Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione:
– l’interrogazione orale (O-0018/2007) dell’onorevole Miroslav Ouzký a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, al Consiglio, sugli obiettivi strategici dell’UE per la quattordicesima riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), che si terrà all’Aia dal 13 al 15 giugno 2007 (B6-0020/2007) e
– l’interrogazione orale (O-0019/2007) dell’onorevole Miroslav Ouzký a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, al Consiglio, sugli obiettivi strategici dell’UE per la quattordicesima riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), che si terrà all’Aia dal 13 al 15 giugno 2007 (B6-0121/2007).
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE), in sostituzione dell’autore. – (FR) Signora Presidente, signor Ministro, signora Commissario, le relazioni si susseguono ma non sono simili, perché adesso ci apprestiamo a parlare di biodiversità.
Signor Ministro, questa settimana sarà stata caratterizzata dalla volontà, manifestata dal Parlamento europeo, di lottare contro la perdita della biodiversità. Lunedì sono state discusse la relazione del collega, onorevole Adamou, e la relazione su LIFE+, mentre oggi esaminiamo due interrogazioni orali presentate in vista della prossima Conferenza delle parti che aderiscono alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, la CITES. La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare – a nome del cui presidente, che non può essere qui tra noi, mi scuso – si interroga sulle modalità di negoziazione degli Stati membri e chiede al Consiglio europeo quali sono gli obiettivi cruciali che l’Unione difenderà alla quattordicesima riunione della Conferenza delle parti della Convenzione CITES che si terrà, come lei ha ricordato, signora Presidente, all’Aia il 14 e 15 giugno 2007.
La Convenzione CITES è uno dei più antichi strumenti multilaterali di tutela dell’ambiente. E’ stata adottata nel 1973, a Washington, da Stati che già volevano andare oltre i quadri di regolamentazione nazionali. Lo scopo era quello di difendere le piante e gli animali selvatici dall’eccessivo sfruttamento commerciale. L’importanza di questa Convenzione rispetto agli altri accordi multilaterali sull’ambiente sta nella sua grande capacità di adattamento. Essa esercita un impatto diretto sul commercio attraverso l’offerta, che limita. Molto concretamente, essa riguarda circa 500 000 transazioni – non è uno scherzo, 500 000 transazioni commerciali! – limitando così l’eccessivo sfruttamento della biodiversità. Con l’adesione di diversi partner istituzionali – quasi 170 Stati compresi i 27 Stati membri – di scienziati e di ONG, la Convenzione CITES consentirà di evitare l’annientamento di specie particolarmente minacciate e di salvare specie come la tigre siberiana, la balenottera azzurra e gli elefanti africani.
Ovviamente, le sfide che la Convenzione sarà chiamata ad affrontare sono molteplici. Da una parte sono di ordine strutturale. La Convenzione, infatti, fatica a trovare finanziamenti all’altezza delle sue ambizioni. Deve far fronte al sovrasfruttamento delle specie naturali, alcune delle quali non sempre figurano negli elenchi. Dall’altra, la Convenzione deve tenere conto dei nuovi dati compreso, ovviamente, il cambiamento climatico. Deve integrare l’inefficacia di alcuni strumenti, quali il piano d’azione per l’applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT), che in Aula tutti conoscono. Inoltre, deve rivedere le decisioni che hanno esercitato un impatto negativo su alcune specie: durante la dodicesima Conferenza delle parti, per esempio, i permessi per la vendita dell’avorio proveniente da Botswana, Namibia e Sudafrica hanno portato, secondo le stime, allo sterminio di quasi 20 000 elefanti.
Nella lotta alla perdita delle specie, l’Unione europea deve a tutti i costi esprimersi all’unisono durante le Conferenze delle parti alla Convenzione. A tale proposito desidero ricordare, signor Ministro, che l’Unione europea spesso si astiene quando si prendono decisioni perché i nostri Stati membri non riescono a mettersi d’accordo; di conseguenza, 27 voti vanno perduti, e 27 voti non sono un numero trascurabile, al contrario, spesso hanno grande peso.
Pertanto, signor Ministro, chiediamo che il Consiglio tenga conto della risoluzione del Parlamento, che riflette gli interessi del popolo europeo e indica gli obiettivi la cui difesa sta a cuore ai nostri cittadini nel quadro della Convenzione CITES. In primo luogo perché la risoluzione ricorda alcune esigenze ai negoziatori. Il principio di precauzione, quindi, deve essere applicato con lo stesso rigore imposto dall’Unione europea in altri negoziati internazionali sull’ambiente.
Allo stesso modo, l’Unione deve esigere la trasparenza del processo di voto e rifiutare il voto a scrutinio segreto, una pratica effettivamente diffusa, soprattutto quando si devono elencare le specie negli allegati. In realtà si tratta di ammodernare questa procedura leggermente antiquata, che non risponde più alle esigenze dei cittadini; essi infatti devono poter esercitare il diritto di controllare le decisioni prese a loro nome. Sappiamo che, puntualmente, le ONG criticano gli Stati membri dell’UE perché non divulgano i propri voti e perché votano a scrutinio segreto su alcune specie. Lo riteniamo assolutamente inaccettabile e chiediamo trasparenza, perché questa Convenzione è specifica e perché gli Stati membri, come sappiamo, hanno interessi specifici su alcune tematiche.
Le domande iscritte all’ordine del giorno della Conferenza devono essere presentate al Parlamento europeo. Non può essere altrimenti. Ogni volta che si annuncia una Conferenza delle parti alla Convenzione CITES poniamo le stesse domande al Consiglio: non capiamo perché non veniamo consultati prima, in maniera tale da essere informati sulle posizioni che il Consiglio intende difendere durante la Conferenza.
Inoltre, vorrei chiedere a Commissione e Consiglio di coinvolgere la nostra delegazione parlamentare nei lavori delle conferenze così da non costringerci, come normalmente succede, ad appostarci nei corridoi nella speranza di racimolare qualche informazione, sempre che Consiglio e Commissione ritengano giusto invitarci! Vi ringrazio, quindi, di volere associare la delegazione del Parlamento europeo ai lavori sulla Convenzione.
PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS Vicepresidente
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, facendo seguito a chi ha parlato a nome del vostro collega, onorevole Ouzký, desidero rilasciare una dichiarazione a nome della Presidenza.
Come durante i precedenti incontri della Conferenza delle parti che aderiscono alla Convenzione di Washington sulla protezione delle specie, gli Stati membri presenteranno, insieme, la posizione convenuta dalla Comunità. A breve il Consiglio formulerà questa posizione in base all’ultima proposta della Commissione e, ovviamente, informerà il Parlamento dell’opinione a cui si è giunti.
La posizione della Comunità includerà tre obiettivi generali.
Prima di tutto la Convenzione diventerà il più efficiente possibile, e la cosa più importante da fare per raggiungere tale scopo sarà ridurre gli inutili oneri amministrativi; occorre trovare soluzioni pratiche e funzionanti ai problemi di attuazione, e garantire che le risorse delle parti contraenti siano stanziate laddove esista una vera esigenza di conservazione.
Si devono stabilire maggiori sinergie tra la Convenzione sulla protezione delle specie e gli altri strumenti e processi relativi alla biodiversità; in particolare, le risoluzioni della quattordicesima Conferenza devono contribuire a portare, entro il 2010, a un netto rallentamento della perdita della biodiversità a livello mondiale, e a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
L’Unione europea, inoltre, vuole fare in modo che alla Conferenza gli emendamenti previsti agli allegati della Convenzione di Washington portino effettivamente a migliorare la conservazione delle specie in questione; a tale riguardo, sarà particolarmente importante garantire lo svolgimento del monitoraggio, perché solo in tal modo è possibile contenere il bracconaggio e il commercio illegale assicurando la sostenibilità del commercio internazionale delle specie.
Gli elefanti e le balene sono, ancora una volta, le specie su cui si concentra questa Conferenza. In breve, la Comunità non intende dare il proprio consenso alla ripresa del commercio di avorio sino a quando non verranno messi a punto meccanismi adeguati per impedire il crescente sterminio illecito degli elefanti; pertanto, esorta tutti gli Stati appartenenti all’Elephant Range a impegnarsi in un dialogo costruttivo e a collaborare nel mantenere in vita i branchi di elefanti garantendone una gestione sostenibile.
Poiché è la commissione baleniera internazionale a occuparsi delle questioni riguardanti le balene, durante i negoziati non vi dovrebbero essere nuove risoluzioni atte a modificare l’attuale status di protezione delle balene stabilito dalla Convenzione; ne consegue che, nel quadro della CITES, si dovrebbe considerare una revisione dei banchi di balene, in vista di un possibile ridimensionamento del loro status di conservazione, solo dopo avere introdotto meccanismi di controllo della gestione ritenuti adeguati dalla commissione baleniera internazionale.
Desidero concludere ringraziando l’autore dell’interrogazione e la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per l’interesse dimostrato nei confronti di questo importante tema.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, la quattordicesima Conferenza delle parti che aderiscono alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione all’Aia è, in realtà, la prima Conferenza CITES che si terrà nell’Unione europea dalla creazione di CITES nel 1973. Pertanto, credo che sarà un’ottima occasione per sottolineare il nostro grande impegno nell’attuazione della Convenzione e nell’attività di sensibilizzazione pubblica e politica.
Penso che, per la prima volta, una conferenza ministeriale tratterà tematiche fondamentali per il futuro della Convenzione. Per tale motivo sono stati definiti i seguenti obiettivi strategici per la Conferenza delle parti, la cosiddetta CoP 14. Essa deve riconfermare l’importante contributo che la CITES ha dato, o può dare, al raggiungimento dell’obiettivo che prevede di ridurre sensibilmente il tasso di perdita della biodiversità entro il 2010. La Comunità sostiene pienamente il contributo di CITES a questo obiettivo globale regolamentando il commercio internazionale di fauna e flora e dei loro prodotti, garantendone la sostenibilità. La nuova visione strategica di CITES per il periodo 2008-2013 deciderà il modo in cui CITES garantirà il reciproco sostegno tra conservazione, uso sostenibile e riduzione della povertà, elementi fondamentali affinché CITES continui a rivestire una certa importanza e utilità.
Nella proposta di visione strategica si afferma altresì che CITES dovrebbe prestare maggiore attenzione al commercio internazionale del legname e delle specie ittiche di interesse commerciale. Alla luce delle pressioni esercitate sulle risorse naturali e del continuo sovrasfruttamento, la Comunità ritiene che CITES potrebbe impegnarsi maggiormente nel garantire il commercio sostenibile di queste specie. Abbiamo avanzato proposte per introdurre nella Convenzione numerose specie marine e di legname, quindi credo che sarà un dibattito molto importante.
Infine, un tema fondamentale per la CoP 14 della CITES sarà, ovviamente, l’avorio degli elefanti. Stiamo discutendo proposte divergenti presentate dagli Stati africani appartenenti all’Elephant Range. Continuiamo a essere convinti che non si debba riprendere il commercio degli stock di avorio di proprietà governativa, sino a quando non verranno messi a punto tutti i meccanismi per garantire che esso non porti a un maggiore sterminio illegale di elefanti. Tali meccanismi sono ora in fase di costituzione e, se tutto procede nel migliore dei modi, dovrebbero essere operativi prima di adottare una posizione finale in materia.
John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, ieri i giornali riportavano buone notizie riguardanti la schiusa di alcune uova di una rara testuggine egiziana. Il problema era che si sono schiuse a Roma. Non avrebbero dovuto trovarsi là. Non avrebbero dovuto essere contrabbandate dalla Libia a Roma insieme ad altre 275 testuggini rare, perché rientrano nella più alta categoria di tutela della Convenzione CITES. La cosa peggiore è che questo succede nella nostra Unione europea.
Sappiamo che l’Unione europea è uno degli importatori e dei mercati più grandi ed eterogenei al mondo di specie selvatiche, nel cui ambito vi è una forte richiesta di animali domestici, prodotti di moda, soprammobili e medicine. Per tale motivo l’Europa ha una responsabilità specifica nel trovare un rimedio. Nel mio paese, ogni giorno, vengono confiscati dalle autorità doganali circa 570 esemplari di flora e fauna selvatiche importati illegalmente, e ci si chiede quanti non vengano scoperti.
Sappiamo che il commercio illegale di flora e fauna è, dopo la distruzione degli habitat, la seconda maggiore minaccia diretta per le specie. Sappiamo che un quarto del commercio è illegale. Sappiamo che, ogni anno, questo frutta miliardi di euro, terzo solo al traffico di sostanze stupefacenti e di armi.
Sappiamo, ovviamente, che dobbiamo tenere conto delle popolazioni locali e delle loro esigenze e tradizioni, e questo è nella risoluzione. Sappiamo che esistono divergenze di opinione tra ONG e tra scienziati, ma questa proposta di risoluzione, credo, è equilibrata.
Per concludere, approvo decisamente il contenuto delle dichiarazioni del Ministro e del Commissario a proposito degli elefanti, quindi vi prego di sostenere la risoluzione del Kenya e del Mali a favore di una moratoria di 20 anni sul commercio di avorio.
Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, come è già stato detto, questa sarà la prima Conferenza CITES a tenersi in Europa, offrendo l’occasione di portare all’attenzione del grande pubblico, molto più che in passato, il problema della tutela di flora e fauna selvatiche.
Anche se CITES è uno degli strumenti più concreti ed efficaci per proteggere l’ambiente internazionale, la riduzione della biodiversità è allarmante. Molte specie ittiche, per esempio, sono in cattive condizioni a causa, tra l’altro, dell’eccessivo sfruttamento. La domanda di pesce è enorme e continua ad aumentare. Ciò porta alla triste conseguenza della grave minaccia di estinzione che incombe, anche in questa fase, sulle specie ittiche pelagiche, mentre in molti paesi in via di sviluppo il mare è stato depredato dall’Europa o, quanto meno, da navi europee.
Per certi versi, purtroppo, si può dire lo stesso per le foreste tropicali. La richiesta di legno tropicale, nonostante le campagne condotte, rimane elevata. Aumenta anche la domanda di terreni agricoli, dovuta al bisogno di generi alimentari e a una crescente richiesta di biocarburanti, e saranno le antiche foreste a pagarne il prezzo.
L’iniziativa dell’Europa di includere molte specie ittiche nell’elenco delle specie protette merita il nostro incondizionato sostegno, così come l’iniziativa di includere nella lista alcune specie di alberi. Dovremmo chiederci, tuttavia, come possiamo migliorare le cose. Le pressioni sulla natura aumentano su scala globale. Ciò è spiegato, in parte, da una maggiore ricchezza, ma in alcuni paesi in via di sviluppo i motivi sono legati alla povertà.
Dovremmo pertanto adottare un approccio diverso, e renderci conto che la protezione della natura crea anche prosperità e posti di lavoro. Occorre adottare misure per garantire un commercio veramente sostenibile, e fare in modo che il commercio illegale sia effettivamente combattuto e fermato.
Mojca Drčar Murko, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, ci sono ottime ragioni per sostenere la proposta di una moratoria di 20 anni sul commercio di avorio. Contrariamente a quanto affermano alcuni Stati africani meridionali appartenenti all’Elephant Range – cioè di avere troppi elefanti – le stime della relazione sugli elefanti africani indicano che la loro popolazione è pari al 10-20 per cento rispetto agli anni trenta e quaranta.
La principale causa di riduzione è il commercio di avorio. Alla fine degli anni novanta i prezzi dell’avorio sono aumentati di oltre sette volte in Cina e Giappone. Una moratoria di 20 anni lancerà un chiaro segnale di divieto del commercio internazionale, soffocherà la domanda, abbasserà i prezzi e abolirà gli incentivi per l’acquisto e lo stoccaggio di avorio.
Signora Commissario, potrebbe essere più precisa e dire fino a che punto la Commissione intende prendere in considerazione la posizione a favore della moratoria espressa dalla delegazione di Stati dell’Africa centrale e occidentale che ci hanno fatto visita al Parlamento europeo?
Marie Anne Isler Béguin, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il Presidente in carica del Consiglio Gloser e il Commissario Ferrero-Waldner per quelle che sarei quasi tentata di chiamare parole rassicuranti. Tuttavia, non ho ricevuto risposta in merito alla trasparenza dei voti: credo che per noi sia indispensabile sapere come ogni Stato membro dell’Unione europea indirizzi i propri voti durante questa conferenza CITES.
Vorrei iniziare esprimendo anche la mia soddisfazione per la proposta, avanzata dalla Germania, di includere due specie di squalo – il gattuccio e lo smeriglio – nell’allegato II della CITES, una proposta che è anche stata appoggiata da molte associazioni che lavorano per proteggere queste specie. Crediamo che la proposta meriti pieno sostegno perché queste due specie, iscritte nel libro rosso delle specie in via di estinzione dell’UICN, richiedono un’attenzione particolare.
Tuttavia, al di là del caso specifico di queste specie, dobbiamo anche prestare maggiore attenzione allo status delle altre specie di squalo nelle acque mediterranee che bagnano i paesi dell’Unione europea; in tal modo entreranno in gioco sia l’Unione europea, sia la politica di vicinato.
In generale, bisogna riconoscere che il Mediterraneo è un mare a rischio: il prelievo indiscriminato di risorse alieutiche degli ultimi decenni, soprattutto se associato all’uso delle reti derivanti, ha portato a una notevole riduzione delle specie.
Pensiamo al caso del tonno rosso, che di recente è stato fortemente pubblicizzato da Greenpeace. Ma che cosa sappiamo, per esempio, degli squali nel Mediterraneo? Ciò che sappiamo globalmente sugli squali è che, in tutto il mondo, sono gravemente minacciati, sono oggetto di una pesca eccessiva e soffrono dell’alterazione degli equilibri marini.
Detto questo, l’Unione europea dispone di informazioni o di studi che le consentano di valutare la situazione degli squali nel Mediterraneo? Questa è la domanda. Se così non fosse, può prevedere lo svolgimento di studi seri che a lungo termine le consentano di avanzare proposte concrete, soprattutto alla CITES?
Per concludere ci sembra ugualmente importante includere il corallo rosso – che è anch’esso oggetto di una pesca eccessiva nel Mediterraneo – nell’allegato II della CITES.
Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signora Presidente, la Conferenza CITES che si terrà il prossimo mese all’Aia riveste un’enorme importanza se l’intento è quello di adottare misure contro il commercio internazionale di specie animali e vegetali minacciate di estinzione. Per questo motivo appoggio pienamente la risoluzione.
C’è un aspetto, però, che è stato sollevato molte volte questo pomeriggio e vorrei ricordare: quello degli elefanti in Botswana e Namibia. In questa regione vivono tre quarti dei 400 000 elefanti africani, che rappresentano un rischio inevitabile per la popolazione e l’ambiente e sono un danno per la biodiversità. Ecco perché questi paesi hanno presentato le proprie proposte sul mantenimento della popolazione degli elefanti e sulla riduzione dei rischi.
La risoluzione, purtroppo, respinge tali proposte. Pur essendo comprensibile che le persone vogliano fermare il commercio di prodotti derivati dagli elefanti, parere che condivido, è altrettanto importante affrontare la situazione in Botswana e in Namibia, caratterizzata dall’enorme aumento del numero degli elefanti. Dobbiamo riflettere con maggiore attenzione su questo problema. Dopo tutto, non possiamo permetterci di rifiutare soluzioni senza fornire alternative.
Karin Scheele (PSE). – (DE) Signora Presidente, l’onorevole Isler Béguin ha, di fatto, già presentato il contenuto dell’interrogazione orale, che nello specifico chiede cosa intende fare il Consiglio mediante i negoziati e i metodi negoziali, e in che veste la delegazione dell’Assemblea partecipa ai lavori sul campo.
Come molti altri deputati vorrei tornare sulla questione del commercio di avorio, che la Convenzione proibisce dal 1989 pur consentendo, dal 1997, la vendita di singoli oggetti in avorio. Pur essendo comprensibile che i paesi in cui il commercio continua abbiano un certo interesse, il problema è che sinora non è stato possibile distinguere tra avorio legale e illegale; c’è quindi il grave pericolo che il commercio legale contribuisca a una ripresa del bracconaggio.
La maggiore incidenza del bracconaggio, che esercita crescenti pressioni su chi si occupa di tutela ambientale e sulle autorità preposte alla protezione della natura, e un’efficace protezione dei pachidermi, che sono importanti per il reddito che molti paesi ottengono dal turismo, pesano sempre più sulle risorse già di per sé limitate. L’unica protezione possibile a lungo termine per l’avorio è un divieto assoluto del commercio, poiché si stima che, ogni anno, in Africa vengono uccisi circa 20 000 elefanti per le loro zanne.
La nostra risoluzione, quindi, appoggia la proposta avanzata da Kenya e Mali, così come la loro richiesta di una moratoria di 20 anni su qualsiasi forma di commercio di avorio. Speriamo che la Commissione e gli Stati membri diano, nel corso dei negoziati, il proprio sostegno a questa istanza.
Alfonso Andria (ALDE). – Signora Presidente, signora Commissario, signor Ministro, onorevoli colleghi riassumo molto rapidamente il senso del mio emendamento sostenuto dal gruppo ALDE.
Ho chiesto la soppressione del settimo trattino dell’articolo 10 della proposta di risoluzione della Convenzione Cites. Inoltre, trasferire nell’appendice II il corallo non trova fondamento scientifico, considerando che un panel di esperti di grande prestigio per conto della FAO ha affermato che non sussistono le condizioni per l’inserimento delle specie del genus corallium nell’appendice II della Cites – ho letto testualmente.
Si può preservare adeguatamente il corallo, anche attraverso un regime di rotazione delle aree protette tra i paesi produttori. Se venisse mantenuta l’attuale formulazione sarebbe inferto un duro colpo ai settori orafo e dell’artigianato artistico, nonché all’economia locale e all’occupazione di vari paesi dell’Unione: Italia, Spagna, Francia, Grecia e Malta; ed extraeuropei come Cina e Giappone.
Vi chiedo per questo di sostenere il mio emendamento, ammissibile dal punto di vista politico e confortato da tesi scientifiche.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, riguardo agli elefanti al momento non riteniamo opportuno appoggiare le proposte che sono state avanzate, perché gli Stati africani appartenenti all’Elephant Range si incontreranno direttamente prima della conferenza. Li incoraggiamo – credo questa sia la soluzione migliore – a impegnarsi in un vero dialogo, cercando così un accordo sull’adozione di un approccio comune.
Presidente. – A conclusione della discussione, comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del Regolamento(1).