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Pełne sprawozdanie z obrad
Wtorek, 22 maja 2007 r. - Strasburg

12. Debata w sprawie przyszłości Europy z udziałem premiera Włoch, członka Rady Europejskiej (debata)
Protokół
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  Presidente. Signor Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, caro Romano Prodi, è con grande piacere che la accogliamo qui oggi nel Parlamento europeo per discutere assieme del futuro dell'Europa.

L'Italia, uno dei paesi fondatori, è sempre stata all'avanguardia nel guidare il processo di integrazione europea e anche in questo periodo, in cui stiamo cercando di trovare una soluzione all'impasse in cui versa il processo di integrazione europea, una soluzione che possa essere accolta da tutti, l'Italia gioca un ruolo determinante.

In particolare vorrei ringraziare il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano per la fruttuosa collaborazione che abbiamo instaurato al fine di fare della riforma dei trattati un successo. Il Presidente del Parlamento sa che quando egli parla non ha solo il supporto del Parlamento, ma anche quello dell'Italia e questo gli dà più forza.

Herr Ministerpräsident, lieber Romano Prodi! In der Hauptstadt Ihres Landes, in Rom, fand im März dieses Jahres eine Reihe von Feierlichkeiten zum 50. Jahrestag der Römischen Verträge statt. Mit großer Freude durften wir dabei auf 50 Jahre des Friedens, der Stabilität, des Wohlstands und des Fortschritts für unsere Bürgerinnen und Bürger zurückblicken. Jetzt ist aber auch die Zeit, gemeinsam in die Zukunft zu blicken. Die Europäische Union steht heute vor großen Herausforderungen und muss zur Bewältigung dieser Herausforderungen den Willen für die notwendigen Schritte und Reformen aufbringen, um unseren Weg in eine sichere Zukunft zu begleiten.

Als ehemaliger Präsident der Europäischen Kommission haben Sie, Romano Prodi, die Geschichte der Europäischen Union zu einem wichtigen Zeitpunkt mitgeprägt. Die von Ihnen geführte Kommission, vertreten im Konvent durch die Mitglieder der Kommission Vittorino und Barnier, hat an den Arbeiten zur Zukunft der Europäischen Union aktiv mitgewirkt und bis zur Regierungskonferenz die Geburt des Verfassungsvertrags begleitet. Zurzeit arbeitet die deutsche Ratspräsidentschaft intensiv an einer für alle zufrieden stellenden Lösung für jene Länder, die den Vertrag abgelehnt haben, aber auch für die 18 Mitgliedstaaten und damit bereits die Mehrheit der Bevölkerung der Europäischen Union, die den Vertrag schon ratifiziert haben. In diesem Prozess steht das Europäische Parlament inhaltlich uneingeschränkt zum Verfassungsvertrag, nicht zuletzt weil dieser das Ergebnis eines in langen Verhandlungen erzielten Kompromisses darstellt.

Wir sehen aber ein, dass wir alle engagiert arbeiten müssen, um eine Lösung zu finden. Wir unterstützen daher nachdrücklich die Bemühungen der deutschen Ratspräsidentschaft, insbesondere von Bundeskanzlerin Angela Merkel, für einen erneuerten Konsens zwischen allen 27 Mitgliedstaaten. Aber es wäre eine Missinterpretation des Willens der Bürgerinnen und Bürger, die bei den Referenden in Frankreich und den Niederlanden ihre Bedenken zum Ausdruck gebracht haben, liefe unsere Antwort auf eine Einschränkung der Demokratie, der Gestaltungsfähigkeit und der Transparenz der Europäischen Union hinaus. Das Europäische Parlament wird sich daher mit keinem Ergebnis zufrieden geben, das nicht im Interesse der Europäischen Union und ihrer Bürgerinnen und Bürger ist. Herr Ministerpräsident, mit gutem Willen – davon bin ich überzeugt – ist nicht nur ein Zugehen aufeinander, sondern auch ein Ergebnis möglich.

Signor Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, a lei la parola.

 
  
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  Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei ministri italiano. Signor Presidente, onorevoli deputati, ci troviamo in un momento cruciale per il futuro dell’Europa e della costruzione europea: è con questa consapevolezza, e non senza emozione, che mi rivolgo a voi oggi. Ringrazio il Presidente Hans Gert Poettering per questa opportunità.

Da qui alle elezioni del 2009 l’Europa si gioca il proprio futuro. Fra un mese, il Consiglio europeo delibererà l’avvio di una Conferenza intergovernativa al termine della quale dovremo poter dire di essere stati all’altezza degli impegni che ci siamo assunti, tutti insieme, il 25 marzo scorso a Berlino.

Si tratta di decidere di cosa ha bisogno l’Europa, di cosa abbiamo bisogno tutti noi, per poter affrontare le sfide che il mondo ci impone. Sembra una questione astratta, invece è molto concreta. Ormai dovremmo aver capito che la capacità di noi europei di interpretare il mondo globale e coglierne le opportunità dipende da come sapremo far funzionare le nostre istituzioni comuni.

Permettetemi di dire subito con molta franchezza che non condivido quanti continuano a opporre la necessità di produrre risultati alla necessità di rafforzare le istituzioni europee. E’ proprio per avere più risultati che io auspico e mi batto da sempre per istituzioni comuni più forti ed efficaci!

Questa volta non partiamo da zero. Non abbiamo insomma da re-inventare qualcosa di nuovo. Nell’ottobre del 2004 i paesi europei hanno tutti sottoscritto un trattato e 18 paesi lo hanno addirittura ratificato. In questi ultimi due anni sono state ascoltate soprattutto le ragioni di chi esita. E’ venuto ora il momento di ascoltare chi quel trattato del 2004 lo ha ratificato. Chi si è impegnato, anche di fronte ai propri cittadini, a continuare quel percorso.

Un percorso iniziato alcuni anni prima, a Laeken, che si era snodato partendo da un assunto fondamentale e ineccepibile: che l’Europa non potesse avere risultati ambiziosi senza riforme altrettanto ambiziose.

Ebbene, io sono convinto che quell’assunto resti valido. E che quindi occorra ripartire dall’ottobre del 2004, archiviando i lutti e le pause di riflessione degli ultimi due anni e pensando con serietà e responsabilità al nostro futuro e a quello dei nostri figli.

Non si tratta solo di accordarci sulle nuove regole che ci occorrono. Ci sono altre esigenze egualmente prioritarie, senza cui l’Europa non potrà funzionare: un bilancio degno di questo nome e delle vere politiche sulle grandi sfide imposte dalla contemporaneità: energia, cambiamenti climatici, divario Nord-Sud… Ma partiamo oggi dalla questione più urgente, quella di superare l’impasse costituzionale e riformare le istituzioni.

Per riuscirci è indispensabile tener fede a un principio che è alla base del nostro stare nell’Unione europea. Un principio talmente fondamentale che definisce l’etica stessa del nostro stare assieme.

E’ quello secondo il quale nello sviluppo della costruzione europea occorre sempre fare uno sforzo per comprendere le ragioni degli altri, farsene in qualche modo carico. Noi questo sforzo lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo.

Ma ci aspettiamo dagli “altri” eguale comprensione. Ci aspettiamo che questi altri si facciano egualmente carico delle nostre aspirazioni. Che in questo caso, lo sapete bene tutti, sono quelle di chi vuole una unione sempre più stretta.

E’ con in mente questo principio che noi faremo ogni sforzo per aiutare le Presidenze tedesca e portoghese a preservare il massimo delle nostre ambizioni di unione, tenendo in massimo conto le ragioni degli altri.

Fatte queste premesse, vorrei dire ora cosa a mio avviso non ci possiamo permettere al Consiglio europeo di giugno e alla Conferenza intergovernativa che seguirà.

Innanzitutto, ricordiamoci che questa volta il rispetto dei tempi è direttamente collegato a una questione di democrazia. Nel 2009 gli elettori europei dovranno infatti sapere su quale tipo di Europa sono chiamati a pronunciarsi. Che ruolo avrà il Parlamento europeo. Quali saranno i suoi compiti. Se ci sarà una Presidenza del Consiglio stabile, un ministro degli Esteri europeo. Come sarà formata la Commissione e così via…

Il mandato della Conferenza intergovernativa dovrà perciò essere preciso e selettivo. Indicando puntualmente i pochi nodi negoziali significativi e, soprattutto, come scioglierli. Solo così riusciremo a onorare la promessa di definire le nuove regole entro il 2009.

Con un mandato aperto, la Conferenza difficilmente si chiuderebbe per la fine del 2007, e i tempi per i passaggi a livello nazionale del nuovo accordo non permetterebbero di completare il processo per i primi mesi del 2009. L’impasse sarebbe insomma automatica.

Permettetemi a questo punto una considerazione. Una considerazione che mi viene spontanea dopo aver riletto proprio in questi giorni il trattato costituzionale del 2004 - vorrei invitare tutti a rivederlo ora che è passato del tempo e che è possibile un maggior distacco.

Ebbene, quello del 2004 è un testo bello. Bello davvero. Con un grande respiro europeo. Che soprattutto nella prima parte trasmette in modo chiaro e comprensibile il senso e la visione della grande impresa comune che abbiamo intrapreso.

Pensiamoci dunque due volte prima di archiviarlo e imboccare la via degli innesti a pettine, totali o parziali che siano, nei trattati esistenti. Perderemmo oltre tutto un patrimonio di semplicità e leggibilità a scapito della comprensione dei cittadini e, quindi, della loro adesione al progetto europeo!

Ma soprattutto perderemmo un testo che corrisponde a una coerente concezione dell’Europa, un testo che sa coniugare le aspirazioni ideali di molti di noi con l’esigenza - pratica e avvertita da tutti - di dare alla nostra Unione regole più solide e mezzi adeguati per far fronte alle nuove sfide.

Lo svolgimento dei negoziati sino a questo momento mi induce a ritenere che purtroppo noi dovremo rimettere mano al testo del 2004. E tuttavia vorrei fare stato qui oggi di fronte a tutti voi della mia convinzione che nel farlo ci priveremmo di qualcosa di molto importante! E che per noi che crediamo al progetto europeo si tratterebbe di un sacrificio enorme, di un prezzo molto alto da pagare per quanti hanno ratificato e investito democraticamente nella ratifica. Teniamolo ben presente.

Per questo noi non potremo accettare uno stravolgimento del pacchetto istituzionale esistente. Il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune attraverso un ministro degli Esteri, una Presidenza stabile del Consiglio, l’estensione del voto a maggioranza qualificata, il superamento della struttura su tre pilastri e la personalità giuridica dell’Unione sono tutti aspetti per noi essenziali, che vanno salvaguardati.

Vorrei qui mettere in guardia contro certi appelli al “realismo” tipici della vigilia di un Consiglio europeo importante, immancabilmente orientati a compromessi al ribasso. Vorrei invece osservare che se è vero che le grandi sfide globali possono essere affrontate solo a livello europeo, allora l’unico autentico realismo è quello di chi vuole un’Europa all’altezza di queste sfide, non di chi non la vuole!

Sul piano interno penso alla difesa del modello sociale europeo e alla realizzazione di un autentico spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Come non vedere che si tratta di un completamento indispensabile per una cittadinanza europea che non si riconosce nella sola dimensione economica?

Sul piano esterno penso alle guerre, alla lotta al terrorismo internazionale, alle sfide globali dell’energia e del cambiamento climatico (idrogeno). Come negare che l’unico modo per far valere sulla scena internazionale le nostre scelte e i nostri valori sia quello di saper esprimere una politica estera degna di questo nome, comunicandola al mondo con una voce sola?

Per quanto riguarda poi la struttura dell’Unione europea, non crediate che sia una questione solo teorica. La complessità dell’Unione è tra le prime cause della distanza che la separa dai cittadini. Come non vedere allora i vantaggi di un superamento della struttura in pilastri, soprattutto in termini di chiarezza e comprensione da parte dei cittadini?

Su questi punti il trattato costituzionale de 2004 fornisce risposte convincenti. Vogliamo veramente sacrificarle in nome di un approccio al ribasso, di una corsa al minimo comun denominatore? Vogliamo davvero rischiare di aumentare la complessità del sistema rinunciando a incidere su di esso in profondità e limitandoci a qualche ritocco di superficie? Vogliamo davvero continuare ad avanzare “col volto mascherato”, per usare l’espressione di Delors, per il timore di mostrare l’Europa vera ai nostri cittadini?

E allora, care deputate e deputati, rappresentanti dei cittadini europei, cerchiamo di non assecondare la retorica negativa sull’Europa. Non continuiamo a nasconderla ai nostri concittadini.

Mostriamola invece questa Europa. Con orgoglio. Facciamo vedere a tutti cosa ha saputo darci in termini di pace e benessere, spieghiamo quanto è fondamentale per le nostre esistenze. Diciamo una volta per tutte ai nostri concittadini che in un mondo che è oramai sistema di continenti non ha senso per uno Stato e per i suoi cittadini vivere al di fuori di un aggregato politico ed economico forte al suo interno e autorevole all’esterno.

L’Italia dunque lavorerà in questo negoziato per giungere a un compromesso alto. Sono convinto che ce la possiamo fare, che ce la dobbiamo fare tutti insieme.

Certo, se un’intesa a 27 dovesse rivelarsi impossibile, allora si porrebbe il problema di come procedere. E questo dilemma potrà essere risolto solo richiamando quel principio fondamentale di cui parlavo all’inizio del mio intervento: è l’etica stessa dell’Unione a imporre che nessuno comprima troppo e per troppo tempo le aspirazioni di altri.

Per questo l’Italia - Paese che da sempre crede profondamente all’Europa - ritiene di avere oggi un dovere in più. Quello di immaginare, o cominciare a immaginare, come permettere ai Paesi che lo desiderino di andare avanti davvero nella costruzione dell’unità dell’Europa.

Credo che non si debba necessariamente procedere tutti insieme, alla stessa velocità. Mi auguro e farò in modo che sia così. Ma mi rendo conto che non è sempre possibile. Già oggi d’altra parte alcune delle scelte politiche più significative dell’Europa, come l’Euro e la creazione dello spazio Schengen, sono state realizzate solo da alcuni Stati membri. Non contro qualcuno; senza escludere gli altri; mantenendo anzi la porta aperta. Ed è stata una scelta rispettata da quanti a suo tempo non si sentirono ancora pronti per andare subito verso una certa direzione.

Ecco, io auspico che anche in futuro prevalga questo stesso approccio costruttivo. E che abbia la meglio su ogni tentazione di veto.

L’Italia ha sempre ritenuto, lo sapete, che essere europeisti fosse il miglior modo di essere lungimiranti.

Ma oggi lungimiranza non significa solo disegnare scenari ambiziosi per il futuro della costruzione europea. Significa anche porsi il problema di permettere ai popoli che lo desiderano di realizzare le loro ambizioni di unione nei tempi e nei modi a essi più congeniali.

Se nessuno si farà mai carico di ipotizzare anche una simile eventualità, rischiamo l’insabbiamento del progetto europeo, di frustrare gli ideali di quanti sin qui ci hanno creduto profondamente. Persino paesi come il mio, che per 50 anni hanno investito senza riserve nella costruzione europea, potrebbero alla fine esaurire la propria carica vitale.

Voglio quindi concludere con un doppio messaggio.

L’Italia darà il massimo appoggio alla Presidenza tedesca e poi a quella portoghese perché il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno e la Conferenza intergovernativa che seguirà, siano un successo in cui tutti i Paesi membri possano riconoscersi.

Allo stesso tempo, l’Italia sa bene che un compromesso non è un fine in se stesso. E che se quindi un tale compromesso non dovesse convincerci, noi non lo sottoscriveremmo. Un’avanguardia di Paesi potrebbe a quel punto rivelarsi il modo migliore per proseguire il percorso verso una Unione sempre più stretta, a condizione che sia sempre lasciata la porta aperta a chi volesse entrare a farne parte in un momento successivo.

Permettetemi infine di lanciare un appello forte ai parlamentari, ai rappresentanti diretti dei cittadini. Mi rivolgo soprattutto ai parlamentari europei che rappresentano il popolo europeo. Il vostro è un ruolo insostituibile per far comprendere ai cittadini qual è la posta in gioco.

Solo se al lavoro dei governi si affiancherà il vostro lavoro, potremo creare le condizioni per il successo del negoziato costituzionale.

Dobbiamo essere consapevoli che non possiamo fallire, pena il declino. Il declino di un’idea avanzata di Europa; di un’Europa che sa essere attore nel mondo grazie ai valori che ne costituiscono le fondamenta. Rischieremmo insomma di tornare ad essere la piccola appendice occidentale del continente asiatico cui ci condannerebbe non solo la geografia, ma anche la storia futura. Grazie.

 
  
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  Der Präsident. Herr Ministerpräsident Prodi, wir danken Ihnen herzlich für diesen überzeugenden europäischen Beitrag. Ich hoffe, dass alle ihn hören.

 
  
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  Joseph Daul, au nom du groupe PPE-DE. – Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Madame la Vice-présidente de la Commission, Monsieur le Président du Conseil italien, chers collègues, nous assistons à l'accélération du processus de construction européenne. Qu'il s'agisse de la relance institutionnelle, de la nouvelle dynamique insufflée par Angela Merkel sur le climat, l'énergie, ou de la mise en place d'une politique commune de l'immigration. L'Europe avance. L'Europe montre qu'elle constitue un niveau de décision nécessaire, efficace, mais aussi légitime. Monsieur Prodi, vous nous avez fait part de votre vision, de votre conception des affaires européennes. À travers vous, je veux saluer l'engagement historique, et plus que jamais d'actualité, du peuple italien en faveur du projet d'intégration européenne.

Après une longue phase d'incertitude, la relance institutionnelle se précise. La Présidence allemande a raison d'en faire l'une de ses priorités. Si l'Europe est en état de décider de façon efficace et démocratique, nous pourrons décider utilement de politiques communes. Aller vite et permettre à l'Europe d'avancer, c'est ce à quoi le candidat de l'UMP, Nicolas Sarkozy, s'est engagé et c'est le mandat que le peuple français a donné au nouveau Président de la République française.

Cette dynamique portée par un État membre qui a dit "non" au projet de traité, est d'ores et déjà soutenue par plusieurs autres États membres de l'Union et doit être mise à profit pour aller de l'avant. Le temps n'est plus aux interrogations. Ce qu'il nous faut à présent, c'est de l'action et de la flexibilité. Quatre semaines seulement nous séparent du Conseil européen, crucial, des 21 et 22 juin, qui doit aboutir à la rédaction d'ici à la fin de l'année d'un nouveau traité. Sa ratification par les vingt-sept pourra intervenir avant les élections européennes de 2009. L'action va de pair avec la flexibilité car il faut jeter les ponts entre les dix-huit pays, comme vous l'avez dit, qui ont dit "oui"; les deux qui ont dit "non" et ceux qui ne se sont pas encore prononcés. Chacun devra faire des efforts de rapprochement, de pédagogie auprès de ses opinions publiques. Il n'y aura de succès que si l'on cesse de s'arc-bouter sur des questions sémantiques pour se concentrer sur l'essentiel. Vote à la double majorité, extension du vote à la majorité qualifiée, principe de subsidiarité et répartition des compétences entre l'Union et les États membres, présidence stable, représentation commune sur la scène internationale, mais aussi Charte des droits fondamentaux.

Pour les députés européens de la famille PPE, ce dont l'Europe a besoin, c'est de constituer une force politique et de devenir un acteur autonome sur le plan mondial. L'Europe a besoin d'une identité sur le plan économique et commercial pour garantir que nos partenaires respectent les mêmes règles que nous, dans les domaines fiscal, environnemental ou social. L'Europe doit veiller à ce que, en son sein-même, n'existe pas de concurrence déloyale entre les États membres, en particulier dans le domaine fiscal.

Monsieur le Président et chers collègues, nous sommes sur la bonne voie, ce qui doit prévaloir, c'est le sens de la responsabilité et de l'intérêt général de la part des dirigeants politiques et des opinions publiques. Tout en restant fermes sur nos idéaux et nos principes, ceux-ci ne seront bien servis que si le pragmatisme l'emporte sur le dogmatisme. et si la bonne volonté est plus forte que la mauvaise foi et le laisser-aller.

Monsieur le Président, je voudrais brièvement évoquer ici le récent sommet Union européenne-Russie de Samara. Beaucoup de commentateurs l'ont considéré comme un échec pour l'Europe. Pour mon groupe, l'Europe est, bien au contraire, sortie gagnante de ce sommet. Gagnante, non pas contre la Russie, qui est un partenaire que nous respectons, mais gagnante dans l'affirmation de nos convictions et de nos idéaux. Nous sommes satisfaits car, sur le statut du Kosovo, sur l'énergie, mais aussi sur la question de la souveraineté de l'Estonie, nos dirigeants ont hissé le drapeau européen et se sont exprimés d'une voix forte et intelligible.

Monsieur le Président du Conseil italien, je conclurai sur ces propos en disant combien pour notre groupe parlementaire, la dimension euroméditerranéenne est capitale. C'est en Méditerranée que se jouera la réussite ou l'échec de notre aventure européenne. Investir dans les relations avec le bassin Méditerranée, miser sur le développement d'une région dotée d'un potentiel humain si important, oeuvrer pour la paix et la stabilité au Proche-Orient, rien n'est pour nous, Européens, aussi stratégique.

 
  
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  Der Präsident. Vielen Dank Joseph Daul, auch für die überpräzise Einhaltung der Redezeit.

 
  
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  Martin Schulz, im Namen der PSE-Fraktion. Herr Präsident, meine Damen und Herren, lieber Herr Ministerpräsident Prodi! Vielen Dank für Ihre ermutigende Rede, der ich als Vorsitzender meiner Fraktion nichts hinzuzufügen habe. Das, was Sie vorgetragen haben, ist die Meinung meiner Fraktion. Wir danken Ihnen für die Klarheit Ihrer Worte.

Wenn Sie mit dieser Klarheit in die Verhandlungen gehen, ist uns nicht bange. Es ist uns deshalb nicht bange, weil wir zumindest einen starken Regierungschef in dieser Regierungskonferenz haben werden, der nicht bereit ist, einen Kompromiss um jeden Preis zu schließen. Einen Kompromiss, der die Substanz dessen aufgeben würde, was wir in der Verfassung erarbeitet haben, wäre kein Kompromiss, sondern eine Niederlage für das europäische Einigungswerk. Deshalb danke für Ihr klares Bekenntnis.

(Beifall)

Mein Kollege Poul Nyrup Rasmussen hatte die Gelegenheit, in Nizza mit am Tisch zu sitzen und den Vertrag von Nizza mit auszuhandeln. Ich habe oft Gelegenheit, mit ihm darüber zu diskutieren. Als die 15 Regierungschefs in Nizza den Saal verließen, haben alle gesagt, dass dieses Ergebnis nicht reiche. Denn es handelte sich um einen dieser Minimalkompromisse, der geschlossen wurde, damit nicht noch mehr Regierungschefs einschlafen.

Das war der Grund, weshalb der Konvent einberufen wurde, weil diejenigen, die in Nizza zusammen saßen, gesagt haben: Für die Erweiterung reicht das nicht. Aber die Erweiterung kommt und wenn wir die Erweiterung meistern wollen, brauchen wir eine andere Vertragsgrundlage. Also haben sie widerwillig unserer Forderung nach einem Konvent zugestimmt. Denn sie wussten: Was wir 15 verhandelt haben, reicht nicht für 27. Dann hat man eine Verfassung angenommen – sie haben gesagt, der Text ist gut – ja, dem stimme ich zu. Es war eine gute Verfassung. Nun wurde sie abgelehnt und wir sind zurückgeworfen worden auf den Vertrag von Nizza. Aber ich stelle folgende Frage: Ist das, was im Jahr 2000 richtig war, nämlich dass Nizza nicht für die Erweiterung reicht, im Jahr 2007 falsch? Nein, Nizza reicht nicht für die Erweiterung, aber wir haben auf der Grundlage eines unzureichenden Vertrages bereits erweitert.

Wer die Europäische Union in diesem Zustand lassen will, der will sie zerstören! Das ist der Wunsch derjenigen, die um keinen Preis einen neuen Vertrag wollen. Und denen dürfen wir keinen Platz geben.

(Beifall)

Manche sagen: Nizza minus, Nizza ist uns noch zu viel. Heute habe ich einen Regierungschef gehört, der gesagt hat, dass es mit diesen Leuten keinen Kompromiss geben kann. Wer hinter Nizza zurückgehen will, der sollte besser erst gar nicht zur Regierungskonferenz fahren. Es ist nun an der Zeit, Klartext zu reden. 18 der Mitgliedstaaten der Europäischen Union haben diesen Verfassungsvertrag bereits ratifiziert. Davon haben zwei Mitgliedstaaten ihn per Referendum ratifiziert, nämlich Spanien und Luxemburg. Warum erlauben wir eigentlich, dass immer nur über Frankreich und die Niederlande geredet wird? Warum sagen wir nicht, dass in Europa zwei Völker diesem Vertrag zugestimmt haben, es haben übrigens mehr Europäerinnen und Europäer mit Ja für die Verfassung gestimmt, als mit Nein dagegen. Auch das ist eine Wahrheit der europäischen Demokratie, die an dieser Stelle ausgesprochen werden sollte.

Herr Präsident, die Europäische Union ist ein Erfolgsmodell des Friedens nach innen, der sozialen Stabilität, der Kombination von wirtschaftlichem Wachstum und sozialer Stabilität und des Exports von Werten als Grundlage der Politik in den internationalen Bereich. Wer dieses Erfolgsmodell bewahren will, der muss an den bestehenden Vertragsgrundlagen viel verändern. Der italienische Schriftsteller Tomasi di Lampedusa lässt in seinem Roman „Der Leopard“ den Neffen Tancredi zum Fürsten von Salina den schönen Satz sagen: Alles muss sich ändern, damit alles bleibt, wie es ist! Wenn Europa so erfolgreich bleiben will, wie es ist, dann muss es seine vertraglichen Grundlagen ändern, und wenn Sie kämpfen wie ein Leopard, dann kämpfen wir mit Ihnen.

(Beifall)

 
  
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  Graham Watson, on behalf of the ALDE Group. – Mr President, on behalf of my group I should like to welcome Mr Prodi back to Parliament.

Prime Minister, 50 years after the Treaty of Rome was signed, you have returned Italy to its rightful place at the heart of Europe, and at the heart of the European project. With President Napolitano you have turned the osservato speciale into a partner speciale. Your cabinet, with names like Bonino, Amato and Padoa-Schioppa, fills my colleagues and me with confidence.

We hear some criticisms of your first year in government, but we recall the faint hearts who made similarly dismissive remarks about your first year at the Commission. They were proven wrong. Enlargement, the euro: these are the jewels in Europe’s crown, so we will judge a government on its results, not on first appearances. It was Italy which, while others hesitated, led the European Union force into Lebanon, and Italy which pressed for a worldwide moratorium on the death penalty. You showed the world that Europe can have the vision and the capacity to act in unison for the good of all.

We must seize that vision, for Europe’s future strength lies not in insulating itself against injustices, but in confronting the forces of pain and misery and destruction in the world beyond our borders. On our own continent we have healed the hurts of nations. Our interest now, indeed perhaps our survival, depends on exporting in the next 50 years the domestic achievements of the last. Global challenges like climate change, population growth and nuclear proliferation highlight what you have called ‘the inadequacy of unilateralism’. The world needs global mechanisms to create consensus on these matters.

And the model? None is better than our Community method, tried and tested over 50 years. And yet, even as Europe comes of age on the international stage, some are seeking to divide us from within. What should we say to the eurosceptics who say that the European Union is no longer fit for service, or that the European dream is menaced by globalisation, or that integration threatens national identity? They listen, but they do not hear. Mr Prodi, you wisely followed the advice of Cavour, who told us that he had discovered how to deceive diplomats. He said, ‘I tell them the truth, and they never believe me’.

As you told us in Berlin, marking Europe’s 50th birthday:

"Per creare abbiamo bisogno di buon senso, di pazienza, di fede, ma anche di un pizzico di follia."

A grain of folly, of self-belief, as well as grit and determination are indeed needed to face the future. For now is not the time for apathy or egocentrism. Our leaders must be bold: more Europe, not less, is the key to competitiveness; more Europe, not less, is the key to security; more Europe, not less Europe, is the key to a just world. That is why it is vital to reach an institutional settlement at next month’s intergovernmental conference. Only stronger institutions can build a stronger Europe.

Mr Prodi, it was Leonardo da Vinci, your compatriot, who taught us:

"Non si volta chi a stella è fisso".

Thank you for holding true to your vision.

(Applause)

 
  
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  Cristiana Muscardini, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'urgenza è approvare il nuovo trattato. Un'urgenza che va di pari passo con la necessità di semplificare, di rendere l'Unione più comprensibile ai cittadini. Ma banalizzare le difficoltà che esistono e sono la radice dei dubbi, che fino ad oggi hanno impedito di trovare il consenso, non è certo la strada.

Il Presidente del Consiglio italiano, già Presidente della Commissione, non può non essere consapevole che a proposte fumose e generiche corrispondono risposte fumose e inconcludenti, proprio il contrario di ciò che vogliono i cittadini. Il possibilismo che apre mille strade, ma non ne porta a compimento nessuna, specie quando le strade sono le stesse, che da più di dieci anni sentiamo proporre e poi abbandonare.

La crisi è evidente e non banale e perciò necessita di soluzioni adeguate ai tempi sempre più stretti e per questo gli sforzi del Cancelliere tedesco, le dichiarazioni del Presidente Sarkozy hanno ridato speranza a noi europeisti. Noi cerchiamo ciò che è realizzabile, non ciò che è impossibile! Crediamo che il compromesso, quando è alto e onorevole, sia alla base della politica. Quando si parla di "no ai compromessi" è perché si sono già fatti compromessi di poca importanza e di poco valore etico.

Se la crisi è evidente, si abbandonino i progetti non realizzabili in tempi brevi e si consolidi invece quanto trova immediato consenso: maggiore agibilità delle nostre istituzioni; maggiore applicazione della sussidiarietà; politica comune per le frontiere; il terrorismo; rilancio dell'economia e della competitività per la realizzazione senza più tentennamenti delle infrastrutture necessarie specie in tema di mobilità; politica energetica comune; difesa del patto sociale; regole chiare che impediscono la concorrenza sleale con una posizione più forte dell'Unione nell'OMC; armonizzazione delle legislazioni penali per quanto riguarda i reati di violenza contro l'infanzia.

I cittadini non possono avere fiducia in capi di governo che a Strasburgo delineano l'Europa con parole semplici e nel loro paese non realizzano i progetti che l'Europa ha approvato. Strasburgo chiede una politica estera comune, non che facciamo i solisti come è avvenuto in Afghanistan. Diminuisce la fiducia dei cittadini, quando la sicurezza delle frontiere non è garantita, per una confusa contraddittoria politica sull'immigrazione. I primi a subirne danno sono gli immigrati regolari. La TAV, approvata in tutte le sedi comunitarie, è bloccata per divergenze in sede al governo italiano e parimenti è fermo lo sviluppo.

Signor Presidente, io credo che quando ci si rivolge dicendo "l'importante ruolo dei parlamentari europei" dobbiamo anche cercare in tutti i paesi, compreso il nostro, di ricordare che a tutt'oggi i membri della Convenzione europea, i membri italiani, non sono stati mai chiamati per avere uno scambio di idee e per dare il loro contributo. Anche questo ha significato! Meno parole e più fatti!!

 
  
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  Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea le dà il benvenuto, Presidente Prodi, in quest'Aula, anche perché ultimamente non sono purtroppo così frequenti i discorsi convintamene impegnati a favore di una soluzione alta della crisi costituzionale. Temiamo, tra l'altro, che domani il Primo ministro olandese sarà e dirà tutt'altra musica.

Comprendere le ragioni degli altri, va bene, ma l'esperienza ci insegna che sono quasi sempre le ragioni dei contrari a vincere. Che alla fine anche i governi più pro-europei come il suo, si sono via via piegati alle ragioni di coloro che vedono nella dimensione intergovernativa e nel rapporto di forza di Stati, la vera dimensione del governo europeo. E' stato così a Maastricht, ad Amsterdam e a Nizza. Lei ha detto che il suo governo non accetterà compromessi al ribasso, lo speriamo, perché in molte occasioni i precedenti non sono stati proprio esaltanti.

Ai Verdi non piacciono i ricatti, i conflitti e le rotture. Ci piacerebbe molto un'Europa armoniosa, innovativa e veramente sostenibile e unita, l'Europa a 27 è un grandissimo risultato. Ma siamo chiari: i ricatti fino adesso li hanno fatti soltanto coloro che hanno voluto frenare la soluzione della crisi costituzionale e questa è una realtà che non può passare sotto silenzio. Perfino la maggioranza di questo Parlamento ha rinunciato negli ultimi mesi e negli ultimi anni a fare una qualsiasi proposta un po' audace nell'attesa di un'iniziativa dei governi.

Riteniamo che ci siano due o tre condizioni che potranno permettere, Presidente, di uscire da questa impasse e noi speriamo veramente che il governo italiano sia convintamene dalla nostra parte in questo. Ci dovrà essere una forte alleanza fra i 18 paesi che hanno ratificato questo Parlamento, la Commissione, alcuni parlamenti nazionali, per resistere alla tendenza allo smantellamento del trattato costituzionale.

Lei ha fatto una lista di alcuni temi e io vorrei aggiungerne almeno due: uno, è la questione della Carta dei diritti fondamentali, l'altra è il tema della riforma della clausola di revisione. Non è più possibile andare avanti così, con un trattato adottato sempre all'unanimità e lasciando fuori il Parlamento europeo.

La seconda condizione è che bisogna, dovete voi governi, avere il coraggio di parlare all'opinione pubblica delle scelte da fare, delle divisioni che esistono fra di voi, sul futuro dell'Europa e a cercare il loro sostegno. Non vi nascondete in misteriosi negoziati segreti. Non buttate fuori questo Parlamento dalla riforma sulla Costituzione europea della Conferenza intergovernativa che si prepara, anche perché l'esperienza dimostra che nei segreti dei negoziati intergovernativi, vincono gli altri.

Noi, e concludo Presidente, non abbiamo paura della discussione sul nocciolo duro, anche se non ci piace. Anzi, pensiamo che soltanto mettendo alcuni governi e alcuni popoli di fronte alla scelta dentro o fuori, alla fine decideranno di stare con noi.

 
  
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  Francis Wurtz, au nom du groupe GUE/NGL. – Monsieur le Président, trois brèves remarques. La première ne concerne pas directement M. Prodi mais les fameuses douze questions posées par la Présidence du Conseil aux chefs d'État et de gouvernement. L'une d'entre elles est rédigée comme suit, je la cite: "Que pensez-vous de la proposition de changer la terminologie sans toutefois modifier la substance juridique, par exemple, en ce qui concerne le nom du traité?". Comment voulez-vous que le citoyen qui lit cela ne se dise pas que les dirigeants européens le prennent pour un benêt, pour ne pas dire autre chose?

Plus fondamentalement, M. Prodi vient de souligner que les électeurs européens doivent savoir quel va être le rôle du Parlement européen, s'il y aura ou non une présidence stable au Conseil européen et un ministre des Affaires étrangères européen, et comment sera constituée la Commission. Toutes ces questions sont en effet importantes. Mais n'entendez-vous pas d'autres interrogations autour de vous s'exprimer avec bien plus de force et de prégnance et auxquelles aucun d'entre vous ne répond jamais. Par exemple: même des économistes libéraux se demandent où risque de nous conduire, dans le contexte mondial actuel, une politique de libre-échange sans entraves associée à une libre circulation des capitaux, à une liberté absolue de délocaliser les moyens de production et à une égale liberté de mouvements des investisseurs étrangers, y compris les plus prédateurs. Quels changements proposez-vous à cet égard pour l'acquis communautaire?

D'autres voix, et non des moindres, s'élèvent contre la guerre fiscale que se livrent les États membres, ou bien pour un changement de statut de la Banque centrale européenne ou encore pour une politique industrielle volontariste dans les secteurs clés de l'économie moderne hors des règles de la libre concurrence. Quelle rupture avec l'existant estimez-vous souhaitable ou acceptable de ce point de vue? L'Europe doit-elle être une affaire de marché ou une affaire de politique face aux marchés? Dans quelle mesure la démocratie s'arrête-t-elle là où commence l'économie de marché ouverte où la concurrence est libre? Ces questions sont sur la table. Qu'en pensez-vous?

Un dernier mot à l'adresse de M. Barroso, absent aujourd'hui, qui s'est réjoui de ce que, selon lui, le oui l'a emporté lors des élections françaises. C'est un contresens. Certes, le nouveau Président français est un adepte du oui. Voilà pourquoi il craignait comme vous un nouveau référendum. Mais les engagements qu'il a dû prendre sur l'Europe pour faire passer son refus de consulter à nouveau les citoyens en disent long sur la profondeur persistante des aspirations antilibérales dans ce pays. Et nous saurons en particulier lui rappeler son discours de référence en la matière prononcé le 21 février ici-même à Strasbourg et intitulé "Je veux que l'Europe change". La vraie question est bien celle-ci: hormis les innovations institutionnelles, à quels changements êtes-vous prêt?

(Applaudissements)

 
  
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  Nigel Farage, on behalf of the IND/DEM Group. – Mr President, once again back in this Chamber and in his usual rousing style, Mr Prodi has confirmed his belief in a United States of Europe and the fact that we should speak with one voice on the world stage. Mr Prodi, whilst I may disagree with those views, I have at least to compliment your honesty in saying things in the way that you do. I am surprised you had to time to come, given that in Italy you have had 38 Prime Ministers in the last 60 years and it looks as though you may well be on the verge of the 39th. We are indeed very privileged that you have come along today.

When you tell us that security is so important – this ‘drive towards closer cooperation’ as you call it – particularly on the day when the British police announced that charges are to be laid in the case of the former KGB agent Alexander Litvinenko, who was recently murdered in London, I wonder whether we really want your style of justice, given that Mario Scaramella, who tried to warn Mr Litvinenko of what was going to happen to him, has now languished in an Italian jail for six months. The charges against him keep changing and he has not actually faced a court. If you are suggesting we give up common law and habeas corpus for that sort of European system, my answer to you is no, thank you very much indeed.

Let us have a real debate, Mr President. Mr Schulz: 16 countries have approved the European Constitution, not 18, so please can we have some truth, some honesty and some openness and please can we not push on and totally ignore the French and Dutch referendum results. Mr Prodi did not even refer to that in his speech.

People have said no. Tens of millions of Europeans are saying ‘Give us, the people, a say in our future’. Stop behaving like a bulldozer, stop sweeping aside public opinion. By all means have your Treaty, but let the people decide on their future. Do not impose it upon them.

 
  
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  Jean-Marie Le Pen, au nom du groupe ITS. – Monsieur le Président, Monsieur le Premier ministre, les eurocrates de la Commission et du Conseil ont dû pousser un immense soupir de soulagement le soir du 22 avril: pour eux, Royal ou Sarkozy, UMP ou PS, c'était la garantie que la Constitution européenne, pourtant rejetée massivement par deux peuples en 2005, allait être remise sur les rails, au mépris de la démocratie. L'un et l'autre étaient des candidats, et des élus, idéaux. Comme M. Bayrou, d'ailleurs.

Sarkozy comme Royal feignent de croire, comme vous-mêmes, que les Français n'ont rejeté que les politiques de Bruxelles, alors qu'ils ont rejeté également cette partie institutionnelle, que l'on veut aujourd'hui nous refiler en douce, à savoir le ministre unique des Affaires étrangères – ce ministre unique qui, s'il avait existé, nous aurait tous impliqués dans la guerre d'Irak –, le pseudo-président élu, la Commission réduite à des fonctionnaires issus de quelques États, la communautarisation de toutes les politiques, qui prive les États de tout droit de veto, bref, le super-État européen, bureaucratique et omnipotent.

À vos yeux, il valait même mieux que Sarkozy soit élu, plutôt que Royal, puisque le premier entend faire ratifier la Constitution par le Parlement, là où la seconde prétendait avoir quelque considération pour l'expression de la volonté populaire.

Après la nomination aux affaires européennes d'un ministre et d'un secrétaire d'État socialistes et à peine la passation de pouvoirs terminée entre l'ancien et le nouveau Président de la République, M. Sarkozy s'est précipité à Berlin confirmer la ratification par la voie parlementaire, son attachement au super-État européen et sa volonté de n'être que le gouverneur d'une province européenne. La chancelière allemande peut être rassurée: grâce à M. Sarkozy, sa présidence de l'Europe sera un succès! Elle pourra présenter en juin une feuille de route de relance du processus constitutionnel et de mise à mort des nations et de la souveraineté des peuples.

Élu par 53% des Français, M. Sarkozy trahit déjà les aspirations d'une bonne partie d'entre eux, et notamment des 55% de citoyens, de droite comme de gauche, qui ont voté "non" en mai 2005.

(Interrompu, l'orateur se tourne vers M. Schulz:"Qu'est-ce que vous avez, Monsieur Schulz, vous êtes malade?", puis se ravise: "Ah oui, c'est vous, Monsieur Cohn-Bendit, allez donc faire de la pédagogie chez les petits enfants!")

 
  
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  Der Präsident. Herr Kollege Le Pen, bei den Abstimmungen geht es einmal so und einmal so. Darüber könnte doch keiner besser berichten als Sie.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI). – Dámy a pánové, Evropská ústava měla posílit potenciál Unie jako globálního světového hráče, ale co se stalo? Vznikl nesrozumitelný dokument, jehož schvalování se sociálním inženýrům zcela vymklo z rukou. Občané dvou zemí řekli jasné ne. Vznikl nespravedlivý dokument, který už řadu let odpoutává pozornost politiků od skutečných problémů, zanáší zbytečné spory dovnitř Unie a potvrzuje slova, že Unie je malá. Nikoliv geograficky, ale myšlenkovým rozměrem svých leaderů, kteří nedokáží přijmout neúspěch projektu a navrhnout občanům projekt jiný. Hlavy států chodí kolem horké kaše namísto, aby na rovinu řekli: v Římě jsme před třemi lety podepsali text, který občané odmítli. Je to slepá ulička a musíme jít jinou cestou.

Budoucnost Evropy jako globálního hráče neohrožuje nepřijetí současné Ústavy. Ohrožuje ji odtržení politiků od reálného života a zbytečné diskuse o mrtvém textu. Občané jednotlivých států stále méně rozumějí řeči evropských institucí a jejich představitelů. A globální partneři těží v unijní nejednotnosti a sebestřednosti jejich leaderů.

Jsem přesvědčená, že Evropská unie potřebuje reformu institucí a nový sjednocující dokument, který by jasně vymezil pravomoci Unie a jednotlivých států. Smlouvu, která bude stručná, srozumitelná, spravedlivá, a tudíž pro občany přijatelná, a hlavně smlouvu, která nebude jen doplněnou nebo ořezanou verzí odmítnuté Ústavy. Domnívám se, že v rukách jednotlivých států by měly zůstat penzijní, daňová, zdravotní, sociální, kulturní, justiční a jaderná politika. Pokud jde o ostatní politiky, nutně musí být předmětem diskuse. Řada z nás v životě i v politice zažila neúspěch, teď se to stalo propagátorům Evropské ústavy. Měli by překonat svou ješitnost a prohru si přiznat. A měli by co nejdříve začít jednat o zcela nové smlouvě. Od červnového summitu a německého a portugalského předsednictví takový realizmus očekávám. Jen tak posílíme důvěru v evropský projekt, před občany Unie i v globální ekonomice a politice.

 
  
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  Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei ministri italiano. Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio molto di questo dibattito, come tutti i dibattiti in questo Parlamento è stato breve, costruttivo e franco. Ha messo in rilievo posizioni molto diverse fra di loro riguardo al futuro dell'Unione europea. Se sentiamo alcuni degli interventi finali, anche posizioni inconciliabili.

Certo questo problema va affrontato, discusso, portato avanti in modo democratico, aperto, come sempre avviene e come sempre è avvenuto nell'ambito di questo Parlamento. Proprio questo mi ha spinto a fare il discorso iniziale; proprio per regolare questa grande diversità, questa larghezza di opinioni, dobbiamo avere regole che ci permettano di gestire l'Unione europea, che tutti noi abbiamo avuto.

Stiamo dimenticando il lungo cammino che abbiamo fatto nell'organizzare il trattato costituzionale; dimentichiamo i 18 mesi della Convenzione, i dibattiti, il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, del Parlamento europeo. Dimentichiamo che non è stato un dibattito chiuso. Si è arrivati però a un risultato, riprendo le parole dell'onorevole Muscardini: "ma, attenzione che in politica bisogna arrivare ad un compromesso, un compromesso alto". Bene, il progetto di Costituzione era già un compromesso!

Come Presidente della Commissione europea ho sofferto per alcune grandi spinte in avanti che sono mancate in quel trattato. Abbiamo voluto questo compromesso, perché capivano, proprio per realismo della politica, che non si può avere tutto! Che la nostra idea di Europa era ancora più forte, ma che in quel momento le circostanze storiche permettevano questo.

E' stato sottoscritto da tutti i paesi dell'Unione, anche da Londra, con la responsabilità dei governi dell'Unione. Adesso, si viene a dire che questo trattato è nato così, da una piccola stanza e fuori dalla volontà dei popoli. E' nato dai rappresentanti del popolo! E' stato sottoscritto dai governi eletti dal popolo! Questo è quello che è avvenuto! Chiaramente possiamo ancora cercare il compromesso, perché nella nostra vita abbiamo sempre cercato il compromesso, ma non si può con il compromesso deludere e annullare il progetto dell'Europa.

Questo è il limite invalicabile che ci siamo posti ed è per questo motivo che ho fatto un discorso in cui ho delineato i punti fondamentali dai quali non si può recedere: sono i punti della volontà popolare, il problema dei pilastri, il problema del ministro degli Esteri! Ma come, ma abbiamo vergogna a chiamare chi ci rappresenta ministro degli Esteri? Chiamatelo pure segretario di Stato, se volete, per usare la terminologia anglosassone. Ma di cosa abbiamo paura! Ma non ci rendiamo conto di quanto è costato in questi anni non avere un ministro degli Esteri! Non ci rendiamo conto di cosa non abbiamo potuto fare nel Medio Oriente, in tutte le zone vicine. Come abbiamo lasciato che la situazione politica si deteriorasse, per le nostre divisioni!

E' questa la irresponsabilità con cui andiamo noi di fronte alla storia? Ecco, guardate, in questi giorni si gioca quest'ultimo aspetto della nostra unità politica, l'ultimo aspetto della nostra capacità di rappresentare l'Europa nel mondo. E se non lo capiamo adesso, quando sarà? Ho lasciato quel banco della Commissione da poco tempo, da un paio di anni o poco più! Ebbene, i rapporti di forza nel mondo: la Cina, l'India, l'Asia, il problema di un'Europa che non è stata capace di parlare a questi grandi popoli e non è stata capace di parlare da pari a pari agli Stati Uniti d'America, convincerla!

Questo non è abbastanza per pesare sul nostro futuro? Vogliamo continuare a non contare niente anche per un'intera prossima generazione? Questa è la domanda che io vi pongo di fronte alla Conferenza intergovernativa, di fronte al Consiglio europeo. Non mi pongo altre domande! Mi pongo il senso della responsabilità dell'Europa, di fronte alla storia, di fronte alla vita nostra e dei nostri figli.

 
  
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  Der Präsident. Herzlichen Dank, Ministerpräsident Prodi! Der Beifall drückt aus, was das Europäische Parlament denkt.

 
  
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  Antonio Tajani (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo mesi di difficoltà, l'iniziativa del Cancelliere Merkel e le elezioni di Nicolas Sarkozy alla presidenza della Repubblica francese hanno offerto nuove speranze all'Europa. Malgrado ulteriori resistenze, ora c'è la reale possibilità di dar vita ad un nuovo trattato che sancisca le regole di un'istituzione assolutamente originale quale l'Unione europea! E' evidente, purtroppo, che il testo frutto del lavoro così ben diretto dalla presidenza italiana, guidata da Silvio Berlusconi e firmato a Roma, non potrà più entrare in vigore.

Se però si vuole che l'Europa svolga il ruolo che le compete sul palcoscenico internazionale, si dovrà salvare la sostanza del trattato. Penso al principio delle decisioni prese a maggioranza su alcune importanti questioni, penso all'unica voce in politica estera, penso alla durata della Presidenza. Approvare un testo ridotto rappresenta soltanto un primo passo in avanti. Certo, l'ottimo è il nemico del bene, però è importante continuare a percorrere la strada intrapresa e decidere prima delle europee del 2009. Magari, pensando al domani, alla nuova legislatura di questo Parlamento che potrebbe avere anche un ruolo costituente come suggerito da molti, a cominciare dal presidente della commissione giuridica on. Gargani e dall'on. Brunetta.

Ma l'Europa a 27 non ha solo bisogno di regole istituzionali per meglio funzionare. Ha bisogno di riconoscersi nei valori che ne costituiscono la vera base, le fondamenta sulle quali costruire un'Unione che in futuro non si dissolva di fronte alle difficoltà. Sarebbe un errore non fare della libertà, della solidarietà, della sussidiarietà, della centralità della persona i cardini delle istituzioni comunitarie. Sarebbe un grave errore rinunciare alla nostra identità, alle nostre radici giudaico-cristiane e ad un modello sociale fondato sulla famiglia, quella composta dal padre, dalla madre e dai figli.

 
  
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  Gianni Pittella (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega Tajani mette in campo argomenti che non hanno nulla a che fare con l'argomento odierno, mentre abbiamo ascoltato invece parole chiare, forti e determinate dal Presidente Prodi, la quali danno all'Italia la guida dell'integrazione europea e danno più forza al Parlamento europeo, sempre all'avanguardia nella battaglia per le riforme costituzionali dell'Unione.

Sono state parole chiarissime su un punto nevralgico: si deve ripartire dal progetto di Costituzione ratificato dai 18 e non da Nizza. Bisogna dare un mandato chiuso, non un mandato aperto, alla Conferenza intergovernativa! Non si può definire morto un progetto di Costituzione che è stato accolto dalla stragrande maggioranza dei cittadini e che dà risposte precise, altro che fumosità on. Muscardini! Le ha elencate Prodi, le risposte precise nella sua introduzione e nella sua replica!

Senza Costituzione, caro compagno Wurtz, l'Unione europea è più debole e maggiore è il rischio del declino verso una pura area di libero scambio. Ecco perché a volte non capisco certe posizioni della sinistra più radicate! Dopo il discorso del Presidente Prodi, il Parlamento e tutti noi siamo più confortati e più forti e vivremo la nuova fase con maggiore determinazione e maggiore tenacia.

 
  
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  Bronisław Geremek (ALDE). – Dziękuję Panie Przewodniczący! Chciałem przede wszystkim wyrazić radość, że premier Romano Prodi jest człowiekiem, który nie jest zmęczony Europą. Jeden z filozofów powiedział kiedyś, że największym zagrożeniem dla Europy jest zmęczenie. Chciałbym przypomnieć, że premier Romano Prodi, gdy był przewodniczącym Komisji Europejskiej, podjął trudne zadanie rozszerzenia Unii Europejskiej. I czynił to często wbrew głosom mediów, czy wbrew głosom opinii publicznej, czy części opinii publicznej. Dlatego, że myślał o przyszłości Europy.

Ja bym chciał, żeby takie samo przekonanie towarzyszyło teraz myśleniu o przyszłości Europy. Jest nas tu wiele w tej sali, którzy myślą, że Unia Europejska potrzebuje teraz mądrej reformy instytucjonalnej. Staje przed nami jednak pytanie: na ile metoda wspólnotowa, o której pan premier mówił jako o tym mechanizmie, który Unię Europejską popycha do przodu, o ile metoda wspólnotowa jest obecna w działaniu Rady Europejskiej. A więc w działaniu przedstawicieli rządów. Pan premier Prodi był w jednym ciele, w Komisji Europejskiej, i jest w drugim, w Radzie Europejskiej. Obserwator zewnętrzny ma czasem wrażenie, że pojawia się tutaj jako pierwsze i główne odniesienie egoizm narodowy, a nie myślenie w kategoriach wspólnego interesu.

I to jest kwestia, która, wydaje mi się, jest szczególnie istotna. Jeżeli w Parlamencie Europejskim będzie poczucie znaczenia wspólnoty, jeżeli jest ono w Komisji Europejskiej – co uczynić, ażeby Rada Europejska do tego się dostosowała.

 
  
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  Roberta Angelilli (UEN). – Signor Presidente del Consiglio italiano, faccio il mio intervento a nome del gruppo UEN il quale, mi fa piacere ricordarlo al Presidente Prodi, rappresenta la quarta forza politica del Parlamento europeo. Voglio ribadirlo con forza: l'Europa ci sta a cuore! Il presidente del partito che rappresento, l'on. Fini, nella Convenzione è stato tra coloro che hanno contribuito con entusiasmo all'attuale progetto di Costituzione. Più in generale, noi italiani abbiamo una lunga e ininterrotta tradizione europeista, non possiamo perciò non sostenere l'appello lanciato qualche mese fa proprio in quest'Aula anche dal Presidente della Repubblica italiana Napolitano, il quale chiedeva di approvare al più presto la Costituzione.

Questa Costituzione è necessaria anche per avere una politica estera comune. L'ha detto bene, signor Presidente del Consiglio, una politica estera comune di cui tanto sentiamo la mancanza, soprattutto in questo momento di crisi internazionale.

Colgo l'occasione a tal proposito per rivolgere un ringraziamento a tutti coloro, a partire dai circa 8000 italiani impegnati nel mondo nelle missioni di pace, in particolare in Afghanistan, in Libano e in Palestina. Missioni importanti e fortemente sostenute da tutte le forze politiche italiane, seppur ad onor del vero, onorevole Prodi, con qualche imbarazzante eccezione nella sua maggioranza di governo.

Ma voglio ritornare alla Costituzione con un rammarico e un auspicio. Il rammarico è che non sia stato possibile menzionare nel testo le sue radici cristiane; l'auspicio è che si raggiunga l'obiettivo di una rapida approvazione della Costituzione. Sono convinta che l'Italia come al solito saprà fare bene la sua parte.

 
  
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  Johannes Voggenhuber (Verts/ALE). – Herr Präsident! Wo bleibt Romano Prodi? Wie oft habe ich mir diese Frage in den letzten Monaten gestellt? Wo bleiben die Regierungen, die die Verfassung verteidigen? Herr Ministerpräsident, heute habe ich Sie wieder gefunden! Auf den Barrikaden habe ich Romano Prodi wieder gefunden – spät, aber doch. Sie haben den Konsens beschworen, Sie sind herausgetreten aus der Riege der Regierungen, die die historische Verantwortung für Europa jeden Tag gegen Kleingeld wechseln.

Herr Ministerpräsident, Sie haben gesagt, wir müssen die Argumente der anderen respektieren. Da möchte ich Sie fragen: Wer sind die anderen? Wenn es die Bürgerinnen und Bürger Europas sind, auch die, die nein gesagt haben, dann habe ich keine Bange. Wir wissen, was sie wollen: mehr Demokratie, mehr Transparenz, mehr soziale Verantwortung, ein besseres Europa, eine überzeugendere Verfassung. Oder sind die anderen die Regierungen, die die Krise des Ratifikationsprozesses missbrauchen, um uns mit ihren alten Begehrlichkeiten zu traktieren, mit ihren alten Machtansprüchen, mit all dem, was wir ihnen im Konvent abgerungen haben, die die Unzufriedenheit der Bürger mit Absicht auf Europa lenken, um ihre Macht über Europa ohne europäische Demokratie, ohne soziale Dimension und ohne eine gemeinsame Rolle in der Welt zu behalten – denen es um die alten Machtkämpfe einer Fronde geht: das Europa der Staatskanzleien gegen das Europa der Bürger.

Sie haben davon gesprochen, dass wir Kompromisse brauchen. Auch darin liegt eine sehr brisante Frage. Der Kompromiss, der in den 12 Fragen aufleuchtet, ist der Kompromiss als historische Lüge über Europa. Denn es gilt auch, Herr Ministerpräsident – und ich danke Ihnen besonders dafür, dass Sie das sichtbar gemacht haben –, nicht nur den Inhalt, sondern auch den Geist der Verfassung zu erhalten. Wenn wir sagen, Gesetze heißen nicht mehr Gesetze, sondern Verordnungen, dann nehmen wir den Menschen den Anspruch auf demokratische Legitimation, denn Gesetz bleibt es ja, materiell gesehen. Wenn wir das Primat des europäischen Rechts leugnen, ist das falsch, denn es bleibt ja im Unterirdischen bestehen und der Außenminister bleibt das, was wir wollten. Nein, der Kompromiss kann kein Bluff und keine Lüge sein. Wir haben auch um den Geist der Verfassung zu kämpfen!

(Beifall)

 
  
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  Roberto Musacchio (GUE/NGL). – Caro Presidente Prodi, proprio perché ho per l'Europa la sua stessa passione, sono convinto che per rilanciare il processo costituente occorra un nuovo slancio che si fondi su democrazia e diritti. Sono sempre più convinto che la logica intergovernativa non rappresenti la soluzione ai problemi, ma parte di essa e, che ci fa rischiare il minitrattato o anche le due velocità.

Sono i cittadini e i parlamenti a dover riprendere la guida con un nuovo mandato costituente affidato a un Parlamento europeo che abbia queste funzioni, per un nuovo testo, per un referendum europeo; per cambiare testo e contesto.

Occorre che al centro siano con chiarezza diritti esigibili che caratterizzino la cittadinanza europea. Diritto al lavoro e del lavoro che sanciscano che per l'Europa è normale un lavoro stabile e di qualità e non quello tutto precario che si sta elaborando con la flessicurezza!

Occorre un diritto certo all'ambiente, che richiede politiche innovative, fondate sulla cooperazione, visioni multipolari come quelle che devono portare alla ratifica del dopo Kioto e non le mere logiche della competizione commerciale!

Occorre un diritto alla pace che nasca dal ripudio della guerra e da una politica dell'Unione che si fondi su questi valori e li pratichi attivamente come propria politica estera!

Occorre una nuova Europa, la sola possibile ma sempre più necessaria. Dal popolo con i parlamenti la possiamo costruire!

 
  
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  Paul Marie Coûteaux (IND/DEM). – Monsieur le Président, il y a deux ans presque jour pour jour, le non français condamnait à mort la Constitution européenne. Il y eut ensuite la confirmation des Pays-Bas, celle de la Grande-Bretagne, puis les refus tchèque et polonais. Il y eut aussi le peu d'empressement des deux seuls pays qui ont dit oui par référendum, le Luxembourg et l'Espagne. Ainsi, en Espagne, seulement 32 % des électeurs inscrits ont approuvé le texte. Bref, c'était l'échec, puis l'enlisement du processus constitutionnel, échec duquel nous sommes principalement redevables à la France.

Dès lors, tout fut clair pour nous, souverainistes français, au nom desquels je parle ici: c'est la France qu'il fallait circonvenir, les Français qu'il fallait tromper! Eh bien, ce fut fait, par une ruse gigantesque. Lors de la présidentielle, deux candidats furent présélectionnés d'entrée de jeu, pour que, une fois l'un d'entre eux élu et fort alors d'une fraîche légitimité, il dise oui là où les Français ont voulu dire non. C'est le sens de l'insupportable geste de M. Sarkozy se précipitant chez Mme Merkel le jour même de son intronisation.

Il faut que l'on sache que ce oui arraché à la France par le détour présidentiel est un oui illégitime. Je sais très bien que l'on va s'arranger entre soi, dans le petit aquarium silencieux et grouillant des oligarchies bruxelloises, pour concocter un nouveau texte, que l'on ne baptisera certainement pas constitution mais réforme institutionnelle, ce qui revient au même.

Cependant, les partisans du non ne sont pas morts. Que M. Barroso ne s'y trompe pas, et ne vous y trompez pas davantage, Monsieur Prodi: la France donnera tôt ou tard de nouveau de la voix car la France, envers et contre tout, tient à ses libertés. Et ces libertés-là, les libertés nationales, finiront bien, malgré vos pauvres manigances, par triompher.

 
  
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  Koenraad Dillen (ITS). – Voorzitter, eerste minister, meer dan wie ook in Europa kent u het functioneren van de Europese instellingen. Door uw vroegere functie als voorzitter van de Commissie bent u dan ook goed geplaatst om te weten waarom de Europese burgers vandaag het huidige Europa meer en meer de rug toekeren. Bureaucratie, overreglementering, geen enkel respect voor het subsidiariteitsbeginsel, politieke correctheid, geen respect voor de christelijke erfenis van Europa en de obsessie om het islamitische Turkije toe te laten tot de EU hebben ervoor gezorgd dat de meeste Europeanen het Europese ideaal van de founding fathers vandaag gelijkstellen met een opdringerige superstaat die niet meer luistert naar de wil van de burgers.

Wij hebben de laatste jaren enkele frappante voorbeelden van de opzettelijke doofheid van het officiële Europa gekregen. In Frankrijk en Nederland hebben de burgers in een democratisch referendum "nee" tegen de Europese superstaat gezegd. Niettemin gaat het Duitse voorzitterschap gewoon door op de ingeslagen weg. Voor Angela Merkel, en ik vrees ook voor u als lid van de Europese Raad, telt de wil van de bevolking niet. Alle opiniepeilingen wijzen ook uit dat de Europeanen wel bevriend willen zijn met de Turken, maar niet willen dat een niet-Europees en islamitisch land lid wordt van onze Unie. En ook daar gaat men verder op de ingeslagen weg.

Maar maakt u zich geen illusies. Deze weigering om naar de noden en verzuchtingen van de Europeanen te luisteren, zal zich bij een volgende gelegenheid opnieuw tegen het officiële Europa keren, en dan moet men niet komen klagen, mocht de burger weer eens "fout" stemmen, zoals dat heet.

Tenslotte nog dit, meneer de eerste minister, de regering van mijn land heeft zich de voorbije week te schande gemaakt door om commerciële redenen een bezoek van de Dalai Lama aan België te verbieden. Niemand wil China voor het hoofd stoten. Erst das Fressen und dan die Moral heet het dan. Ik hoop dan ook dat u binnen de Europese Raad het woord zult nemen om deze laffe houding van uw regering, die graag de mond vol heeft over mensenrechten, maar als het erop aankomt de eigen economische belangen laat primeren, op de korrel te nemen en België in deze zaak te veroordelen. Als het Europa menens is met de verdediging van de mensenrechten, moet het ook de hypocrisie van sommige lidstaten durven veroordelen.

 
  
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  Der Präsident. Herr Kollege Dillen, Sie haben mich persönlich angesprochen. Ich habe gestern schon hier vor dem Plenum Stellung genommen. Ich werde es niemandem gestatten, ein Gespräch zwischen dem Dalai Lama und dem Präsidenten des Europäischen Parlaments zu verhindern. Es ist ein Brief auf dem Weg. Ich erwarte darauf eine Antwort und werde mich zum geeigneten Zeitpunkt wieder dazu äußern.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). – Vážený pán premiér Prodi, dovoľte mi privítať Vás.

Ste politik, ktorý má bohaté skúsenosti s riadením národného štátu, ako aj Európskej komisie, na čele ktorej ste stáli. Chcem zdôrazniť, že pre úspešnú budúcnosť Európskej únie je nevyhnutné prijať ústavnú zmluvu.

Nedávno sme oslávili 50. výročie podpisu Rímskych zmlúv. Toto číslo samé o sebe hovorí, že odvtedy sa veľa zmenilo a že stále platné zmluvy potrebujú zmenu. Európske spoločenstvo malo vtedy 6 štátov a bolo skôr ekonomickým zoskupením. Dnes má Európska únia 27 členov, z toho 12 patrí medzi krajiny s bývalým komunistickým režimom. Tvár Európskej únie je dnes teda veľmi odlišná od tej v roku 1957.

50 rokov staré zmluvy sú neprehľadné, komplikovane napísané a dá sa povedať, že prežité. Javí sa nám ako nevyhnuté prijať nový ústavný dokument, nové jasné pravidlá hry. Je potrebné si uvedomiť, že reformy, ktoré nám ústavná zmluva ponúka, ako napr. právna subjektivita, záväzné zakotvenie základných ľudských práv, generálny prokurátor, reforma inštitúcií, reforma legislatívneho procesu, to všetko sú zmeny, ktoré môžu Európsku úniu posunúť ďalej. Je najvyšší čas skončiť toto obdobie reflexie a prejsť k obdobiu akcie.

Vážený pán premiér Prodi, chcem sa Vám poďakovať za to, že ste verili Slovensku, keď sa dalo na cestu, o ktorej ste hovorili, že bude dlhá. Slovensko je mladý, nový členský štát Európskej únie a verí Vám, ako verí aj Taliansku a Európskej únii, ktorá zmení svoje pravidlá hry.

 
  
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  Timothy Kirkhope (PPE-DE). – Mr President, Prime Minister, today we are once again debating constitutions and institutions when the citizens of Europe are really more interested in jobs, prosperity, the environment and global poverty.

It is a myth that the European Union is in a crisis or paralysed and incapable of taking decisions, and this is the pretext that some governments are using to demand that the Constitution should be back on the table. I know that you, Prime Minister, believe this as well.

It is not a constitutional crisis. Even the British Government has said that the EU is able to take decisions based on current treaties, and the period of reflection following the French and Dutch ‘no’ votes should, in my view, have been used to take a long, hard look at the reasons for the rejection of the constitution. Instead, the discussions now seem solely focused on what parts of it can be kept at all costs.

As someone who believes in my nation’s membership of the European Union and the potential for good that Europe possesses, I am saddened by this debate. I have always believed there was a need to simplify and make more transparent the decision-making processes and institutions of Europe, as the Laeken Declaration envisaged. The enlargement of the EU may indeed require some amendments to existing treaties or new treaties from time to time, but I cannot accept that this Constitution is required, nor is it desirable at this moment.

There is no doubt that the British people will demand a referendum on any new treaty that might propose additional powers for the EU, and my party would support that. We will watch with great interest the actions of the British Government in the weeks to come. Mr Blair will attend the Brussels Summit on the very eve of his retirement and he must not commit his successor in his absence. Gordon Brown should insist that he attend the summit alongside Tony Blair and take full responsibility for whatever his Government signs up to.

I hope that this kind of realism will guide Mr Brown’s actions in the difficult times that lie immediately ahead.

 
  
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  President. Thank you, Mr Kirkhope. My information is that the British Prime Minister has close contact with Gordon Brown!

 
  
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  Hannes Swoboda (PSE). – Herr Präsident! Herr Ministerpräsident Prodi, es ist sehr gut, Sie hier in diesem Haus zu haben – als Person, die sehr viel für Europa gemacht hat, insbesondere aber natürlich auch als Ministerpräsident.

Romano Prodi hat über die Außenpolitik gesprochen. Ich bin ihm sehr dankbar dafür. Es gibt viele in diesem Haus, die gerade jetzt sagen, wir brauchen eine gemeinsame Haltung gegenüber Russland. Auf der anderen Seite gibt es viele, die sagen, wir dürfen Amerika nicht dominieren lassen. Wir brauchen ein starkes Europa. Gemeinsam sagen wir, Indien, China und Brasilien werden immer stärker, können wir da unsere Interessen noch durchsetzen? Wir haben das Nahost-Problem, das wir in Kürze diskutieren werden. Die Frau Kommissarin ist schon da. Wie sollen wir denn einen europäischen Beitrag zu all dem liefern, wenn wir keine gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik haben? Wie sollen wir eine gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik haben, wenn wir nicht in Zukunft eine klare Persönlichkeit haben, die all diese Belange nach außen vertreten kann und auch Ansprechpartner dafür ist?

Herr Ministerpräsident, bleiben Sie insbesondere in dieser Frage hart! Ich gebe Ihnen völlig Recht: Nicht jeder Vertrag ist ein guter Vertrag. Wir brauchen einen Vertrag, der eine Minimumschwelle überschreitet und Europa wirklich voranbringt. Alles Gute, Herr Ministerpräsident!

 
  
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  Lapo Pistelli (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, c'era uno slogan nel '68 che diceva "Siate realisti, chiedete l'impossibile", oggi dovremmo dire "Siate realisti, chiedete ciò che è necessario per non affondare questo progetto europeo di cui tutti voi siete custodi temporanei". Se nel 2009 il Parlamento europeo si ripresentasse a rinnovo senza una convincente risposta istituzionale, l'Europa tutta affronterebbe una crisi di illegittimità irrimediabile, mentre, al contrario, i cittadini devono potere oggi scegliere su un modello chiaro come lei lo ha definito.

Il Parlamento si è pronunciato molte volte su questo tema e la parola adesso è al Consiglio. Sappia il Presidente Prodi che egli oggi qui non rappresenta solo il proprio paese, ma tutti quegli europeisti che non hanno ammainato le vele di una maggiore integrazione.

Per concludere ricordo una cosa: chi non condivide oggi, si chiami pure fuori; gli altri possono andare avanti liberamente. Ricordiamoci che l'Europa è nata da un'avanguardia di paesi e non è detto che domani essa possa essere rilanciata proprio con lo stesso metodo.

 
  
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  Mario Borghezio (UEN). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Presidente Prodi si presenta da noi come ex Presidente della Commissione europea con un bilancio tutto negativo: allargamento, euro, Cina, riforme; sembra il bilancio dell'IRI! Perché oggi, per esempio, lei non ha avuto il coraggio di venire a parlare, visto che è così entusiasta della Costituzione europea superfederalista, dei cambiamenti istituzionali nel nostro paese. Quando si vuole decidere a concedere il federalismo che chiede da tanto tempo il Nord? E' una questione di libertà e anche di coerenza politica!

L'on. Schulz l'ha paragonata al Gattopardo. Sembra una gaffe ma invece ha centrato perfettamente. Solo un grande Gattopardo come lei riesce a governare con partiti politici che hanno l'insegna della falce e martello quando ha fatto l'allargamento ai paesi che si sono liberati dal comunismo e, riesce addirittura a governare, pur rappresentando soltanto un terzo del nostro paese.

Guardi che dal cielo, Sturzo e De Gasperi ci guardano e forse si vergognano di quei rappresentanti nel nostro paese che si sono dimenticati dell'impegno dei padri fondatori per un'Europa dei popoli e delle regioni, non delle lobby. Il suo orizzonte spirituale, Presidente Prodi è quello della Goldman Sachs, non quello dei campanili e delle cattedrali, come pensiamo noi.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). – Monsieur le Président, Monsieur Prodi, notre ambition est de continuer la construction européenne. Certes, nous avons raté une marche. En votant non au traité constitutionnel, beaucoup de Français pensaient faire barrage à une Europe libérale et espéraient, ainsi, influer, pour faire avancer une Europe sociale et écologique. Or, ici, nous le savions, c'est l'inverse qui s'est produit. Les non ont condamné nos institutions à l'immobilisme, et je partage la vision du président Prodi lorsqu'il demande de ne pas jeter le bébé avec l'eau du bain.

L'Europe a besoin d'une constitution et le compromis obtenu par la Convention est à reprendre et à améliorer. Ainsi, si par mini-traité, comme le présente le nouveau Président français, on entend le compromis constitutionnel et la Charte des droits fondamentaux, ce sera oui, oui à un ministre des Affaires étrangères. Mais, Monsieur Prodi, que pèsera ce ministre sans politique étrangère européenne véritable?

Oui, Monsieur Prodi, il faudra encore améliorer le traité. Si ce devait être un traité au rabais et une ratification en catimini, ce serait inacceptable. L'avenir de l'Europe, c'est l'affaire des Européennes et des Européens. Alors, oui à un référendum européen, au même moment, dans les vingt-sept pays et, pourquoi pas, lors des prochaines échéances européennes!

Oui, pour que l'Europe puisse faire face aux enjeux d'aujourd'hui – je pense au changement climatique – qui transformeront radicalement nos vies. Je suis persuadée que nos concitoyens comprennent ces enjeux et sauront faire avancer ce formidable projet européen.

 
  
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  Umberto Guidoni (GUE/NGL). – Presidente Prodi, onorevoli colleghi, il processo di approvazione della Costituzione europea non può ridursi a una serie di emendamenti dei trattati esistenti, deve contenere aspetti sociali importanti ora non presenti! L'Europa deve essere capace di affrontare le grandi sfide che mettono a rischio i diritti dei cittadini, la qualità della vita, la salute e il futuro stesso della popolazione.

Di fronte a fenomeni come la delocalizzazione, l'esaurimento delle risorse idriche, la fame di energia nel mondo e i cambiamenti climatici, i singoli Stati sono inermi, incapaci di formulare strategie vincenti. Solo con un'azione concordata a livello continentale, e ancor più planetario, si può sperare in un successo che non possiamo mancare.

E' importante che l'Europa sia all'avanguardia nel mondo, sia dal punto di vista politico, come polo di riferimento di politiche sociali inclusive, di una politica dell'accoglienza che sia di modello per le altre parti del mondo, sia sul versante delle scelte tecnologiche e sulle ipotesi del futuro, in particolare nel settore delle energie sostenibili.

Cinque membri dei principali gruppi politici presenti nel Parlamento europeo hanno firmato una dichiarazione scritta sulla necessità che l'Europa imbocchi una via nuova sull'economia, basata sull'idrogeno: una vera rivoluzione industriale, tecnologica e sociale, sostenibile nel lungo periodo. Lei lo ha accennato e credo che questo sia uno degli esempi in cui l'Europa può e deve giocare un ruolo di attore principale nello scacchiere mondiale.

In conclusione, non c'è bisogno di un compromesso a tutti i costi, bisogna affrontare i problemi reali che riguardano milioni di cittadini. Solo così il sogno di un'Europa unita saprà parlare al cuore degli europei.

 
  
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  Γεώργιος Καρατζαφέρης (IND/DEM). – Κύριε Πρόεδρε, καιρός είναι να σταματήσουμε τη νεκρολογία για το νεκρό ήδη ευρωπαϊκό Σύνταγμα. Ας βγούμε στην κοινωνία για να δούμε τις ανάγκες της Ευρώπης:

- Εκατό εκατομμύρια Ευρωπαίοι ζουν κάτω από το όριο της φτώχιας.

- Η εγκληματικότητα καλπάζει σε όλες τις πρωτεύουσες της Ευρώπης.

- Οι λαθρομετανάστες κυριαρχούν.

Έχουμε βεβαίως μια μεγάλη δοκιμασία στα ανθρώπινα δικαιώματα από ορατές και αόρατες κάμερες.

Κύριε Prodi, ήσασταν Πρόεδρος της Ευρώπης για πέντε χρόνια. Πείτε μου, ποια είναι τα ανατολικά σύνορα της Ευρώπης; Εχθές μόλις, δύο υποβρύχια πλήρως εξοπλισμένα ήταν δυτικά της νήσου Σάμου κοντά στη Μύκονο. Τί θα συμβεί αύριο το πρωί; Η σπίθα του πολέμου από την Τουρκία είναι εμφανής.

Πρέπει λοιπόν να πάρετε πρωτοβουλίες για το μέλλον της Ευρώπης. Γιατί, διαφορετικά, αυτή η ενωμένη Ευρώπη θα έχει την τύχη που είχε η Ιερά Συμμαχία πριν από δύο αιώνες.

Δεν είναι το ζητούμενο να στήσουμε ένα υπερκράτος. Το ζητούμενο είναι να μπορέσουμε να διαφυλάξουμε τη Δημοκρατία και να διαφυλάξουμε την ευημερία των λαών η οποία βάλλεται και προσβάλλεται βαναύσως από το κεφάλαιο και από την Κεντρική Τράπεζα. Αυτός πρέπει να είναι ο στόχος της Ευρώπης: ο πολίτης και όχι το κεφάλαιο να αυξήσει τη δύναμή του.

 
  
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  József Szájer (PPE-DE). – Az Európai Unió kritikusai nagyon gyakran azzal bírálják az Európai Uniót, hogy túl erős, túl sok mindenbe beleavatkozik. Meggyőződésem, hogy éppen a fordítottja igaz. Mi, akik újonnan csatlakoztunk az Európai Unióhoz, azt látjuk, hogy egy erősebb, cselekvőképesebb Európára van szükség, egy olyan Európára, amelynek az eszközei a feladatai megvalósításához rendelkezésre állnak. Ehhez közös energiapolitikára van szükség, közös bevándorlási politikára, a terrorizmus elleni közös küzdelemre és a környezetvédelem összehangolására.

Minderre azért van szükség, hogy az Európai Unió négy alapszabadságát megvédelmezzük és megnyerjük az állampolgárok támogatását is mindehhez. Nagyon sokan úgy néznek erre az alkotmányra, mintha az végcél lenne. Valójában helyére kell tennünk a dolgokat, és az alkotmányos szerződés valójában nem más, mint egy eszköz ezen célok megvalósításához.

Az európai polgárok támogatását az alkotmányos projekthez akkor tudjuk visszaszerezni, hogyha Európa képes lesz ezeknek a közös céloknak a megvalósítására. Ehhez persze arra is óriási szükség van, hogy Európa kereszténységen alapuló közös gyökereit nyíltan elismerjük, és ez megjelenjen az európai alkotmányban. Szükség van arra, hogy megvalljuk Európa közös értékeit a szabadságjogok tekintetében, a kisebbségek jogainak védelme tekintetében. Meg kell nyernünk Európa polgárainak támogatását ehhez az alkotmányos szerződéshez, de nem mint végcélhoz, hanem mint egy eszközhöz, amellyel a közösen, ötven éve kitűzött célokat el tudjuk érni.

 
  
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  Poul Nyrup Rasmussen (PSE). – Mr President, Prime Minister, anyone who heard the American President saying at the press conference after the summit with the European Union that ‘we have had a nice meeting with these people from the European Union’ would wonder whether he was thinking about Mr Barroso, Chancellor Angela Merkel, or who? Anyone who saw or heard the American President could be in no doubt that we need one voice for the European Union, and that is why we thank you for your clarity in your speech today. Anyone who has been to the Middle East is also in no doubt that we need one voice for the European Union.

That is why, Prime Minister Prodi, it is one thing to speak in the European Parliament – we all know that, as this is not the most difficult place to argue for a better treaty – but it is another to speak in the IGC, when the hard stuff comes and it is face to face.

I know you are a strong and firm Prime Minister. We respect you. Stand firm, Prime Minister, and we will stand firm with you, on behalf of the European Socialists and progressives all around Europe. I think you will have a strong majority behind you standing firm together with you for the benefit of European people in the future.

 
  
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  President. And that was the experience of a former prime minister who is now an MEP.

 
  
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  Marco Cappato (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il futuro dell'Europa è nelle sue radici, per noi radicali sono rappresentate dal manifesto di Ventotene, che indicava la necessità di conquistare pace, democrazia e benessere superando la dimensione dello Stato nazionale.

Riformare l'Europa oggi significa offrire questo progetto anche ai popoli dell'altra parte, sull'altra sponda del Mediterraneo, affermando anche per loro il diritto individuale alla democrazia attraverso l'adesione degli Stati democratici a partire dalla Turchia, ma con la prospettiva anche di Israele, del Marocco e di altri. Lei ha parlato di avanguardia, per noi sarà avanguardia solo quella che non chiuderà le porte dell'Europa.

Altro punto: proponiamo che qualsiasi riforma da fare sia sottoposta al voto referendario del popolo europeo in quanto tale. Non referendum nazionali, ma un unico referendum sottoposto ai cittadini della patria europea contro l'Europa neogollista delle patrie nazionali.

Per concludere, salutiamo un esempio di come possiamo, come Unione, essere forti quando abbiamo fiducia in noi stessi: la presentazione della risoluzione sulla moratoria dell'esecuzione capitali all'Assemblea generale in corso alle Nazioni Unite. Attenzione, però Presidente, al sabotaggio che alcuni ancora stanno tentando ora. Ad esempio, si guardi la comunicazione ufficiale del CAGRE e della burocrazia del Consiglio. Dopo l'ultimo CAGRE significa che si sta tentando questo sabotaggio, Presidente, cerchiamo di impedirlo.

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE). – Dziękuję Panie Przewodniczący! Panie Premierze! Koleżanki i Koledzy! Jest oczywiste, że potrzebujemy Unii Europejskiej skutecznej i uporządkowanej, demokratycznej i bliskiej obywatelom, solidarnej i opartej na traktacie konstytucyjnym. Takiej unii, jaką Pan, Panie Premierze, nam dzisiaj nakreślił. Za to dziękuję.

Chcę także w tej chwili podziękować za solidarność, jaką Unia Europejska okazała ostatnio mojemu krajowi, Polsce, w realizacji polityki wschodniej. Społeczeństwo polskie widzi to i docenia. Społeczeństwo polskie rozumie, że potrzeba odwzajemnienia takiej samej solidarności w sprawach ważnych dla całej Europy jest oczywista. Dzieje się tak dlatego, że 68 % moich rodaków jest zadowolonych z członkostwa w Unii i chce więcej Europy. A ponad 60 % chce traktatu konstytucyjnego.

I dlatego apeluję do Pana, Panie Premierze, aby Rada Europejska na najbliższym szczycie wsłuchiwała się także w głosy obywateli Unii Europejskiej, bo przecież to dla nich, a nie dla rządów, budujemy ten gmach, który nazywa się Unia Europejska.

 
  
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  Der Präsident. Wir bedanken uns beim italienischen Ministerpräsidenten! Sie haben gesehen, dass die große Mehrheit des Europäischen Parlaments Ihre Überzeugungen teilt. Es wird in den nächsten Wochen darum gehen, dass wir diese Überzeugung durchsetzen. Wir wünschen Ihnen dabei viel Erfolg, besonders auf dem Gipfeltreffen heute in einem Monat, am 21. und 22. Juni in Brüssel.

Die Aussprache ist geschlossen.

(Beifall)

Schriftliche Erklärungen (Artikel 142)

 
  
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  Richard Corbett (PSE), in writing. – As elected politicians, we must listen to the people – all the people. Some, such as Mr Farage, want to listen only to some of the people, those who voted ‘No’ in France and the Netherlands. Others want to listen only to those who said ‘Yes’ in the 18 countries which have ratified the Constitutional Treaty.

Fortunately, a majority in this House and of the governments of the Member States want to listen to all, to bridge the divergence of views and find a solution capable of being ratified by all 27 Member States.

Of course, the European Parliament, which approved the constitutional treaty by a large majority, wants to salvage as many as possible of the reforms contained in the constitutional treaty. It is perfectly natural that Parliament should want to sacrifice as little of the treaty as possible, but it must also be as much as is necessary to secure agreement by every country.

 
  
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  Alexandra Dobolyi (PSE), írásban. – Mit is jelent számunkra Európa? Egy határok nélküli közösséget, mely a békén, szabadságon és demokrácián nyugszik, törekedve az abban élő polgárok jólétének előmozdítására, megvalósítva a tagállamok közötti szolidaritást.

Nagy kihívások előtt állunk! Ki kell jelölnünk Európa számára a megfelelő cselekvési irányt, amely meghatározza majdani működési kereteit, politikáját és azt az Európát, amelyben a jövőben élni és boldogulni szeretnénk. Fontos, hogy megőrizzük és továbbadhassuk a jövő generációi számára azt az egységet, amelyet évtizedek alatt sikerült megvalósítanunk kitartó munka eredményeképpen.

Fontosnak tartom, hogy megőrizzük az Európai Unió mind a 27 tagjának egyediségét és sokszínű hagyományait, de hangsúlyoznom kell, hogy számos olyan cél van, amelyet külön-külön nem, csak közösen érhetünk el.

Ennek értelmében kötelességünk, hogy félretegyük történelmi sérelmeinket és egy megújított alapra helyezzük Európánkat. Mi egy erős Európai Unióban vagyunk érdekeltek, mely hatékonyan tud fellépni mindazon kihívásokkal szemben, amelyekkel napjainkban meg kell küzdenünk, mint a terrorizmus, szervezett bűnözés, illegális bevándorlás, éghajlatváltozás, energiapolitika. Ezért elengedhetetlen egy hatékonyan működő intézményrendszer.

Ennek érdekében konszenzusra kell jutnunk, hogy elő tudjuk mozdítani közös ügyünk előrevitelét, hiszen az új alapszerződés (Alkotmány) hiányában az EU csak az ázsiai kontinens hanyatló nyugati nyúlványa lehet. A lehetőség adott a megoldásra, remélem élni tudunk vele.

 
  
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  Magda Kósáné Kovács (PSE), írásban. – Leállni az alkotmányozás folyamatával nem lehet, mert az az Európai Unió komoly válságához, az európai értékek devalválódásához, és Európa globális tekintetben való lemaradásához vezethet.

Romano Prodi személye és a közösen eltöltött közelmúlt a biztosítéka annak, hogy az értékek megőrzése, az együttműködés egy 27 tagú, kibővült Európában is lehetséges.

Az új tagállamoknak Kelet-Közép Európában egyelőre elképzelhetetlen egy olyan európai jövő, amelyben a nemzeti identitás egy közös európai államiságban oldódna fel. Ezek az országok a Szovjetunió nagy vörös olvasztótégelyéből történelmi léptékkel épp csak most nyerték vissza nemzeti identitásukat, ezért polgárai úgy akarnak európaiak lenni, hogy nemzeti önazonosságukat, frissen kialakított demokratikus intézményrendszerüket ne kockáztassák.

Mindemellett és éppen ezért a kelet-közép európai országoknak egy erős Európára van szükségük, mert továbbfejlődésüket és nemzeti érdekeik védelmét együtt, egy rugalmas Európában láthatják leginkább biztosítottnak.

Ezért nem fogadhatjuk el, hogy az Alkotmányos Szerződés politikai és jogi zombi legyen. Ugyanakkor az előbbre jutáshoz feltétlenül szükséges módosítások megtételére nyitottak vagyunk.

 
  
  

ΠΡΟΕΔΡΙΑ: ΡΟΔΗ ΚΡΑΤΣΑ-ΤΣΑΓΚΑΡΟΠΟΥΛΟΥ
Αντιπρόεδρος

 
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