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Procedura : 2005/0278(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0061/2007

Discussioni :

PV 28/03/2007 - 16
CRE 28/03/2007 - 16

Votazioni :

PV 29/03/2007 - 8.8
CRE 29/03/2007 - 8.8
Dichiarazioni di voto
PV 22/05/2007 - 9.6
CRE 22/05/2007 - 9.6
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0095
P6_TA(2007)0191

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 22 maggio 2007 - Strasburgo Edizione GU

10. Dichiarazioni di voto
PV
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  Presidente. – Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.

 
  
  

– Relazione Isler Béguin (A6-0180/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato a favore dell’accordo finale perché il Parlamento ha garantito un aumento di 40 milioni di euro oltre all’importo previsto nella posizione comune del Consiglio. Il bilancio di LIFE+ ora è pari a circa 1 894 milioni di euro.

Parte della dotazione finanziaria del bilancio LIFE+ è destinata ai progetti “natura e biodiversità”. Il Parlamento ha garantito che almeno il 50 per cento delle risorse finanziarie relative a LIFE+ sarà destinato ad azioni progettuali per misure intese a sostenere la conservazione della natura e la biodiversità. Nella sua posizione comune, il Consiglio ha proposto di stanziare il 40 per cento della dotazione finanziaria complessiva a favore di tali progetti.

Infine, come citato nella relazione finale, durante la riunione del comitato di conciliazione il Commissario Dimas ha letto una dichiarazione attestante che, prima della revisione del quadro finanziario, la Commissione effettuerà un’analisi delle spese impegnate e programmate in relazione alla gestione delle reti Natura 2000, sia a livello nazionale che a livello dell’UE. L’analisi in questione sarà utilizzata al fine di adattare gli strumenti comunitari, in particolare LIFE+, e garantire un livello elevato di cofinanziamento.

In conclusione, l’esito è molto più soddisfacente di qualsiasi altro accordo che si sarebbe potuto raggiungere in una fase precedente della procedura legislativa.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Accolgo con estremo favore l’esito di questa procedura di conciliazione, l’accento posto su un approccio centralizzato in cui la Commissione continua a gestire il programma, assicurando in tal modo un valore aggiunto per l’Europa nel suo insieme, criteri di parità ed eccellenza, con una riduzione delle spese straordinarie per la creazione di organismi di gestione a livello nazionale.

Desidero sottolineare altri elementi positivi, come l’aumento di 40 milioni di euro nel bilancio generale e la clausola che prevede che il 15 per cento delle risorse finanziarie sia stanziato per progetti transnazionali.

Voterò pertanto a favore del progetto comune adottato dal comitato di conciliazione su LIFE+.

 
  
  

– Relazione Gröner (A6-0147/2007)

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, con il programma DAPHNE III disponiamo ora di un ulteriore strumento idoneo a combattere il traffico di esseri umani e il loro sfruttamento sessuale. Il fatto è tuttavia che, dato che oltre 100 000 donne nell’Unione europea sono vittime del traffico di esseri umani e di violenza, i programmi di questo tipo devono essere dotati di risorse adeguate.

Accolgo con estremo favore l’aumento di 50 milioni della dotazione di bilancio, pari ora a oltre 114 milioni di euro, perché questo ci consente di organizzare campagne di informazione nei paesi d’origine di queste donne e di questi bambini che sono attirati con le lusinghe nell’Unione europea, dove diventano poi vittime di violenza sessuale.

Campagne informative di tal genere ci consentono di evitare che ciò accada, informando le donne e offrendo loro protezione contro lo sfruttamento. Se simili azioni vengono poi associate agli aiuti erogati nell’ambito dei programmi tesi a migliorare la posizione delle donne a rischio, possiamo dire che con DAPHNE III stiamo compiendo un passo decisivo nella lotta contro la violenza, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale.

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Gröner perché è sicuramente riuscita a compiere progressi nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne, e non ci sono dubbi sul ruolo che il programma DAPHNE ha avuto in tutto questo.

Va detto tuttavia che la violenza nei confronti delle donne è più diffusa nelle culture in cui il modello patriarcale è ancora fortemente radicato e in cui praticamente nessuno la considera un problema. A seguito dei forti flussi migratori degli ultimi anni, anche in Europa abbiamo assistito a casi di violazioni dei diritti umani delle donne, tra cui mutilazioni genitali, ma anche matrimoni forzati. A mio avviso, per affrontare questo problema non possiamo più limitarci a condurre azioni di sensibilizzazione sul problema o a penalizzare i matrimoni forzati nell’Unione europea. Non possono essere nemmeno accettate sentenze di tribunali speciali giustificate dal riferimento a motivazioni culturali. Se si puniscono i criminali locali o di origini culturali occidentali, la stessa legge deve essere applicata anche agli immigrati di origine musulmana. In questo caso la Giustizia non deve essere né cieca né sorda.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore dell’adozione della relazione dell’onorevole Gröner relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce per il periodo 2007-2013 un programma specifico per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio (programma DAPHNE III) nell’ambito del programma generale “Diritti fondamentali e giustizia”

Il programma DAPHNE è stato creato nel 1997. E’ stato utilizzato per finanziare oltre 350 progetti a sostegno di organizzazioni non governative e di istituzioni e associazioni che si occupano di proteggere bambini, giovani e donne contro la violenza. Offro il mio convinto appoggio alla terza fase di questo progetto, alla quale si riferisce l’onorevole Gröner.

Gli obiettivi principali di DAPHNE III sono i seguenti: sostegno allo sviluppo della politica comunitaria in materia di protezione della salute pubblica, uguaglianza di genere, lotta contro la violenza domestica, tutela dei diritti dei minori, lotta contro la violenza di genere in situazioni di conflitto e lotta contro il traffico di esseri umani e sfruttamento sessuale.

Questi obiettivi ambiziosi, per il periodo 2007-2013, saranno sostenuti da un bilancio di 116 850 000 euro. Un confronto con il bilancio di DAPHNE I – 20 milioni di euro – e con il bilancio di DAPHNE II – 50 milioni di euro – è riprova del fatto che sono stati riconosciuti l’importanza e i risultati del programma.

Giustamente, la relazione sottolinea altresì la necessità di aprire il programma alla cooperazione con le organizzazioni non governative garantendo maggiore trasparenza, riducendo la burocrazia e fornendo assistenza ai candidati che chiedono finanziamenti.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho appoggiato questi emendamenti a DAPHNE III, il programma specifico per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne. Mi fa piacere che la terza fase di DAPHNE (2007-2013) disponga di un bilancio più generoso, pari a 116,85 milioni di euro. Inoltre, sono lieto che la burocrazia sarà ridotta al fine di facilitare l’accesso delle ONG al programma.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) Appoggio in tutto e per tutto il lavoro svolto dalla relatrice nell’ambito della lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Il programma DAPHNE contribuisce ad affrontare questo problema nell’Unione europea, e chi non dà oggi il suo appoggio alla relazione dovrebbe essere condannato.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La proroga del programma DAPHNE per il periodo 2007-2013 dimostra la volontà del Parlamento di dare continuità a questo piano, avviato nel 2000.

La violenza nei confronti dei bambini, dei giovani e delle donne costituisce un fenomeno sociale tragico. Certi gruppi particolarmente vulnerabili alla violenza devono essere protetti in maniera più adeguata, e non dobbiamo nemmeno dimenticare la violenza domestica o le mutilazioni genitali femminili. Alla Réunion, per esempio, i reati contro le donne sono raddoppiati in 20 anni, e più di una donna su cinque ha subito almeno una forma di violenza in un luogo pubblico nel corso degli ultimi 12 mesi. Mi farebbe pertanto molto piacere che la Commissione europea dedicasse un anno europeo a questo tipo di violenza.

Accolgo con favore l’impegno della Commissione, che ha incrementato la dotazione di bilancio, ora pari a quasi 117 milioni di euro, anche se è una somma inferiore a quella richiesta dal Parlamento europeo. Il raddoppio delle risorse attesta tuttavia una reale ambizione rispetto agli obiettivi.

Questo sforzo deve in ogni caso essere sostenuto dalla trasparenza del programma e deve tendere a rendere il programma più facilmente accessibile per la società civile, cui manca l’assistenza tecnica quando si tratta di preparare progetti di proposte, in particolare nelle regioni ultraperiferiche. Spero che in futuro saranno eseguite valutazioni da parte di un comitato di esperti.

 
  
  

– Relazione Corbett (A6-0139/2007)

 
  
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  Richard Corbett (PSE), per iscritto. – (EN) Invece di alcune delle proposte più estese che ci sono state presentate, la commissione per gli affari costituzionali ha proposto una modesta modifica dell’articolo 47 del Regolamento del Parlamento (che sarebbe ribattezzato “Procedura con le commissioni associate”). Questa modifica più modesta imporrebbe che i presidenti e i relatori delle commissioni interessate si riunissero e determinassero congiuntamente quali sono le parti di testo che rientrano nelle loro competenze esecutive o comuni. Il presidente della commissione competente dovrebbe tenere conto di qualsiasi accordo di questo tipo quando definisce la responsabilità finale per le diverse parti del testo. L’articolo, così modificato, consentirebbe inoltre alle parti di concordare, se lo desiderano, meccanismi più precisi per la loro cooperazione, il che introduce soluzioni quali un gruppo di lavoro congiunto. La modifica dell’articolo garantirebbe altresì che le commissioni associate fossero rappresentate in qualsiasi delegazione parlamentare in una procedura di conciliazione.

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. – (FR) Ci siamo astenuti dal voto sulle relazioni degli onorevoli Corbett e Leinen concernenti la cooperazione rafforzata tra commissioni e le modalità pratiche della procedura di codecisione.

Certo, da un punto di vista pratico, queste relazioni sono tese a facilitare il lavoro del Parlamento nel suo quadro istituzionale e giuridico. Sono tuttavia sintomatiche di una pratica parlamentare in cui, sostanzialmente, tutto è praticamente deciso in anticipo, in comitati ristretti, mediante il compromesso interistituzionale o intergruppo, in nome dell’efficienza e della razionalità. Sono altresì sintomatiche di un Parlamento in cui i gruppi “grandi” – almeno quelli riconosciuti come tali – fanno il buono e cattivo tempo e in cui i diritti individuali dei deputati sono ridotti ai minimi termini, e addirittura inesistenti quando si tratta di legiferare.

A forza di imporre ordine alle sue procedure, questo Parlamento, che già soffre di insufficiente rappresentatività nazionale e politica e di insufficiente vicinanza ai cittadini europei, perderà definitivamente la caratteristica che dovrebbe definire la sua natura: un parlamento eletto dai popoli per i popoli.

 
  
  

– Relazione Laperrouze (A6-0125/2007)

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente, anch’io ho votato a favore della relazione Laperrouze perché in materia di acqua, è molto meglio prevenire piuttosto che dover poi intervenire con costose riparazioni. Come austriaco e cittadino di un paese con abbondanti riserve idriche, credo che una politica delle acque sostenibile e rispettosa dell’ambiente comporti la sospensione dei finanziamenti all’agricoltura intensiva, che porta con sé problemi quali la sovrafertilizzazione. Dovremmo piuttosto sostenere gli agricoltori che continuano a coltivare con i metodi tradizionali. Anche per quanto riguarda la silvicoltura, possiamo intervenire nella determinazione di quali e quante sostanze inquinanti arrivano nelle acque freatiche e con quale velocità, dando inoltre un contributo alla protezione contro le inondazioni.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Laperrouze (A6-0125/2007) sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e recante modifica della direttiva 2000/60/CE. Ritengo che l’Unione europea dovrebbe continuare a svolgere un ruolo fondamentale in materia di protezione dell’ambiente. Inoltre, l’obiettivo di questa proposta è quello di salvaguardare e promuovere la qualità ambientale conformemente con il principio dello sviluppo sostenibile.

Sono misure assolutamente necessarie, che fanno seguito alla proposta contenuta nella direttiva quadro sulle acque e contribuiranno a porre fine all’inquinamento chimico delle acque, che perturba gli ecosistemi acquatici, causa la perdita di biodiversità e accresce sempre di più l’esposizione degli esseri umani alle sostanze inquinanti.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa nuova proposta di direttiva relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque fa seguito alla direttiva quadro sulle acque adottata nel 2000. La proposta istituisce obiettivi in termini di qualità ambientale per le acque di superficie che debbono essere conseguiti entro il 2015, pur non fornendo alcuna valutazione formale delle varie leggi vigenti né un approccio integrato alla politica in materia di acque.

Abbiamo una serie di misure separate che presentano alcuni aspetti positivi. Accolgo per esempio con favore il riferimento alla necessità di tenere conto dei dati scientifici e tecnici disponibili, delle diverse condizioni ambientali nelle varie regioni, dello sviluppo economico e sociale equilibrato e del principio “chi inquina paga”. Tali aspetti sono tuttavia presentati in un contesto caratterizzato dal sostegno al neoliberismo, mentre le misure proposte hanno una parte secondaria rispetto alla “garanzia di condizioni di concorrenza uniformi sul mercato interno”.

La relazione introduce inoltre concetti vaghi come “migliori tecniche disponibili”, che possono essere utilizzate per rendere obbligatorio l’uso di tecnologie e impianti brevettati. Questo può ingenerare dipendenza e contribuire a privare i lavoratori delle risorse necessarie per la produzione, visto il prezzo degli impianti ad alta tecnologia.

Sebbene il Parlamento abbia sensibilmente migliorato il testo della Commissione, ha respinto la maggior parte delle proposte presentate dal nostro gruppo, motivo per il quale ci siamo astenuti nella votazione finale.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il titolo che parla di standard di qualità ambientali nel settore delle acque non corrisponde in realtà ai contenuti della relazione, che si concentra sulle sostanze nocive contenute nelle acque di superficie e sui sedimenti originati unicamente dai pesticidi.

Non sono, invece, presi in considerazione altri fattori inquinanti, come le acque reflue industriali, le acque reflue urbane, il percolato di discarica, l’inquinamento termico da fonti simili, l’inquinamento dei laghi a causa di sostanze inquinanti atmosferiche prodotte dagli inceneritori e trasportate dai fenomeni atmosferici, eccetera. Tuttavia, l’inquinamento chimico delle acque di superficie può perturbare gli ecosistemi idrici, compromettendo la biodiversità, oppure le sostanze inquinanti, contenute in pesci avvelenati, possono accumularsi nella catena alimentare. Inoltre, è chiaro che l’intenzione della Commissione è quella di prendere di mira l’agricoltura, incolpandola di essere l’unico responsabile della contaminazione chimica delle acque di superficie. Sappiamo anche che il principio “chi inquina paga” non ferma l’inquinamento, ma legalizza le azioni sconsiderate dell’industria e di altri monopoli.

Non si propone alcuna misura specifica per il controllo delle fonti di eliminazione delle “sostanze prioritarie”, sia pericolose che innocue, i cui limiti di concentrazione sono discussi nella proposta di direttiva.

Ciò nonostante, la relazione estende la portata limitata della direttiva per assicurare una protezione più efficace delle acque. In definitiva, tuttavia, sia il contenuto sia l’orientamento sono lontanissimi dalle esigenze contemporanee in termini di salvaguardia del diritto sociale di disporre di acqua di alta qualità, un diritto che deve essere a 360 gradi e non parziale o frammentato.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) La qualità dell’acqua è fondamentale per il nostro ambiente e mi fa piacere constatare che, attraverso l’azione europea, abbiamo assistito ad alcuni miglioramenti. Credo che la proposta della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, volta a valutare l’efficacia di tutti gli atti legislativi comunitari che concorrono, in modo diretto o indiretto alla buona qualità delle acque, costituisca un passo nella giusta direzione.

 
  
  

– Relazione Aubert (A6-0061/2007)

 
  
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  Agnes Schierhuber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, benché la relatrice, onorevole Marie-Hélène Aubert, si sia impegnata molto per presentare un buon lavoro, oggi la delegazione del partito popolare austriaco al Parlamento europeo ha votato contro la relazione, in quanto vi riscontra ancora molti elementi fortemente problematici. Crediamo tuttora che il valore soglia per gli OGM nell’agricoltura biologica debba essere lo 0,0 per cento, e che i prodotti importati da paesi terzi debbano soddisfare i medesimi criteri di quelli provenienti dagli Stati membri dell’Unione e che quindi debbano essere soggetti a controlli.

Analogamente, le etichette che abbiamo nell’Unione europea non vanno utilizzate per i prodotti di provenienza diversa, così da non fuorviare i consumatori e da assicurare la tracciabilità.

 
  
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  Françoise Castex (PSE), per iscritto. (FR) Ho votato a favore della proposta di rinvio alla commissione per l’agricoltura della relazione Aubert sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici.

A mio parere, occorre che la soglia di contaminazione accidentale da OGM non sia la stessa dell’agricoltura convenzionale, cioè intorno allo 0,9 per cento, perché in tal modo si ammetterebbe de facto che non si può più evitare la contaminazione e che non si può garantire che un prodotto sia privo di OGM anche se dotato di certificazione biologica.

Al riguardo, ho accordato il mio sostegno alla proposta del gruppo socialista al Parlamento europeo, secondo la quale la presenza di OGM nei prodotti biologici andrebbe limitata esclusivamente a quantità imprevedibili e tecnicamente inevitabili fino a un valore massimo dello 0,1 per cento, e il termine “biologico” non andrebbe usato per definire i prodotti in cui la contaminazione accidentale da OGM supera la soglia verificabile dello 0,1 per cento.

In conclusione, sostengo la proposta di trovare una base giuridica diversa in materia di agricoltura biologica. Da consulente, com’è stato finora, il Parlamento europeo intende diventare un codecisore in simili questioni, il che rappresenterà un progresso.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Ci siamo astenuti dal voto finale per via di quanto si è verificato nel corso dell’intero processo. Da una parte, siamo in disaccordo con la posizione della Commissione, che, tra i vari aspetti cui ci opponiamo, ha proposto un regolamento che autorizza la presenza di OGM fino allo 0,9 per cento nei prodotti biologici. Lo reputiamo tuttora un elemento inaccettabile, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura biologica. Tollerare lo 0,9 per cento di contaminazione da OGM proposto dalla relazione equivarrebbe ad accettare la contaminazione da OGM dei prodotti biologici. Questo avrà un innegabile impatto sui consumatori e rappresenta una minaccia grave e inaccettabile alla sopravvivenza dell’industria alimentare biologica.

I consumatori hanno scelto di acquistare i prodotti biologici perché vengono prodotti in modo più sostenibile e senza pesticidi e perché sono completamente privi di OGM. Accettare l’introduzione di OGM, anche se in quantità minime, equivale a raggirare i consumatori e avrà gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute delle persone in generale.

D’altra parte, poiché è stato possibile migliorare la proposta della Commissione in plenaria – benché il Consiglio non abbia ancora dato una risposta positiva e non abbia accolto l’emendamento alla base giuridica – ci siamo astenuti dal voto finale, nella speranza che sia possibile fare ulteriori concessioni alle proposte che migliorano la posizione iniziale.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Voterò a favore della relazione Aubert sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici. Credo che i consumatori abbiano diritto a una chiara identificazione dei prodotti che intendono acquistare. Tuttavia i regolamenti in materia di etichettatura devono riflettere la realtà quotidiana. Non possiamo fissare requisiti che esulano dalla nostra capacità di operare in modo significativo in linea con i migliori strumenti pratici disponibili al momento. Agire diversamente vuol dire contribuire a limitare la disponibilità di prodotti che molti consumatori potrebbero scegliere di acquistare.

 
  
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  Ambroise Guellec (PPE-DE), per iscritto. (FR) L’agricoltura biologica rappresenta oggi l’1,4 per cento della produzione agricola dei 25 Stati membri e il 3,6 per cento della superficie agricola utilizzata (l’1,8 per cento dei terreni agricoli in Bretagna). La domanda da parte dei consumatori è in continua crescita, e l’arrivo sul mercato di questi prodotti, che presentano etichette di ogni genere e provengono anche da paesi extracomunitari, pone nuovi problemi in materia di controllo, certificazione ed etichettatura. In quest’ambito, inoltre, le sovvenzioni e le norme variano molto da un paese all’altro, il che è fonte di distorsioni della concorrenza per i produttori biologici che ricevono minore assistenza.

Pertanto accolgo con favore l’adozione in plenaria dell’opinione che il Parlamento europeo rivolge al Consiglio per invitarlo a una rapida adozione del regolamento in materia di agricoltura biologica. Tale nuovo regolamento deve permettere di chiarire il quadro comunitario in materia di produzione agricola biologica, che risale al 1991. Il Parlamento chiede che i sistemi nazionali di controllo vengano potenziati, così da permettere la tracciabilità dei prodotti in ogni fase della produzione. Se è obbligatorio utilizzare il logo comunitario (per i generi alimentari che contengono il 95 per cento di ingredienti biologici) e l’indicazione “UE-BIOLOGICO”, deve restare possibile aggiungere altri logo privati. In conclusione, nell’agricoltura biologica l’uso di OGM dev’essere proibito.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. (EL) Il tanto millantato miglioramento della produzione agricola e dei suoi prodotti grazie all’agricoltura biologica rischia di trasformarsi in una colossale truffa ai danni di produttori e consumatori.

Le poche multinazionali che attraverso gli OGM tentano di controllare la catena alimentare mondiale per aumentare i propri profitti hanno avuto la meglio, e tutti i gruppi politici dell’Unione europea, tra cui PASOK e Nuova democrazia, ne sono responsabili.

La presenza tollerata di OGM e l’aggiunta di sostanze (vitamine e così via) derivate da OGM agli alimenti biologici sono un espediente per introdurre l’utilizzo di organismi geneticamente modificati nei paesi e nelle aree che si oppongono al loro uso, che riconoscono come pericoloso.

Il fatto che si ponga una soglia al livello tollerato di OGM nei prodotti biologici, per quanto possa essere bassa oggi, comporta la possibilità d’innalzarla in modo incontrollato, visto che nemmeno al Parlamento europeo è stato concesso il diritto di codecisione. Tale soglia ora verrà fissata dalle multinazionali, in accordo con la contaminazione naturale che, a dispetto di tutte le misure protettive che si potranno adottare, sarà causata dalla coesistenza autorizzata di colture convenzionali, geneticamente modificate e biologiche.

In tal modo, chi pratica l’agricoltura biologica vedrà sminuiti i propri prodotti, mentre i consumatori che acquistano alimenti “biologici” con OGM verranno ingannati.

Purtroppo, le nostre proposte di divieto degli OGM nei cibi biologici non sono state accolte; tuttavia la lotta a favore di colture e alimenti sani continua al fianco dei lavoratori.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho accordato il mio sostegno alla risoluzione sui prodotti alimentari biologici che si fonda sulla relazione presentata a marzo per l’introduzione di norme più severe in materia di alimenti biologici. In questo modo, a mio avviso è possibile tutelare maggiormente i consumatori.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. (SV) Voto a favore della relazione perché, diversamente dalla proposta della Commissione, mantiene l’opzione dell’etichettatura nazionale. Deploro tuttavia che, nonostante tutto, raccomandi quale forma dominante di etichettatura quella comunitaria.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione sull’etichettatura dei prodotti biologici perché consente ancora un’etichettatura nazionale, il che significa che, sebbene l’etichetta comunitaria proposta riconosca una versione edulcorata dei cibi biologici, soprattutto per quanto riguarda il contenuto di OGM, l’etichettatura nazionale può ancora segnalare l’assenza di OGM nei prodotti biologici all’interno del mercato di uno Stato membro dell’Unione.

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Oggi sono lieto di sostenere la collega del mio gruppo nell’affermare, con la sua relazione, che la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici rappresentano un settore cruciale della produzione comunitaria, che necessita di protezione. Man mano che il mercato degli alimenti biologici cresce, è essenziale che i consumatori si sentano sicuri della definizione di ciò che è biologico e di ciò che non lo è. In Scozia abbiamo un settore biologico florido, che voglio veder prosperare. Un quadro stabile di etichettatura e denominazione darà un contributo in tal senso.

 
  
  

– Relazione Post (A6-0161/2007)

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. (PT) La Comunità europea e la Groenlandia da lungo tempo intrattengono relazioni nel settore della pesca, ma l’accordo quadro del 1985 è scaduto il 31 dicembre 2006.

Il nuovo protocollo in vigore a partire dal 1o gennaio 2007 per un periodo di sei anni stabilisce le possibilità di pesca per le navi comunitarie, il contributo finanziario, le categorie di navi comunitarie che possono operare nello spazio economico esclusivo della Groenlandia e le relative condizioni cui sono soggette.

Obiettivo principale del nuovo accordo è mantenere e rafforzare i vincoli nel settore della pesca tra la Comunità e il governo locale della Groenlandia in seguito all’istituzione di un quadro di partenariato e di dialogo che mira a migliorare la politica di pesca sostenibile e a sfruttare in modo ragionevole le risorse ittiche nelle aree di pesca della Groenlandia, nell’interesse di entrambe le parti.

Il Portogallo nutre un interesse particolare per il settore della pesca ed è pertanto favorevole alla conclusione di tale nuovo accordo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Pur avendo votato a favore della relazione in esame, che approva la proposta di regolamento in discussione, siamo perplessi circa l’articolo 3, paragrafo 2, del regolamento, che consente alla Commissione di considerare le richieste di licenza da parte di qualunque Stato membro, qualora gli Stati membri interessati dal presente accordo non abbiano esaurito le possibilità di pesca cui abbiano diritto.

Riteniamo che in caso di sottoutilizzo delle possibilità di pesca concesse a uno Stato membro nell’ambito dei contingenti e delle licenze, la Commissione debba consultare gli Stati membri in questione allo scopo di assicurare un uso ottimale delle possibilità di pesca, comprendendo l’eventualità di trasferire le possibilità di pesca inutilizzate ad altri Stati membri.

Crediamo tuttavia che tale eventualità non debba minare il principio di stabilità relativa; in altre parole, non deve avere alcuna influenza sulla futura concessione di possibilità di pesca agli Stati membri nell’ambito di tali partenariati.

In tal senso, sosteniamo l’emendamento che chiarisce questo punto.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Poiché l’emendamento n. 7 non è stato approvato, all’EPLP non è rimasta altra scelta se non quella di votare contro la relazione, che potrebbe mettere a rischio i diritti di pesca storici della flotta scozzese e istituisce un pericoloso precedente per i futuri accordi nel settore della pesca.

 
  
  

– Relazione Leinen (A6-0142/2007)

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) Voto a favore dell’adozione della relazione sulle modalità pratiche della procedura di codecisione. Vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, onorevole Leinen, per la relazione che ha preparato in modo eccellente.

Occorre non tralasciare nulla per garantire che l’Unione europea funzioni nel modo più efficiente possibile e per semplificare il sistema della cooperazione interistituzionale. Il nostro obiettivo deve essere quello di rendere il sistema decisionale e lo sviluppo della legislazione europea da parte delle tre Istituzioni europee, cioè la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo, il più trasparente possibile per i cittadini europei.

La procedura di codecisione è un elemento importante del sistema legislativo europeo. Essa garantisce che la nuova legislazione europea sia adottata in modo più democratico. Le proposte intese a migliorare tale procedura contenute nella relazione sono adeguate e dovrebbero contribuire a semplificare il sistema decisionale.

 
  
  

– Relazione Adamou (A6-0089/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Fermare entro il 2010 la perdita di biodiversità è un obiettivo che dovrebbe essere sostenuto come una questione di principio. A tal fine sono necessarie misure adeguate. Le specie e gli ecosistemi hanno bisogno di spazio per svilupparsi e per rigenerarsi. Pertanto, la preservazione degli ecosistemi dovrebbe diventare una finalità fondamentale di tutte le politiche orizzontali e settoriali dell’UE. Gli ecosistemi sani svolgono un ruolo vitale per la prosperità e il benessere nell’Unione europea e a livello planetario. Se lo sviluppo urbano e rurale continua a trascurare la natura, il nostro paesaggio sarà dominato dal cemento e dall’inquinamento.

Posto che la biodiversità è una pietra angolare dello sviluppo sostenibile, le questioni afferenti devono essere integrate in tutti gli ambiti politici.

Nonostante le contraddizioni nella politica comunitaria, gli Stati membri devono cogliere tutte le opportunità disponibili a titolo della PAC, della PCP, dei Fondi strutturali e di coesione, di LIFE+ e del settimo programma quadro per sostenere gli obiettivi della biodiversità. Inoltre, è imperativo che si porti maggiore attenzione alle esigenze finanziarie nella revisione del bilancio della Comunità che avverrà nel 2008-2009, durante la quale si dovrebbe procedere a una valutazione per verificare se i finanziamenti UE a favore della biodiversità siano disponibili e sufficienti (o insufficienti), in particolare per Natura 2000.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Adamou perché ritengo che la perdita di biodiversità avrà un impatto grave sul futuro dell’Unione europea. Inoltre, il piano d’azione in esame si rivelerà uno strumento vitale per attuare le misure atte a risolvere il problema entro il 2010, anche se ritengo che tale scadenza sarà sicuramente difficile da rispettare.

Concordo che le conseguenze del cambiamento climatico saranno tali che dovrebbero essere presi in considerazione i servizi per l’ecosistema e il ruolo peculiare svolto dalla PAC e dalla PCP, data la loro importanza ai fini del raggiungimento degli obiettivi e per garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) L’interesse dell’Unione europea a fermare la perdita di biodiversità è superficiale e ipocrita, in quanto essa non adotta misure sostanziali né garantisce le risorse necessarie.

Mentre sembra che combatta la biodiversità, di fatto la priorità che persegue è promuovere gli OGM. La relazione, a giusto titolo, evoca i pericoli del pesce geneticamente modificato. Non fa riferimento all’enorme minaccia rappresentata dalla piante resistenti modificate geneticamente che riducono la biodiversità vegetale e comportano rischi per la salute pubblica.

Esiste già una pletora di dati sulla scomparsa massiccia di specie: il tasso di perdita è 100-1000 volte maggiore dei livelli naturali, con conseguenze tragiche per il flusso genetico tra popolazioni di flora e fauna.

Le cause principali della perdita di biodiversità di cui sopra sono il cambiamento climatico, l’inquinamento ambientale, i metodi dell’agricoltura intensiva e la gestione inadeguata delle foreste e delle risorse idriche. Tuttavia, queste sono il risultato dello sfruttamento predatorio della natura da parte dei monopoli per i loro profitti. Anche il principio “chi inquina paga” assolve chi inquina, legalizza la distruzione dell’ambiente e la assoggetta a un mercanteggiamento a beneficio dei profitti del capitale.

Sostanzialmente, la responsabilità dei governi e dell’Unione europea viene scaricata sui cittadini, rafforzando l’istruzione e promuovendo la sensibilizzazione. La gente deve rendersi conto che la colpa è imputabile alla politica antiambientale dell’UE e dei governi degli Stati membri e deve condannarla e rovesciarla.

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE), per iscritto. – (EN) Signor Presidente, sono lieto che questa importante relazione abbia ottenuto una così solida maggioranza, perché la graduale perdita di biodiversità dovrebbe essere una preoccupazione di noi tutti. In particolare la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta alle implicazioni del passaggio ai biocarburanti. Anche se nessuno nega la necessità di abbandonare i combustibili fossili, gli effetti secondari imprevisti di cambiamenti radicali nel sistema di produzione con il passaggio alla monocoltura di biocarburanti (spesso OGM) potrebbero comportare conseguenze a lungo termine ancora più dannose, e la relazione giustamente mantiene questo punto sulla nostra agenda.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. – (EN) Il fatto che il 52 per cento delle specie ittiche di acqua dolce sia minacciato di estinzione, mentre gli stock di merluzzo e di altri pesci hanno raggiunto livelli bassi preoccupanti dovrebbe costituire una scossa per spingerci ad agire. Convengo con il relatore che la perdita di biodiversità sia importante tanto quanto il cambiamento climatico e che gli Stati membri dovrebbero dimostrare una maggiore volontà politica di prevenire la perdita di biodiversità. Sono altresì lieta di vedere che è stato approvato l’emendamento che condanna la pesca a strascico d’alto mare e altre pratiche di pesca insostenibili.

 
  
  

– Relazione Caspary (A6-0149/2007)

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, la creazione di un mercato unico all’interno della Comunità, un mercato molto ampio che si è gradualmente allargato, ha portato benefici a tutti coloro che vi hanno preso parte. Il summenzionato allargamento è stato preceduto dalla creazione di un mercato unico, dall’introduzione di una nuova legislazione e da una lunga serie di adattamenti. In breve, si sono approssimate le condizioni, assicurando così un’autentica concorrenza.

L’apertura del mercato è una condizione della globalizzazione. Affinché tale apertura sia vantaggiosa per tutti, però, dev’essere preceduta da un processo non solo di negoziazione, ma anche di adeguamento, che comprenda attività educative e informative rivolte ai gruppi sociali interessati. La creazione di un mercato mondiale deve fondarsi su principi analoghi a quelli che abbiamo adottato quando abbiamo creato il mercato europeo. Si è trattato di un’esperienza positiva. E’ particolarmente importante fissare standard e condizioni che le parti interessate devono soddisfare. Questi comprendono gli standard ambientali, le condizioni di lavoro e di retribuzione, nonché i principi dell’innovazione. Si deve tracciare per così dire una roadmap per questo processo, che ne stabilisca le varie fasi e permetta lo sviluppo. Occorre altresì organizzare un monitoraggio attento ad opera delle parti interessate.

 
  
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  Françoise Castex (PSE), per iscritto. (FR) La relazione pone l’Unione europea e i suoi partner commerciali sulla strada del liberalismo trionfante, un liberalismo che contrasta con i principi della politica commerciale europea.

E’ disdicevole che i deputati al Parlamento europeo rinuncino a ciò che finora hanno difeso: una politica commerciale che consisteva nel subordinare gli accordi di scambio a criteri sociali e ambientali, rispettando la sovranità dei paesi in via di sviluppo nella gestione di numerosi settori essenziali al loro sviluppo (servizi pubblici, investimenti, contratti pubblici e regole della concorrenza). Questo voto ha sostituito tale politica con una strategia che mira a un’ampia liberalizzazione dei servizi e degli investimenti nei paesi in via di sviluppo, che andrà incontro alle aspettative degli industriali europei, a danno delle esigenze economiche per lo sviluppo. Il principio del libero scambio dev’essere uno strumento al servizio della promozione dello sviluppo, non un obiettivo in sé.

Deploro che le questioni di Singapore, che erano state escluse dai negoziati multilaterali di Doha, siano state reintrodotte dagli eurodeputati in questa relazione quali priorità per i futuri negoziati bilaterali.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Caspary perché, seppur imperfetta, risponde a mio avviso alla maggior parte degli obiettivi dei socialisti, che sono i seguenti: preferenza per il multilateralismo e la conclusione del Doha Round, trattamento preferenziale per i paesi con problemi di sviluppo, riconoscimento reciproco delle norme, rispetto degli standard minimi in ambito sociale e ambientale, lotta all’attuale dumping, protezione della proprietà intellettuale, adozione di codici di condotta e delle migliori pratiche da parte delle imprese europee e maggiore partecipazione del Parlamento europeo.

Sono pienamente favorevole a un ruolo attivo e costruttivo del gruppo socialista al Parlamento europeo in seno ai negoziati bilaterali con le economie emergenti quali la Corea, l’India, la Cina e la Russia, in cui occorre reciprocità ampia ed equilibrata. Nel contempo occorre intensificare con urgenza il sostegno ai paesi meno sviluppati e creare le condizioni che permettano loro di svolgere un ruolo attivo nel commercio mondiale.

Il testo definitivo, a mio avviso, affrontava tali questioni in modo adeguato, offrendo la tanto necessaria opposizione alla revisione unilaterale degli strumenti di difesa commerciale.

 
  
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  Elisa Ferreira (PSE), per iscritto. (PT) Ho votato a favore della relazione Caspary perché, seppur imperfetta, risponde a mio avviso alla maggior parte degli obiettivi dei socialisti, che sono i seguenti: preferenza per il multilateralismo e la conclusione del Doha Round, trattamento preferenziale per i paesi con problemi di sviluppo, riconoscimento reciproco delle norme, rispetto degli standard minimi in ambito sociale e ambientale, lotta all’attuale dumping, protezione della proprietà intellettuale, adozione di codici di condotta e delle migliori pratiche da parte delle imprese europee e maggiore partecipazione del Parlamento europeo.

In qualità di relatrice ombra per il gruppo socialista al Parlamento europeo, sono pienamente favorevole a un ruolo attivo e costruttivo del nostro gruppo in seno ai negoziati bilaterali con le economie emergenti quali la Corea, l’India, la Cina e la Russia, in cui occorre reciprocità ampia ed equilibrata. Nel contempo occorre intensificare con urgenza il sostegno ai paesi meno sviluppati e creare le condizioni che permettano loro di svolgere un ruolo attivo nel commercio mondiale.

Il testo definitivo, a mio avviso, affrontava tali questioni in modo adeguato, offrendo la tanto necessaria opposizione alla revisione unilaterale degli strumenti di difesa commerciale. Vorrei altresì porre l’accento sul fatto che il relatore e i relatori ombra si sono dimostrati disponibili al compromesso.

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. (FR) Leggendo la nuova relazione di quest’Assemblea sui benefici della globalizzazione – “benefici” nonostante il numero crescente di pratiche inique a danno delle imprese europee, le delocalizzazioni e la disoccupazione – mi è venuto in mente il nuovo Presidente della Repubblica francese.

Nel suo discorso elettorale sull’Europa ha parlato della necessaria “protezione”. Ha osato persino adoperare il termine “preferenza comunitaria”!

Non so che cos’abbia fatto il Presidente Sarkozy negli ultimi cinque anni, ma di certo non ha letto le relazioni di questo Parlamento, né i verbali del Consiglio, né i discorsi del Commissario Mandelson e del suo predecessore. Non parlano mai di “preferenza”, se non quando si tratta di incoraggiare una liberalizzazione ancor maggiore dei mercati. Non parlano mai di protezione, benché gli strumenti comunitari di difesa commerciale siano palesemente inadeguati e utilizzati in modo aleatorio. Parlano solo di perseguire la globalizzazione e la gestione dei rischi. Ma l’Unione europea non gestisce assolutamente nulla, e soprattutto non gestisce i milioni di disoccupati, i settori industriali devastati e quello agricolo in corso di devastazione. Agli occhi del Presidente Sarkozy, tali perdite sono comprese tra i rischi accettabili.

Io mi domando: a questo proposito, il Presidente Sarkozy inganna il suo pubblico o è lui stesso ingannato?

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Il libero scambio e la liberalizzazione mondiale vengono qui presentate come una panacea, al pari dei dogmi della stabilità dei prezzi, dell’aumento della concorrenza e delle riduzioni delle imposte che facilitano lo sfruttamento dei lavoratori.

Vorrei altresì porre l’accento sul fatto che la relazione sostiene che “gli ALS bilaterali e regionali non siano una soluzione ottimale” e per questo andrebbero avviati solo laddove risultino necessari “per migliorare la posizione competitiva degli esportatori dell’UE sui principali mercati stranieri”. Essi “dovrebbero essere compatibili con le regole dell’OMC, completi ed ambiziosi” e assicurare “un’ampia liberalizzazione dei servizi e degli investimenti, andando oltre gli attuali impegni multilaterali e quelli risultanti da una positiva conclusione dell’ADS”. In altre parole, con i negoziati dell’OMC a un punto morto, l’ordine è quello di andare avanti quando e dove possibile con la liberalizzazione del commercio, per la gioia e per il profitto dei grandi gruppi economici e finanziari dell’Unione europea.

Quel che la relazione non menziona sono le conseguenze disastrose della liberalizzazione capitalista – con le sue “riforme strutturali”, la fine dei diritti doganali e l’imposizione dei cosiddetti “diritti di proprietà intellettuale” – quali il palese aumento delle disuguaglianze nel mondo, la crescente disoccupazione, l’instabilità del lavoro, la povertà e lo spaventoso impatto sull’ambiente e sulla biodiversità.

Pertanto abbiamo votato contro la relazione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Pur contenendo alcuni elementi negativi, come ad esempio l’invito a rinviare la revisione degli strumenti di difesa del commercio e l’imprecisione del linguaggio in materia di liberalizzazione (che ha aperto la possibilità di negoziare alcuni aspetti della liberalizzazione che sono risultati controversi a livello di OMC), nel complesso la relazione mi è parsa degna di essere sostenuta.

L’introduzione in seno alla commissione di alcuni paragrafi sulla necessità di incorporare norme minime in materia di lavoro e ambiente negli accordi commerciali dell’Unione europea, nonché di riferimenti supplementari ai temi dello sviluppo, ha reso la relazione più completa. Anche se si sarebbe potuto fare di più per quanto riguarda lo sviluppo, a mio avviso, nel corso della presente generazione di accordi commerciali bilaterali, i paesi interessati (Corea del Sud, India e ASEAN – dato che in seno all’ASEAN vi sarà un trattamento speciale e differenziato che terrà conto dei paesi in via di sviluppo) avranno una buona occasione per difendere i propri interessi in seno ai negoziati.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. (PT) In un mondo globalizzato, le questioni sollevate dalla relazione sono estremamente significative. Benché in disaccordo con alcune affermazioni, in questo elenco di problemi e di potenziali soluzioni ravviso un approccio sostanzialmente realistico. A mio parere, questo è uno degli aspetti più importanti.

Il dibattito sulla competitività esterna dell’Unione europea, o sull’UE e l’economia globale, deve fondarsi sul realismo. E’ un errore molto pericoloso fomentare l’illusione che sia possibile chiudere ermeticamente le frontiere, imporre regole identiche alle nostre in tutto il mondo e ignorare l’impatto sociale della concorrenza.

Penso pertanto che la strategia giusta sia trarre il massimo vantaggio da questa nuova realtà, mantenendone al minimo gli effetti negativi. Questo significa investire sia nelle attività d’avanguardia che in quelle tradizionali, nonché in ciò che è specifico e non trasferibile, in opposizione a ciò che viene attratto dagli standard di vita nell’area europea. L’idea molto in voga che il mondo eurocentrico (o semplicemente un mondo in cui l’Europa è importante sul piano economico e strategico) sia morto con l’avvento dell’economia globale non è una verità inconfutabile, ma un’opinione che può essere confutata dai fatti; ed è la volontà politica a forgiare i fatti.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. (PT) Sostengo la relazione e l’idea di adeguare la politica commerciale comunitaria alle sfide future.

La posizione dominante dell’Europa sul mercato mondiale ci permette di predisporci al cambiamento in modo tale da poter rispondere alla globalizzazione senza abbandonare i nostri interessi o il modello sociale.

All’aumento della liberalizzazione del commercio deve far seguito un miglior uso degli strumenti di difesa al fine di combattere le pratiche commerciali scorrette.

Senza auspicare il protezionismo, che non ridurrebbe gli effetti della globalizzazione, è essenziale che l’Europa assuma una posizione forte circa il rispetto rigoroso dei suoi accordi commerciali internazionali.

Non possiamo permettere ai nostri concorrenti di utilizzare politiche di sovvenzionamento statale alle esportazioni, di svalutare artificiosamente la moneta e di violare le norme ambientali fondamentali. E’ altresì inaccettabile che tali paesi sfruttino il lavoro minorile e forzato e che non rispettino i diritti dei lavoratori.

L’apertura del commercio internazionale e l’accesso al mercato devono essere globali e reciproci. Va inoltre salvaguardata l’inclusione negli accordi commerciali di standard minimi in materia sociale e ambientale.

Il progetto europeo deve sempre fondarsi su solidarietà, rispetto dei diritti umani e sviluppo sostenibile.

 
  
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  Thomas Wise (IND/DEM), per iscritto. (EN) Concordo con l’invito a respingere questa proposta, rendendo così superflua la revisione.

 
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