Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0018/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Prima parte
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 30 dell’onorevole David Martin (H-0301/07):
Oggetto: Conseguenze negative degli obiettivi dell’UE per i biocarburanti
L’83% della produzione globale di biocarburanti proviene dall’Indonesia e dalla Malesia. In parte come risposta alla crescente domanda di biocarburanti dell’UE, entrambi i paesi hanno avviato un processo di deforestazione di ampi territori, spesso occupati da foreste pluviali di elevato valore ambientale, per introdurvi piantagioni di palma da olio. La Commissione è consapevole che, secondo una relazione recente dell’ONU, il 98% di tali foreste potrebbe andare perduto entro il 2022? È inoltre consapevole delle conseguenze della deforestazione per la fauna selvatica indigena, come ad esempio gli orangutan, che finiranno in cattività in centri di riabilitazione, con scarse speranze di essere liberati in natura? Secondo un gruppo di pressione olandese, ben il 50% dello spazio per le nuove piantagioni è disboscato attraverso il prosciugamento e l’incendio di terreni torbosi, con la conseguente emissione di enormi quantità di anidride carbonica.
Come intende la Commissione conciliare gli obiettivi dell’UE di riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 20% entro il 2020 con il possibile aumento delle stesse da parte dell’Indonesia e della Malesia (secondo le stime del sopramenzionato gruppo di pressione, l’Indonesia rappresenta il terzo maggiore produttore mondiale di CO2)? Quali sono le intenzioni della Commissione in merito all’introduzione di un marchio di qualità ecologica per gli olii di palma sostenibili? La Commissione prenderà in considerazione un eventuale divieto sulle importazioni di biocarburanti nell’UE?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione condivide appieno la preoccupazione dell’onorevole deputato riguardo alla deforestazione e al prosciugamento delle torbiere nell’Asia sudorientale. Non ignora inoltre il legame tra questo fenomeno e la domanda in rapida crescita di olio di palma. La produzione di olio di palma sta aumentando annualmente del 9 per cento circa e oltre l’80 per cento proviene da Malesia e Indonesia.
Nel decidere come affrontare tale questione, è importante avere un quadro preciso della situazione della domanda e dell’offerta di olio di palma. Nel 2006, circa l’1 per cento dei biocombustibili del mondo proveniva da olio di palma indonesiano e malaysiano. Oggi l’olio di palma è utilizzato principalmente nell’alimentazione e in altri settori non energetici. Nel 2006, solo l’1 per cento della produzione di olio di palma di Malesia e Indonesia è stato utilizzato per la produzione di biocombustibili.
Tuttavia, in futuro è previsto un rialzo nella domanda di bioenergia, e non soltanto all’interno dell’Unione europea, che porterebbe a un aumento della produzione di olio di palma da destinare ai biocombustibili. Detto questo, la Commissione è al corrente che, se non si interviene, la sempre maggiore domanda di biocombustibili associata al proposto obiettivo comunitario per i biocombustibili fissato per il 2020, potrebbe creare ulteriori pressioni sull’ambiente, in contrasto con l’approccio sostenibile appoggiato dal Parlamento, dalla Commissione e dal Consiglio.
Al momento non esiste alcuna certificazione obbligatoria che garantisca che le foreste pluviali tropicali o le torbiere dell’Asia sudorientale non risentano della produzione dell’olio di palma, a prescindere dall’impiego cui è destinato. Pertanto la Commissione includerà, nel quadro della sua proposta legislativa, un sistema per la sostenibilità dei biocarburanti finalizzato a garantire il contributo del settore alla gestione del problema.
Attualmente la Commissione è impegnata nella formulazione di questo programma, il cui obiettivo è includere misure intese a scoraggiare la conversione di foreste tropicali e di torbiere a favore delle produzioni di biocombustibili, nonché provvedimenti volti a impedire l’utilizzo di metodi di produzione inefficaci in termini di gas a effetto serra. Le misure in questione saranno applicate sia ai biocombustibili prodotti a livello nazionale che a quelli d’importazione. Alla luce di quanto sopra, ogni tentativo di affrontare in modo esaustivo l’impatto delle coltivazioni dell’olio di palma sull’ambiente dovrà prendere in considerazione la produzione dell’olio di palma destinata a tutti gli utenti finali.
La Commissione, il Consiglio e il Parlamento hanno espresso il proprio sostegno per un approccio equilibrato nei confronti dei biocombustibili, in cui produzione interna e importazioni contribuiranno entrambe a rispondere all’enorme richiesta, ma la produzione verrà realizzata su base sostenibile.
David Martin (PSE). – (EN) La ringrazio per la risposta, signor Commissario. Lei, dunque, conviene che l’obiettivo della politica comunitaria in materia di biocombustibili sia ridurre le emissioni globali e non soltanto quelle dell’Unione europea? La mia preoccupazione, da cui scaturisce la presente domanda, è che se ci limitiamo a misurare le emissioni generate dai biocarburanti in Europa e non le emissioni derivate dalla produzione e dal trasporto di tali biocombustibili, potremmo non contribuire realmente a ridurre le emissioni globali.
Sono soddisfatto di quanto il Commissario ha dichiarato a proposito del programma di sostenibilità. La Commissione si occuperà di studiare come distinguere fra biocombustibili buoni e cattivi dal punto di vista delle emissioni?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Mi trovo pienamente d’accordo sul fatto che il nostro programma globale sia combattere le emissioni mondiali di CO2 e per questo motivo stiamo studiando l’impronta ecologica in termini di carbonio nell’utilizzo di biocombustibili.
Al tempo stesso, se i biocombustibili prodotti in una regione dovessero essere trasportati in un’altra regione, non potremmo impedirlo in modo artificioso. Per tale motivo, il nostro programma deve prevedere che i migliori biocombustibili siano i più ricompensati in termini di sostegno e, in questo modo, ciò diventerà una parte del progetto che non incoraggerà il trasporto di olio di palma destinato a rifornire il nostro mercato.
Inoltre, ritengo sia estremamente importante comprendere la necessità di lavorare in parallelo verso una soluzione che consenta di proteggere le torbiere e le foreste pluviali, poiché, qualsiasi azione si compia, forse saremo sostenibili. Vi saranno altre regioni che si interesseranno all’olio di palma.
Pertanto, nell’ambito dei negoziati che si terranno a Bali, dobbiamo impegnarci a realizzare un programma di protezione delle foreste pluviali e a individuare un metodo per stimolare la piantagione di più foreste sul nostro pianeta, non per produrre olio di palma per i trasporti, ma per ridurre le emissioni di CO2 dei trasporti nel complesso.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Signor Presidente, signor Commissario, desidero domandare in quale modo un aumento nella produzione di biocombustibili potrebbe riguardare il mercato alimentare. Il granturco americano utilizzato nella produzione di biocombustibili è nettamente più costoso del grano. Nel lungo termine, dal momento che ci stiamo muovendo verso tali fonti di energia rinnovabile, soffriremo dunque di crisi nel mercato degli alimentari?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Si tratta di una domanda giustificata. Nell’Unione europea sono molti i terreni inutilizzati. Pertanto molti di essi potrebbero essere impiegati per produrre biomasse, non soltanto per i biocombustibili, ma anche per la generazione di calore, raffreddamento ed elettricità. Alcuni paesi presentano una situazione sostenibile; il 12 per cento della loro produzione di energia elettrica deriva da biomasse. Al contempo, producono anche biocombustibili. Esiste, pertanto, il potenziale per utilizzare tali terreni. Se si considerano i biocombustibili di seconda generazione, il suolo che potrebbe essere usato a tal fine non manca.
La Commissione ha stimato che l’Unione europea potrebbe coprire il 14 per cento del suo fabbisogno, anche senza importare biocombustibili da altre parti del mondo.
Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, tale fenomeno è influenzato da diversi fattori. Lei ha citato l’esempio del mais. Il prezzo del granoturco viene stabilito sul mercato globale ed è stato ampiamente influenzato dalla grave siccità che ha interessato l’Australia e dalla potenziale crescita negli Stati Uniti. Deve esserci un qualche nesso se al contadino viene data la possibilità di scegliere se utilizzare la propria terra per la produzione di biocombustibili o alimenti di prima necessità. Tuttavia ritengo che il mercato risponderà in maniera adeguata e, se verrà attuato il nostro sistema di sostenibilità volto a incoraggiare la produzione di biocombustibili con minori emissioni di CO2, il mercato si bilancerà.
Non ho mai affermato che saremo in grado di sostituire tutto il petrolio che usiamo con i biocombustibili. Le risorse potenziali sono presenti sia nell’Unione europea che nel mondo, ma non sostituiranno mai tutto il petrolio impiegato. A questo stadio direi che non si tratta di una questione di prezzi dei prodotti alimentari o dell’utilizzo di biocombustibili, perché a livello globale i biocombustibili vengono utilizzati in misura estremamente ridotta e in questa fase non hanno avuto alcun impatto sui prezzi degli alimenti.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, lei ha giustamente affermato che conviene utilizzare i terreni a riposo per coltivare piante da cui si può produrre combustibile. Questo attualmente crea un problema nei confronti della produzione di orzo da birra, poiché lo stanziamento di sovvenzioni per la produzione di biocombustibili fa sì che i contadini considerino la coltivazione di altre piante una proposta più allettante; pertanto, nel mio paese, l’economia interna ha risentito di alcuni problemi riguardo alla coltivazione di piante necessarie per la produzione di birra, che fra i settori economici non è il meno importante.
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (DE) Ci si potrebbe chiedere cosa è più importante: l’alimentazione o l’energia? Nei tempi in cui si disponeva ancora di una produzione propria di petrolio greggio e gas naturali, la situazione era piuttosto diversa; al momento si deve importare tutto. Pur sapendo che la domanda globale di petrolio greggio e gas naturali è in aumento, aspiriamo ancora a mantenere lo stesso livello di benessere, e di conseguenza, alcuni nostri sforzi devono essere dedicati alla produzione di energia. Come ho affermato in precedenza, attualmente esistono talmente tante opportunità a livello di riserve e opzioni che dobbiamo sfruttarle al massimo.
Tuttavia, dobbiamo anche prestare attenzione a non compiere azioni di cui potremmo subire le conseguenze in futuro. I programmi che stiamo delineando costituiscono un primo passo. Con ogni probabilità riusciremo a organizzarli in modo tale da non arrecare grandi problemi all’industria alimentare.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 31 dell’onorevole Danutė Budreikaitė (H-0303/07):
Oggetto: Accordo in materia energetica tra gli Stati membri dell’UE e la Russia
La pubblicazione del pacchetto energetico della Commissione del gennaio 2007 ha impresso un nuovo slancio agli sforzi di alcuni Stati membri intesi ad approvvigionarsi di risorse energetiche dalla Russia mediante la conclusione di accordi bilaterali o trilaterali.
La Russia, la Grecia e la Bulgaria hanno firmato un accordo su un oleodotto che collegherà il Mar Nero con il Mar Egeo, la cui costruzione dovrebbe iniziare a fine 2007 e concludersi nel 2011.
L’Ungheria costruirà insieme alla società russa Gazprom il gasdotto “Corrente blu” che, partendo dalla Turchia attraverserà la Bulgaria e la Romania. Tale gasdotto seguirà il tracciato previsto dall’UE per il gasdotto “Nabucco”. Un nuovo accordo con la Russia è stato denominato “accordo sulla diversificazione dell’approvvigionamento di gas”.
Qual è la posizione della Commissione in merito a tale diversificazione dell’approvvigionamento energetico visto che il fornitore è sempre la medesima Gazprom? Quali effetti potrebbero produrre tali accordi sulla realizzazione della politica energetica comune dell’UE?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Sono questioni che abbiamo già discusso in precedenza: come fornire all’Unione europea risorse energetiche sufficienti. Oggi, come si sa, il 50 per cento del nostro approvvigionamento energetico è coperto dalle importazioni e sappiamo che in futuro questa percentuale sarà addirittura maggiore. Potrebbe salire al 65 per cento, con oltre l’80 per cento del gas importato, e anche oltre per il petrolio, che potrebbe attestarsi al 90 per cento.
Per questa ragione continueremo a operare con tutti i fornitori tradizionali. Per quanto riguarda il gas, attualmente il 27,5 per cento delle forniture proviene dalla Russia. Il petrolio è fornito dalla Norvegia per il 14 per cento e dall’Algeria per il 12,5 per cento. Perciò, siamo interessati a rafforzare le relazioni con i fornitori tradizionali e a definire più percorsi di approvvigionamento. Tali percorsi di fornitura di gas e petrolio sono esposti a pericoli. Desidero ricordare una recente esplosione nel gasdotto ucraino, che ha di certo avuto un impatto sul trasporto, ma, poiché esistevano altri modi di erogare il gas, non ha avuto conseguenze sul mercato interno dell’UE. Tuttavia, è chiaro che avere a disposizione più percorsi di approvvigionamento costituisce un vantaggio maggiore per i consumatori.
La dipendenza dell’UE dalla Russia non va sopravvalutata; infatti, è chiaro che, poiché la Russia possiede le maggiori risorse di gas ed è uno dei paesi con i principali giacimenti di petrolio, è naturale che approvvigionamenti da questo paese siano in cima all’elenco delle nostre importazioni. L’oleodotto Burgas-Alexandroupolis è, a mio avviso, un progetto molto importante poiché aggira gli stretti turchi. In questo modo, riduce innanzitutto l’eventualità di un disastro ambientale e, in secondo luogo, è un percorso di approvvigionamento supplementare per convogliare il petrolio prodotto a nord del Caspio verso i mercati europei. Tale progetto ha pertanto ottenuto anche il sostegno da parte della Commissione, dal momento che è un percorso di approvvigionamento aggiuntivo e non aumenta la nostra dipendenza dalla Russia.
Allo stesso tempo, è molto importante diversificare, in primo luogo perché dipendere da un singolo fornitore offre al fornitore operante in regime di monopolio di imporre i prezzi, ma anche di influenzare le scelte dei consumatori. L’Unione europea ha pertanto diversificato attivamente il suo approvvigionamento. Una delle zone da cui quest’anno abbiamo attinto le nostre forniture è il Mar Caspio con Shah-Deniz in Azerbaigian, area in cui abbiamo instaurato un’ottima cooperazione con i paesi circostanti, Georgia e Turchia.
Il prossimo progetto a essere realizzato sarà Nabucco, più ambizioso. Occorrerà più di tempo, tuttavia siamo in procinto di approvvigionarci a questa fonte attraverso il quarto potenziale corridoio di fornitura del gas. Al tempo stesso, stiamo anche diversificando l’approvvigionamento di petrolio, dato che è stato annunciato un progetto supplementare di rifornimento da Samsun a Ceyhan, che porterà nuovamente il greggio dalle regioni del Mar Nero e del Mar Caspio verso l’Unione europea.
Stiamo incoraggiando la cooperazione con questi paesi nel mondo poiché, anche se esistono tre grandi fornitori sul mercato del gas, Russia, Iran e Qatar, ve ne sono anche altri che potrebbero rafforzare le forniture. Nei prossimi anni la Norvegia aumenterà di circa il 50 per cento l’approvvigionamento per l’Unione europea. Lo stesso sta accadendo con l’Algeria, che aggiungerà ulteriori volumi di approvvigionamento; inoltre, stanno per entrare in funzione sempre più terminali di GNL.
Per questa ragione, credo che dobbiamo continuare a lavorare con la Russia e ad acquistare risorse energetiche dal momento che, per tale paese, l’UE è il migliore mercato possibile, essendo il più vicino, e che da qualche tempo si sono instaurati legami reciproci; tuttavia, per la sicurezza degli approvvigionamenti, è importante diversificare.
Desidero inoltre sottolineare due altri elementi per evidenziare perché non è mai il caso di dipendere solo da importazioni. E’ fondamentale sviluppare risorse energetiche all’interno dell’Unione europea, al fine di essere estremamente efficienti a livello energetico e costruire infrastrutture energetiche interne, siano condutture o linee di trasmissione dell’elettricità. L’Unione europea è molto attiva in tutte queste aree, anche se riconosciamo sempre che ogni paese può decidere il proprio mix energetico. Tuttavia, grazie agli strumenti del mercato interno e a quelli offerti dalla legislazione europea, stiamo incoraggiando l’utilizzo di risorse locali e una maggiore efficienza a livello energetico.
Danutė Budreikaite (ALDE). – (LT) Ringrazio il rappresentante della Commissione per la risposta e le speranze espresse sul fatto che troveremo comunque ulteriori risorse energetiche alternative. Come ho affermato nella mia interrogazione, e riguardo alla situazione attuale, è evidente che non importa quali accordi esistano, c’è la Russia dall’altro lato della conduttura, oleodotto o gasdotto che sia. Questo paese ha bloccato la distribuzione del petrolio alla Lituania, e sta facendo la stessa cosa con la Lettonia. Pertanto, non possiamo fidarci molto di tale fonte di approvvigionamento. Tuttavia, desidero chiedere di compiere uno sforzo comune volto a una veloce attuazione di progetti per ulteriori fonti energetiche alternative.
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Dunque, ho sempre consigliato agli Stati membri di essere attivi. Mi auguro che stiano ascoltando ciò lei e io stiamo dicendo, in quanto è sempre importante per gli Stati membri cooperare tra loro e cercare alternative. In teoria, in caso di necessità, gli Stati baltici potrebbero utilizzare un terminale energetico supplementare. Tuttavia, sono i governi che devono decidere come diversificare, cooperare e realizzare un’interconnessione. Sono molto soddisfatto che siamo riusciti a collegare il mercato dei paesi baltici con la Finlandia. Ora l’obiettivo principale è attuare l’interconnessione con la Polonia e in futuro con gli altri paesi nordici. Ciò, inoltre, eliminerebbe il rischio di una possibile interruzione dell’approvvigionamento proveniente da una sola direzione che si ripercuoterebbe sul paese intero.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, vorrei sapere come verrà garantito il sostegno finanziario alle reti transeuropee (TEN); è stata stabilita una data per l’effettiva erogazione dei finanziamenti destinati ai condotti delle TEN, Nabucco o Bluestream per esempio, ed è possibile prevedere la preparazione di un calendario in tempo per la valutazione del 2008?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (DE) La Commissione può offrire solo un parziale sostegno in questo settore, poiché nel bilancio le risorse a nostra disposizione per questo settore sono diminuite. Di certo sosteniamo le società e le imprese che sono in grado di investirvi il loro denaro, dal momento che un investimento nel trasporto di risorse energetiche è di notevole interesse a livello economico. Ciò che ora posso dire è che è stato deciso il calendario per Nabucco ed è stata fissata la data del 2012. La Commissione ha già fornito un sostegno economico in misura limitata, tuttavia è importante anche un sostegno politico. Nel corso dei prossimi mesi verrà annunciato il coordinatore del progetto, e ciò verrà di certo eseguito in collaborazione con la vostra Assemblea.
Sono sicuro che l’adozione del pacchetto energetico ci consentirà di ritornare su tale questione nel momento in cui verranno discusse le prospettive finanziarie; ritengo inoltre che sia necessario stanziare più finanziamenti per le reti energetiche transeuropee tenendo conto delle direzioni interessate, che possono essere importanti dal punto di vista strategico, ma non così redditizie per il settore imprenditoriale. E’ per tale ragione che abbiamo bisogno di più denaro, tuttavia abbiamo ancora tempo per analizzare tutti questi aspetti e preparare una proposta.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (EN) Signor Commissario, la ringrazio per le risposte fornite, che sono davvero eccellenti.
Desidero domandarle se la Commissione ha notato che la Russia non ha mai creato difficoltà riguardo all’approvvigionamento di petrolio e di gas ai “vecchi” Stati membri dell’UE, mentre ne ha create nei confronti di Lituania, Lettonia, Ungheria e altri nuovi paesi membri. Che cosa pensa di tale trattamento di prima e seconda classe?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Esistono due spiegazioni per tale situazione. Innanzitutto, talvolta le politiche dei nuovi Stati membri non si sono rivelate molto chiare riguardo alla diversificazione; almeno, alcuni di loro non hanno cercato di incoraggiare il più possibile detta soluzione, diventando pertanto più dipendenti da un unico fornitore, la Russia.
In secondo luogo, non ritengo che la Russia agisca in tal modo volutamente; accade solo poiché quei paesi sono i primi a essere colpiti in caso di interruzione degli approvvigionamenti, e, poiché sono più esposti in termini di diversificazione degli approvvigionamenti rispetto ai vecchi Stati membri, ne sono maggiormente interessati. Gli Stati membri devono intervenire e investire di più nella diversificazione del mix energetico, dei percorsi di approvvigionamento e dei fornitori.
Inoltre, nel momento in cui entra in gioco l’infrastruttura, quei paesi sono i primi ad avere problemi poiché le reti storiche sono state costruite proprio al fine di collegare la Russia, in qualità di fornitore, ai quei paesi, in qualità di consumatori. Ecco perché esiste tale percezione, tuttavia desidero ribadire che la diversificazione è la chiave per evitare questa condizione, e ciascun paese dovrebbe adottare questa strategia al fine di ridurre al minimo qualsiasi ostacolo che possa sorgere nel trasporto delle forniture. Ritengo inoltre che, di conseguenza, i fornitori presteranno più attenzione alla massima tempestività delle forniture e provvederanno a riparare le reti il più rapidamente possibile in caso di perdite.
Seconda parte
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 33 dell’onorevole Claude Moraes (H-0298/07):
Oggetto: Siti web che istigano all’odio
Qual è la posizione che la Commissione assume in merito alla proliferazione dei ‘siti web che istigano all’odio’? In particolare, qual è il suo parere a proposito dei siti che promuovono e istigano all’odio, ovvero siti web razzisti, antisemiti e contro i Rom, compresi quelli che indicano nomi e dati identificativi di attivisti che possono poi essere contattati?
È al corrente la Commissione dell’attività parlamentare nel Regno Unito e altrove per affrontare la questione di tali siti web? Può la Commissione indicare se essa propone iniziative simili?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Violenza di stampo razzista e xenofobico ed espressioni di odio sono una realtà estremamente triste in tutta Europa. Secondo la relazione annuale 2006 dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, la maggior parte degli Stati membri ha registrato nel corso degli ultimi anni un aumento della violenza a sfondo razzista e di altri reati razzisti.
La Commissione ha sempre respinto e condannato con la massima fermezza tutte le manifestazioni e le espressioni di razzismo, a prescindere della loro origine e forma. Una misura di lotta contro i discorsi razzisti è perfettamente compatibile con la libertà di espressione se, e solo se, rispetta l’articolo 10, paragrafo 2, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
Vorrei essere il primo ad ammettere che definire la linea di demarcazione tra tutela della libertà di espressione e qualifica delle espressioni razziste quale reato penale non è un compito semplice, e richiede considerazioni attente. Tuttavia, sono convinto che non rappresenti una contraddizione proteggere gli individui dalle espressioni razziste e garantire al tempo stesso che la libertà di espressione rimanga uno dei pilastri fondamentali su cui poggiano le nostre società.
Questo è lo spirito con cui, il 20 aprile 2007, il Consiglio ha raggiunto un accordo politico riguardo ad una decisione quadro volta a garantire che razzismo e xenofobia siano punibili in tutti gli Stati membri attraverso sanzioni di carattere penale efficaci ed equilibrate. Tale decisione quadro impone agli Stati membri di punire una condotta intenzionale, ad esempio l’incitamento pubblico alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone o di soggetti appartenenti a un gruppo definito in base alla razza.
Dovrà inoltre diventare un reato punibile in Europa l’incitamento alla violenza o all’odio tramite la diffusione o la distribuzione pubblica di illustrazioni. In questo contesto, distribuzione significa diffondere opinioni attraverso qualsiasi mezzo di trasmissione, tra cui siti web.
Non sono a conoscenza di alcun provvedimento parlamentare nel Regno Unito o in altri Stati membri volto ad affrontare la questione dei siti web. Tuttavia, la decisione quadro dovrebbe condurre all’adozione di una nuova normativa, almeno in alcuni Stati membri, intesa ad arginare i reati di stampo razzista, tra cui quelli commessi via Internet.
Claude Moraes (PSE). – (EN) Signor Commissario, la sua risposta riflette chiaramente l’impegno che ha profuso nella decisione quadro sui reati razzisti, e afferma in modo evidente che questo tipo di reato cibernetico ha colpito i siti web che, se fossero su carta stampata, sarebbero pesantemente offensivi per chiunque in quest’Aula. Ora che sono in rete, sono altrettanto offensivi. E’ dell’avviso che la decisione quadro sarà appropriata o che, invece, la comunicazione sul crimine informatico, fenomeno di attualità, possa essere un passo in avanti, o ritiene che sia sufficiente chiedere agli Stati membri di applicare leggi adeguate che affrontino un rapido aumento dei siti più oltraggiosi che incitano all’odio razziale e alla violenza basati sulla differenza?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli deputati, a mio parere questa decisione quadro è adeguata. L’abbiamo adottata dopo cinque anni di discussioni politiche e secondo me oggi la vigilanza dovrà essere sugli Stati membri affinché la traspongano in modo integrale e rapido e, soprattutto, affinché la pratica applicazione di queste regole sia effettiva. Oggi la Commissione ha adottato una comunicazione generale sui reati cibernetici la quale sottolinea la necessità di una rete europea tra tutte le autorità di polizia per accertare se Internet, questa straordinaria e positiva rivoluzione, venga utilizzato, come purtroppo accade, da criminali. Abbiamo infatti osservato che i crimini razzisti e l’incitamento alla violenza sono in crescita in Europa.
Andreas Mölzer (ITS). – (DE) Signor Commissario, un ulteriore aspetto di tale questione, e che ritengo non debba essere trascurato, è la grande quantità di siti web amministrati da fondamentalisti islamici, finalizzati a una propaganda antioccidentale, che incitano le persone a combattere contro il mondo occidentale e i suoi ideali. La Commissione è al corrente di tali attività, e sono state intraprese misure volte a contrastarle?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Tale aspetto sarà al centro della discussione che avverrà fra due giorni, questa settimana pertanto, durante il G8, in cui l’Unione europea e gli altri partner affronteranno proprio la questione dell’incitamento alla violenza e al terrorismo su Internet. La soluzione che propongo di valutare consiste nel punire il comportamento di coloro che nello specifico sono rei di incitare ad attività criminali di stampo terroristico e di utilizzare il web a tale scopo. La mia proposta verrà presentata al Consiglio dei ministri tra qualche mese.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Vicepresidente della Commissione, la mia domanda riguarda Internet, e, in maniera indiretta, il terrorismo, contro cui la direttiva sulla conservazione dei dati doveva rappresentare un provvedimento.
E’ vero che non può essere applicata ai telefoni cellulari prepagati, agli operatori di posta elettronica come Hotmail, o ai server privati? Si tratta di una rilevante copertura di cui le reti di stampo terroristico, tra le altre, possono avvalersi al fine di evitare i controlli. Qual è, dunque, l’effettivo valore aggiunto fornito dalla direttiva sulla conservazione dei dati?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli deputati, il valore aggiunto di questa direttiva è quello di permettere la registrazione, non il contenuto, della telefonata, solo il fatto che una telefonata è avvenuta da un certo posto, ad una certa ora, da un certo telefono. Questo come tutti sanno, è stato utile per l’individuazione concreta del movimento di alcuni criminali e di alcuni sospetti terroristi.
Ovviamente con le tecnologie dobbiamo riuscire a individuare anche coloro che si servono di tecnologie più avanzate, cioè provider privati o a esempio schede SIM che non sono state formalmente registrate. Ma questa è una questione di tecnologia. Nella comunicazione di oggi sui reati cibernetici propongo una conferenza europea con il settore privato e con l’industria che si terrà a novembre, a Bruxelles, nella quale si farà il punto proprio sulle tecnologie applicate alla sicurezza per proteggere l’uso corretto della rete Internet.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 34 dell’onorevole Glenis Willmott (H-0300/07):
Oggetto: Linea telefonica di emergenza dell’UE per le vittime della prostituzione coatta
In seguito alle pressioni esercitate dal Parlamento europeo nel giugno 2006, il Commissario responsabile per la giustizia, la libertà e la sicurezza ha menzionato il progetto di creare una linea telefonica (multilingue) di emergenza dell’UE per le vittime della prostituzione coatta. La finalità di tale linea telefonica sarebbe quella di fornire alle vittime della tratta di esseri umani una prima assistenza, dando loro la possibilità di parlare con un interlocutore neutrale e costituendo così uno strumento significativo per incoraggiare le vittime a cercare consiglio e sostegno. Le difficoltà incontrate per raggiungere un accordo tra tutte le compagnie telefoniche degli allora 25 Stati membri sono state menzionate quale ostacolo alla creazione di tale linea telefonica.
Quali misure sta attualmente adottando la Commissione per realizzare tale linea telefonica?
Sono stati fatti passi in avanti per coinvolgere le compagnie telefoniche nel progetto? Eventualmente, quali?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Come sapete, la Commissione e io in prima persona siamo impegnati nella completa attuazione del piano d’azione europeo contro la tratta di esseri umani che io stesso ho proposto in quest’Aula all’inizio del 2006 e che l’Aula ha appoggiato. L’azione riguarda la protezione delle vittime della tratta e la sua applicazione richiede una stretta collaborazione tra gli Stati membri, le istituzioni e le organizzazioni della società civile. Il piano d’azione deve essere considerato come un programma a lungo termine che guiderà l’intervento continuo dell’Unione europea nel prossimo futuro e in ogni caso ben oltre l’estate 2007.
Ritengo che le linee telefoniche d’emergenza gratuite siano un prezioso strumento, in quanto consigliano le vittime che ne hanno bisogno e sono particolarmente utili per infondere fiducia. Io stesso ho assunto l’impegno di istituire senza indugi una linea di assistenza telefonica per le vittime e i soggetti esposti al traffico di esseri umani, che abbia copertura in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Probabilmente sapete che il 15 febbraio di quest’anno noi, come Commissione, abbiamo adottato una decisione che impone agli Stati membri di riservare ai servizi a valenza sociale un arco di numerazione telefonica nazionale gratuita a sei cifre, che cominci per 116. Tra le tante questioni, si potrebbero contemplare le linee d’emergenza per le vittime del traffico di esseri umani.
La decisione in questione ha già riservato il numero 116 000 alle linee telefoniche che si occupano di minori scomparsi. Parlerò più approfonditamente di quest’ultimo progetto a una conferenza nell’ambito della Giornata internazionale dei bambini scomparsi che avrà luogo a Bruxelles il 25 maggio e alla Conferenza sui diritti dei minori, che invece si terrà a Berlino il 4 giugno 2007. I numeri “116” possono essere paragonati al numero di emergenza 112, in quanto daranno accesso a organizzazioni nazionali e internazionali che offriranno il relativo servizio nello Stato membro in cui viene effettuata la chiamata.
Abbiamo lanciato una consultazione pubblica al fine di individuare ulteriori servizi che possano usufruire dei singoli numeri verdi europei. La consultazione è stata aperta alle proposte fino al 20 maggio. Questa iniziativa dovrebbe far sì che nell’arco dell’anno vengano riservati altri numeri per altrettanti servizi. Il compito di renderli operativi e di permettere ai cittadini l’accesso a questi numeri telefonici spetterà agli Stati membri, alle rispettive autorità nazionali di regolamentazione per le telecomunicazioni e agli operatori telefonici.
L’assegnazione di un numero unico e la creazione di una rete di hotline è la prima azione concreta per sostenere le vittime. Oltre all’introduzione di questa rete, stiamo cercando di migliorare l’assistenza alle vittime del traffico di esseri umani anche attraverso altri strumenti. Il mio fermo impegno riguardo a tale aspetto è confermato dal fatto che il bilancio del 2007 per uno specifico programma di lotta alla criminalità prevede quattro progetti di prevenzione e lotta al crimine in altrettante aree specifiche, tra cui il traffico di esseri umani. Sosteniamo anche la creazione di una giornata europea contro il traffico di esseri umani intesa ad aumentare la visibilità del problema connesso a questo fenomeno. L’iniziativa avrà luogo il 18 ottobre di quest’anno. Siamo estremamente impegnati in azioni di sensibilizzazione e di rafforzamento degli strumenti politici intesi a fornire servizi di qualità per coloro che abbiano bisogno di assistenza.
Glenis Willmott (PSE) . – (EN) Signor Commissario, la ringrazio per la risposta molto esaustiva, ma potrebbe spiegare se ritiene che gli sforzi dell’Unione europea per affrontare il fenomeno della prostituzione coatta durante i Mondiali di calcio in Germania abbiano avuto esito positivo, e quali insegnamenti si possano trarre da questa esperienza per i futuri eventi sportivi internazionali che si svolgeranno in Europa, come le Olimpiadi di Londra del 2012?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Posso dirle che abbiamo completato una valutazione dei risultati della cooperazione di polizia durante i mondiali di calcio in Germania, renderemo pubbliche le conclusioni e poi ci sarà un dibattito, il quale, secondo me, dovrà coinvolgere pienamente il Parlamento europeo.
Consideriamo l’esperienza dei mondiali in Germania un caso di scuola positivo. Probabilmente siamo riusciti a prevenire il trasporto verso il territorio europeo di alcune migliaia di giovani ragazze destinate alla prostituzione. Abbiamo avuto una cooperazione con 12 paesi membri dell’Unione europea. La Germania e la polizia tedesca hanno svolto un lavoro eccellente. Abbiamo offerto le conclusioni che renderemo pubbliche come contributo per gli altri eventi sportivi futuri in Europa. Posso dirvi che esiste un’interessante attenzione della Repubblica popolare cinese in relazione allo svolgimento dei giochi olimpici di Pechino 2008. In altri termini è un’esperienza giudicata utile come modello.
Richard Seeber (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, ritengo sia una encomiabile iniziativa da adottare, ma in quale modo le vittime verranno informate in merito alla possibilità di utilizzare questo numero? La Commissione ha elaborato disposizioni relative ai finanziamenti necessari alla divulgazione di tali informazioni? In quale modo intendete garantire l’effettiva messa in pratica dell’iniziativa? Le vittime possono essere, per esempio, giovani donne russe, e sono, per lo più, giovani donne russe che non parlano alcuna delle lingue comunitarie. Come garantirete all’atto pratico il reale funzionamento di queste hotline, per cui generalmente intercorre un notevole periodo di tempo, e in che modo eviterete che gli utenti non vengano messi in attesa e debbano con tutta probabilità restare in linea per più di mezz’ora prima che qualcuno risponda?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Certamente abbiamo affrontato ed esaminato questo problema operativo: il primo numero, precisamente il 116 000, sarà destinato ai bambini. Lo renderemo noto con una pubblicità in tutte le sedi: nelle scuole, negli aeroporti, nelle stazioni, con la diffusione di pubblicazioni che spiegheranno in modo estremamente semplice che esiste un numero e chi risponde a quel numero non parlerà solo la lingua del paese dove la telefonata viene fatta. Stiamo estendendo progressivamente la possibilità, prevista anche dal contratto dei concessionari che svolgeranno il servizio, che si parlino almeno tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea. Ovviamente dobbiamo pensare anche a lingue come quella russa. Per ora, come prima fase, l’aggiudicazione della concezione avverrà prima delle ferie estive, cosicché questo telefono possa essere consultato fisicamente e avvieremo una pubblicità massiccia. La stessa cosa faremo quando gli altri numeri, diversi dal 116 000, verranno attribuiti con determinate priorità, tra cui sicuramente quella delle vittime della prostituzione forzata.
Justas Vincas Paleckis (PSE) . – (LT) Signor Presidente, signor Commissario, avete realmente presentato un dettagliato programma di lotta alla criminalità, e avete citato alcune speciali linee telefoniche di assistenza. Vorrei sapere se un eccessivo numero di questo tipo di linee non crei confusione. Per esempio, le vittime del traffico di esseri umani potranno chiamare il 112 per chiedere aiuto?
Franco Frattini , Vicepresidente della Commissione. – (EN) Questo numero speciale, per esempio il 116 000, sostituirà tutte le linee telefoniche di assistenza nazionali, quindi ci sarà un numero unico. Attualmente, nel mio paese ne è operativo uno e in Francia ne esiste un altro. Nel prossimo futuro ci sarà solo il numero 116 000 per i bambini scomparsi, e così per altri servizi. Ovviamente, tutti questi numeri speciali europei sostituiranno quelli nazionali.
Arlene McCarthy (PSE) . – (EN) Signor Presidente, intervengo per una mozione di procedura, poiché devo oppormi al modo in cui le domande sono state trattate. I deputati dedicano tempo alla stesura delle interrogazioni, da presentare con un anticipo dalle sei alle otto settimane, e poi lei non le prende in considerazione perché concede la parola ad altri deputati che fanno un’apparizione fugace, danno un’occhiata all’elenco e possono nutrire un interesse effimero per l’argomento. Ha prestato ascolto a due deputati che non si erano iscritti per le domande al Commissario in modo regolamentare. Mi oppongo all’accaduto, sulla base del fatto che io stessa mi sono presa il tempo per scrivere interrogazioni regolari e desidero una risposta dal Commissario affinché possa proseguire con la stampa su tali questioni.
In futuro, se questo è il modo in cui si intende condurre il Tempo delle interrogazioni, i parlamentari si rifiuteranno di presentare interrogazioni.
Presidente . – Onorevole McCarthy, la sua domanda è pertinente, ma mi limito a osservare il Regolamento.
Poiché l’onorevole Tarabella non è presente, l’interrogazione n. 38 decade.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 39 dell’onorevole Marco Cappato (H-0289/07):
Oggetto: Accesso alla comunicazione per le persone con disabilità
Quali iniziative sta portando avanti la Commissione o intende promuovere per agevolare l’accesso delle persone con disabilità agli strumenti di comunicazione, con specifico riferimento all’accesso alla rete a banda larga, agli SMS e videochiamate a prezzo di costo per le persone sorde, alla sottotitolazione delle trasmissioni televisive, a partire dalle trasmissioni di servizio pubblico e d’informazione politico elettorale, e all’adozione gratuita della firma digitale?
Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Per rispondere all’interrogazione dell’onorevole deputato, desidero dichiarare che la strategia dell’Unione europea per quanto riguarda le persone disabili è stata definita nel piano d’azione per la disabilità 2003-2010, tra le cui priorità figura l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Dovrebbe inoltre sapere che uno dei pilastri del piano d’azione i2010 è l’inclusione. Su tali basi, nel 2005 la Commissione ha adottato una comunicazione sulla eAccessibilità e sta preparando una comunicazione sulla eInclusione per la fine del 2007 nel cui testo comparirà una proposta volta ad avviare nuove azioni, laddove necessario.
In questo modo non ci stiamo occupando solo di azioni concrete, ma stiamo anche indirizzando le nostre iniziative di ricerca verso lo sviluppo di nuove metodologie e nuovi servizi per le persone disabili. Disponiamo inoltre del programma quadro per la competitività e l’innovazione che sostiene la nostra politica in materia di TIC con progetti pilota ed iniziative simili. Sono proposte diverse azioni sulla eAccessibilità e su un altro punto che diventerà molto importante in futuro: le TIC per gli anziani. Molto spesso sono loro le persone interessate, poiché spesso le persone anziane presentano le stesse invalidità delle persone disabili e gli anziani rappresentano una percentuale futura molto alta della nostra popolazione. Ecco perché le TIC a favore degli anziani nel settore della domotica per categorie deboli diventeranno uno degli elementi fondamentali delle nostre politiche future, non solo nella teoria ma anche nella ricerca e nell’attuazione pratica.
Stiamo anche sostenendo la normalizzazione della eAccessibilità. Per esempio, è stata adottata un’iniziativa volta ad armonizzare a livello europeo i requisiti di accessibilità per gli appalti pubblici nel settore delle TIC tramite una norma comunitaria, poiché riteniamo che le norme comuni possano favorire l’industria nello sviluppo di prodotti TIC accessibili, portando a una maggiore adozione dei prodotti che si tradurrebbe in prezzi più ridotti. Pertanto l’uno è legato all’altro.
Esistono anche alcuni problemi verticali. A giugno di quest’anno proporremo il rafforzamento del diritto degli utenti disabili ad accedere ai servizi d’emergenza e l’introduzione di un meccanismo comunitario per affrontare le questioni riguardanti l’eAccessibilità. Avremo l’opportunità di discutere tali problematiche con il Parlamento nel momento in cui tenteremo di trovare una soluzione per il servizio universale. Vi sarà una consultazione pubblica in merito al campo di applicazione entro la fine del 2007 o l’inizio del 2008, non conosco ancora la data precisa, ma sarà quella l’occasione in cui il Parlamento e i nostri principali soggetti interessati potranno avanzare proposte per vedere come si dovrà procedere con il servizio universale.
Fra due giorni, quando il Consiglio accetterà l’emendamento del Parlamento europeo nella riunione sulla direttiva sui servizi di media audiovisivi, si dovrebbe risolvere una questione molto concreta. Il Parlamento ha introdotto un emendamento riguardante i sottotitoli, migliorando l’accesso delle persone disabili ai servizi di media audiovisivi. Mi auguro che il Consiglio lo accetterà e che in seguito la nuova politica potrà procedere in questa direzione.
La questione riguardante le firme digitali assumerà una maggiore importanza dal momento che si sta sviluppando la protezione delle comunicazioni elettroniche fra i fornitori di servizi commerciali e pubblici e gli utenti. La Commissione considererà tale questione dando seguito alla direttiva europea sulle firme elettroniche e al piano d’azione sull’eGovernment, tenendo altresì presenti le persone disabili.
Posso solo comunicarvi in via del tutto confidenziale che le varie Presidenze dell’Unione europea hanno tutte tenuto un congresso o una mostra, in maniera ufficiale e pubblica, per illustrare come i risultati della ricerca siano stati messi in pratica. Ho sempre ritenuto che questo fosse un ottimo esempio da seguire nell’ambito delle nostre attività di amministrazione on line; tali attività possono essere proposte da Commissione e Unione europea, ma devono essere attuate in primo luogo dai governi locali e dai governi regionali e nazionali. Ho notato l’entusiasmo con cui i governi regionali e locali, in particolare, hanno raccolto i risultati del nostro lavoro al fine di fornire aiuti pratici per le persone disabili residenti nella loro regione.
Marco Cappato (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Commissario per la risposta molto dettagliata e sistematica delle politiche in atto. Vorrei in particolare ringraziare per il collegamento fatto, nei termini in cui intendevo farlo io, sulla questione del rapporto stretto tra le tecnologie per aiutare le persone disabili e quelle che invece possono aiutare le persone anziane.
Vista la tendenza demografica europea, con una popolazione che invecchia sempre di più, come media, la rivoluzione tecnologica può dare risposte di un’ampiezza sociale enorme. L’ultimo punto, che volevo portare alla sua attenzione è che per alcune persone completamente immobili e in grado di parlare magari soltanto con il movimento degli occhi simili tecnologie sono non solo un problema, un aiuto, sono un modo per realizzare un diritto civile fondamentale, la libertà di espressione.
Viviane Reding, Membro della Commissione. – (EN) Esistono molte tecnologie e tecniche che possono essere utilizzate per apportare un aiuto in tale ambito. Sono davvero certa che l’invecchiamento della popolazione richieda in primo luogo una nostra risposta a livello sociale e tale risposta rappresenta inoltre una buona occasione per il settore industriale europeo poiché, qualora la nostra industria ricevesse una risposta a livello sociale da parte dei responsabili politici, da coloro che sono responsabili nelle aree, nelle regioni, nei paesi e a livello europeo, allora potrebbe dare inizio alla commercializzazione di attrezzature, servizi e articoli per gli anziani. Ritengo che tale azione non aiuterà soltanto la nostra società ma anche la nostra economia.
Pertanto questa è una svolta. Si tratta anche di una questione di crescita e occupazione, dal momento che, se si opera in modo adeguato, si possono esportare attrezzature a livello sociale, nonché articoli e servizi commerciali, all’esterno dell’Europa. Pertanto sono davvero certa che tutti questi elementi stiano contribuendo da vicino al miglioramento della nostra società e della nostra economia.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 40 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0296/07):
Oggetto: Separazione nei mercati delle comunicazioni elettroniche
In un recente discorso a Bruxelles, la commissaria Reding ha sostenuto che il settore delle telecomunicazioni nell’UE deve seguire un “metodo europeo di separazione” tra le infrastrutture ed i servizi in modo che esista un’autentica concorrenza nel settore delle infrastrutture terrestri. Quale strumento basilare per il legislatore nazionale, ella propone la “separazione giuridica tra le infrastrutture di rete ed i livelli di servizi”. Tuttavia, la commissaria non esclude persino la totale separazione funzionale per i mercati delle comunicazioni elettroniche.
Può la Commissione precisare ulteriormente cosa intende per “metodo europeo”? Ritiene che il caso dell’Organismo greco delle telecomunicazioni rientri nella categoria in cui si potrebbe applicare la separazione totale?
Viviane Reding , Membro della Commissione. – (EN) L’onorevole deputato mi ha domandato cosa intendessi con l’espressione “il nostro metodo di separazione europeo”. Attualmente disponiamo di un quadro per le telecomunicazioni che fornisce strumenti normativi o misure correttive alle autorità nazionali di regolamentazione (ANR), qualora i mercati non siano competitivi, e nella revisione del quadro normativo la Commissione cercherà il modo di rafforzare il mercato unico dei servizi di telecomunicazione.
Una possibile innovazione è attivare una più stretta collaborazione sulle misure correttive, in quanto queste ultime a volte non vengono applicate o non sono attuate abbastanza rapidamente, che poi è lo stesso problema. Abbiamo anche valutato che un possibile strumento da utilizzare quale misura correttiva può essere la separazione funzionale, che consiste nel separare l’attività di rete di un operatore di mercato dominante dalla parte dell’attività che fornisce il servizio all’utente finale.
Questa separazione funzionale può offrire il giusto incentivo ai fornitori di servizi di rete a non discriminare gli utenti per i servizi all’ingrosso. Questo può portare in cambio a un miglioramento delle condizioni di reale concorrenza nei mercati delle telecomunicazioni.
Pertanto, qui non si tratta di costringere gli operatori dominanti a vendere parte delle loro imprese, come è accaduto in altri luoghi del mondo, per esempio negli Stati Uniti con l’AT&T. Non desideriamo prendere questa direzione, ed è questo il motivo per cui parlo di “metodo europeo”. Spetterà quindi alle autorità nazionali di regolamentazione valutare la situazione nello Stato membro di appartenenza prima di prendere in considerazione tale misura correttiva. Questo metodo è già stato attuato nel Regno Unito con Openreach, che è un esempio del caso di specie.
L’onorevole deputato ha anche chiesto chiarimenti in merito all’operatore ellenico. Nel caso della Grecia, sarà l’autorità di regolamentazione competente, in virtù dell’ordinamento nazionale e in conformità dell’aggiornato quadro normativo europeo, a valutare le condizioni di concorrenza e tutti gli altri fattori pertinenti nel mercato ellenico, e quindi a proporre o meno una misura correttiva, qualora lo ritenga necessario nell’interesse del mercato della Grecia.
Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Ringrazio il Commissario per la sua risposta. Tuttavia, credo che ci troviamo praticamente di fronte a 27 sistemi normativi diversi all’interno dell’Unione europea. Per quanto riguarda le comunicazioni elettroniche, siamo ancora molto distanti da un vero mercato interno.
Certamente state facendo un notevole sforzo in questo settore. Tale incertezza normativa o, in altre parole, l’elevato livello di frammentazione sta provocando incertezza per gli investimenti, nella concorrenza, nell’innovazione e, indubbiamente, sta creando pochi posti di lavoro.
La mia domanda è la seguente: si può parlare di un’industria europea delle telecomunicazioni in mancanza di una coesione paneuropea a livello normativo?
Viviane Reding , Membro della Commissione. – (EN) L’onorevole deputato ha assolutamente ragione. Allo stato attuale non abbiamo un mercato europeo delle telecomunicazioni. Ritengo che la situazione debba cambiare, in quanto l’unico modo per l’Europa di rimanere forte nell’ambito delle telecomunicazioni (e l’Europa è forte, siamo realmente una delle maggiori forze del mercato mondiale in questo settore) è eliminare i 27 sistemi normativi, talvolta contrastanti, e arrivare a un sistema unico sensato, che permetterà inoltre l’attuazione di servizi e investimenti transfrontalieri, e ci consentirà di disporre di grandi fornitori europei che opereranno in molti paesi. Pertanto, attualmente stiamo lavorando all’apertura del mercato del roaming internazionale. Il Parlamento si pronuncerà sulla questione domani, e questo è sempre un segnale che indica la direzione che intendiamo intraprendere in futuro.
Io stessa presenterò certamente una proposta per la riforma del pacchetto sulle comunicazioni elettroniche al fine di avviare questo mercato europeo e non di eliminare le autorità di regolamentazione nazionali (ritengo siano ancora necessarie in quanto conoscono al meglio il loro mercato), ma non per creare armonizzazione, bensì una logica nelle misure correttive che propongono e che devono essere rapidamente applicate, affinché esistano condizioni paritarie tra i diversi mercati e le attività transfrontaliere delle imprese possano essere avviate senza essere ostacolate da una mancanza di apertura del mercato in altre aree commerciali.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 41 dell’onorevole Katerina Batzeli (H-0310/07):
Oggetto: Quadro europeo per un utilizzo più sicuro dei telefoni mobili da parte di adolescenti e bambini
L’entrata in vigore del Quadro europeo per un utilizzo più sicuro dei telefoni mobili da parte di adolescenti e bambini, decisa il 6 febbraio dalle principali imprese del settore nell’UE, viene salutata come un primo passo significativo per garantire la protezione dei minori contro taluni rischi derivanti dall’utilizzo di telefoni mobili. Si ritiene che detta politica debba essere integrata nella Comunicazione della Commissione “Verso una strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori” (COM(2006)0367 def.).
Quali misure sono ritenute appropriate per l’attuazione di detto quadro a livello nazionale in modo da garantire che sia effettivamente attuato e possa essere controllato da genitori, insegnanti e responsabili della cura dei minori? Dato che il quadro europeo in questione costituisce un codice di autoregolamentazione delle imprese europee, in quale modo la Commissione parteciperà alla supervisione della sua corretta applicazione negli Stati membri e alla valutazione della sua efficacia? Quali saranno le competenze delle autorità nazionali di regolamentazione per quanto attiene all’elaborazione dei codici nazionali di autoregolamentazione, al più tardi entro il febbraio 2008, e al monitoraggio della loro attuazione? Ritiene la Commissione opportuna l’adozione futura di un’iniziativa legislativa comunitaria vincolante per gli Stati membri e le imprese, dato che l’autoregolamentazione di per sé non può essere sufficiente?
Viviane Reding , Membro della Commissione. – (EN) Se non ho capito male, credo che il mio collega Franco Frattini, che è intervenuto nel merito, abbia già fornito una risposta parziale. Il fatto stesso che abbia risposto parzialmente dimostra che l’intera Commissione è preoccupata per l’evoluzione della nostra società e prende misure per compiere progressi in questo ambito.
Il 6 febbraio di quest’anno, 15 grandi operatori europei di servizi mobili e fornitori di contenuti si sono riuniti per firmare un quadro europeo per un utilizzo più sicuro dei telefoni mobili da parte di adolescenti e bambini. E’ un accordo volontario, ossia un memorandum d’intesa mediante il quale l’industria di telefonia mobile e l’associazione GSM si accordano al fine di controllare, pubblicare e tradurre sui propri siti web codici normativi già esistenti o ancora da adottare. Tali codici di autoregolamentazione, quindi, aiuteranno per esempio genitori, nonni o educatori a capire quali possano essere i problemi per i bambini derivanti dall’utilizzo di telefoni cellulari di terza generazione. L’accordo è il risultato di un dibattito svoltosi nell’ambito di un gruppo di alto livello, che io stessa ho convocato, cui hanno partecipato organizzazioni per la protezione dei bambini, organizzazioni dei consumatori, organismi per la classificazione dei contenuti e organismi normativi. Il memorandum d’intesa stabilisce un certo numero di principi e obbliga i firmatari ad operare in direzione dell’attuazione attraverso l’autoregolamentazione a livello nazionale.
Quando tutti abbiamo firmato l’accordo e convocato una conferenza stampa, ho dichiarato di avere fiducia nei firmatari. Per l’applicazione di quanto convenuto, concederò un anno di tempo, fino a febbraio o marzo del 2008; torneremo quindi sulla questione e verificheremo se avranno provveduto all’applicazione. In tal caso, bene, probabilmente si avvierà un dibattito in merito a possibili correzioni e progetti futuri. Qualora le nostre aspettative venissero deluse, la Commissione valuterà l’opportunità di introdurre misure specifiche.
Katerina Batzeli (PSE) . – (EL) Ringrazio il Commissario per la risposta. Nessuno dei presenti mette in dubbio l’importante ruolo svolto dalla Commissione su questa importante questione. Desidero porre due domande al Commissario, anziché proseguire con la discussione. Ritengo che questo sia un memorandum d’intesa volontario, come lei stessa ha affermato, e che il settore debba autoregolamentarsi. Desidero pertanto puntualizzare che la Commissione dovrebbe essenzialmente sapere ciò che valuterà dopo febbraio 2008.
In altre parole, la Commissione esorterà gli Stati membri a proseguire con alcuni codici comuni al fine di tenere sotto controllo il problema? Le migliori pratiche di ciascuno Stato membro verranno codificate e analizzate?
Infine, in cosa consiste esattamente la politica delle comunicazioni nei confronti di genitori che non conoscono questo settore e quali programmi comunitari si possono utilizzare al fine di informarli?
Viviane Reding , Membro della Commissione. – (EN) Grazie al lavoro preparatorio svolto, la Commissione ha indotto gli operatori di telefonia mobile a prendere questa iniziativa, in quanto essi sapevano benissimo che la Commissione non sarebbe rimasta inerte e avrebbe agito.
Dalle nostre recenti indagini è emerso che sono molti i bambini che utilizzano telefoni cellulari; in realtà, a farne uso è la maggior parte degli ultradodicenni. Soprattutto i videofonini e i servizi di localizzazione possono essere un problema; per esempio, nel Regno Unito il 10 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere stato oggetto di una fotografia sgradevole, il 17 per cento dei bambini temeva che la foto sarebbe stata pubblicata on line e inoltrata a terze persone, e il 14 per cento ha avuto esperienze di cyberbullismo. Secondo i dati di Save the Children Finlandia, il 30 per cento dei minori di età compresa tra i 7 e i 15 anni è stato vittima del cyberbullismo attraverso il proprio cellulare.
Siamo quindi al corrente dell’esistenza di un problema, ma ciò non significa che dobbiamo esortare i genitori ad affermare “niente più telefoni cellulari per i nostri figli”. Questa sarebbe la reazione sbagliata, motivo per cui è di fondamentale importanza, per esempio, consentire il controllo dell’accesso ai contenuti per adulti e istituire campagne di sensibilizzazione per genitori e nonni – che spesso acquistano cellulari per i nipoti – e per gli stessi bambini.
E’ inoltre fondamentale il fatto che si stia procedendo alla classificazione del contenuto commerciale in base a norme nazionali di decenza e appropriatezza e che, come ha spiegato il Commissario Frattini, si stia concretizzando la lotta contro i contenuti illeciti sui telefoni cellulari, che in data odierna abbiamo deciso di istituire in sede di Commissione. La questione di cui stiamo discutendo non riguarda il contenuto illecito in sé, bensì il pericolo che esso può costituire per i bambini, ed è in base a questo che le campagne di sensibilizzazione acquistano maggiore importanza. Controlleremo ciò che accade in questo settore e ciò che i firmatari del memorandum di intesa hanno concordato. Ho con me il quadro europeo per un utilizzo più sicuro dei telefoni mobili da parte di adolescenti e bambini; posso consegnarlo all’onorevole parlamentare affinché possa controllare se, per esempio, è quello che sta accadendo anche nel suo paese e le sarò grata se vorrà informarmi in merito.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 43 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0288/07):
Oggetto: Situazione nella Vojvodina
Negli scorsi anni, la Vojvodina è stata più di una volta teatro di attacchi brutali contro gli appartenenti a minoranze. Profughi serbi sono stati sistematicamente insediati in paesi abitati da minoranze per aumentarne la popolazione e i fondi stanziati dall’UE per la formazione degli insegnanti delle lingue minoritarie non sono mai giunti ai destinatari.
Si è posto rimedio a tali arbitri? Come valuta la Commissione complessivamente gli sviluppi nella Vojvodina?
Olli Rehn , Membro della Commissione. – (EN) La Commissione controlla molto da vicino la situazione in Vojvodina. Abbiamo sollecitato le autorità locali ad affrontare tempestivamente gli incidenti tra le diverse etnie, esortandole inoltre a promuovere i buoni rapporti tra di esse al fine di preservare il modello multietnico e multiculturale della Vojvodina.
Come emerso dalla relazione del novembre 2006 sui progressi compiuti dalla Serbia, la situazione tra le diverse etnie in Vojvodina è migliorata; infatti, il numero di incidenti è diminuito e nei primi mesi del 2007 non se ne sono registrati di gravi. Le autorità hanno adottato un certo numero di misure in merito all’utilizzo in contesti ufficiali delle lingue e scritture minoritarie nonché alla rappresentazione delle minoranze nel sistema giudiziario e di polizia.
Sono stati registrati miglioramenti anche nel settore dell’istruzione. E’ stata infatti approvata l’introduzione dell’utilizzo di libri di testo in lingua albanese e ungherese in Vojvodina e a Subotica è stata creata una facoltà per la formazione degli insegnanti in lingua ungherese, che è attiva dall’ottobre dello scorso anno. Ovviamente, tali misure devono essere sviluppate e integrate ulteriormente.
Abbiamo rilevato, tuttavia, che non vi è stato alcun progresso relativamente all’adozione di una nuova normativa sui consigli nazionali per le minoranze, e il problema persiste nell’ambito dell’informazione nelle lingue minoritarie. Pertanto, abbiamo chiesto che le autorità serbe adottino ulteriori iniziative concrete su tali questioni.
Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) Desidero sottoporle un paio di domande, signor Commissario. Innanzi tutto vorrei avere informazioni riguardo ai reinsediamenti sistematici dei rifugiati serbi provenienti da Bosnia e Kosovo, che purtroppo stanno alterando la composizione etnica di alcune regioni come la comunità ungherese di Temerin, non lontano da Novi Sad. In secondo luogo, desidero sapere cosa sta accadendo riguardo agli istituti di formazione per insegnanti che avrebbero dovuto essere creati, mediante i fondi dell’Unione europea, per rumeni, slovacchi e ruteni, ma il cui avvio sembra essere in una fase di stallo. Ora sono stati attivati?
Olli Rehn , Membro della Commissione. – (EN) In merito alla domanda complementare dell’onorevole Posselt relativa all’assistenza dell’Unione europea nei confronti della Vojvodina e al suo rapporto con i diritti delle minoranze, non essendo possibile calcolare l’esatto importo totale degli aiuti forniti alla provincia autonoma della Vojvodina, è comunque certo che il territorio ha ricevuto un’assistenza significativa da parte dell’Unione europea, che è stata rivolta proprio a quei bisogni cui l’onorevole parlamentare faceva riferimento.
Abbiamo basato la nostra assistenza economica sulle seguenti considerazioni: la storia, ossia la ricostruzione del dopoguerra, in particolare per quanto riguarda il ponte Sloboda; la geografia, mediante la gestione integrata delle frontiere, e l’economia.
La Vojvodina è relativamente ricca se paragonata ad altre regioni della Serbia. Pertanto, sebbene occupi il 25 per cento del territorio della repubblica e vi risieda il 20 per cento della popolazione, la Vojvodina ha assorbito il 36 per cento della linea di credito che l’Unione europea aveva destinato alle piccole e medie imprese.
In conclusione, è evidente che stiamo utilizzando questa assistenza economica agli scopi cui l’onorevole Posselt si riferiva, e gli posso garantire che i fondi vengono utilizzati adeguatamente per la tutela e i diritti delle minoranze.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, lei ha giustamente sottolineato che una grande quantità di denaro proveniente dalle sovvenzioni europee viene impiegata per la protezione delle minoranze e per questioni che stanno particolarmente a cuore all’Unione europea. Non si potrebbe fare anche in modo – o forse non è necessario – di esercitare pressioni politiche sulla Serbia per indurla a prevenire certi abusi, conformemente a quanto previsto dalle sue politiche, o a modificare queste ultime in modo tale che non vi sia la necessità di impiegare risorse dell’Unione europea per riparare il danno successivamente?
Olli Rehn , Membro della Commissione. – (EN) Concordo con l’onorevole deputato sul fatto che dobbiamo utilizzare metodi politici in parallelo con l’assistenza economica, ed è quello che stiamo facendo per quanto riguarda la Vojvodina. Abbiamo sollevato tali questioni con il governo serbo. Attualmente, dato che il paese ha un nuovo governo democratico orientato in direzione delle riforme e del modello europeo, presumo che abbiamo un’opportunità ancora migliore per far sentire la nostra voce e garantire che in Serbia vengano ascoltate le nostre preoccupazioni sulla situazione della Vojvodina.
La nuova Costituzione serba contiene dettagliate disposizioni riguardo ai diritti umani e alla tutela delle minoranze. Tuttavia, vi sono anche alcune ambiguità in merito al campo di applicazione del decentramento territoriale. Il nuovo Parlamento serbo avrà un ruolo fondamentale nella completa applicazione della Costituzione, in particolare nel rafforzamento della protezione delle minoranze, nonché nell’istituzione di forme di governo autonomo locale in conformità della normativa europea. Sotto questo punto di vista, è certamente positivo che, grazie alla riforma della legge elettorale, ora i partiti delle minoranze etniche occupino molti seggi all’interno del nuovo Parlamento serbo.
Zsolt László Becsey (PPE-DE) . – (HU) Dal momento che sono nato molto vicino alla Vojvodina, desidero richiamare l’attenzione del Commissario su alcuni aspetti della situazione reale. Uno di essi è se non sia da interpretare come un problema il fatto che i membri della minoranza autoctona ungherese in Vojvodina siano di fatto considerati ancora criminali di guerra. La legge di Antigone qui non viene rispettata, in quanto non viene permesso loro di seppellire i propri defunti, né di poterli ricordare.
Il fatto che non vi sia parità di trattamento in alcun settore, che si tratti di impiego, privatizzazione, istituzioni statali o istruzione, non è forse un problema? Sarebbe positivo se rispondesse nuovamente alla domanda dell’onorevole Bernd Posselt riguardo alla situazione degli insediamenti forzati. Infatti, gradirei sottoporre al Commissario Rehn un elenco completo degli ultimi incidenti che si sono verificati solo recentemente.
Olli Rehn , Membro della Commissione – (EN) Per quanto riguarda la posizione della minoranza ungherese in Vojvodina, abbiamo analizzato la situazione molto attentamente, come io stesso ho affermato nelle nostre relazioni sui progressi compiuti. Abbiamo inoltre discusso nel merito con le autorità serbe, le quali hanno evidenziato che sono impegnate nell’incrementare la partecipazione della popolazione appartenente alle minoranze etniche nel sistema giudiziario e di polizia, ma lamentano che si riscontra spesso una mancanza di interesse da parte dei candidati qualificati. Dal mio punto di vista, è importante proseguire con questa pressione o incoraggiamento politico.
Al contempo, una volta risolti i problemi che hanno provocato internamente la migrazione dei profughi, avremo poi maggiori possibilità di eliminare il tipo di problemi di cui lei parlava. Ovviamente mi riferisco in particolar modo alla questione dei colloqui sullo status del Kosovo. Occorre gestire bene la soluzione del problema dello status, e sono fiducioso che, dopo avere definito la questione, non si verificheranno più effetti destabilizzanti nelle regioni a etnia mista come la Vojvodina. Per questo sollecitiamo tutti gli interessati a dare prova di responsabilità. La Commissione è fermamente convinta che non si possa fare alcun paragone tra il Kosovo e la Vojvodina.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 44 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0290/07):
Oggetto: Applicazione della Convenzione sul diritto del mare da parte della Turchia
Nella sua risposta all’interrogazione E-0802/07 la Commissione afferma che la Convenzione sul diritto del mare fa effettivamente parte dell’acquis comunitario, che la Turchia sarà tenuta ad adottare e ad applicare dopo la sua adesione all’Unione europea. Nella sua risposta ad un’interrogazione precedente (E-4160/06) sull’argomento la Commissione aveva detto di aspettarsi che al momento della sua adesione all’Unione europea la Turchia abbia adottato ed applichi pienamente l’acquis.
Può dire la Commissione per quale motivo ha cambiato la propria posizione nell’arco di sei mesi? La Turchia è obbligata ad adottare e ad applicare la Convenzione in questione “dopo la sua adesione all’Unione europea” o “ad avere adottato e ad applicare pienamente l’acquis al momento della sua adesione all’Unione europea”? Può la Commissione motivare sotto il profilo giuridico la sua posizione?
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione non ha affatto cambiato la sua posizione riguardo agli obblighi dell’acquis comunitario della Turchia. Non esiste contraddizione tra le due risposte cui fa riferimento l’onorevole deputato, anzi, riflettono il medesimo approccio. Come tutti gli altri paesi candidati, la Turchia deve attuare e applicare l’acquis comunitario al momento dell’adesione, ovvero al più tardi alla data in cui entrerà a far parte dell’Unione europea.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Commissario, negli ultimi tempi si sono verificate molte circostanze spiacevoli con la Turchia. L’esercito turco interferisce palesemente negli sviluppi politici. La Repubblica di Cipro riceve minacce poiché, in applicazione della Convenzione sul diritto del mare, sta promuovendo, insieme ai paesi limitrofi, lo sfruttamento della sua zona economica esclusiva. 160 candidati curdi, tra cui Leila Zana, sono stati esclusi dalle prossime elezioni.
Tali azioni rispettano l’acquis comunitario? Non è forse giunto il momento per la Commissione di parlare un linguaggio più chiaro e rigoroso con la leadership turca?
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Le domande sollevate dall’onorevole deputato sono estremamente importanti, ma vanno piuttosto oltre l’obiettivo di questa specifica interrogazione. Purtroppo la mancanza di tempo non mi consentirà di rispondere nel dettaglio. Tuttavia, desidero sottolineare che è fondamentale essere imparziali e risoluti con la Turchia al fine di spezzare la spirale negativa nelle relazioni tra l’Unione europea e questo paese.
Con l’espressione “imparziali e risoluti” intendo dire che dobbiamo essere imparziali mantenendo la nostra parola e l’impegno che, nel caso la Turchia soddisfi tutte le condizioni di adesione all’UE, possa aderire all’Unione. Allo stesso tempo, come possiamo essere imparziali e credibili, possiamo anche essere risoluti e rigorosi, e ci attendiamo che la Turchia porti avanti le riforme e rispetti i diritti dei cittadini in modo, per esempio, da affrontare la questione curda o rafforzare i diritti delle donne, dei sindacati e la libertà di espressione nel paese grazie alla prospettiva probabile di adesione all’UE.
Pertanto dobbiamo essere imparziali e contemporaneamente risoluti con la Turchia.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 45 dell’onorevole Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (H-0340/07):
Oggetto: Crisi politica in Turchia e prospettive di adesione
In questi ultimi giorni la Turchia, in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, sta vivendo una grave crisi politica, che suscita seri dubbi per quanto attiene al funzionamento delle istituzioni democratiche. Il Tribunale costituzionale del paese ha annullato il primo turno delle elezioni, decisione vivamente contestata dal governo. Il primo ministro ha indicato che il sistema parlamentare è bloccato, chiedendo il ricorso anticipato alle urne mentre lo Stato Maggiore Generale dell’Esercito ha avvertito che interverrà per impedire l’elezione dell’islamista Abdullah Gül alla carica di presidente.
Come giudica la Commissione tale situazione in un paese candidato all’adesione? Il sig. Olli Rehn, Commissario responsabile per l’allargamento, ha dichiarato che le forze armate devono rispettare il ruolo indipendente delle procedure democratiche e che l’UE è fondata sui principi di libertà, democrazia, Stato di diritto e sovranità delle forze politiche rispetto a quelle militari sottolineando che, per l’adesione di un paese all’UE, si esige il rispetto di detti principi che costituiscono un elemento centrale dei criteri di Copenaghen. Ritiene la Commissione che detti interventi dell’esercito siano conformi alle esigenze dell’acquis comunitario e quali ripercussioni potrebbero avere sul processo di adesione del paese? Si può contare su un’ulteriore reazione da parte della Commissione qualora gli sviluppi della situazione non siano conformi ai principi democratici dell’UE?
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Il governo turco ha rispettato la sentenza della Corte costituzionale e ha adottato le misure volte ad applicarla. Questo ha rappresentato un passo importante per la stabilità politica del paese, a prescindere dagli eventi che hanno condotto a tale sentenza.
Proprio al fine della stabilità politica, il partito di maggioranza ha presentato alla Grande assemblea nazionale una proposta sullo svolgimento di elezioni politiche anticipate. In seguito, la Grande assemblea nazionale ha convenuto a larga maggioranza che le elezioni parlamentari anticipate si terranno il 22 luglio 2007.
La Commissione si attende che le elezioni parlamentari prima, e presidenziali poi, vengano condotte in modo democratico in un clima di dibattito responsabile e stabilità politica. Riguardo al ruolo dell’esercito, ho spesso dichiarato di avere grande considerazione per il lavoro svolto dalle forze armate turche nell’espletamento dei loro doveri di difesa del paese e di contributo alla pace internazionale; tuttavia, come ho già affermato a seguito della dichiarazione di fine aprile da parte del Capo di Stato Maggiore, le forze armate devono rimettere il processo decisionale democratico agli organi della Turchia democraticamente eletti.
Dovrebbe essere evidente che qualsiasi paese voglia aderire all’Unione europea deve rispettare tutti i principi democratici, compresa la garanzia di una leadership democratica dei rapporti tra società civile ed esercito, e, dal mio punto di vista, ciò è del tutto compatibile con la democrazia secolare, o il secolarismo democratico, ancorato nella Costituzione turca.
Una volta che sarà stato eletto il nuovo Parlamento e si sarà insediato un nuovo governo, sarà indispensabile per la Turchia rivitalizzare e rilanciare del tutto il lavoro legislativo e l’applicazione delle riforme che rafforzino lo Stato di diritto e le libertà fondamentali nel paese.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE). – (EL) Signor Commissario, la ringrazio per la risposta. E’ anzi stato costretto a ripetere nuovamente ciò che ha dichiarato alla Turchia in molte occasioni, come ha sottolineato lei stesso, riguardo al comportamento che il paese deve mantenere come candidato membro dell’Unione europea.
Volevo sapere se questa crisi non ha rivelato qualcos’altro, ovvero una certa debolezza. Non ha impiegato altri strumenti per rivolgersi agli attori politici e militari? Infatti, presumo che abbia espresso ripetutamente e pubblicamente ammonimenti nel corso dei suoi contatti.
Con la mia domanda desideravo sapere se lei è intervenuto in maniera più rilevante, vista la gravità della crisi e delle informazioni che sono emerse.
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) La ringrazio per questa importante domanda, onorevole Kratsa-Tsagaropoulou. In effetti, discuto a lungo con il governo turco; fin troppo, secondo quanto sostengono alcuni in Europa. Tuttavia, durante le crisi politiche o costituzionali che la Turchia ha affrontato, e che, a mio parere, sta attraversando in questa fase critica, è particolarmente importante mantenere un canale di comunicazione e discutere in modo serio con il governo e con tutti gli attori della società turca al fine di chiarire quali sono le aspettative dell’Unione europea, se e quando i turchi vogliono diventare membri dell’UE. Una leadership democratica basata su rapporti tra società civile ed esercito è certamente una di queste pietre angolari.
A seguito della mia dichiarazione riguardo a un intervento politico dell’esercito turco in questa situazione problematica, a inizio maggio la Commissione ha affermato molto chiaramente che l’Unione europea è fondata sui principi di libertà, democrazia, rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, lo Stato di diritto e la supremazia del potere democratico e civile su quello militare. Nel caso in cui un paese desideri diventare membro dell’Unione, deve rispettare tali principi, questo è il fulcro dei criteri di Copenaghen per l’adesione all’UE. Ciò è stato spiegato in maniera dettagliata al governo turco e ai soggetti coinvolti nella politica del paese, e attraverso i media ai cittadini turchi. Non ritengo aiuti un volume più elevato. Abbiamo bisogno, invece, di chiarezza e precisione, e, riguardo a una nostra dichiarazione, quella del 2 maggio non può essere più chiara.
Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE). – (EL) Signor Commissario, non sono fra coloro che vogliono che la Turchia sia una forza fuori controllo nell’area. D’altro canto, mi domando quale Corte costituzionale in un paese democratico, non solo in Europa, ma in qualsiasi luogo nel mondo, avrebbe stabilito l’obbligatorietà di un quorum pari a due terzi al fine di eleggere il Presidente della Repubblica.
Ciò permetterebbe all’opposizione in qualsiasi paese di controllare l’elezione del Presidente.
La Commissione nella sua dichiarazione ha affermato di rispettare lo Stato di diritto e le sue disposizioni giuridiche, e di non voler intervenire in Turchia. Ma esiste uno Stato di diritto? Ritengo che la dichiarazione della Commissione non fosse equilibrata.
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Onorevole Hatzidakis, la ringrazio per questa domanda complementare e per la sua interrogazione, in cui ha definito la dichiarazione della Commissione “eccessivamente indulgente”. Ha sollecitato inoltre un messaggio più esplicito.
Devo dire che, nella veste di Commissario, come ho già spiegato in precedenza, non credo nella diplomazia ad alto volume o al megafono. Confido nella chiarezza, nella precisione e nella coerenza. A tale proposito, ritengo che non siamo in dissenso con l’onorevole deputato, dato che, come ho affermato, abbiamo ripetutamente sottolineato l’importanza della supremazia del potere democratico e civile su quello militare. Allo stesso tempo, è anche importante mantenere vivi i negoziati di adesione, compiendo in merito progressi a livello pratico, poiché ciò che i nazionalisti in Turchia veramente vogliono è interrompere tali negoziati. Non ho intenzione di fare questo regalo ai nazionalisti turchi. E’ molto meglio lottare per l’adesione della Turchia all’UE, mantenerne vivo il processo e spingersi verso l’obiettivo condiviso, poiché questa è la via che permetterà alla Turchia di diventare un paese più europeo e democratico, in cui vengono rispettati lo Stato di diritto e le libertà fondamentali.
Riguardo al suo accenno alla Corte costituzionale, capisco la ragione della domanda che mi ha posto e ho inoltre preso atto della sentenza emessa da tale organo. Desidero citare ciò che è stato dichiarato il 2 maggio da parte del Collegio dei Commissari, quando abbiamo discusso tale questione e abbiamo chiarito la nostra posizione al governo e all’opinione pubblica della Turchia. Abbiamo affermato che “nonostante gli avvenimenti sfortunati che hanno condotto alla sentenza, questa decisione giudiziaria da parte della Corte costituzionale ora dovrebbe essere rispettata da tutte le parti, poiché il rispetto delle istituzioni dello Stato è essenziale al fine di assicurare la stabilità politica”. Questo è un linguaggio piuttosto chiaro.
Abbiamo inoltre affermato che “date le circostanze, la Commissione europea accoglie con favore l’annuncio dello svolgimento di nuove elezioni parlamentari al fine di garantire la stabilità politica e lo sviluppo democratico in Turchia”. Un’asserzione che nuovamente non può essere più inequivocabile.
Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 18.05, riprende alle 21.00)