Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul Vertice UE-Russia.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli deputati, prima di affrontare il nostro argomento vero e proprio, vorrei soffermarmi brevemente sul dibattito appena concluso. La Presidenza del Consiglio, e quindi anche l’Unione europea, ha reagito di fronte al conflitto soprattutto perché riguardava la sovranità di uno Stato membro dell’Unione, dando nel contempo prova di solidarietà e – come ha affermato l’onorevole Zimmer – contribuendo ad allentare la tensione, il tutto al momento giusto. Naturalmente dovremo continuare a intervenire in questo modo.
Oggi, 9 maggio, è la Festa dell’Europa, data simbolica dell’integrazione europea. Da quando Robert Schuman propose la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, l’Europa ha percorso una strada lunga e difficile – ottenendo, a mio parere, ottimi risultati – affinché potesse venire alla luce l’attuale Unione europea di 27 Stati membri, un’Unione che ha ormai raggiunto un livello di stabilità e prosperità che il mondo le invidia. Tale conquista storica non sarebbe stata possibile senza lungimiranza politica e pazienza strategica.
Queste doti sono entrambe necessarie quando si tratta di portare avanti le relazioni tra Unione europea e Russia, che l’UE a ragione considera un partner e un vicino cui è legata da un rapporto di cooperazione strategica. Quasi con nessun altro paese l’Unione europea intrattiene rapporti estesi e approfonditi quanto quelli con la Russia. Una delle lezioni fondamentali della storia europea è che l’Europa dipende dalla Russia per la stabilità e la prosperità a lungo termine; né, in ultima analisi, possiamo rispondere alle grandi sfide globali se non insieme: sfide quali la guerra al terrorismo internazionale, nonché la prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa o dei pericoli del cambiamento climatico mondiale. Una stretta cooperazione tra l’Unione europea e la Russia è inoltre indispensabile se vogliamo ottenere risultati in conflitti quali quelli in Kosovo, in Iran o in Medio Oriente.
Nell’era della globalizzazione, i nostri interessi comuni e la reciproca interdipendenza sono ben più importanti di ciò che ci separa, nell’ambito dell’energia, ad esempio, in cui spesso si dimentica che la Russia dipende da noi, che consumiamo l’80 per cento delle sue esportazioni di gas, e necessita della cooperazione con l’UE se vuole che la sua economia raggiunga la modernizzazione di cui necessita con tanta urgenza. La stessa Unione europea ha un interesse primario a promuovere legami più stretti con la Russia. A sua volta, il Presidente Putin giustamente indica sempre l’Unione europea quale partner ideale della Russia, e con il termine “Unione europea” intende naturalmente tutti i 27 Stati membri.
Poiché la nostra cooperazione con la Russia è caratterizzata dall’interconnessione e si fonda sulla politica dei quattro spazi che abbiamo concordato insieme, la Presidenza tedesca dell’Unione europea vuole sfruttare il Vertice UE-Russia che si terrà a Samara il 18 maggio per cementare ed estendere ulteriormente il partenariato con la Russia. Così facendo, non intendiamo limitarci a un mero scambio di opinioni, bensì desideriamo che il Vertice lanci segnali positivi a favore di un partenariato e di una cooperazione più ampi con la Russia. Su questo, dunque, continuiamo a insistere. Sappiamo che il Vertice rappresenta l’ultima occasione per avviare, com’è nostro dovere, i negoziati per il documento che sostituirà l’attuale accordo di partenariato e di cooperazione.
Insieme alla Commissione, la Presidenza tedesca del Consiglio sta tuttora lavorando con tutte le proprie forze alla soluzione della questione ancora aperta del divieto russo alle importazioni di prodotti agricoli polacchi. In seguito alle numerose discussioni intrattenute tra Commissione, Polonia e Russia, è giunto il momento che quest’ultima fissi una data in cui porre fine al divieto di importazione. L’avvio dei negoziati per un nuovo accordo strategico sarebbe un segnale politico importante dell’impegno continuo da ambo le parti a favore di un ulteriore sviluppo del partenariato, che, in ultima analisi, non può fallire per una questione tecnica.
E’ nell’interesse di tutti fornire nuove basi alle relazioni tra Unione europea e Russia e definire nuove prospettive comuni; penso a questioni quali lo sviluppo di un partenariato energetico tra Unione europea e Russia in base a norme e condizioni d’insieme attendibili. A Lahti, lo scorso ottobre, il Presidente Putin ha promesso che tali principi sarebbero stati incorporati nel nuovo Trattato, e il Vertice UE-Russia ci offre una gradita e tempestiva opportunità di discutere con il governo russo di come evitare, nelle reciproche relazioni, futuri attriti in materia di energia e di come riuscire a scongiurare eventuali interruzioni dell’approvvigionamento energetico, e al riguardo sembrerebbe importante l’istituzione di un sistema di preallarme.
Poiché la politica energetica e quella climatica sono strettamente correlate, il cambiamento del clima e la sicurezza sono nel novero delle questioni da discutere nel corso del Vertice. Come probabilmente sapete, l’Unione europea è disposta a ridurre le emissioni di gas serra del 30 per cento entro il 2020, a patto che altri Stati industrializzati si assumano impegni analoghi. Perciò convincere la Russia ad aderire a questa causa rappresenterebbe un risultato strepitoso.
Va detto, però, che il partenariato tra Unione europea e Russia non riguarda solo energia e questioni economiche. Esiste un grande potenziale di relazioni più profonde tra UE e Russia in materia di istruzione, ricerca e cultura, potenziale che è ben lungi dall’essere sfruttato appieno; in ambiti che come questi guardano al futuro, entrambe le parti possono trarre vantaggio da una maggiore partecipazione e da una maggiore interdipendenza. Poiché si tratta di un’occasione particolare, per l’Unione europea, di guidare la trasformazione della Russia aiutandola ad adottare valori europei, vorremmo avvalerci del Vertice per promuovere una cooperazione più stretta in tali ambiti, ad esempio incrementando gli scambi accademici e la cooperazione alla ricerca.
Per rendere l’Europa più sicura occorre una cooperazione tra UE e Russia che sia valida e fondata sulla fiducia. Sappiamo che negli ultimi tempi non è sempre stato semplice interloquire con la Russia al riguardo, e abbiamo accolto con preoccupazione le dichiarazioni russe in merito a una moratoria del Trattato della CSCE; come nella discussione sul sistema antimissile, è in quest’area che occorre fare tutto il possibile onde evitare una nuova spirale di sfiducia, poiché solo con la fiducia reciproca e la cooperazione concreta riusciremo a dare all’Europa una sicurezza duratura.
Dunque persevereremo nel tentativo di convincere la Russia a sostenere una soluzione per il futuro stato giuridico del Kosovo sulla base del piano Ahtisaari; così facendo, la Russia darebbe un contributo essenziale alla sicurezza europea, come lo darebbe anche cooperando in modo costruttivo ad affrontare i cosiddetti “conflitti congelati” della Moldova e del Caucaso meridionale.
Un vero partenariato prevede il dialogo sulle questioni controverse, motivo per cui intendo sottolineare che una delle questioni di cui discuteremo a Samara sarà lo sviluppo interno della Russia, che, soprattutto di recente, è stato oggetto di analisi critica e di preoccupazione in seno all’Unione europea, specialmente per quanto riguarda la situazione dei media e della società civile. L’approccio energico adottato dalle autorità russe nei confronti delle manifestazioni di Mosca, San Pietroburgo e Nizhni Novgorod è solo un esempio di una tendenza che molti considerano problematica e che così non può essere accettata.
In seno alla quinta consultazione sui diritti umani tra UE e Russia, che si è svolta il 3 maggio a Berlino, l’Unione europea ha espresso i suoi particolari timori nell’ambito specifico del diritto alla libertà di espressione e di opinione e alla libertà di associazione, soprattutto in vista delle imminenti elezioni parlamentari e presidenziali in Russia, dichiarando altresì la propria inequivocabile apprensione per la situazione delle organizzazioni non governative e della società civile in Russia in seguito all’entrata in vigore della legge sulle attività delle ONG e della legge sull’estremismo. Le questioni sollevate facevano naturalmente riferimento a casi specifici di violazioni dei diritti umani e alla situazione in Cecenia, nonché alla lotta alla tortura e ai maltrattamenti. Anche al riguardo, si dà il caso che il nostro atteggiamento critico non sia fine a se stesso, ma dettato dalla nostra profonda preoccupazione per come stanno andando le cose in Russia e dal nostro desiderio di veder prosperare il paese.
L’Unione europea ha un fortissimo interesse a che la Russia sia stabile, forte e orientata a sviluppare valori europei senza rinnegare le proprie tradizioni, il che implica un rapporto fiorente con i paesi vicini, caratterizzato da un sincero dialogo e da una buona cooperazione, e non dalle pressioni, e con questo pensiero in mente la Presidenza del Consiglio ha tentato di allentare efficacemente la tensione, a vantaggio non solo nostro, ma anche dei partner russi. E’ stata la nostra mediazione a porre fine alla condizione intollerabile in cui versava l’Ambasciata estone a Mosca. Intendiamo mantenere questo dialogo con la Russia, un dialogo non sempre facile per quanto riguarda i paesi baltici.
In conclusione, la modernizzazione della Russia andrà a buon fine solo se verranno consolidati i valori e i principi associati alla democrazia e allo Stato di diritto – quei valori e principi per cui sia l’Unione che la Russia si sono impegnate in seno alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa e all’OSCE. Poiché l’esperienza europea insegna che il buon governo dipende dallo Stato di diritto e dalla presenza di una società civile critica e vivace, il futuro sviluppo dell’Europa dipende in modo decisivo dalla riuscita di un ampio partenariato strategico tra UE e Russia.
Si tratta di un progetto di portata storica, che richiederà pazienza strategica e realismo su entrambi i fronti, e questo realismo implicherà l’intuizione di ciò che è realizzabile e lo sforzo di conseguire i risultati un passo alla volta. In quest’ambito, come in molti altri, questo processo non sarà privo di difficoltà, e tuttavia né l’Unione europea né la Russia hanno alcuna alternativa realistica alla via della cooperazione e del partenariato, che è dunque nostra responsabilità comune di europei percorrere.
(Applausi)
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli deputati, visto lo stato alquanto insoddisfacente delle relazioni tra Russia e Unione europea, la Commissione reputa necessario esprimere in questo dibattito alcuni commenti sui principi di base.
Innanzi tutto, la Russia è il nostro principale partner strategico in Europa. In secondo luogo, è del tutto a nostro vantaggio che la Russia sia un partner stabile e affidabile, e noi non vogliamo essere da meno nei suoi confronti. In terzo luogo, siamo convinti che il nostro partenariato possa meglio crescere se sostenuto da ambo le parti nell’inequivocabile impegno per la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani e nel tentativo costante di realizzarli. Quarto: le nostre relazioni con i paesi vicini e con altri popoli al di fuori dell’Europa non sono prive di valore; al contrario, si fondano su valori che abbiamo accettato di comune accordo e che abbiamo sistematizzato. Per questo motivo l’Europa è divenuta un continente di speranza per tante persone al di fuori dei nostri confini, e vogliamo che continui a esserlo.
Il Vertice si tiene in un momento critico, in cui Mosca, il cui pensiero è rivolto alle imminenti elezioni della Duma di Stato e del Presidente, si concentra su un tranquillo passaggio del potere, e per questo motivo le relazioni con l’Occidente in generale e l’Unione europea in particolare attraversano una fase difficile.
Abbiamo orientamenti alquanto diversi riguardo a molti punti dell’attuale agenda – ad esempio, il futuro del Kosovo, lo scudo antimissile e le forze armate convenzionali dell’Europa e in questo momento tutti questi punti sono quasi in cima all’agenda, insieme, naturalmente, come spesso accade, alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico per tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
Una simile situazione impone che non si perda di vista l’interesse a lungo termine dell’Unione per le relazioni con la Russia, perché non siamo solo paesi vicini con una lunga storia comune alle spalle, ma dipendiamo anche l’uno dall’altro sotto molti aspetti, in quanto noi siamo di gran lunga il maggiore mercato d’esportazione della Russia, che rappresenta il nostro principale fornitore di energia; in Europa, nessuna questione significativa in materia di politica estera si può risolvere senza il nostro comune consenso, e per questo abbiamo bisogno di un dialogo costante e costruttivo all’interno del quale poter sostenere con determinazione i nostri interessi e valori, dovendo nel contempo sforzarci di costruire il consenso.
In occasione del Vertice, continueremo ad adoperarci per l’avvio dei negoziati per un nuovo accordo tra l’Unione europea e la Russia, in sostituzione dell’attuale accordo di partenariato e cooperazione. Entrambe le parti dovrebbero nutrire un forte interesse comune verso tale accordo, che può e deve portare le nostre relazioni a un livello nuovo e più elevato, permettendo loro un pieno sviluppo.
La Commissione si è impegnata molto per indurre la Russia a revocare il divieto d’importazione sulla carne e sui prodotti agricoli polacchi, e vorrei aggiungere che la Commissione reputa tale divieto d’importazione sproporzionato e ingiustificato. Perciò ora attendiamo dalla Russia un segnale inequivocabile e costruttivo, ossia un chiaro calendario per la completa cessazione di tali misure, benché questo preveda con ogni probabilità diverse tappe.
Il Vertice non chiuderà definitivamente la questione, ma farà parte di un lungo processo, e noi continueremo a lavorare affinché proceda la realizzazione dei quattro spazi comuni che abbiamo concordato così tanti anni fa. Il Vertice sarà anche un’opportunità per esprimere la nostra preoccupazione per la situazione dei diritti umani e dello Stato di diritto in Russia. La scorsa settimana, nel corso delle consultazioni sui diritti umani tra Unione europea e Russia, si è detto molto sulle restrizioni della libertà dei media e sugli attacchi ai giornalisti, sui limiti posti all’attività delle organizzazioni non governative e dei politici di opposizione, nonché sulla situazione in Cecenia e nel Caucaso settentrionale; è particolarmente significativo che la Russia inviti gli osservatori dell’OSCE alle elezioni.
La libertà di espressione e di opinione, la libertà di associazione e di riunione sono colonne portanti della democrazia, termine con cui intendo “democrazia”, senza ulteriori attributi descrittivi, e ci aspettiamo che la Russia, in quanto membro della famiglia delle nazioni democratiche, garantisca tali libertà.
A questo punto vorrei dire due parole sullo scambio intercorso poc’anzi, in quest’Aula, circa la crisi delle relazioni tra Russia ed Estonia; poiché molti oratori hanno descritto l’accaduto, non occorre che io lo ripeta, ma l’Estonia, in qualunque conflitto o disputa con la Russia, può contare sulla solidarietà dei suoi partner dell’Unione europea e su quella delle Istituzioni comunitarie, di cui credo si sia data prova. Tale solidarietà va mantenuta in caso di eventuali altre interferenze con gli affari interni estoni, vuoi attraverso attacchi informatici, vuoi attraverso le richieste di dimissioni del Primo Ministro estone da parte di delegazioni della Duma.
Mai più ammetteremo che si tenti di avvelenare i rapporti tra Unione europea e uno dei suoi Stati membri. Ciò che risulta evidente da questa crisi è il modo in cui l’ombra delle guerre del passato europeo continua a opprimerci. Ciascun popolo d’Europa ha la propria esperienza della storia e un proprio modo di affrontarla, e si può sempre e solo sperare che lo faccia nel rispetto delle esperienze degli altri, perché, laddove le opinioni divergono, l’unica cosa che aiuta davvero è il dialogo – nient’altro funziona.
Il Vertice offre l’occasione di infondere nuova vita al processo di adesione della Russia all’OMC, obiettivo che senza dubbio va nell’interesse di ambo le parti, e di cui l’Unione europea è uno dei principali sostenitori. Per quanto concerne l’energia, cercheremo di raggiungere un accordo sull’istituzione di un meccanismo di preallarme e consultazione, che assicurerà uno scambio d’informazioni sul rischio di potenziali interruzioni delle forniture energetiche tanto tempestivo da evitare una crisi di approvvigionamento, coinvolgendo i paesi di transito ogniqualvolta sia necessario.
Nel corso del Vertice si dovrebbe inoltre raggiungere un accordo su quali siano le priorità d’azione per affrontare il cambiamento climatico; è importante che la Russia approvi e avvii progetti di esecuzione congiunta con investitori dell’Unione europea ai sensi del Protocollo di Kyoto. Vogliamo altresì spianare la strada alla nostra cooperazione in seno alla Conferenza di Bali di dicembre per far partire i negoziati internazionali su un accordo esteso in materia di clima per il periodo successivo al 2012. E’ nostro interesse comune che i paesi che inquinano molto – Stati Uniti, Cina e India, ad esempio – vengano coinvolti in questo importante processo negoziale, in modo che si possa far fronte alla sfida globale.
La Russia è un partner importante per la soluzione di questioni problematiche in materia di politica estera, ed è probabile che la discussione di questioni internazionali in seno al Vertice si concentri su Kosovo, Iran e Medio Oriente, problemi la cui soluzione a lungo termine dipende dai contributi costruttivi di ambo le parti in seno alle sedi multilaterali competenti.
Nelle nostre relazioni con la Russia in quanto nostro vicino, vogliamo mettere in chiaro che la Repubblica di Moldova e la Georgia sono paesi vicini dell’Unione europea, e il nostro interesse a trovare soluzioni a tali conflitti – definiti “congelati” – è più grande che mai; occorrerà la cooperazione entro quadri internazionali da parte di Russia, Unione europea e molti dei suoi Stati membri, ed è nostra speranza particolare che si compiano progressi in merito alla Transnistria e al Nagorno-Karabach.
Vorrei ribadire ancora una volta che la Commissione conferma il proprio impegno verso una politica di cooperazione costruttiva con la Russia quale partner strategico e paese vicino, politica che va fondata su interessi e valori comuni. Crediamo che sia nel logico interesse della Russia cooperare in modo costruttivo su tale base non solo con l’Unione europea, ma anche con i suoi Stati membri.
Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, Presidente Gloser, signor Vicepresidente della Commissione Verheugen, onorevoli colleghi, si può essere ad un tempo fermi nei propri valori e principi e lavorare in stretta collaborazione in ambiti tanto delicati quali l’energia, il cambiamento climatico, l’adesione all’OMC, la politica in materia di visti e la cooperazione nei paesi vicini che abbiamo in comune? La risposta a tale domanda non deve variare a seconda del partner di cui si parla quando si tratta delle relazioni che l’Unione europea v’intrattiene. Sì, nelle sue relazioni con la Russia, l’Europa deve assumere un atteggiamento aperto e orientato al dialogo, ma deve anche condividerne le preoccupazioni – spesso gravi – in materia di diritti umani e, in particolare, di libertà di espressione e di trattamento delle minoranze.
Oggi, 9 maggio, commemoriamo l’anniversario della Dichiarazione di Schuman. Quale significato hanno tali celebrazioni se l’Europa riunificata non è in grado di far valere i suoi diritti umani? Per le nostre relazioni con un partner strategico quale la Russia, gli ultimi sviluppi nel paese sono fonte di grave preoccupazione. Perciò il mio gruppo pensa che il comportamento di Mosca in seguito allo spostamento di un monumento sovietico da parte delle autorità estoni sia del tutto inaccettabile. Tale gesto, da parte della Russia, è un’autentica violazione della sovranità di uno Stato membro dell’Unione, che c’impone di reagire con grande serietà. Questo è quanto abbiamo fatto oggi. La Russia non deve pensare che, assumendo un simile atteggiamento, riuscirà a dividerci: oggi siamo tutti estoni.
Il mio gruppo ha inoltre condannato senza riserve le misure repressive contro le manifestazioni di Mosca. Ha denunciato l’assassinio, alla fine del 2006, della giornalista Anna Politkovskaya, l’avvelenamento di Alexander Litvinenko e i ripetuti attacchi alla libertà d’espressione nonché alla libertà di stampa. Infine, le gravi violazioni dei diritti umani nella Repubblica cecena, gli assassini, le sparizioni forzate, la tortura, la cattura di ostaggi e gli arresti arbitrari restano realtà che l’Unione europea non deve accettare.
Onorevoli colleghi, su tutti questi argomenti l’Unione europea ha il dovere di parlare apertamente e di ottenere spiegazioni e, soprattutto, un cambiamento di atteggiamento e di politica. E’ nostro dovere reciproco creare le condizioni per relazioni equilibrate e lavorare per la costruzione di un ambiente geopolitico stabile e il più armonioso possibile. Il mondo è cambiato. Non siamo più in tempo di guerra fredda, ma di cooperazione, di formulazione di politiche concrete. Tali politiche non possono che favorire la crescita, l’occupazione e la stabilità a lungo termine del continente.
Mi rivolgo alla Commissione e al Consiglio affinché elaborino iniziative comuni con la Russia nel tentativo di accrescere la sicurezza nei paesi vicini: la gestione congiunta delle crisi in Ucraina e Bielorussia e gli sforzi comuni per la soluzione dei conflitti in Nagorno-Karabach, Moldova e Georgia, pur garantendo l’assoluta integrità territoriale degli Stati. Vorrei altresì che si riaprissero al più presto i negoziati per un nuovo accordo quadro tra UE e Russia, purché quest’ultima accetti di comportarsi da vero e proprio partner. Mi congratulo con la Presidenza tedesca per gli sforzi indefessi che sta compiendo in tal senso e chiedo ai partner russi di smettere di esercitare pressioni economiche sugli Stati membri.
Vorrei porre l’accento sull’importanza di una prossima adesione russa all’OMC. Tale adesione invierà un importante messaggio di fiducia agli investitori, stimolerà la crescita in Russia rafforzando anche i nostri scambi commerciali e costringerà la Russia a rispettare le regole. L’Unione, tuttavia, potrà sostenere tale sviluppo solo se vedrà compiere più di un passo avanti e constaterà una certa calma nelle relazioni. Non lasciamoci sfuggire quest’opportunità!
Vorrei altresì sottolineare la notevole importanza della questione strategica del dialogo con la Russia sull’energia. Mi congratulo con il Commissario Piebalgs e con il ministro russo per l’Energia per l’accordo recentemente raggiunto sulla riorganizzazione di tale dialogo. E’ nostro dovere, nonché interesse comune, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e della domanda di energia in un contesto di accresciuta interdipendenza. Tale cooperazione – su questo punto insistiamo – deve fondarsi sui principi stabiliti dalla Carta dell’energia e, soprattutto, dal Protocollo sul transito ad essa allegato.
Intraprendendo tali azioni concrete per aiutare i popoli di Russia ed Europa, supereremo le nostre divergenze. Attraverso un autentico dialogo, saremo all’altezza delle sfide della globalizzazione, i cui aspetti chiave emergeranno rafforzati. Mi auguro li rafforzeremo reciprocamente.
Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, non ha in qualche modo un valore simbolico che il giorno in cui discutiamo delle relazioni tra l’Unione europea e la Russia sia il 9 maggio? Si tratta di un giorno di riflessione storica e, nell’Unione europea, della data in cui si celebra la festa dell’Europa. Quest’anno possiamo più specificamente ripensare ai 50 anni di cooperazione europea, e il 9 maggio è il giorno in cui la Russia festeggia la fine della Seconda guerra mondiale, una guerra che ha diviso l’Europa, ma che è stata anche motivo dell’unificazione europea. Di fatto, il 9 maggio dovrebbe essere un giorno in cui si riflette sulle esperienze comuni che ci uniscono e che, per di più, possono fungere da base per un futuro condiviso.
La situazione non è altrettanto rosea, purtroppo. Se pensiamo al Vertice semestrale UE-Russia che si terrà a Samara venerdì prossimo, dobbiamo concludere che le speranze di intrattenere un dialogo costruttivo – come tutti vogliamo – non sono molte. Senza dubbio vi sono sufficienti argomenti di conversazione, e siamo tuttora convinti – come hanno sottolineato i precedenti oratori – che una stretta collaborazione tra Unione europea e Russia sia davvero l’unica opzione praticabile per il futuro, dati gli interessi comuni su ambo i fronti del continente.
Vi sono anche aree in cui, negli ultimi anni, abbiamo unito le forze e che a nostro avviso occorre assolutamente menzionare, come ad esempio l’importanza del Tribunale penale internazionale dell’Aia, le aspirazioni nucleari di Iran e Corea del Nord e il modo di contrastarle o la cooperazione in merito al Protocollo di Kyoto.
Per quanto riguarda le relazioni commerciali ed economiche tra Russia e Unione europea, spesso mi viene riferito che procedono secondo i piani. Tuttavia restano in qualche misura incerte le modalità di ulteriore sviluppo delle nostre relazioni di partenariato.
Vi sono settori importanti in cui non siamo ancora riusciti a compiere alcun progresso. Ad esempio, come possiamo garantire, in materia di energia, i rapporti chiari e trasparenti che auspichiamo? Come si conciliano i nostri valori comuni di democrazia e rispetto dei diritti umani con il partenariato strategico UE-Russia? Si tratta di questioni d’importanza fondamentale per noi e per il mio gruppo, che non possono essere oggetto di concessioni nel corso del dialogo. A mio parere, sta all’Unione europea mettere in chiaro, a Samara, la propria posizione, in particolare nei preparativi per i nuovi negoziati su un futuro accordo di partenariato. Non siamo i soli a temere che questo Vertice produca meno di quanto ci saremmo aspettati tempo addietro.
Potrei elencare una serie di ulteriori elementi che sono stati altresì inclusi nella risoluzione comune. Una questione che vorrei sottolineare, soprattutto a nome del mio gruppo, è che la crescente polarizzazione nella corsa alle elezioni della Duma che si terranno quest’anno è per noi motivo di timore e angoscia. E’ fondamentale che l’Unione europea ponga l’accento sul fatto che le elezioni devono svolgersi in un contesto di libertà e democrazia e che è inaccettabile che i partiti di opposizione vengano ostacolati come ora avviene.
Non intendo ripetere ciò che si è detto circa la questione dell’Estonia e, in effetti, sostengo tutte le affermazioni dei precedenti oratori al riguardo. Speriamo che l’atteggiamento e il comportamento della Russia in questo frangente non sia sintomatico; dobbiamo inoltre mettere in chiaro che non potremmo accettare il ripetersi di un simile episodio.
Fino al 1991, Samara era una città chiusa, perché situata in parte in una zona strategica dell’Unione Sovietica. Speriamo che questo non sia un segno di quanto possiamo aspettarci dall’incontro della prossima settimana. A mio parere sarebbe proficuo per entrambi i partner riesaminare gli interessi comuni, soprattutto pensando all’Unione europea, senza trascurare i valori su cui il partenariato deve fondarsi, cioè democrazia, diritti umani e rispetto per gli altri paesi.
Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, in questo giorno, nel 1945, l’Europa celebrava il День Победы – la festa della vittoria – della Russia, e la vittoria della libertà, del diritto e della dignità umana sulle forze dell’odio nazista. Allora eravamo uniti nella causa comune. Ora un simbolo di quella stessa guerra che ci ha avvicinati ci ha stretti in una disputa destabilizzante.
So che la Commissione raccomanda il dialogo per porre fine alla situazione di stallo tra Tallinn e Mosca in merito al monumento bellico russo. Tuttavia, come ebbe a dire l’ex Ambasciatore degli Stati Uniti alla CSCE, Max Kampelman, “un dialogo è qualcosa di più di due monologhi”.
Quando l’intimidazione prevale sulla negoziazione, non può più essere tutto come prima tra Unione europea e Russia. Per questo motivo il mio gruppo stamani ha deciso di revocare il proprio sostegno alla proposta di risoluzione sul Vertice UE-Russia. Il problema non è quello che dice, ma quello che non dice. Ai russi si deve dare il chiaro segnale che la misura è colma.
(DE) Presidente Gloser, Commissario Verheugen, quel che ci avete dato sono belle parole, nient’altro che miti parole, ma non ci avete dato azione.
(Applausi)
(EN) Vorrei pertanto farvi una proposta diretta: rinviate il Vertice finché la Russia non sarà disposta a cementare un rapporto costruttivo con l’Unione e a condannare ogni violenza ai danni del personale e della proprietà comunitaria.
(Applausi)
Dobbiamo restare compatti al fianco dell’Estonia, al fianco della Polonia. La solidarietà democratica è più importante degli accordi bilaterali sul petrolio e sul gas.
(Applausi)
E non dobbiamo cedere per primi se vogliamo seriamente mantenere una cooperazione concreta con il governo Putin e nel raccogliere consensi sullo status definitivo del Kosovo.
Per il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, i trascorsi russi in materia di diritti umani sono motivo di particolare preoccupazione. Solo quando un sistema giudiziario indipendente, la libertà di espressione e la democrazia smetteranno di essere meri slogan e quando i giornalisti, i partiti di opposizione e le ONG potranno operare senza timore di ripercussioni, la Russia avrà dimostrato il proprio impegno per l’istituzione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, come implica la sua partecipazione al Consiglio d’Europa e come si è impegnata a fare in seno al Vertice di San Pietroburgo.
L’arresto e la detenzione degli oppositori, che si tratti di Kasparov o Khodorkovsky, non indicano certo che i tempi sono cambiati. Le elezioni della Duma di dicembre, per non parlare di quelle presidenziali dell’anno prossimo, saranno la prova del nove al riguardo, come pure le azioni della Russia in Cecenia, dove tortura e detenzioni segrete continuano a dare motivo di preoccupazione.
Il dialogo richiede progressi nell’ambito della sicurezza energetica, in cui, con Gazprom più orientata alla politica che ai profitti, permane la prospettiva di ulteriori tattiche intimidatorie. A Stati membri come Lettonia e Lituania, vittime della politica energetica, dobbiamo una risposta che non sia solo fumo, il che significa insistere sul fatto che i futuri accordi tra Unione europea e Russia siano associati ai principi della Carta dell’energia e del Protocollo di Kyoto, al fine di garantire un futuro più sicuro e sostenibile.
Sì, vi sono segni di progresso in materia di giustizia e affari interni, ambiti in cui stiamo negoziando accordi frontalieri con gli Stati baltici, l’abolizione dell’obbligo del visto per gli spostamenti e la riammissione degli immigrati illegali in linea con la nostra strategia comune.
I frutti del dialogo costruttivo sono però troppo scarsi e sporadici. L’odierno “giorno della vittoria” dovrebbe ricordarci che, solo 60 anni fa, la dipendenza reciproca ci ha aiutati ad affrontare le sfide comuni. Può accadere di nuovo, purché abbiamo il coraggio di agire!
(Applausi)
Hanna Foltyn-Kubicka, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, in quanto Stato sovrano, l’Estonia ha tutto il diritto di decidere da sé come giudicare la propria storia. Ha altresì il diritto di spostare il monumento e le ceneri dei soldati sovietici in un cimitero – luogo adatto a ospitarli – dimostrando tutto il dovuto rispetto verso i defunti. La reazione isterica della Russia alla decisione sovrana del governo estone è uno stratagemma ben congegnato. Da una parte, il Cremlino vuole vedere fino a che punto può esercitare pressioni sull’Europa, provocando, dall’altra parte, conflitti quali quelli con Polonia, Georgia e Ucraina. Lo scopo è dare l’impressione di una fortezza sotto assedio e di riunire quindi i russi intorno a Putin. L’imminente Vertice di Samara sarà pertanto una prova di quanto sia unita l’Europa. L’ho già detto diverse volte da questo seggio, e lo ripeto: l’Unione europea dev’essere unita, deve esprimersi all’unisono, deve difendere ad ogni costo i propri Stati membri e rispondere a qualunque sfida Putin le ponga.
Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche se credo che l’onorevole Daul stesse tentando di fare la cosa giusta, va detto che, molto semplicemente, ha mancato il bersaglio. La questione è intrattenere i rapporti con una potenza politica come la Russia, che, in sostanza, vede in ogni relazione un mero strumento per raggiungere i propri scopi. Può ben darsi che la Russia non sia più l’Unione Sovietica, ma in molti settori intende adottarne le stesse politiche; persegue una politica di potere, ma non militare, bensì economico, e uno degli strumenti che utilizza a tale scopo è l’approvvigionamento energetico.
Questo non significa che non dobbiamo stringere relazioni politiche con la Russia; significa solamente che non dobbiamo prendere le cose per qualcosa di diverso da ciò che sono in realtà. Le relazioni politiche di Commissione e Consiglio con la Russia non sono un dialogo. Il dialogo si ha quando le persone possono parlarsi l’una con l’altra, quando possono viaggiare, quando c’è scambio tra le società civili. Le strutture politiche non intrattengono un dialogo, ma conducono trattative politiche, e le due cose non vanno confuse. L’onorevole Watson, a mio avviso, ha scelto di adottare l’approccio adeguato. Esiste la possibilità che in seno all’Unione europea, vista la presente politica di potere della Russia, motivata soltanto dai suoi interessi – e intendo non gli interessi del paese in sé, ma della struttura di potere, del regime di Putin e del sistema economico – si riesca a inviare il messaggio che non è questo il genere di politica che vogliamo?
E’ difficile. Non pretendo di avere soluzioni a portata di mano, ma è chiaro che, se un ex Cancelliere tedesco può asserire che la Russia è una democrazia assolutamente impeccabile, si tratta di un esempio dell’irresolutezza che tanto indebolisce la nostra politica, poiché non siamo nella posizione di capire quale sistema governi la Russia. Dobbiamo intrattenere relazioni politiche con la Russia o con l’Arabia Saudita. Nessun politico sano di mente affermerebbe che l’Arabia Saudita è una democrazia impeccabile, in cui a chi commette taluni reati si taglia solo una mano, anziché entrambe come avviene in altri Stati fondamentalisti islamici.
Questo significa che potremo ottenere relazioni adeguate con la Russia solo se, in quest’Aula, riusciremo a comprendere adeguatamente la Russia, la sua politica di potere e le strategie autoritarie di Putin. Solo allora potremo fare la cosa giusta, il che non significa che non dobbiamo negoziare, bensì che noi e i russi non abbiamo rapporti amichevoli.
Non desidero amicizia politica con una leadership autoritaria e dittatoriale quale quella di Putin. Possiamo e dobbiamo mantenere le relazioni politiche con la Russia, ma non si può trattare di una relazione d’amicizia, con noi che diciamo “Va bene, Putin, puoi continuare a comportarti allo stesso modo con i tuoi cittadini”. E’ qui che dobbiamo dire “no”!
(Applausi)
Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signor Presidente, in un certo senso si tratta di far quadrare il cerchio, poiché alcuni Stati membri dell’Unione vogliono intrattenere ad un tempo relazioni buone e cattive con la Russia. Le buone relazioni servono per avere gas e petrolio a buon mercato, quelle cattive per la politica interna.
Il nostro gruppo vuole che l’Unione europea negozi un nuovo accordo di partenariato con la Russia. Poiché vi sono 27 Stati membri, vi saranno interessi diversi cui badare nel corso dei colloqui. E’ tuttavia arduo comprendere il nazionalismo che impedisce alla nostra Comunità di mezzo miliardo di persone di gestire in modo ordinato le relazioni con questo vicino prossimo dell’Unione.
Certi Stati membri non devono infuriarsi con la Russia, confidando nella solidarietà degli altri Stati membri, se nel contempo impediscono agli altri paesi di promuovere interessi comuni in relazione alla Russia. L’Europa non deve dividersi in due, benché questa tendenza sia percepibile in quest’Aula. Per il nostro gruppo la risoluzione comune è accettabile.
Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, vorrei parlare della recente iniziativa della Commissione di istituire un piano per il Mar Nero, che svolge un ruolo molto importante nelle relazioni con la Russia, e al centro del quale vi sono rischi più e meno gravi per la sicurezza, in quanto l’iniziativa della Commissione per una sinergia nel Mar Nero riguarda i conflitti congelati in Transnistria, Ossezia meridionale, Abkhazia e Nagorno-Karabach, nonché temi quali il contrabbando di armi e droga, il traffico di esseri umani e la migrazione, che sono tutti importanti. Questo testimonia la bontà dell’iniziativa da parte di Commissione e Consiglio, che sarà oggetto di ulteriori discussioni durante il mandato della Presidenza tedesca.
L’iniziativa della Commissione, tuttavia, si può anche vedere alla luce dei tentativi europei di diversificare le risorse energetiche nonché gli oleodotti e gasdotti. Si dice che il governo russo non sia proprio entusiasta dell’attuale piano per il Mar Nero presentato dalla Commissione. Tra l’altro, il documento della Presidenza tedesca dimostra – e proprio a questo argomento il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha dedicato un interessante articolo – che la cooperazione di Mosca è indispensabile per la riuscita dei progetti europei. In breve, Mosca non è proprio entusiasta, ma la sua cooperazione è indispensabile. Come intendono Consiglio e Commissione affrontare questo dilemma geopolitico a Samara?
Jean-Marie Le Pen, a nome del gruppo ITS. – (FR) Signor Presidente, è ovvio che i diritti dell’Estonia vanno rispettati. Detto questo, i critici più feroci della Russia di oggi sono spesso quelli un tempo più compiacenti verso l’Unione Sovietica.
Per decenni hanno negato, da un lato, il rischio che l’imperialismo sovietico rappresentava per la pace e per l’indipendenza delle nostre nazioni e, dall’altro, la natura totalitaria del comunismo. I comunisti, naturalmente, ma anche molti leader dell’Europa occidentale, salutavano come un benefattore dell’umanità il fondatore di tale orrendo sistema: Lenin. Valéry Giscard d’Estaing e il Presidente Chirac sono arrivati al punto di portare fiori al suo mausoleo. Per contro, gli oppositori del comunismo che dimostravano la propria solidarietà verso i popoli d’Europa e dell’est sono stati demonizzati. Questo servilismo, mi duole dirlo, non è scomparso con l’URSS. Numerosi nostri colleghi, quali l’onorevole Cohn-Bendit, vorrebbero perciò impedire ai cittadini della Polonia di “decomunistizzare” il paese.
Oggi la Russia è un paese libero e non meno democratico dell’Europa di Bruxelles, che tenta d’imporre un testo costituzionale respinto nel 2005 dai Paesi Bassi e dalla Francia, dagli elettori. D’altra parte, diversamente dai cittadini della Turchia che la stessa Europa di Bruxelles vuole integrare nell’Unione, i russi sono una grande nazione europea esposta ai pericoli che incombono su tutte le nazioni d’Europa: immigrazione e calo delle nascite, islamismo e globalizzazione. Possiamo affrontare tali sfide, purché creiamo un’Europa diversa, la grande Europa delle nazioni, fondata sul principio della sovranità nazionale, che si estenda da Brest a Vladivostok.
Quasi 18 anni fa, la caduta della cortina di ferro ha rappresentato il primo passo della riunificazione del continente. Occorre colmare un’altra lacuna: quella che, da ben più di mille anni, da ambo le parti della linea di Teodosio, separa gli eredi di San Benedetto in Occidente da quelli di San Cirillo in Oriente.
Gunnar Hökmark (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, non vi è modo migliore per festeggiare il 9 maggio di affermare con grande chiarezza che l’Unione europea difende ciascuno dei suoi Stati membri qualora sia oggetto di minacce e vessazioni.
Questo dev’essere un tema dominante delle discussioni sull’imminente Vertice. Non vi è altra possibilità, perché l’Estonia ha avuto un ruolo di primo piano nella trasformazione della vecchia Europa nella nuova Europa, pacifica e democratica. Tutti dobbiamo esserle grati per questo. Ma non si tratta solo di questo, perché la sua libertà e indipendenza è oggi parte integrante della nostra libertà e indipendenza. Se l’Estonia non è indipendente, non lo siamo neppure noi. Questo dev’essere un argomento fondamentale nel dibattito sulle relazioni UE-Russia.
L’imminente Vertice è importante, ma vi sono quattro cose che l’Unione europea deve assicurare. Innanzi tutto il principio che se non si rispetta l’Estonia, non si rispetta l’Unione europea, il che compromette qualunque accordo si possa raggiungere. Dev’esservi comprensione reciproca in qualsiasi discussione. In caso contrario, gli obiettivi che possiamo raggiungere non varranno la carta su cui sono scritti.
In secondo luogo, non si può minacciare e attaccare uno degli Stati membri, sviluppando nel contempo relazioni con gli altri. Non si possono stringere accordi su energia, commercio e in altri ambiti, se non si riferiscono a tutti gli Stati membri con pari diritti e pari opportunità. Dobbiamo assicurare che la Russia non creda affatto, né abbia modo di credere, di poterci dividere in questo senso, fornendo energia a un paese e attaccandone un altro.
In terzo luogo, la discussione su Russia ed Estonia non riguarda l’Estonia, bensì gli sviluppi politici in Russia. Dobbiamo fare in modo che in Russia si compiano progressi, al fine di assicurare i progressi nelle relazioni tra Unione europea e Russia. Se non difenderemo la nostra indipendenza, ne perderemo tutti una parte.
Reino Paasilinna (PSE). – (FI) Signor Presidente, mi pare di capire che la discussione sull’Estonia si terrà a Strasburgo nel corso della prossima tornata. Vorrei pertanto concentrarmi sulle questioni economiche incluse nel programma di Samara.
Innanzi tutto, l’obiettivo della Russia è trasformarsi da fornitore di materie prime ad acquirente di prodotti finiti. Per prima cosa, occorre investire nella modernizzazione del settore energetico, e la Russia non può farlo da sola: ha bisogno del nostro aiuto. In secondo luogo, il settore delle esportazioni dev’essere promosso su un piano internazionale e, anche per questo, la Russia avrà di nuovo bisogno di noi. Inoltre occorre ammodernare le infrastrutture, altra area in cui noi siamo i partner naturali.
Questi, dunque, sono gli obiettivi della Russia, che però, senza l’Unione europea, non li raggiungerà con sufficiente rapidità, ma resterà invece ancor più indietro sul piano dello sviluppo internazionale. Vogliamo altresì che la Russia abbracci i nostri valori comuni, lo Stato di diritto e la democrazia. Queste sono le nostre richieste, e la Russia ha bisogno di un cliente ricco, che siamo noi. Noi abbiamo bisogno di energia. La dipendenza reciproca è aumentata, non diminuita.
Non credo che la modernizzazione della Russia riuscirà senza la società civile e l’evoluzione della democrazia. Perché no? Perché la moderna tecnologia e una società che si basa sulla tecnologia informatica necessitano di notevole creatività, e la creatività non si esprime al meglio in un clima politico problematico o sotto una dittatura.
Creatività, democrazia e libertà dei media sono essenziali per lo sviluppo di una società moderna, il che è esattamente ciò che vuole la Russia. Pertanto suggerisco che questa serie di obiettivi venga messa in chiaro nelle nostre relazioni, nonché a Samara, dove si recherà anche il Commissario Verheugen, si spera con il messaggio che lo sviluppo auspicato dalla Russia è coerente con i nostri obiettivi e che la buona riuscita di tale sviluppo è essenziale.
Toomas Savi (ALDE). – (ET) Vorrei richiamare la vostra attenzione sul comportamento della Russia nei confronti dell’Unione europea negli ultimi anni. Quel che è successo in Estonia, cioè lo spostamento del soldato di bronzo nonché l’esumazione e la nuova sepoltura dei resti di 12 caduti, si è svolto nel rispetto della Convenzione di Ginevra ed è una questione interna dell’Estonia.
La Federazione russa ha reagito con una guerra propagandistica, servendosi di attacchi informatici e di restrizioni al commercio. Le dichiarazioni dei politici russi hanno istigato alla violenza sia a Tallinn che nei pressi dell’Ambasciata estone a Mosca, violenza culminata con l’aggressione fisica al nostro ambasciatore.
La richiesta presentata dalla delegazione della Duma russa in visita in Estonia, ossia la richiesta di dimissioni del governo estone, è particolarmente inquietante. Un simile comportamento è un ulteriore segno della politica estera eurofoba della Russia, espressa dall’idea di Putin che il crollo dell’Unione Sovietica nel XX secolo sia stata la massima catastrofe geopolitica della storia.
Nel discorso di Monaco, il Presidente Putin ha parlato del tentativo da parte della Russia di porsi quale superpotenza a dispetto dell’Unione europea, soprattutto nell’ambito delle relazioni con i nuovi Stati membri.
Signor Presidente, se davvero il 18 maggio si terrà un Vertice UE-Russia a Samara, l’Unione europea deve rappresentare in tale occasione gli interessi di tutti gli Stati membri, ossia esprimersi con una sola voce.
Inese Vaidere (UEN). – (LV) Onorevoli colleghi, 62 anni or sono, in questo periodo l’Europa gioiva della liberazione dall’occupazione nazista, ma nel contempo, per i tre Stati baltici, iniziava un ulteriore cinquantennio di occupazione sovietica, i cui effetti si vedono ancora oggi.
In Russia, che ha raccolto l’eredità di diritti e doveri dell’Unione Sovietica, la democrazia viene ora costantemente messa da parte. Le violazioni dei diritti civili e la soppressione della libertà di parola stanno diventando fatti quotidiani. La politica interna russa diventa sempre più aggressiva. Lo stesso accade alla politica estera russa, soprattutto per quanto riguarda gli Stati che da lungo tempo vuole considerare parte del suo impero. Ne è conferma la visita in Estonia di una delegazione della Duma russa, che ha chiesto le dimissioni del governo estone, e delle forze di sicurezza russe, con il benestare delle quali l’Ambasciata estone è stata circondata e attaccata. E’ un dato di fatto che in Estonia vi sono persone coinvolte nelle attività e nelle azioni del cosiddetto partito paneuropeo russo, che si oppongono attivamente all’indipendenza degli Stati baltici. Si tratta di sciovinisti che si definiscono minoranze e antifascisti, sminuendo così il significato di questa parola. Questo insospettisce circa i veri obiettivi del partito e il suo ruolo nella creazione di disordini.
La situazione che la Russia ha suscitato in Estonia è un test: l’Unione europea è in grado di proteggere gli Stati membri? Se le Istituzioni europee, la Presidenza dell’Unione e i governi degli Stati membri non reagiscono con sufficiente rapidità e decisione, ricordando tra l’altro alla Russia l’esigenza di riconoscere l’innegabile occupazione degli Stati baltici, e se non sono in grado di esprimersi all’unisono, possiamo presumere che simili episodi si ripetano anche in altri Stati. Grazie.
Bart Staes (Verts/ALE). – (NL) Signor Presidente, in qualità di deputato ed ex presidente della delegazione per le relazioni con la Russia, deploro l’atteggiamento debole, fiacco e talvolta privo di spina dorsale di cui l’Unione europea ha dato prova nei confronti dei leader russi. Benché a favore dei diritti umani o internazionali, di una maggiore libertà di stampa, della libertà di associazione e di riunione, spesso distogliamo lo sguardo o ci tiriamo indietro di fronte a misure severe. E’ davvero timida la critica rivolta da Consiglio e Commissione alle violenze contro le proteste del movimento “Un’altra Russia” a Mosca e San Pietroburgo. E’ lecito dubitare che tale atteggiamento possa cambiare nel corso del Vertice.
Si consideri ad esempio la Cecenia. La situazione precaria della regione è ovviamente oggetto di discussione nella risoluzione che voteremo domani, ma non riusciamo a esprimerci a favore e ad assumerci l’impegno di un autentico processo di pace e di un dialogo serio con tutte le componenti della società cecena, compresi dunque anche i cosiddetti ribelli.
E’ escluso che i delinquenti che attorniano un prestanome disonesto e corrotto come Kadirov vengano riconosciuti quali rappresentanti legittimi del popolo ceceno. Uno dei compiti del Presidente in carica del Consiglio e del Commissario in seno al Vertice di Samara è sollevare simili questioni.
PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS Vicepresidente
Vladimír Remek (GUE/NGL). – (CS) Onorevoli colleghi, è assolutamente indubbio che le relazioni tra Unione europea e Russia debbano progredire, a beneficio di entrambe le parti. Sarebbe quindi opportuno coltivare ulteriormente tali relazioni, compiendo passi ben ponderati, senza cedere all’emozione e all’avventatezza.
Se reagiremo frettolosamente a messaggi provenienti dalla Russia indirizzati principalmente alla scena politica nazionale, non daremo prova né di buon senso né di forza, ma semmai d’insicurezza e debolezza.
Negoziare con un partner significa non solo sedersi al tavolo negoziale, ma anche intrattenere un dialogo significativo. Tali negoziati difficilmente vengono agevolati ponendo richieste all’altro partner prima di tentare una soluzione ragionevole ai problemi veri e propri.
Per esempio, nel caso della soluzione – o meglio della mancata soluzione – al problema di quelli che in alcuni Stati membri dell’Unione vengono definiti “non cittadini”, non adottiamo un approccio intransigente quanto quello usato per fare pressioni sulla Russia. A mio parere, dovremmo una buona volta costruire le nostre relazioni con la Russia su fondamenta solide, affrancandoci dal pregiudizio e dal passato.
Georgios Karatzaferis (IND/DEM). – (EL) Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione tutti gli oratori. Ciò che accade in Estonia è decisamente sbagliato ed è positivo che ci schieriamo dalla sua parte.
Perché non dimostriamo la medesima sensibilità verso ciò che accade a Cipro? Anche lì uno Stato autocratico ha messo in atto un’invasione cui nessuno obietta. Alcuni giorni fa i socialisti hanno persino chiesto di riqualificare lo status degli invasori. La stessa cosa avviene tra Cina e Taiwan. Quest’ultimo non può aderire all’OMS per ottenere i medicinali di cui necessita. Anche in questo caso non abbiamo reagito. Gli Stati Uniti d’America hanno fatto altrettanto quando hanno attaccato l’Iraq senza chiedercelo, ponendoci poi di fonte al grave dilemma “chi non è con noi è contro di noi”. Ancora una volta non abbiamo detto nulla in merito a questo approccio fascista da parte del Presidente Bush, e quando alcuni leader d’Europa hanno preso le distanze dall’invasione, vorrei ricordarvi la reazione che hanno ottenuto una volta che il Presidente Bush aveva già esercitato la sua influenza. Devo forse richiamarvi alla memoria il Presidente Chirac o parlarvi del Cancelliere tedesco? Perché assumiamo un punto di vista tanto unilaterale riguardo agli eventi?
Come potrà essere contenta la Russia quando autorizzeremo gli americani a collocare razzi lungo i suoi confini? Non sarà sospettosa? Come diciamo in Grecia, vai d’accordo con il tuo vicino così che lui vada d’accordo con te. Ci comportiamo nel modo giusto o – almeno in questo momento – esaudiamo semplicemente i desideri americani? L’America vuole la Russia come nemica e vuole costringerci a considerarla tale. No, noi dobbiamo avviare un dialogo, rispettare lo Stato, il governo, i cittadini del paese. Penso che qualunque altra cosa non sia democrazia.
Dumitru Gheorghe Mircea Coşea (ITS). – Fără îndoială, relaţia cu Federaţia Rusă nu poate să nu aibă în vedere faptul că 60% din exporturile ruse de petrol şi 50% din exporturile ruse de gaze ajung în Uniunea Europeană. În pofida acestei situaţii, ţin să subliniez necesitatea eliminării din politica Uniunii şi mai ales din politica unor state membre a concepţiei conform căreia Europa este condamnată să fie dependentă de Rusia şi obligată, ca, în schimbul aprovizionării cu energie, să accepte unele compromisuri sau cedări în faţa unor tendinţe hegemonice ale Rusiei, în exterior, sau a încălcării unor drepturi democratice în interior.
Am convingerea că Uniunea Europeană are capacitatea tehnică şi de inovaţie pentru a micşora din ce în ce mai mult nivelul aprovizionării din Rusia. De aceea, relaţia de energie nu trebuie să depăşească limitele cadrului relaţiilor comerciale şi de cooperare tehnică În niciun caz ea nu trebuie să fie privită ca un argument politic în acceptarea de către Uniune a încălcării de către Rusia a unor principii şi valori europene dedicate libertăţii, democraţiei şi toleranţei.
În relaţia cu Rusia, nu trebuie uitat că Europa nu are petrol, dar are principii iar principiile nu se schimbă niciodată pe petrol.
Charles Tannock (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, le relazioni UE-Russia alla vigilia del Vertice si trovano a un punto critico: siamo dinanzi a una grave crisi per via dello spostamento del monumento sovietico di Tallinn.
Poiché provengo dal Regno Unito, paese che per fortuna non ha mai dovuto subire direttamente l’egemonia sovietica, è facile per me mettere in dubbio l’opportunità della decisione politica di spostare la statua, e con essa i soldati russi caduti, in un cimitero militare. E’ chiaro tuttavia che si tratta di un diritto sovrano del governo estone, esercitato legalmente nell’ambito del diritto internazionale. Non è accettabile né che la Russia chieda le dimissioni del governo estone né che fomenti – attraverso il gruppo estremista nazionalista Nashi – agitazioni ai danni della missione estone a Mosca. Alcune settimane fa, durante la mia visita a Mosca, ho protestato personalmente con il viceministro degli Esteri, perché lo stesso trattamento è stato impartito all’Ambasciatore britannico, Anthony Brenton, che ha subito vessazioni per aver partecipato alla manifestazione di Kasparov.
La Russia deve rendersi conto della nuova realtà geopolitica, in cui non esiste più il cosiddetto “estero vicino” in cui è lei a comandare. Ora deve rispettare la sovranità dei nuovi paesi, quali l’Estonia, l’Ucraina, la Moldova, la Georgia e così via.
Mi reputo un amico della Russia e, in particolare, della sua ricchissima cultura, e credo che l’Unione europea abbia bisogno di una Russia forte e unita, così come la Russia ha bisogno di noi; tuttavia abbiamo bisogno anche di una Russia che ribadisca il proprio impegno internazionale, come membro dell’OSCE e del Consiglio d’Europa, a rispettare la democrazia e i diritti umani, soprattutto per quanto riguarda la Cecenia e la libertà di stampa. Intimidire i paesi vicini non aiuta, in particolare ora che possono richiedere il sostegno di un’Unione europea e di una NATO fermamente decise a dar prova di forte solidarietà in ambiti quali il divieto d’importazione di carni polacche e la questione della statua estone, di cui discutiamo oggi.
La Russia ci serve non solo come partner commerciale affidabile per petrolio e gas, ma anche per il suo sostegno nel contrastare la proliferazione nucleare dell’Iran e della Corea del Nord in seno al Consiglio di sicurezza, per riavviare il processo di pace arabo-israeliano, per trovare soluzioni accettabili ai conflitti congelati dalla Transnistria alla Georgia al Nagorno-Karabach e per arginare il regime dispotico della Bielorussia. Ci serve altresì che la Russia sottoscriva una strategia di riduzione delle emissioni, in quanto firmataria di Kyoto, poiché tutti siamo esposti ai pericoli del riscaldamento terrestre, e la Russia, naturalmente, presenta estese regioni artiche che sarebbero gravemente colpite dal riscaldamento globale.
Sosteniamo il desiderio della Russia di aderire all’OMC, poiché crediamo che inserirla in un sistema basato sulle regole del commercio internazionale permetterà di presentare reclami nel caso in cui tenti di nuovo di imporre arbitrariamente divieti di natura commerciale, come ha fatto con il vino ai danni della Moldova e con l’acqua minerale ai danni della Georgia.
Sono sensibile ai timori russi; di fatto, i russi sono i più ossessionati dalla futura crisi demografica – perdono circa 700 000 cittadini l’anno – e anche molti Stati membri dell’Unione condividono la stessa sfida futura. Tuttavia credo altresì fermamente che permettere alla Russia di sondare le nostre debolezze spaccando in due i singoli Stati membri dell’Unione non faccia parte di alcuno dei nostri interessi a lungo termine.
Andres Tarand (PSE). – (ET) Vorrei parlare brevemente dell’articolo 4 della risoluzione. Alcuni deputati hanno ravvisato nello spostamento della statua di Tallinn un gesto di provocazione ai danni della Russia. Devo dire che si è trattato, in effetti, di un gesto di provocazione, ma da parte della Russia. Ne illustrerò in breve le prove.
Innanzi tutto, i preparativi della Russia sono iniziati cinque anni fa, benché un anno fa la celebrazione della vittoria russa nella Seconda guerra mondiale del 9 maggio presso la statua di Tallinn si sia trasformata in un evento in cui si beve vodka e si sventola la bandiera della Russia, il tutto al fine di provocare tafferugli, come in effetti in qualche misura è avvenuto. Fino ad allora, in tanti anni la statua non aveva mai dato alcun problema, e se il nostro paese limitrofo non avesse dato inizio alle provocazioni nei pressi del monumento, quest’ultimo probabilmente si troverebbe ancora nello stesso posto.
In secondo luogo, le manifestazioni del 26 e 27 aprile sono state organizzate dai dipendenti dell’Ambasciata russa a Tallinn. Negli ultimi mesi sono stati documentati numerosi incontri in cui gli organizzatori delle recenti manifestazioni si sono incontrati con i dipendenti dell’Ambasciata russa, evidentemente al fine di ottenere istruzioni da professionisti del settore per seminare discordia.
In terzo luogo, le manifestazioni dei giovani di fronte all’Ambasciata estone a Mosca sono state organizzate e preparate direttamente dal Cremlino. La Russia ha deliberatamente ignorato la Convenzione di Vienna e dimostrato di non nutrire alcun desiderio di proteggere i diplomatici estoni a Mosca.
Quarta considerazione, le tracce di numerosi attacchi via computer ai danni dei sistemi informatici estoni portano direttamente al Cremlino e alle istituzioni governative russe.
Quinto punto: contro l’Estonia sono state avviate sanzioni economiche. Se finora la Russia ha esportato il 25 per cento del petrolio per mezzo delle ferrovie e dei porti estoni, la settimana scorsa è trapelato che la linea ferroviaria tra Russia ed Estonia necessiterebbe di lavori di manutenzione non previsti. Tale palese scusa naturalmente nasconde il desiderio d’influenzare economicamente l’Estonia. Una simile sanzione potrebbe anche influenzare direttamente l’approvvigionamento energetico dell’Unione europea. Chiediamoci inoltre chi aveva interesse a sopprimere il treno San Pietroburgo-Tallinn.
In conclusione, vorrei ringraziare tutti i numerosi sostenitori dell’Estonia.
Alexander Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, il Commissario Verheugen ha poc’anzi descritto la Russia come il nostro principale partner strategico in Europa, ma qualunque partenariato strategico dipende dalla presenza di interessi, obiettivi e valori comuni, che a mio avviso, in questo caso, si fanno notare per la propria assenza. Ad ogni modo, che cosa vuol dire “partenariato strategico” per i russi, se prevede simili condizioni? I russi hanno la minima idea di che cosa sia in effetti un partenariato strategico costruttivo con l’Unione europea, visto il loro attuale comportamento verso l’Estonia, e quello assunto in passato verso Kosovo e Moldova? Qual è il loro programma costruttivo in materia di politica estera?
Signor Commissario, lei continua a chiedere a un partner strategico dell’Unione europea un impegno inequivocabile per la democrazia e i diritti umani e lo sforzo costante di realizzarli. Non ha visto le immagini dei manifestanti a Mosca e San Pietroburgo? Sta anche intrattenendo colloqui con i russi in merito al dialogo sui diritti umani, ora scisso dal Vertice principale con la motivazione che sarebbe troppo complesso e troppo gravoso per il normale svolgimento del Vertice se si dovesse parlare di diritti umani con i russi in quella sede.
Signor Commissario, lei afferma che vogliamo che la Russia sia un partner forte. Ebbene, non sono meno amico della Russia di quanto lo sia l’onorevole Tannock, e voglio che la Russia sia forte, ma forte nel vero senso della parola, una Russia che rispetta i diritti umani, i diritti delle minoranze, il diritto di riunione, la libertà di stampa, non una Russia degli inganni la cui forza si fonda su petrolio e autoritarismo. Se intendiamo seriamente far poggiare la politica estera europea su determinati valori, il minimo che possiamo fare è riunire i due Vertici – cioè il vero Vertice UE-Russia e il dialogo sui diritti umani tra i due paesi, che finora si è sempre svolto, deplorevolmente nell’ombra, due settimane prima del Vertice vero e proprio.
Vorrei che ci fosse dialogo, come lo vorrebbe l’opposizione russa, che era presente in Aula la settimana scorsa; anche loro vorrebbero il dialogo tra UE e Russia, e mi auguro che tale dialogo sia proficuo, ma l’esperienza passata tende a rendermi scettico. In conclusione, sono molto lieto che il dibattito si svolga a Bruxelles e non a Strasburgo.
Gintaras Didžiokas (UEN). – (LT) Quando l’Unione europea comprenderà o riconoscerà una buona volta che la questione delle esportazioni di carne polacca in Russia non è una questione veterinaria o commerciale, bensì puramente politica? Analogamente, il conflitto suscitato in Estonia non riguarda la collocazione dei monumenti. Sono tutti espedienti politici utilizzati per tentare di infrangere la solidarietà comunitaria. Ad alcuni paesi si promette un contentino sotto forma di qualche beneficio economico, dipingendo altri paesi come mostri, accusandoli di ostacolare lo sviluppo dei partenariati, allo scopo d’indebolire l’Unione europea.
Quando i politici comunitari capiranno ciò che la Russia sta davvero facendo? Un modo di contrastare simili strategie intrusive è esprimersi inequivocabilmente all’unisono. Dobbiamo dare prova di solidarietà comunitaria concreta, non sostenerla solo a parole. Dobbiamo dire a chiare lettere alla Russia che l’Unione europea non le permetterà di manipolare la sua unità, che l’Unione europea non tradirà i propri ideali e che la Russia commette un grave errore tentando di indirizzarla in tal senso. Perseguiamo un partenariato civile e fondato su rispetto reciproco, democrazia e Stato di diritto.
Angelika Beer (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferendomi a tre questioni, vorrei spiegare i motivi per cui il mio gruppo non sosterrà la proposta di risoluzione comune che voteremo domani. Presenteremo i relativi emendamenti. In qualità di portavoce sulla politica di sicurezza per il mio gruppo, il gruppo Verde/Alleanza libera europea, vorrei suggerire che è tempo di parlare chiaro. Dopo tutto non si tratta di un partenariato strategico, ma tutt’al più di concordare e approfondire un partenariato pragmatico.
Il blocco che la Russia, senza un valido motivo e in questo momento difficile, ha posto a una soluzione pacifica nel Kosovo minacciando il veto in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è inaccettabile quanto la minaccia di ritiro dal Trattato della CSCE, importante elemento per il controllo delle armi e per il disarmo in Europa.
Vorrei sollevare una questione che mi preoccupa molto, e che mi aspetto che il Consiglio e la Commissione tentino di chiarire. Se si deve dar credito alle testimonianze oculari, alle relazioni scritte di Amnesty International e ai racconti di altre persone che lavorano nella regione, cioè nel Darfur, solo nel 2005 la Russia ha fornito al Sudan armi da guerra per il valore di 15,4 miliardi di euro. Secondo le testimonianze dirette, parte di queste armi viene impiegata nel Darfur.
Possiamo non sapere come fermare il genocidio nel Darfur, ma dobbiamo fare tutto il possibile per intensificare il dialogo e i negoziati, per rafforzare i diritti umani e porre fine al genocidio, e per assicurare che i singoli Stati membri non possano più affermare i propri interessi petroliferi. Mi appello a tutti affinché non si lasci correre, e si fermi la Russia al riguardo. La situazione è inaccettabile.
Gerard Batten (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, poc’anzi ho sentito dire che la Russia è un partner strategico importante, ma in realtà dovrebbe esserlo? La Russia è uno Stato malavitoso che va verso la dittatura totale. La Russia non ha grandi pregi sul piano internazionale se non le proprie risorse energetiche, che sta abilmente sfruttando per architettare la propria rinascita quale potenza mondiale. La Russia si sta servendo delle risorse energetiche per promuovere le proprie aspirazioni geopolitiche internazionali vincolando l’Occidente a tali risorse e istituendo alleanze tra fornitori internazionali con paesi ostili all’Occidente.
L’Occidente democratico e affamato di energia avanza ignaro verso la trappola russa, attirato dalle risorse energetiche. Pensate a ciò che il Presidente Putin ha detto a Novaya Gazeta nel 2003: “La Commissione europea farebbe meglio a scordarsi le proprie illusioni. Per quanto riguarda il gas, dovrà trattare con lo Stato russo”. La natura di tale Stato deve darci parecchio da pensare. Si tratta di uno Stato in cui i servizi segreti si sono trasformati in una classe di malfattori che domina senza restrizioni, uno Stato in cui sono stati uccisi più di 300 giornalisti al fine di dissuadere quelli rimasti dal raccontare la verità. Si tratta di uno Stato in cui i cittadini russi possono assassinare un cittadino britannico che si è espresso criticamente su suolo britannico e restarsene al sicuro in Russia senza temere la giustizia.
La mosca europea non deve cadere nella ragnatela russa. Il Regno Unito deve assicurarsi l’indipendenza nell’approvvigionamento energetico compiendo senza indugio ulteriori investimenti nell’energia nucleare.
Jacek Saryusz-Wolski (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vi è davvero bisogno di un impegno costruttivo nei confronti della Russia, ma non a qualunque costo, né al prezzo della sovranità dell’Unione o di uno Stato membro. Dobbiamo andare oltre gli ampi schemi di cooperazione e la mera retorica. Dobbiamo soprattutto evitare la compiacenza e le false apparenze. Dobbiamo dire la verità, e la verità è che l’Unione europea e gli Stati membri non possono concentrarsi esclusivamente sugli interessi economici, ignorando il peggioramento della situazione in Russia per quanto concerne democrazia e diritti umani, nonché le politiche discriminatorie della Russia ai danni dei paesi vicini, tra cui diversi Stati membri.
Tutti vogliamo che la Russia diventi democratica. La Russia è un nostro autentico partner. Dobbiamo costruire la fiducia, ma una fiducia fondata sul rispetto dei valori e degli obblighi che abbiamo sottoscritto. La Russia deve soprattutto comprendere che i tentativi di porre gli Stati membri gli uni contro gli altri sono del tutto controproducenti. La politica di dividere l’Unione europea non funzionerà. L’Unione si fonda sul principio di solidarietà, che significa “tutti per uno e uno per tutti”. Oggi quell’“uno” è l’Estonia. Il comportamento russo nei suoi confronti fa parte di una serie di pratiche inaccettabili da parte della Russia, di cui forse vedremo altri esempi. L’Unione sostiene l’Estonia e resta al suo fianco. Consiglio e Commissione dovrebbero essere più chiari, farsi sentire di più e agire di più.
Statene certi: se uno Stato membro viene trattato in modo contrario a tutte le norme della comunità internazionale in un ambito qualsiasi – che si tratti di commercio, energia o discriminazione politica – l’Unione nel suo insieme interverrà a suo favore. Il Parlamento è il custode di questa solidarietà. Si tratta di una prova non solo per l’Unione in quanto progetto politico, ma anche per la PESC, prova che intendiamo superare.
Se la Russia vuol essere trattata come un attore importante e una grande nazione che affonda le radici in Europa, deve imparare ad adempiere a tutti gli obblighi internazionali che derivano dall’appartenenza al Consiglio d’Europa, dall’aver firmato la Carta dell’energia, dall’aver stretto accordi di disarmo o dagli eventuali – e qui c’è un punto di domanda – doveri di membro dell’OMC. Se, com’è vero, vogliamo sviluppare una cooperazione fruttuosa e significativa con la Russia, dobbiamo inaugurare una nuova era con una nuova Russia e non tornare ai tempi della guerra fredda e dell’Unione Sovietica.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (LT) Anche nel XXI secolo, la carta è ancora l’elemento fondamentale nella costruzione di ponti tra le nazioni. La mancanza di questo elemento e le difficoltà nell’elaborare un nuovo documento per il partenariato e la cooperazione UE-Russia rispecchiano purtroppo questa triste realtà. Da Mosca sentiamo dichiarare che un simile accordo è sostanzialmente superfluo. La crisi costruita nelle relazioni tra Estonia e Russia, e quindi tra Unione europea e Russia, denota la grave mancanza di consapevolezza del fatto che tutti gli Stati membri dell’Unione sono uguali e ugualmente sovrani. Cionondimeno, il dialogo è ora tanto più necessario, perché l’alternativa è il ritorno alle trincee non ancora colmate della guerra fredda. Una simile opzione non gioverebbe a nessuno nel già instabile mondo di oggi. I difficili colloqui di Samara devono rappresentare un passo avanti verso una dichiarazione d’intenti più chiara e sincera e la formulazione di regole del gioco politico che corrispondano alle nuove realtà.
Il documento in discussione pone giustamente l’accento sul fatto che un nuovo accordo sarebbe molto importante per approfondire la cooperazione economica e rafforzare la sicurezza e la stabilità in Europa. Il partenariato strategico con la Russia resta un obiettivo dell’Unione europea, come si sottolinea nel progetto di risoluzione. Tuttavia entrambe le parti devono perseguire tale obiettivo, promuovendo i diritti umani, la democrazia e la libertà di parola, e rinunciando alle ambizioni di potenza e d’imperialismo.
Jeanine Hennis-Plasschaert (ALDE). – (NL) Signor Presidente, “Mosca fa ostruzionismo perché se lo può permettere” era il titolo di un recente articolo apparso su un noto quotidiano tedesco, ed è vero: ci stanno prendendo in giro! Nella nostra recente visita a Mosca, mi è stato ricordato che se l’Europa ha la sua verità, i russi raccontano la loro, sostenuta, tra l’altro, dall’incapacità dell’Unione di esprimersi in modo chiaro e unanime, a causa della quale diamo l’impressione di essere insicuri e persino divisi.
Pare che a poco a poco stiamo mettendo da parte il ruolo di modello che l’Unione europea potrebbe avere. Non sono gli altri: stiamo facendo tutto da soli. Il Presidente Putin, sostenuto dall’economia in rapida crescita del paese, ne approfitta. Trasforma l’Unione in una caricatura quando gli fa comodo. La Russia è ancora una volta una forza con cui fare i conti, e l’Unione dovrebbe saperlo. La Russia lancia provocazioni.
La lista delle questioni controverse, che sono state tutte menzionate, cresce e comprende i progetti americani di costruzione di uno scudo antimissile in Polonia e nella Repubblica ceca, l’annuncio di Putin di voler sospendere il Trattato sul disarmo, nonché questioni internazionali importanti quali il Kosovo, ma anche il Medio Oriente e il Sudan, la politica energetica come strumento geopolitico, il deficit democratico, la violazione dei diritti umani, la Cecenia, e naturalmente non vanno dimenticati la crisi in Estonia e il divieto d’importazione delle carni polacche. Infine vi è la sovranità dei paesi terzi. La lista cresce, come pure il tasso di sfiducia.
Se vari sono i desideri e le aspettative, la crescente dipendenza reciproca e la vicinanza della Russia fanno dell’identificazione delle priorità un atto necessario. Al riguardo è di fondamentale importanza – e questo è allo stesso tempo un appello esplicito al Presidente in carica del Consiglio – che l’UE mantenga la propria unanimità interna. Non dobbiamo permettere alla Russia di fare dell’Unione una caricatura. Dobbiamo fare ordine al nostro interno. Solo allora l’Unione europea potrà adottare una politica efficace e decisa nei confronti della Russia.
Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, oggi è chiaro a tutti che lo scalpore suscitato dalla Russia in merito all’embargo sulle esportazioni di carne polacca ha carattere puramente politico. Senza dubbio da parte polacca sono stati soddisfatti tutti i requisiti sanitari.
Il governo russo non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi, ma fomenta sistematicamente le divisioni interne all’Unione europea. Si è inoltre preso la libertà di interferire con gli affari interni dell’Estonia, Stato sovrano che fa parte dell’Unione europea. La Russia adotta metodi simili verso altri paesi vicini che un tempo erano satelliti sovietici.
Il dialogo e il negoziato sono valori importanti. Nelle attuali circostanze, però, un mandato negoziale in seno al Vertice UE-Russia non solo equivarrebbe a un ritorno alle pratiche politiche della guerra fredda, ma stabilirebbe un pericoloso precedente per il futuro.
Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, è assolutamente indispensabile che l’Unione europea porti avanti e approfondisca le relazioni con la Russia. Un buon partenariato, tuttavia, comporta anche che i problemi e le divergenze possano essere discussi apertamente e che i partner siano disposti a trarre insegnamento da tali discussioni al fine di mantenere vitale la propria relazione. In una relazione, i canali comunicativi vanno sempre tenuti aperti. Per il nostro bene, mi auguro che possano iniziare presto i negoziati per un nuovo accordo di partenariato: un accordo inedito che, pur dovendosi fondare sull’esperienza dell’ultimo decennio, deve altresì spianare la strada a un nuovo dialogo per gli anni a venire.
Dobbiamo smettere di parlare per dichiarazioni, e intrattenere invece colloqui entro un dialogo strutturato, senza evitare – qualunque cosa facciamo – i problemi che si presentano. La Russia in realtà non ne è priva; la libertà dei media, il funzionamento della democrazia, le modalità con cui si stabiliscono le norme per le elezioni e per essere eletti, la posizione delle ONG e la situazione dei diritti umani – e rimanderei l’Aula alla relazione del Consiglio d’Europa sulla Cecenia – sono tutte questioni che dovrebbero far parte del programma.
Anche sul piano internazionale l’Europa e la Russia hanno bisogno l’una dell’altra; il Kosovo è un caso pertinente. La Russia non può limitarsi a porre il veto; non è nell’interesse della regione. Abbiamo però bisogno l’una dell’altra anche quando occorre trattare con l’Iran e la Corea del Nord.
In conclusione, vorrei parlare delle tensioni tra Estonia e Russia, perché la tensione non solo è alta nei due paesi, ma ora, soprattutto grazie alla reazione russa, è anche divenuta un problema europeo. L’elenco dei problemi tra Stati baltici e Russia si sta tuttora allungando. I problemi esistono per essere risolti, ma quel che manca del tutto è un minimo di prudenza e di tatto nei reciproci rapporti.
Sono del tutto favorevole a una politica attiva per l’Europa orientale, ma tale politica non può essere accolta se in seno all’Unione non siamo tutti d’accordo al riguardo. Questo significa dunque che anche gli Stati baltici devono sostenerla, e perciò è inaccettabile che noi, in quanto Unione europea, accettiamo interventi quali sanzioni penali contro un membro della nostra famiglia. Di certo non è nel nostro interesse, né in quello della Russia, far salire la tensione.
Ora tocca all’Unione europea compiere finalmente la propria mossa. Consiglio e Commissione devono unirsi al Parlamento per affermare in modo unanime che, pur ripudiando le minacce agli Stati membri, l’Unione europea è disposta, ove possibile, a impegnarsi per migliorare il dialogo e avviare una cooperazione costruttiva. La Presidenza tedesca ha toccato il tasto giusto al riguardo, e credo che il Vertice offra una buona occasione per proseguire su questa strada.
Józef Pinior (PSE). – (PL) Signor Presidente, l’odierna seduta plenaria si svolge nell’anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. In quanto polacco, vorrei ricordare tutti i soldati sovietici caduti durante la guerra mentre combattevano contro il fascismo. Tutti ricordiamo il loro altruismo, tutti ricordiamo quei soldati semplici, quei grigi soldati di fanteria, come Bulat Okudzhava li ha magnificamente descritti nella sua canzone.
Nell’Unione europea ci unisce un desiderio di buone relazioni con la Russia, relazioni che si fondano sulla necessità economica, strategica e geopolitica. Nel contempo, la Russia non è un partner facile per l’Unione europea. Com’è ovvio, non possiamo tollerare e non tollereremo alcuna manifestazione di politica neoimperialista russa simile a quella rivolta negli ultimi giorni all’Estonia. Per questo motivo, nei prossimi giorni dovremo accordare pieno sostegno e dimostrare piena solidarietà al governo estone e ai cittadini dell’Estonia.
Signor Commissario, signor Ministro, vorrei ricordarvi la lettera che Amnesty International ha scritto ai leader dell’Unione europea prima che il Vertice di Samara attirasse la loro attenzione sull’esigenza di sollevare con il Presidente Putin l’argomento delle violazioni dei diritti umani, quali le restrizioni della libertà di assemblea, di parola e in particolare di stampa, nonché il numero crescente di giornalisti uccisi in Russia. Si tratta di problemi che i nostri leader devono porre direttamente al governo russo in seno al Vertice di Samara.
Guntars Krasts (UEN). – (LV) L’Unione europea considera la Russia un buon partner a lungo termine, ma esercita la propria influenza per incoraggiarla a diventare un vicino democratico e prevedibile? Da quando la Russia è assurta alla condizione di protagonista sul piano energetico, la sua politica interna ed estera assume forme sempre più sgradevoli. L’Unione europea, tuttavia, di fronte alle nuove politiche russe non si comporta da forza unitaria, ma come un insieme di singoli Stati membri, e nelle situazioni di conflitto con la Russia gli Stati membri dell’Unione sono orientati a risolvere i conflitti su scala bilaterale. L’esempio più recente di tale atteggiamento è la palese interferenza della Russia negli affari interni dell’Estonia, Stato membro dell’Unione europea: un’ingerenza giunta persino alla richiesta delle dimissioni del parlamento e del governo democraticamente eletti dell’Estonia. L’Unione europea non si è lasciata sfuggire l’occasione di rimanere in silenzio, al contrario, ad esempio, del Presidente e del Senato degli Stati Uniti, che hanno espresso forte sostegno all’Estonia. La Presidenza dell’Unione tenta di fare del conflitto una questione da risolvere bilateralmente tra Estonia e Russia. La Russia potrebbe così sentirsi autorizzata a dividere l’UE in Stati grandi e piccoli, nuovi e vecchi, partner e ingrati di là dal confine. Il prossimo Vertice UE-Russia sarà sotto molti aspetti una prova importante dell’abilità comunitaria di funzionare come Unione. Grazie.
József Szájer (PPE-DE). – (HU) La Russia è un paese europeo, con cui condividiamo una cultura comune e radici sociali, culturali e intellettuali che risalgono a più di 1 000 anni fa. L’Unione europea ha bisogno di una Russia democratica. Ciò di cui ha bisogno l’Unione europea è una Russia democratica. Le principali condizioni per un partenariato, tuttavia, devono essere democrazia, Stato di diritto e il rispetto senza riserve per i principi della parità di diritti.
Questo è incompatibile con ciò che la Russia sta facendo ai nostri fratelli estoni. E’ incompatibile con questa interferenza negli affari dell’Estonia, che viola le norme e il diritto internazionali. L’Estonia è l’Unione e l’Unione è l’Estonia. Non si tratta soltanto del problema di un paese, ma dell’intera Unione. Non è semplicemente una questione di solidarietà, ma di sovranità.
Onorevoli colleghi, non è assurdo che l’Unione si stia preparando a un Vertice con i leader di tale paese e che stia parlando di una relazione di partenariato equilibrato, che cerchi di mitigare i requisiti per ottenere i visti e che sostenga l’adesione all’OMC di un paese che si comporta in tal modo con uno degli Stati membri dell’Unione, come se potesse interferire impunemente nei suoi affari interni. E’ inaccettabile e, devo dire, una questione di principio, una questione di principio in merito alla quale non possiamo scendere a compromessi.
Pertanto mi rivolgo alla Commissione europea e al Consiglio e li invito a interrompere i preparativi del Vertice UE-Russia finché la Russia non avrà smesso di esercitare pressioni sull’Estonia. L’Unione deve inviare un messaggio chiaro. Questo e nient’altro.
Monika Beňová (PSE). – (SK) Nel 1945 siamo stati liberati dall’armata rossa. Credo che in cambio le dobbiamo un certo rispetto e una certa gratitudine.
I problemi, tuttavia, sono iniziati quando parti di tale armata si sono fermate nei nostri paesi, compreso il mio, dietro ogni genere di nobile pretesto, come ad esempio l’aiuto economico o la protezione, pretesti che alla fine hanno portato i nostri paesi a essere recintati con il filo spinato e le nostre economie a una tale arretratezza che all’inizio degli anni ’90 abbiamo dovuto ricostruirle da zero.
Il motivo per cui faccio questa breve introduzione storica è che oggi, quando si parla del Vertice UE-Russia, tendiamo a utilizzare molte nobili espressioni; dobbiamo tuttavia ricordare che i guadagni dell’Unione europea negli ultimi dieci anni sono stati perdite per la Russia nel medesimo arco di tempo. La Russia lo sa perfettamente e non ne è per nulla contenta. Se vogliamo parlare di un partenariato equo con la Russia, faremmo bene ad assicurarci che il partenariato sia davvero equo e a non farci sviare dalle belle parole come è avvenuto 62 anni fa alle generazioni che ci hanno preceduti.
Wojciech Roszkowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, le relazioni tra Unione europea e Russia sono diventate più difficili da quando la Russia è ritornata alla sua vecchia politica imperialista, illustrata al meglio dai recenti accadimenti in Estonia. Il governo sovrano estone ha il diritto, e di fatto il dovere, di eliminare le tracce dell’oppressione sovietica, e la reazione della Russia pone il paese in cattiva luce.
Il Cremlino ha altresì fomentato una campagna diffamatoria ai danni della Polonia, cui purtroppo a Strasburgo alcuni deputati dell’Assemblea hanno ceduto. Benché la Polonia abbia fatto i salti mortali per dar prova della sua buona volontà, la Russia non ha eliminato il divieto d’importazione di carne polacca, ma sta di fatto estendendo l’embargo.
Il Presidente Putin intende persino emanare un decreto a protezione dei siti dei monumenti al di fuori della Russia. Significa che il diritto russo si estenderà al territorio dell’Unione europea? Il dibattito ha dimostrato che al Vertice di Samara l’Unione europea dovrà essere molto più risoluta, soprattutto quando si tratterà di difendere gli interessi di tutti gli Stati membri, e non solo di alcuni.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ho due domande da porre al Ministro Gloser per la sua replica al presente dibattito.
E’ ben chiaro che, al Vertice di Samara, presumendo che si svolga come previsto, il Consiglio, la Presidenza – i suoi colleghi – e il Cancelliere federale dovranno anche rispecchiare le opinioni espresse in seno a questo Parlamento. Non si può chiaramente fingere che sia tutto come prima con la Russia del Presidente Putin. Potrebbe spiegare, nella sua replica, in che modo il Vertice rispecchierà le nostre preoccupazioni e il nostro rifiuto di ammettere che l’Estonia sia la causa della crisi?
Ci è stato detto che non dobbiamo acuire la crisi, bensì mitigarla. Tuttavia, noi, l’Unione europea, non l’abbiamo provocata. Se si guarda il filmato dei cosiddetti “tumulti” di Tallinn, si vedono immagini di gruppi disordinati di giovani che frantumano finestre e rubano beni di lusso. Che cosa mai ha a che fare questo con il rispetto per i milioni di russi caduti durante la Seconda guerra mondiale? Semplicemente, non possiamo accettare la versione del Presidente Putin, in contrapposizione con i suoi predecessori, Eltsin e Gorbaciov, che hanno dato inizio al movimento di riforma in Russia.
Perciò, Ministro Gloser, nella sua replica potrebbe dirmi quali saranno le mosse specifiche della Presidenza nel corso del Vertice, per sottolineare il fatto che, senza comprensione reciproca, i negoziati non possono andare a buon fine? Non si tratta dell’Estonia, come si è detto in precedenza: la Lettonia è stata attaccata dal Presidente Putin, come pure la Repubblica ceca, la Polonia e di fatto anche l’Ambasciatore del mio paese. Potremmo quindi avere informazioni specifiche su cosa avrà di diverso il Vertice, visto il modo in cui il governo russo ha presentato il problema?
Marianne Mikko (PSE). – (ET) L’attacco degli hacker in Russia alle infrastrutture informatiche dell’Estonia, Stato membro dell’Unione europea, vanno avanti da quasi due settimane. Tali attacchi informatici implicano che l’accesso alle pagine web dei media estoni è stato completamente impedito o gravemente ostacolato. Gli hacker hanno altresì tentato di bloccare le pagine web dei ministeri estoni. Il 3 maggio il server dell’ufficio del Primo Ministro ha ricevuto 90 000 interrogazioni in un’ora. L’Estonia è riuscita a respingere l’attacco, ma l’indulgenza russa verso l’episodio è un atto di aggressione che esige una risposta.
I servizi segreti russi utilizzano l’oscuramento dell’informazione quale strumento per la manipolazione delle masse fin dalla guerra fredda. Nel XXI secolo, una situazione in cui sia impossibile comunicare con un paese via Internet è più grave rispetto a rompere una finestra nell’Ambasciata di quel paese a Mosca. Accolgo con favore il fatto che alla nostra risoluzione sia stato aggiunto un articolo dal linguaggio deciso a sostegno dell’Estonia.
Il tema della sicurezza del ciberspazio va decisamente discussa con la Russia in seno al Vertice di Samara. La nostra strategia dev’essere quella di evitare una guerra informatica con il nostro partner strategico, la Russia. L’Unione europea deve trattare un attacco informatico contro uno Stato membro come un attacco contro l’intera Unione europea. Questo va messo bene in chiaro con i russi.
Jan Tadeusz Masiel (UEN). – (PL) Signor Presidente, facciamo in modo che il Vertice UE-Russia sia un’occasione per migliorare le nostre relazioni, nonché un’occasione per un’integrazione più profonda in seno dell’Unione dimostrando solidarietà all’Estonia e alla Polonia. Dobbiamo riconoscere i meriti della Russia laddove vi sono e lodarla per i suoi successi, ma criticarla per le ingiustizie compiute. Non dobbiamo aver timore di opporci alla Russia quando la verità è dalla nostra parte. Siamo fortemente critici nei confronti del governo bielorusso, quando in realtà quello russo non è poi tanto diverso. La Russia deve riconoscere l’occupazione dell’Estonia, della Lettonia e della Lituania e, a un livello diverso, di tutti i paesi del blocco sovietico. Mi rivolgo a chi ha ricevuto l’incarico dei negoziati nel corso del Vertice affinché faccia sapere finalmente alla Russia che la Polonia è uno Stato membro dell’Unione quanto la Germania o il Regno Unito.
In conclusione, signor Commissario, vorrei ringraziarla per i suoi sforzi, ma occorre maggiore decisione. La Russia deve eliminare l’embargo sulla carne polacca immediatamente e non gradualmente nel tempo. La prego d’informare il Presidente Putin circa la volontà dell’Assemblea.
Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento(1).
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 11.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La discussione circa gli eventi verificatisi in Estonia il 9 maggio, giorno della vittoria antifascista, non solo è irrispettosa della memoria delle decine di milioni di persone che hanno sacrificato la vita per sconfiggere il fascismo. Non è solo un tentativo di falsificare e stravolgere la storia. Non è ciò che ora è noto come invettiva anticomunista dei servi della barbarie capitalista.
Si tratta di una politica di deliberato sostegno alla rinascita del fascismo negli Stati baltici e in altri Stati d’Europa, con il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, il gruppo socialista al Parlamento europeo, i neoliberali e il gruppo Verde tutti al passo con il gruppo dell’estrema destra.
Con un’omogenea tirata, la destra, i socialdemocratici, i verdi e Le Pen hanno lanciato un caustico attacco anticomunista contro l’Unione Sovietica e l’eroica armata rossa. Insieme hanno espresso solidarietà al governo estone, che da anni ormai riabilita i fascisti condannando comunisti e antifascisti.
Insieme hanno dimostrato che cos’è il passato storico e politico: che il fascismo è una mera creatura del capitalismo. In questo dibattito si è anche espresso formalmente, rivelando così la natura dell’UE come Unione d’interessi capitalistici.
Il fascismo rappresenta inoltre lo stesso potere del capitale, senza una copertura parlamentare.
Vorremmo affermare che più le persone dubitano, condannano, resistono e combattono contro la barbarie imperialista, più l’anticomunismo aumenterà.
La storia ha dimostrato che chi appare temporaneamente fortissimo viene distrutto dalla lotta della base.
Il 9 maggio 1945 sarà sempre una data simbolica proprio in tal senso.
Alexander Stubb (PPE-DE), per iscritto. – (FI) La disputa per la statua non può essere ignorata.
Oggi era la festa dell’Europa, in cui celebriamo l’Unione europea e il processo di pace che l’integrazione europea ha portato con sé.
Questo giorno ha tuttavia due volti. Per i russi è la festa della vittoria nella Seconda guerra mondiale, di cui la statua che è stata spostata è un simbolo. Per molti degli attuali Stati membri dell’Unione, però, la celebrazione della vittoria e la statua di Tallinn simboleggiano l’inizio di un lungo periodo di oppressione nell’Unione Sovietica.
Non stupisce dunque che si volesse spostare la statua di Tallinn. Non occorre essere fascista per voler spostare un simbolo di un’oppressione il cui ricordo è ancora vivido.
Non è più una questione interna all’Estonia. La Russia e la posizione che ha assunto con la sua politica nei confronti dei “vicini di casa” hanno trasformato la disputa riguardante il monumento in una questione comunitaria.
Si parla tanto di solidarietà. Sarebbe deplorevole se ci appellassimo all’ordine del giorno e posticipassimo la questione alla tornata di Strasburgo. Le regole sono state create per noi, non noi per le regole. Se non possiamo affrontare subito questo argomento a causa delle regole, a mio parere queste devono essere cambiate.
Possiamo parlare molto di solidarietà, ma ora è tempo d’azione: “Estlands sak är vår sak!”