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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 25 aprile 2007 - Strasburgo Edizione GU

19. Squadre di intervento rapido alle frontiere (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0135/2007), presentata dall’onorevole Deprez a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere e modifica il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio limitatamente a tale meccanismo [COM(2006)0401 – C6-0253/2006 – 2006/0140(COD)].

 
  
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  Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione si compiace dell’eccellente compromesso raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sul regolamento relativo alle squadre di intervento rapido alle frontiere.

Come sapete, negli ultimi anni nell’Unione europea si è percepita più intensamente la necessità di offrire assistenza operativa agli Stati membri che, per la loro ubicazione geografica e per la complessità delle loro frontiere esterne, devono sopportare gli oneri più pesanti in termini di controllo delle frontiere. In risposta a questo problema, nel 2004 l’Unione europea ha istituito l’Agenzia FRONTEX al fine di indirizzare su un percorso comune la solidarietà tra Stati membri e Comunità in termini di cooperazione operativa. Inoltre, a partire dall’anno prossimo sarà utilizzato un nuovo Fondo per le frontiere esterne che garantirà la solidarietà finanziaria, così da consentire a tutti gli Stati membri di affrontare con maggiore efficacia le sfide poste dall’esistenza di diverse frontiere esterne.

La realizzazione di un meccanismo per l’istituzione e il dispiego di squadre di intervento rapido alle frontiere rappresenta un’ulteriore misura di solidarietà. E’ un importante passo avanti nella cooperazione fra Stati membri e Comunità, che si esplica nella sorveglianza delle frontiere esterne dell’Unione europea e nel controllo delle persone a queste frontiere.

Le squadre di intervento rapido alle frontiere andranno a formare una riserva specializzata e altamente qualificata di guardie di frontiera, che sarà dispiegata con breve preavviso da parte dell’Agenzia FRONTEX, la quale offrirà tale assistenza agli Stati membri che ne abbiano bisogno. Da questo punto di vista le squadre di intervento rapido rappresentano una novità eccezionale, e saranno in grado di svolgere tutte le necessarie funzioni legate ai controlli delle persone alle frontiere esterne, nello stesso modo in cui tali controlli sono effettuati dalle guardie di frontiera nazionali degli Stati membri ospitanti.

In tale contesto, la Commissione desidera fare la seguente dichiarazione orale sul diritto internazionale del mare e sugli obblighi in materia di protezione internazionale.

Ogni Stato membro che partecipi a operazioni coordinate dall’Agenzia FRONTEX in alto mare rimane vincolato al rispetto del principio di non respingimento sancito, in particolare, nella Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 28 luglio 1951 e nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli o degradanti, nei confronti di tutti gli individui che ricadano nella sua giurisdizione. Quando si svolge un’operazione di intercettazione o di salvataggio nelle acque territoriali di uno Stato membro, si applica l’acquis comunitario in materia di diritto d’asilo. Questo comprende il regolamento di Dublino. Di conseguenza, in mancanza di altri criteri pertinenti, lo Stato membro nelle cui acque sia stata effettuata l’operazione di intercettazione o salvataggio sarà responsabile dell’esame delle richieste d’asilo. Questi principi rimarranno validi nei casi di futuri dispiegamenti delle squadre di intervento rapido alle frontiere in seguito all’adozione di questo regolamento.

Come la Commissione ha sottolineato nella sua comunicazione del 30 novembre 2006 sul rafforzamento dei controlli e della sorveglianza lungo la frontiera marittima meridionale dell’UE, non è chiaro in quali circostanze uno Stato potrebbe essere obbligato ad assumere responsabilità per l’esame di una richiesta d’asilo quando l’intercettazione o l’operazione di salvataggio si svolga in alto mare o nelle acque territoriali di un paese terzo. Ugualmente, non è chiaro in quali circostanze lo Stato membro che ospiti un’operazione coordinata dall’Agenzia FRONTEX potrebbe essere considerato, in definitiva, responsabile del rispetto di questo principio.

Evidentemente, l’ulteriore sviluppo di un sistema integrato di gestione delle frontiere marittime esterne deve basarsi su una chiara e comune comprensione degli obblighi di protezione degli Stati membri. A tal fine, la Commissione ha proposto che gli Stati membri affrontino tali questioni in maniera collettiva e pragmatica, o nel contesto di più ampi accordi bilaterali o regionali, o ancora mediante lo sviluppo di orientamenti pratici in stretta collaborazione con l’Organizzazione marittima internazionale, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altre parti in causa.

Per sostenere tale processo, la Commissione pubblicherà presto uno studio sul diritto del mare per affrontare questa e altre questioni pertinenti. La pubblicazione dello studio sarà seguita da una riunione di esperti con gli Stati membri per individuare il follow-up pratico, in considerazione dei limiti della responsabilità comunitaria in questo settore e della dichiarazione orale.

Infine, vorrei sottolineare ancora una volta che la Commissione è molto soddisfatta della buona cooperazione fra le tre Istituzioni coinvolte nella conclusione di un accordo su questo strumento estremamente importante della nuova legislazione comunitaria; vorremmo quindi ringraziare calorosamente il relatore, onorevole Deprez, i relatori ombra e la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni per il loro ottimo contributo al successo di questo dossier.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE), relatore.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, consentitemi di esprimere subito la mia soddisfazione: se il progetto di regolamento RABIT potrà essere sottoposto alla votazione della nostra Assemblea già domani, in vista di un accordo in prima lettura, ciò si deve al fatto che le nostre Istituzioni hanno cooperato in maniera che vorrei definire esemplare.

Il merito va innanzi tutto alla Commissione, che ha avanzato una proposta iniziale di alta qualità, e che ha sempre dato prova, nel corso della discussione, di una grande capacità di smussare gli angoli e favorire il compromesso. Anche il Consiglio ha contribuito, soprattutto durante la Presidenza finlandese e adesso quella tedesca, sempre affermando la propria volontà di concludere positivamente la questione e compiendo ogni sforzo per convincere tutti gli Stati membri. Ringrazio in modo particolare l’ultima Presidenza guidata da Monika Schmitt-Vockenhausen. E per quanto mi riguarda, a nome del Parlamento, ho potuto contare fin dall’inizio – e voglio quindi ringraziarli pubblicamente – su un valido appoggio e sulla fiducia della maggioranza dei relatori ombra degli altri gruppi politici della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Vorrei manifestare loro, così, la mia gratitudine.

Il problema da affrontare, signor Presidente, è al contempo semplice e urgente. Si tratta di organizzare l’assistenza che gli Stati membri dell’Unione offrono a quelli, tra loro, che devono far fronte all’arrivo improvviso e massiccio di immigrati clandestini, desiderosi di varcare le frontiere esterne dell’Unione. Questo problema riguarda oggi com’è noto – e le immagini drammatiche che si susseguono davanti ai nostri occhi ce lo ricordano – i paesi meridionali dell’Unione. Ma non possiamo escludere che domani altre frontiere, in particolare a sudest o a est, debbano subire le stesse pressioni improvvise e ricorrenti.

La proposta di regolamento che è stata presentata alla nostra Assemblea conferma quattro grandi principi, che io ho sempre difeso con vigore a nome del Parlamento. Primo principio: la solidarietà in materia di controllo delle frontiere esterne non è un’opzione ma un obbligo. Nella proposta di regolamento infatti è previsto che gli Stati membri contribuiscano alla riserva d’intervento rapido e che mettano alcune guardie di frontiera a disposizione di FRONTEX, su richiesta di quest’ultima, a meno che essi stessi non debbano affrontare una situazione d’emergenza.

Secondo grande principio: le guardie di frontiera destinate alla riserva, quando vengono dispiegate sul territorio di un altro Stato membro nell’ambito delle squadre d’intervento rapido, non sono da ritenersi sostituti né agenti di grado inferiore rispetto alle guardie di frontiera dello Stato membro. Ovviamente, le istruzioni ai membri delle squadre saranno impartite dallo Stato membro ospitante ma, per il resto, essi godranno di piena parità rispetto alle guardie di frontiera nazionali, e quindi potranno svolgere gli stessi compiti. Avranno il diritto di portare la propria uniforme, con l’aggiunta di un distintivo europeo, di portare le proprie armi di servizio, conformemente alla legislazione nazionale del loro Stato membro di origine, salvo in caso di disaccordo tra i due Stati membri interessati. Essi inoltre potranno essere autorizzati a consultare le banche dati nazionali ed europee, e il loro documento di riconoscimento, che era previsto nel progetto iniziale, è stato ripulito da quegli elementi ingombranti che, a mio avviso, conteneva.

Terzo grande principio, e mi rivolgo in particolare all’onorevole Catania: il rispetto dei diritti fondamentali vale in tutte le circostanze. La proposta di regolamento prevede: in primo luogo, che i membri delle squadre, come le guardie di frontiera nazionali, debbano astenersi da ogni comportamento discriminatorio; in secondo luogo, che debbano agire nel pieno rispetto degli obblighi degli Stati membri in materia di protezione internazionale e di non respingimento; in terzo luogo, che i membri delle squadre debbano agire nel pieno rispetto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale del mare, in particolare per quanto riguarda la ricerca e il salvataggio. Ed è quello che ha appena riaffermato il Commissario in nostra presenza. Quindi, onorevole Catania, l’emendamento che lei propone non è necessario. Lo trovo addirittura offensivo poiché ipotizza che l’obiettivo principale delle guardie di frontiera – comprese le guardie di frontiera spagnole, italiane o adesso anche maltesi – non sia quello di salvare esseri umani, quando scoprono imbarcazioni in pericolo. Infine la proposta di regolamento prevede che le direttive europee concernenti la protezione dei dati personali vengano applicate pienamente.

Quarto principio: se c’è una situazione d’emergenza, tale emergenza vale per tutti. Dal momento che dobbiamo far fronte a situazioni d’emergenza, il dispositivo del regolamento prevede termini assai brevi per la realizzazione degli interventi. Il direttore di FRONTEX dispone al massimo di cinque giorni lavorativi per decidere in merito all’intervento. Una volta fissato il piano operativo, lo spiegamento effettivo delle squadre di intervento rapido deve aver luogo al più tardi entro i cinque giorni lavorativi. Stando così le cose, è del tutto corretto che, nel caso di un intervento giustificato ma per il quale FRONTEX non disponga di mezzi di bilancio sufficienti, l’autorità di bilancio assuma l’impegno, nel rispetto delle disposizioni del regolamento finanziario, di trovare urgentemente una soluzione di bilancio. Questo è il senso dell’emendamento che è stato aggiunto al testo della proposta di regolamento e che formalizza l’accordo raggiunto tra Commissione, Parlamento e Consiglio.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa è la proposta su cui la nostra Assemblea dovrà votare domani. Mi auguro – anzi, sono certo – che domani essa verrà approvata a larga maggioranza.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, non intendo utilizzare fino in fondo i tre minuti di cui dispongo poiché siamo in presenza di un’ottima relazione e di un metodo di lavoro degno di encomio; vorrei quindi congratularmi con l’onorevole Deprez.

In secondo luogo, mi compiaccio per l’importante accordo raggiunto tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo.

E infine desidero fare alcune riflessioni.

Come ho già detto in occasione del direttivo del mio partito, tenutosi la settimana scorsa a Granada, la vigilanza delle frontiere e delle frontiere esterne rientra fra le competenze esclusive degli Stati membri.

Che cos’è FRONTEX dunque? FRONTEX e i RABIT, essenzialmente, offrono opportunità di coordinamento, cooperazione e collaborazione.

I RABIT sono strumenti supplementari di cooperazione e collaborazione, con i quali si cerca di evitare che la permeabilità delle frontiere esterne dell’Unione si aggiunga alla permeabilità delle frontiere interne, dando luogo, complessivamente, a uno scenario di desolazione umanitaria. Ricordiamo che la pratica di attraversare l’Atlantico ricorrendo ai meccanismi criminali delle varie organizzazioni mafiose ha fatto registrare nell’Unione europea 10 000 morti provocate da questa traversata epica e disumana.

I RABIT, che hanno suscitato un ampio consenso e un diffuso accordo, rappresentano uno strumento supplementare di collaborazione e cooperazione.

Questa solidarietà obbligatoria non è una contraddizione in termini; si tratta piuttosto, signor Presidente, di una realtà necessaria sancita quest’oggi nell’accordo che, mi auguro, domani sarà sostenuto dalla stragrande maggioranza di quest’Assemblea.

Lo strumento finanziario cui ha fatto riferimento l’onorevole Deprez è assai più di una semplice dichiarazione di intenti per affrontare situazioni critiche e invasioni di massa di una parte del nostro territorio. Esso rappresenta infatti una risposta immediata, con cui offriamo solidarietà e risorse di bilancio.

Signor Presidente, concluderò come ho cominciato, congratulandomi per la realizzazione di uno strumento che offre un alto grado di solidarietà e si dimostra estremamente utile per il controllo delle frontiere dell’Unione.

 
  
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  Javier Moreno Sánchez, a nome del gruppo PSE.(FR) Signor Presidente, mi esprimerò nella lingua del nostro relatore, per congratularmi con lui e ringraziarlo del suo lavoro meticoloso e del felice esito della sua attività – l’ottima relazione che approveremo domani.

Onorevole Deprez, senza scadere nei facili giochi di parole, credo che lei sia riuscito, insieme ai relatori ombra, a istituire una vera squadra d’intervento rapido in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, dandoci così la possibilità di agire rapidamente per approvare in prima lettura un testo che è stato oggetto di ampio consenso in occasione del voto in commissione.

Siamo anche riusciti a far valere le nostre proposte presso il Consiglio, grazie al dialogo costruttivo che abbiamo allacciato con la Presidenza tedesca, la quale ha incluso tale regolamento fra le sue priorità e si è mostrata molto recettiva nei confronti delle nostre proposte.

(ES) Onorevoli colleghi, insieme abbiamo perfezionato questo testo, che dimostra ancora una volta la maturità con cui la nostra Assemblea riesce a legiferare in un settore delicato come quello della lotta contro l’immigrazione clandestina. Occorre quindi estendere il principio della codecisione a tutti gli aspetti della politica per l’immigrazione.

Siamo lieti che giovedì scorso in Lussemburgo il Consiglio “Giustizia e affari interni” abbia approvato il regolamento, e che le tre Istituzioni si siano concordemente impegnate a garantire un adeguato finanziamento delle operazioni.

Ci auguriamo che le squadre possano diventare operative quest’estate, o anche prima, come ha chiesto il Vicepresidente della Commissione Frattini.

A mio avviso, onorevoli colleghi, ci stiamo muovendo nella direzione giusta; lentamente, ma nella direzione giusta. Abbiamo compiuto un piccolo progresso verso l’obiettivo di una politica comune per l’immigrazione.

I nostri rispettivi governi hanno compreso che l’immigrazione rappresenta una sfida che investe tutta l’Europa e richiede una risposta globale e comune basata sulla solidarietà, sulla fiducia reciproca e sulla condivisione delle responsabilità.

A tal fine, il principio della solidarietà obbligatoria da parte degli Stati membri, sancito nell’articolo 3 del regolamento, riveste particolare importanza; questo strumento non è una panacea, ma rappresenta un progresso nella lotta contro l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani.

Queste squadre contribuiranno a intensificare la solidarietà e l’assistenza reciproca, per metterci in grado di sorvegliare le frontiere esterne d’Europa, salvando vite umane – soprattutto nelle acque dell’Atlantico e del Mediterraneo – e offrendo un trattamento adeguato e umano agli immigrati che cercano di entrare illegalmente nel territorio dell’Unione.

I nostri cittadini vogliono che l’Unione europea risponda alle loro preoccupazioni. I RABIT rappresentano in questo senso una risposta concreta.

I nostri cittadini, e anche gli immigrati, hanno il diritto di esigere da noi un serio approccio alla questione dell’immigrazione clandestina. Invito perciò il gruppo PPE-DE a dimostrarsi coerente. Non potete criticare a Granada la regolarizzazione varata dal governo spagnolo, mentre contemporaneamente in Lussemburgo due governi guidati dalla vostra famiglia politica annunciano imminenti regolarizzazioni – che tra parentesi noi socialisti comprendiamo e rispettiamo pienamente.

Onorevoli colleghi del gruppo PPE-DE, non andate a rimorchio del partito popolare spagnolo che sta sparando a salve contro il governo del suo paese.

 
  
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  Bernat Joan i Marí, a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, esordirò congratulandomi con il relatore, onorevole Deprez, per il suo lavoro, che si distingue per il rigore, l’interesse che suscita e la cura con cui è stato svolto su un argomento così complesso. Credo che si possa parlare di accordo a tappe.

(EN) Possiamo esaminare la questione nel lungo, medio o breve periodo. Credo che si tratti di una buona relazione e di una buona soluzione per i problemi che l’Unione europea deve affrontare e ha dovuto affrontare in passato. Le squadre di intervento rapido alle frontiere, che opereranno secondo norme comuni, rappresentano uno strumento efficace per far fronte al problema dell’immigrazione clandestina nell’Unione europea.

D’altro canto credo che l’Europa abbia bisogno di una politica comune per l’immigrazione. Quale rappresentante dell’Alleanza libera europea non ritengo che gli Stati membri debbano avere competenze esclusive per le frontiere; a mio avviso, in futuro, le frontiere dell’Unione europea dovranno entrare a far parte delle competenze comuni. Dovremo collaborare su questo tema, e considerare l’opportunità di una politica comune per l’immigrazione, in conformità ai fondamentali valori e principi dell’Unione europea, che dovrà essere più coerente per individuare le misure migliori da applicare in questi casi.

Dobbiamo inoltre contribuire allo sviluppo dei paesi ACP e, in particolare, dei nostri vicini del Mediterraneo meridionale. La soluzione dei problemi che affliggono questa regione del mondo ci consentirà di risolvere i nostri problemi attuali. La soluzione dei problemi di quei paesi da cui partono i flussi migratori verso l’Unione europea rappresenta un elemento essenziale per evitare situazioni che hanno talvolta un esito tragico.

Non solo gli Stati membri ma l’intera Unione europea, e quindi anche le regioni con poteri costituzionali come le isole Canarie, devono prendere coscienza del problema dell’immigrazione. Il governo delle Canarie avrebbe dovuto prendere posizione nella recente crisi che si è abbattuta su questa regione del mondo. Vorrei sottolineare che oggi è il trecentesimo anniversario della battaglia di Almansa, che segnò la sconfitta del regno di Valencia e l’inizio della fine per la nazione catalana. Credo che le regioni, le nazioni senza Stato e tutte le entità politiche dell’Unione europea abbiano qualcosa da dire su questioni del genere.

Come ho detto, credo che il documento in discussione sia una relazione completa, di ottimo livello qualitativo e molto interessante. Nutriamo tuttavia alcune preoccupazioni, forse per il nostro senso di responsabilità; per esempio temiamo che l’azione delle squadre possa impedire ai migranti di cercare protezione, negando loro il diritto di chiedere asilo ai sensi delle convenzioni internazionali. Abbiamo potuto constatarlo parlando a immigrati giunti clandestinamente nelle Canarie. Non è facile per queste persone chiedere asilo quando lo desiderano, a causa di un inadeguato flusso di informazioni e di altre circostanze.

Il gruppo Verts/ALE ritiene che le squadre di intervento rapido alle frontiere facciano parte degli strumenti previsti dal regolamento FRONTEX, e che debbano essere utilizzate soprattutto per offrire assistenza, in situazioni di emergenza, alle frontiere esterne. Si potrebbe quindi affermare che i vantaggi e gli svantaggi siano strettamente legati alla posizione che il gruppo ha assunto in merito alle operazioni di FRONTEX. Riteniamo che, da questo punto di vista, il regolamento sia uno strumento che consente un’azione immediata.

 
  
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  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare l’onorevole Deprez per il lavoro che ha svolto, che ci consente di approvare la sua relazione in prima lettura, il che dimostra le sue capacità di mediazione con i gruppi, con il Consiglio e con la Commissione.

Lo voglio ringraziare sebbene io mantenga intatte le mie riserve su questo regolamento, perché penso che in realtà esso serva esclusivamente ad attribuire una funzione a FRONTEX, questo piccolo carrozzone che è stato creato dalle Istituzioni comunitarie e che fino a ieri non svolgeva alcuna funzione. Io credo che l’istituzione delle squadre di intervento rapido sia esclusivamente un’azione propagandistica, perché è evidente che in realtà l’emergenza nell’Unione europea per quanto riguarda i flussi di immigrazione irregolare non viene dal sud dell’Europa e dai barconi che arrivano via mare. Questo è ampiamente dimostrato da tutti i dati e da tutte le statistiche che abbiamo a disposizione. Anche la Commissione europea indica che solo il 14% degli immigrati irregolari che vivono in Europa arriva via mare.

Non si capisce quindi la necessità di istituire queste squadre di intervento rapido. Questo vale anche per i paesi del sud, per l’Italia, per la Spagna e anche per Malta, un paese che noi dovremmo aiutare. Il Commissario Borg sa certamente meglio di me che noi dovremmo provare ad aiutare Malta, probabilmente modificando il regolamento di Dublino II, e non chiedendo squadre di intervento rapido che avranno difficoltà a intervenire sul tratto di mare e a distinguere se il mare è italiano o maltese.

Io credo pertanto che dovremmo provare ad attuare una politica coerente e seria su questa materia, probabilmente cambiando impostazione. Per questo motivo, ribadisco che l’unica funzione seria che possono avere queste squadre di intervento rapido è quella di salvare le vite in mare.

Onorevole Deprez, il tema non è se i poliziotti sono buoni o cattivi. In questi anni è stato ampiamente dimostrato che le tragedie del mare sono aumentate. Ci sono statistiche che indicano in modo inconfutabile che migliaia e migliaia di persone sono annegate nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico. Credo quindi che servano squadre di intervento rapido che abbiano come priorità il salvataggio di tanti uomini e di tante donne che tentano di arrivare in Europa.

Non mi sembra superfluo ribadire tale necessità nella relazione in esame e invito pertanto l’Aula e l’onorevole Deprez a sostenere il mio emendamento, che ribadisce in maniera inequivocabile che una delle funzioni prioritarie di queste squadre deve essere il salvataggio in mare.

Io credo che se scegliamo questa logica potremo contribuire in modo serio a fare della politica dell’immigrazione e del controllo delle frontiere esterne un’azione congiunta e utile per l’Unione europea.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, per cominciare vorrei congratularmi con il relatore per la rapidità con cui ha portato a termine la sua relazione. Questo ci fa ben sperare per le squadre di intervento rapido.

L’anno scorso ho avuto la fortuna di recarmi a Varsavia, insieme all’onorevole Deprez e altri, per visitare l’agenzia FRONTEX: è stata un’esperienza estremamente preziosa. L’agenzia aveva appena cominciato a muovere i primi passi e stava sviluppando la propria attività, con grandi aspettative da parte dell’opinione pubblica e dei politici; una situazione che può produrre risultati deludenti. Dopo tutto, FRONTEX dispone di un mandato limitato. Per lo spiegamento delle squadre di intervento rapido, l’agenzia deve fare affidamento sull’attività congiunta degli Stati membri.

Per quanto riguarda l’attuazione della proposta, mi preoccupano due punti specifici, ma credo che il Commissario Borg potrà rispondere e fugare i miei timori. La mia prima preoccupazione concerne la disponibilità di personale e attrezzature. Gli Stati membri che hanno aderito a FRONTEX si sono impegnati a cooperare, e soltanto in casi eccezionali possono sciogliersi da tale impegno. Vorrei quindi sapere dal Commissario quali eccezioni gli Stati membri sono riusciti a ottenere. Inoltre, vorrei sapere se tutto ciò è stato definito in maniera opportunamente dettagliata, affinché FRONTEX possa avere a disposizione personale e attrezzature nei tempi previsti.

La mia seconda preoccupazione riguarda il coordinamento all’interno degli Stati membri. Dopo tutto, FRONTEX ha bisogno di personale formato ad hoc. Inoltre, soprattutto nella regione del Mediterraneo, è necessario poter disporre di attrezzature adatte alla navigazione. Colpisce il fatto che sia soprattutto l’organizzazione di difesa degli Stati membri a rendere disponibili le attrezzature e il personale, mentre i ministri della Giustizia assumono impegni, in questo campo, nell’ambito del Consiglio. Di conseguenza, nel mio paese il ministro della Giustizia deve consultare i ministri della Difesa e degli Interni per poter disporre di persone e attrezzature. Ogni ministro si batte per l’area di propria competenza. Il Commissario può indicarci se questo problema di coordinamento esiste anche in altri Stati membri, e in che misura questo si ripercuote sulle organizzazioni di difesa?

 
  
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  Giuseppe Castiglione (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, vorrei innanzitutto ringraziare il relatore Deprez per l’impegno profuso in questa relazione e desidero esprimergli la mie più vive congratulazioni per essere riuscito in tempi così brevi a raggiungere un compromesso con il Consiglio su un tema di tale importanza e urgenza.

Le ondate di immigrazione illegale come quelle che sono state osservate la scorsa estate alle frontiere meridionali dell’Unione europea non coinvolgono soltanto gli Stati interessati, bensì tutti gli Stati membri dell’Unione e, come è noto all’onorevole Catania, dalla Sicilia si avverte l’urgenza di affrontare e di risolvere il problema.

Nei prossimi mesi, come ogni anno, gli sbarchi di immigrati clandestini sull’isola di Lampedusa, come pure sulle altre isole, si succederanno senza sosta durante il giorno e durante la notte, in condizioni meteo proibitive e in una situazione molto precaria sul piano della sicurezza. La gestione efficace delle frontiere esterne richiede pertanto politiche realistiche di prevenzione per la sicurezza interna e di contrasto al fenomeno dell’accesso clandestino e alla tratta di esseri umani.

La creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere costituisce un primo concreto strumento di reazione comune, fondato sulla solidarietà, sul rispetto dei diritti umani e sulla reciproca assistenza tra gli Stati, che sono chiamati a parteciparvi mettendo a disposizione risorse finanziarie e umane. Le nostre forze nazionali di polizia non possono essere lasciate ancora sole nel gravoso compito di difesa delle frontiere, ma anche e soprattutto di accoglienza e di soccorso dei clandestini.

I nostri cittadini non possono continuare a vivere nell’insicurezza e nella precarietà e ci chiedono costantemente misure concrete di contrasto contro i gruppi criminali organizzati che gestiscono tali flussi illegali, troppo spesso alimentando il mercato del lavoro nero e della prostituzione. Per far fronte a tali richieste, spero che gli agenti delle squadre di intervento rapido possano entrare in azione già a partire da questa estate.

Al tempo stesso dobbiamo continuare a impegnarci su questo fronte e a ricercare le soluzioni migliori in tema di immigrazione. Non mi sembra che la proposta di legge del governo italiano vada in questa direzione, visto che piuttosto di condurre con noi una lotta seria alla clandestinità, il governo preferisce portare avanti politiche contraddittorie e improvvisate che non potranno che avere gravi ripercussioni in tutta l’Unione.

Signor Commissario, nell’urgenza di assicurare la continuità tra l’Unione europea e i suoi Stati membri la invito vivamente a voler tenere alta l’attenzione su questo scottante tema, perché l’impegno prioritario della solidarietà verso i più deboli si coniughi sempre più con un crescente bisogno di sicurezza.

 
  
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  Wolfgang Kreissl-Dörfler (PSE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero ringraziare calorosamente l’onorevole Deprez per il lavoro che ha svolto in questo e in altri campi; come al solito, egli si è distinto per l’ottimo livello della sua opera.

Grazie a questo progetto siamo riusciti a fare un passo avanti. La solidarietà tra gli Stati membri si è rafforzata, e siamo riusciti a garantire la condivisione delle responsabilità. Non possiamo permettere che paesi come la Spagna, Malta o l’Italia vengano abbandonati al loro destino, e che debbano affrontare da soli questo problema. Non possiamo ignorare però il problema delle frontiere verdi, a loro volta interessate da massicce ondate migratorie.

Per noi socialisti, comunque, è cruciale che nessun aspetto dei diritti umani rimanga sulla carta, che non vi siano discriminazioni e che il Parlamento verifichi l’attuazione pratica del provvedimento. Che cosa succede a coloro che vengono rinviati in patria? Saranno riconsegnati ai governi, alcuni dei quali sono corrotti? Abbiamo assistito al disastro verificatosi in Marocco: i rimpatriati venivano semplicemente deportati nel Sahara dove le autorità li avrebbero volentieri lasciati morire di sete. Dobbiamo quindi tener conto anche di tali questioni.

Non dobbiamo pensare che FRONTEX e le squadre di intervento rapido siano la panacea per ogni male: sono uno strumento, non certo la soluzione del problema. Abbiamo bisogno di una politica comune per l’immigrazione, e non solo di una politica comune per le deportazioni. All’Europa non serve un nuovo muro difensivo, né una cortina di ferro nell’Atlantico o nel Mediterraneo; dobbiamo affrontare il problema alla radice. E per questo è necessario trovare rapidamente una soluzione ai problemi di quei paesi da cui giungono gli immigrati.

Consentitemi un’ultima osservazione. Se il cambiamento climatico si inasprirà, se i governi dei paesi d’origine affonderanno in una corruttela sempre più grave, dovremo aspettarci un afflusso ancora maggiore. Perché se fossimo al loro posto, anche noi agiremmo nello stesso modo, cercando fortuna altrove invece di morire di fame o di povertà.

Mi congratulo nuovamente per la relazione. Mi compiaccio per questo risultato, e ritengo che il Parlamento debba seguire la situazione per verificarne gli esiti.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, è davvero necessario utilizzare alle frontiere squadre di intervento rapido dotate di attrezzature modernissime, che hanno il diritto di effettuare arresti, portare armi e usarle col pretesto della legittima difesa, ricorrere alla violenza e agire come forze speciali dotate di attrezzature tecnologicamente avanzate, ossia agire come una forza militare, per affrontare immigrati vestiti di stracci o salvare coloro che ingaggiano una lotta impari contro il mare alla ricerca di una vita migliore? Volete davvero farci credere che queste forze verranno usate a tali scopi?

Riteniamo che questo regolamento e la relazione di cui discutiamo rivelino la vera natura della vostra politica aggressiva: voi state organizzando squadre di intervento rapido per operazioni esterne; squadre di intervento rapido che potranno essere utilizzate in qualunque tipo di crisi, e addirittura contro le popolazioni da cui provengono. Noi ci opponiamo.

A mio avviso, affermare che queste squadre combatteranno contro la mafia equivale a sottovalutare il buon senso. Se esiste la volontà politica, individuare i trafficanti e affrontare la mafia è possibile. Come può avvenire che gli immigrati clandestini riescano a rintracciare i trafficanti, mentre i vari corpi di polizia brancolano nel buio? La necessaria volontà politica è del tutto assente, perché è proprio la mafia a fornire carne da macello a buon prezzo, manodopera conveniente – insomma, immigrati. Se davvero volete salvare gli immigrati clandestini, perché non concedete maggiori fondi per l’istituzione di agenzie nazionali che intervengano a salvare la vita di queste persone? Noi non siamo d’accordo; riteniamo che questo provvedimento sia antidemocratico e miri a reprimere le masse, proprio come tutta la vostra politica.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, inizierò il mio intervento facendo eco agli onorevoli Díaz de Mera e Castiglione, entrambi del mio gruppo, che hanno lodato il relatore, onorevole Deprez; egli infatti ci ha presentato un’ottima relazione – come d’abitudine – e ha fatto uno sforzo notevole per raggiungere un compromesso fra tutti i gruppi politici e il Consiglio, mirando a ottenere un accordo in prima lettura.

Accogliamo con estremo favore quest’iniziativa, che giunge proprio mentre l’Europa deve affrontare la più grave crisi della sua storia in fatto di immigrazione. Il massiccio afflusso di immigrati clandestini sulle coste europee ci impone di adottare misure urgenti. Sebbene le regioni più direttamente colpite siano quelle dell’Europa meridionale, questo problema non si può considerare di competenza esclusiva di quegli Stati membri e delle regioni interessate. L’imponente immigrazione irregolare e la tragedia umanitaria che essa rappresenta si ripercuoteranno sulla sicurezza e la coesione dell’intera Comunità europea.

Plaudo alle varie misure operative concernenti la gestione delle nostre frontiere marittime esterne a sud, come l’istituzione di un centro di controllo operativo per coordinare una rete di pattugliamento lungo la linea costiera del Mediterraneo e la realizzazione di un registro centrale delle attrezzature tecniche disponibili da utilizzare per il controllo e il monitoraggio delle frontiere esterne, così che le risorse necessarie – per esempio imbarcazioni, elicotteri e aeroplani – siano utilizzabili in operazioni congiunte. Sono estremamente favorevole alla realizzazione di squadre di intervento rapido alle frontiere, che offriranno assistenza rapida – a livello tecnico e operativo – agli Stati membri che la richiederanno.

In questo modo si accrescerà la solidarietà e l’assistenza reciproca tra gli Stati membri. Questo regolamento riguarda lo spiegamento di squadre di intervento rapido alle frontiere per offrire rapidamente assistenza nel caso di situazioni analoghe a quelle verificatesi, per esempio, nelle isole Canarie. Ne convengo: tale assistenza si dovrà prestare per un periodo limitato, in situazioni eccezionali o d’emergenza e in seguito alla richiesta dello Stato membro interessato.

Signor Presidente, l’agenzia europea FRONTEX deve svolgere un ruolo cruciale nel coordinamento di tale assistenza, e deve agire con rapidità ed efficacia. Entro cinque giorni si prende una decisione e si redige un piano, specificando la durata, l’ubicazione geografica, la missione da intraprendere, la composizione, il numero e il profilo degli esperti che ogni Stato membro dovrà fornire alla squadra. Tutti noi – Parlamento, Commissione e Consiglio – dovremo offrire le risorse umane e finanziarie necessarie a livello istituzionale affinché la missione si svolga efficacemente.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN).(PL) Signor Presidente, la ringrazio moltissimo per la sua pazienza. Proprio oggi alcuni deputati polacchi al Parlamento europeo, appartenenti a diversi gruppi politici, hanno incontrato il capo delle guardie di frontiera polacche, che è anche l’ufficiale responsabile per la comunicazione nella nostra ambasciata in Belgio. Egli ci ha informato dettagliatamente in merito alla gravità del problema di cui discutiamo oggi.

Sono un rappresentante della Polonia, il paese che, dopo la Finlandia, ha la frontiera esterna terrestre più lunga. Questo spiega quanto sia importante per noi un’efficace gestione delle frontiere esterne, realizzata sia mediante controlli e protezione, sia con la lotta all’emigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani.

I gruppi di cui discutiamo oggi diventeranno ancora più necessari dal momento che l’Unione europea è diventata un paradiso economico sempre più attraente per gli immigrati di vari continenti, nonché dell’ex Unione Sovietica. Come l’onorevole Coelho, anch’io ritengo che sia imminente una profonda crisi. L’unico requisito per istituire le squadre di intervento rapido alle frontiere è il nostro totale assenso alla proposta dello Stato membro le cui frontiere sono interessate dal problema.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, l’immigrazione clandestina ha assunto ormai le dimensioni di un’epidemia. Secondo stime piuttosto caute, il numero di immigrati clandestini in Europa avrebbe raggiunto i 15 milioni. Basta confrontare le cifre per il 2005 con quelle del 2006 per constatare che il loro numero si è moltiplicato di sei volte.

La tratta di esseri umani condotti clandestinamente nell’Unione europea è diventata molto redditizia e rientra nel fenomeno della criminalità organizzata. In questa situazione, molti Stati membri sono semplicemente oberati dall’eccessivo carico di lavoro. Ma non possiamo certo abbandonarli a loro stessi: hanno bisogno di aiuto. Ed è qui che interviene il piano dell’Unione europea.

Mi compiaccio della creazione di FRONTEX, soprattutto in vista dell’imminente realizzazione di uno strumento operativo, sotto forma di squadre di intervento rapido, che può offrire assistenza entro un’area limitata per un limitato periodo di tempo su richiesta degli Stati membri. Approvo inoltre che, come ha sottolineato l’onorevole Díaz de Mera García Consuegra, la responsabilità del controllo alle frontiere rimanga di competenza degli Stati membri. I RABIT offriranno assistenza di breve periodo – dobbiamo essere chiari su questo punto. Per il medio e lungo periodo avremo quindi bisogno di misure supplementari. Mi aspetto un accordo di cooperazione tra FRONTEX ed Europol, per combattere più efficacemente la tratta di esseri umani; mi aspetto inoltre che la residenza clandestina abbia delle conseguenze – dobbiamo considerare l’opportunità di fornire aiuti per il rimpatrio in tale contesto – e mi aspetto che si ponga fine immediatamente alle regolarizzazioni di massa, che invariabilmente producono un effetto domino e spostano il problema in altri paesi.

Inoltre, abbiamo bisogno di campagne di informazione come misura preventiva, affinché i potenziali migranti possano conoscere le modalità dell’immigrazione legale, le conseguenze dell’immigrazione clandestina e i rischi che essa comporta. Abbiamo anche bisogno di programmi di stabilizzazione e aiuto nei paesi d’origine dei migranti. Con i RABIT, l’Unione europea sta certamente dimostrando di aver intrapreso la strada che conduce a un’unione della sicurezza e, al contempo, di riflettere sul modo migliore per risolvere i problemi dell’immigrazione, e in particolare il problema dell’immigrazione clandestina, nel medio e lungo termine.

Consentitemi di ringraziare il relatore per la sua eccellente attività di coordinamento.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, in primo luogo mi unisco ai colleghi che mi hanno preceduto e ringrazio il relatore, onorevole Deprez, per il suo eccellente lavoro e in particolare per aver portato a termine questa relazione in tempo per la prima lettura.

Sostengo con entusiasmo questa legge perché è uno strumento di solidarietà. Essendo originario di uno Stato membro del sud, il mio sostegno è ancora più sentito, giacché sono consapevole del fatto che la solidarietà non è molto diffusa né a buon prezzo.

Grazie a questa legge, gli Stati membri adesso si impegnano ad assistere gli altri paesi che si trovano in difficoltà. Come ha dichiarato l’onorevole Deprez, questa solidarietà è un obbligo e non un’opzione; è proprio per questo che si tratta di vera solidarietà. Non è beneficenza, perché la beneficenza è volontaria; è un impegno vincolante. Grazie a questa legge, i paesi che devono affrontare situazioni d’emergenza per quanto riguarda l’immigrazione finalmente non si sentiranno più abbandonati a se stessi.

Questa legge quindi rappresenta un positivo passo avanti. Ma da sola non basta a vincere la sfida dell’immigrazione clandestina. Non dobbiamo far credere all’opinione pubblica che questa legge risolverà ogni problema: non è così. Sarà necessario fare di più anche per rafforzare le frontiere meridionali dell’Unione. Nello scorso novembre, la Commissione europea ha rilasciato una comunicazione sul rafforzamento delle frontiere marittime meridionali, e chiedo alla Commissione di portare avanti le iniziative elencate in questa comunicazione. Non dimentichiamo che il controllo delle frontiere esterne è nell’interesse di tutti gli Stati membri, e non solo dei paesi in difficoltà; dal momento che è nell’interesse di tutti, dev’essere anche responsabilità di tutti – una responsabilità condivisa.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio molto, onorevole Busuttil; la ringrazio anche per la sua comprensione. So che questa sera avrebbe desiderato esprimersi in maltese, ma purtroppo il nostro staff non era disponibile; la ringrazio quindi per la disponibilità.

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, ritengo che stasera abbiamo raggiunto un obiettivo importante, perché l’accordo sulle squadre di intervento rapido alle frontiere ha dimostrato che tutte le Istituzioni dell’Unione europea hanno compreso che l’immigrazione clandestina è un dramma di cui non possono farsi carico soltanto le regioni esposte ai massicci flussi migratori a causa della loro posizione geografica.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare nella relazione sulle isole approvata in quest’Aula, l’Europa non poteva continuare a restare indifferente di fronte all’emergenza permanente di regioni come la mia Sicilia, con il picco di Lampedusa, le Canarie o Malta, gravate in modo insostenibile dallo sbarco dei clandestini. Non poteva restare indifferente di fronte alla tragedia umana delle imbarcazioni di fortuna che affondano nel Mediterraneo, né di fronte alla criminalità organizzata che sfrutta la disperazione di quei popoli. Con l’apertura delle frontiere interne, i confini esterni sono la nostra frontiera comune, per cui solo a livello europeo è possibile trovare soluzioni adeguate e a lungo termine per la questione dell’immigrazione.

Certamente la creazione delle squadre di intervento rapido non è che un punto di partenza. L’Europa dovrà procedere speditamente verso l’approvazione della politica di immigrazione legale, visto che una questione di tale importanza non può essere lasciata soltanto in mano ai governi. Il governo italiano ha appena approvato una legge che cambia e modifica legislazioni precedenti, ma non si tratta di soluzioni che possono essere definitive e che possono portare all’accoglienza e alla costruzione di un futuro migliore.

L’Europa nella sua interezza deve fare il contrario. Deve definire una politica di immigrazione legale, in grado di gestire tutti i flussi che, come il vento, non si possono fermare ma vanno governati.

 
  
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  Barbara Kudrycka (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, le squadre di intervento rapido potrebbero diventare uno strumento efficace per gli Stati membri e per FRONTEX, sebbene, incidentalmente, non si tratti davvero di una novità per questa Agenzia europea. Abbiamo già partecipato a operazioni congiunte in passato. Le squadre di intervento rapido sono necessarie, ma a condizione che non vengano usate per scaricare la responsabilità del pattugliamento delle proprie frontiere che, secondo i vigenti Trattati, rientra fra le responsabilità degli Stati membri. E’ quindi importante che si ricorra a queste squadre soltanto in reali situazioni di crisi che esulano dalla portata delle precedenti analisi di rischio. Soltanto in questo caso gli Stati membri avranno il diritto e il dovere di attuare i meccanismi della solidarietà europea.

Sono ben consapevole che l’onere di controllare le frontiere esterne dell’Unione europea è ripartito in maniera disuguale fra gli Stati membri. Ci sono Stati meridionali con frontiere marittime difficili, e paesi con frontiere terrestri molto estese. Le squadre, insieme ad altri elementi in un sistema integrato di gestione delle frontiere – che ricordo in questa sede, in quanto rappresenta un’importante risorsa per le nostre frontiere esterne –, contribuiranno a consolidare la cooperazione e a coordinare gli sforzi, nonché a combattere l’immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani. Mi aspetto comunque che FRONTEX e i RABIT tengano conto dei diritti e dei bisogni di coloro che attraversano le frontiere in buona fede. Per questo motivo è altresì necessario migliorare il coordinamento dei servizi di frontiera per questo tipo di viaggiatori. Per quanto riguarda i RABIT vorrei sottolineare la necessità di un’attività informativa per presentare all’opinione pubblica le squadre di intervento rapido, e definire i diritti e i doveri dell’uomo comune quando incontra queste squadre, per evitare malintesi e situazioni ambigue. A tale scopo si renderanno necessarie campagne d’informazione. Infine, vorrei esprimere la mia soddisfazione per il consenso raggiunto sull’istituzione di queste squadre, e congratularmi con l’onorevole Deprez per la sua eccellente relazione.

 
  
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  Joe Borg, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, come ho già detto, la Commissione accoglie con estremo favore il compromesso che è stato raggiunto su questo dossier dalle tre Istituzioni. Si tratta di una fase importante nella cooperazione tra Stati membri, e di un ottimo esempio di solidarietà nella gestione dei controlli alle frontiere.

Per quanto riguarda le questioni sollevate nel corso della discussione, in particolare dall’onorevole Blokland, vorrei dire che la settimana scorsa, in seno al Consiglio “Giustizia e affari interni”, gran parte degli Stati membri aveva già messo a disposizione di FRONTEX l’attrezzatura necessaria e quant’altro per le operazioni congiunte. Inoltre, il Vicepresidente Frattini ha invitato gli Stati membri che non lo hanno già fatto a considerare l’opportunità di offrire il proprio contributo.

Sull’altro punto che riguarda il coordinamento, devo chiarire che FRONTEX coordinerà le operazioni che coinvolgono le autorità competenti dei numerosi Stati membri interessati.

Concluderò congratulandomi con il relatore, onorevole Deprez, per il suo arduo lavoro, e compiacendomi per l’accordo raggiunto tra le Istituzioni sul regolamento delle squadre di intervento rapido alle frontiere. Lo ripeto: si tratta di un ottimo esempio di solidarietà e di cooperazione operativa.

 
  
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  Presidente. – Grazie, Commissario.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Louis Grech (PSE), per iscritto. – (EN) Le forme attuali di controllo e sorveglianza alle frontiere esterne mancano delle risorse necessarie e sufficienti per opporsi efficacemente all’immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani. Questo problema non riguarda un unico paese, né una sola regione, ma tutti gli Stati membri.

In tale contesto, la relazione Deprez mette in risalto le varie carenze e affronta le questioni reali che riguardano lo spiegamento delle squadre di intervento rapido alle frontiere. Dobbiamo riconoscere che la creazione di queste squadre di intervento rapido rappresenta un passo avanti nella giusta direzione, e quindi è necessario stanziare tutti i fondi necessari per far funzionare questo progetto.

La gestione efficace dei controlli alle frontiere esterne risolve soltanto una piccola parte di questa importante questione. Purtroppo le Istituzioni, e soprattutto il Consiglio, non stanno affrontando questo tragico problema con il dovuto impegno e con l’urgenza che meriterebbe. La seria attuazione del principio di condivisione degli oneri è ben lontana da un’attuazione concreta e tangibile.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto.(PL) Signor Presidente, il diritto dell’Unione europea sancisce che gli Stati membri – Polonia inclusa – sono responsabili del controllo delle proprie frontiere esterne.

Purtroppo gli aiuti forniti attualmente a livello europeo, per affrontare situazioni critiche alle frontiere esterne e proteggere tali frontiere, non sono sufficienti. La questione non si può ignorare perché il controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea consiste appunto nella lotta alla tratta di esseri umani e all’immigrazione clandestina da un lato, e dall’altro nello scongiurare eventuali minacce alla sicurezza interna degli Stati membri, all’ordine pubblico, alla sanità pubblica e alle relazioni internazionali. I controlli di frontiera quindi non tutelano soltanto gli interessi dello Stato membro la cui frontiera è interessata, ma sono ugualmente importanti per tutti gli Stati membri che hanno eliminato i controlli alle proprie frontiere interne.

L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (FRONTEX) è già stata istituita per ordine del Consiglio. Adesso dobbiamo passare alla fase successiva – la creazione di squadre di intervento rapido da inviare sul territorio di uno Stato membro che richieda tale assistenza, ma che non sono concepite per fornire sostegno nel lungo periodo. Tuttavia, il coordinamento della composizione, della formazione e dell’invio di tali squadre di intervento rapido alle frontiere deve rientrare nel mandato dell’Agenzia.

Un simile approccio favorirebbe la solidarietà e l’assistenza reciproca fra gli Stati membri.

 
  
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  Luca Romagnoli (ITS), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, troppo spesso l’immigrazione è pubblicizzata come una risorsa, addirittura irrinunciabile, e se ne misconoscono i riflessi drammatici su chi la subisce realmente. I popoli e gli Stati vedono spesso partire non le persone più povere ma i giovani formati, oltre che, al di là di ogni demagogia, persone che sono potenziale manovalanza per la criminalità nei paesi “ospitanti”.

La necessità di istituire norme comuni sui compiti delle guardie di frontiera e delle squadre di intervento rapido sono spiegate dalle ondate di individui che premono alle frontiere dell’Unione. Flussi migratori che alimentano odiosi traffici di esseri umani, in condizioni drammatiche ben note, di cui ritengo moralmente complici tutti coloro che pubblicizzano la liceità e l’opportunità, o addirittura il dovere d’accoglienza, senza tener conto né delle motivazioni, né delle possibilità di accoglienza. L’Italia ha perfino deciso di accogliere chiunque si presenti alle sue frontiere, senza che alcuno garantisca l’occupazione e l’ospitalità!

In tale contesto, mi chiedo a che cosa servano le misure annunciate. In Italia, esse serviranno solo a fare assistenza e saranno d’ausilio all’arrivo clandestino di genti che poi andranno a ingrassare le casse delle ONG. A cosa servirà un’Agenzia europea per la gestione della cooperazione alle frontiere esterne se le politiche sull’immigrazione degli Stati membri sono così differenti? A nulla, se non a spendere ancora soldi dei contribuenti e a fare demagogia che produce solo disagio e disordine sociale.

 
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