Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0018/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.
Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (H-0339/07):
Oggetto: Crisi politica in Turchia e prospettive di adesione
In questi ultimi giorni la Turchia, in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, sta vivendo una grave crisi politica, che suscita seri dubbi per quanto attiene al funzionamento delle istituzioni democratiche. Il Tribunale costituzionale del paese ha annullato il primo turno delle elezioni, decisione vivamente contestata dal governo. Il primo ministro ha indicato che il sistema parlamentare è bloccato, chiedendo il ricorso anticipato alle urne mentre lo Stato Maggiore Generale dell’Esercito ha avvertito che interverrà per impedire l’elezione dell’islamista Abdullah Gül alla carica di presidente.
Come giudica il Consiglio tale situazione in un paese candidato all’adesione all’UE? Condivide l’opinione del sig. Olli Rehn, Commissario responsabile per l’allargamento, secondo cui le forze armate devono rispettare il ruolo autonomo delle procedure democratiche e che l’UE è fondata sui principi di libertà, democrazia, Stato di diritto e sovranità delle forze politiche rispetto a quelle militari, tenuto presente che per l’adesione di un paese all’UE si esige il rispetto di detti principi che costituiscono un elemento centrale dei criteri di Copenaghen? Quali ripercussioni ritiene che detti interventi dell’esercito possano avere sul processo di adesione del paese? Ha esso contatti diretti con gli esponenti istituzionali in Turchia e qual è la loro reazione?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, seguiamo molto attentamente gli sviluppi in Turchia. Desidero inoltre ricordare all’Assemblea la dichiarazione della Presidenza del 28 aprile di quest’anno, in cui abbiamo sottolineato che le elezioni presidenziali devono necessariamente tenersi in linea con i principi della democrazia e dello Stato di diritto sanciti dalla costituzione.
Si noti che, in generale, i negoziati sono stati avviati con la Turchia nel 2005 alla condizione che il paese rispettasse i criteri politici stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, da cui dipende l’adesione all’UE. Uno dei criteri politici è che un paese deve dare prova di stabilità istituzionale per garantire l’ordine democratico, lo Stato di diritto, la salvaguardia dei diritti dell’uomo e il rispetto e la protezione delle minoranze. Oltre a ciò, in conformità al quadro negoziale adottato dal Consiglio nell’ottobre 2005, l’Unione europea esige che la Turchia prosegua il processo di riforme e si impegni nel compiere ulteriori progressi nel rispetto dei principi di libertà, democrazia e Stato di diritto, nonché dei diritti umani e delle libertà fondamentali, comprese le sentenze della Corte di giustizia in materia.
L’11 settembre 2006 il Consiglio ha evidenziato la necessità di compiere ulteriori e notevoli sforzi per sviluppare la libertà di pensiero, la libertà religiosa, i diritti della donna, delle minoranze e dei sindacati, nonché il controllo civile sulle forze armate. Questi temi vengono periodicamente discussi nell’ambito del dialogo politico con la Turchia; poiché il Consiglio pretende che, nella situazione attuale, si rispettino appieno i succitati principi dello Stato di diritto e del controllo civile delle forze armate, la Presidenza continuerà a vigilare sugli sviluppi delle elezioni in Turchia.
Rodi Kratsa-Τsagaropoulou (PPE-DE). – (EL) La ringrazio, signor Ministro, per avere enumerato i presupposti inderogabili stabiliti dall’Unione europea per l’integrazione della Turchia. Mi riferivo, comunque, alla crisi recente, che non avrebbe potuto avvenire né nei paesi dell’Unione europea né nei paesi candidati.
Non siamo abituati a questo tipo di crisi nei paesi candidati e credo che limitarci a “monitorare” – come lei ha detto – la situazione non sia sufficiente. Anche noi dobbiamo rendere conto ai cittadini europei di cosa facciamo per risolvere la situazione, e dobbiamo scuotere con forza la Turchia affinché si adegui una buona volta ai requisiti imposti per avanzare verso l’UE.
Chiediamo qualcosa in più di un semplice “monitoraggio”, signor Ministro. State facendo altro?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Nei negoziati con la Turchia l’Unione europea ha, credo, sempre agito facendo riferimento all’elenco dei criteri che ho appena citato. In precedenti occasioni, ha spiegato anche il modo in cui si potrebbe sostenere il paese e favorire alcuni sviluppi al suo interno.
Sono convinto che l’Unione europea debba esigere il rispetto del requisito di adesione e che, in ultima istanza, gli attori turchi debbano rendersi conto che le decisioni in materia spettano fondamentalmente ai politici, non alle forze armate.
Un punto importante – che sicuramente conoscerete – è che, nel corso della vertenza, è stato presentato un appello alla corte costituzionale turca: questo, come infatti ha affermato l’Unione europea, è il modo in cui il paese deve procedere. Non credo che al momento si possa fare altro.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, sebbene le sue affermazioni implichino che il Consiglio e l’Unione europea abbiamo messo a verbale tutta una serie di posizioni, la realtà è tuttavia che Cipro, come candidato all’adesione, non è riuscita a soddisfare questi criteri in almeno altrettanti casi.
E a proposito di Cipro, l’Unione europea o il Consiglio non potrebbero partecipare più attivamente di quanto non abbiano preannunciato? Stiamo osservando attentamente quanto succede nel paese.
Andreas Mölzer (ITS). – (DE) Sebbene si proclami a favore della separazione tra religione e Stato sancita dalla costituzione turca, è noto che l’AKP ha intrapreso iniziative che fanno dubitare della veridicità della sua posizione. Ad esempio, ha condotto una campagna per l’abolizione del divieto di portare il velo e per una più diffusa istruzione islamica. In quale misura il Consiglio condivide il timore espresso dai critici della crescente islamicizzazione minacciata da questo partito, e in che modo si considera questa minaccia nell’ambito dei negoziati di adesione?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Iniziando dall’ultima domanda, posso solo ribadire che la Turchia sa perfettamente cosa deve fare nel corso dei negoziati di adesione, anche se ciò non esclude la possibilità che non solo osserviamo gli sviluppi critici, ma li commentiamo anche durante il dialogo. I turchi ne sono perfettamente coscienti, e al momento la Presidenza non ha motivo di cancellare i prossimi negoziati o le conferenze di adesione.
Per rispondere alla seconda osservazione, dirò che non ci limitiamo solo a osservare. Del resto, avendo stabilito il quadro, come potrebbe l’Unione europea ricordare alla Turchia gli impegni che ha assunto e i criteri cui si deve conformare se non con il dialogo? Sebbene sia l’attuale governo ad avere fondamentalmente la responsabilità del paese, non ha modificato i criteri; semmai sono stati altri gruppi del paese a minacciare di intervenire se il risultato finale non sarà di loro piacimento. Bisogna capire esattamente chi è responsabile del paese e, a nostro avviso, è ancora il governo democraticamente eletto.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 2 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0278/07):
Oggetto: Attività dell’Agenzia Frontex all’interno delle frontiere marittime
Alla luce dell’efficace intervento realizzato dall’Agenzia Frontex nella protezione delle acque atlantiche dell’Unione europea, può il Consiglio garantire la continuità della sua azione all’interno delle frontiere marittime dell’Unione?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Rimando l’onorevole deputato alle spiegazioni fornitegli in risposta a un’interrogazione orale presentata nella seduta sulle interrogazioni di aprile. Ribadisco che la Presidenza attribuisce grande importanza al costante miglioramento dei controlli integrati di frontiera ai confini esterni dell’Unione europea e, in particolare, al rafforzamento delle frontiere marittime esterne meridionali.
Ciò detto, il Consiglio ha già sottolineato, nelle conclusioni sul rafforzamento della frontiera marittima meridionale del 5 e 6 ottobre 2006, che Frontex dev’essere potenziata mediante un ulteriore impiego di personale e lo stanziamento di maggiori risorse di bilancio. Per migliorare le capacità di risposta immediata di Frontex alle situazioni di emergenza, la Commissione ha avanzato, nel 2006, una proposta per la costituzione di squadre di rapido intervento ai confini.
Il Consiglio ha tenuto un proficuo dibattito con l’Assemblea su questa proposta, e l’Aula ha votato il testo della proposta il 26 aprile di quest’anno, di modo che il Consiglio possa adottarlo in prima lettura. Desiderio della Presidenza è che il testo sia adottato dal Consiglio nelle prossime settimane, cosicché lo strumento possa essere applicato la prossima estate.
In base al proprio programma di lavoro per il 2007, l’Agenzia Frontex, oltre a completare la rete di pattugliamento europea, svolgerà una serie di operazioni congiunte lungo i confini marittimi, di cui sarà il consiglio di amministrazione a definire numero e a identificare i luoghi.
In conclusione, il Consiglio intende sottolineare che la Commissione, in conformità del programma dell’Aia adottato dal Consiglio europeo il 4 novembre 2004, presenterà entro la fine dell’anno una relazione di valutazione sull’Agenzia.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Il Presidente ha ricordato la mia interrogazione dello scorso aprile. Il sistema Frontex è efficace, ma il grande problema che si pone è la mancanza di continuità. Una breve interruzione di un paio di settimane ha portato, nelle ultime settimane, allo sbarco di oltre un migliaio di immigrati nelle Isole Canarie, con tutta la situazione drammatica che ne consegue.
La nostra preoccupazione è la continuità del sistema, e spero che, attraverso le misure annunciate dal Presidente in carica del Consiglio, diventi davvero permanente, poiché ogni giorno e ogni settimana senza di esso può comportare la morte di centinaia di persone nelle acque dell’Atlantico.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Posso garantire all’onorevole Medina Ortega che sono perfettamente cosciente del problema, perché anche a noi capita di vedere queste cose nei media, e anche le persone in loco sanno cosa significa per i rifugiati e per chi si deve prendere cura di loro. Ad aprile ho detto, in risposta a un’interrogazione, che la protezione delle frontiere esterne spetta, in primis, allo Stato membro interessato, mentre si può ricorrere all’assistenza di Frontex in una situazione particolare, nel qual caso si possono anche creare squadre di intervento immediato. Tutto ciò dipende dall’interazione tra gli Stati membri interessati e l’Agenzia Frontex.
Simon Busuttil (PPE-DE). – (EN) L’interrogazione riguardava l’Atlantico, ma io vorrei richiamare la vostra attenzione sulla tragedia umana che si sta consumando in questo momento nel Mediterraneo, dove lo scorso fine settimana è sopravvissuta solo una persona su una barca che trasportava 29 persone a 75 miglia nautiche a sud di Malta. Ieri, dopo il capovolgimento di una barca, sono state salvate in mare 24 persone e una è scomparsa. Sempre ieri è andata dispersa un’altra barca con 53 persone a bordo. E’ semplicemente sparita e non è stato possibile rintracciarla.
La mia domanda è: perché i pattugliamenti della Frontex non sono già iniziati nel Mediterraneo? Quando cominceranno? Cosa sta facendo la Presidenza al riguardo?
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). – (FR) Signor Ministro, ero a capo della missione di osservazione elettorale in Mauritania. Posso dirle che non passa settimana senza che arrivi una barca, che si arena e chiede soccorso, in rotta per le Canarie. Questi poveri diavoli devono essere accolti e, come a volte succede, devono essere accolti nelle acque mediterranee.
Vorrei quindi sapere quali mezzi l’Unione europea – questa Unione europea che sfrutta così tante risorse per proteggere i propri confini – mette a disposizione dei paesi vicini, cioè la Mauritania, che è un paese di passaggio – questi non sono paesi di migranti, ma semplicemente paesi di passaggio e di accoglienza – e quali mezzi l’Unione europea prevede per aiutarli a gestire il problema.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Se consideriamo il problema dei rifugiati pensando solamente a come meglio difendere le nostre frontiere esterne, il nostro contributo non sarà sufficiente.
Poiché ho anche citato le numerose iniziative adottate dall’Unione europea, tra cui il Vertice Unione africana/Unione europea di Tripoli, sarebbe un errore considerare esclusivamente Frontex e la funzione che svolge nel contrastare il problema. La cosa importante, dopo tutto, è il modo in cui attuare la nostra strategia insieme ai paesi africani. Già abbiamo discusso con la Nigeria di come il buon governo può contribuire a trattenere le persone nel proprio paese, che in questo modo iniziano ad avere prospettive in settori quali l’istruzione, la formazione, le scuole, la salute e la creazione di posti di lavoro nel luogo in cui vivono. Questa è la cosa più importante. Spero che il tema sarà affrontato durante l’incontro al vertice tra Unione europea e Union africana.
In mare spesso accadono cose terribili, ma in passato, laddove sapeva dell’esistenza di scafisti, l’Unione europea aiutava a fornire alle boat people, con breve preavviso, un pranzo al sacco; anche se bisogna dire che tale forma di assistenza non era sufficiente per garantire un arrivo sicuro, queste persone sono state comunque aiutate.
Possiamo quindi convenire che sono gli Stati membri i responsabili della difesa delle frontiere esterne, mentre Frontex può essere chiamata in causa per svolgere un ruolo di supporto monitorando, ad esempio, un tratto di mare o di confine terrestre.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 3 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0280/07):
Oggetto: Sicurezza o libertà per i cittadini europei negli aeroporti
Può dire il Consiglio se ha valutato le misure che vietano il trasporto di sostanze liquide durante i voli aerei sotto il profilo dell’efficacia che esse hanno ai fini dello smantellamento del terrorismo e delle loro ripercussioni negative sull’economia e la salute nonché sulla giustizia, la libertà e la sicurezza che vanno garantite al semplice cittadino europeo, che si vede confiscare ingiustificatamente gli effetti personali, che si trova a dover rinunciare all’acqua potabile o a doverla pagare a caro prezzo e a farsi trattare male dai servizi di sicurezza degli aeroporti europei, dove non viene controllata la qualità dei servizi prestati ai cittadini?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Sono convinto che l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou comprende che tutti noi vorremmo avere l’opportunità o la libertà di viaggiare in maniera diversa, ma nell’Unione europea, con il regolamento approvato dalla Commissione nell’ottobre 2006, sono state adottate misure al fine di garantire un certo standard di sicurezza. L’adozione del regolamento è di competenza della Commissione che, in questo, è stata appoggiata dal comitato di sicurezza dell’aviazione civile, composto da rappresentanti degli Stati membri, e che ha agito in base alle proprie norme.
Poiché la Commissione si è impegnata a rivedere tali misure a sei mesi dall’adozione, le domande riguardanti il regolamento in oggetto dovrebbero essere rivolte direttamente alla Commissione, responsabile di tale revisione.
Ricordo all’onorevole parlamentare e all’Assemblea che le funzioni del Consiglio in materia di sicurezza aerea si limitano all’esame di proposte legislative in merito alle condizioni quadro per le misure di sicurezza, oltre alle quali il Consiglio e l’Assemblea stanno ora discutendo la proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile, che dovrebbe sostituire il regolamento attualmente in vigore.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) La ringrazio, signor Ministro, della sua risposta. La mia domanda era se i cittadini possono in qualche modo sporgere un reclamo che potrebbe essere preso in considerazione dalla Commissione e se lei, in rappresentanza del Consiglio, potrebbe proporre la distribuzione gratuita di acqua, anche solo per viaggi brevi, e se state svolgendo una valutazione ambientale degli sprechi generati da questa misura.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, credo sia nell’interesse di tutti, soprattutto degli stessi viaggiatori, poter volare con la massima sicurezza. Nulla è stato fatto su due piedi, e c’erano motivi concreti per dover garantire la sicurezza a queste condizioni.
Senza dubbio è importante chiedere alle persone interessate cosa si è ottenuto secondo loro con tutto questo. Purtroppo, allo stato attuale, non esistono altri meccanismi per valutare le cose in maniera più trasparente e, forse, più semplicemente come si faceva in passato, ma nessun esponente dell’opinione pubblica felice di avvalersi della libertà di circolazione e della libertà di viaggiare capirebbe chi è responsabile della sua libertà e sicurezza se non gli fossero garantiti i maggiori standard di sicurezza possibili. Se nuovi progressi tecnologici permettessero di utilizzare nuove modalità e di evitare simili impedimenti, chiunque li accoglierebbe.
Per quanto riguarda le sue osservazioni, nonostante tutte le informazioni fornite su cosa non si può più portare al di là dei punti di controllo, ci sono ancora troppe persone che si portano bottiglie di acqua minerale e di succo di frutta o altri oggetti. Se i passeggeri si assumessero le proprie responsabilità, potremmo sicuramente ridurre l’entità degli sprechi.
Robert Evans (PSE). – (EN) Posso informare l’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou che domani si terrà un’audizione al riguardo.
Rispetto a quanto detto poc’anzi dal Presidente in carica del Consiglio, egli non crede forse che il parere espresso nell’interrogazione sia ingenuo e ricco di insinuazioni, generalizzazioni gratuite e, direi, critiche rivolte al nostro stimato personale di sorveglianza degli aeroporti? Inoltre, il Consiglio conviene che, forse, pagare ad esempio un po’ di più l’acqua e sacrificare qualche comodità nei nostri aeroporti sia un piccolo prezzo da pagare per una maggiore sicurezza dei passeggeri, minori rischi di attentati terroristici e un maggiore benessere per tutte le persone che utilizzano gli aeroporti, siano esse in partenza, in arrivo o in transito?
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (LT) Signora Presidente, signor Ministro, un mese fa in questa stessa sede è stata posta la medesima domanda a un rappresentante della Commissione europea, ma non abbiamo avuto una risposta chiara. Sinceramente, sono d’accordo che la priorità assoluta sia la sicurezza; tuttavia, è probabilmente giunta l’ora di rivedere la decisione e di addolcire o rendere ancora più severa questa misura. Cosa ne pensa?
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, mi dispiace ma posso solamente supporre due cose: o la mia domanda complementare non è stata tradotta, o il Presidente in carica del Consiglio non ha per niente risposto a quanto gli avevo chiesto.
Ho fatto domande specifiche: se io, come qualsiasi altro cittadino europeo, posso esprimere un reclamo in seguito a questo controllo. Ho anche chiesto riguardo agli sprechi…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Poiché queste discussioni si svolgono a livello locale, non sono a conoscenza di alcun reclamo, ma dirò molto chiaramente – e questo è il punto su cui sono d’accordo con l’onorevole deputato – che non stiamo parlando di protezione dell’ambiente e della possibilità di limitare a qualcuno la libertà di viaggiare, ma piuttosto di sicurezza. A tutti gli interessati vorrei dire – e così facendo do il mio sostegno al personale di sorveglianza che deve effettuare i controlli – che, se la concorrenza produce un maggior numero di passeggeri, la cosa importante è garantirne la sicurezza, non limitarli.
Come abbiamo imparato dall’esperienza del Regno Unito, potrebbe essere sufficiente ricorrere a uno, due o tre espedienti. E’ giusto e opportuno, dopo un certo periodo di tempo, rivedere le misure per accertarsi se abbiano o meno raggiunto lo scopo. Non occorre regolamentare sempre tutto, ma si devono introdurre alcune misure e, se lo si fa, l’opinione pubblica deve necessariamente accettare di assumersi una certa responsabilità.
Il fatto è che sono state date così tante informazioni che gli oggetti che occorre ritirare – dagli accendini alle bottiglie di contenuto superiore a 100 ml – non andrebbero sprecati se le persone avessero riflettuto un po’ prima di imbarcarsi su un volo.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 6 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0285/07):
Oggetto: Gay Pride
In risposta all’opposizione e agli attacchi verificatisi durante alcune manifestazioni Gay Pride sia all’interno che all’esterno dell’UE nel 2006, il 16 giugno di tale anno il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla crescita della violenza razziale e omofoba in Europa. Tale risoluzione rammenta che gli Stati europei hanno l’obbligo di consentire queste manifestazioni e di proteggerne i partecipanti e condanna, in particolare, la decisione delle autorità russe di vietare la prima Gay Pride del 27 maggio 2006 a Mosca.
Nell’imminenza della stagione delle Gay Pride, negli Stati membri dell’UE stanno emergendo preoccupazioni su come garantire una reale protezione dei partecipanti, mentre è manifesta l’opposizione alla Gay Pride prevista anche per quest’anno a Mosca.
Ciò premesso, quali misure intende adottare il Consiglio per assicurarsi che le autorità degli Stati membri tutelino realmente i partecipanti a tali manifestazioni? Quali ripercussioni potrebbe avere un episodio di intolleranza nei confronti della comunità LGBT sui rapporti del Consiglio con gli altri governi?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) La Presidenza è del parere che la discriminazione sulla base della razza, dell’etnia, della religione o della concezione della vita, della disabilità, dell’età o dell’orientamento sessuale sia incompatibile con i principi su cui è fondata l’Unione europea, e le Istituzioni comunitarie hanno denunciato tale discriminazione ogniqualvolta è comparsa in qualsivoglia forma; vi ricordo altresì il dibattito tenutosi in questa sede poche settimane fa.
Inoltre, la Presidenza promuove la libertà di riunione e di associazione e si oppone alla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, e colgo l’occasione per ribadire che l’intensificarsi della violenza razzista e omofoba in Europa o in altre parti del mondo suscita la sua preoccupazione. In virtù dei poteri ad essa concessi dai Trattati, l’Unione europea persegue con determinazione una politica esplicita di lotta ai suddetti fenomeni non solo all’interno dei propri confini, bensì anche mediante le proprie misure di politica estera; nei rapporti con l’estero, l’Unione europea si sforza di combattere la discriminazione nel quadro delle Nazioni Unite, compresa la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, e così nel 2006, insieme ad altri, ha promosso una campagna efficace affinché ai gruppi di omosessuali, lesbiche, bisessuali e transessuali venisse concesso in modo incondizionato lo status consultivo da parte del Comitato per le organizzazioni non governative del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Si tratta indubbiamente di nobili sentimenti, ma ciò che mi interessa è se stiamo traducendo tali sentimenti in azioni. Vi sono Stati membri dell’UE che vietano le dimostrazioni del Gay Pride: è il caso della Polonia, che ha ricevuto una condanna dalla Corte europea dei diritti dell’uomo; ci sono poi le autorità di Vilnius che vietano l’ingresso in città all’autobus dell’UE per le pari opportunità. Di certo si tratta di una violazione dell’articolo 6 del Trattato comunitario dei diritti dell’uomo e dell’articolo 13 del Trattato CEE in materia di non discriminazione.
Che cosa replicano il Consiglio e la Presidenza ai governi polacco e lituano e agli altri paesi dell’UE che non rispettano la legge sull’uguaglianza? Vilnius vi sembra la sede giusta per l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, alla luce delle tendenze allarmanti che si registrano in tale città?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, baronessa Ludford, sono a conoscenza dei dibattiti tenuti nella vostra Assemblea, a uno dei quali – svoltosi di recente – abbiamo anche partecipato; posso soltanto dire che qualche mese fa, alla fine dello scorso anno, in Polonia si è tenuta una manifestazione a favore della tolleranza, e che fino a poco tempo fa si potevano organizzare tranquillamente dimostrazioni. La Presidenza denuncerà sempre gli atti da voi citati quando si verificano all’interno dell’Unione europea.
Per quanto riguarda le questioni su cui l’Unione europea non ha alcuna influenza, vi assicuro che le solleveremo nelle occasioni di incontro, e sicuramente nel dialogo sui diritti umani tra l’Unione europea e la Russia.
Al momento non ho informazioni sui divieti a cui fa riferimento, a causa dei quali il bus dell’uguaglianza non avrebbe avuto il permesso di procedere o non gli sarebbe stato consentito l’ingresso in città, ma darò seguito al Suo suggerimento. Magari potrebbe informare la Presidenza riguardo al paese in cui ciò si è verificato.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 7 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0287/07):
Oggetto: Diritti umani in Cecenia
Il Presidente Putin ha nominato Kadyrov Presidente della Cecenia senza consentire ai Ceceni di votare in merito e nella consapevolezza che organizzazioni indipendenti per i diritti umani hanno indicato Kadyrov come Comandante di squadroni della morte.
Come valuta il Consiglio la situazione in Cecenia? Quali sono i provvedimenti da esso adottati per ripristinare in tale
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Posselt, condividiamo la preoccupazione espressa dalla sua domanda sulla posizione concernente i diritti umani e le libertà fondamentali nel Caucaso settentrionale e nella Russia nel suo complesso e, per tale ragione, teniamo sotto continuo controllo tali sviluppi.
Il Consiglio reitera costantemente tale preoccupazione portandola all’attenzione della Russia durante il dialogo UE/Russia, a cui ho appena fatto riferimento in un altro contesto; sono stati istituiti vari livelli ai quali è possibile sollevare questioni con i russi, non solo nel dialogo politico dei vertici e delle riunioni ministeriali, ma anche nelle consultazioni sui diritti umani che sono state introdotte nel 2005 sotto la Presidenza lussemburghese e che ora si svolgono con cadenza semestrale.
In seno a tali consultazioni l’UE esprime regolarmente la sua particolare preoccupazione per la situazione nella Repubblica cecena. Le consultazioni sui diritti umani rappresentano ora una componente imprescindibile dei rapporti tra l’UE e la Russia; l’ultima tornata si è svolta il 3 maggio, e all’ordine del giorno c’era la situazione in Cecenia.
Mentre siamo in argomento, vorrei anche menzionare che è appena diventato operativo il programma d’azione TACIS per la ricostruzione sociale ed economica nel Caucaso settentrionale, finanziato dall’UE con 20 milioni di euro: tale programma offre la prospettiva di sviluppi positivi.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, nel fine settimana il Cancelliere federale ha dimostrato che è possibile coniugare la determinazione e la fedeltà ai principi all’abilità diplomatica, e lei qui sta facendo altrettanto.
A questo punto vorrei sapere – si tratta di una domanda molto concreta – che cosa si può fare per migliorare l’accesso alla Cecenia. State facendo qualcosa al riguardo? In secondo luogo, le elezioni in Cecenia si tengono sotto la supervisione dell’OSCE, e anche il Consiglio d’Europa si è molto impegnato in tal senso. Tutto ciò ha subito una battuta d’arresto. L’UE, come Comunità in seno al Consiglio d’Europa e all’OSCE, non potrebbe insistere per avviare nuove iniziative di intervento diretto in Cecenia?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Posselt, non credo di doverle spiegare io com’è la situazione della sicurezza in Cecenia, né devo ricordarle che è tale da rendere più difficoltoso l’accesso al paese, tuttavia il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha recentemente constatato, in occasione di una visita, che sono stati compiuti progressi in termini di sviluppo economico, benché questo debba essere portato all’attenzione della Russia, come lei ha ricordato, in seno a un dialogo franco. Laddove siano divenuti operativi dei programmi, bisognerebbe tentare di attuarli il più estesamente possibile, per consentire loro di esercitare un impatto effettivo sui destinatari.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 8 dell’onorevole Philip Bushill-Matthews (H-0291/07):
Oggetto: Dazi sulle lampadine
Intende la presidenza in carica adoperarsi per giungere a un accordo per ridurre o, idealmente, eliminare i dazi sull’importazione di lampadine a risparmio energetico dalla Cina, che saranno riesaminati in ottobre? Quali saranno, a giudizio del Consiglio, i costi e i benefici per i consumatori dell’UE dell’abolizione di questi dazi? In particolare, quali Stati membri si oppongono attualmente a tale abolizione?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Bushill-Matthews, il Consiglio la rimanda in prima istanza alla risposta del 5 marzo di quest’anno all’interrogazione scritta al riguardo, in cui spiegava il motivo per cui nel 2001 sono state imposte tariffe antidumping sull’importazione di lampade fluorescenti compatte elettroniche integrate provenienti dalla Repubblica popolare cinese, e in cui dichiarava inoltre che la Commissione, il 17 luglio 2006, aveva iniziato una revisione in vista dell’imminente cessazione dell’applicabilità di tali misure in linea con l’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento antidumping, e che tale revisione si sarebbe dovuta completare entro 15 mesi al massimo, vale a dire entro ottobre 2007.
Una volta giunta alle proprie conclusioni, la Commissione inoltrerà una proposta al Consiglio, che avrà quindi un mese di tempo per decidere se accettarla o meno. Tale proposta non è stata ancora sottoposta al Consiglio, che non è ancora a conoscenza delle posizioni finali assunte dagli Stati membri.
Posso tuttavia assicurarvi che qualsiasi decisione terrà conto degli interessi di tutte le parti. Sono sicuro che sapete che la Commissione e il Consiglio, quando promulgano misure di protezione del commercio, tengono costantemente conto dei fatti e dei vari interessi coinvolti – ad esempio quelli di produttori, utenti, importatori e consumatori – e tentano di bilanciarli per garantire un livello adeguato di protezione al ramo dell’industria in questione. In poche parole, significa che si interviene soltanto nella misura in cui ciò possa proteggere il settore comunitario in questione da pratiche sleali nei paesi terzi, e solo per il tempo necessario a tutelare gli interessi della Comunità.
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE). – (EN) Una risposta decisamente diplomatica, ma vediamo se posso fare un altro tentativo in un contesto leggermente diverso. Ho letto sul giornale di oggi che una certa società del settore alimentare sta chiedendo tutela dalle importazioni di granturco dalla Thailandia. Il Consiglio – non la Commissione – è preoccupato per l’ondata crescente di protezionismo che si ravvisa negli Stati membri, e – sotto la Presidenza tedesca – intende sfruttare la propria leadership per combattere tale fenomeno?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Le posso assicurare che la mia risposta non era affatto diplomatica, ma toccava svariati aspetti che devono essere considerati non solo dalla Presidenza, ma anche dagli Stati membri nel loro complesso, poiché vi sono vari interessi in gioco – gli interessi di quelli che sono attualmente 27 Stati membri.
Ho inoltre chiarito che vi sono diversi utenti o consumatori da considerare, oltre agli importatori, ai produttori e ai concorrenti. Ritengo che in linea di principio sia giusto aver scelto il mese di ottobre 2007 quale data ultima per esaminare se la protezione attuale, così come si presenta, sia tuttora appropriata in termini di tempi o se ci debba essere una risposta da parte dell’Unione europea.
Non sono a conoscenza del caso da lei citato, ma credo che sia prassi della Commissione esaminare le varie aree prima di procedere all’eventuale sospensione del meccanismo di protezione. L’interrogativo che emerge per me e per la Presidenza, non da ultimo dalle discussioni che abbiamo avuto, è il seguente: se il nostro processo decisionale non fosse stato condizionato da tutti questi aspetti, in alcuni Stati membri ci sarebbero state manifestazioni di collera nei confronti dell’Unione europea, accusata di non saper creare un equilibrio tra i diversi interessi.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 9 dell’onorevole Marie Anne Isler Béguin (H-0294/07):
Oggetto: Accordo sulla semplificazione del regime dei visti per i cittadini della Federazione russa
L’Unione europea ha recentemente semplificato il regime dei visti per i cittadini della Federazione russa sulla base dell’accordo raggiunto in occasione del vertice di San Pietroburgo nel 2003.
Ne consegue che i residenti dell’Abkazia e dell’Ossezia meridionale, due regioni secessioniste della Georgia, non riconosciute dalla comunità internazionale, potranno beneficiare di questo nuovo regime di visti, essendo in possesso di un passaporto russo.
Dato che un simile accordo non esiste con la Georgia, la nazionalità russa risulta più vantaggiosa per la popolazione di queste due regioni separatiste, il che le allontana ancor più dal resto della Georgia.
Dal momento che l’Unione europea si adopera per una soluzione pacifica dei conflitti in Abkazia e nell’Ossezia meridionale e per un loro ravvicinamento alla Georgia, cosa intende fare il Consiglio per rimediare a questa situazione?
Ha previsto, prossimamente, di avviare negoziati su un accordo analogo con la Georgia per garantire gli stessi diritti alle popolazioni del Caucaso meridionale?
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) L’idea è che l’accordo tra la Comunità europea e la Federazione russa sulla semplificazione del regime dei visti entri in vigore a decorrere dal 1° giugno 2007, e anche questo è stato argomento di discussione in quest’Assemblea qualche settimana fa. Tale accordo si propone di semplificare il rilascio del visto per un soggiorno programmato della durata massima di 90 giorni per i cittadini della Federazione russa che si recano negli Stati membri dell’UE o per i cittadini dell’Unione europea che vanno nella Federazione russa.
Ai sensi di tale accordo, viene considerato cittadino della Federazione russa ogni persona che ha la nazionalità di tale Federazione o che l’ha acquisita in base alle norme in vigore in Russia. Di conseguenza, in conformità della legge nella sua versione attuale, l’accordo è applicabile a tutti i cittadini russi indipendentemente dal paese in cui vivono.
Non sono state avviate iniziative per incaricare la Commissione di avviare negoziati in vista di un accordo analogo con la Georgia, in quanto nel piano d’azione UE-Georgia e nell’ambito della politica europea di vicinato è già previsto l’avvio di un dialogo sul transito delle persone, con un riferimento specifico alle questioni del rientro e al problema dei visti.
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). – (FR) Signor Ministro, mi ha dato la stessa risposta che mi ha già fornito per tre volte il Commissario Ferrero-Waldner, ma in realtà non ha risposto alla mia domanda.
La questione riguarda la semplificazione del regime dei visti per i residenti in territorio georgiano, in Abkazia o in Ossezia meridionale, e ai quali la Russia ha gentilmente offerto la nazionalità e ha rilasciato un passaporto russo – anche se si tratta di cittadini georgiani – tanto che i cittadini della Georgia sono soggetti a un sistema con due pesi e due misure.
La mia domanda è: avete tenuto conto del fatto che, quando fosse stato semplificato il regime dei visti per i cittadini russi, ne avrebbero beneficiato coloro ai quali la Russia ha concesso la nazionalità corredandola di passaporto e che, risiedendo in territorio georgiano, sono georgiani dell’Abkazia o dell’Ossezia meridionale, mentre i cittadini stessi della Georgia non avrebbero goduto di tale vantaggio?
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, qual è la posizione del Consiglio per quanto riguarda analoghi accordi favorevoli in materia di visti per Stati quali Ucraina, Moldova e Bielorussia? A mio avviso è importante non dimenticarsene.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) All’onorevole Isler Béguin posso dire che, se la Commissione e il Consiglio hanno fornito la medesima risposta per tre volte, non significa che la stessa sia sbagliata o incompleta: si tratta della posizione giuridica. Tuttavia, mentre ascoltavo la Sua interrogazione, mi è venuta in mente la soluzione politica – alla luce dei conflitti congelati presenti in tali regioni – per creare agevolazioni ai cittadini della Georgia, per esempio, o – come ha rilevato l’onorevole Paleckis – di altri paesi. Tali questioni sono oggetto di negoziati nel contesto dei rapporti specifici, e con la Georgia, a titolo di esempio, nel quadro della politica di vicinato. Mi sembra chiaro che il rapporto privilegiato che sussiste tra l’UE e l’Ucraina o la Bielorussia rende necessario, per tali casi specifici, tentare di stipulare tali accordi in linea con le disposizioni dell’UE e con il regime di Schengen.
Presidente. – Grazie, signor Presidente in carica del Consiglio, e grazie a tutti per aver contribuito ad affrontare più interrogazioni del previsto.
Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 19.05, riprende alle 21.00)