per procedimenti penali negli Stati membri, a causa del notevole rischio che le persone coinvolte si astengano dal fornire informazioni importanti nel timore di essere perseguiti penalmente. Una rigida separazione tra indagini penali e inchieste sulle cause di un incidente è quindi fondamentale.

Sebbene, oltre agli emendamenti sulla materia in questione, insieme con gli emendamenti volti ad accelerare le inchieste, siano stati presentati emendamenti riguardanti dettagli ai quali non attribuiamo particolare importanza, ritengo che, nel complesso, la relazione in esame sia valida.

Vorrei fare un’osservazione anche sulla direttiva relativa ai diritti dei passeggeri, che era destinata ai trasporti marittimi, ma ora comprende anche la navigazione interna, una modifica sostenuta dal Commissario Barrot, o almeno così mi sembra. Non riesco a capire la sua posizione, perché una nave che trasporta passeggeri sul Danubio, sulla Mosa o sul Reno non può essere paragonata a una nave oceanica. Equivale a paragonare un treno a una carrozza: il profilo di rischio è molto diverso. Nel quadro del programma d’azione Naiades, Commissario Barrot, lei si è impegnato ad armonizzare la legislazione europea in materia di navigazione interna – la legislazione in questione è quella relativa alla Commissione centrale per la navigazione del Reno (CCR) – e intende applicare la legislazione marittima al prossimo incidente. E’ una direzione sbagliata. Mi auguro che lei abbia ancora intenzione di armonizzare e inasprire la legislazione CCR. Abbiamo ripresentato gli emendamenti volti a escludere la navigazione interna, e mi auguro che quest’ultima non sia approvata dalla maggioranza, o almeno non dalla maggioranza qualificata, e che il Consiglio sia assecondato in proposito.

 
  
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  Rosa Miguélez Ramos (PSE).(ES) Signora Presidente del Consiglio, signor Commissario, onorevoli colleghi, la catastrofe della Prestige nel 2002 ha segnato, come quella dell’Erika nel 1999, una svolta nell’adozione di una legislazione comunitaria in materia di sicurezza marittima e il Parlamento può essere orgoglioso del ruolo che ha svolto al riguardo.

Il primo punto della terza risoluzione sulla Prestige, adottata dall’Assemblea nel settembre 2003, invitava la Conferenza dei presidenti a esaminare favorevolmente la richiesta di istituire una commissione temporanea, incaricata di approfondire l’esame delle cause e delle conseguenze del disastro, al fine di evitare il ripetersi di un incidente del genere.

Tale commissione temporanea, che fu molto difficile istituire, si è rivelata estremamente valida per l’Assemblea. Ci ha permesso di assumere le nostre responsabilità in termini di controllo politico di un disastro di portata europea e di esercitare il ruolo di promotori di un’autentica politica europea dei trasporti marittimi, perché l’inchiesta e l’analisi tecnica e professionale degli incidenti – compresi i disastri marittimi – sono essenziali per evitare che si ripetano.

L’Erika e la Prestige rivelarono il degrado dei trasporti marittimi, sia dal punto di vista commerciale e sindacale sia in termini di navi.

Abbiamo approvato la risoluzione MARE il 21 aprile 2004. Ricordo un emendamento che presentai a nome del mio gruppo, il quale chiedeva una politica marittima europea globale e coerente, che ci permettesse di rendere più trasparenti le procedure relative ai trasporti marittimi, eliminare le bandiere di comodo e migliorare la formazione e le condizioni di vita e di lavoro degli equipaggi.

Commissario Barrot, lei è stato incaricato di elaborare queste nuove proposte che oggi infine discutiamo. Tuttavia, è curioso, signor Commissario, che questo pacchetto non abbia un nome. Alcuni lo chiamano Erika III, ma il Parlamento ha proposto di chiamarlo Prestige, signor Commissario, e così figura nella risoluzione adottata.

Forse è un onore po’ dubbio, ma rientra nella stessa logica secondo cui l’interesse a introdurre una normativa più severa si risveglia solo quando si verifica un incidente.

Certo è che abbiamo due pacchetti Erika e non abbiamo alcun pacchetto Prestige, per cui vorrei insistere sulla nostra richiesta, finora disattesa.

Tuttavia, alcune altre richieste sono state accolte, e me ne compiaccio. Questo pacchetto ne soddisfa molte: affronta la questione dei porti di rifugio, il regime di ispezioni delle navi – un aspetto fondamentale della sicurezza marittima – lo estende alle navi in transito – che devono essere in possesso di documentazione e garanzie atte ad assicurare che saranno in grado di reagire in caso di danni o incidenti – chiarisce le responsabilità, rafforza e armonizza il regime comunitario relativo agli organismi riconosciuti, come le società di classificazione, e naturalmente migliora il sistema di controllo.

Per concludere, signor Commissario, un elemento che a mio parere manca: le risorse delle navi si sono dimezzate negli ultimi 30 anni. Tutti sanno che al momento sono insufficienti per garantire un’adeguata manutenzione.

Le chiedo quindi di presentare proposte volte a migliorare le condizioni di vita, di lavoro e di formazione dei marittimi, rafforzare il rispetto della professione marittima e la formazione degli equipaggi, compresa la formazione in materia di sicurezza, e aumentare le ispezioni sociali effettuate a bordo delle navi.

Concludo congratulandomi con lei e con la sua squadra, e anche con i relatori e i relatori ombra, per il lavoro svolto.

 
  
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  Anne E. Jensen (ALDE).(DA) Signor Presidente, Ministro Roth, Commissario Barrot, se lei dovesse citare un ambito in cui l’Unione ottiene risultati per i suoi cittadini, la legislazione sulla sicurezza marittima sarebbe un buon esempio. Vi sono numerosi regolamenti internazionali e globali efficaci in materia di sicurezza marittima e non dobbiamo dimenticare che la navigazione è un’industria globale. Negli ultimi anni, l’Unione è giunta a occupare una posizione di avanguardia in termini di requisiti efficaci per garantire la sicurezza marittima ed è ben preparata a far fronte alle maree nere e ad altri incidenti che provocano inquinamento. E’ uno sviluppo di cui possiamo essere soddisfatti, anche se si è verificato in un contesto tragico, cioè quello dei gravi disastri dell’Erika e della Prestige. Il terzo pacchetto sulla sicurezza marittima dà seguito alla legislazione approvata in conseguenza di questi due disastri.

Vorrei dare risalto, in particolare, alle due direttive sulle quali sono stata relatrice per il mio gruppo, cioè la direttiva sul controllo da parte dello Stato di approdo e la direttiva relativa alle inchieste sugli incidenti marittimi. Ringrazio l’onorevole Vlasto per l’ottimo, arduo lavoro che ha svolto in merito alla direttiva sul controllo da parte dello Stato di approdo. La relatrice sostiene i principi proposti dalla Commissione, cioè che tutte le navi devono essere sottoposte a controlli, che le navi in cattivo stato devono essere ispezionate con maggiore frequenza e che non vogliamo assolutamente ammettere nelle acque europee le navi in pessimo stato. Afferma anche che il controllo da parte dello Stato di approdo deve rispettare norme idonee a permettere un controllo uniforme in tutti i porti dell’Unione e chiarisce il ruolo dei piloti per quanto riguarda la segnalazione di anomalie riscontrate a bordo delle navi.

L’onorevole Vlasto ha rielaborato la proposta della Commissione ed è ora prevista una separazione molto più netta tra le navi in buono e cattivo stato. Anche questo è un aspetto per il quale la relatrice merita grandi elogi, oltre che per l’atteggiamento aperto e basato sul compromesso con il quale ha affrontato il lavoro sulla relazione. Il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa non ha quindi presentato emendamenti alla relazione della commissione per i trasporti e il turismo.

Vorrei ringraziare anche l’onorevole Kohlíček per la cooperazione costruttiva sulla direttiva relativa alle inchieste sugli incidenti. Le inchieste sui sinistri e la comunicazione dei loro risultati sono naturalmente essenziali per scongiurare il ripetersi degli incidenti. Dobbiamo imparare dagli incidenti che si verificano e il maggior numero di persone possibile deve trarre insegnamento dalle esperienze di altri. Alla luce dell’esperienza maturata nel settore dell’aviazione, ho ritenuto importante garantire che vi siano incentivi per tutte le parti interessate a fornire un resoconto il più possibile accurato e onesto su un incidente. La dichiarazione fornita da un testimone nell’ambito dell’inchiesta non deve essere usata in collegamento diretto con la formulazione di eventuali imputazioni, perché è ovvio che in tal caso è necessario salvaguardare i diritti dell’accusato durante l’interrogatorio. E’ difficile trovare l’equilibrio tra questi interessi e ringrazio l’onorevole Kohlíček per il risultato positivo che ha ottenuto. Il gruppo ALDE propone di assoggettare alle inchieste del tipo proposto anche i pescherecci di lunghezza inferiore a 24 metri, perché un gran numero di incidenti riguarda tali imbarcazioni. Tuttavia, posso accettare che il limite sia fissato a 15 metri, se ciò farà avanzare la proposta. Confido quindi nel sostegno degli onorevoli colleghi.

 
  
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  Sebastiano (Nello) Musumeci (UEN). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, non dico nulla di nuovo se sottolineo che la questione della sicurezza del trasporto marittimo nelle acque territoriali dell’Unione europea è purtroppo di una costante e qualche volta drammatica attualità.

Solo tre mesi fa si è verificato il quarantacinquesimo incidente in mezzo secolo nello Stretto di Messina, uno dei nodi più nevralgici del trasporto marittimo del Mediterraneo. L’incidente, che ha coinvolto un traghetto e un aliscafo, ha causato nuovamente morti e feriti. Questa strage si sarebbe forse potuta evitare se il sofisticato sistema di radar terrestri, che dovrebbe tenere sotto controllo il traffico marittimo, fosse stato pienamente funzionante.

Oggi dunque a vigilare sul traffico dello Stretto di Messina resta soltanto l’AIS – il sistema satellitare di identificazione automatica delle imbarcazioni – che è obbligatorio per le navi con stazza superiore alle 300 tonnellate.

A tale proposito, la commissione per la pesca, con l’intento di migliorare la sicurezza dei pescatori e delle loro imbarcazioni – ricordo che numerosi gravi incidenti marittimi sono causati dal mancato avvistamento dei pescherecci da parte delle navi mercantili – ha approvato nel suo parere un emendamento con il quale si auspica l’utilizzo obbligatorio del sistema AIS per tutti i nuovi pescherecci.

Per quanto riguarda i pescherecci esistenti, occorrerebbe prevedere un finanziamento, in particolar modo per quelli di piccole dimensioni, visto che la maggior parte dei pescherecci che operano nel Mediterraneo appartiene a piccoli imprenditori già in gravi difficoltà economiche, avendo dovuto sostenere immensi sacrifici per adeguarsi alla politica della pesca con le cosiddette “scatole blu”.

Signora Presidente, signor Commissario, sperare nello sviluppo del trasporto marittimo significa dunque garantire la sicurezza di tutti e ovunque, dei passeggeri e dei lavoratori a bordo, nelle acque interne e non, ma significa anche incrementare i controlli e inasprire le pene per i trasgressori. Il voto di quest’Aula può costituire pertanto una prova concreta della volontà dell’Europa di andare in questa direzione.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL).(EL) Signora Presidente, signor Commissario, la maggioranza dei cittadini europei chiede misure più severe per quanto riguarda la sicurezza dei trasporti marittimi e la protezione non solo dell’ambiente e della salute pubblica, ma anche della pesca e del turismo. Il terzo pacchetto di proposte per il settore marittimo rappresenta un passo positivo e importante.

La Convenzione di Atene del 1974, modificata dal Protocollo del 2002, deve entrare in vigore. Finora, purtroppo, il Protocollo è stato firmato solo da cinque Stati membri e sono necessarie dieci ratifiche. Vorrei lanciare un appello a tutti gli Stati membri, in particolare al mio paese, la Grecia. La Grecia è una potenza marittima mondiale e quindi non può rimanere passiva, deve anzi essere all’avanguardia nel settore della sicurezza marittima.

Sostengo l’assicurazione obbligatoria che copra i passeggeri a bordo delle navi. Purtroppo, i passeggeri spesso non hanno familiarità con i loro diritti istituzionali. Si deve quindi migliorare l’informazione pubblica. Al tempo stesso, tuttavia, è necessaria un’ulteriore analisi dei costi di applicazione del regolamento, oltre alla loro ripartizione, al fine di evitare un aumento sproporzionato dei costi per i passeggeri e per il trasporto di merci. Nei paesi insulari, come la Grecia, questo aspetto è molto importante.

Personalmente, assieme al mio gruppo politico, sostengo appieno la creazione di una lista nera di armatori e compagnie di navigazione e di una lista grigia o nera per gli Stati di bandiera. Diciamo “sì” a un controllo più efficace delle navi, con ispezioni più severe. Diciamo “sì” all’adozione di regolamenti operativi e di ispezione più severi per le società di classificazione. Ma diciamo “no” agli armatori irresponsabili e “no” alle società di classificazione che rilasciano certificati di navigabilità inaffidabili. Diciamo “sì” all’istituzione di un organo permanente incaricato di svolgere le inchieste sugli incidenti e diciamo “sì” all’introduzione di un sistema di monitoraggio del traffico navale che contribuisca a prevenire gli incidenti e a garantire un rapido intervento nel caso in cui si verifichino.

 
  
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  Johannes Blokland (IND/DEM).(NL) Signora Presidente, intendo concentrarmi sulla relazione Costa, che sembra contenere due punti chiave. Innanzi tutto, l’idea di un regime di responsabilità civile per quanto riguarda il rischio terroristico, che è stata discussa e trattata in modo molto approfondito in seno all’Organizzazione marittima internazionale ed è un buon esempio di soluzione corretta trovata al livello giusto.

Ciò mi porta al secondo punto, cioè il campo di applicazione del regolamento. Poiché la Convenzione di Atene riguarda la navigazione marittima, mi ha sorpreso vederne estendere il campo di applicazione alla navigazione interna. Le notevoli differenze tra la navigazione marittima e la navigazione interna non giustificano l’applicazione dello stesso regime di responsabilità civile, né le conseguenze derivanti dal loro allineamento. Si prevede che il rafforzamento della responsabilità dei vettori nel settore della navigazione interna avrà conseguenze tali da mettere in discussione l’efficienza finanziaria del servizio. Considerata l’importanza sociale del trasporto di passeggeri per vie navigabili in diversi paesi, giudico la proposta inaccettabile. Per questo motivo, il mio gruppo chiede di escludere la navigazione interna dalla proposta in esame e lavorare invece con la Commissione centrale per la navigazione del Reno per contribuire a migliorare il regime di responsabilità civile per la navigazione interna. Sono soddisfatto della posizione adottata al riguardo dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei e mi auguro vivamente che gli altri gruppi la sostengano.

 
  
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  Luca Romagnoli (ITS). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, la sicurezza marittima, oggetto di cinque direttive che il Parlamento è chiamato ad approvare, forma il pacchetto di misure che lodevolmente mira a una migliore prevenzione e a un più efficiente intervento in caso di incidenti marittimi, nonché alla gestione del loro impatto ambientale.

A mio giudizio, è bene che si incorpori la Convenzione di Atene del 2002 nel diritto comunitario, oggettivando in tal modo la responsabilità dei vettori e la copertura assicurativa dei passeggeri e dei loro bagagli. Si danno agli utenti giuste guarentigie e si innesca inoltre una sorta di ciclo della sicurezza che stimola un maggiore monitoraggio del naviglio e degli apparati nonché procedure di sicurezza, proprio perché si coinvolgono i diversi attori del trasporto marittimo.

Per quanto riguarda in particolare la relazione Sterckx, ritengo opportuno lo sviluppo del sistema europeo per lo scambio di informazioni e l’utilizzo del sistema di identificazione automatica per i pescherecci, purché vi sia poi un concreto sostegno al 90% dell’Unione per l’adeguamento strumentale delle flotte, soprattutto a favore dei piccoli operatori.

Non approvo invece il fatto di voler sottrarre agli Stati nazionali il margine di manovra in materia di gestione delle emergenze e delle procedure di accoglienza delle navi in pericolo. Condivido, tuttavia, il testo dell’emendamento che precisa come uno Stato non possa esimersi dall’obbligo di assistenza al naviglio in pericolo. Condivido anche quanto suggeriscono l’on. Vlasto e la Commissione circa l’ulteriore rafforzamento del regime di ispezione delle navi e i relativi profili di rischio.

In conclusione, esprimo la mia approvazione per tutto ciò che va in direzione di una politica continentale del mare e della sicurezza in termini di patrimonio umano, ambientale ed economico, di tutto ciò che favorisce il miglioramento e l’armonizzazione delle prestazioni delle amministrazioni marittime, così come la promozione della registrazione sotto bandiera dell’Unione.

 
  
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  Philip Bradbourn (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, mi riferisco specificamente alla relazione Sterckx. Vorrei esaminare due emendamenti del relatore riguardanti la limitazione dell’accesso ai dati. Anche se posso comprendere l’intenzione del relatore di cercare di ridurre il rischio di abusi dei dati a fini commerciali, considero le conseguenze indesiderate che ne deriveranno superiori ai vantaggi.

Dal momento che è già stata intrapresa un’azione in materia al di fuori dell’Unione, emergono seri dubbi sul motivo per cui riteniamo necessario legiferare in questo campo. Mi riferisco all’azione del gruppo Lloyd’s Register di Londra e del suo omologo olandese, volta a istituire un regime di autoregolamentazione. Queste discussioni sono sfociate nella ristrutturazione dell’AIS, volta a mitigare le preoccupazioni specifiche espresse, a beneficio dell’industria legittima e degli utenti governativi. Successivamente, tutte le parti che usano i dati AIS hanno accettato di applicare le misure proposte.

Il mio timore è che, se le proposte relative alla limitazione dell’accesso a questi dati saranno adottate, i porti e le imprese europee si troveranno in una posizione di svantaggio commerciale. Ciò è dovuto al fatto che i concorrenti esteri potranno continuare a rivolgersi a servizi che fanno uso di dati AIS. Di conseguenza, poiché le informazioni che possono determinare abusi a fini commerciali si possono ottenere da altre fonti e a un livello più dettagliato, perché scegliamo solo questo specifico sistema di dati?

Infine, queste disposizioni non sarebbero applicabili. I dati AIS sono trasmessi utilizzando normali segnali ad alta frequenza ed esistono diversi dispositivi di ricezione sul mercato che sono del tutto irrintracciabili, il che significa che chiunque voglia fare un uso abusivo dei dati può continuare a farlo. Invito quindi l’Assemblea a riflettere con attenzione sul contenuto di questa relazione e a non cadere nella trappola della regolamentazione eccessiva, proprio nel momento in cui chiediamo meno regolamentazione da parte della Commissione.

 
  
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  Robert Evans (PSE).(EN) Signora Presidente, accolgo con favore il terzo pacchetto marittimo. E’ consuetudine di lunga data del Parlamento prendere molto sul serio la sicurezza marittima. Dopo i disastri dell’Erika e della Prestige, dobbiamo far sì che incidenti del genere non si ripetano e diventare leader mondiali nel garantire il massimo livello di sicurezza in mare.

Vorrei esaminare, in particolare, la relazione dell’onorevole de Grandes Pascual. Accolgo con favore l’iniziativa di riformare l’attività delle società europee di classificazione e migliorare la qualità di questi organismi. La relazione, a mio parere, permette di compiere buoni progressi nella riforma delle ispezioni e delle attività di controllo e certificazione delle navi che battono bandiere degli Stati membri, ma vorrei sollevare alcune questioni.

In primo luogo, Commissario Barrot, nelle sue osservazioni iniziali ha parlato della necessità di una struttura indipendente per il controllo della qualità. Non sono in disaccordo con lei sulla questione, ma ritengo che questa relazione, nella versione proposta, sia contraddittoria. Perché sia veramente utile, il nuovo comitato proposto, il comitato di valutazione, deve essere indipendente, non solo dagli organismi riconosciuti, ma anche dagli Stati membri e dalla Commissione. Tuttavia, allo stato attuale, nella relazione si afferma che la Commissione “può prescrivere al comitato di valutazione di adottare i provvedimenti da essa ritenuti necessari”. E’ un po’ difficile garantire l’autonomia e l’indipendenza del comitato, se la Commissione gli imporrà di adottare i provvedimenti da essa ritenuti necessari.

Vi esorto quindi a sostenere il mio emendamento n. 73, che purtroppo l’onorevole de Grandes Pascual al momento non vuole appoggiare. Il mio emendamento n. 73 mitigherà la disposizione, conferendo alla Commissione la facoltà di formulare consigli e raccomandazioni, anziché prescrivere provvedimenti, perché imporre a un comitato indipendente di adottare provvedimenti significa privarlo totalmente della sua indipendenza.

Riguardo all’articolo 8, sono molto favorevole all’idea di istituire un regime di sanzioni graduate per gli organismi riconosciuti e ritengo che non si debbano introdurre modifiche significative nel regime di responsabilità civile. Riguardo all’articolo 12, sono favorevole a infliggere ammende agli organismi riconosciuti che non rispettano i loro obblighi; è un sistema molto più equo dell’attuale rimozione. E’ una modalità di lavoro più flessibile e permetterà di adottare rapidamente un’azione correttiva, in caso di inadempienza dell’organismo riconosciuto. Sono pienamente favorevole a una sanzione massima del 5 per cento, rispetto all’originale 10 per cento, e sostengo la posizione adottata sull’articolo 20, per quanto riguarda il riconoscimento reciproco dei certificati da parte degli organismi riconosciuti.

Ritengo si stiano compiendo progressi in questo ambito. Mi auguro che la relazione possa essere approvata con il mio emendamento. Sarò tra i primi a sostenerla.

 
  
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  Marek Aleksander Czarnecki (UEN). – (PL) Signor Presidente, vorrei cogliere l’occasione per esprimere il mio accordo e sostegno all’incorporazione nel diritto comunitario della Convenzione di Atene dell’Organizzazione marittima internazionale.

La mia posizione concorda pienamente con quella della commissione giuridica, della quale sono membro. Sono anche favorevole a estendere la responsabilità civile al trasporto di passeggeri all’interno del territorio dell’Unione europea, sia per i trasporti marittimi che per quelli su strada. A mio parere, ogni circostanza che comporti sofferenze per i passeggeri riveste particolare importanza, e ciò significa che è indispensabile rafforzare la sicurezza dei passeggeri.

Per questo motivo, ritengo che, prima che la Convenzione di Atene dell’Organizzazione marittima internazionale sia incorporata nella legislazione comunitaria, occorra concentrarsi sulla questione di un’assicurazione dei vettori che rispetti gli obblighi derivanti dal Protocollo del 2002 e sull’applicazione di tariffe ragionevoli. Merita anche esaminare la possibilità di garantire tariffe assicurative ragionevoli per i vettori e la questione di esimere questi ultimi dalla responsabilità civile in caso di attentati terroristici.

Un’ultima osservazione: a mio parere, occorre prestare maggiore attenzione alla situazione dei piccoli operatori che offrono servizi di trasporto per vie navigabili interne, in relazione con la sicurezza dei passeggeri.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL).(EL) Signora Presidente, gli avvenimenti recenti, tra cui il naufragio della Sea Diamond a Santorini, l’arenamento della Napoli al largo delle coste britanniche, la collisione tra due imbarcazioni nello Stretto di Messina, in Italia, e altri incidenti, confermano il nostro parere che la sicurezza delle vite umane in mare rappresenta il principale problema politico e sociale nel settore marittimo.

Il quadro legislativo costituito dalle convenzioni e dai regolamenti internazionali purtroppo non contribuisce a risolvere il problema e si dimostra inefficace. La causa principale del problema è il fatto che le compagnie di navigazione e gli organismi pubblici e privati che controllano la navigabilità e le attività commerciali delle navi operano sulla base del profitto. Essi violano così le norme di sicurezza e al tempo stesso godono del sostegno politico dell’Unione europea, ma anche dei governi e degli Stati membri.

La sicurezza è più che un problema, quando si tratta di navi che battono bandiere di comodo in registri secondari. Vivere e lavorare in mare su navi desolate e in cattivo stato di manutenzione si è trasformato in una forma moderna di schiavitù per i marittimi. L’idea avanzata dalla Commissione, dai governi degli Stati membri e dagli armatori, secondo cui il fattore principale alla base degli incidenti marittimi è il fattore umano, è estremamente pericolosa. Sminuisce l’importanza dello stato della nave, le conseguenze della manutenzione inadeguata e dell’uso sempre più protratto nel tempo. In tal modo, si minimizzano le responsabilità degli armatori, nonché quelle degli organismi che rilasciano i certificati di navigabilità delle navi. I piani proposti riguardo all’adozione di molteplici mansioni aumentano le responsabilità degli equipaggi – soprattutto del capitano e del macchinista – e creano maggiori rischi per le vite umane in mare.

Tali piani devono essere respinti alla prossima riunione generale dell’Organizzazione marittima internazionale sulla sicurezza marittima, che si svolgerà in ottobre. Si deve migliorare l’istruzione pubblica nel settore marittimo, si deve determinare la composizione operativa degli equipaggi in funzione delle necessità essenziali e della riduzione dell’orario di lavoro e si deve promuovere il miglioramento delle condizioni di lavoro dei marittimi. Non si può trovare una soluzione sulla base di politiche che, nell’interesse del profitto, sacrificano vite umane e l’ambiente e usano i marittimi come capri espiatori per le attività illecite.

Le linee guida e i regolamenti comunitari di carattere burocratico e tecnocratico sostanzialmente non possono proteggere in modo efficace le vite umane, l’ambiente e i diritti dei lavoratori. Sosteniamo le richieste del movimento dei lavoratori marittimi: migliorare l’istruzione nel settore marittimo, le condizioni di lavoro, potenziare, con la partecipazione dei lavoratori, il controllo dei regolamenti, della costruzione e della capacità di navigazione delle navi e procedere alla creazione di stazioni di emergenza.

 
  
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  Georgios Karatzaferis (IND/DEM).(EL) Signora Presidente, signor Commissario, tre settimane fa lei ha visitato il mio paese, la Grecia. Le persone che lavorano nel settore marittimo si aspettavano molto da lei. Si sono rese conto che lei ha liquidato in fretta la Olympic Airways, ma non hanno sentito ciò che si aspettavano da lei, il principale responsabile delle questioni legate ai trasporti marittimi.

Tre giorni dopo la sua partenza, si è verificato un tragico naufragio a 20 metri dalla costa. Una nave da crociera con circa 1 300 persone a bordo è affondata a 20 metri dall’isola più turistica della Grecia, Santorini. Sono morti due francesi. Ciò dimostra che qualcosa non funziona. Il capitano ha detto: “Mi assumo tutta la responsabilità”. Si devono valutare i capitani in modo più rigoroso. Non possiamo tollerare la situazione attuale, senza sollecitare una maggiore attenzione. Entrambe le relazioni vanno nella giusta direzione, ma dobbiamo garantire la sicurezza delle vite umane. In questo caso, abbiamo un incidente nell’Egeo e non sappiamo quale sia l’organismo competente per l’inchiesta e le operazioni di salvataggio. Vi è molta incertezza. Se l’Unione europea non è in grado di stabilire quali acque appartengano a quale paese, come possiamo avere un’inchiesta e un’operazione di salvataggio?

Un’altra questione importante, signor Commissario, è come garantire posti di lavoro per gli equipaggi. Sussiste una carenza di posti di lavoro. Abbiamo il maggior numero di marinai disoccupati. Come garantiremo una linea di comunicazione che colleghi le isole più piccole? Abbiamo mille isole in Grecia. La metà di esse è abitata. Come possono queste persone rimanere in contatto con il centro? Abbiamo così creato un paese, la cui popolazione riceve un trattamento disuguale. Tutti questi aspetti devono essere esaminati e affrontati. Se non siete in grado di trattarli nella relazione attuale, dovrete farlo in una relazione futura.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE).(PT) Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, la questione della sicurezza marittima non è solo controversa e di difficile soluzione, è anche e soprattutto un fattore decisivo per elevare le navi, le portacontainer e le petroliere alla categoria di mezzi di trasporto sicuri e affidabili, in seguito agli incidenti e alle catastrofi ambientali che si sono verificati. Non si può rinunciare a questo principio. Per questo motivo, desidero congratularmi con i relatori per il lavoro svolto e gli sforzi compiuti per trovare soluzioni praticabili insieme con i rappresentanti delle organizzazioni interessate alle proposte.

I provvedimenti in discussione oggi, relativi alla prevenzione e al trattamento delle conseguenze degli incidenti, cui naturalmente si aggiungono i due provvedimenti adottati nella scorsa tornata, rivelano gli sforzi del Parlamento volti a garantire una risposta rapida e coerente alla questione della sicurezza marittima. Ci auguriamo quindi che la Commissione e, soprattutto, il Consiglio procedano con la stessa rapidità e nella stessa direzione, seguendo la linea proposta in questo pacchetto.

Cogliamo l’occasione per congratularci con il Consiglio per l’intenzione, annunciata in Aula, di adottare una decisione politica in materia in luglio. Misure quali il rafforzamento delle disposizioni relative al risarcimento delle vittime in caso di incidente marittimo, lo sviluppo e il miglioramento del sistema di scambio di informazioni sul trasporto di sostanze pericolose, il monitoraggio del traffico navale e lo scambio delle relative informazioni e il chiarimento della natura e della portata delle inchieste di sicurezza, condotte da organismi permanenti e imparziali, contribuiscono a stabilire norme più chiare e a rafforzare il lavoro congiunto delle varie autorità competenti.

Tra le importanti iniziative che contribuiranno a garantire trasporti marittimi più sicuri, con norme più comprensibili ed efficaci per gli utenti, figurano la maggiore frequenza delle ispezioni delle navi nei porti, concentrate sulle navi a rischio, e il miglioramento dei sistemi di controllo degli organismi riconosciuti, tramite la riforma del regime di sanzioni e il riconoscimento dell’autonomia di azione e dell’indipendenza degli organi che effettuano le ispezioni.

Per concludere, rendendo la legislazione più dinamica e garantendo una migliore articolazione con le convenzioni dell’Organizzazione marittima internazionale, potremo contribuire a una maggiore sicurezza e a migliori trasporti marittimi, senza maree nere, a beneficio dell’ambiente, delle persone e delle merci trasportate.

 
  
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  Gilles Savary (PSE).(FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, io stesso sono stato relatore per la prima parte di questo pacchetto marittimo durante la scorsa tornata, in marzo, quando abbiamo deciso di adottare la relazione dell’onorevole Vincenzi sugli obblighi dello Stato di bandiera e la mia relazione sulla responsabilità civile.

Ritengo sia molto importante riaffermare oggi che si tratta di un pacchetto globale e trasmettere al Consiglio il messaggio che non deve comportarsi come gli Orazi e i Curiazi. Vogliamo rimanere molto coerenti e mi auguro che riusciremo a farlo, perché questo pacchetto è costituito da un insieme di testi estremamente importanti e particolarmente esemplari.

Un solo caso non fa la regola: prenderemo una decisione a freddo su testi riguardanti la sicurezza marittima, cioè non sotto la pressione di eventi catastrofici. Ero presente in Aula all’epoca dei due disastri precedenti, quelli dell’Erika e della Prestige. Ero presente anche quando gli Stati membri hanno sollevato questioni, a volte ipocrite, che segnalavano le carenze dell’Europa: che cosa fa dunque l’Europa? E’ colpa dell’Europa se sussiste una tale mancanza di previdenza, è colpa dell’Europa se si permette alle navi in pessimo stato di navigare, è colpa dell’Europa se non esistono linee guida sul modo in cui porre rimedio alle catastrofi che ne derivano. Bene, se stiamo per giungere alla fine dell’esercizio che siamo chiamati a svolgere oggi, non sarà colpa dell’Europa, ma degli Stati membri. Incidentalmente, si può constatare, sulla base dei due primi pacchetti, che quando si dice loro “osate!” in campo legislativo, gli Stati membri sono molto meno entusiasti e l’applicazione dei testi è molto più laboriosa.

Abbiamo dunque un pacchetto legislativo di sette testi particolarmente coerenti, in un ambiente marino europeo che, va detto, è senza dubbio uno dei più fragili e più a rischio del mondo. Abbiamo una geografia complicata e zone a rischio: il Pas-de-Calais – l’aumento del traffico nel Pas-de-Calais ha causato e continua a causare gravi incidenti – il Baltico e l’Øresund, il Bosforo, senza dimenticare Gibilterra. Siamo inoltre una delle più grandi potenze marittime del mondo, probabilmente la più grande, anche se la Cina sta per superarci. E’ quindi assolutamente essenziale disporre di un quadro giuridico solido, che ci permetta di proteggere l’Europa e di trasmettere a tutti il segnale che abbiamo esigenze in materia di sicurezza e tali esigenze sono innanzi tutto preventive.

Nessuno di noi vuole far pagare gli armatori e imporre loro di restituire il maltolto, ma vogliamo che gli armatori, come tutti gli operatori del settore dei trasporti marittimi, siano molto più prudenti e sappiano che subiranno le pressioni delle compagnie di assicurazione e di tutte le parti interessate, affinché siano estremamente rigorosi e corrano i minori rischi possibili. Gli incidenti esisteranno sempre, ma ritengo che saremo orgogliosi di avere fatto tutto il possibile, pur restando nel quadro del diritto internazionale dell’Organizzazione marittima internazionale, per creare uno spazio europeo del diritto marittimo esemplare.

 
  
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  Stanisław Jałowiecki (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, vorrei cominciare citando Joseph Conrad, forse il più grande marinaio del mondo, che scrisse, in Lo Specchio del mare: “Impenetrabile e crudele, il mare non dà nulla di sé a chi chiede i suoi incerti favori. Quasi fosse troppo grande, troppo vasto, per le comuni virtù, l’oceano non ha compassione, né fede, né legge, né memoria”.

Queste parole furono scritte da Conrad verso la fine della grande epoca della navigazione, ma il mare rimane un elemento estremamente imprevedibile e, come avrebbe potuto dire lo stesso Conrad, soggetto non tanto a se stesso, quanto all’assenza di leggi. La navigazione marittima non si può quindi paragonare alla navigazione interna, soprattutto nelle vie navigabili europee, che spesso consistono in canali artificiali o fiumi controllati e domati dall’uomo.

In questa prospettiva, la proposta della Commissione di equiparare la responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne è completamente errata. E’ positivo che la commissione per i trasporti e il turismo abbia respinto la proposta. Mi auguro si possa continuare a seguire questa linea nel voto in plenaria.

Non ho tempo per esporre tutti i miei argomenti, quindi menziono solo il fatto che, se intendiamo seriamente cercare una soluzione per alleggerire i trasporti su strada, che è ciò che stiamo facendo, non possiamo imporre oneri supplementari alle potenziali alternative, delle quali la navigazione interna fa parte.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE).(PL) Signor Presidente, scopo della relazione dell’onorevole Sterckx è prevenire incidenti e collisioni. Al riguardo, individuare e analizzare le collisioni evitate nell’aviazione è importante. Tuttavia, la proposta di nominare un’autorità indipendente per garantire la sicurezza marittima solleva diverse perplessità. In Polonia, per esempio, abbiamo uffici marittimi incaricati di applicare la normativa di sicurezza, e lo fanno già. Potrebbe essere sufficiente estendere i loro poteri di inchiesta in caso di incidente, ambito in cui gli Stati del Baltico sono ben preparati. Potrebbero anche condividere la loro esperienza con le regioni del Mediterraneo e del Mar Nero. Ringrazio il relatore, onorevole Kohlíček, per la profondità e la flessibilità della sua relazione, in particolare alla luce del fatto che rappresenta un paese senza sbocco sul mare.

Per quanto riguarda la relazione dell’onorevole Costa, considero positivo che la questione degli incidenti sia stata associata a quella della responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri sia via mare che per vie navigabili interne. Sono favorevole a norme uniformi e all’inclusione di tutti i tipi di trasporto, compresi i passeggeri per vie navigabili interne e i passeggeri marittimi, nel Protocollo di Atene. Il pacchetto legislativo rafforzerà la responsabilità a favore di una maggiore sicurezza e protezione della vita e dell’ambiente, ma avrà un costo. La nuova normativa dovrà quindi essere applicata in modo coerente. E’ necessario applicarla in modo coerente, per garantire che tutti gli armatori, i porti e i paesi compiano gli stessi sforzi. Eventuali discrepanze nell’applicazione delle norme creeranno squilibri nella concorrenza all’interno dell’Unione europea.

Per concludere, vorrei ringraziare il Commissario Barrot. Sostengo, nel loro insieme, le sette esaurienti proposte della Commissione relative al settore marittimo.

 
  
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  Ville Itälä (PPE-DE).(FI) Signor Presidente, oggi discutiamo una questione estremamente importante: la sicurezza della navigazione. Il regolamento proposto, inteso a inasprire le norme, è fondamentale per ridurre il rischio di incidenti marittimi.

Vorrei richiamare l’attenzione del Commissario sulla situazione del Baltico, in particolare. Negli ultimi anni, si è registrato un notevole aumento delle forniture di petrolio russe trasportate nel Baltico. Anche un solo incidente in questa piccola zona marittima potrebbe essere catastrofico sia per il Baltico che per i paesi situati sulle sue coste. Per tale motivo, è molto positivo che siano state presentate proposte legislative, per esempio, volte a vietare l’uso di navi monoscafo per il trasporto di petrolio, e per questo dobbiamo ringraziare il Commissario.

Le circostanze specifiche del Mar Baltico, in particolare i ghiacci invernali, fanno sì che le navi debbano avere caratteristiche di sicurezza speciali, anche se, purtroppo, non tutti gli Stati di bandiera sembrano molto interessati alla sicurezza. Dobbiamo veramente controllare le navi sotto norma. Mi auguro che il Commissario svolgerà un dialogo con la Russia, per persuaderla a conformarsi a queste norme comuni e ridurre così il rischio di incidenti nel Mar Baltico.

Vorrei accennare a un’altra questione importante, legata alla sicurezza marittima, in particolare nel Mar Baltico. Molte navi scaricano in mare l’olio di sentina ed è necessaria una legislazione severa, applicabile a tutti noi, per porre fine a questa pratica. Ogni scarico di olio di sentina è un disastro naturale e il Baltico non potrà sopportare il persistere di questa pratica.

Penso che la legislazione in corso di definizione sia esattamente ciò che i cittadini si attendono da noi.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – Aş dori să încep prin a felicita raportorii pentru munca efectuată şi, mai ales, Comisia Europeană pentru importanţa acordată transportului maritim. Astăzi, pe căile maritime se realizează 39% din transportul intern de marfă şi 90% din schimburile de marfă dintre Uniunea Europeană şi ţările terţe. Până în 2020 se estimează că, în Uniunea Europeană ,55% din transportul de marfă se va realiza pe mare. De asemenea, 25% din flota maritimă internaţională se află sub pavilionul unui stat membru, iar 40% din navele maritime sunt în proprietatea armatorilor comunitari.

Prin aderarea României şi a Bulgariei, Uniunea Europeană a dobândit la frontiera de est vecinătatea cu Marea Neagră. Astfel, Uniunea Europeană are la nord, la vest, la sud şi la est frontiere maritime. Dezvoltarea transportului naval constituie o prioritate a politicii europene de transport deoarece este mai puţin poluant şi mai ieftin. Reţeaua europeană de transport, programul Marco Polo şi programul Naiades vor permite dezvoltarea transportului naval şi asigurarea transferului de marfă din sistem naval în sistem rutier, feroviar şi vice-versa. Din nefericire există însă şi accidente maritime şi imense pagube provocate de acestea. Tocmai de aceea, cel de al treilea pachet maritim va contribui la adoptarea de norme europene comune care să asigure îmbunătăţirea siguranţei maritime. Măsuri precum monitorizarea traficului şi echiparea navelor cu sisteme de identificare automată care să permită determinarea poziţiei, vitezei şi direcţiei unei nave maritime vor permite salvarea mai multor vieţi şi reducerea pagubelor datorate accidentelor maritime. Accidentele maritime trebuie investigate de către organisme independente şi în aceste investigaţii trebuie făcută o distincţie clară între intenţii criminale şi incidente tehnice. Inspecţia navelor ce intră în porturile maritime europene va determina armatorii şi statele membre să ia măsuri pentru ca navele aflate sub pavilionul lor să îndeplinească condiţiile de securitate maritimă impuse prin convenţiile internaţionale în vigoare. Este important ca pavilioanele statelor membre să nu se afle pe lista neagră a Organizaţiei Maritime Internaţionale. Deşi transportul maritim înregistrează un volum mic de pasageri, este important să fie clar definite răspunderile transportatorilor, despăgubirile pe care aceştia trebuie să le acorde persoanelor în caz de accident, iar pasagerii să-şi cunoască drepturile şi acestea să fie respectate. Dezvoltarea transportului maritim trebuie să se facă cu respectarea mediului şi, în acest context, siguranţa maritimă este esenţială.

Consider, însă, că pentru a creşte siguranţa maritimă trebuie ca şi condiţiile de muncă din acest sector să fie îmbunătăţite. Având în vedere că în Uniunea Europeană există aproximativ 3 000 000 de angajaţi, aştept cu interes viitoarele iniţiative ale Comisiei Europene în acest domeniu. Felicit încă o dată raportorii pentru munca depusă.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, svolgiamo oggi un’ottima discussione sui trasporti marittimi, anche se si protrae oltre il tempo previsto, come al solito. Cercherò di recuperare tempo, limitandomi a un solo punto, che considero importante. La relazione Costa esamina la proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente.

Mi preme garantire che gli strumenti giustamente adottati in precedenza per la navigazione d’altura, cioè la Convenzione di Atene e la legislazione pertinente, non siano estesi in modo indiscriminato ai trasporti per vie navigabili interne. E’ già stato detto che potremmo causare più danni che benefici. Vorrei quindi chiedervi di votare a favore degli emendamenti che abbiamo presentato.

 
  
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  Nikolaos Sifunakis (PSE). (EL) Signor Presidente, signor Commissario, con le sette proposte legislative del pacchetto Erika III, e le corrispondenti relazioni del Parlamento europeo, abbiamo compiuto un altro passo, come Europa, verso una maggiore sicurezza dei trasporti marittimi, la riduzione dell’inquinamento marino e il rafforzamento dei diritti dei passeggeri in caso di incidente marittimo.

Le misure proposte, come il rafforzamento dei porti di rifugio, il monitoraggio del traffico navale, le inchieste sugli incidenti marittimi, il controllo rigoroso e parallelo delle navi da parte degli Stati di bandiera e degli Stati di approdo, la maggiore frequenza delle ispezioni e il miglioramento delle norme per le società di classificazione, assieme al rafforzamento del diritto al risarcimento dei passeggeri, costituiscono le misure necessarie per prevenire gli incidenti marittimi, ma anche per affrontarne le conseguenze.

Il tragico naufragio della nave da crociera Sea Diamond tre settimane fa in Grecia, in cui due passeggeri hanno perso la vita e l’ambiente marino è stato inquinato, ha evidenziato non solo la negligenza umana, ma anche l’incapacità delle autorità pubbliche di far fronte a tali incidenti, indirizzando la nave verso un porto di rifugio.

Vorrei congratularmi con l’Unione europea e con i relatori della commissione per i trasporti e il turismo per il loro lavoro ed esprimere il desiderio che l’adozione del pacchetto Erika III permetterà di prevenire tali incidenti in futuro.

 
  
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  Karin Roth, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vi ringrazio per l’interessante discussione. E’ chiaramente emersa l’enorme importanza che attribuiamo all’adozione di norme di sicurezza per i trasporti marittimi. Anche i relatori hanno ribadito l’importanza di tali norme, non solo in relazione con il recente incidente marittimo in Grecia, ma anche con gli incidenti precedenti. Si tratta quindi di stabilire come possiamo migliorare le misure preventive e intervenire in modo responsabile in caso di incidenti.

Prima di affrontare i punti specifici, vorrei chiarire che comprendo molto bene il desiderio del Parlamento di esaminare e magari persino adottare tutte queste proposte insieme. Il fatto, tuttavia, è che la velocità alla quale si raggiunge un accordo in seno al Consiglio su ogni singola proposta legislativa varia notevolmente. Forse anche in questo settore dovremmo scegliere una linea pragmatica e adottare le decisioni in seno al Consiglio, con il consenso del Parlamento europeo, sulle proposte pronte per l’adozione e approvare poi, in una fase successiva, quelle che richiedono ulteriori discussioni. Per procedere verso una maggiore sicurezza, agire in funzione della fattibilità e con pragmatismo potrebbe essere la soluzione più saggia anche per il Consiglio.

Vorrei concentrarmi su alcuni punti, primo fra tutti il controllo delle navi, al quale è stata dedicata molta attenzione in Aula. Permettetemi di dire che il Protocollo di Parigi prevede l’abbandono dell’obiettivo di ispezione del 25 per cento delle navi, a favore di un approccio basato sui rischi. Naturalmente, ciò comporta l’esame e la classificazione dei rischi associati alle varie navi. Le vostre posizioni sono quindi molto vicine all’approccio previsto dal Protocollo di Parigi. Di particolare importanza è il fatto che il Protocollo di Parigi comprende anche la Russia e il Canada. Uno degli ultimi oratori ha parlato del Baltico. E’ proprio il Baltico a rendere così importante il sostegno della Russia a questa dichiarazione d’intenti.

Il secondo punto riguarda i luoghi di rifugio. Anche questo tema è stato discusso a lungo in Aula. Quando si tratta di definire un’autorità indipendente e stabilire in che modo ripartire le responsabilità, l’obiettivo senza dubbio è trovare una soluzione pragmatica. La questione della responsabilità deve essere chiarita. In generale, tuttavia, vi è grande accordo sul fatto che i luoghi di rifugio devono essere disponibili ovunque. La questione è come debbano essere registrati e resi noti al pubblico. Risolveremo insieme anche questo aspetto, perché di fatto non vi sono differenze sul contenuto, ma solo su chi disciplini cosa. La questione deve essere discussa con gli Stati membri.

Un’altra questione riguarda il modo in cui garantire l’indipendenza di un organismo e quindi un’inchiesta indipendente in caso di incidente marittimo. Sono certa che compiremo progressi anche in questo ambito durante la nostra Presidenza. E’ prudente e necessario adottare una decisione indipendente riguardo all’inchiesta e alla pubblicazione differenziata delle sue conclusioni.

E’ stato rilevato – e condivido appieno questa analisi – che la sicurezza marittima non è solo una questione di norme tecniche, di sistemi di monitoraggio e d’informazione, ma anche di qualità del lavoro svolto a bordo delle navi. Per questo motivo, all’inizio del mio intervento introduttivo, ho sottolineato che attribuiamo particolare importanza alla Convenzione sul lavoro marittimo dell’Organizzazione internazionale del lavoro. L’applicazione della Convenzione è un’importante forma di assicurazione della qualità a bordo, non solo perché impone ai membri dell’equipaggio di avere una qualifica specifica, ma anche perché la qualità del lavoro svolto dall’equipaggio di una nave garantisce la sicurezza a bordo. Questo è un altro importante aspetto della sicurezza, che non è compreso in questo pacchetto, ma figura in altri strumenti che lo integrano. Per questo motivo, mi compiaccio che nei singoli Stati membri dell’Unione europea si compiano progressi in relazione con la Convenzione sul lavoro marittimo, al fine di garantire la rapida applicazione delle norme minime dell’OIL, che si applicano a livello mondiale e quindi alle navi che entrano nei porti europei.

Nel complesso, è stata una discussione molto importante. Nei prossimi giorni deciderete sulle varie proposte e vedremo quanti margini vi saranno per far convergere le nostre posizioni. Mi auguro che saremo presto in grado di affrontare questo pacchetto, assieme alle altre proposte non ancora iscritte all’ordine del giorno del Consiglio. Penso che siamo tutti impazienti di dimostrare il nostro impegno a favore della sicurezza marittima, prima della fine della Presidenza tedesca in giugno.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i deputati al Parlamento e congratularmi con il Ministro Roth, che ringrazio, per questa discussione molto ricca. Mi auguro che mi perdonerete se non risponderò a tutti gli oratori, ma abbiamo preso molti appunti e sono grato a tutti.

Signor Presidente, affronterò innanzi tutto il controllo da parte dello Stato di approdo, e vorrei ringraziare l’onorevole Vlasto per il suo lavoro. Si propone di persuadervi ad accettare il principio di un obiettivo comunitario di controllo di tutte le navi, più o meno frequente in funzione dei rischi presenti. Mi compiaccio del grandissimo sostegno espresso per gli altri elementi della proposta della Commissione, in particolare l’ispezione delle navi agli ancoraggi e il rafforzamento delle norme di divieto. Colgo inoltre l’occasione, per precisare che il controllo da parte dello Stato di approdo permette di verificare l’applicazione di determinate convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro, soprattutto per quanto riguarda l’orario di lavoro. Sono molto lieto che il Ministro Roth abbia menzionato questo aspetto.

Tornando al controllo da parte dello Stato di approdo, proponete di tenere conto, d’ora in poi, dei lavori tecnici effettuati nel quadro del Protocollo di Parigi, per specificare le modalità di applicazione del nuovo regime. La Commissione è senz’altro d’accordo con il Parlamento su questo punto e può accettare totalmente, o almeno in linea di principio, gran parte degli emendamenti, che conferiscono maggiore chiarezza al testo da noi proposto.

Tuttavia, nell’emendamento n. 17 proponete di aggiungere una definizione di porto, e perché no?, ma in tal caso occorre collegarla alla definizione di ancoraggio e precisare all’articolo 3, paragrafo 1, relativo al campo di applicazione della direttiva, che le ispezioni agli ancoraggi si concentreranno sulle navi a rischio più elevato.

L’unico punto di questo testo sul controllo da parte dello Stato di approdo su cui siamo in disaccordo con voi è il contenuto degli articoli 34, 36 e 37. Non prevedete margini di flessibilità per quanto riguarda lo svolgimento delle ispezioni, flessibilità offerta dalla direttiva attuale. Comprendo la preoccupazione del Parlamento di definire un quadro molto severo per la conduzione delle ispezioni, ma una certa flessibilità è indispensabile per garantire il corretto funzionamento del nuovo regime. Sono quindi lieto che l’emendamento n. 115 preveda una maggiore flessibilità per le ispezioni agli ancoraggi. Inoltre, anche se si tratta di una questione più tecnica, resto del parere che le ispezioni estese debbano essere effettuate sulle navi più vecchie di dodici anni e non quindici, come previsto dall’emendamento n. 107. Questo è tutto, per quanto riguarda il primo testo, relativo al controllo da parte dello Stato di approdo.

Vorrei ora affrontare, in presenza dell’onorevole Sterckx, che ringrazio vivamente per il suo sostegno, la proposta di modifica della direttiva sul monitoraggio del traffico navale, in particolare per quanto riguarda le questioni legate ai luoghi di rifugio. In proposito, vorrei anche precisare che, quando parliamo di un’autorità indipendente per i luoghi di rifugio, non intendiamo un organismo comunitario. Spetta agli Stati membri creare tali organismi a livello nazionale. Ciò che conta per noi è la loro indipendenza.

Negli emendamenti nn. 31, 32 e 33, proponete una formulazione un po’ diversa di due principi essenziali. Innanzi tutto, per quanto riguarda il principio secondo cui le navi in pericolo devono essere accolte in un luogo di rifugio, è possibile rifiutare l’accesso, ma deve rimanere un’eccezione, fondata su una valutazione oggettiva della situazione, alla luce degli elementi contenuti nel piano di emergenza precedentemente approvato. In secondo luogo, la decisione deve essere presa da un’autorità indipendente, non soggetta a pressioni politiche o economiche. Posso accettare questa formulazione, che migliora la nostra proposta iniziale. Per contro, non sono favorevole agli emendamenti nn. 55 e 56, relativi all’elaborazione di carte di riferimento per l’ambiente marino e le risorse umane, in quanto la Commissione ha già proposto che la descrizione dei fattori ambientali e sociali sia uno degli elementi costitutivi del piano per i “luoghi di rifugio”.

La Commissione può accogliere, riservandosi in alcuni casi di rivederne la formulazione, alcune aggiunte che considera molto utili. Per esempio, l’emendamento n. 41, relativo al pieno risarcimento dei danni economici, gli emendamenti nn. 64 e 65 sul ruolo centrale del sistema SafeSeaNet, che deve essere operativo 24 ore al giorno, gli emendamenti nn. 13, 14, 20, 24 e 41, riguardanti la creazione di un centro europeo per il trattamento dei messaggi a lungo raggio trasmessi dalle navi per motivi di sicurezza e di sicurezza marittima, e gli emendamenti nn. 62 e 63, concernenti la notificazione del combustibile bunker.

Sostengo pienamente anche l’emendamento n. 66, che mira a prevenire i rischi di abusi nella trasmissione di dati di navigazione e senza dubbio rappresenta un miglioramento rispetto alla precedente formulazione di questo emendamento. Infine, riguardo alla comitatologia, e in risposta agli emendamenti nn. 58, 59, 60 e 61, posso dire che la Commissione, se necessario, procederà a modificare le sue proposte, per tenere conto della nuova procedura regolamentare con controllo.

Nonostante tutto, vi è ancora una cosa che non posso accettare. La Commissione ha proposto che i pescherecci di lunghezza superiore a 15 metri siano muniti di sistemi di identificazione automatica – gli AIS – per ridurre i rischi di collisione. Limitando tali sistemi obbligatori alle sole navi da pesca di lunghezza superiore a 24 metri, temo che si privi la disposizione di gran parte della sua efficacia e insisto su questo punto con il Parlamento, perché consideriamo essenziale salvaguardare la vita umana. Attualmente, si verificano incidenti che coinvolgono navi di lunghezza inferiore a 24 metri e sarebbe un peccato rinunciare a questa possibilità.

Onorevole Sterckx, la ringrazio ancora una volta. Questo è ciò che posso dire sulla proposta da lei esaminata.

Passo ora alla proposta trattata dall’onorevole Kohlíček, relativa alle inchieste sugli incidenti. Anche in questo caso, constato che la proposta gode del pieno sostegno del Parlamento e sono pronto ad accogliere diversi emendamenti che chiariscono o migliorano il testo. Per esempio, l’emendamento n. 12, che fissa un termine per l’avvio dell’inchiesta. Riguardo al campo di applicazione, l’emendamento n. 25, che mira a sopprimere i limiti per i pescherecci, avrebbe l’effetto di aumentare notevolmente gli oneri delle amministrazioni interessate e la Commissione non può accoglierlo. Ho qualche difficoltà anche con gli emendamenti nn. 1 e 14 che, pur ponendo l’accento sulle risorse degli organi preposti alle inchieste, ne eliminano il carattere permanente e indeboliscono le disposizioni relative alla loro indipendenza, anche se si tratta di una garanzia essenziale per la qualità delle inchieste. Per contro, sono pienamente d’accordo con l’emendamento n. 26.

Gli emendamenti nn. 5, 9, 15 e 16 esprimono anche il desiderio di garantire una separazione ancora più netta tra le inchieste tecniche e le indagini giudiziarie, soprattutto quelle penali. L’onorevole Wortmann-Kool ha sottolineato questo punto. La Commissione riconosce la necessità di limitare il più possibile le interferenze tra i due tipi di procedure, ma in questo contesto occorre tenere conto delle diverse consuetudini giuridiche degli Stati membri. Propongo quindi al Parlamento di preservare l’equilibrio, affermando il principio secondo cui i due tipi di inchieste devono essere condotte in modo indipendente l’una dall’altra, fatte salve, se necessario, le prerogative del giudice.

Infine, la questione di come integrare nella proposta di direttiva le linee guida dell’Organizzazione marittima internazionale in materia di corretto trattamento dei marittimi, adottate nel 2006: mi riferisco all’emendamento n. 22. Naturalmente, la Commissione è sensibile a questo aspetto, ma le linee guida vanno molto al di là dell’ambito delle inchieste e dobbiamo essere prudenti con i riferimenti che inseriamo nel testo.

Passo ora alla proposta relativa al risarcimento delle vittime di incidenti. Ringrazio l’onorevole Costa per il suo pieno sostegno alla proposta della Commissione. Sono lieto che la commissione per i trasporti e il turismo abbia seguito la linea adottata dal relatore e mi auguro di poter contare sul sostegno di tutto il Parlamento.

Sono favorevole all’emendamento n. 8: introduce una nuova regola molto utile, che esclude le convenzioni concorrenti che potrebbero limitare il risarcimento dovuto alle vittime e dar luogo a regimi disparati coesistenti nell’Unione.

Sostengo anche gli emendamenti nn. 13, 14, 15, che prevedono l’entrata in vigore scaglionata del regolamento, per tenere conto delle difficoltà di adattamento dei vari settori, come i collegamenti regolari di traghetti e i trasporti per vie navigabili interne. E’ una soluzione pragmatica e del tutto ragionevole.

Gli emendamenti nn. 16 e 27 mirano a escludere completamente i trasporti per vie navigabili interne dal campo di applicazione del regolamento. Se dovessimo farlo, il diritto applicabile sarebbe un guazzabuglio di norme nazionali, in gran parte inadeguate, e non offrirebbe alcuna protezione reale alle vittime di un naufragio. Risponderò anche a questo argomento, perché ho notato una grande esitazione in seno al Parlamento riguardo all’estensione del campo di applicazione ai trasporti per vie navigabili interne.

Gli incidenti sulle vie navigabili interne fortunatamente sono rari, ma si verificano: 50 morti nel caso della Marchioness sul Tamigi nel 1989, 20 morti – per la maggioranza persone anziane – nel naufragio dell’Oca sul lago di Banyoles in Spagna nel 1999. Naturalmente, alcuni di questi incidenti potrebbero essere coperti dalla CLNI, la Convenzione sulla limitazione della responsabilità nella navigazione interna, ma non va dimenticato che al momento il campo di applicazione di tale Convenzione si limita al Reno e alla Mosella e non si applica quindi agli altri fiumi e laghi d’Europa. Onorevoli deputati, vorrei anche insistere sui massimali di responsabilità che sono molto bassi e hanno scarse prospettive di aumentare. Non è previsto un regime di responsabilità severo in caso di incidenti, né un’assicurazione obbligatoria, né un’azione diretta da parte degli assicuratori, e ciò mi permette di dire, dopo un attento esame, che le vie navigabili interne devono rimanere incluse nel campo di applicazione di questo nuovo sistema di risarcimento delle vittime di incidenti.

A mio parere, è difficile giustificare anche l’emendamento n. 9, che mira a limitare il pagamento di anticipi ai casi in cui il vettore abbia una responsabilità limitata agli incidenti di navigazione, quali i naufragi, e non per altri incidenti, come la caduta di un passeggero sul ponte della nave. Questo è tutto, per quanto riguarda la relazione dell’onorevole Costa in materia di risarcimento delle vittime di incidenti.

Mi perdoni, signor Presidente, mi sto dilungando, ma devo essere preciso, perché il lavoro del Parlamento è stato coerente. E’ quindi logico che la Commissione presenti chiaramente il suo punto di vista. Questa è una condizione essenziale per un buon dialogo tra il Parlamento e la Commissione, sotto l’occhio attento della Presidenza, che ringrazio per aver seguito con grande attenzione la discussione.

Passo ora alla relazione dell’onorevole de Grandes Pascual sulla proposta relativa alle società di classificazione. La maggioranza degli emendamenti, onorevole de Grandes Pascual, chiarisce il testo e lo integra con efficacia, che si tratti di valutare il funzionamento del sistema di riconoscimento reciproco dei certificati di classificazione o di trarre le possibili conclusioni dal punto di vista legislativo: mi riferisco all’emendamento n. 53.

Come ho detto, un aspetto essenziale della proposta riguarda il sistema di controllo qualità delle società di classificazione autorizzate a operare nella Comunità. Il Parlamento vuole che il comitato incaricato di certificare tale sistema sia istituito dagli Stati membri e dagli organismi riconosciuti: emendamenti nn. 58 e 74. Pur potendo accettare questi emendamenti in via di principio, la Commissione ritiene che il coinvolgimento degli Stati membri comporti il ricorso al meccanismo di comitatologia, che offre una procedura giuridica chiara e precisa. Inoltre, l’emendamento n. 73 indebolirebbe la capacità della Commissione di valutare e di correggere il funzionamento di tale comitato e di conseguenza dobbiamo respingerlo.

Più in generale, riguardo alla comitatologia e in risposta agli emendamenti nn. 11 e 36, posso dire che la Commissione procederà, se necessario, a modificare le sue proposte per tenere conto della nuova procedura di regolamentazione con controllo.

Devo infine esprimere i nostri seri dubbi su alcuni emendamenti, che riguardano il regime di responsabilità civile degli organismi riconosciuti, cioè gli emendamenti nn. 28, 30 e 31. Nella relazione che la Commissione ha trasmesso al Parlamento e al Consiglio, abbiamo rilevato che è prematuro affrontare la riforma di tale regime in questa fase. Dobbiamo essere prudenti ed evitare di lanciarci senza riflettere in una riforma che rischia di rendere le vittime ancora più vulnerabili.

Penso, in particolare, alla trappola consistente nell’estendere automaticamente agli organismi riconosciuti le protezioni e le immunità di cui gode lo Stato di bandiera per conto del quale essi operano. Francamente, ritengo che debba esistere una differenza tra lo Stato di bandiera e l’organismo di classificazione riconosciuto e, se in un caso l’immunità può essere compresa, nell’altro è come minimo discutibile. Si ignorerebbe il fatto che questi organismi lavorano anche per gli armatori, in una relazione di carattere strettamente privato, e che tale immunità giudiziaria, tale protezione, sarebbe assolutamente esorbitante.

Queste sono, in sostanza, le mie osservazioni sugli emendamenti nel loro insieme. Signor Presidente, un elenco completo degli emendamenti e della posizione della Commissione sarà trasmesso a lei e al Segretariato generale del Parlamento(1).

Concludo ringraziando ancora una volta il Parlamento. Come uno di voi ha affermato, l’Europa deve essere un leader mondiale nelle norme di sicurezza. E’ un’espressione eccellente. E’ stato l’onorevole Evans a usarla e lo ringrazio. E’ stato anche ricordato poc’anzi che si tratta di un pacchetto coerente e che lo spazio marittimo europeo è particolarmente vulnerabile, con diversi stretti, con il Mar Baltico e il Mar Nero, il che richiede un quadro giuridico sufficientemente solido.

Ancora una volta, non si tratta di criminalizzare a qualsiasi costo, si tratta di prevenire. Questo è ciò che conta per noi. Sono inoltre convinto che l’arsenale europeo, o meglio gli arsenali nazionali dei nostri Stati membri, emergeranno nella concorrenza mondiale grazie al miglioramento della qualità. Ne sono profondamente convinto: non esiste alcuna contraddizione tra la ricerca di una migliore qualità degli arsenali nazionali europei e la loro competitività a livello mondiale.

Questo è tutto ciò che volevo dire, signor Presidente, e ringrazio il Parlamento per la qualità della discussione e del lavoro svolto.

 
  
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  Presidente. – La discussione congiunta è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 11.30.

Allegato – posizione della Commissione

Relazione Costa (A6-0063/2007)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 2, 3, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14 e 15.

La Commissione può accogliere in parte l’emendamento n. 1.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 4, 9, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26 e 27.

Relazione de Grandes Pascual (A6-0070/2007)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 2, 3, 5, 6, 7, 9, 10, 12, 13, 15, 17, 18, 22, 25, 29, 32, 34, 35, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 59, 60, 61, 63, 66, 68, 70 e 72.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 11, 36 e 69 in linea di principio.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 1, 4, 8, 16, 26, 45, 58, 62, 64, 65, 71 e 74 in parte.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 14, 19, 20, 21, 23, 24, 27, 28, 30, 31, 33, 46, 47, 48, 49, 57, 67, 73 e 75.

Relazione Kohliček (A6-0079/2007)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 3, 4, 11, 12, 15, 17, 21, 24 e 26.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 5, 8, 9, 10 e 22 in linea di principio.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 7 e 20 in parte.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 1, 2, 6, 13, 14, 16, 18, 19, 23 e 25.

Relazione Sterckx (A6-0086/2007)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 5, 8, 12, 13, 14, 17, 18, 20, 22, 24, 25, 27, 30, 31, 33, 34, 36, 38, 39, 40, 42, 62, 63, 64, 65 e 66.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 1, 4, 7, 9, 10, 16, 19, 26, 28, 29, 32, 35, 37, 41, 43, 48, 58, 59, 60 e 61 in linea di principio.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 15 e 49 in parte.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 2, 3, 6, 11, 21, 23, 44, 45, 46, 47, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56 e 57.

Relazione Vlasto (A6-0081/2007)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 1, 3, 4, 5, 7, 8, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 22, 23, 24, 27, 28, 32, 33, 38, 47, 52, 53, 55, 59, 60, 62, 64, 65, 66, 67, 72, 74, 76, 78, 79, 80, 81, 83, 84, 85, 86, 87, 90, 94, 95, 97, 98, 99, 100, 101, 102, 104, 105, 106, 108, 113 e 115.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 2, 9, 13, 17, 25, 30, 39, 41, 43, 44, 45, 48, 49, 50, 51, 54, 57, 58, 61, 63, 69, 75, 77, 88, 89, 92, 103, 110 e 114 in linea di principio.

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 6, 10, 12, 21, 26, 29, 31, 34, 35, 36, 37, 40, 42, 46, 56, 68, 70, 71, 93, 96, 107,109, 111 e 116 in parte.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 11, 73, 82 e 91.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. – (EN) A nessuna nave in pericolo si deve rifiutare l’accesso a un porto o un attracco sicuro. Innanzi tutto, perché anche una sola vita umana è troppo preziosa e, in secondo luogo, perché è l’unica possibilità di limitare le catastrofi ambientali ed ecologiche. In terzo luogo, l’accoglienza di una nave in pericolo può provocare danni e costi rilevanti per il porto in questione. Si deve prevedere un sistema di risarcimento per i porti e i luoghi di rifugio. Anche se la possibilità di ottenere un risarcimento può derivare dalla proposta di direttiva relativa alla responsabilità civile e alle garanzie finanziarie degli armatori, le autorità portuali potrebbero essere restie ad accogliere navi in pericolo in caso di un’assicurazione inadeguata, e comunque la copertura non comprenderebbe il risarcimento dei danni economici subiti dal porto.

Questo è il motivo per cui un sistema di risarcimento è molto importante. Inoltre, incoraggerebbe i responsabili delle decisioni presso le autorità portuali a non tergiversare e accogliere immediatamente le navi in pericolo, senza perdere tempo con il problema di verificare la validità dell’assicurazione e degli strumenti finanziari in tali situazioni di emergenza.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 17.40, riprende alle 18.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  

(1)Posizione della Commissione sugli emendamenti: cfr. Allegati.


12. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0017/2007).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Prima parte

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Alain Hutchinson (H-0212/07):

Oggetto: Ricatto agli operai della VW Forest – le delocalizzazioni invertite

I dirigenti della VW Forest, subordinando il mantenimento dell’attività ad un incremento delle ore lavorative, senza aumenti retributivi, nonché ad una maggiore flessibilità, hanno ricattato gli operai agitando lo spauracchio della disoccupazione. Gli stessi non avevano altra scelta se non quella di accettare o di vedere la fabbrica chiudere i battenti. Nella sua risoluzione, del 14 marzo 2006, sulle delocalizzazioni contestuali allo sviluppo regionale, il Parlamento europeo invitava a prospettare misure per contrastare questo tipo di ricatto che può essere considerato una “delocalizzazione invertita” poiché comporta condizioni lavorative al ribasso senza trasferimento dell’attività dell’impresa.

Ciò premesso, potrebbe la Commissione far conoscere i provvedimenti che intende proporre per evitare le delocalizzazioni invertite, foriere di un deterioramento delle condizioni occupazionali senza trasferimento dell’attività dell’impresa?

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, in conformità della normativa comunitaria vigente, la Commissione esprime il proprio parere in merito alle decisioni adottate dai singoli paesi e interviene tra le parti sociali solo qualora sia stato violato il diritto comunitario.

Tuttavia, l’Unione europea può contribuire a cambiamenti e ristrutturazioni, nonché adoperarsi per garantire che tali processi siano svolti in modo responsabile, attraverso i Fondi strutturali, in particolare il Fondo sociale europeo. La Commissione ha inoltre sviluppato un dialogo politico nel contesto del forum “Ristrutturazioni” con l’obiettivo di promuovere lo scambio di esperienze e di approcci collaudati e sperimentati tra gli attori principali, in particolare tra governi, parti sociali e regioni.

L’Unione europea dispone inoltre di un quadro giuridico in materia di informazione e consultazione dei lavoratori. Lo cito in quanto esistono varie misure per l’autorizzazione e la gestione della ristrutturazione, in particolare le direttive in materia di licenziamenti collettivi, delocalizzazione delle imprese e comitato aziendale europeo, nonché la direttiva che istituisce un quadro generale relativo all’informazione e alla consultazione dei lavoratori.

Quando si tratta di informare e consultare i lavoratori, è essenziale garantire il rispetto della normativa comunitaria, compito che tuttavia, desidero sottolineare, incombe in primo luogo agli Stati membri.

Inoltre, la Commissione rispetta pienamente il principio di autonomia delle parti sociali e pone l’accento sul ruolo fondamentale del dialogo sociale nel risolvere le problematiche relative all’organizzazione del lavoro e alle relazioni industriali. A questo proposito, il comitato aziendale europeo ha un importante ruolo da assolvere nell’incoraggiare il dialogo sociale a livello nazionale e comunitario.

Nel 2003, le parti sociali hanno adottato principi di riferimento europei per la gestione dei cambiamenti e il conseguente impatto sociale. La Commissione sostiene le parti sociali nel promuovere e introdurre tali principi in tutta l’Unione europea.

Onorevoli deputati, vi ringrazio per la cortese attenzione.

 
  
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  Alain Hutchinson (PSE).(FR) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la risposta fornita. Desidero semplicemente ricordare che io stesso avevo posto questa domanda in riferimento a un contesto specifico, ovvero a quanto accaduto alla Volkswagen, che in realtà è quello che sul territorio comunitario accade tutti i giorni. Oggi, le delocalizzazioni sono diventate ordinaria amministrazione. Si parla solo delle più importanti, ma ne avvengono a ogni momento. Nel mio paese, il Belgio, la Opel ha deciso recentemente di licenziare migliaia di lavoratori. Questo è il risultato di una politica economica molto, molto aggressiva.

Sono sicuro, signor Commissario, che ricorda che in quest’Aula abbiamo votato, a stragrande maggioranza, a favore di una risoluzione relativa alle delocalizzazioni il cui obiettivo non era prevenirle, perché non sarebbe possibile, bensì garantire comunque che il denaro pubblico non le incoraggiasse. Quando parlo di “denaro pubblico”, mi riferisco principalmente ai Fondi strutturali.

Desidero domandarle se è possibile ottenere l’elenco delle aziende che sono ricorse alle delocalizzazioni, con le eventuali sanzioni che sono state comminate loro.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Ho preso nota della sua domanda, onorevole Hutchinson. Al momento, non sono ovviamente in possesso delle informazioni che lei desidera, ma chiederò ai miei collaboratori di reperirle entro un periodo di tempo ragionevole. La ringrazio.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Commissario, mi permetta di porre la domanda in termini in qualche modo più generali. In una risposta iniziale, lei ha affermato poc’anzi, di essere, in quanto Commissario, custode delle leggi e dei Trattati dell’Unione europea. Sono ben consapevole che tale ruolo impone alcuni obblighi, ma certamente lei è anche titolare del diritto di iniziativa legislativa. Mi interesserebbe sapere se non ritiene che sarebbe positivo se finalmente la Commissione abbandonasse la strada di legiferare a favore delle grandi società, degli operatori economici e di tutti coloro che traggono enormi profitti dall’attività economica, e cominciasse a elaborare normative anche per i lavoratori, al fine di garantire che questo genere di pratiche aziendali diventi meno frequente in futuro.

 
  
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  Vladimír Špidla , Membro della Commissione. – (CS) La Commissione può certamente esercitare il proprio diritto di iniziativa legislativa nel quadro delle sue competenze e lo fa in ogni caso.

Potrei citare la discussione sulle radiazioni ottiche, che è stata ora conclusa con successo, in quanto è un tipico esempio della protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro. Esistono altre direttive di questo tipo, sia in corso di negoziato che già definite. Ritengo, ad ogni modo, importante fare un uso attivo degli spazi che si sono aperti grazie alla possibilità di una legislazione sociale.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) La chiusura delle fabbriche è spesso una questione trattata come un prodotto della globalizzazione. E’ normale. A noi nuovi Stati membri dell’Unione europea, che non sapevamo come comportarci, è stato detto che dovevamo esternalizzare in paesi terzi le nostre aziende tessili, e quindi non avremmo più avuto problemi.

La mia considerazione è: cosa succede se si passa a un contesto più ampio? Il mondo è una sfera, e se noi trasferiamo tutto in qualche altro luogo, qualcosa non dovrebbe ritornare a noi? Quali sono i nostri processi mentali? Non dovremmo avere una politica di produzione comune? Non dovremmo investire in settori della produzione per i quali non sia necessaria un’eventuale esternalizzazione?

 
  
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  Vladimír Špidla , Membro della Commissione. – (CS) Onorevole Budreikaitė, dal mio punto di vista la discussione avviata riguarda più l’ambito della ristrutturazione che le mere delocalizzazioni delle società.

Desidero citare un’importante ricerca da cui emerge che le delocalizzazioni, nel senso convenzionale del termine, rappresentano meno del 2 per cento delle modifiche annuali in termini di occupazione nell’Unione europea. In altre parole, non è un gran numero se rapportato alla circolazione dei lavoratori nel suo complesso. Sotto un altro aspetto, questo 2 per cento si riferisce all’intera Unione europea, il che significa che include decine di migliaia di persone, ed è un dato considerevole.

La sua domanda riguarda la ristrutturazione. Il mondo subisce continui mutamenti e un gran numero di aziende è in corso di ristrutturazione. In questo caso, la Commissione sta adottando un approccio proattivo. L’argomento viene affrontato anche nell’ambito del forum “Ristrutturazioni”, che risolve problematiche come quelle relative al modo migliore di rispondere alla ristrutturazione da una prospettiva sociale ed economica, e questo implica la ricerca di prospettive.

Desidero far presente che alcune questioni non sono come possono sembrare inizialmente. Nonostante l’industria tessile, per esempio, sia stata oggetto di un’importante ristrutturazione, alcune imprese, principalmente in Svezia ma anche in altre parti del mondo, hanno trovato il proprio posto in questo settore, in particolare con la produzione di tessuti che, da un punto di vista tecnico, sono molto impegnativi come processo di lavorazione.

Allo stesso tempo, si è riscontrato un gran numero di iniziative nel settore dei beni ambientali, dei macchinari e così via. In ogni caso, non posso al momento proporre idee o suggerimenti specifici. Posso solo rimarcare che, da una parte, ci sono società e ambiti industriali in declino e, dall’altra, ci sono comparti in questi stessi settori che si stanno rapidamente sviluppando, e ne stanno persino nascendo di nuovi, come la tecnologia ambientale.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Ignasi Guardans Cambó (H-0244/07):

Oggetto: Rischio di arbitrarietà e contraddizione nell’applicazione delle nuove misure di sicurezza aerea

Il 6 novembre 2006 è entrato in vigore il regolamento (CE) n. 1546/2006(1) recante modifica del regolamento (CE) n. 622/2003(2) in materia di sicurezza aerea. Tenuto conto della segretezza dell’allegato che stabilisce le nuove misure di sicurezza e dell’assenza di indicazioni chiare quanto alle relative modalità d’applicazione, ha considerato la Commissione che tale segretezza rischia di tradursi in una molteplicità di interpretazioni a livello di attuazione delle misure, non solo tra gli Stati membri ma anche all’interno di uno stesso Stato membro?

Ha eseguito la Commissione un’analisi dell’attuazione di tali misure negli aeroporti dell’UE?

Quali provvedimenti intende adottare la Commissione per evitare un’applicazione disomogenea di tali misure negli aeroporti europei, disparità che potrebbe ledere i diritti dei passeggeri nell’Unione europea?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Innanzi tutto, desidero ringraziare l’onorevole deputato per aver posto una domanda su questo argomento di massimo interesse: tutti viaggiamo in aereo e dunque ci imbattiamo molto spesso in queste normative.

Consultando gli archivi del Parlamento europeo, ho notato che sono state presentate molte interrogazioni orali riguardanti le restrizioni introdotte dall’Unione europea sui liquidi che i passeggeri possono portare a bordo degli aerei. La Commissione ha risposto in dettaglio all’Assemblea durante la sua seduta del 12 febbraio.

Come saprete, non sono il Commissario più esperto in questo settore; pertanto, con tutto il dovuto rispetto mi permetto di suggerire di consultare le esaustive risposte fornite dai colleghi più esperti in merito a tale questione. Tuttavia, per sintetizzare le risposte alle precedenti domande, va detto che, nonostante la normativa sia classificata come “riservato UE” secondo quanto disposto dall’articolo 8, paragrafo 1, del regolamento quadro (CE) n. 2320/2002, le misure sui liquidi devono essere applicate dagli Stati membri in maniera corretta ed equa in tutto il territorio comunitario. Agli Stati membri incombe la responsabilità di applicare le norme e la Commissione controlla che questo accada attraverso regolari ispezioni.

Tuttavia, se l’onorevole deputato desidera ulteriori informazioni su questa questione, propongo di porre le domande in sede di discussione sulla sicurezza dell’aviazione che, coincidenza vuole, si terrà questa sera alla presenza del collega Barrot, Vicepresidente responsabile dei Trasporti.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).(EN) Signor Presidente, il collega del Commissario sta evitando questa domanda e non risponderà né stasera né mai.

La Commissione, di cui lei e gli altri Commissari fate parte, ha approvato un regolamento segreto che impone restrizioni ai cittadini e crea una situazione arbitraria. Quando i cittadini si recano all’aeroporto, sembrano una scolaresca sotto il controllo di un maestro autoritario al quale devono obbedire. Ci troviamo di fronte all’applicazione di un regolamento segreto e non abbiamo alcuna possibilità di protestare. La conseguenza è che in Europa esistono diverse interpretazioni della stessa normativa. Quello che in un aeroporto è vietato, è permesso in un altro. Quindi, non si è ottenuto il risultato che la Commissione, di cui lei e gli altri Commissari fate parte, desiderava ottenere. Può di certo fidarsi dei suoi colleghi Commissari, ma lei è responsabile al pari loro.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Come ho fatto presente nella mia prima risposta, io stesso viaggio in aereo, quindi non di rado ho avuto sensazioni contrastanti, ma questo non cambia la situazione generale. Innanzi tutto: perché i regolamenti segreti sono necessari? Le norme in materia di sicurezza dell’aviazione, comprese quelle adottate nel regolamento (CE) n. 1546/2006, non vengono rese di pubblico dominio in quanto potenziali terroristi potrebbero utilizzare tali informazioni per i loro scopi.

La normativa della Commissione europea in materia di sicurezza dell’aviazione è classificata come “riservato UE” in conformità della decisione della Commissione 2001/844/CE, CECA, EURATOM. In quale modo gli aeroporti e le compagnie aeree dovrebbero applicare regolamenti – che sono norme direttamente applicabili –segreti? I regolamenti in materia di sicurezza dell’aviazione sono destinati alle autorità competenti di ciascuno Stato membro. Queste ultime hanno l’obbligo di cui all’articolo 8, paragrafo 1, del regolamento quadro (CE) n. 2320/2002 di comunicare le informazioni alle parti interessate, in base alle esigenze conoscitive di queste ultime, in conformità delle disposizioni nazionali applicabili in materia di diffusione di informazioni sensibili. Pertanto, saranno le autorità nazionali competenti, e non la Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, a fornire al personale preposto alla sicurezza aeroportuale istruzioni precise in merito agli obblighi da assolvere.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, ha già spiegato che sarà il suo collega, il Commissario Barrot, a fornirci le risposte al momento opportuno. Tuttavia, mi sento in dovere di specificare ancora una volta che sono ormai trascorsi sei mesi dall’introduzione delle nuove norme. Non una volta, in questi sei mesi, è stata presentata una relazione comprovante che queste misure siano riuscite a prevenire o ostacolare un attacco terroristico. Ogni giorno, per contro, abbiamo ricevuto relazioni di cittadini comunitari che si sono sentiti minacciati. C’è sicuramente qualcosa che non funziona. Può prometterci che queste misure saranno riviste e revocate, o può trasmettere questa richiesta, nella dovuta forma, al Commissario Barrot?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Sì, credo fermamente che il fatto che non si sia avuta notizia di alcun attacco terroristico costituisca in sé un successo in quanto, se è vietato portare a bordo un quantitativo di liquidi superiore a 100 ml – che, secondo gli esperti, non è sufficiente per fabbricare materiale esplosivo –, probabilmente i terroristi non tenteranno di violare tale disposizione. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui non si è avuta notizia di alcun attacco terroristico.

Per quanto riguarda le proteste posso confermarlo, perché molto spesso in aeroporto ho assistito a discussioni e liti tra gli addetti alla sicurezza e i passeggeri. Ho però la sensazione, nonché l’esperienza, che l’atmosfera sia diventata più rilassata e che adesso sia più tranquilla di quanto non lo fosse quando le norme erano agli esordi.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE) . – (LT) Tutti noi abbiamo esperienza della situazione negli aeroporti comunitari. In alcuni aeroporti dell’Unione europea le normali procedure di sicurezza vengono eseguite con cortesia, senza inutili lungaggini e in modo opportuno, in altri invece ci sono code interminabili e ogni passeggero viene considerato un potenziale terrorista.

Forse la Commissione europea potrebbe definire linee guida e raccomandazioni, utilizzando esempi di migliori pratiche, sul modo in cui occuparsi dei viaggiatori in maniera corretta e sicura.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. – (EN) Anch’io ho avuto esperienze simili di comportamento incivile da parte di addetti alla sicurezza al di fuori dell’Unione europea. Tuttavia, ritengo che l’Unione europea, la Commissione e qualsiasi altra Istituzione comunitaria non possano intervenire in alcun modo sulla condotta adottata da paesi terzi.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Jacek Protasiewicz (H-0265/07):

Oggetto: Applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato a favore dell’occupazione delle persone disabili

Alla luce dell’esperienza acquisita finora dagli Stati membri nell’attuazione delle misure a favore dell’occupazione delle persone disabili in conformità del regolamento (CE) n. 2204/2002(3), e con riferimento alle modifiche che la Commissione prevede di apportare alla legislazione in materia di aiuti di Stato (piano d’azione sugli aiuti di Stato), intende la Commissione modificare in futuro le regole in materia di controllo degli aiuti a favore dell’occupazione di tale categoria di lavoratori nonché i requisiti relativi ai programmi non soggetti all’obbligo di notificazione nel quadro delle esenzioni per categoria? Intende inoltre introdurre, nel rispetto dei principi del mercato comune, misure che consentano di stabilire i costi generati dall’impiego di persone disabili su base forfetaria?

Ritiene la Commissione che gli aiuti attualmente concessi ai datori di lavoro che impiegano lavoratori disabili debbano in futuro essere considerati come aiuti di Stato?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La Commissione si basa oggi sull’esperienza acquisita grazie all’attuazione del regolamento (CE) n. 2204/2002. Tale esperienza è attualmente utilizzata al fine di definire norme rivedute per gli aiuti a favore dell’occupazione di lavoratori disabili nel quadro dell’elaborazione di un nuovo regolamento della Commissione, che aggiornerà, consoliderà, semplificherà e armonizzerà gli attuali regolamenti di esenzione per categoria.

Questo nuovo regolamento, che fa parte dell’attuazione del piano di azione in materia di aiuti di Stato, sostituirà gli odierni strumenti, tra cui il regolamento (CE) n. 2204/2002. Proprio oggi la Commissione ha adottato un primo progetto di regolamento. Questo le consentirà di consultare nei prossimi mesi gli Stati membri e di ascoltare le opinioni delle altre parti interessate, compreso il Parlamento europeo, in linea con la procedura stabilita dal regolamento (CE) n. 994/98 del Consiglio sull’applicazione degli articoli 92 e 93 del Trattato che istituisce la Comunità europea a determinate categorie di aiuti di Stato orizzontali.

I regolamenti di esenzione per categoria riguardano esclusivamente misure che costituiscono aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 87 del Trattato CE. Il fatto che il regolamento (CE) n. 2204/2002 includa disposizioni su aiuti a favore dell’occupazione di lavoratori disabili non implica che tutte le misure pubbliche rivolte ai lavoratori disabili siano da considerare aiuti di Stato. Come si evince chiaramente dal sesto considerando del regolamento (CE) n. 2204/2002, alcune misure da parte dello Stato a favore di lavoratori disabili non costituiscono aiuti di Stato, ad esempio perché sono di carattere troppo generale. In futuro tali provvedimenti continueranno a non essere considerati aiuti di Stato.

Obiettivo dell’esenzione per categoria è garantire che gli Stati membri non siano obbligati a notificare alla Commissione quelle misure pubbliche che davvero rappresentano aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 88 del Trattato CE, purché la misura in questione soddisfi una serie di condizioni come specificato nei regolamenti.

 
  
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  Jacek Protasiewicz (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio. Il problema è la mancanza di certezza del diritto in alcuni Stati membri, tra cui il mio paese, il che significa che dall’adesione della Polonia all’Unione europea il numero di società e imprese interessate all’assunzione di persone disabili è nettamente diminuito, a causa dei dubbi sul superamento dei livelli consentiti di aiuti di Stato.

Vorrei pertanto avere ancora alcuni chiarimenti in merito. Sono favorevole a procedere in modo che l’occupazione di persone disabili, a prescindere da dove vivono o per quale azienda lavorano, non sia considerata dalla Commissione aiuto di Stato, ma solo come un’altra misura di sostegno per soggetti che altrimenti rimarrebbero ai margini dell’attività sociale.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Le misure da parte dello Stato a favore dei lavoratori disabili saranno da considerare, al pari di altre misure di sostegno, aiuti di Stato solo qualora soddisfino tutte le condizioni di cui all’articolo 87, paragrafo 1, del Trattato CE. Ciò implica che, tra le altre cose, nel caso in cui l’aiuto venga accordato a privati disabili e non a società, la misura non costituisce aiuto di Stato. Analogamente, qualsiasi provvedimento a favore di lavoratori disabili che non incida sugli scambi tra Stati membri, per esempio poiché è ritenuto “de minimis”, non è in contrasto con le norme del Trattato.

 
  
  

Seconda parte

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 45 dell’onorevole Martin Dimitrov (H-0219/07):

Oggetto: Modifica della direttiva 92/84/CEE al fine di aumentare le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche

La Commissione europea propone (COM(2006)0486 – C6-0319/2006 – 2006/0165(CNS)) di modificare la direttiva 92/84/CEE(4) al fine di aumentare le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche. Questa proposta è stata motivata con il fatto che dal 1992 le aliquote minime di accisa non sono state adeguate per tener conto dell’inflazione, dell’ordine del 31%.

È importante notare che negli ultimi 15 anni l’esistenza di aliquote minime di accisa non ha portato alla convergenza delle aliquote di accisa nell’Unione europea. L’elevata aliquota di accisa sulle bevande alcoliche costituisce la ragione principale e un incentivo per l’aumento del contrabbando, in particolare nell’Est europeo. In Bulgaria, ad esempio, è stata introdotta l’imposta sulla produzione locale di rakia e ciò ha causato un notevole scontento pubblico.

Ritiene la Commissione che, considerate le notevoli differenze di reddito all’interno dell’UE, in particolare dopo gli ultimi due allargamenti, debbano ancora esistere aliquote minime di accisa sugli alcolici?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Desidero far presente all’onorevole deputato che ritengo che le aliquote minime di accisa sulle bevande alcoliche debbano rimanere. Come ho precisato nella mia dichiarazione alla stampa l’8 settembre 2006, in occasione della presentazione della proposta, le aliquote minime sono la pietra angolare del sistema di accise comunitario fissato nel 1992 quale requisito minimo necessario per il funzionamento del mercato interno. Rivalutare le aliquote è un’azione essenziale al fine di ristabilire la posizione concordata nel 1992.

Sono d’accordo sul fatto che una maggiore convergenza delle aliquote di accisa nei vari Stati membri sia fondamentale per ridurre distorsioni della concorrenza e frodi. Tuttavia, l’onorevole deputato sarà consapevole del fatto che, in assenza dell’accordo di tutti gli Stati membri, nulla può cambiare. Ma, concludere semplicemente, come suggerisce l’onorevole deputato, che questa è una ragione per abolire l’aliquota minima, non sembra la soluzione adeguata nella prospettiva di una qualche necessaria armonizzazione del mercato comune, e pertanto non è una proposta realizzabile.

Desidero fornire alcune informazioni in merito alla questione. In sede di Consiglio, abbiamo incontrato una forte resistenza da parte di molti nuovi Stati membri, che hanno affermato di non avere niente a che fare con il punto di partenza del 1993, anno in cui non facevano parte dell’Unione europea. Con la Presidenza abbiamo quindi presentato una proposta di compromesso in cui il punto di partenza è stato spostato al 1o maggio 2004, la data di adesione dei 10 nuovi paesi membri. Da ciò è immediatamente risultato un tasso di inflazione molto più contenuto: il nuovo tasso definito è solo del 4,5 per cento, anziché del 31 per cento. Questa era la nuova proposta, a cui tuttavia è stato messo il veto da un unico Stato membro, la Repubblica ceca.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). (EN) Signor Presidente, non è una mozione d’ordine, tuttavia mi stavo chiedendo se all’interrogazione n. 46 verrà data risposta oggi in Assemblea, poiché, altrimenti, vorrei porre un’interrogazione supplementare a questa domanda in particolare.

 
  
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  Presidente. – L’interrogazione n. 46 è stata ritirata.

 
  
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  Мартин Димитров (PPE-DE). – Господин Ковач, уважаеми г-н Председател, не съм доволен от Вашия отговор. Оставам с впечатлението, че Вие сте решили да увеличите всички нива на акцизите. Вече има Ваши предложения за по-високи акцизи върху алкохолните продукти и върху дизела. Нивата на доходи в страни като България и Румъния са повече от десет пъти по-ниски в сравнение със „старите“ страни-членки на Европейския съюз. Това създава непропорционално по-висока данъчна тежест и сериозни стимули за неплащане на данъци и „сива“ икономика. Така че тези идеи за увеличение на акцизното облагане ще доведат до още по-сериозни протести, протести които вече са факт в България. Имаше митинги, имаше подписки срещу увеличението на акцизното облагане. Предложенията, които Вие сте внесли, не са обосновани. Не виждам икономическата логика зад тях. Те ще доведат единствено до още по-високи стимули за неплащане на данъци. Например, вземете предвид, че за 15 години акцизните ставки върху алкохолните продукти не са довели до сближаване на нивата. За 15 години. Така че това, което правите няма да има ефект.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La mia impressione è che la Commissione sia consapevole dei problemi presenti nei nuovi Stati membri. Prima di aderire all’Unione europea, dovevano accettare l’acquis comunitario e applicare le aliquote minime, nonostante avessero ottenuto alcune deroghe. Ora, per i nuovi paesi membri, compresa la Bulgaria, è molto difficile aumentare l’accisa minima sulle bevande alcoliche.

Abbiamo quindi presentato al Consiglio una proposta, realizzata in termini generali senza alcun dato specifico. A seguito di una decisione del Consiglio, abbiamo convenuto che qualsiasi Stato membro, senza precisare se vecchio o nuovo, che incontri difficoltà nell’aumentare l’accisa possa domandare una deroga. Bulgaria e Romania non erano membri dell’Unione europea all’epoca, ma questa situazione riguarda senza dubbio i due paesi. Perciò, se la Bulgaria ha difficoltà a osservare il regolamento adottato allora, può chiedere una deroga che, sono certo, la Commissione sosterrà.

 
  
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  Presidente. – A seguito del mio scambio di opinioni con l’onorevole De Rossa, questa volta devo accogliere tre interrogazioni supplementari.

 
  
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  John Purvis (PPE-DE). (EN) Commissario, io e lei abbiamo discusso la questione molte volte in passato, ma converrà che l’enorme disparità in Europa riguardo alle aliquote di accisa sulle bevande alcoliche e altri prodotti soggetti ad accisa è uno dei principali ostacoli alla realizzazione di un mercato unico europeo adeguato.

E’ d’accordo sul fatto che aumentare di una percentuale qualsiasi le aliquote minime sulle accise, che sono pari a zero in alcuni paesi, si traduce in un aumento zero e così la disparità diventa ancora maggiore? Non state mirando a un obiettivo impossibile, e non sarebbe la soluzione migliore eliminare tutte le aliquote minime e consentire al libero mercato di operare liberamente in prodotti commerciali e di uso personale?

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Se ho capito bene, la sua proposta o idea si riferisce non solo alle bevande alcoliche, ma anche a tutte le accise nel complesso. Ma anche qualora non intendesse questo, nel caso in cui decidessimo di abolire l’aliquota minima sulle bevande alcoliche, questa scelta ricadrebbe sull’accisa applicata ai prodotti energetici e del tabacco.

Non credo possa essere una soluzione, dal momento che, se non ci fosse un’aliquota minima, alcuni Stati membri sarebbero tentati di optare per un’accisa molto bassa o di non applicarne alcuna. A sua volta questa situazione potrebbe determinare più contrabbando e acquisti transfrontalieri, che di certo causano ulteriori distorsioni nel mercato interno. Capisco la logica del suo pensiero, tuttavia non ritengo risolva il problema. Al contrario, crea nuove distorsioni nel mercato interno.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Non ritengo che l’applicazione di un’accisa bassa o l’assenza di accise determinerebbe un aumento del contrabbando. E’ proprio la presenza di aliquote di accisa elevate che agevola i flussi di contrabbando dai paesi dell’est, in cui tali accise non esistono e l’alcol è poco costoso.

Se parliamo in senso ampio delle accise per i carburanti dei motori e altri prodotti, una loro riduzione aiuterebbe l’economia a crescere e a essere più competitiva.

La questione che sollevo è più generale, ovvero desidero chiedere se, mentre discutiamo di accise sull’alcol, non dovremmo pensare a un sistema per educare le persone affinché facciano meno uso di questo prodotto. Perché attualmente si fa largo uso di alcol, soprattutto da parte dei giovani.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, ci sono diverse considerazioni da fare riguardo alle accise sulle bevande alcoliche e sui prodotti del tabacco, per esempio considerazioni in merito alla salute. Molti Stati membri non vogliono un’aliquota bassa di accisa a causa di fattori legati alla salute, e comprendo il loro punto di vista.

Per quanto riguarda l’energia, se non aumentiamo l’aliquota di accisa su certi prodotti energetici quali i carburanti, si registrerà un aumento del consumo di carburante, che si tradurrà in un maggiore inquinamento nonché in un pericolo supplementare di cambiamento climatico. Pertanto, l’accisa svolge un ruolo importante non solo nel miglioramento del mercato interno ma anche in altre aree quali salute, cambiamento climatico e fattori ambientali. Se abbiamo un’accisa adeguata, allora è logico stabilire un’aliquota minima al di sotto della quale nessuno Stato membro possa scendere.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). (EN) Signor Presidente, volevo porre una domanda riguardo all’interrogazione n. 46 e chiedere quindi al Commissario Kovács: in relazione alle questioni fiscali, di quali piani o competenze dispone la Commissione per poter obbligare un paese come l’Irlanda, per esempio, ad aumentare la base imponibile per le società? Suppongo che lei non avrà una risposta in merito. Tuttavia, gradirei davvero se lei prendesse atto dei poteri e dei programmi che ha la Commissione al fine di indurre un aumento delle aliquote applicate alle società in Irlanda.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione. (EN) La domanda non ha alcuna attinenza con la questione che stiamo discutendo, tuttavia sono contento di ascoltare le vostre interrogazioni e di avere la possibilità di fornire una risposta.

Per prima cosa, desidero precisare che la Commissione non si sogna neppure di aumentare o di armonizzare l’aliquota per le società – un’ipotesi che è ben lungi dalle nostre intenzioni. Ciò che abbiamo in mente, e che abbiamo già presentato solo come proposta generica, neppure come proposta legislativa, è l’armonizzazione esclusivamente della base imponibile, ossia del calcolo della base imponibile, che ora è diverso per ciascuno Stato membro. Abbiamo 27 modi di calcolare la base imponibile, il che si traduce in enormi costi di adeguamento e carichi amministrativi per le società. La mancanza di consolidamento e trasparenza rende molto difficile, o privo di senso, confrontare l’aliquota applicata alle società dall’Irlanda, che è pari al 12,5 per cento, con quella della Francia, che è superiore al 30 per cento, in quanto non possiamo comparare le due basi imponibili.

Non abbiamo alcuna intenzione di armonizzare le aliquote, solo il sistema di calcolo della base imponibile, e di certo non disponiamo della competenza per forzare le cose. Se l’attuale proposta legislativa, secondo il nostro calendario, ottenesse l’unanimità all’inizio del 2008, allora di certo l’Irlanda, e tutti gli altri Stati membri, dovrebbero conformarsi. Nel caso in cui non ci fosse consenso, e ritengo che almeno al principio non ci sarà, quello che possiamo fare è presentare una nuova proposta, non per tutti i 27 paesi membri ma solo per quelli che desiderano aderirvi. Questo è ciò che chiamiamo cooperazione rafforzata, che è facoltativa. Solo quegli Stati membri che sono d’accordo sullo scopo dell’iniziativa vi partecipano, e l’Irlanda, secondo le informazioni di cui dispongo, non sarà tra i paesi che appoggeranno l’adesione.

Tuttavia, sono convinto che, trascorso un po’ di tempo, quando saranno ben note le esperienze positive, anche quegli Stati membri che sono per il momento restii e che all’inizio della cooperazione rafforzata non aderiranno, possono parteciparvi in seguito, poiché una delle condizioni della cooperazione rafforzata è lasciare la porta aperta ad altri paesi membri che potrebbero voler fare il proprio ingresso in una fase successiva.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE). (SV) Ho chiesto di prendere la parola riguardo all’interrogazione n. 45, vale a dire prima che all’onorevole De Rossa fosse concessa la parola. Tuttavia, non mi è stato permesso porre la mia domanda al Commissario Kovács. L’argomento riguardava l’interrogazione che al momento stiamo discutendo in Aula, ovvero l’interrogazione n. 45 relativa alle aliquote di accisa sull’alcol.

 
  
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  Presidente. – Come saprà, l’Ufficio accoglie solo due interrogazioni supplementari. Questa volta ne ho accolte tre poiché l’onorevole De Rossa era pronto a intervenire su un’altra domanda, che era stata ritirata. L’interrogazione dell’onorevole De Rossa ha avuto una risposta grazie alla cortesia del Commissario Kovács.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 47 dell’onorevole Gianluca Susta (H-0216/07):

Oggetto: Scuole europee – iscrizioni

E’ in corso la campagna per le iscrizioni alle Scuole europee di Bruxelles, gestita dall’Autorità centrale per le iscrizioni (ACI).

Tale Autorità è in realtà un guscio vuoto, perché priva di personale e di mezzi. In particolare, essa non sta raccogliendo tutti i dati utili ai fini di un monitoraggio effettivo dei dati relativi alle iscrizioni presenti e future (ad esempio, manca il numero dei fratelli ancora da iscrivere nei prossimi anni). Inoltre, la campagna di informazioni è carente e, tra l’altro, non viene rilasciata alle famiglie ricevuta delle iscrizioni effettuate.

Non ritiene la Commissione che ancora una volta la mancanza di professionalità del Segretariato generale delle scuole, unitamente alla negligenza dei competenti uffici della DG Admin, rischi di vanificare gli auspici del Consiglio superiore, volti ad assicurare un processo di iscrizioni trasparente e imparziale, e soprattutto compromettano ogni miglioramento della politica d’iscrizioni in futuro?

Quali misure intende adottare la Commissione perché il popolamento di Berkendael non sia un insuccesso?

Cosa intende fare la Commissione affinché contro le decisioni in materia di iscrizioni si possa ricorrere davanti alla Camera dei ricorsi delle scuole europee, per qualsiasi ragione di diritto, fin dalla presente campagna di iscrizioni?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Il tema delle Scuole europee è una delle questioni più complesse del mio portafoglio.

Il Consiglio superiore delle Scuole europee ha creato un’Autorità centrale per le iscrizioni, per affrontare la difficilissima situazione causata dal paese ospite riguardo alla creazione di un sito per la quarta scuola a Bruxelles. La Commissione ha costantemente lavorato a favore di una politica di iscrizioni chiara e oggettiva che, oltre a essere dotata del necessario livello di flessibilità, prevedesse anche la possibilità di ricorrere in appello da parte dei genitori.

La Commissione ha inoltre tenuto i genitori e i loro rappresentanti regolarmente informati durante l’anno scolastico e, pertanto, non ritiene di aver trascurato le proprie responsabilità, contrariamente al parere dell’onorevole deputato.

Come il Consiglio superiore ha chiaramente affermato nella sua comunicazione del gennaio 2007, la politica di iscrizioni per il 2007-2008 varrà esclusivamente per tale anno scolastico. La politica di iscrizioni per l’anno successivo si baserà su un’analisi approfondita e su uno stretto monitoraggio della situazione durante e dopo il primo anno di funzionamento della Scuola europea di Berkendael. Tale politica terrà altresì in considerazione tutti gli elementi del caso e i progressi compiuti dagli alunni delle varie Scuole europee di Bruxelles durante l’anno scolastico 2007-2008.

Il Segretario generale delle Scuole europee ha preparato procedure chiare per i singoli ricorsi e ha presentato al Consiglio superiore una proposta che dovrà essere approvata nella riunione di aprile, in modo da dare ai genitori la possibilità di ricorrere in appello durante l’attuale campagna per le iscrizioni. Una proposta volta a modificare le norme generali delle Scuole europee, al fine di estendere i poteri della Camera dei ricorsi a decisioni relative alle iscrizioni, è stata discussa dal Comitato pedagogico misto nel marzo 2007, dal Comitato amministrativo e finanziario tra il 19 e il 21 marzo 2007 e dall’Autorità centrale per le iscrizioni il 28 marzo, per poi essere presentata al Consiglio superiore il 17 aprile.

Prima di presentare la proposta al Consiglio superiore, la Commissione ha chiesto che vengano adottate le debite misure affinché i termini per rispondere ai ricorsi in appello siano compatibili con il calendario dell’inizio del prossimo anno scolastico. La Commissione è lieta che il Consiglio superiore abbia adottato una decisione provvisoria il 17 e 18 aprile e che siano state fissate scadenze più brevi per i potenziali ricorsi in appello da parte dei genitori. Durante la riunione, la Commissione ha tuttavia insistito affinché venga effettuata quanto prima una valutazione dei cambiamenti di procedura e dei necessari strumenti della Camera dei ricorsi al fine di soddisfare i criteri associati all’estensione dei suoi poteri.

 
  
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  Lapo Pistelli (ALDE), Autore supplente. – Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario Kallas.

Volevo chiedere al Commissario se, nel caso in cui la maggioranza dei genitori degli alunni che attualmente dovrebbero andare a Berkendael non desse il proprio assenso all’iscrizione dei figli in questo sito temporaneo, la Commissione intende perseguire ad ogni costo la politica di riempimento del sito di Berkendael? Sono previste alternative? E’ ad esempio possibile, come hanno chiesto le associazioni dei genitori, recepire le richieste per un limitato accesso alle scuole storiche di Bruxelles? In caso affermativo, con quali modalità potrebbero essere scelte?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Innanzi tutto, devo dire che il problema delle scuole a Bruxelles è molto complesso poiché negli ultimi anni il numero degli studenti è notevolmente aumentato. Tutte le scuole principali sono sovraffollate e, pertanto, come probabilmente saprete, le autorità belghe hanno designato Laeken quale sito aggiuntivo per la prossima scuola. Berkendael è un sito temporaneo. Finora non mi è giunta notizia di un rifiuto del sito di Berkendael da parte dei genitori. So che le discussioni non sono mancate, ma, come sapete, le Scuole europee sono un’entità autonoma gestita da un Consiglio superiore in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri. Tutti i siti alternativi ed eventuali proposte riguardanti l’infrastruttura scolastica dipendono dalle autorità belghe, per le quali la questione dell’infrastruttura sociale delle Istituzioni europee sta diventando sempre più complessa.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, sa che per i genitori che non lavorano per le Istituzioni comunitarie sta diventando sempre più difficile iscrivere i loro figli alle Scuole europee? Questa situazione crea una sorta di mentalità del ghetto e in particolare aumenta l’opposizione a tali scuole tra i cittadini di Bruxelles.

In secondo luogo, data la carenza di trasporti pubblici, vorrei chiederle come qualcuno abbia potuto pensare di situare la quarta scuola a Laeken. Gli scuolabus cui si ricorrerà dovranno trasportare gli studenti per l’intera città, spostamento che farà perdere agli alunni un sacco di tempo. Perché non è stato possibile individuare una sede migliore con le autorità belghe?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Abbiamo cercato di lavorare con le autorità belghe per vagliare tutti i possibili siti. A Bruxelles non sono molti i siti che soddisfano tutti i criteri richiesti da questo complesso compito. Fino ad ora, ad occuparsi della questione sono state le autorità belghe, le quali avanzano proposte su siti annessi e siti temporanei e noi non possiamo cambiare granché. Abbiamo cercato di individuare altre soluzioni insieme al Consiglio superiore, ma per ora la decisione spetta alle autorità belghe.

Per quanto riguarda la categoria 3 e un’eventuale “ghettizzazione” dei funzionari europei nelle scuole della categoria 3 – sto utilizzando un tipo di linguaggio particolare che mi è molto familiare –, si tratta di studenti che non sono figli di personale impiegato presso le Istituzioni europee. I figli del personale di altre istituzioni internazionali si trovano nella cosiddetta categoria 2. Nella categoria 3 figurano posti liberi che vengono assegnati a figli di altri genitori a seconda della disponibilità. Come dicevo, è sempre più difficile fornire ai genitori che lavorano presso le nostre Istituzioni i luoghi idonei all’interno delle nostre scuole e strutture di assistenza all’infanzia. Ovviamente, nell’ambito di questo quadro di norme e condizioni dobbiamo accordare la preferenza al nostro personale, ai figli di coloro che lavorano presso le Istituzioni europee. Tuttavia, sono pienamente d’accordo sul fatto che esiste un problema e dobbiamo pensare al modo di sviluppare il sistema scolastico europeo. Ci sono già alcune idee sul modo di rendere questo sistema più flessibile e di sviluppare altri tipi di scuole, tra cui il più promettente è la scuola di tipo 3, che è effettivamente un tipo di scuola europea. In alcune circostanze, queste scuole possono fornire il diploma di baccalaureato europeo. Questa è la parte più promettente del progetto e non possiamo rinunciarvi. Il sistema si trova in un’impasse molto grave, ma questa proposta è stata adottata dagli Stati membri in una riunione del Consiglio alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei ministri dell’Istruzione, cui ho preso parte anch’io.

L’idea di base, quindi, non manca, e potremmo avere molte più Scuole europee in grado di fornire il baccalaureato europeo quale tipo particolare di diploma di istruzione; si tratterebbe di un sistema molto più aperto.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, prendendo spunto da una domanda formulata oggi da un collega, vorrei sapere se gli alunni con difficoltà di apprendimento di vario genere possono iscriversi a scuola, tenendo conto dei loro problemi, e se possono iscriversi studenti che già frequentano scuole di lingue meno diffuse, come il greco. Perché non si tiene conto delle difficoltà di apprendimento, come nella legislazione dei loro paesi di origine?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Sostanzialmente, sì: esiste un sistema destinato agli alunni con difficoltà di apprendimento, ma non ho informazioni precise. Abbiamo affrontato alcuni casi specifici in cui è risultato molto difficile adattare il sistema alle esigenze dei bambini affetti da determinati problemi, ma questo sistema esiste e il Consiglio superiore, il Segretariato generale e l’amministrazione delle Scuole europee cercano di adattare le scuole alle esigenze dei bambini che hanno problemi specifici.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 48 dell’onorevole Proinsias De Rossa (H-0247/07):

Oggetto: Ristrutturazione di Eurydice

E’ consapevole la Commissione delle implicazioni per la politica europea riguardanti la perdita delle competenze e dell’esperienza maturate nella ricerca in relazione alle politiche ed ai programmi d’istruzione europei che faranno seguito alla decisione di sostituire il personale qualificato dell’Unità Eurydice con personale reclutato attraverso un concorso generale – che non è né inteso né designato a valorizzare l’esperienza maturata dall’attuale personale dell’Unità europea di Eurydice – o con il personale direttamente caratterizzato da un’esperienza e da capacità analoghe relative a questo settore? Se del caso, inoltre, quali iniziative la Commissione propone di realizzare per evitare di perdere senza contropartita una risorsa così preziosa, che ne conseguirebbe inevitabilmente?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, lo scorso febbraio la Commissione ha modificato la decisione che istituisce l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura. Tale modifica ha esteso il mandato dell’Agenzia fino al 2015, affidandole il compito di gestire la rete d’informazioni sull’istruzione in Europa – Eurydice – dal 2008. Questa decisione è stata adottata dopo aver ricevuto il parere positivo del Parlamento europeo e del Comitato delle agenzie esecutive del Consiglio.

Attualmente questo programma è gestito da un organismo privato sulla base di un contratto con la Commissione che scadrà alla fine di quest’anno. La Commissione non ha alcuna particolare difficoltà ad assumere il personale attuale, ma la politica del personale nelle agenzie esecutive deve soprattutto garantire che le procedure di selezione degli agenti contrattuali siano trasparenti e accordino parità di trattamento a tutti i candidati interessati. A tal fine, l’Agenzia ha segnalato al personale che si dedica alle attività di Eurydice che l’Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) ha recentemente avviato il processo di selezione degli agenti contrattuali. Se quelle persone prenderanno parte a questo processo di selezione e lo supereranno, l’Agenzia potrà offrire loro un contratto di agente contrattuale.

Il processo di selezione dell’EPSO, inoltre, contempla diversi profili. Una volta superato il processo di selezione dell’EPSO, ai fini dell’assunzione si terrà conto dell’esperienza specifica del personale attualmente dedito alle attività di Eurydice. L’Agenzia si è anche già impegnata ad attendere i risultati della selezione dell’EPSO prima di assumere gli agenti contrattuali di cui avrà bisogno per le attività di Eurydice.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, il Commissario comprenderà le preoccupazioni del personale attualmente impiegato presso l’unità di Eurydice, che teme di perdere il posto di lavoro a seguito della procedura di assunzione prevista. In realtà quella di EPSO doveva essere una procedura di assunzione di carattere più generale, anziché essere riservata a una specifica agenzia, e in questo caso disponiamo di personale molto esperto, dotato di grande competenza, che l’unità potrebbe perdere a seguito della procedura prevista, poiché, ovviamente, chi otterrà un posto all’interno dell’unità a seguito della procedura EPSO si troverà a competere con chi si trova già in situ ed è dotato di esperienza e competenza.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) I deputati hanno affermato che queste persone rischiano di perdere il posto di lavoro a causa di un processo di selezione. Questo non è vero. Il contratto tra l’Istituzione europea e l’organismo privato terminerà e le funzioni verranno rilevate da un’agenzia europea; si tratta quindi di un processo diverso ed è davvero impossibile trasferire personale da un organismo privato alle Istituzioni comunitarie senza seguire procedure normali. Dovete capire che all’interno delle Istituzioni europee lavorano persone a tempo pieno o a tempo parziale – fino a 40 000 persone – e che le regole per assumerle sono molto severe e vengono seguite e osservate molto attentamente dai sindacati; pertanto, la Commissione è tenuta a rispettare queste norme con estrema chiarezza. Tali norme prevedono che sia riservato a tutti lo stesso trattamento e, per l’assunzione di personale esterno, la procedura deve attenersi a norme e regolamenti sul personale molto chiari, perciò la base è questa.

Abbiamo incontrato questi problemi quando, nell’ambito delle riforme amministrative, abbiamo trasferito persone da diverse tipologie di contratto al modello dell’agente contrattuale, che è stato adottato nel quadro della riforma amministrativa. Questa soluzione si è rivelata piuttosto efficace e quindi ritengo che tali persone abbiano ogni possibilità di continuare il loro lavoro, superando però le necessarie procedure, secondo quanto previsto dalla procedura di selezione dell’EPSO.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 49 dell’onorevole Leopold Józef Rutowicz (H-0251/07):

Oggetto: Gestione dei fondi dell’UE

Per l’amministrazione degli edifici del Parlamento a Strasburgo, IPE-0, IPE-1 e IPE-2 (denominati anche edifici WIC e SDM), vengono allocati fondi che potrebbero essere gestiti in modo più proficuo per la società, stanziandoli ad esempio per la ricerca scientifica. L’esistenza di pagamenti in eccesso, che secondo le stime dell’Amministrazione del Parlamento ammontano ad almeno 32 milioni di euro in un periodo di locazione di 25 anni, ha dato origine a forti controversie.( A6-0280/2006, Relazione Ferber)

Quali sono i piani di gestione dei fondi dell’UE per ottenere una limitazione delle spese di locazione degli edifici, un miglior utilizzo degli stessi e contemporaneamente una diminuzione delle spese amministrative?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) L’interrogazione riguardava il finanziamento della politica immobiliare. Ovviamente la Commissione è responsabile solo per i propri edifici e non è in grado di pronunciarsi sui programmi delle altre Istituzioni. Per quanto riguarda la Commissione, facciamo tutto il possibile per garantire una gestione accorta dei finanziamenti destinati alla sistemazione del nostro personale, in modo da ridurre al minimo gli oneri amministrativi in quest’area.

La Commissione segue da vicino l’andamento del mercato immobiliare a Bruxelles e Lussemburgo e si è dimostrata un’abile negoziatrice delle condizioni finanziarie per i suoi edifici. La Commissione analizza l’efficacia in termini di costi delle varie opzioni: acquisto o locazione. La Commissione ha attuato una politica di decentralizzazione situando alcuni dei suoi uffici e delle sue Direzioni generali all’esterno dei quartieri europei di Bruxelles e Lussemburgo. In questo modo, non solo i prezzi degli edifici decentralizzati diminuiscono rispetto a quelli degli edifici equivalenti all’interno del quartiere europeo, ma si riduce anche la pressione sui prezzi degli immobili nel quartiere europeo. Inoltre, e questo è molto importante, la Commissione presta particolare attenzione all’efficienza degli immobili garantendo la flessibilità degli arredi e utilizzando la massima superficie disponibile. Lo spreco dello spazio viene ridotto al minimo. Il Sistema comunitario di ecogestione e audit è stato lanciato nel 2002 per migliorare le prestazioni energetiche, il consumo delle risorse e i controlli delle emissioni negli edifici.

La Commissione sta sviluppando una nuova metodologia del costo del ciclo di vita per valutare la qualità tecnica degli edifici, compresa l’efficienza energetica, la cui applicazione è prevista per settembre 2008. Tutti gli edifici meno efficienti vengono progressivamente sostituiti da edifici caratterizzati da una migliore progettazione e da un costo minore.

La ringrazio molto per avere illustrato la politica immobiliare del Parlamento, ma, come ho detto, io rappresento la Commissione e, pertanto, non commento i programmi immobiliari delle altre Istituzioni.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (UEN). – (PL) Signor Presidente, per noi l’importante è che questi risparmi vengano effettuati non solo all’interno della Commissione ma ovunque, poiché vi è un’enorme carenza di finanziamenti a favore di diversi programmi scientifici o di ricerca che in futuro produrranno buoni risultati.

Nel frattempo il denaro sprecato in diversi edifici inutilizzati è una perdita per tutti noi: per la Commissione, per il Consiglio e per il Parlamento. Il Commissario ritiene che dovremmo semplicemente analizzare la situazione generale delle proprietà dell’Unione europea e attuare qualche piano d’azione strategico per utilizzare più efficacemente tali edifici e trarne, alla fine, qualche beneficio?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Devo solo dire che tra i servizi della Commissione e i servizi del Parlamento competenti in materia immobiliare esiste anche un buon livello di scambio di informazioni e di collaborazione. Cerchiamo, almeno da parte della Commissione, di affrontare con il Parlamento questioni quali la locazione di tutti i nostri servizi a Bruxelles. Ovviamente il punto di partenza deve essere l’efficienza nonché l’utilizzo più razionale possibile delle risorse di bilancio.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, abbiamo adottato una direttiva sulla certificazione energetica degli edifici. Sa se all’ingresso di qualche edificio appartenente all’Unione europea è già stata apposta un’indicazione che segnali il suo livello di efficienza energetica?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Probabilmente non ho colto tutte le sfumature della sua domanda, ma devo dire che, per quanto riguarda la Commissione, sei dei nostri edifici hanno ottenuto buoni voti da diverse agenzie di certificazione in termini di requisiti ambientali ed efficienza energetica. Ovviamente, a Bruxelles disponiamo di oltre 60 edifici, alcuni dei quali sono molto vecchi e andrebbero sostituiti, ma sei sono stati lodati per la loro efficienza energetica. Inoltre confrontiamo i dati sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica negli edifici, dai quali emerge che gli edifici nuovi sono in ottime condizioni.

 
  
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  Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 50 decade.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 51 dell’onorevole Claude Moraes (H-0180/07):

Oggetto: Fondo europeo di sviluppo regionale

Può la Commissione chiarire in che modo i programmi operativi concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale terranno conto delle esigenze dei gruppi più svantaggiati? Intende la Commissione garantire che, nella valutazione di tali programmi operativi, sia data priorità ai problemi specifici che devono affrontare le comunità più povere?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, riguardo a questa prima interrogazione posso dire che i nostri orientamenti strategici comunitari per la politica di coesione per il periodo 2007-2013 di fatto comprendono un articolo che assicura la parità tra uomini e donne e la prevenzione della discriminazione in generale. La disposizione afferma chiaramente che gli Stati membri dovrebbero adottare i provvedimenti adeguati per prevenire ogni discriminazione in tutte le fasi di gestione o di preparazione dei Fondi strutturali europei.

Nell’ambito dei negoziati e del controllo del programma e dei progetti, la Commissione presta particolare attenzione a garantire il pieno rispetto di questo principio trasversale di non discriminazione. Le modalità di applicazione stabilite dalla Commissione prevedono inoltre l’obbligo per gli Stati membri e le regioni di riferire in merito all’esecuzione dei programmi operativi, anche per quanto riguarda il rispetto e la promozione dei principi di pari opportunità, nell’ambito delle riforme di esecuzione annuale e finale.

Riguardo alla parte dell’interrogazione riferita alle aree, alle regioni e ai paesi più svantaggiati, la politica di coesione segue un approccio estremamente positivo nei confronti del problema della povertà, che senza dubbio è maggiore nelle regioni e nei paesi più svantaggiati. Tramite il metodo usato per stabilire le dotazioni, questa politica destina alle regioni e ai paesi svantaggiati risorse finanziarie relativamente più cospicue. Anche durante la programmazione e l’esecuzione dei programmi, diamo risalto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro, sostenendo gli investimenti.

Nell’ambito del Fondo sociale europeo, in particolare, promuoviamo azioni molto specifiche, mirate a rafforzare l’inclusione sociale delle persone svantaggiate, nell’ottica di favorirne l’integrazione e l’occupazione sostenibili. Per il periodo 2007-2013, abbiamo anche provveduto alla classificazione degli investimenti, che usiamo per verificare la programmazione. Verificheremo poi anche l’esecuzione. Questa classificazione delle spese prevede inoltre alcune categorie legate alla discriminazione. Per esempio, nei programmi operativi esistono misure ben visibili già in questa fase, intese a migliorare l’accesso all’occupazione e ad accrescere la partecipazione sostenibile e il progresso delle donne, in termini di 2,7 miliardi di euro da investire in tutta Europa. Per quanto riguarda le azioni specifiche volte ad accrescere la partecipazione all’occupazione degli immigrati, la cifra è di 1,9 miliardi di euro.

Vi è anche una categoria per migliorare l’inclusione sociale dei gruppi più svantaggiati, in particolare il rientro nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Già oggi sappiamo che, in tutti gli Stati membri, nei prossimi anni saranno investiti quasi 8 miliardi di euro in questa categoria, al fine di rispondere alle preoccupazioni da lei espresse nella sua interrogazione.

 
  
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  Claude Moraes (PSE).(EN) Sono molto soddisfatto della risposta del Commissario sulla questione delle zone svantaggiate. Vorrei rivolgerle un quesito specifico sui pagamenti a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale nella mia circoscrizione elettorale, cioè Londra, e in alcune delle sue aree più svantaggiate. Ho scritto di recente al Commissario al riguardo e mi chiedo se può gentilmente spiegare come potrebbero essere revocate le decisioni di sospendere i pagamenti a favore di progetti a Londra e fornire rassicurazioni sul fatto che, se i revisori della Commissione saranno soddisfatti, ciò potrà avvenire rapidamente. Non voglio metterla in imbarazzo, se non ricorda la lettera, ma le ho scritto di recente e gradirei una risposta adesso o nel prossimo futuro.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei dire brevemente che, per quanto riguarda Londra, ci auguriamo di raggiungere presto una soluzione con le autorità competenti. Spero che la sospensione sia revocata al più presto, una volta introdotte tutte le modifiche richieste alle autorità. Prendo atto delle sue preoccupazioni in merito alle zone svantaggiate di Londra. Due anni fa, ho visitato uno dei programmi speciali dedicati ai gruppi svantaggiati e agli immigrati a Londra. Mi auguro che riusciremo a rispondere presto alle sue preoccupazioni.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Commissario, uno dei principali problemi per i gruppi più svantaggiati è la mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati. A suo parere, quale potrebbe essere l’impatto probabile degli sviluppi nel campo della politica idrica e della strategia per il trattamento delle acque reflue sulle zone svantaggiate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Non sono in grado di dirle oggi esattamente quanto sarà destinato al trattamento delle acque nelle zone svantaggiate, ma di sicuro una delle priorità del primo obiettivo della politica europea – l’accessibilità delle regioni – affronta anche le questioni ambientali. Tra le questioni ambientali, figurano anche l’accesso all’acqua e i problemi idrici in tutta la loro diversità. Se le interessa, sono certa di poter fornire, tra un paio di settimane, informazioni più precise sulla quota dei fondi destinata a questo tipo di investimenti, ma la questione è in cima al nostro elenco di priorità. In questa fase, non posso dire altro.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 52 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0182/07):

Oggetto: Politica regionale per le regioni insulari

Il fatto di aver dichiarato il 2007 “Anno europeo delle pari opportunità per tutti” influisce sulla politica regionale dell’UE. Le regioni insulari, montane, semimontane e scarsamente popolate come quelle della Grecia insulare, per avere pari opportunità, hanno bisogno, nel quadro della politica regionale, di criteri più elastici per quanto riguarda i requisiti di ammissibilità e di una gestione speciale di talune singole realtà afflitte da problemi particolari quali, ad esempio, la difficoltà d’accesso, le condizioni climatiche e la vocazione economica.

Come valuta la Commissione il modo in cui finora l’Unione europea ha affrontato i problemi di queste regioni? Come interpreta il fatto che di continuo queste regioni si trovano in svantaggio rispetto ai progressi spettacolari di altre regioni continentali e densamente popolate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Da quanto capisco, la questione riguarda le pari opportunità e le regioni insulari.

Come sapete, la priorità della politica è ridurre le disparità socioeconomiche tra le regioni, e lo facciamo destinando loro le risorse finanziarie disponibili, sulla base della loro prosperità relativa. Tuttavia, esaminiamo anche i tipi di investimenti necessari. Sosteniamo investimenti a favore della crescita nel caso delle regioni più svantaggiate, come le isole, al fine di affrontare i loro problemi. Per il periodo 2007-2013 abbiamo riconosciuto la situazione specifica di alcuni territori – non solo le isole, ma anche le regioni scarsamente popolate e montane. Abbiamo proposto clausole specifiche, tra cui un tasso di cofinanziamento più elevato, ma esistono anche dotazioni finanziarie supplementari per molte zone svantaggiate.

Per richiamare l’attenzione degli Stati membri sulla dimensione territoriale della politica di coesione, abbiamo inoltre incluso nei nostri orientamenti strategici un capitolo specifico nel quale diamo risalto all’importanza di queste unità territoriali, che risentono di vari tipi di svantaggi. In questa fase dei negoziati con gli Stati membri, intendiamo anche assicurare che essi prendano nella debita considerazione le limitazioni specifiche esistenti in tali regioni e isole, soprattutto nella preparazione dei programmi operativi e nell’adozione di misure per i prossimi dieci anni.

Abbiamo svolto una valutazione preliminare dei programmi presentati alla Commissione per i negoziati, al fine di capire fino a che punto le isole beneficeranno delle risorse in futuro. Finora la Commissione ha stanziato 3,6 miliardi di euro per le isole. E’ prevista inoltre una dotazione specifica per le regioni ultraperiferiche, che sono anch’esse isole, pari a 3,8 miliardi di euro. Abbiamo inoltre deciso, insieme con i nostri colleghi responsabili dell’ORATE in Lussemburgo, di elaborare migliori indicatori per le zone svantaggiate, al fine di disporre di informazioni più aggiornate su quei territori specifici.

Anche in altri portafogli, soprattutto quello del Commissario Kroes, responsabile degli aiuti di Stato, abbiamo chiesto un trattamento speciale per le isole di piccole dimensioni, in termini di aiuti all’avviamento di imprese. A tali isole è offerto un premio del 5 per cento.

Nella seconda parte della sua interrogazione, lei afferma che queste regioni continuano a trovarsi in svantaggio rispetto ad altri territori. Devo dire che, finora, i risultati in quei territori non sono stati omogenei e negativi. Una serie di studi dimostra chiaramente che molte di queste zone, in particolare le isole, risentono più della loro dimensione e situazione demografica che della loro posizione geografica specifica. In molte zone si è registrato un miglioramento significativo. Madeira, le isole Canarie e anche alcune zone della Grecia, come Notio Aigaio, hanno compiuto chiari progressi.

Mi sono dilungata nella risposta perché molti ci comunicano le stesse preoccupazioni sui territori svantaggiati. Si tratta di una questione molto importante per noi. Abbiamo veramente a cuore la situazione di quelle regioni e otteniamo anche alcuni risultati. Ciò detto, so che la strada da percorrere è ancora lunga, e abbiamo bisogno della vostra cooperazione in questo ambito.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, ringrazio la signora Commissario per la sua risposta. Vorrei tuttavia insistere sul fatto che, per ottenere uno sviluppo omogeneo in Europa, si dovrebbe prestare particolare attenzione alla pianificazione di programmi che permettano alle regioni svantaggiate di compiere passi verso lo sviluppo. Oltre a Madeira, che lei ha menzionato, vi sono altre isole che non hanno alcun tipo di accessibilità marittima a una regione centrale. Inoltre, nel vostro programma, esistono disposizioni specifiche e incentivi migliori perché queste regioni siano selezionate?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Negoziamo ora con la Grecia i programmi nazionali e operativi. Constatiamo che le autorità del paese propongono ora anche una priorità specifica, cioè l’accessibilità, soprattutto per le isole. Mi auguro quindi che, nell’ambito del programma operativo relativo al territorio insulare greco, sia data priorità anche alla necessità di migliorare l’accessibilità delle isole. Ovviamente conosciamo i problemi di accessibilità delle isole. Siamo sensibili alla questione e quando questa proposta sarà presentata, risponderemo in modo positivo, per lavorare con voi anche in questo ambito.

Non so se ha altre richieste di informazioni specifiche, relative a un territorio particolare. In tal caso, saremo lieti di ricevere in un secondo tempo informazioni sulle preoccupazioni specifiche cui lei si riferisce.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, non si possono usare le mete turistiche internazionali come paragone attendibile. Parliamo di complessi insulari in Europa, di isole greche distanti dal territorio continentale, tagliate fuori dalla spina dorsale centrale dell’Europa. Signora Commissario, consideri il costo da sostenere per trasportare un prodotto da una piccola isola dell’Egeo a un mercato europeo centrale. Le politiche regionali e di coesione per le zone insulari non sono sufficienti; è necessario un programma territoriale distinto per le isole europee: questa è la mia proposta.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Se lei presenta tale proposta, la prendo come un messaggio, ma mi permetta di dire anche che, per quanto ricordo, una parte sostanziale delle isole greche rientra ancora nell’obiettivo di convergenza. In termini di ammissibilità ai finanziamenti, tutto è possibile, quindi non dovrebbero esistere problemi al riguardo.

Permettetemi di dire inoltre che, per le isole, come ho detto all’inizio, abbiamo anche deciso di applicare tassi di cofinanziamento più elevati. Esistono quindi alcuni strumenti o misure supplementari che possono anch’essi aiutare le isole, ma sono disposta a svolgere qualsiasi discussione sulle isole. Possiamo proseguire il dibattito in futuro.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 53 dell’onorevole Glenis Willmott (H-0185/07):

Oggetto: Promozione dei finanziamenti UE nelle regioni

Nel Regno Unito, come certamente anche in altri paesi europei, vi è scarsa consapevolezza e riconoscimento dei modi in cui i finanziamenti comunitari sono utilizzati per risanare le regioni meno prospere. I progetti finanziati dall’UE nelle varie regioni sono tra i vantaggi più visibili dell’appartenenza all’UE e i cittadini europei dovrebbero pertanto essere maggiormente informati sui modi in cui l’Unione europea contribuisce a migliorare la loro vita quotidiana.

Quali misure adotta la Commissione per garantire che i beneficiari dei Fondi strutturali promuovano e pubblicizzino la fonte dei loro finanziamenti? Al fine di avvicinare l’UE ai cittadini, intende la Commissione costituire una banca dati centrale contenente le informazioni sui finanziamenti UE classificate per regione, così da consentire ai cittadini di vedere in che modo il denaro è investito nella loro regione?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) E’ una questione che considero molto importante per il futuro. Abbiamo introdotto alcune modifiche anche nei nostri regolamenti, nella nostra strategia, per ottenere una migliore visibilità. Questa politica si basa sul principio di gestione comune e, nell’ambito di questa responsabilità condivisa con gli Stati membri, di fatto spetta agli Stati membri assicurare un’informazione e una pubblicità adeguate sugli interventi dei Fondi strutturali.

Nel regolamento per il periodo 2007-2013 abbiamo anche inserito un requisito che in un certo senso consolida e rafforza i requisiti oggi previsti dal nostro regolamento. Si indica chiaramente che per ogni programma operativo vi deve essere un funzionario operativo; per ogni programma operativo vi deve essere un piano di comunicazione. Nel regolamento abbiamo incluso anche i requisiti minimi per questo piano operativo di comunicazione. L’obbligo di informazione riguarda anche i beneficiari finali, che devono informare il pubblico installando un cartello durante l’esecuzione di grandi progetti, che prevedano anche investimenti fisici e l’acquisto di materiali. E’ inoltre previsto il requisito di esporre una targa esplicativa permanente, che informi il pubblico del contributo europeo al progetto. Ciò vale anche per i progetti di formazione, nell’ambito dei quali il beneficiario deve informare i partecipanti del finanziamento comunitario.

Abbiamo inoltre introdotto un elemento del tutto nuovo, tramite un regolamento della Commissione. E’ altresì prevista una pubblicazione contenente l’elenco dei beneficiari, assieme all’importo dei finanziamenti pubblici che ricevono. Vi saranno quindi banche dati nazionali che dovranno essere accessibili al pubblico. La Commissione creerà poi anche un sito Internet, che permetterà di collegarsi direttamente a tali banche dati. Tutto questo dovrebbe essere pronto all’inizio del prossimo anno.

Saranno inoltre disponibili banche dati create dalla DG REGIO e dalla DG EMPL, contenenti le informazioni a livello di programma, e non a livello di progetto, che è di competenza degli Stati membri. Le informazioni saranno classificate per paese e per regione e conterranno anche la descrizione dei programmi operativi. Di sicuro sarà quindi possibile accedere alle informazioni: questo è assolutamente chiaro.

Abbiamo avviato lo scambio di esperienze tra tutti i funzionari di comunicazione che sono stati coinvolti nei programmi in novembre e dicembre dello scorso anno; ora continueremo questo scambio e saremo a regime alla fine dell’anno. A fine anno potremo quindi tenere la prima grande riunione con i funzionari di comunicazione di tutti i programmi operativi, al fine di condividere buone prassi e scambiare informazioni sulle attività di comunicazione che saranno state sviluppate. Mi auguro che, tramite questi sforzi e i nuovi regolamenti, riusciremo a rendere questa politica ancora più visibile per i cittadini. Ci auguriamo altresì che questa maggiore trasparenza abbia un effetto positivo anche sulla qualità della politica e sulla gestione della politica.

 
  
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  Glenis Willmott (PSE).(EN) Affinché l’Unione crei legami più stretti con i suoi cittadini, non è sufficiente che essi siano a conoscenza dei finanziamenti europei versati alle loro regioni. E’ necessaria anche una maggiore partecipazione dei cittadini dell’Unione ai processi di finanziamento europei e al modo in cui i fondi dell’Unione sono spesi per soddisfare gli obiettivi di politica pubblica. La trasparenza e l’obbligo di rendere conto sono requisiti essenziali per garantire la partecipazione dei cittadini dell’Unione al processo politico europeo. Quali misure sono previste per garantire che non solo gli Stati membri ma anche la Commissione operi nella massima trasparenza possibile quando si tratta di distribuire i finanziamenti dell’Unione tramite i Fondi strutturali? I cittadini dovrebbero poter elaborare le informazioni su chi riceve finanziamenti comunitari, quanto riceve e a che scopo. Queste informazioni sono disponibili?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) E’ precisamente ciò che cercavo di dire. Abbiamo ora queste nuove iniziative in materia di trasparenza e vi saranno quindi siti Internet nazionali in cui gli Stati membri e le regioni sono tenuti a presentare e pubblicare informazioni sui beneficiari finali e sui finanziamenti loro destinati. La Commissione – tutte le DG responsabili dei Fondi strutturali – dovrà fornire un collegamento diretto dal nostro sito Internet ai siti nazionali contenenti le informazioni. Autonomamente, forniremo anche informazioni sui programmi operativi, che saranno anch’esse disponibili sul sito. Si intensificheranno le attività sul campo, tramite questi funzionari addetti all’informazione nelle regioni degli Stati membri.

Mi auguro che in tal modo le informazioni raggiungeranno un maggior numero di cittadini, ma anche che si rafforzeranno la trasparenza e la qualità del programma e dei progetti.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Lambert van Nistelrooij (H-0195/07):

Oggetto: Statuto delle isole delle Antille olandesi e Fondi strutturali

L’articolo 299 del trattato CE elenca le regioni ultraperiferiche europee. Le isole di Sint Maarten e Curaçao, che attualmente fanno parte delle Antille olandesi, hanno annunciato nel 2005 che alla data del 1° luglio 2007 conseguiranno uno statuto separato nell’ambito del Regno dei Paesi Bassi, come Aruba. Le altre tre isole (Saba, Sint Eustatius e Bonaire) acquisiranno una posizione analoga a quella di un comune olandese e avranno il diritto di voto alle elezioni europee.

Risulta ora che le autorità interessate stanno studiando la possibilità di uno status di regione ultraperiferica per alcune di queste isole, grazie al quale queste ultime farebbero parte a pieno titolo dell’Unione europea.

Sa la Commissione quali sono le isole delle Antille che soddisfano le condizioni per essere considerate regioni ultraperiferiche? Quali sarebbero secondo la Commissione le implicazioni per l’attribuzione di risorse a titolo dei Fondi strutturali dell’Unione europea?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) I miei servizi e io cooperiamo con il governo dei Paesi Bassi da diversi mesi sulla questione, in particolare con il ministro degli Esteri. Per quanto ne so, esiste una procedura, di cui sono certa l’onorevole van Nistelrooij sia al corrente, ma, da quanto ci risulta oggi, è ancora in corso una discussione all’interno del governo olandese e al Consiglio non è ancora pervenuta alcuna proposta intesa a modificare il Trattato, perché questo processo richiede una modifica del Trattato e solo in tale fase sarà chiesto alla Commissione di esprimere il suo parere.

Tuttavia, nel frattempo, prima che il Consiglio ce lo chieda, o prima che l’intero processo sia avviato, stiamo lavorando con il ministero degli Esteri dei Paesi Bassi fornendogli informazioni, prospettandogli i vantaggi e gli svantaggi da prendere in considerazione, nonché le conseguenze per quei territori se diventassero nuove regioni ultraperiferiche, e mi auguro che le informazioni finora fornite dalla Commissione possano aiutare il governo olandese a prendere una decisione.

Nondimeno, l’intero processo può avere luogo soltanto se il Consiglio riceve la richiesta in tal senso da parte del governo olandese e, come ho detto, soltanto allora la Commissione potrà svolgere una valutazione ufficiale delle conseguenze.

Ciò che posso dire oggi è che le tre isole in questione hanno una popolazione molto limitata: solo 30 000 persone. In termini di aggiunta alle sfide cui i Fondi devono rispondere, non è quindi granché. Tuttavia, sappiamo tutti che il quadro finanziario è stato deciso fino al 2013, quindi eventuali fondi supplementari dovranno essere negoziati e decisi dal Consiglio, in particolare. E’ molto probabile che ciò farà parte del processo generale di modifica del bilancio, ma siamo ancora lontani da questa fase, per il momento.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, Commissario Hübner, è chiaro che si tratta di una richiesta avanzata dalle stesse Antille olandesi, una richiesta che potrebbe portare a una modifica costituzionale e offrire opportunità a queste isole in termini di occupazione, formazione, eccetera.

La mia domanda è se lei è disposta a svolgere questo studio di follow-up insieme con il governo olandese. Per la valutazione, sono disponibili dati su regioni quali la Guadalupa e la Martinica. Sarebbe disposta a collaborare, per garantire che la decisione che sarà adottata a tempo debito sia la più favorevole?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Come ho detto, i governi ci hanno contattato e abbiamo quindi fornito tutte le informazioni necessarie. Possiamo fare la stessa cosa per le isole, se ci sarà richiesto da chiunque abbia bisogno di queste informazioni. Possiamo senz’altro farlo, ma se lo statuto delle isole dovesse cambiare e se fosse introdotta la modifica del Trattato, il diritto dell’Unione sarebbe applicabile e sarebbe applicato in tali territori, compresi tutti i regolamenti legati alla politica regionale europea. Nel frattempo, come ho detto, possiamo fornire tutte le informazioni necessarie.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni non esaminate per mancanza di tempo riceveranno risposta per iscritto (cfr. Allegato).

Con questo si concludono le interrogazioni rivolte alla Commissione.

 
  

(1) GU L 286 del 17.10.2006, pag. 6.
(2) GU L 89 del 5.4.2003, pag. 9.
(3) GU L 337 del 13.12.2002, pag. 3.
(4) GU L 316 del 31.10.1992, pag. 29.


13. Questione pregiudiziale (omofobia in Europa): vedasi processo verbale
  

(La seduta, sospesa alle 19.35, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO
Vicepresidente

 

14. Accordo multilaterale sulla creazione di uno spazio aereo comune europeo – Accordo multilaterale sulla creazione di uno spazio aereo comune europeo (ECAA) (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta,

– la dichiarazione della Commissione sull’Accordo multilaterale sulla creazione di uno spazio aereo comune europeo, e

– la relazione presentata dall’on. Eva Lichtenberger, a nome della commissione per i trasporti e il turismo, sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell’accordo multilaterale tra la Repubblica di Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica di Bulgaria, la Repubblica di Croazia, la Comunità europea, la Repubblica d’Islanda, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Regno di Norvegia, la Serbia e Montenegro, la Romania e la Missione delle Nazioni Unite per l’amministrazione ad interim nel Kosovo sull’istituzione di uno spazio aereo comune europeo (ECAA) [COM(2006)0113 – C6-0218/2006 – 2006/0036(CNS)] (A6-0060/2007).

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero prima di tutto congratularmi con l’onorevole Lichtenberger per la sua costruttiva relazione. La posta in gioco nel caso dell’accordo sullo Spazio aereo comune europeo è certamente molto rilevante.

L’accordo è stato siglato lo scorso giugno da 37 parti contraenti – il numero senza dubbio più alto nella storia degli accordi in campo aeronautico – e ci permette di creare un’unica rete globale che avvicinerà le persone, i paesi e le culture. In tale ottica, il trasporto aereo svolge un ruolo essenziale ai fini dell’integrazione e del successivo sviluppo dell’Europa nel suo complesso. L’accordo sullo Spazio aereo comune europeo significa dunque molto di più che una semplice apertura del mercato: è uno strumento che ci consente di creare uno spazio unico e di portare tutti i paesi dei Balcani e dell’Europa sudorientale nell’alveo della famiglia europea.

L’accordo favorirà lo sviluppo dei collegamenti aerei non solo in termini quantitativi bensì anche qualitativi, collegamenti che, a loro volta, favoriranno gli scambi tra i popoli, sia in forma di relazioni commerciali sia di viaggi privati, ad esempio a fini turistici – e il turismo è in effetti un settore in forte crescita nella maggior parte dei paesi interessati dall’accordo. Il trasporto aereo può pertanto fungere da motore trainante dello sviluppo di altri settori economici e contribuire alla crescita dell’intera regione balcanica. Al pari dell’accordo sull’energia nell’Europa sudorientale, quello sullo Spazio aereo comune europeo rappresenta un passo fondamentale verso un’ancor più stretta unione dei cittadini europei, che è tuttora l’obiettivo fondante dell’Unione europea. Esso costituisce una tappa decisiva nella realizzazione, entro il 2010, di uno spazio aereo comune che comprenda l’Unione e i suoi vicini, insieme con il recente accordo con il Marocco e i negoziati da poco avviati con l’Ucraina.

Lo scopo dell’accordo è chiaro e lungimirante, ma è bene sottolineare che anche il metodo che si è deciso di seguire presenta importanti vantaggi. Esso si basa su due pilastri: il primo è la convergenza delle normative, ovvero l’armonizzazione delle regole e degli standard europei per il trasporto aereo sotto profili importanti quali la sicurezza, la difesa, la concorrenza, la politica sociale, la tutela dei diritti dei consumatori e dell’ambiente. L’armonizzazione delle legislazioni a livello nazionale e comunitario testimonia la volontà dei paesi balcanici di condividere i valori e i principi dell’Unione europea, e il livello di convergenza normativa non ha precedenti: tutti i firmatari dell’accordo si sono impegnati a uniformare la rispettiva legislazione nazionale a quella comunitaria.

Il secondo pilastro è costituito dall’offerta di nuove opportunità grazie all’apertura dei mercati. Siamo ora impegnati a creare un mercato aereo comune in 35 paesi, a beneficio di oltre 500 milioni di cittadini – un mercato che è, peraltro, in continua crescita. Dal 2001 il traffico aereo tra l’Unione europea e l’Europa sudorientale è aumentato di quasi il 120 per cento, e questa tendenza sta accelerando grazie all’integrazione totale di una regione nella quale, stando alle previsioni, il traffico aereo crescerà del 6 per cento all’anno fino al 2011. Dal 2005 il numero di posti sui voli tra l’Unione europea e i Balcani è passato da 12 a 14 milioni. Sono certo che siamo tutti consapevoli degli effetti positivi dell’accordo.

Affinché quest’impresa possa dare buoni risultati, la Commissione necessita del sostegno anche di un terzo pilastro, quello dell’assistenza tecnica. E’ nostra intenzione seguire con attenzione l’applicazione della nuova legislazione e, allo stesso tempo, mettere a disposizione delle parti interessate tutto l’aiuto di cui hanno bisogno. Onorevoli deputati, sarà mia cura tenervi al corrente dei progressi raggiunti e dell’andamento della situazione.

Ringrazio ancora una volta la relatrice, onorevole Lichtenberger, e voi per il sostegno che avete voluto dare alla campagna europea mirata alla creazione di uno Spazio aereo comune europeo. Anche questa volta, l’alleanza tra il Parlamento e la Commissione ha permesso di raggiungere risultati importanti che, signor Presidente, sono nell’interesse generale dell’Europa.

 
  
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  Eva Lichtenberger (Verts/ALE), relatore. – (DE) Signor Presidente, sono molto grata al Commissario per quanto ha detto nel suo intervento iniziale. Ringrazio inoltre i colleghi perché, grazie a un impegno comune, siamo riusciti a preparare una relazione che, nelle sue parti principali, è molto coesa. Mi permetto di aggiungere che questo sforzo coordinato non va sottovalutato.

Di noi austriaci si dice sempre che abbiamo affinità con i popoli balcanici; sono quindi lieta che abbiamo da poco concluso con gli Stati balcanici un accordo che regolamenta il nostro sviluppo comune in un particolare settore di attività secondo un approccio graduale capace di rispondere quanto più efficacemente possibile alle diverse realtà di quei paesi.

I paesi balcanici, che nel recente passato hanno vissuto momenti di estrema difficoltà a causa di guerre, dispute e conflitti nazionalistici, sono molto diversi tra loro per quanto riguarda la flotta aerea, le infrastrutture, i poteri di controllo e le strutture governative. Proprio per tale motivo, è necessario adottare un approccio di tipo differenziato – cosa che peraltro siamo indubbiamente riusciti a fare nel contesto di questo accordo.

Vorrei ora evidenziare alcuni punti che saranno d’importanza decisiva per il nostro sforzo congiunto. Vigileremo su questo processo di convergenza e forniremo aiuto e sostegno per l’introduzione di misure di safety e security – uso i termini inglesi perché mi permettono di esprimere entrambi i significati della parola “sicurezza”. Naturalmente, è tutta una questione di prassi quotidiana, di dettagli pratici delle procedure di lavoro quotidiane. E’ superfluo ricordare che per noi il rispetto delle condizioni è un’esigenza imprescindibile e che non possiamo far finta di non vedere le carenze che esistono; al contrario, nei prossimi anni dovremo lavorare insieme per migliorare la sicurezza comune e le norme di sicurezza dell’aviazione europea, e questo impegno dovrà essere accompagnato dalla creazione di meccanismi di accesso al mercato.

Mi pare che, nel pacchetto complessivo di norme, alcuni punti siano centrali e rivestano un’importanza particolare; mi riferisco ai diritti dei passeggeri, specialmente dei passeggeri disabili, i quali devono poter esercitare i loro diritti negli altri paesi allo stesso modo che in patria. Le persone costrette su una sedia a rotelle non devono vedersi negata la possibilità di viaggiare nei paesi balcanici solo perché vi mancano personale e infrastrutture adeguati. Inoltre, dobbiamo ovviamente prevenire il dumping sociale, che si manifesta con il mancato adempimento di norme comuni sull’orario di lavoro, perché si tratta di un problema di fondo che ora ha investito anche il settore dell’aviazione.

E’ chiaro che anche la tutela dell’ambiente svolge un ruolo importante. In riferimento all’accordo molto è stato detto sugli alti tassi di crescita che il traffico aereo tra l’Unione europea e i paesi balcanici registrerà in futuro. A tale aumento dovrà associarsi un’iniziativa ambientale mirata a ridurre le emissioni e i livelli di rumore, onde garantire che volumi crescenti di traffico aereo non comportino un forte aumento del grado di inquinamento ambientale.

Vorrei ricordare un ultimo punto importante: i blocchi di spazi aerei funzionali. Sarà difficile creare un blocco comune o perseguire politiche comuni, ma sono una vecchia, inguaribile ottimista e mi auguro perciò che anche a tale riguardo riusciremo a ottenere risultati soddisfacenti. Naturalmente sappiamo, purtroppo, che queste cose non sempre funzionano a dovere, neppure nell’Unione europea; però possiamo creare le condizioni per un sistema comune della gestione del traffico aereo che consenta di ridurre le emissioni e di semplificare la vita tanto ai passeggeri quanto al personale degli aeroporti e delle compagnie aeree.

Spero che la collaborazione intergovernativa nei Balcani che sarà avviata nel quadro di questo accordo possa rappresentare un ulteriore passo in direzione di una comprensione reciproca anche in altri ambiti.

 
  
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  Georg Jarzembowski, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, consentitemi anzi tutto di ringraziare vivamente la relatrice per l’enorme mole di lavoro che ha compiuto per preparare la relazione e, in particolare, la risoluzione. Le vorrei dire anche che non è una vecchia, inguaribile ottimista bensì un’ottimista nel fiore degli anni!

Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei appoggia con convinzione la creazione di uno spazio aereo comune più ampio, che comprenda Unione europea, Islanda e Norvegia, in quanto paesi dello Spazio economico europeo, e i paesi confinanti dell’Europa sudorientale, poiché tutti questi paesi adotteranno gradualmente, grazie all’accordo multilaterale, lo stesso codice aereo con l’obiettivo ultimo di creare uno spazio giuridico uniforme in Europa che riguardi tutti gli aspetti dell’aviazione, dal controllo del traffico aereo e dalla gestione degli spazi aerei fino alla concorrenza tra le compagnie aeree. In questo modo aumenteremo anche la sicurezza dell’aviazione e rafforzeremo i diritti dei passeggeri aerei.

Sono molto grato alla relatrice per la risoluzione. Non sono solito attribuire l’etichetta di ecocompatibilità a qualsiasi attività in qualsiasi circostanza, voglio tuttavia ribadire l’esigenza di garantire un ragionevole livello di mobilità. Per tale motivo credo che tutti gli Stati membri dovrebbero darsi da fare per adottare senza indugio misure concrete volte a mettere in pratica il concetto di cielo unico europeo per mezzo di un efficace sistema di gestione dello spazio aereo. In questo modo potremo ridurre del 12 per cento le emissioni di CO2 nell’Unione europea.

Siamo inoltre favorevoli agli sforzi mirati a introdurre un valido sistema europeo di scambio di quote di emissioni nel trasporto aereo, allo scopo di ottenere ulteriori benefici per l’ambiente. Se, poi, lo scambio di quote di emissioni sia o meno un sistema intelligente sarà oggetto di una successiva discussione in un altro contesto.

Permettetemi, infine, di sottolineare che per noi è importante anche collaborare nella formazione del personale e nell’acquisizione e implementazione delle più moderne tecnologie per il controllo del traffico aereo, poiché abbiamo bisogno di un sistema sicuro ed efficiente per monitorare l’uso dello spazio aereo europeo.

 
  
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  Saïd El Khadraoui, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero ringraziare la relatrice, onorevole Lichtenberger, per il buon lavoro che ha compiuto su questo tema, come pure su altre questioni concernenti l’aviazione riguardo alle quali abbiamo avuto il piacere di collaborare e, spesso, di trovare ampi consensi con la maggior parte dei gruppi. Assai di frequente ci siamo resi conto di perseguire gli stessi obiettivi, che sono quelli non solo di una graduale estensione del mercato aereo europeo liberalizzato ma anche e, possibilmente, soprattutto di cogliere questa opportunità per, in un certo senso, esportare un po’ alla volta nei paesi confinanti, e poi anche in altri paesi del mondo, l’acquis europeo, ovvero la somma di tutte le norme europee nel settore dell’aviazione. In tal modo, le nostre norme comuni in materia di sicurezza, protezione, controllo del traffico aereo, concorrenza, aspetti sociali e ambientali potranno essere adottate anche da paesi terzi, creando così un contesto uniforme con condizioni uguali per tutti, benché di livello elevato. Tutto ciò è importante sia nell’ottica dell’apertura reciproca dei nostri mercati sia in termini di sicurezza dei passeggeri e del mantenimento della coesione sociale in questo settore.

E’ ovvio che non sarà facile per tutti i paesi interessati applicare le norme europee vigenti, perché spesso quei paesi non dispongono del necessario know-how né del necessario bagaglio tecnico. Per tale ragione è importante che l’accordo preveda che la Commissione sia pronta a fornire loro assistenza tecnica, legale e gestionale. Altrettanto importante è che in questi accordi lasciamo aperta la possibilità di adottare altre misure che si rendessero necessarie in futuro, come quelle già citate dalla relatrice per ridurre al minimo gli effetti negativi sul clima. Si è già parlato del sistema di scambio di quote di emissioni, mentre il sistema di registrazione di campioni di Terra (SESAR) è un altro modo per raggiungere lo stesso obiettivo. Naturalmente appoggiamo in toto la relazione Lichtenberger e la risoluzione, anche se preferiremmo dare maggiore rilievo a qualche punto qui e lì. A tal fine abbiamo presentato alcuni emendamenti che, mi auguro, il Parlamento vorrà accogliere e che, per quanto simbolici, sono importanti e coerenti con risoluzioni simili da noi già approvate.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, uno spazio aereo comune basato sulla libertà di accesso al mercato e di stabilimento, su condizioni uguali per tutti e su norme comuni in materia di sicurezza, protezione, controllo del traffico aereo e, naturalmente, tutela sociale e ambientale può senza dubbio creare un’interessante situazione vantaggiosa per tutti – e nessuno può negare che essa sia utile e necessaria.

Questa è, di fatto, la conclusione cui siamo giunti nel commemorare il disastro aereo di Tenerife il 27 marzo scorso. Esattamente trent’anni fa, due Boeing 747 si scontrarono causando la morte di 583 persone in quello che è il più grave incidente aereo nella storia dell’aviazione. In tale circostanza mi sono resa conto di quanti e quali progressi abbiamo compiuto da allora per quanto riguarda le norme comuni sull’aviazione europea e in particolare la sicurezza dei passeggeri del trasporto aereo, e ho avuto netta la percezione di quanti benefici ciò abbia comportato per tutti noi.

Di conseguenza, ritengo che la creazione di uno Spazio aereo comune europeo, fondato sui principi ispiratori già citati da quasi tutti gli oratori precedenti, rappresenti un ulteriore e importante progresso. A ben guardare, l’accordo di cui stiamo discutendo prevede la graduale estensione ai paesi partner dell’acquis in materia aeronautica. Insieme con la sicurezza, è evidente che anche le implicazioni economiche assumono grande rilievo.

Al pari della relatrice e di oratori precedenti reputo importante sottolineare che non tutti i paesi partner partono dalla stessa posizione. Alcuni si trovano ad affrontare – per usare un eufemismo – una sfida considerevole, e anche il settore dell’aviazione presenta livelli di sviluppo molto diversi da paese a paese.

In altri termini, il progresso verso uno spazio aereo comune non sarà uniforme, né, peraltro, vogliamo che sia così. Ritengo quindi che l’assistenza tecnica, legale e d’altro tipo che l’Unione europea fornirà ai paesi partner in questo accordo sia uno strumento fondamentale per poter realizzare effettivamente uno Spazio aereo comune europeo. Concludo associandomi ai ringraziamenti alla relatrice, onorevole Lichtenberger.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Lichtenberger per il lavoro che ha compiuto.

A nome del gruppo “Unione per l’Europa delle nazioni”, desidero esprimere il nostro sostegno a questo accordo multilaterale internazionale nel quale l’Unione europea svolge un ruolo di primo piano, nonostante alcune differenze tecniche tra i partner. Stiamo arrivando alla fine di un percorso difficile e tortuoso, che abbiamo imboccato molti anni fa e che ci porterà a un mercato dell’aviazione civile in Europa che sarà libero, sicuro e comune. La rapida diffusione del trasporto aereo sia di merci sia di passeggeri ha avuto conseguenze positive ma anche conseguenze negative. In tale contesto, sono lieto di poter dire che il mercato polacco dell’aviazione è quello che registra il tasso più elevato di crescita a livello europeo, con una media annua superiore all’11 per cento. Solo in Cina il trasporto aereo è cresciuto più velocemente. La nascita di compagnie aeree a basso costo ha chiaramente contribuito a questo sviluppo e ha favorito la creazione di alcuni centri regionali del traffico aereo molto importanti. Ora possiamo dire che i livelli del traffico aereo in Europa hanno ormai raggiunto il punto di saturazione e che fattori di disturbo quali condizioni atmosferiche avverse, incidenti o scioperi possono causare pesanti interruzioni nell’intero sistema europeo. Vorrei sottolineare che lo Spazio aereo comune europeo sarà responsabile del controllo delle autorità aeree dei singoli paesi e collaborerà con esse e con Eurocontrol. Il sistema SESAME svolgerà al riguardo un ruolo importante.

Due punti in conclusione. Primo: lo Spazio aereo comune europeo dovrebbe essere il precursore di uno spazio aereo comune mondiale; in proposito condivido le osservazioni del Commissario. Secondo: in tutti gli ambiti previsti dall’accordo non si deve mai dimenticare che al centro del nostro agire stanno i passeggeri, compresi i passeggeri disabili, come ricordato dalla relatrice. Credo che il recente sciopero dei vigili del fuoco all’aeroporto di Bruxelles costituisca un esempio assolutamente negativo.

 
  
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  Vladimír Remek, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto complimentarmi con la relatrice per il lavoro svolto e in qualità di relatore ombra vorrei ringraziarla per la sua ottima collaborazione.

A mio parere, uno dei principali effetti positivi di questo accordo sarà l’estensione di specifici standard europei a un’altra regione, quella dei Balcani, che si caratterizza per la sua complessità.

Avendo trascorso parte della mia attività professionale nel settore aeronautico, so quanto sia importante la cooperazione internazionale in questo campo e quanto sia necessario avere almeno un piccolo numero di norme specifiche in materia. Approvando la relazione, soddisferemo ulteriori requisiti per l’estensione del Cielo unico europeo al di fuori del territorio dell’Unione europea. Si tratta non soltanto di contribuire a una maggiore sicurezza, ma anche di cogliere l’occasione di migliorare la qualità dei servizi ai passeggeri. Inoltre, l’accordo offre all’Europa nuove occasioni imprenditoriali, che, secondo me, sono una conseguenza altrettanto importante dell’accordo. Credo altresì che esso sia un valido esempio di un progetto che contribuirà concretamente a diffondere le idee europee. Altri accordi concreti di questo tipo, che non si limitino a meri interventi di natura burocratica nei paesi europei e godano di ampio consenso, potranno sicuramente aumentare il prestigio dell’Unione europea.

In Europa l’aviazione è aperta a tutti i paesi che ambiscono all’integrazione nella famiglia aerea europea nel rispetto di termini e condizioni chiari e accettati da tutti.

 
  
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  Jean-Claude Martinez, a nome del gruppo ITS. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, un mercato unico, una moneta unica e, adesso, persino il cielo sta per diventare unico: questa è la conferma del fatto che l’integrazione europea è un monoteismo giuridico, finanziario ed economico che, come tutti i monoteismi, ha il potere di espandersi. Lo possiamo vedere in questo caso, con la decisione definitiva del Consiglio a favore di un accordo multilaterale sull’istituzione di uno Spazio aereo comune dell’Unione europea, dei paesi balcanici, dell’Islanda e della Norvegia – ossia di 37 paesi, se non ho contato male.

Questo corpus giuridico, ancora una volta positivo, è un accordo multilaterale: 35 articoli, 4 allegati e 8 protocolli. Le norme nazionali vengono armonizzate tra loro. Stiamo creando un mercato comune per il trasporto aereo e, Dio mio, l’unificazione sembra procedere più speditamente in cielo che in terra. Ecco qui un accordo che istituisce una normativa di validità continentale in materia aeronautica che si fonda su cinque punti principali: il diritto di stabilimento, la sicurezza aerea, affrontata nell’articolo 11, la protezione del trasporto aereo, soprattutto in tempi di minacce terroristiche e dirottamenti, la gestione del traffico aereo e, naturalmente, la concorrenza, che comprende aspetti quali gli aiuti di Stato, gli appalti pubblici e la commercializzazione dei beni.

I punti citati si aggiungono alle norme solite, tipiche degli accordi multilaterali come questo, cioè quelle riguardanti la composizione delle controversie, l’interpretazione, l’attuazione – in questo caso, un’attuazione che prevede l’applicazione per fasi – e, ancora una volta, il solito problema della data di entrata in vigore e dell’applicazione provvisoria. Una volta tanto, possiamo accogliere con favore qualcosa che dovrebbe semplificare la vita sia delle società sia dei cittadini.

 
  
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  Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, condivido le valutazioni molto positive dell’oratore che mi ha preceduta. Signor Presidente, 37 Stati dovranno ratificare questo accordo prima della sua applicazione finale; fino ad allora vigeranno accordi bilaterali, laddove esistono. La relatrice ha evidenziato l’inadeguatezza di un approccio generalizzato per quanto riguarda i paesi associati.

Tuttavia, l’approccio intergovernativo su un comitato misto più grande del necessario, come lo ha gentilmente definito l’onorevole Lichtenberger, con cui mi congratulo per la sua relazione, complica di molto la collaborazione. E’ evidente che l’applicazione del sistema SESAR semplificherà la gestione del traffico aereo, e non possiamo non assicurare al Commissario Barrot tutto il nostro sostegno al fine di velocizzare quanto più possibile la fase di sviluppo di SESAR.

Non c’è bisogno che vi ricordi che questo sistema fornirà alla tutela dell’ambiente un contributo importante e più efficace del sistema di scambio di quote di emissioni, che si cerca ora di imporre anche nel settore dell’aviazione civile, perché avremo uno spazio aereo meglio organizzato e risparmi effettivi di carburante. Non ci sarà soltanto un cielo unico bensì anche un cielo pulito, come lei ha detto, signor Commissario.

Ribadisco, comunque, il mio timore che l’obbligo di ratifica degli accordi da parte degli Stati contraenti possa rinviare l’applicazione del sistema SESAR. Il periodo che comincia stasera è molto importante, e la data del 2010 è ambiziosa. La fase di sviluppo di SESAR dovrebbe concludersi nel 2013. Signor Commissario, è comprensibile nutrire l’ambizione di compiere progressi per quanto attiene alla tutela ambientale; chiedo tuttavia alla Commissione di dirci se è possibile fare passi avanti anche per quanto riguarda l’attività legislativa degli Stati membri, e a quale punto essa è giunta. Invito la Commissione a tenere regolarmente informato il Parlamento sullo stato di avanzamento di questi lavori.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – Felicit raportorul pentru munca depusă. Încep prin a menţiona că România şi Bulgaria, ca state membre, respectă acquis-ul comunitar. De asemenea acestora se aplică regulamentele în vigoare. Acordul multilateral pentru stabilirea spaţiului aerian comun european se înscrie în politica de vecinătate a Uniunii Europene şi în procesul de extindere a pieţei interne de transport la statele vecine. Statele din Balcani sunt importante pentru Uniune Europeană. Este important pentru aceasta ca statele semnatare să respecte standardele şi reglementările europene privind siguranţa şi securitatea aviaţiei, drepturile pasagerilor, concurenţa, achiziţiile şi ajutorul de stat. Implementarea acordului se va face gradual, conform protocolului cu fiecare stat semnatar, urmând ca aplicarea integrală a acordului să se realizeze după ratificarea sa de către toate părţile semnatare. Până în acel moment se vor aplica acordurile bilaterale existente privind accesul la spaţiul aerian şi frecvenţele utilizate. Având în vedere importanţa spaţiului aerian comun european pentru politica comunitară de transport, este important ca statele semnatare să primească din partea Comisiei Europene sprijinul tehnic, legal şi procedural necesar pentru implementarea sa. Felicit încă o dată raportorul pentru activitatea depusă.

 
  
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  Arūnas Degutis (ALDE).(LT) La risoluzione oggi in esame è breve ma d’importanza cruciale. Approvandola, aderiremo a un accordo multilaterale sullo Spazio aereo comune europeo che la Commissione ha negoziato un anno fa con i paesi balcanici, Islanda e Norvegia e che è importante perché estende ai paesi partner l’applicazione delle norme comunitarie in materia aeronautica.

Tutto ciò ha rilevanti implicazioni non solo per quei paesi, che stanno cercando di armonizzare gradualmente le loro norme nel settore aereo con quelle europee, ma anche per l’Europa, dato che gli standard europei inizieranno gradualmente a essere applicati anche nell’area geografica testé indicata, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza aerea, consentendo così ai nostri cittadini di viaggiare più sicuri. I viaggi nei Balcani registrano una crescita costante, a mano a mano che quei paesi si avvicinano all’Europa.

Il settore dell’aviazione civile internazionale è complesso e sfaccettato; è stato quindi corretto scegliere un approccio negoziale asimmetrico che tenga conto della specifica situazione e del livello di attuazione degli standard in ciascuno dei paesi con i quali doveva essere siglato un protocollo. In questo modo si velocizza l’applicazione delle norme, non si costringono i paesi più avanzati ad aspettare gli altri e si stimolano all’azione quelli più arretrati.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, ringrazio il Parlamento per aver sottolineato – invero, l’hanno fatto tutti gli oratori – l’importanza di questo accordo che istituisce uno Spazio aereo comune europeo.

Vorrei dire alla relatrice che l’accordo ovviamente contempla gli aspetti sociali e ambientali, richiamandosi alle norme dell’Unione europea in materia. Inoltre, i paesi firmatari sono impegnati ad applicare l’acquis comunitario con particolare attenzione ai diritti dei passeggeri e, come lei, onorevole Lichtenberger, ha sottolineato, ai diritti delle persone a mobilità ridotta. I partner dello Spazio aereo comune europeo si sono altresì impegnati ad applicare tutta la legislazione che l’Unione europea adotterà in futuro riguardo, ad esempio, ai diritti sociali. Lo Spazio aereo comune europeo fungerà pertanto da quadro comune di riferimento per il trasporto aereo e garantirà parità di trattamento in tutte le circostanze per tutte le parti interessate.

Vorrei inoltre sottolineare che il sistema SESAR promuoverà una migliore gestione del settore aereo, e anche questo sarà un aspetto rilevante. Molti di voi hanno sottolineato il fatto che il rispetto dell’acquis comunitario è fondamentale non solo in sé e per sé bensì anche al fine di fornire aiuto, un aiuto che deve essere commisurato alle esigenze di ciascuno degli Stati membri, che non sono tutti allo stesso livello. All’onorevole Hennicot-Schoepges vorrei dire, a questo proposito, che farò quanto lei mi chiede e terrò informato il Parlamento sui progressi degli Stati membri per quanto riguarda la legislazione. Ha fatto bene, onorevole Hennicot-Schoepges, a evidenziare il rischio che la ratifica rallenti il processo, mentre lo Spazio aereo comune, in realtà, dovrebbe essere realizzato celermente. Terrò quindi bene a mente le sue parole.

Credo di aver risposto a quasi tutti i quesiti sollevati. Voglio aggiungere che la Commissione ogni anno compirà visite di valutazione e sottoporrà al Parlamento europeo una relazione dettagliata sui progressi compiuti dai paesi aderenti allo Spazio aereo comune europeo.

A beneficio dell’onorevole Tičau aggiungo che l’accordo aveva tenuto conto dell’adesione di Bulgaria e Romania. In quanto Stati membri dell’Unione europea, i due paesi sono firmatari dell’accordo e non c’è dunque bisogno di alcun emendamento.

Signor Presidente, concludo qui il mio intervento. Sono molto grato al Parlamento per l’interesse che ha dimostrato per l’accordo, che è sicuramente di importanza cruciale per l’unificazione del cielo europeo. Come ha osservato l’onorevole Martinez, qualche volta, forse, occorre partire dal cielo per creare unità in Terra.

 
  
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  Presidente. – La discussione congiunta è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 11.30.

 

15. Galileo (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione su Galileo.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio il Parlamento per aver preso l’iniziativa di questa risoluzione, che va a supporto degli sforzi della Commissione. La sua adozione in plenaria è un’ulteriore dimostrazione del chiaro e fermo intento della Comunità europea di portare a buon fine questo grande progetto europeo che è Galileo.

Qual è la situazione? Di fronte allo stallo in cui versano i negoziati relativi al contratto di concessione con il consorzio candidato, e in assenza di progressi riguardo alle condizioni da me stabilite un anno fa, ho lanciato un ultimatum e fissato scadenze precise, allo scopo di sbloccare la situazione. Sulla base dell’ultimatum, che ha ricevuto l’approvazione del Consiglio, quest’ultimo mi ha affidato il compito di lavorare a tutte le opzioni possibili. L’attività della Commissione in conformità del mandato del Consiglio “Trasporti” del 22 marzo 2007, al quale la vostra relazione dà un sostegno preziosissimo, sta registrando progressi soddisfacenti. Tali risultati saranno oggetto di una comunicazione al Parlamento e al Consiglio che la Commissione intende adottare il 10 maggio 2007, ovvero un mese prima della prossima riunione del Consiglio “Trasporti”, che si svolgerà in giugno.

La comunicazione darà risposta a tutte le domande sollevate dal Consiglio del 22 marzo 2007 e dal Parlamento nella risoluzione che vi accingete ad approvare, e comprenderà un esame della situazione attuale e delle difficoltà incontrate dal progetto – ivi compresa un’analisi delle cause dello stallo nei negoziati relativi al contratto di concessione – nonché una valutazione sia delle possibilità di giungere a una rapida conclusione del contratto di concessione sia di soluzioni alternative al progetto così come è stato portato avanti finora. Non ci saranno tabù, né sulle cause delle attuali difficoltà né sul possibile calendario né sulle questioni correlate con il finanziamento o la governance.

Per quanto riguarda soluzioni alternative, sono possibili parecchie opzioni, che vanno dal mantenimento del progetto nella sua forma attuale fino, ovviamente, alla sua interruzione – cosa che naturalmente non auspico. Una soluzione intermedia potrebbe consistere nell’intervento del settore pubblico, che si assumerebbe la responsabilità della realizzazione totale o parziale delle infrastrutture satellitari, la cui operatività verrebbe affidata a un partner privato. Questa è una delle alternative. Ciascuna opzione sarà in ogni caso sottoposta a una disamina dettagliata che terrà conto delle rispettive implicazioni tecniche e finanziarie, anche nell’ottica della governance.

La Commissione è tuttora impegnata a garantire per questo progetto il miglior rapporto possibile tra costi e benefici, evitando ulteriori ritardi. Evitare ulteriori ritardi è essenziale alla luce dei rischi che deriverebbero dall’ammodernamento di sistemi concorrenti. Qualora si decida di portare avanti il progetto attuale e i negoziati relativi al contratto di concessione riprendano molto attivamente già nelle prossime settimane, comunicherò al Parlamento i progressi compiuti.

Vorrei ora parlarvi del programma EGNOS, ossia del servizio complementare geostazionario europeo di navigazione che serve a migliorare il sistema di posizionamento globale per gli utenti europei. L’Agenzia spaziale europea concluderà l’esame di idoneità operativa del sistema entro il marzo 2008. Per quell’epoca EGNOS sarà pienamente operativo e quindi, entro quella data, si dovrà individuare un operatore economico capace di utilizzare le applicazioni del sistema. Per allora, anche le Istituzioni europee saranno in grado di finanziare il sistema. Insisto un po’ su questo punto perché EGNOS ci offrirà l’opportunità di valutare alcune applicazioni per la navigazione satellitare, oltre a essere il primo passo per l’attuazione del progetto Galileo. Si tratta dunque di un programma molto interessante.

Per quanto riguarda il finanziamento dei programmi europei di navigazione satellitare, sapete che la Commissione, nel luglio 2004, ha presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che prevedeva per il programma Galileo uno specifico strumento giuridico in linea con il futuro programma spaziale europeo e rispondente alle preoccupazioni riguardanti una sana gestione finanziaria nell’ambito delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. La proposta contiene disposizioni transitorie su un aiuto finanziario comunitario di importo pari a 1 miliardo di euro. Il 21 aprile 2005 il Consiglio ha definito un parziale approccio generale alla proposta, mentre il 5 settembre 2005 il Parlamento ha adottato in prima lettura una posizione favorevole. L’ammontare definitivo dei costi dipenderà dalle opzioni che saranno accolte e, naturalmente, sarà comunicato a tempo debito all’autorità di bilancio.

Per quanto riguarda, invece, la gestione del programma Galileo, la Commissione sta attualmente valutando in quale modo si possa garantire un più efficace coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti nel programma: la Commissione stessa, l’Autorità di vigilanza e l’Agenzia spaziale europea.

Vorrei ora accennare brevemente alle relazioni esterne. Gli accordi internazionali concernenti il programma Galileo sono negoziati in conformità dell’articolo 300 del Trattato. La procedura stabilita da tale articolo prevede tuttora la consultazione del Parlamento prima della conclusione dei negoziati. So, ovviamente, quanto il Parlamento tenga a essere coinvolto da vicino nel controllo della governance.

In riferimento alle applicazioni di Galileo e al relativo Libro verde, sta per concludersi la fase della discussione pubblica. Sono giunti oltre 70 contributi da un gran numero di soggetti diversi. La Commissione deve ora analizzare i risultati prima di elaborare il piano d’azione che sarà attuato a partire dal 2008.

Come sapete, onorevoli deputati, Galileo è il progetto industriale più ambizioso che l’Europa abbia mai intrapreso. Sono naturalmente ansioso di ottenere questa sera il sostegno del Parlamento, tenendo conto delle difficoltà dell’impresa ma anche della nostra volontà di portarla a buon fine. E’ vero che il mese prossimo la Commissione e i servizi competenti dovranno lavorare sodo per trovare le soluzioni migliori, per consentirci di uscire dall’attuale situazione di stallo e far progredire il programma in tempo utile.

Questo è ciò che volevo comunicare al Parlamento stasera. Sarà ovviamente mia cura tenere il Parlamento al corrente degli studi in corso. Signor Presidente, ringrazio in anticipo il Parlamento per aver previsto, nella proposta di risoluzione che sarà votata domani, di darci l’aiuto di cui abbiamo bisogno per convincere gli Stati membri del fatto che un progetto come questo è troppo importante per il futuro dell’Europa per non essere portato avanti con determinazione.

 
  
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  Etelka Barsi-Pataky, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) Signor Vicepresidente, la ringrazio per le informazioni particolareggiate che ci ha fornito. Oggi pomeriggio, all’inaugurazione della mostra fotografica sull’Airbus ci sono stati illustrati i grandi meriti degli ingegneri europei del XXI secolo. Ma il rappresentante di Airbus ci ha parlato anche dei problemi sorti in sede di produzione, dei danni irrimediabili causati dai ritardi e anche del fatto che il progetto dell’Airbus non è stato gestito a sufficienza secondo criteri europei bensì secondo le esigenze degli Stati membri.

Ora anche Galileo ha imboccato quella strada; sembra tuttavia che, dopo il Consiglio di primavera, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento abbiano deciso che siamo ancora in tempo per evitare il ripetersi di quegli errori. Lo scorso autunno il Parlamento richiamò l’attenzione della Commissione e del Consiglio sul numero crescente di problemi irrisolti e sui ritardi; pertanto, signor Vicepresidente, accogliamo con favore e piacere il suo fermo intervento e la sua azione decisa. Le garantisco, signor Vicepresidente, che potrà contare sul sostegno del Parlamento europeo per la risoluzione delle questioni più difficili se sarà finalmente stabilito un calendario trasparente, chiaro e fattibile e se saranno stanziati finanziamenti sostenibili, o in via negoziale o attraverso una soluzione alternativa. Questo è ciò che ci aspettiamo: una public governance migliore ed efficace, chiare linee politiche di responsabilità per l’acquisizione degli strumenti necessari, una risposta non ambigua sull’esigenza generale di finanziamento e di assunzione di responsabilità da parte della Comunità, nonché, finalmente, una risposta chiara dagli operatori dell’industria spaziale europea sulla loro partecipazione finanziaria secondo la formula dei 2/3, come stabilito dalle gare d’appalto.

Galileo è la prima infrastruttura comunitaria e proprio per tale motivo il Parlamento europeo le riserva grande interesse. Signor Vicepresidente, lei ha detto che il Parlamento ha approvato la spesa di quasi 1 miliardo di euro per il programma Galileo nel suo bilancio settennale. L’importo è disponibile dal 1o gennaio e vorremmo sapere a quali fini lo destineremo e come lo impiegheremo.

 
  
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  Norbert Glante, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, Commissario Barrot, onorevoli colleghi, è senz’altro un po’ frustrante constatare in quale situazione siamo venuti a trovarci a causa dei ritardi nel progetto Galileo. E’ fuor di dubbio che realizzare per la prima volta un progetto in modalità PPP su scala europea è un’impresa ambiziosa, ma le piccole e medie imprese che hanno partecipato all’indagine condotta nell’ambito del Libro verde sono ora in attesa del segnale di via libera per poter ideare, produrre e mettere sul mercato le loro applicazioni e per realizzare effettivamente i posti di lavoro che sperano di creare.

Gli imprenditori si aspettano da noi che li lasciamo indenni da ingerenze politiche. Come si suol dire, “Business does business”. Molto spesso, però, e sebbene io sia sempre molto disponibile nei confronti delle imprese, ho l’impressione che ogni volta che gli imprenditori si scontrano con difficoltà tendano a lanciare appelli per ottenere sostegno politico ed evitino di assumersi rischi.

Un’equa distribuzione degli investimenti, dei rischi e dei profitti è un elemento fondamentale del modello PPP. La proposta contenuta nel parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia secondo cui i finanziamenti dovrebbero essere tenuti a disposizione, in prima istanza, dell’Autorità di controllo era, nelle nostre intenzioni, una sollecitazione a tutte le parti ad attivarsi e recuperare il tempo perduto. Sappiamo molto bene che questo comportamento corrisponde al famoso detto “dire a nuora perché suocera intenda”, però non abbiamo purtroppo altre possibilità per esercitare pressioni.

Restiamo nondimeno ottimisti e, come gruppo socialista al Parlamento europeo, continueremo a sostenere il progetto. La nostra pazienza, tuttavia, non è infinita. Spero che le scadenze e i limiti temporali che sono stati fissati possano servire a mettere insieme le imprese partecipanti e il consorzio previsto. Per concludere citando un altro proverbio, dirò che i fatti contano più delle parole. Bene, facciamoli contare.

 
  
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  Fiona Hall, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, signor Commissario, colgo con piacere l’occasione di questa discussione su Galileo, nonostante abbia la stranissima sensazione di trovarmi in una dimensione temporale insolita.

L’ultima volta che abbiamo discusso questo argomento in plenaria è stata sette mesi fa, ed è allarmante constatare che, da allora, non sia stato compiuto alcun progresso. In quell’occasione – era settembre – io e alcuni colleghi esprimemmo la nostra preoccupazione per la crescita vertiginosa dei costi del progetto. Dobbiamo essere assolutamente onesti: nessun tabù, come ha detto il Commissario. Galileo ha il potenziale per diventare un grande progetto europeo, però la tecnologia avanza a ritmi velocissimi e il ritardo che abbiamo accumulato è talmente grande che potremmo trovarci in una situazione tale per cui semplicemente non varrebbe più la pena di portarlo avanti. Galileo dipende dalle entrate e, se non offre valore aggiunto, non vi sarà nessuno disposto a pagare per utilizzarlo.

Ho ascoltato con grande interesse quanto ci ha detto il Commissario Barrot. Sembra che finalmente il Consiglio e la Commissione abbiano deciso di cambiare atteggiamento e di darsi da fare con decisione. Sono molto lieta che sia stata fissata la scadenza del 10 maggio e che si sia insistito sulla necessità di compiere, entro quella data, progressi immediati e concreti in riferimento alle condizioni. Apprezzo inoltre l’intenzione di valutare alternative per la realizzazione del progetto, anche se mi preoccupa la possibilità di una soluzione provvisoria dipendente da fondi pubblici.

Infine, la Commissione ha detto che potrebbe essere costretta a rivedere alcuni aspetti fondamentali delle sue considerazioni e del suo approccio precedenti. Chiedo al Commissario se, col senno di poi, sia disposto a riconoscere che è stato un errore approvare nel luglio 2005 la fusione dei due consorzi. Mi pare che è stato in quel momento che la Commissione ha perso tutto il suo potere di esercitare influenza. Il Commissario può ora condividere la valutazione secondo cui lo stimolo della concorrenza e la disponibilità di offerte alternative sono i fattori che più di ogni altro possono garantire il rispetto dei tempi e delle disponibilità finanziarie da parte di un partenariato tra settore pubblico e settore privato?

 
  
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  David Hammerstein Mintz, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Signor Presidente, nelle prospettive finanziarie l’Unione europea compie uno sforzo considerevole per lanciare il programma Galileo. Abbiamo ora il dovere di garantire che i soldi dell’Unione siano spesi e gestiti correttamente.

Se i partner privati del programma non adempiono i loro obblighi, devono essere immediatamente sostituiti. Confidiamo che il programma Galileo sarà operativo quanto prima e diventerà un elemento chiave per migliorare i trasporti e l’osservazione dei problemi ambientali, come i cambiamenti climatici.

Vorremmo che il progetto Galileo fosse anche compatibile e interoperabile con i sistemi di navigazione convenzionali, come il GSM e altri. E’ importante che siano complementari e intercollegabili. Insieme con il GSM americano e il GLONASS russo, Galileo deve contribuire a migliorare il nostro sistema di navigazione.

Allo stesso tempo dobbiamo continuare a vigilare sull’esecuzione del programma per garantire che le applicazioni di Galileo rispettino le più rigorose norme in materia di etica e di diritti umani.

Ci chiediamo, però, se Galileo sia semplicemente un’illusione o non possa un giorno diventare realtà. Non so se la capacità gestionale della Commissione europea sia sufficiente e adeguata alle circostanze e alle sfide che Galileo ci pone. E’ in gioco il prestigio dell’Unione europea.

 
  
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  Gerard Batten, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, c’è un sistema satellitare perfettamente funzionante a disposizione dei cittadini dell’Unione europea. Però sappiamo tutti che Galileo è destinato a estendere il potere e il dominio dell’Unione europea e ha come fine ultimo quello di essere impiegato a scopi militari dalle future forze armate dell’UE.

Nel frattempo, i programmi di finanziamento di questo grandioso progetto, che saranno nell’ordine di miliardi di euro, stanno incontrando gravi difficoltà. Il governo britannico, sempre attento a cogliere qualsiasi occasione per imporre nuove tasse, intende utilizzare Galileo per applicare sistemi di pedaggio stradale, affinché i cittadini britannici possano contribuire a finanziarlo per mezzo dei pedaggi che dovranno pagare per il privilegio di guidare sulle loro stesse strade.

Galileo ha tutte le caratteristiche per diventare un nuovo caso Airbus, stavolta nello spazio. Come disse Galileo Galilei, quello che va su dovrà poi tornare giù. In questo caso, sarebbe molto meglio se semplicemente non andasse su.

 
  
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  Józef Pinior (PSE).(PL) Signor Presidente, il sistema di navigazione satellitare Galileo garantirà all’Unione europea un posto nella civiltà mondiale nel prossimo secolo. Gli interessi egoistici delle singole imprese e dei singoli paesi non riusciranno a minare tutti i giustificati interessi dell’Unione in questo progetto. Il Parlamento europeo è preoccupato per i ritardi nell’attuazione del progetto Galileo e chiede alla Commissione di presentare un piano capace di garantire l’effettivo decollo del sistema di navigazione satellitare dell’Unione. Il Parlamento europeo deve sostenere la Commissione nella sua iniziativa mirata a dare attuazione a Galileo in modo alternativo, attraverso un gruppo di appaltatori diversi dal consorzio istituito nel 2005. Non dobbiamo dimenticare che l’Europa potrebbe finire sotto la sfera d’influenza del sistema russo GLONASS o di quello cinese BEIDOU. Galileo garantirà all’Europa un posto nella civiltà del futuro.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, desidero prima di tutto ringraziare l’onorevole Barsi-Pataky per il suo appoggio al programma e anche per lo spirito vigile con cui se ne è occupata, perché ha sempre posto le domande giuste.

Voglio parlare al Parlamento con grande franchezza. Dirò quindi che non ritengo, onorevole Hall, che il problema sia dovuto alla presenza di un solo consorzio; il vero problema è che il programma Galileo è stato lanciato con un partenariato tra settore pubblico e settore privato che, forse, non è stato concepito in modo ottimale. Tale partenariato si fonda tuttora su un progetto imprenditoriale molto preciso, e in proposito vorrei aggiungere che negli Stati Uniti l’indipendenza nello spazio è stata acquisita grazie a finanziamenti militari, il che ha poi permesso alla NASA di sviluppare la propria attività.

Penso quindi che ora dobbiamo porci alcune domande fondamentali. Questo PPP – ammesso che si decida di mantenerlo – deve continuare ad avere le stesse dimensioni? E’ questo il nocciolo della questione. Non ritengo, in tutta coscienza, che la presenza di uno o due consorzi sia un problema. Adesso, il problema vero è sapere se le applicazioni di Galileo offrono un valore aggiunto tale da giustificare un impegno da parte dell’Unione europea al livello previsto.

E’ stato detto anche che Galileo potrebbe essere inutile. Dobbiamo decidere se vogliamo che l’Unione europea possa avere non solo la sua indipendenza nello spazio ma anche tutta una serie di vantaggi nella vita quotidiana, a beneficio dei suoi cittadini. Questo non è soltanto un programma di prestigio, è anche un programma mirato specificamente a soddisfare determinate esigenze, e posso dire a ragion veduta che i vantaggi che potremmo trarre dal programma Galileo nel settore dei trasporti sono tanti.

Signor Presidente, ho promesso di informare regolarmente il Parlamento sui progressi delle nostre deliberazioni. Le devo dire che ho preso molto a cuore questo impegno perché è mia ferma intenzione esaminare la situazione da vicino per poter dire con chiarezza che, se dobbiamo cambiare qualcosa nello scenario prefigurato inizialmente, lo faremo solo se saremo certi che i cambiamenti avranno successo. L’onorevole Glante, in particolare, ha parlato dei possibili benefici per i cittadini e anche per le piccole e medie imprese, alle quali Galileo offrirà nuove opportunità: lei ha ragione, è proprio questo il nocciolo della questione. Dobbiamo sapere quale valore aggiunto Galileo potrà dare e in cosa consistano le applicazioni che sarà possibile realizzare.

Stiamo studiando con grande attenzione tutti questi aspetti. Per il momento non sono in grado di dirvi altro. Resto comunque a disposizione del Parlamento per discutere di questo tema, così affascinante ma anche così complesso.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.


16. Istituzione di norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura della commissione per i trasporti e il turismo relativa alla posizione comune definita dal Consiglio l’11 dicembre 2006 in vista dell’adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile e che abroga il regolamento (CE) n. 2320/2002 [14039/1/2006 – C6-0041/2007 – 2005/0191(COD)] (Relatore: Paolo Costa) A6-0134/2007).

 
  
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  Paolo Costa (ALDE), relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Vicepresidente della Commissione, mi dispiace che il “Transport live night show” non sia il più gradito dal Consiglio, visto che è in particolare al Consiglio che mi sarei voluto rivolgere. Credo infatti che le cose che ripeterò di fronte ai miei colleghi e al Vicepresidente della Commissione siano note e penso anche condivise, mentre sappiamo di avere qualche problema con il Consiglio.

Il Parlamento ha accolto con grande interesse e con molta comprensione la proposta della Commissione di rivedere le norme che cercano di affrontare il problema della sicurezza contro ogni attacco agli aeroporti, agli aerei e al sistema dell’aviazione. La Commissione ha affrontato la questione con grande apertura, tenendo presente che ci accingiamo a svolgere un compito importante, vale a dire quello di costruire un unico sistema di sicurezza, che riduca i disagi per i passeggeri e che consenta di estendere la sicurezza e di organizzarsi meglio a tal fine.

Credo di poter dire che noi avevamo anche apportato qualche miglioramento, cercando di definire i limiti entro i quali è possibile autorizzare personale con armi a bordo e tentando di risolvere i problemi tecnici della differenza tra il trasporto merci tradizionale e quello postale, di individuare le modalità per organizzare le ispezioni negli aeroporti e di considerare molte altre technicalities.

Tuttavia, ci siamo incagliati su un problema rispetto al quale non riesco ancora a capire la logica dell’opposizione del Consiglio. Il tema è molto semplice: la sicurezza è allo stesso tempo un problema privato e un problema pubblico. Ognuno di noi quando viaggia ha interesse a viaggiare in modo sicuro. Tuttavia, laddove la sicurezza può essere colpita da attacchi terroristici, è chiaramente interesse della collettività difendersi da tali attacchi.

Negli Stati Uniti, ad esempio, questo tema è considerato interamente un public concern ed è completamente a carico del contribuente. A tale riguardo, ribadiamo l’idea che avevamo avanzato – e che continuiamo ad avanzare forse ostinatamente – secondo cui si dovrebbe accettare il principio che i costi della sicurezza debbano essere sostenuti sia dal cittadino che viaggia, sia dagli Stati che si difendono, anche nelle infrastrutture e negli aerei, tanto più che chiedevamo soltanto che questo principio fosse accettato, lasciando a ogni Stato membro la facoltà di decidere come combinare le due fonti.

Come secondo principio chiedevamo che i costi sostenuti dal cittadino per la sicurezza fossero trasparenti e chiaramente definiti, e come terzo principio chiedevamo la garanzia che ogni sovrapprezzo pagato per la sicurezza fosse effettivamente destinato alla sicurezza.

Abbiamo chiesto soltanto l’accettazione di questi tre principi, rinunciando all’accordo interistituzionale firmato già nel 2001, in base al quale la Commissione avrebbe dovuto presentare proposte molto più dettagliate per affrontare il problema del finanziamento della sicurezza, che fossero poi ovviamente accolte anche dal Consiglio. Su questo aspetto non abbiamo avuto risposta e non abbiamo potuto arrivare a una conclusione.

Io mi auguro che domani l’Aula, se non può ripetere l’unanimità del voto in commissione, possa almeno trovare un’ampia maggioranza che dimostri non la forza ma la buona volontà del Parlamento di trovare una vera soluzione al problema nei confronti di tutti i cittadini europei.

Insisto sul fatto che purtroppo la sicurezza è un tema col quale dovremo convivere. Nascondersi e far finta che il problema del suo finanziamento non esista non è una risposta all’altezza dei tempi, del problema e delle nostre aspettative. Noi siamo pertanto assolutamente favorevoli a un’organizzazione più avanzata dal punto di vista tecnico sul fronte della sicurezza, ma chiediamo che si risolva almeno in linea di principio questo problema. Se riusciremo a raggiungere quanto prima questo obiettivo, credo che avremo fatto sicuramente l’interesse dei nostri cittadini.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione.(FR) Signor Presidente, onorevole Costa, si tratta davvero di una proposta importante. La lotta contro la minaccia del terrorismo resta naturalmente prioritaria per tutte le Istituzioni comunitarie. La sicurezza aerea implica un adeguamento costante. Dobbiamo continuare a cercare il modo di offrire una protezione maggiore ed efficace ai cittadini europei. Dobbiamo imparare dall’esperienza e conciliare gli imperativi della sicurezza con le necessità operative delle parti coinvolte: l’amministrazione responsabile delle norme di esecuzione, i gestori degli aeroporti, le compagnie aeree e, naturalmente, i passeggeri.

Il quadro normativo esistente in materia di sicurezza aerea è stato definito in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001. E’ stato elaborato con urgenza, il che probabilmente spiega la natura eccessivamente particolareggiata dell’allegato al regolamento (CE) n. 2320/2002. La natura prescrittiva e dettagliata di tale allegato rappresenta un handicap che ci impedisce d’introdurre tecnologie nuove e più efficaci o di produrre sistemi di sicurezza più adeguati ai rischi concreti di cui occorre tenere conto. Infine, non ci permette di colmare le lacune normative in materia di trasporto aereo e di gestione dei voli provenienti da paesi terzi. Pertanto la nuova proposta, il cui scopo è sostituire il regolamento (CE) n. 2320/2002 con un nuovo regolamento che sia migliore perché più semplice e chiaro, è naturalmente del tutto auspicabile.

L’adeguamento delle norme di sicurezza aerea accrescerà la protezione dei cittadini e permetterà di soddisfare i legittimi interessi delle parti in causa perché vi sarà un migliore equilibrio tra i rischi di cui tenere conto e la portata dei controlli da effettuare. Signor Presidente, onorevoli deputati, ammetto che avrei preferito che la proposta fosse stata adottata in prima lettura. Questo ritardo è tanto più deplorevole se si pensa, come faccio io oggi, che il progetto di relazione dell’onorevole Costa conferma appieno la necessità dell’iniziativa, e noi condividiamo, onorevole Costa, la maggior parte dei suggerimenti operativi concreti.

Signor Presidente, vengo dunque agli emendamenti presentati. Più di metà è data dagli emendamenti adottati in prima lettura dal Parlamento. Com’è ovvio, nei loro confronti la posizione della Commissione rimane invariata.

Vorrei esprimere qualche commento circa alcuni dei nuovi emendamenti presentati. Innanzi tutto, l’emendamento n. 46 mi pare opportuno. Consentirà alla Commissione una cooperazione più stretta con l’ICAO, finalizzata allo scambio d’informazioni e al sostegno reciproco per quanto riguarda udienze e ispezioni. Pertanto, onorevole Costa, accogliamo con favore l’approccio delineato in tale emendamento.

L’emendamento n. 33 comprende una clausola di caducità per tutte le misure d’attuazione che andranno riesaminate dopo sei mesi. Tuttavia, in una dichiarazione congiunta annessa alla nuova decisione sulla comitatologia, Parlamento e Consiglio hanno riconosciuto che una buona legislazione impone che i poteri esecutivi conferiti alla Commissione non abbiano limiti di durata. Naturalmente comprendo l’argomentazione secondo la quale un testo che è entrato in vigore con urgenza in seguito dev’essere riesaminato, e tuttavia sono preoccupato. L’applicazione sistematica di questo principio potrebbe essere fonte d’incertezza giuridica, e il settore aereo potrebbe poi essere indotto a modificare le proprie procedure o a crearne di nuove con conseguenze disastrose per l’efficacia delle procedure stesse, l’informazione dei passeggeri e i costi. Per questo motivo preferirei respingere l’emendamento n. 33 nella sua formulazione attuale. Detto questo, sono propenso ad accettare che si inserisca l’impegno a rivedere il testo.

Colgo l’occasione per sottolineare che la Commissione esamina costantemente il buon funzionamento delle misure adottate e che, se necessario, non esita a modificarle. La scorsa settimana, nell’ambito di una revisione semestrale, la Commissione ha posticipato di un anno l’introduzione di una restrizione per quanto riguarda le dimensioni del bagaglio a mano, per poter riesaminare il fondamento di questa misura e, se necessario, per assicurare che gli operatori siano meglio preparati ad attuarla.

L’emendamento n. 37 dà agli Stati membri l’opportunità di non attuare misure che considerino sproporzionate. Tale disposizione, se adottata, potrebbe minare il sistema delle norme di base armonizzate per tutta l’Unione in materia di sicurezza aerea. Rischieremmo di ritornare a un mosaico di 27 sistemi normativi nazionali non coordinati, e di annullare cinque anni di lavoro di armonizzazione. Questo emendamento potrebbe altresì minare il sistema di sicurezza “one stop” per i voli intracomunitari.

Una serie di emendamenti – gli emendamenti nn. 10, 67, 77, 79 e 81 – mira a facilitare gli accordi di sicurezza con i paesi terzi. L’intenzione di tali emendamenti è buona, ma purtroppo essi non sono associati a un mandato. Hanno l’effetto di rendere il compito più difficile, contrariamente al loro obiettivo. Dobbiamo pertanto riesaminare i capitoli 4 e 5 dell’allegato alla proposta di regolamento sulla base della posizione comune del Consiglio, al fine di determinare gli aspetti in merito ai quali la Commissione potrebbe raggiungere un accordo. Tali emendamenti, tuttavia, non mi sembrano necessari per raggiungere gli obiettivi prefissi. Per questo motivo la Commissione preferirebbe respingerli.

Onorevole Costa, lei ha individuato, soprattutto per quanto riguarda il Consiglio, il principale impedimento, e cioè il finanziamento della sicurezza nel settore aereo. Si tratta evidentemente di un dibattito importante. Dal canto mio, mi accontenterò di un approccio più pragmatico alla questione. L’Europa necessita di uno strumento che contribuisca ad assicurare che gli standard adottati in relazione alla sicurezza aerea vengano attuati secondo regole che garantiscano condizioni di concorrenza eque. Questa regola di equità va inoltre applicata non solo all’interno dell’Unione europea, ma anche ai concorrenti mondiali.

Detto questo, è vero: chi paga il conto? Vorrei prendere ad esempio uno degli emendamenti proposti, secondo il quale gli Stati membri che introducono procedure di sicurezza più numerose e severe di quelle richieste dalla legislazione comunitaria devono risarcire gli operatori dei costi aggiuntivi che il maggior rigore di tali misure comporta. Comprendo molto bene la logica alla base di tale punto di vista. E’ altresì vero che in quest’ambito la Commissione dispone di uno strumento, ossia le norme del Trattato relative agli aiuti di Stato. Pertanto studieremo come si possa fare buon uso di tali norme nel quadro delle misure di sostegno finanziario a favore dei prestatori di servizi nell’ambito della sicurezza aerea.

Comprendo appieno ciò che l’onorevole Costa ha detto rivolgendosi al Consiglio. Vorrei tuttavia richiamare l’attenzione del Parlamento sugli inconvenienti di un ritardo nell’introduzione di un regolamento tecnico emendato sulla sicurezza aerea. Vi è in parte il rischio di fare di questo progetto di regolamento comunitario una specie di ostaggio delle decisioni finanziarie da prendere a livello degli Stati membri. Perciò mi piacerebbe che il Parlamento separasse le norme tecniche della questione del finanziamento della sicurezza per poter spianare la strada a una rapida attuazione di un regolamento migliore. Questo è il mio desiderio, ma sta a voi decidere.

 
  
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  Philip Bradbourn, a nome del gruppo PPE-DE.(EN) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei sottolineare un concetto. Vorrei che si prendesse nota della mia opposizione al fatto che una questione legislativa di tale importanza per i cittadini europei venga messa in programma a tarda sera. A quanto pare è uso corrente discutere proposte legislative soggette a codecisione quando sono presenti pochissimi deputati e membri del pubblico, il che è sbagliato.

La questione centrale in discussione in questo turno di notte è la revisione delle norme del 2001 in materia di sicurezza aerea, la quale è molto gradita. Avere regolamenti comuni al riguardo, nonché un’interpretazione comune delle norme per tutti gli aeroporti comunitari, vuol dire che si può migliorare la sicurezza dei passeggeri in un momento in cui ve n’è grande necessità.

Non possiamo tuttavia aspettarci che a pagare il conto siano ancora una volta i passeggeri. In questo caso mi riferisco a misure di sicurezza particolari e a breve termine come quelle che abbiamo visto adottare lo scorso anno all’aeroporto di Heathrow a Londra. Tali misure sono il risultato diretto delle decisioni degli Stati membri, e pertanto andrebbero finanziate dalle imposte generali e non dal passeggero, che subisce già un salasso quando viaggia in aereo. Questa è stata la questione più controversa con il Consiglio. Il Parlamento, però, è unito, il che dovrebbe inviare il messaggio deciso che la questione non è negoziabile.

Inoltre, se consideriamo la nostra precedente legislazione in materia di sicurezza aerea, vediamo che sono insorti problemi, soprattutto nell’ambito dell’attuazione. Come si dice, il problema sono i dettagli. Ad esempio, si confiscano ai consumatori tonnellate di merci duty-free in transito. Adesso mi si dice che si sta affrontando la questione e che la Commissione presenterà proposte per alleviare il problema. Devo rendere merito al Commissario Barrot e al Presidente della Commissione, José Barroso, per essere intervenuti al riguardo, e mi auguro che i funzionari della Commissione seguano la loro linea politica e presentino soluzioni rapide e realizzabili.

Devo inoltre insistere affinché il Parlamento venga tenuto al corrente degli sviluppi in questo e in altri campi, poiché sono i deputati al Parlamento europeo a dover rispondere ai cittadini quando le cose iniziano ad andar male negli aeroporti d’Europa. Non voglio che vi siano ritardi nell’attuazione di tali proposte per questioni di importanza relativamente minore.

In conclusione, non dobbiamo fare politica con la sicurezza dei passeggeri.

 
  
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  Saïd El Khadraoui, a nome del gruppo PSE.(NL) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare a nome del mio gruppo il relatore per l’ottimo lavoro svolto ed esprimergli il nostro sostegno per la strategia proposta, ossia quella di non cedere finché il Consiglio non modificherà la sua posizione. La questione in discussione è importante per i cittadini europei, e il Parlamento ha un ruolo da svolgere.

Per il mio gruppo, vi sono due aspetti fondamentali nel processo negoziale. Innanzi tutto – elemento già menzionato dal relatore – tutto ciò che riguarda il finanziamento. Vorrei tracciarne un breve profilo. In effetti, il problema non è finanziare le misure elaborate dal famoso comitato di esperti, perché è del tutto logico che il settore, i passeggeri e il governo debbano contribuire ai costi. Ciò che conta è che lo si faccia in modo trasparente, ossia che il consumatore venga informato dei costi della sicurezza, e che ciò che viene messo da parte per i costi della sicurezza venga in effetti anche speso per la sicurezza e non per altro. Naturalmente vi è il problema dei costi supplementari che, a nostro parere, andrebbero coperti dagli Stati, posto che si possa presumere che le misure di sicurezza siano di alto livello e proporzionate alla sicurezza di tutti.

Un secondo aspetto, anch’esso non trascurabile, signor Commissario, è il controllo democratico. Lei deve comprendere la nostra riluttanza a dare carta bianca o quasi al comitato di esperti. Non dubitiamo affatto della loro competenza, ma, avendo tali misure un impatto tanto grande sul modo di spostarsi dei cittadini, abbiamo il dovere di fare il nostro lavoro, cioè di controllare se la decisione è fondata, se è proporzionata alla minaccia, se è efficace, se i cittadini sono sufficientemente informati, e così via.

Per questo motivo vorremmo trovare il modo di valutare questi elementi e l’impatto che avranno. Abbiamo presentato un emendamento a tal fine. Siamo disposti a discuterne a fondo in sede di dibattito, ma a mio avviso è importante che nel programma ultimo il Parlamento abbia un ruolo da svolgere.

Signor Commissario, vorrei fare un’ultima considerazione, cioè che alcune settimane or sono lei ha annunciato che era previsto un esame del regolamento relativo ai liquidi. Ora vorrei chiederle per quando lo si può attendere.

 
  
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  Vladimír Remek, a nome del gruppo GUE/NGL.(CS) Onorevoli colleghi, innanzi tutto vorrei lodare il lavoro dei relatori. Il documento in discussione è complesso, e di certo non è stato facile cercare di trovare compromessi, come il dibattito in fin dei conti ha dimostrato. Cionondimeno, la relazione che ne è emersa è a mio avviso solida, e in qualità di relatore ombra vorrei ringraziare sia i traduttori che i miei colleghi per la loro collaborazione.

Ritengo possibile sostenere la relazione in linea di principio, benché contenga circa quattro questioni su cui, in seguito alla consultazione di numerosi esperti, nutro tuttora delle riserve, e di cui vorrei parlare con maggior dovizia di dettagli.

Innanzi tutto vi è la questione del finanziamento delle misure di sicurezza nell’ambito dell’aviazione civile, come si è già detto. Credo che sarebbe arduo risolvere la questione del finanziamento nel quadro di questo regolamento. Per esempio, nel caso dei trasporti stradali e ferroviari, è occorsa una direttiva parallela per risolvere simili questioni. Nel caso dell’aviazione civile non abbiamo una atto legislativo adeguato e proponiamo una diversa linea d’intervento.

Altra parte controversa della relazione, a mio avviso, sono le proposte di fornire indicazioni trasparenti circa i costi della sicurezza nel prezzo dei biglietti aerei. E’ arduo da realizzare perché le società che vendono i biglietti aerei non hanno la necessaria visione d’insieme dei costi di sicurezza degli aeroporti. Chi conosce l’entità dei costi li incorpora nelle tasse aeroportuali. Analogamente problematico è l’uso dell’espressione “finalizzate alla protezione dell’aviazione civile”. Tale espressione si applica principalmente alla protezione dell’aviazione civile dal terrorismo, il che è importante, ma rappresenta solo una parte del pacchetto di misure sulla protezione da atti illeciti. Credo che al riguardo esista il rischio di un fraintendimento e di limitare il problema unicamente al terrorismo, mentre vi sono molti altri atti illeciti nell’ambito dell’aviazione civile.

Nell’affrontare le questioni controverse della relazione in discussione non desidero in alcun modo mettere in dubbio la qualità complessiva del lavoro e del documento nel suo insieme. In conclusione, tuttavia, vorrei far presente che gli emendamenti nn. 4 e 45 porteranno a un notevole rafforzamento della posizione della Commissione, che, a mio avviso, non è necessario in questo momento.

Onorevoli colleghi, so che questi commenti sono più dettagliati del solito, il che è dovuto al fatto che la proposta ha, in una certa misura, le caratteristiche di un regolamento tecnico, il cui obiettivo è stabilire parametri di base per le norme di sicurezza nell’ambito dell’aviazione civile. Pertanto ho tentato non solo di includerli negli emendamenti proposti, ma anche di esprimere le mie opinioni di ex pilota, ove mi è parso necessario, riguardo al documento nel suo insieme.

 
  
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  Georg Jarzembowski (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente, il mio gruppo sostiene con decisione il relatore.

Non facciamoci scrupoli al riguardo. Già nel 2002 il Parlamento ha ricordato agli Stati membri che dovevano corrispondere la loro quota dei costi delle misure per la protezione della pubblica sicurezza e dell’ordine pubblico. Vi abbiamo chiesto di formulare una strategia per risolvere la questione del finanziamento delle misure di sicurezza evitando distorsioni della concorrenza tra gli aeroporti. Avete poi presentato una relazione, nella quale però non avete detto in quale modo potremmo risolvere la questione evitando distorsioni della concorrenza, né che non aveva senso presentare una proposta, e perciò ne stiamo ancora attendendo una. L’anno scorso abbiamo detto al Consiglio che ci aspettavamo che riconoscesse con chiarezza la propria responsabilità finanziaria. Ha dichiarato nuovamente che non era disposto a farlo. Non siamo più disposti a prendere parte a questi giochetti, che vanno avanti dal 2002, cioè da 5 lunghi anni.

Non vi è una vera spinta a compiere la revisione, perché siete riusciti a mettere in atto i regolamenti fondamentali che abbiamo ora – e la misura in merito ai liquidi nel bagaglio a mano ne è l’esempio principe – sulla base di tali norme. Non sono del tutto certo che tale misura resterà in vigore a lungo. Non vi è motivo per dire che dev’essere eliminata adesso perché blocca altre misure di sicurezza. Se volete proporre nuove misure di sicurezza, sottoponetele al Parlamento. Siamo aperti alle nuove proposte.

Ciò che intendiamo dire è che, oltre alla questione dei liquidi nel bagaglio a mano, su cui la commissione per i trasporti e il turismo terrà un’audizione, dobbiamo affrontare in via prioritaria l’analisi dei rischi, sperando di poterlo fare insieme a voi. Non so proprio dire se l’attuale regolamento promuova effettivamente la sicurezza o se sia troppo severo. Discutiamone però apertamente. Non dite, vi prego, “L’intelligence è in possesso d’informazioni che non può trasmetterci”. Nei confronti del pubblico abbiamo la responsabilità di dare risposte chiare. I vostri uffici, soprattutto quelli del Consiglio, devono essere pronti a mettere le carte in tavola, perché non tollereremo più la tattica attuale.

 
  
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  Ulrich Stockmann (PSE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, la versione rivista del regolamento n. 2320/2002 è valida e andrebbe applicata quanto prima.

Innanzi tutto, vorrei esprimere due considerazioni in merito alla clausola di caducità. Ci troviamo dinanzi a un dilemma. Nessun politico, e di fatto nessun funzionario pubblico, si prenderà la responsabilità di ricusare le strutture di sicurezza inefficienti. Di conseguenza, l’onere della prova deve spettare a chi mira a prorogare un regolamento d’applicazione e non a chi vuole farlo scadere. Questa è la ragione principale.

In secondo luogo, talvolta occorre dare una risposta molto rapida, come avete fatto nel caso dei liquidi, ma la verità è che poi devono far seguito la valutazione dei rischi e l’analisi dei costi, così che il processo si svolga nel modo più appropriato. La clausola di caducità è inoltre un valido strumento a tal fine.

Passiamo ora alla questione principale, la disputa sui finanziamenti. Dobbiamo concentrarci di nuovo sul problema che ci preoccupava all’inizio, e cioè su come si possono eliminare le distorsioni della concorrenza e ottenere in Europa modelli di finanziamento trasparenti e il più possibile uniformi. La Commissione deve intervenire al riguardo assumendosi un ruolo di mediazione. Non dobbiamo concentrarci tanto accanitamente sulla questione se siano i contribuenti o i passeggeri a dover pagare il conto. Tale discussione, a mio avviso, è divenuta sterile e non affronta più il vero problema. Occorrono proposte su come ottenere in Europa modelli di finanziamento trasparenti che siano il più possibile uniformi.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, nonostante il diffuso fastidio per la sicurezza aerea, i limiti che essa impone agli spostamenti internazionali e gli inconvenienti causati ai passeggeri, la verità è che esiste un effettivo problema di sicurezza internazionale. C’è stato l’11 settembre; migliaia di persone sono morte. La minaccia all’aviazione britannica era reale, non immaginaria. I perpetratori dell’11 settembre nonché i responsabili dell’attacco sventato al Regno Unito non solo sono ancora in vita, ma hanno anche affermato pubblicamente che intendono proseguire la loro campagna di terrorismo internazionale.

Siamo realisti. La commissione per i trasporti e il turismo e il Consiglio perseguono una causa comune in quest’occasione, e quale? La protezione del settore aereo e la protezione dei milioni di passeggeri che viaggiano ogni anno. Pensando alla situazione di stallo creatasi tra il Consiglio e la commissione per i trasporti e il turismo, ci si figurerebbe una contrapposizione di due poli opposti, che rappresentano due interessi diversi, anziché due attori politici paralleli in Europa che si presume perseguano l’interesse comune dei cittadini che viaggiano.

Se si vuole la conciliazione, facciamola subito. Occorre un accordo per la sicurezza dell’aviazione civile che garantisca le condizioni di sicurezza. Occorre un accordo per la sicurezza dell’aviazione civile che consenta ai singoli Stati membri di decidere di non partecipare ad alcune misure proposte, come quella del personale di sicurezza a bordo. Occorre una serie di misure prese di comune accordo e pensate per la sicurezza dei passeggeri. Tali misure – e questo è un aspetto d’importanza vitale – saranno innanzi tutto soggette a revisione ogni sei mesi; in secondo luogo, ne verrà verificato il buon esito; in terzo luogo, si accerterà se necessitano di modifiche e, infine, si stabilirà quanto costano.

Quel che non serve è un punto morto come quello di cui stiamo discutendo stasera. Tutti abbiamo una causa comune: la sicurezza dei passeggeri; portiamola dunque avanti. Come ci si può stupire che i cittadini d’Europa siano, per usare un eufemismo, scettici circa il modo di operare del Parlamento, quando abbiamo un simile stallo tra la Commissione da un lato, il Consiglio dall’altro e il Parlamento, pur sostenendo tutti un’unica causa?

 
  
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  Robert Evans (PSE).(EN) Signor Presidente, anch’io vorrei complimentarmi con l’onorevole Costa per la sua relazione. Come ha detto nella sua introduzione, tutti vogliamo viaggiare nella più completa sicurezza.

Sia l’onorevole Higgins, intervenuto poc’anzi, che l’onorevole Bradbourn, che ha parlato in precedenza, hanno menzionato lo stato di allarme riguardo al trasporto di liquidi che si è registrato nel Regno Unito l’estate scorsa. A differenza dell’onorevole Jarzembowski, la maggior parte di noi pensa che questa minaccia non solo sia sempre presente, ma anche in continua trasformazione. Non possiamo cedere o scendere a compromessi quando ne va della sicurezza aerea. I paesi europei devono collaborare per raggiungere standard quanto più elevati, e in effetti questo significa proprio che forse alcuni paesi vogliano fare di più e porre in essere misure supplementari.

Su altri aspetti, tuttavia, i passeggeri sono confusi. Perché in apparenza alcuni aeroporti sono più sicuri di altri? Perché non esiste ancora un accordo europeo sul bagaglio a mano autorizzato – su ciò che è permesso e ciò che non lo è? Commissario Barrot, lei ha detto che dobbiamo garantire l’applicazione delle norme di sicurezza, il che è un fatto cruciale. Ha però parlato anche di concorrenza leale, e non sono certo del significato di “concorrenza” in questo dibattito. “Concorrenza” potrebbe voler dire “compromesso” e, come altri hanno affermato, non si possono accettare compromessi quando si parla di sicurezza aerea. Tutti dobbiamo collaborare al riguardo.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, tutti desideriamo gli standard più elevati. L’unico problema è chi debba decidere che cosa garantirà il livello di sicurezza più elevato possibile. In certa misura, tutti noi ci possiamo considerare esperti, solo perché prendiamo l’aereo pressoché quotidianamente.

Una cosa che sappiamo è che ciascuno di noi può facilmente aggirare le nuove norme sui liquidi a qualsiasi checkpoint. Quel che è in discussione quest’oggi è un palliativo, pensato per far sì che i cittadini si sentano sicuri, ma che senza dubbio non accresce la sicurezza. Questo è il vero problema. Dobbiamo risolverlo, il che è lo scopo dei due emendamenti presentati dall’onorevole Stockmann e da me, attraverso i quali intendiamo assicurare che l’Assemblea discuta di ciò che rappresenta un’autentica misura per la sicurezza e di ciò che è un mero palliativo.

Al riguardo possiamo davvero considerarci esperti, e pertanto diciamo in tutta franchezza che, a sei mesi dall’introduzione della disposizione, non abbiamo alcun bisogno di norme speciali; ci occorre un’analisi più razionale della questione rispetto a quella condotta in precedenza. In effetti, ci troviamo di fronte a una sorta di legge statunitense extraterritoriale, emanata congiuntamente con il Regno Unito. Questo è il nostro punto di vista. L’Europa ubbidisce al padrone britannico o addirittura americano. Così non può andare.

Pertanto invochiamo la revisione più rapida possibile e, se questa non sfocerà in un effettivo aumento della sicurezza, si dovrà porre fine a tali misure. Questo ci costringerebbe tutti a ripensare seriamente a soluzioni potenziali concrete al problema attuale.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione.(FR) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare tutti gli oratori e, soprattutto, l’onorevole Costa per la sua relazione. E’ evidente che un migliore equilibrio tra esigenze di sicurezza e aspetti operativi è una vera sfida per tutti noi. Per questo motivo abbiamo bisogno di un nuovo regolamento quadro più semplice e flessibile; su questo punto devo insistere.

Intendo rispondere ad alcune domande, prima di affrontare il tema del finanziamento. Onorevole El Khadraoui, la Commissione sta cercando di tenere il Parlamento europeo regolarmente informato sugli sviluppi, e tra qualche giorno avrete un’audizione con gli esperti, iniziativa gentilmente intrapresa dall’onorevole Costa. Credo si tratti del metodo giusto per tentare di capire e per ricevere informazioni da coloro che stanno all’origine di tali disposizioni.

Onorevole Bradbourn, devo dirle che stiamo lavorando attivamente ai problemi relativi alle merci duty free. Tra qualche settimana mi auguro di poterle fornire alcune risposte al riguardo. L’onorevole Bradbourn non è in Aula, ma io mi rivolgo a tutti i deputati.

Ora vorrei passare al problema del finanziamento. Innanzi tutto vorrei dire che comprendo molto bene la posizione della Commissione e dell’onorevole Costa. In primo luogo, ritengo si debba tentare di evitare le distorsioni della concorrenza. Mi pare assolutamente sensato. Mi rendo conto, come l’onorevole Jarzembowski, che dobbiamo cercare di trovare un compromesso. Insieme al Consiglio, tuttavia, dobbiamo tenere conto dei ministri delle Finanze. I ministri dei Trasporti non sono quelli che stabiliscono la legge in quest’ambito. Ed è qui che sorge il problema.

Ciò che mi ha particolarmente colpito in questa discussione con voi è il vostro desiderio di trasparenza circa i costi della sicurezza. A tale proposito non posso contraddirvi. In effetti reputo indispensabile rendere trasparente il costo della sicurezza, il che dovrebbe costituire almeno una prima fase. Quel che posso dirvi è che questo regolamento ci serve, come vi ho spiegato. Non vorrei che tutto andasse in pezzi per via di una totale mancanza di comprensione da ambo le parti tra Consiglio e Parlamento. Stando così le cose, la Commissione svolgerà il proprio ruolo di mediazione e tenterà, per quanto possibile, di trovare una soluzione, signor Presidente, perché, nel campo della sicurezza, dobbiamo essere in possesso degli strumenti giusti e adeguati.

Per questo motivo insisto parecchio sull’adozione di questa proposta rivista, riconoscendo nel contempo la validità dell’approccio del Parlamento, che, in materia di finanziamento, richiede maggiore trasparenza, più concorrenza leale e, per quanto possibile, uno sforzo di armonizzazione da parte degli Stati membri.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 11.30.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Christine De Veyrac (PPE-DE), per iscritto.(FR) La proposta della Commissione introduce disposizioni che consentiranno di compiere progressi concreti nel settore della sicurezza aerea. La questione del finanziamento di tali misure di sicurezza non è stata tuttavia menzionata.

Gli emendamenti che abbiamo adottato in seno alla commissione per i trasporti e il turismo risolvono il problema e forniscono disposizioni giustificate ed equilibrate.

Non sarebbe giusto permettere che l’intero onere dei costi delle misure di sicurezza gravi sui passeggeri aerei. E’ auspicabile evitare di sovraccaricare finanziariamente gli utenti che già pagano tasse molto elevate sui biglietti aerei.

Per questo motivo, a mio avviso, dobbiamo sostenere la proposta di finanziamento misto, ossia da parte degli Stati membri e degli utenti, per le misure di sicurezza, e far sì che il finanziamento delle misure più severe divenga responsabilità degli Stati membri, e di nessun altro.

Sostengo inoltre l’emendamento n. 33, che fa sì che la proroga delle misure di sicurezza dipenda da una valutazione accurata di rischi, costi e impatto di tali misure.

Non si possono applicare indefinitamente misure di sicurezza che causano gravi disagi ai passeggeri, quali le limitazioni relative ai liquidi nel bagaglio a mano, senza esaminare con attenzione se siano ancora appropriate e le loro conseguenze per i viaggiatori.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto.(EN) Le questioni di sicurezza aerea sono della massima importanza per la nostra sicurezza e vanno affrontate in modo più rapido di quanto non sia accaduto finora. Un livello di sicurezza minimo comune è necessario non solo per via della minaccia reale della criminalità aerea, ma anche per la minaccia percepita che una mancanza di sicurezza suscita nei cittadini.

E’ indispensabile che gli Stati membri paghino i costi dei nuovi meccanismi di sicurezza e delle misure speciali a breve termine. I passeggeri non dovrebbero essere tenuti a pagare per la sicurezza. Gli aeroporti regionali più piccoli potrebbero andare incontro a difficoltà di fronte a nuove misure dispendiose, mentre non si può chiedere alle compagnie aeree di aumentare il prezzo del biglietto. Non si tratta di far pagare ai passeggeri il privilegio della sicurezza, che non è affatto un privilegio, ma un diritto riconosciuto, bensì del fatto che gli Stati evitino il rischio che gli aeroplani si abbattano a terra su aree popolate.

Una valutazione effettiva delle misure cui diamo esecuzione è essenziale. Alcune misure potrebbero rivelarsi superficiali; altre dovrebbero forse essere più efficaci. Forse si dovrebbero far entrare in vigore nuovi meccanismi.

 

17. Valutazione e gestione delle alluvioni (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sulla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di alluvione (12131/6/2006 – C6-0038/2007 – 2006/0005(COD)) (Relatore: Richard Seeber) (A6-0064/2007).

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, concedetemi un momento per ringraziare l’amico Jacques Barrot per avere ripetutamente affrontato i problemi del trasporto merci transalpino e per essere stato al nostro fianco nella lunga marcia verso la soluzione di questi problemi.

Oggi, però, parliamo di alluvioni e di ciò che si può fare al riguardo a livello europeo. Colgo l’occasione per ringraziare il Commissario Dimas e il suo staff, i relatori ombra e la Presidenza tedesca, che hanno lavorato tutti con me in maniera molto costruttiva per giungere a un accordo in seconda lettura, un accordo di vasta portata che copre tutte le questioni fondamentali.

Non occorre che vi ricordi che le inondazioni sono diventate la forma più comune di catastrofe naturale in Europa. Nel 2002 e nel 2005 si sono verificate alluvioni molto intense che hanno avuto effetti devastanti: hanno mietuto vittime umane e provocato gravi danni agli edifici e alle infrastrutture. Siamo stati duramente colpiti da tali inondazioni. Valide prove scientifiche dimostrano che le piogge abbondanti stanno diventando sempre più frequenti e intense e che questa tendenza è direttamente collegata all’attività dell’uomo.

La prima ragione è l’urbanizzazione concentrata, specialmente nelle aree ad alto rischio, con lo sviluppo di agglomerati e strade, il riallineamento del letto dei fiumi e progetti edilizi sconsiderati per la costruzione di edifici sulle pianure alluvionali. La seconda ragione è la deforestazione, in particolare lo sgombero autorizzato di valli fluviali per la costruzione di chalet per vacanze, ad esempio, ma anche di stabilimenti industriali e di centri commerciali. In terzo luogo, pratiche agricole altamente intensive provocano la cementificazione del suolo e riducono la disponibilità di terreni erbosi e pianure alluvionali. In quarto luogo, esiste il fenomeno dell’erosione del suolo, che è a sua volta un fattore concomitante.

A seguito delle catastrofiche inondazioni del 2002, la Commissione ha presentato un programma di risposta alle alluvioni, contenente disposizioni volte ad apportare miglioramenti nell’ambito della ricerca e dell’informazione. La Commissione ha presentato anche una comunicazione sulla gestione dei rischi di inondazione, che ha analizzato la situazione e proposto un programma d’azione concertato dell’Unione europea. Una delle componenti di tale programma è l’attuale proposta di direttiva che è ora culminata nel pacchetto di compromesso su cui voteremo domani al fine di ridurre i rischi che il problema delle inondazioni comporta per la salute umana, l’ambiente, le infrastrutture e l’economia.

Alla luce del maggiore rischio di subire i danni causati dalle inondazioni, è davvero indispensabile creare un quadro normativo europeo accanto ai regolamenti nazionali, poiché la grande maggioranza dei fiumi attraversa i confini nazionali. Complessivamente, l’80 per cento dei fiumi europei non scorre in un solo paese, ma attraversa i confini nazionali. Era quindi evidente che l’Europa dovesse rispondere al problema delle inondazioni.

Tuttavia, ciò significa anche che in questa legislazione occorre prestare la debita attenzione al principio di sussidiarietà. Il fatto è che la situazione di una stretta vallata alpina è diversa da quella di un’isola greca o di un bassopiano finlandese. Dobbiamo fare in modo di evitare l’adozione di disposizioni di carattere globale che non possono essere applicate nel mondo reale.

Il pacchetto in esame prevede opportunamente tre fasi. In primo luogo, si esegue una valutazione preliminare per stabilire quali sono effettivamente le zone a rischio di alluvione. Sarebbe ovviamente inutile allestire infrastrutture di difesa in posti che non presentano rischi specifici. La seconda fase è la realizzazione di mappe del rischio di alluvione e la terza è la formulazione di piani di gestione del rischio di alluvione, ma solo qualora siano assolutamente necessari.

Molti Stati membri hanno già compiuto grandi progressi nell’ambito della prevenzione delle alluvioni, e abbiamo dovuto anche cercare di evitare eventuali duplicazioni degli sforzi. Per questo esistono norme molto generali volte a tutelare gli accordi attuali, e gli Stati membri non devono temere di essere costretti ad attuare una seconda serie di misure. I provvedimenti che sono stati essi stessi a stabilire potranno, ovviamente, essere attuati integralmente, nella misura in cui siano coerenti con gli obiettivi della direttiva.

La posizione comune del Consiglio conteneva alcuni punti che, a nostro parere, dovevano essere migliorati. In particolare, non riuscivamo a capire perché fosse stata prestata così poca attenzione al fenomeno del cambiamento climatico. Nei nostri negoziati con il Consiglio, siamo riusciti a inserire la questione del cambiamento climatico, che ora è il filo conduttore dell’intero pacchetto. E’ giusto che sia così, poiché dobbiamo dimostrare di sapere rispondere alle preoccupazioni dei cittadini.

Per riassumere gli altri sforzi che abbiamo compiuto, abbiamo apportato alcuni cambiamenti ai limiti temporali, abbiamo accordato maggiore rilievo alle pianure alluvionali e ad altre aree naturali di espansione delle piene, e abbiamo insistito sull’utilizzo sostenibile del suolo nonché rivendicato il principio della solidarietà dall’inizio alla fine. La regola è che i paesi attraversati dal corso superiore di un fiume non devono intraprendere alcuna azione che possa rivelarsi nociva per i vicini a valle. Siamo riusciti a realizzare questo obiettivo in uno spirito di buona solidarietà europea.

Domani potrò quindi presentare la relazione all’Assemblea con la coscienza pulita, e vi raccomando di votare a favore di questo documento.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, desidero ringraziare ed elogiare il relatore, onorevole Seeber, per l’eccezionale lavoro svolto in merito alla direttiva sulle alluvioni, nonché la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per il valido contributo. Sono estremamente soddisfatto dei rapidi progressi compiuti in prima e seconda lettura. Il Parlamento europeo ha svolto un ruolo importante al fine di giungere a un accordo su questo eccezionale documento e desidero esprimere a tale proposito un elogio per gli sforzi profusi.

Obiettivo della proposta è ridurre i rischi delle inondazioni per la salute umana, le attività economiche e l’ambiente. Il testo, nella sua forma attuale, riflette questi obiettivi e permette all’Unione europea di realizzarli. Le caratteristiche principali sono le seguenti: la direttiva introduce una procedura – come ha precedentemente affermato l’onorevole Seeber – in tre fasi, la prima delle quali è l’individuazione delle aree a rischio di alluvione. Successivamente si procede alla mappatura di inondazioni imminenti nel contesto di scenari intermedi ed estremi.

La terza fase si riferisce all’elaborazione di piani di gestione del rischio di alluvione, che saranno coordinati a livello di bacini idrografici, bacini condivisi da più di un paese e da aree costiere.

Nell’ambito della gestione del rischio di alluvione è stato previsto un possibile aumento della frequenza e dell’intensità delle inondazioni a causa del cambiamento climatico e – sono d’accordo con l’onorevole Seeber – sono molto lieto che il Parlamento abbia sottolineato la necessità di insistere maggiormente sul cambiamento climatico.

Il clima sta già cambiando e, pertanto, è evidente che, oltre ad affrontare e attenuare il fenomeno, dovremo anche adattarci ad esso. L’Unione europea dovrà prepararsi a inondazioni improvvise su più vasta scala, che saranno accompagnate da piogge intense e impreviste. Le alluvioni costiere provocate dagli uragani, con il conseguente aumento dei livelli del mare, potrebbero comportare rischi maggiori. L’Unione europea deve essere pronta ad affrontare i pericoli posti dai suddetti fenomeni naturali.

Migliorare il coordinamento attraverso la direttiva quadro sull’acqua costituisce un importante passo avanti. La gestione complessiva dei bacini idrografici deve contemplare entrambi gli elementi: controllo della qualità dell’acqua e gestione del rischio di alluvione. Sono molto lieto del sostegno fornito in materia dal Parlamento europeo alla Commissione, nonché del fatto che è stato esteso l’ambito di coesistenza di entrambe le procedure.

I punti essenziali sollevati in prima lettura sono rimasti, segnatamente l’attuazione della direttiva in tutta l’Unione europea e in particolare il rilievo accordato ai bacini idrografici condivisi da più di uno Stato membro. Con questo nuovo e importante atto legislativo l’Unione europea sarà pronta a diminuire e ridurre al minimo le conseguenze potenzialmente distruttive delle inondazioni.

 
  
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  Anja Weisgerber, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, permettetemi innanzi tutto di ringraziare il relatore, onorevole Seeber, per lo spirito cooperativo che ha contraddistinto le nostre discussioni. Il collega ha negoziato un solido compromesso con la Presidenza del Consiglio, un compromesso che migliora notevolmente la proposta della Commissione.

E’ importante adottare un approccio europeo alla prevenzione dei danni provocati dalle inondazioni. Fiumi e alluvioni non rispettano i confini nazionali. Le misure adottate dal governo di un paese attraversato dal corso superiore di un fiume hanno conseguenze specifiche sui territori situati lungo il suo corso inferiore. In molti casi questi territori appartengono a un altro paese. A mio avviso è quindi molto importante che ogni singolo Stato membro dell’Unione europea adotti misure preventive contro le alluvioni anziché aspettare che si verifichi una catastrofe.

Come per altre proposte della Commissione, abbiamo il dovere parlamentare di adoperarci per evitare una burocrazia inutile, oneri amministrativi eccessivi e obblighi di comunicazione pervasivi. Siamo riusciti a evitare e a migliorare considerevolmente diverse disposizioni eccessivamente burocratiche. Sono particolarmente favorevole al compromesso sulla tutela delle pianure alluvionali e delle mappe già esistenti o in fase di preparazione. Grazie al nostro intervento, tutte le mappe e i piani che sono già stati compilati dagli Stati membri sono attualmente riconosciuti insieme a quelli che sono in fase di preparazione, a patto che vengano ultimati entro la fine del 2010.

Il processo di elaborazione e produzione di queste mappe sulle alluvioni è in pieno svolgimento in alcuni paesi. Se avessimo modificato le regole del gioco in questa fase avremmo provocato una inutile duplicazione degli sforzi e la nuova procedura di appalto avrebbe generato un’ingente spesa aggiuntiva senza apportare alcun beneficio riconoscibile in termini di migliore prevenzione delle alluvioni. Sono pertanto lieta che il compromesso fornisca la possibilità di riconoscere le mappe e i piani in questione nel quadro della direttiva. Voterò quindi a favore del compromesso e vorrei ringraziare di nuovo il relatore per la nostra costruttiva collaborazione.

 
  
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  Edite Estrela, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Seeber per il modo in cui ha condotto il processo di negoziazione informale. I negoziati sono stati molto proficui e hanno permesso di giungere a un pacchetto di emendamenti di compromesso che ha dimostrato l’esistenza di un ampio consenso e che merita l’approvazione del Consiglio.

Il gruppo socialista al Parlamento europeo sostiene il compromesso raggiunto poiché corrisponde all’obiettivo fondamentale di questa direttiva: proteggere la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche, tenendo altresì conto dell’impatto dei cambiamenti climatici sul verificarsi delle alluvioni. Sono sempre più frequenti i periodi di estrema siccità, ai quali fanno seguito piogge abbondanti, che provocano un aumento delle alluvioni.

La proposta in esame garantirà una maggiore protezione ambientale promuovendo l’inclusione, nelle mappe di rischio, di informazioni su potenziali fonti di inquinamento ambientale causato dalle alluvioni. Sono anche favorevole all’idea di responsabilizzare gli Stati membri nella promozione di un uso sostenibile dei suoli. In altre parole, gli Stati membri devono essere più attenti nelle loro politiche di pianificazione spaziale. La relazione esorta inoltre alla solidarietà, al dialogo e al coordinamento tra paesi vicini.

Sappiamo che le catastrofi naturali lasciano ciclicamente dietro di sé una scia di morte e distruzione. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno le catastrofi naturali mietono centinaia di vittime. Per evitare mali maggiori, è giunto il momento di passare da una cultura di reazione a una cultura di prevenzione. Prevenire è meglio che curare. E’ più efficace e meno costoso.

 
  
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  Vittorio Prodi, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare naturalmente l’on. Seeber per la collaborazione che abbiamo stabilito nella discussione e nello sviluppo di questo documento. Vorrei inoltre ringraziare il Commissario Dimas, perché la sua presenza in questi momenti è sempre estremamente preziosa e molto apprezzata.

Si tratta di una direttiva che considero molto importante anche nel quadro di altre direttive, quali la direttiva sulle acque, la direttiva sui rifiuti e la direttiva sul suolo che sta per essere discussa. Tali direttive formano un quadro di prevenzione molto importante, in particolare riguardo al mutamento climatico, fenomeno che ha origine dal riscaldamento globale e che consiste sostanzialmente in un peggioramento degli eventi estremi, come ad per esempio un aumento dell’intensità delle piogge.

E’ pertanto necessario che noi adottiamo diffusamente un atteggiamento di prevenzione specie nella manutenzione del nostro territorio. La direttiva in esame si colloca in questo senso, in quanto ha cercato di sottolineare le buone pratiche che possono essere diffuse, nonché il complesso delle infrastrutture e delle conoscenze che possono contribuire alla prevenzione a lungo termine e alla previsione a breve termine delle piene, al fine di fornire un importante aiuto alla protezione civile nella gestione delle emergenze.

Si tratta di una direttiva che considero molto condivisibile e approvo inoltre il compromesso che è stato raggiunto in sede di trilogo. Invito pertanto anch’io, a nome del mio gruppo, ad appoggiare il testo in esame.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la direttiva relativa alla valutazione e alla gestione delle alluvioni evidenzia la necessità di un’azione che purtroppo l’attività imprenditoriale non sempre rispetta nella pratica. La valutazione e la gestione del rischio di alluvione devono essere alla base di piani a lungo termine per opere ingegneristiche, sistemi informativi e altri strumenti per la limitazione dei danni provocati dalle inondazioni.

Occorrerebbe collegare questa direttiva alle disposizioni volte a valutare ed evitare i rischi di siccità, che a loro volta provocano ingenti danni economici e ambientali. Entrambe le questioni sono correlate alla gestione e alla conservazione dell’acqua. Se venisse raccolta, l’acqua alluvionale potrebbe essere utilizzata per compensare l’impatto della siccità. Entrambi i sistemi dovrebbero operare su interi bacini fluviali e tenere conto degli interessi di tutte le regioni e i paesi coinvolti.

Desidero ringraziare l’onorevole Richard Seeber per la sua competente relazione. Gli emendamenti proposti rafforzano e integrano il suo documento.

 
  
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  Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, le differenze nelle precipitazioni stagionali e regionali, il cambiamento climatico a lungo termine e la mancanza di coordinamento tra alcuni paesi hanno provocato alluvioni catastrofiche che costituiscono il 43 per cento di tutte le calamità naturali in Europa e hanno spesso carattere transfrontaliero.

L’uomo ha contribuito a determinare questa situazione con le sue attività, tra cui il taglio degli alberi nelle regioni boschive, che ha portato all’erosione del suolo e a deflussi pluviali più rapidi, nonché con lo sviluppo urbano nelle pianure alluvionali. La maggiore frequenza e intensità dei fenomeni alluvionali sarà con ogni probabilità strettamente correlata alle condizioni meteorologiche e al cambiamento climatico nonché a modifiche nel corso dei fiumi. E’ pertanto imperativo adottare misure per prevenire le inondazioni e minimizzarne gli effetti.

Se la prevenzione del riscaldamento globale è un elemento importante a questo proposito, la pianificazione e il coordinamento tra gli Stati membri per la costruzione di bacini di contenimento e dighe, nonché in materia di sistemi di allerta e soccorsi in caso di catastrofe, sono fattori altrettanto importanti. In passato, lo svuotamento di bacini in un paese ha provocato calamità alluvionali nello Stato confinante. Data la natura transfrontaliera di questi eventi, dobbiamo garantire un’efficace cooperazione internazionale, sia a livello regionale sia con i paesi limitrofi, compresi i paesi terzi, che ci permetterà di essere più preparati e consentirà di ridurre gli effetti delle alluvioni.

 
  
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  Andreas Mölzer, a nome del gruppo ITS. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Seeber, forse le alluvioni sono meno frequenti che in passato grazie a misure di prevenzione sempre più efficaci, ma i loro effetti sono comunque disastrosi.

Purtroppo, con il progresso tecnico è aumentata la nostra imprudenza, con il risultato che sempre più spesso si erigono edifici sempre più vicini a zone a rischio di inondazione. Assieme a quella che è spesso un’incauta interferenza con l’allineamento dei fiumi e alla perdita di aree naturali di espansione delle piene come le pianure alluvionali, queste azioni hanno creato un problema che è stato autoprocurato. Il sostegno agricolo fornito dalla Comunità europea negli ultimi decenni ha senza dubbio avuto la propria parte di responsabilità, e l’interazione tra utilizzo agricolo e modifiche alla struttura del suolo sono l’ennesimo motivo per ridefinire la politica agricola comune al fine di destinare un sostegno maggiore alla coltivazione biologica. Nel quadro del previsto sistema comune di gestione dei rischi di alluvione occorre ovviamente prestare attenzione anche a misure quali il ripristino dei fiumi, nonché alla creazione di collegamenti tra pianure alluvionali ed esposizione di terreni chiusi. Se vogliamo davvero perseguire gli obiettivi della conservazione degli habitat naturali e della lotta al cambiamento climatico, dobbiamo anche adottare approcci nuovi e innovativi.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE). – (HU) Domani speriamo di giungere alla fine di un lungo viaggio. Due anni fa, quando abbiamo iniziato a discutere questa direttiva, siamo stati vittime di inondazioni che hanno colpito l’Europa intera, in cui l’acqua ha spazzato via case e distrutto dighe ovunque.

Il mio paese, l’Ungheria, è attraversato dal corso inferiore di diversi fiumi, è un bacino in cui confluisce una grande quantità di acqua da diverse fonti. La mia nazione è attraversata da due dei maggiori fiumi europei, e quindi è logico che abbia la maggiore quantità di acqua pro capite. Ovviamente anche i danni sono enormi. Nel 2005, all’epoca della grande alluvione che è già stata menzionata, fummo costretti a investire oltre 200 milioni di euro nella protezione dalle inondazioni. La posta in gioco era molto alta per noi.

Se dovessi evidenziare un elemento particolarmente importante della nuova direttiva, citerei sicuramente la cooperazione. Ritengo che una preparazione congiunta e pianificata, la condivisione delle informazioni e l’assistenza reciproca siano tutti elementi che sono presenti in questo regolamento, e che evidenziano che possiamo affrontare e risolvere il problema delle alluvioni solo se collaboriamo.

Sono d’accordo con il Commissario Dimas: il futuro cambiamento climatico globale e le risposte a queste sfide costituiscono una delle questioni più importanti. Probabilmente in Europa le alluvioni diventeranno più frequenti e imprevedibili, e saranno accompagnate da innalzamenti dei livelli dell’acqua più cospicui e da una maggiore distruzione. A mio avviso questa direttiva verrà presto messa alla prova, e sono assolutamente certo che la supererà a pieni voti. Grazie a questa direttiva le vittime diminuiranno e i danni saranno minori. Sono del tutto soddisfatto dei compromessi raggiunti e mi congratulo con l’onorevole Seeber per l’ottimo lavoro svolto. Ritengo che siamo davvero riusciti a elaborare una direttiva in grado di proteggere le vite umane e di aumentare la sicurezza fisica in Europa.

 
  
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  Karin Scheele (PSE). – (DE) Signor Presidente, a seguito dei cambiamenti climatici, dell’inadeguata gestione dei fiumi e delle attività edilizie nelle zone soggette a inondazioni, le alluvioni sono destinate a diventare un fenomeno sempre più frequente. La crescita della popolazione e il conseguente aumento del numero delle attività economiche in queste aree creano rischi maggiori e danni più ingenti. Oltre al loro impatto economico e sociale, le inondazioni possono avere gravi conseguenze ambientali, ad esempio se colpiscono impianti industriali in cui sono immagazzinate grandi quantità di sostanze chimiche tossiche. Il nostro relatore ha fornito una spiegazione esaustiva su tutti questi aspetti.

Il pacchetto di compromesso negoziato dall’onorevole Seeber ci permetterà di perseguire più efficacemente gli obiettivi di questa direttiva. Desidero rivolgergli le più fervide congratulazioni. I punti principali della sua relazione sono già stati incorporati nella posizione comune e, grazie a questo pacchetto di compromesso, potranno ricevere addirittura maggiore attenzione.

Per il Parlamento europeo è importante che nella valutazione dei rischi di alluvione si tenga conto dell’impatto dei cambiamenti climatici. Sarebbe stato molto difficile spiegare la decisione di escludere i cambiamenti climatici dall’equazione nella valutazione dei rischi di alluvione. Un’importantissima richiesta è che, in ognuna delle tre fasi previste da questa direttiva, ossia la valutazione del rischio di alluvione, la produzione di mappe e l’elaborazione di piani di gestione, si utilizzino le migliori pratiche e la migliore tecnologia disponibile.

 
  
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  Johannes Blokland (IND/DEM). – (NL) Signor Presidente, signor Commissario Dimas, onorevoli colleghi, i Paesi Bassi hanno svolto un ruolo importante nell’elaborazione della direttiva sulle alluvioni attualmente all’esame. E’ importante disporre di un quadro legislativo per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvione, tenendo conto del principio di sussidiarietà. Ciò che si può fare a livello locale viene fatto localmente, ad esempio adottando misure volte a prevenire la tracimazione degli impianti fognari. Questo è un modo per proteggere l’ambiente, la salute pubblica e l’economia.

I Paesi Bassi si trovano sotto il livello del mare e, pertanto, per la gestione idrica dipendono da molti degli Stati limitrofi. E’ quindi importante che gli Stati membri non adottino misure che aumentano i rischi di alluvione in altri paesi. La relazione invoca dunque un approccio coordinato ed io attribuisco grande importanza al concetto di solidarietà incluso nella direttiva proposta e più espressamente citato agli emendamenti nn. 48 e 61 del pacchetto di compromesso, che sostengo incondizionatamente.

Oltre al termine “solidarietà”, è anche importante inserire il previsto cambiamento climatico e le sue potenziali implicazioni nell’elaborazione di piani per la gestione del rischio di alluvione, in modo tale da prepararci al futuro nel miglior modo possibile. Ora non mi resta altro da fare che rivolgere un caloroso ringraziamento al relatore, onorevole Seeber, per l’ottima collaborazione, nonché congratularmi con lui per il risultato ottenuto.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti gli oratori intervenuti nel dibattito di questa sera per i loro validi contributi.

Nel pacchetto di compromesso generale ora all’esame sono stati inclusi alcuni elementi fondamentali, i più importanti dei quali sono: una più chiara e tempestiva attenzione all’impatto del cambiamento climatico nella valutazione preliminare dei rischi di alluvione, un accordo sulla data anticipata del 2011 per la prima valutazione preliminare del rischio di alluvione, grazie al quale gli Stati membri disporranno di più tempo per preparare le mappe del rischio di alluvione, un rafforzamento del ruolo delle pianure alluvionali e la promozione di pratiche sostenibili di utilizzo del suolo nella gestione dei rischi di alluvione, un solido coordinamento – anche in materia di attuazione – con la direttiva quadro sull’acqua e un collegamento con i principi di recupero dei costi stabiliti da tale direttiva, un ulteriore rafforzamento del linguaggio sulla solidarietà nei distretti idrografici e, ultimo punto ma non per questo meno importante, il requisito di fissare priorità chiare per l’attuazione delle misure incluse nei piani per la gestione del rischio di alluvione.

So che questi elementi erano tutti importanti per il Parlamento in prima lettura e questa volta in sede di commissione. Ritengo che il compromesso attuale soddisferà il Parlamento, poiché sono stati compiuti importanti passi avanti su principi fondamentali riguardanti valide pratiche per la gestione dei rischi di alluvione. Constato inoltre con particolare piacere l’importanza attribuita sia dal Parlamento sia dal Consiglio a questa direttiva, che è stata proposta dalla Commissione solo 13 mesi fa. Questa è la dimostrazione che, dinanzi alla seria sfida di preparare l’Europa ai rischi di inondazioni potenzialmente maggiori, si possono raggiungere accordi con relativa rapidità.

Per concludere, la Commissione è molto soddisfatta dell’esito dei negoziati. La Commissione può accogliere in toto gli emendamenti di compromesso proposti e desidero ringraziare ancora una volta il relatore, onorevole Seeber, e congratularmi con lui per tutto l’impegno profuso al fine di giungere a un accordo in seconda lettura.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 11.30.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE), per iscritto. – (HU) Per l’Ungheria è estremamente importante che l’Unione europea emani una direttiva volta a disciplinare una difesa comune contro le alluvioni. L’Ungheria è il tipico esempio di paese attraversato dal corso inferiore di molti fiumi, in cui l’acqua dolce proviene al 95 per cento da fonti esterne ai confini nazionali. E’ quindi importante che, all’interno di un’area costituita da pianure alluvionali, anche i paesi attraversati dal corso inferiore di fiumi partecipino ai compiti di prevenzione e difesa. Sono certo che gli esperti di Austria, Slovacchia e Romania collaboreranno armoniosamente con i responsabili ungheresi del settore idrico nella realizzazione di questo compito. Considero altrettanto importante inserire nei piani per la protezione dalle alluvioni quelle potenziali fonti di pericolo che possono provocare un inquinamento ambientale in caso di inondazione. In tali occasioni spesso accade che l’inondazione di un impianto industriale o di un altro stabilimento provochi più danni di quelli causati dall’acqua stessa. Proprio perché, come l’inquinamento atmosferico, le alluvioni non conoscono confini, occorre coinvolgere nell’attuazione di questa direttiva anche paesi terzi come l’Ucraina.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Grazie a Hope Project, un’organizzazione irlandese da me presieduta, ho partecipato a uno studio della Commissione intitolato “Soccorso a persone disabili in situazioni di emergenza”, dal quale è emerso che le alluvioni rappresentano un rischio gravissimo per anziani, bambini e persone disabili. Abbiamo appena avviato un nuovo studio di verifica che esaminerà nello specifico il fenomeno delle alluvioni.

Il fenomeno delle alluvioni sta diventando un problema per due motivi. Il primo è il cambiamento climatico, che comporta il possibile innalzamento dei livelli del mare e, in Irlanda, l’aumento delle precipitazioni. In secondo luogo, in tutta Europa, ma specialmente in Irlanda, si registra la tendenza a costruire sulle pianure alluvionali. Non è raro che su campi che ogni anno rimanevano allagati per settimane oggi sorgano complessi residenziali costituiti da 200 abitazioni. Alla fine subiremo le conseguenze di questa pratica.

Esorto l’Assemblea a dare prova di buon senso e ad avviare azioni preventive nell’ambito delle alluvioni e del controllo delle alluvioni.

 

18. Strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali (discussione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’on. Kartika Tamara Liotard, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali (2006/2210(INI)) (A6-0054/2007).

 
  
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  Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL), relatore. – (NL) Signor Presidente, mi rivolgo a lei e a tutti i colleghi presenti in Aula a così tarda ora: a mio avviso in questo momento ciò che conta non è la quantità, ma la qualità. Penso che, in ogni caso, il vostro atteggiamento nei confronti della situazione debba essere questo.

Alla Commissione sono occorsi cinque anni per elaborare una strategia per l’uso sostenibile delle risorse naturali. Si tratta di un periodo molto lungo e quindi è davvero deplorevole che la proposta presentata sia così poco ambiziosa. A dire il vero, la Commissione ha chiaramente individuato il problema; in altre parole, se continueremo così dovremo irrevocabilmente fare i conti con l’esaurimento delle nostre risorse e, al contempo, fronteggiare una grave minaccia per la nostra economia e la nostra qualità di vita.

Inoltre, nonostante la conclusione cui è giunta, la Commissione non propone alcuna misura concreta. Chiede, inter alia, di disporre di nuovi studi e di un maggior numero di dati. Si tratta senz’altro di elementi utili, ma non possiamo permetterci di aspettare ancora a lungo. Come per il cambiamento climatico, il problema delle risorse naturali è grave ora, ed è questo il momento di avviare azioni concrete. Leggendo la proposta, si avverte una vaga mancanza di urgenza da parte della Commissione, la quale non invita più di tanto i cittadini a pensare alla questione, anche se alla fine saranno loro a subire le conseguenze di tutta la situazione.

Il nocciolo della questione è semplice. La nostra impronta ecologica, in altre parole l’effetto ambientale del nostro consumo, è di gran lunga superiore alla capacità della Terra. A titolo di esempio, se questa scarpa da bambino è l’impronta ecologica di cui dovremmo disporre per l’equilibrio delle nostre risorse naturali, questa grande scarpa da adulto rappresenta il livello di consumo attuale. Come potete constatare, è davvero troppo grande. Si tratta quindi di un buon esempio di ciò che stiamo facendo in questo momento.

Parlerò in tutta sincerità, signor Commissario. Se la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare avesse dovuto seguire l’istinto, le avrebbe rinviato l’intero documento chiedendo alla Commissione di riscriverlo. Questa, però, non ci è parsa una reazione molto costruttiva e, inoltre, non possiamo permetterci di aspettare altri cinque anni prima di agire. Ho quindi deciso di dedicarmi all’elaborazione di una proposta valida e ho chiesto a tutti i colleghi di aiutarmi in questo compito. Posso dirle che i colleghi hanno tenuto alcune riunioni di brainstorming sorprendenti. Lavorando insieme, siamo riusciti a formulare diverse idee per migliorare il documento della Commissione e, per farlo, non abbiamo impiegato più di tre o quattro mesi. Desidero ringraziarli perché siamo davvero riusciti a giungere a un ottimo accordo. Alla luce di tutte le valide modifiche apportate, probabilmente la relazione non è niente di spettacolare dal punto di vista della forma, ma mi auguro che il messaggio sia chiaro. Il Parlamento vuole misure concrete anziché un rinvio.

Vorrei evidenziare alcune proposte, la prima delle quali riguarda l’agricoltura. L’agricoltura non figura nella strategia tematica, il che a mio avviso è alquanto strano, se si considera che il settore agricolo è uno dei maggiori utilizzatori e consumatori di risorse naturali. A questo settore viene dunque negata una grande opportunità. So che il motivo è la divergenza di vedute in materia tra la DG “Agricoltura” e la DG “Ambiente”. E’ tuttavia inammissibile che la strategia sia priva di un’ampia base di sostegno a causa dei battibecchi reciproci tra funzionari europei.

Vorrei inoltre proporre di collegare le sovvenzioni agricole europee direttamente alla sostenibilità. Ad esempio, si potrebbero sospendere le sovvenzioni per il granturco se fosse necessaria l’irrigazione su vasta scala e quindi se l’acqua venisse sprecata, ma si dovrebbero invece erogare sovvenzioni alle aziende agricole che si impegnano a utilizzare fonti energetiche alternative, come l’energia eolica. Oltre all’agricoltura, vi sono anche altri settori, come i trasporti, la pesca e l’edilizia, che non figurano, a torto, nella strategia. Dovremo intervenire anche a questo riguardo. In sintesi, la strategia dovrebbe riguardare ogni area politica.

La struttura della strategia è determinata in ampia misura dal consumatore e dal produttore. Tra le altre proposte figurano un approccio del ciclo di vita, un elenco delle prime dieci priorità delle risorse naturali minacciate, incentivi fiscali, la fornitura di informazioni, la partecipazione di ONG ed esperti, il ricorso al riciclaggio alternativo e al riutilizzo. L’elenco è davvero troppo lungo.

Propongo che l’Unione europea, in generale, cerchi di dimezzare l’utilizzo delle risorse entro il 2030. Non si tratta di fantascienza, ma di una necessità concreta. Va da sé che la politica europea non deve impedire agli Stati membri di fornire prestazioni addirittura migliori. Se lo Stato membro che registrerà i risultati migliori verrà ritenuto un esempio da seguire per gli altri, potremo promuovere ulteriormente questa tendenza.

Durante la sua ultima visita alla commissione per l’ambiente, il Commissario Dimas ha parlato dell’importanza delle risorse naturali e sono stata lieta di sentirgli pronunciare tali parole. Gli ho inviato una lettera chiedendo la sua collaborazione. Vivo dunque nella speranza che questo Commissario difenda una politica più ambiziosa di quella che traspare dall’attuale documento della Commissione. In tal caso, una relazione critica da parte del Parlamento non potrà che essere benaccetta all’Esecutivo.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Liotard, può stare certa che questo Parlamento l’ha ascoltata con tutta la qualità di cui è capace a quest’ora.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzi tutto ringraziare il Parlamento europeo per la speciale attenzione che ha dedicato a questa strategia. Vorrei ringraziare l’onorevole Liotard e i relatori ombra per l’elaborazione del testo oggi in esame. Di fatto, la relazione contiene molti dati utili e costruttivi che ci fanno pensare a possibili misure future da cui prendere spunto.

L’uso delle risorse naturali riveste un’importanza fondamentale sia per lo stato dell’ambiente sia per la nostra crescita economica. La situazione è preoccupante, mentre le conseguenze sono divenute visibili con la costante perdita di biodiversità, le emissioni dei gas a effetto serra, il degrado della qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo, ma hanno anche avuto un notevole costo finanziario.

E’ evidente che il modo in cui utilizziamo le nostre risorse naturali costituisce una minaccia per i nostri ecosistemi, da cui dipendono la nostra qualità di vita e prosperità. Siamo dunque costretti ad adeguare le nostre attività economiche alla capacità di sopportazione del nostro pianeta.

Questo è l’obiettivo della strategia per le risorse naturali, il risultato del vigoroso – spesso contrassegnato da disaccordi – ma anche estremamente proficuo dibattito durato per oltre cinque anni. Questa strategia offre alla politica ambientale un approccio che, da una parte, si concentra sulle risorse naturali e, dall’altra, su un quadro a lungo termine volto a limitare le conseguenze dell’utilizzo delle risorse naturali per l’ambiente in un’economia in via di sviluppo. Obiettivo di questa strategia, inoltre, è migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali.

Pur essendo molto ambiziosi, questi obiettivi sono realizzabili. L’Europa è già riuscita a stabilizzare l’uso delle risorse naturali in alcuni settori dell’economia. Tuttavia, siamo in ritardo nei confronti di altri paesi, come ad esempio il Giappone, che utilizza le sue risorse naturali molto più efficacemente dell’Europa. La strategia promuove prodotti, tecnologie e modelli di consumo che sono più efficienti per quanto riguarda l’uso delle risorse naturali e meno inquinanti.

Sono già state intraprese nuove iniziative per l’attuazione della strategia. Permettetemi di citare tre esempi.

Innanzi tutto, la Commissione sta allestendo un centro dati, che fornirà informazioni per la pianificazione politica; sarà così possibile comprendere meglio l’utilizzo delle risorse e le conseguenze delle varie attività economiche.

In secondo luogo, per misurare i progressi che abbiamo compiuto nell’ambito della protezione ambientale e della conservazione delle risorse naturali, la Commissione perseguirà lo sviluppo di una nuova generazione di indicatori. Sono già stati stabiliti diversi indicatori quantitativi riguardo all’utilizzo delle risorse naturali, ad esempio nei settori dell’energia e del cambiamento climatico. La definizione di rigorosi obiettivi qualitativi per l’aria atmosferica e l’acqua e di obiettivi per il riciclaggio dei rifiuti contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della strategia sulle risorse naturali. Grazie a questa strategia potremo elaborare l’obiettivo quantitativo generale della conservazione delle risorse naturali nella nostra economia.

In terzo luogo, dobbiamo adattare tutte le nostre politiche per tenere conto dell’utilizzo delle risorse naturali sulla base dell’intero ciclo di vita. Dobbiamo tenere conto delle conseguenze ambientali delle risorse naturali, dalla loro creazione al loro esaurimento, ossia dalla loro nascita alla loro morte, in modo tale che le conseguenze non si trasmettano da una fase del ciclo di vita a un’altra o ad altri paesi. Quando importiamo metalli lavorati in Europa, ad esempio, non dobbiamo trascurare le conseguenze ambientali dell’attività mineraria in altri paesi. Le risorse naturali che utilizziamo attualmente in Europea provengono sempre più da paesi in via di sviluppo. I biocarburanti sono un altro tipico esempio.

Stiamo quindi parlando di una sfida globale e dobbiamo assumerci la nostra responsabilità. Assieme al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, abbiamo istituito un panel internazionale sull’uso sostenibile delle risorse naturali, che inizierà a valutare le conseguenze dell’uso delle risorse sul nostro pianeta e proporrà nuove misure. Nel programma di lavoro di questo nuovo panel internazionale figurano già alcune questioni, quali le condizioni ambientali per la produzione di biocombustibili e l’attuazione di misure su scala mondiale per promuovere la società del riciclaggio. Se questo panel riuscirà a raggiungere i traguardi ottenuti dal panel internazionale sul cambiamento climatico, realizzeremo gran parte dei nostri obiettivi.

Onorevoli deputati, le fondamenta sono già state gettate. A seguito dell’esame dettagliato che avete svolto, e con le proposte che avete avanzato, la Commissione si impegna a garantire l’efficace attuazione della strategia per le risorse naturali. Nel lungo periodo questa strategia ci porterà all’uso sostenibile delle risorse naturali e potrebbe costituire un punto di riferimento per altre politiche. Questa è solo la prima fase di un lungo processo. Ora dobbiamo collaborare con azioni specifiche, affinché l’attuazione della strategia possa contribuire allo sviluppo di tutte le politiche in ogni settore dell’economia.

 
  
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  Avril Doyle, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, il Commissario afferma che questi sono “obiettivi ambiziosi”. Non credo, signor Commissario! La relazione della Commissione è stata oggetto di numerose critiche quando la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ne ha discusso per la prima volta a ottobre, in quanto le ambizioni del documento sono seriamente limitate dopo cinque anni di gestazione. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere definito come un ragionevole documento di base col quale avviare la discussione, privo però di obiettivi concreti e, come dicevo, di qualsiasi ambizione. Tale situazione è probabilmente dovuta a una lotta di potere tra la Direzione generale “Agricoltura e sviluppo rurale” e la Direzione generale “Ambiente”; indovinate chi ha vinto? La strategia della DG “Ambiente” si è essenzialmente limitata alla raccolta di informazioni, senza affrontare alcuni settori problematici fondamentali quali, com’era prevedibile, l’agricoltura, la silvicoltura, i trasporti e molti altri.

Benché vengano menzionate alcune nuove iniziative, come un Centro dati sulle risorse naturali, un forum ad alto livello e un panel internazionale, la proposta di un orizzonte temporale di 25 anni è del tutto inaccettabile. La relatrice Liotard, dal canto suo, si è impegnata a fondo per potenziare la proposta. La collega rileva giustamente che la comunicazione della Commissione non rispetta i criteri stabiliti nel Sesto programma d’azione in materia ambientale, che prevedono la fissazione di scadenze e obiettivi concreti. La relazione chiede alla Commissione di sostituire questa non-strategia con proposte ambiziose, tra cui obiettivi chiari e scadenze vincolanti.

Accolgo con favore il rilievo accordato a un approccio politico integrato e all’impatto esterno della politica comunitaria sulle risorse sostenibili. L’unico problema è che la relatrice potrebbe aver lavorato troppo bene. La sua relazione ha riscosso un consenso talmente ampio in seno alla commissione per l’ambiente che sono stati adottati praticamente tutti gli emendamenti presentati, circostanza che in alcuni casi ha reso la relazione lunga e ripetitiva. A mio avviso, in questo modo ci si allontana dal messaggio. Per questo nella lista di voto del mio gruppo non mi sono espressa a favore di alcuni paragrafi che duplicano punti citati in altre parti della relazione.

 
  
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  Gyula Hegyi, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, abbiamo ricevuto le risorse naturali dalla natura o dal Creatore, ma spetta a noi preservarle per le generazioni future. Riceviamo informazioni sempre più discordanti sulla minaccia che incombe sull’equilibrio della natura. Due terzi degli ecosistemi da cui dipendono gli esseri umani sono in declino. La domanda di risorse naturali da parte dell’Europa è aumentata quasi del 70 per cento dall’inizio degli anni ’60. Dobbiamo fermare questa pericolosa tendenza.

Vogliamo la crescita economica, poiché le persone bisognose sono ancora molte, senza però aumentare l’utilizzo delle risorse naturali e con un minore impatto ambientale. Il “disaccoppiamento” tra crescita economica e sfruttamento delle risorse naturali è il principale messaggio di questa relazione. La strategia proposta dalla relazione è piuttosto debole ed è priva di scadenze e obiettivi. Per questo ho presentato circa 25 emendamenti a nome del gruppo socialista al Parlamento europeo. Sono lieto che, tranne uno, tutti abbiano riscosso il favore della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

I colleghi parlamentari ed io abbiamo proposto obiettivi concreti per migliorare il nostro impegno verso il futuro. Ho proposto obiettivi specifici nei settori dell’alimentazione, dell’edilizia e dei trasporti. In un’economia di mercato, la tassazione è lo strumento indicato per disciplinare l’uso delle risorse. Ecco perché è importante istituire un sistema europeo di eco-tassazione. A questa relazione devono fare seguito direttive e regolamenti specifici volti a porre fine all’autodistruttivo sovrasfruttamento delle risorse naturali.

 
  
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  Mojca Drčar Murko, a nome del gruppo ALDE. – (SL) Obiettivo della strategia tematica di cui discutiamo in questa sede è una maggiore efficienza nell’utilizzo dell’energia e delle materie prime. Si tratta probabilmente della strategia parziale più importante del Sesto programma d’azione in materia ambientale. Il suo obiettivo principale è prevenire l’inutile spreco di fonti rinnovabili e non rinnovabili che minaccia l’equilibrio ambientale.

Il ciclo di vita del prodotto è una filosofia che occupa un posto speciale tra le misure volte a limitare un consumo eccessivo. E’ possibile aumentare notevolmente il volume di prodotti che vengono reintrodotti nell’economia al termine del loro ciclo di vita nonché riutilizzarli. A tale proposito, la strategia è strettamente correlata al processo di revisione della legislazione europea sulla gestione dei rifiuti.

Gli ambiziosi obiettivi da cui vogliamo sia corredata questa strategia tematica non sono irrealistici. Di fatto, le priorità del dibattito politico sull’utilizzo economico delle risorse naturali hanno già rafforzato la volontà dei cittadini di partecipare al vantaggioso riutilizzo dei rifiuti. Le nostre città, ad esempio, sono potenziali miniere di materie prime. Così come estraiamo minerali grezzi dalle miniere, possiamo utilizzare metodi avanzati di raccolta e separazione dei rifiuti per estrarre ferro, zinco, rame e plastica, e in questo processo useremo tre volte meno energia di quella che impiegheremmo avvalendoci di materie prime fresche. L’attività mineraria urbana offre una visione promettente della città moderna quale deposito lucrativo di materiali riciclati. Questo, inoltre, non è l’unico metodo che migliora notevolmente l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali.

 
  
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  Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, è passato quasi mezzo secolo da quando venne presentata la prima relazione a Roma. Da allora le risorse naturali sono diminuite, ma noi abbiamo compiuto grandi progressi tecnologici e abbiamo imparato a utilizzare più efficientemente le materie prime e l’energia, sfruttando risorse inimmaginabili cinquant’anni fa. Abbiamo fatto tutto ciò che la nostra conoscenza, tecnologia ed esperienza sono in grado di fare? Assolutamente no. E’ questa la chiara conclusione cui giunge la relazione.

Sono interamente favorevole alla relazione, ma mi rendo anche conto che l’Unione europea sta facendo moltissimo, molto più di altri paesi, per proteggere la Terra, l’aria e l’acqua. Si sta impegnando molto per riciclare e riutilizzare le sue materie prime. Tuttavia, dobbiamo intensificare le nostre attività per utilizzare meglio i rifiuti industriali; in questo modo non solo potremo ridurre l’inquinamento ambientale, ma anche utilizzare le risorse naturali in maniera più efficiente.

 
  
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  Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la relatrice, onorevole Kartika Liotard, per l’ottimo lavoro. Oggigiorno l’umanità utilizza una carta di credito ambientale che supera il limite dei fondi ecologici. L’umanità nel suo complesso utilizza il 25 per cento in più del livello sostenibile di risorse naturali, il che significa che stiamo esaurendo il capitale dei nostri figli. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, il consumo di risorse naturali in Europa ha superato il limite di biocapacità dell’Europa stessa negli anni ’60. Se la tendenza attuale continuerà, entro il 2050 utilizzeremo il doppio del livello di risorse naturali sostenibili. La necessità di ridurre le emissioni con effetti sul clima è solo una parte della sfida più universale di utilizzare le risorse naturali più parsimoniosamente e più saggiamente.

Per riuscire a ridurre l’utilizzo delle risorse naturali a un livello sostenibile e al tempo stesso permettere ai paesi in via di sviluppo di uscire dalla povertà, i paesi ricchi come i nostri dovrebbero, nel giro di 50 anni, decuplicare il rapporto tra la prosperità raggiunta e il consumo di risorse naturali. Sembra un dato fantascientifico, ma in termini graduali indica solo un miglioramento del 5 per cento l’anno. Siamo riusciti in un’impresa analoga migliorando la produttività lavorativa, per cui non vedo perché non dovremmo riuscire a migliorare la produttività delle risorse naturali. Questo dovrà essere il secolo in cui miglioreremo la produttività delle risorse naturali, il rapporto tra la prosperità raggiunta e l’utilizzo delle risorse naturali.

Come hanno già affermato tutti, la strategia presentata dalla Commissione è troppo inconsistente, soprattutto perché è priva di scadenze e obiettivi concreti, nonostante siano previsti nell’ambito del Sesto programma d’azione in materia ambientale. Disponiamo della base di conoscenza per fissarli. Dobbiamo fissare scadenze e obiettivi chiari entro il prossimo anno, compresi programmi d’azione settoriali.

Il modo più economico per migliorare la produttività nell’utilizzo delle risorse naturali è porre immediatamente fine ad aiuti dannosi per l’ambiente. La conclusione di Kartika Liotard secondo cui abbiamo bisogno di più qualità e meno quantità potrebbe anche diventare il nostro motto per l’utilizzo delle risorse naturali.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). – (SK) Innanzi tutto vorrei ringraziare la relatrice per l’ottimo lavoro svolto e per la posizione che ha adottato sull’argomento. Posso approvare appieno tutti i punti della sua relazione su una strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali. Il fatto che la Commissione abbia lavorato a questo documento per cinque anni indica la serietà del problema.

Il documento della Commissione non contiene programmi specifici, né descrive i metodi da adottare. Dobbiamo riconoscere che esiste una crisi idrica mondiale, specialmente per quanto riguarda l’acqua potabile, e che oltre al problema del riscaldamento globale esiste una minaccia per la biodiversità, in quanto l’impronta ecologica dell’Europa è due volte superiore alla sua capacità biologica e ogni anno muoiono persone a causa di malattie provocate dall’inquinamento ambientale. Questa situazione richiede un approccio più attivo e radicale.

Condivido la proposta di una riforma completa del sistema di sovvenzioni. Le attività di finanziamento che hanno un effetto negativo sull’ambiente devono essere ridotte o arrestate, specialmente nel settore dell’agricoltura. Se la Commissione sostiene di non avere abbastanza indicatori per fissare scadenze precise, la relatrice ne elenca diversi nella sua relazione, ad esempio il prodotto interno lordo, il consumo interno di materiale, eccetera.

Se vogliamo ridurre la nostra dipendenza dalle risorse naturali convengo che, entro il 2012, il 12 per cento dell’energia dell’UE dovrà provenire da fonti rinnovabili e che, entro il 2008, dovremo attuare politiche e linee d’azione specifiche per i 20 materiali più importanti che hanno l’impatto maggiore.

 
  
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  Riitta Myller (PSE). – (FI) Signor Presidente, il Commissario Dimas ha fornito un buon esempio; l’aumento della produzione di bioenergia, infatti, dovrà avvenire in maniera sostenibile e, in particolare, a livello globale, anche se il problema di questa strategia, ad esempio, è che non contempla l’agricoltura e la silvicoltura.

Questa è una delle ultime strategie tematiche che fanno parte del Sesto programma d’azione in materia ambientale, all’interno del quale, come si è già detto, sono stati fissati obiettivi quantitativi e qualitativi per la politica ambientale dell’Unione europea che non sono stati menzionati nelle proposte della Commissione. Inoltre, in questa strategia sulle risorse naturali non è stato possibile soddisfare l’obiettivo di garantire che l’uso delle risorse naturali e il loro impatto non superino la capacità di sopportazione dell’ambiente.

La revisione del Sesto programma d’azione in materia ambientale avrebbe dovuto essere realizzata un anno fa e, ora che abbiamo già compiuto grandi progressi nelle nostre discussioni sulle strategie tematiche, è fondamentale che avviamo una revisione di un programma analitico come questo. Desidero pertanto chiedere al Commissario Dimas quando la Commissione intende rivedere il Sesto programma d’azione in materia ambientale.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE). – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, permettetemi di ringraziare la collega, onorevole Liotard, per questa relazione esauriente e coesa. I cambiamenti climatici e la crisi energetica che l’Unione europea si trova ad affrontare richiedono un’azione comunitaria e la creazione di una strategia ben strutturata per l’uso sostenibile delle risorse naturali che siano quanto meno conformi alle richieste formulate dal Sesto programma d’azione in materia ambientale.

Desidero sottolineare la necessità di una strategia mirata all’uso efficiente delle risorse naturali, nonché a migliorare sia la loro gestione sia la gestione dei rifiuti, in vista dell’adozione di metodi di produzione sostenibili e norme per la tutela dei consumatori, dissociando, da una parte, l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti dal tasso di crescita economica e, dall’altro, garantendo che il loro utilizzo non sottoponga l’ambiente a un carico troppo gravoso da sopportare. Credo che abbia formulato una giusta osservazione, signor Commissario. Le fondamenta sono già state gettate.

 
  
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  Presidente. – Prima di passare la parola al Commissario Dimas volevo comunicare all’onorevole Liotard che ho consultato il regolamento e che non è necessario che lei accluda le due scarpe cha ha usato per l’esempio ai fini della stesura del processo verbale, per cui le può tenere.

 
  
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  Stavros Dimas , Membro della Commissione. – (EN) In realtà si trattava di orme di scarpe, non di impronte ecologiche!

Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzi tutto desidero ringraziarvi per le costruttive osservazioni formulate nella relazione e nel corso del dibattito di questa sera. Conveniamo tutti che l’odierno utilizzo delle risorse naturali non è sostenibile. In realtà, l’uso sostenibile delle risorse naturali è una sfida comune per tutti noi come responsabili politici, come imprese e come cittadini, sia in Europa sia a livello globale.

Il Parlamento, ponendosi alla guida di questo progetto e mobilitando il necessario sostegno pubblico, svolge un ruolo essenziale. Oggi, a oltre un anno dall’adozione della comunicazione, abbiamo già compiuto alcuni progressi. Gli Stati membri hanno approvato la strategia, che sta diventando un punto di riferimento globale, promosso, ad esempio, dall’OCSE.

La stiamo sviluppando e stiamo procedendo alla sua attuazione in maniera aperta, trasparente e impegnata. La vostra relazione e la discussione odierna saranno ora prese in considerazione nelle azioni future.

La politica relativa all’uso delle risorse naturali è strettamente collegata al modo in cui produciamo i nostri prodotti e li consumiamo. Il prossimo piano d’azione sulla produzione e il consumo sostenibili si concentrerà sull’ecoprogettazione dei prodotti, su appalti più verdi e su misure volte ad aiutare i consumatori a compiere scelte migliori.

Inizieremo a intervenire nel campo dell’alimentazione, dell’edilizia e dei trasporti, i settori che hanno il maggiore impatto ambientale. Affronteremo anche le altre vostre priorità. Promuoveremo approcci orientati alle migliori pratiche, soluzioni innovative ed efficienti sotto il profilo ecologico e l’utilizzo di strumenti economici. Solo un mese fa la Commissione aveva pubblicato un Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica energetica e ambientale, e mi impegnerò a guardare oltre il PIL quando valuteremo i progressi economici, sociali e ambientali delle nostre società.

Infine capisco appieno chi di voi auspica una maggiore e più rapida azione, e ringrazio il Parlamento per il ruolo attivo svolto a questo proposito.

Condivido inoltre appieno le richieste di obiettivi più specifici. Come ho precisato prima, sono già stati definiti diversi obiettivi ambiziosi sull’uso delle risorse, quali ad esempio l’obiettivo strategico generale di dissociare gli impatti ambientali negativi dalla crescita su scala europea e globale. Possiamo affermare che si tratta di un obiettivo molto ambizioso, formalmente approvato dalla Commissione e dal Consiglio.

Valuteremo la necessità di stabilire un obiettivo generale per l’efficienza delle risorse nell’ambito della revisione della strategia in materia di risorse prevista per il 2010. La strategia in materia di risorse è un importante passo avanti, poiché affronta gli impatti ambientali in un approccio del ciclo di vita.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 11.30.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  András Gyürk (PPE-DE), per iscritto. – (HU) Nonostante sia sempre più evidente che le fonti energetiche naturali sono state utilizzate in maniera irrazionale ed eccessiva, e che la vita quotidiana è divenuta parte della preoccupazione sulla sostenibilità dell’ambiente naturale, l’uomo odierno e in particolare i leader politici non sanno esattamente come affrontare il problema.

Il concetto politico di sviluppo sostenibile è troppo generico per produrre risultati tangibili e, per di più, cerca al contempo sia di far fronte alla protezione dell’ambiente naturale sia di risolvere il complesso problema della giustizia tra generazioni e nazioni. I metodi per la misurazione dell’ambiente (ad esempio l’analisi del ciclo di vita [LCA]) e gli indicatori (ad esempio l’impronta ecologica) sono appesantiti da problemi metodologici e sono spesso contradditori.

Senza mettere in discussione l’utilità di definire una base di conoscenza unificata, complessa e chiara sulle fonti energetiche naturali e un insieme di indicatori che misurino l’utilizzo delle fonti energetiche, è importante rilevare che, anche qualora non disponessimo di questi elementi, potremmo comunque mettere in pratica diverse misure.

E’ un peccato che sia la proposta della Commissione sia la relativa relazione della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare non si pronuncino sull’importante ruolo che il mercato e i regolamenti orientati al mercato potrebbero svolgere nell’efficace utilizzo delle fonti energetiche naturali. Sarebbe un errore dimenticare il buon funzionamento del regolamento sulle emissioni di anidride carbonica, nonostante l’inevitabile sovra-assegnazione da parte del governo nel primo periodo di distribuzione. Sarebbe un errore non riconoscere che diverse soluzioni che proteggono le fonti energetiche naturali (ad esempio la più ampia distribuzione di fonti energetiche rinnovabili) sono ostacolate proprio dall’assenza di un mercato competitivo unificato e senza restrizioni in Europa.

 

19. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale

20. Chiusura della seduta
  

(La seduta è tolta alle 23.45)

 
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