Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla quinta sessione del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, che avrà luogo a Ginevra dall’11 al 19 giugno 2007.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, Commissario Ferrero-Waldner, onorevoli deputati, fin dall’inizio l’Unione europea ha accolto con favore la creazione del nuovo Consiglio ONU per i diritti dell’uomo nel 2006, senza tuttavia mancare di esprimere l’aspettativa che il Consiglio diventi un organismo efficace e credibile, capace di contribuire concretamente alla tutela e alla promozione dei diritti dell’uomo in tutto il mondo. Nel corso delle precedenti sedute del Consiglio per i diritti dell’uomo, l’Unione europea ha inoltre dato valore agli ampi dibattiti sulle questioni attinenti ai diritti umani, così come al dialogo e ad una stretta collaborazione. In occasione della quarta sessione ordinaria l’Unione europea e il gruppo africano sono riusciti a garantire l’approvazione all’unanimità della risoluzione sul Darfur che avevano presentato. Questo è il risultato degli sforzi costanti dell’Unione europea e riflette non soltanto il mandato del Consiglio, bensì anche il livello di responsabilità che da questo ci si aspetta.
La capacità del Consiglio per i diritti dell’uomo di compiere il proprio mandato è strettamente legata alla sua composizione. Vorrei ricordare in questa sede ancora una volta che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si aspetta dagli Stati membri del Consiglio il rispetto dei più alti standard in materia di diritti umani. Essa ha inoltre esortato tutti i membri dell’ONU ad eleggere al Consiglio soltanto le nazioni che presentano una buona situazione per quanto riguarda i diritti umani. Pur essendo ancora lontani dal concretizzare questo ideale, vorrei esprimere la soddisfazione dell’Unione europea per il fatto che a maggio è stata impedita l’elezione della Bielorussia al Consiglio per i diritti dell’uomo. Un simile successo si deve in gran parte alla resistenza opposta dall’Unione europea alla candidatura di quello Stato. Sebbene rappresenti numericamente la minoranza, l’Unione europea ha tuttavia un ruolo guida all’interno del Consiglio e si è affermata come un attore importante.
Nonostante alcuni sviluppi incoraggianti, come per esempio l’approvazione di una Convenzione internazionale contro la sparizione forzata, occorre compiere altri progressi al fine di fornire al Consiglio per i diritti dell’uomo le procedure di lavoro e gli strumenti necessari per soddisfare le aspettative in esso riposte dalla comunità internazionale e in particolare dall’Unione europea. L’Unione europea dà la massima priorità alla struttura istituzionale del Consiglio e sta pertanto compiendo enormi sforzi al fine di portare a termine con successo questo processo entro la fine del primo anno. L’imminente quinta sessione assumerà pertanto un valore decisivo. In quell’occasione il Consiglio prenderà le decisioni finali sulla struttura istituzionale, determinanti per la propria efficacia e credibilità nei prossimi cinque anni.
L’Unione europea sta collaborando strettamente con tutti i partecipanti a Ginevra al fine di ottenere un risultato che permetta al Consiglio per i diritti dell’uomo di potersi avvalere pienamente del proprio mandato. Attraverso i contatti avuti dalla Presidenza con il Presidente e con altre delegazioni del Consiglio per i diritti dell’uomo, stiamo cercando di affermare un ruolo centrale all’interno del sistema delle Nazioni Unite affinché il Consiglio possa essere efficace e credibile. A questo scopo l’Unione europea insiste sulla creazione di una procedura efficace di riesame periodico universale e sul mantenimento di mandati tematici e nazionali. Il codice di comportamento previsto per i relatori speciali non deve pregiudicare la loro indipendenza, bensì tutelarla maggiormente ponendo l’accento sugli obblighi degli Stati con i quali il relatore è chiamato a collaborare. E’ inoltre nostro obiettivo creare un opportuno procedimento di selezione dei rappresentanti nazionali che garantirà che ciascuno di essi abbia l’esperienza richiesta e assicurerà la loro indipendenza.
Siamo consapevoli della difficoltà che il conseguimento di tali obiettivi implica. Vorrei tuttavia assicurare a tutti voi che non verremo meno al nostro impegno in tal senso. L’Unione europea continua comunque ad augurarsi fortemente che il Consiglio per i diritti dell’uomo, con le sue sedute tenute regolarmente durante l’anno, i nuovi e migliori strumenti di cui è dotato e il suo impegno costante nel dialogo attivo con i relatori speciali e con l’Alto Commissario per i diritti dell’uomo, divenga una pietra angolare del sistema per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. Spetta ora dunque a tutti i membri del Consiglio per i diritti dell’uomo agire responsabilmente e lavorare per il conseguimento di tali obiettivi.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (DE) Signor Presidente, Presidente in carica Günter Gloser, onorevoli deputati, fin dalla sua fondazione l’Unione europea ha costituito, come è noto, una delle principali forze motrici per la tutela dei diritti umani, svolgendo pertanto un ruolo attivo nel conseguimento degli obiettivi del Consiglio per i diritti dell’uomo e nell’impegno mirato a garantire che questo nuovo organo costituisse un miglioramento reale rispetto alla Commissione per i diritti dell’uomo.
Gli obiettivi iniziali sono stati pertanto mirati ad assicurare che le sedute del Consiglio fossero incentrate sulle questioni urgenti relative ai diritti umani nel quadro di avvenimenti concreti, a migliorare il coordinamento comunitario interno e a intensificare gli sforzi di sensibilizzazione dell’Unione europea, vale a dire i suoi tentativi di sensibilizzare i governi non comunitari sulle questioni attinenti ai diritti dell’uomo. Sono stati compiuti notevoli progressi in questo senso che ci hanno permesso, da una parte, di consolidare una posizione coerente e credibile all’interno del Consiglio per i diritti dell’uomo e, dall’altra, di potenziare la collaborazione con i partner internazionali attraverso incontri bilaterali, forum multilaterali e una campagna di sensibilizzazione ad ampio raggio per accrescere la consapevolezza in molte capitali mondiali.
Tra i compiti prioritari del primo anno c’è stata pertanto la salvaguardia dei mandati e dei meccanismi del Consiglio per i diritti dell’uomo nel quadro del processo di verifica, nonché la creazione del nuovo sistema di controllo della situazione dei diritti umani in tutti i Paesi, noto come riesame periodico universale.
Il pacchetto generale di compromesso, presentato proprio ieri dal Presidente del Consiglio per i diritti dell’uomo, punta certamente nella giusta direzione; pur necessitando ancora di miglioramenti, esso rappresenta, dal nostro punto di vista, una buona prima base per la negoziazione. La quinta sessione del Consiglio per i diritti dell’uomo, in programma per la prossima settimana, assumerà pertanto un’importanza particolare per il futuro di questo organo. E’ per me un ulteriore motivo di gioia sapere che una delegazione del Parlamento europeo parteciperà alla sessione quale parte della delegazione delle Comunità europee.
Quale valutazione possiamo dare finora dell’operato del Consiglio per i diritti dell’uomo? Ritengo che una risposta netta sia impossibile, ma a mio avviso il Consiglio dovrebbe rappresentare un progetto in via di sviluppo, una sorta di work in progress. Vorrei fare un paio di considerazioni. Le prime sedute del Consiglio sono state certamente piuttosto deludenti. Sono riemersi i vecchi modelli di comportamento a cui eravamo già abituati, ovviamente, dalla Commissione per i diritti dell’uomo. Soprattutto le sedute in cui si è discusso del Medio Oriente sono state caratterizzate da un atteggiamento assolutamente non collaborativo proprio da parte di quegli Stati che le avevano convocate. Il risultato è stato perciò una serie di progetti di risoluzione squilibrati che come Unione europea non siamo stati in grado di appoggiare.
Vorrei pertanto chiarire che, sebbene il confronto sulle questioni attinenti ai diritti dell’uomo possa certamente rivelarsi necessario qualora ci sia una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, la questione si presenta diversamente se questi stessi diritti vengono utilizzati come copertura di un conflitto principalmente politico. Tuttavia proprio come la Presidenza del Consiglio, così anche noi abbiamo riscontrato che l’ottima risoluzione sul Darfur, recentemente approvata in questa sede, è riuscita a mitigare le impressioni negative. Ritengo fermamente che questa sia stata la più importante risoluzione finora approvata. E’ stata coordinata strettamente con il gruppo africano nel corso di negoziazioni molto lunghe, per essere approvata all’unanimità. E’ stato un risultato notevole, se si considera la delicatezza della questione e il fatto che ora l’UE può essere facilmente messa in minoranza all’interno del Consiglio per i diritti dell’uomo.
L’organo di controllo composto di cinque relatori speciali indipendenti dell’ONU, creato dalla risoluzione, presenterà al Consiglio la sua prima relazione nelle prossime settimane, più probabilmente entro la prossima.
Non dimentichiamo, poi, che il Tribunale penale internazionale ha recentemente accusato due sospetti sudanesi. In breve, si riscontra almeno un po’ di movimento su questo fronte in Darfur. Ci auguriamo che questo possa costituire un esempio, fissando una serie di standard per il lavoro futuro del Consiglio per i diritti dell’uomo. Infine, i dialoghi interattivi con l’Alto Commissario e i relatori speciali dell’ONU si sono dimostrati uno sviluppo molto positivo. Ci hanno consentito di affrontare la situazione dei diritti dell’uomo nei singoli Paesi – spesso anche nell’ambito di questioni più genericamente ad essi attinenti – in modo del tutto trasparente e allo stesso tempo senza tanti contrasti. Il prossimo passo, tuttavia, è trovare nuovi modi per garantire che da questi dialoghi possano scaturire anche risultati concreti sul terreno.
Per quanto possiamo essere impazienti di assistere a un rapido progresso all’interno del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo, vi invito a non condannare fin da ora il Consiglio. Tutto ciò che possiamo dire è che ci sono state luci ed ombre. Riteniamo che l’UE continuerà ad impegnarsi a consolidare gli sviluppi incoraggianti registrati senza dubbio finora e ad alimentare, nel quadro di un dialogo intenso con i partner dell’ONU, un Consiglio ONU per i diritti dell’uomo che sia efficace e soprattutto agisca nell’interesse dei destinatari delle proprie azioni. Esso resta il principale forum internazionale per il trattamento dei diritti dell’uomo e, all’interno dell’UE, abbiamo la responsabilità di avvalercene attivamente al fine di rendere più saldi i nostri valori, i nostri ideali e i nostri interessi.
Laima Liucija Andrikienė, a nome del gruppo PPE-DE. – (LT) Prima di tutto vorrei ringraziare i rappresentanti del Consiglio e della Commissione per le relazioni presentate riguardo al primo anno di lavoro del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo e alla quinta sessione dello stesso. Domani il Parlamento europeo voterà in proposito una risoluzione che delinea problemi fondamentali, quali per esempio le nostre aspirazioni sul modus operandi del Consiglio per i diritti dell’uomo, i suoi meccanismi, le procedure speciali, il procedimento di riesame periodico universale e il ruolo dell’Unione europea. Il Parlamento europeo si è aspettato e si aspetta senza dubbio molto dal Consiglio per i diritti dell’uomo, per la semplice ragione che tali diritti rientrano in una questione particolarmente importante, dal momento che il rispetto dei diritti dell’uomo e la loro tutela costituiscono una parte fondamentale dell’etica e degli statuti comunitari e che questi, in generale, rappresentano il fondamento dell’unità e dell’integrità dell’Europa. Il Consiglio ONU per i diritti dell’uomo ha eccellenti possibilità di agire efficacemente a nome dell’ONU per la tutela, la salvaguardia e la promozione dei diritti dell’uomo. A tale proposito la quinta sessione è particolarmente importante, poiché un anno di lavoro del Consiglio per i diritti dell’uomo ha fatto emergere problemi e lacune ai quali si può e si deve rimediare subito. Questo è necessario affinché il Consiglio per i diritti dell’uomo possa diventare una struttura veramente affidabile, in grado di rispondere adeguatamente e, all’occorrenza, rapidamente alle violazioni dei diritti dell’uomo in qualsiasi parte del mondo e di trovare mezzi efficaci per influire sui governi di quei paesi in cui i diritti dell’uomo vengono brutalmente violati. Il primo anno di attività del Consiglio per i diritti dell’uomo ci ha permesso di accertare se, applicando le procedure e i meccanismi previsti, esso sarebbe stato in grado di portare avanti il programma ambizioso che ha approvato per se stesso. L’esperienza del primo anno, le risoluzioni sul Darfur, l’Iran e l’Uzbekistan, l’applicazione dei requisiti di confidenzialità quando si è discusso delle violazioni dei diritti dell’uomo in queste ultime due nazioni, al pari di altre decisioni, hanno dimostrato che le procedure del Consiglio per i diritti dell’uomo devono essere del tutto trasparenti e che i relatori speciali e gli esperti devono essere davvero indipendenti. E’ inoltre fondamentale applicare criteri chiari nella scelta dei membri del Consiglio per i diritti dell’uomo: la semplice logica mostra che gli Stati in cui tali diritti vengono gravemente violati non dovrebbero essere eletti quali membri del Consiglio per i diritti dell’uomo.
Raimon Obiols i Germà, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, possiamo ritenerci soddisfatti del consenso raggiunto dai gruppi del Parlamento sul testo che voteremo domani per la quinta sessione del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo.
Fin dalla sua creazione, il Consiglio non ha avuto una vita facile. Per questo è importante che il Parlamento europeo si mostri sempre più unito su come procedere per quanto riguarda la promozione e la salvaguardia dei diritti dell’uomo e, più specificamente, su come agevolare e migliorare il lavoro di questo Consiglio.
Analizzando le sue attività, emergono alcune lacune che occorre colmare e che sono collegate a due problematiche fondamentali.
Da un lato vi è la debolezza e l’insufficienza delle risposte a questioni gravi e urgenti che richiedono un’azione molto più energica. Mi riferisco principalmente alla drammatica situazione nel Darfur, alla quale tutti noi dovremmo rivolgere la massima attenzione possibile.
In secondo luogo vi è la necessità di migliorare i meccanismi interni del Consiglio e le dinamiche di relazione tra i paesi membri in favore di un lavoro più efficace e ambizioso.
Alla base di entrambe le questioni vi è un problema fondamentale e il Parlamento e l’Unione europea possono compiere un lavoro importante in questo senso. Mi riferisco al fatto che le differenze politiche non devono interferire con l’irrinunciabile impegno comune mirato a ridurre sostanzialmente la vulnerabilità delle popolazioni del mondo ad abusi e violazioni dei diritti dell’uomo.
Si tratta di un aspetto molto importante, dal momento che l’Europa è chiamata a schierarsi in prima linea per quanto riguarda il trattamento equo di tutti i paesi nell’ambito del dialogo sui diritti dell’uomo.
Riteniamo che questa filosofia debba essere estesa al Consiglio e che la prossima Presidenza rumena del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo possa costituire una buona occasione per concretizzare questi miglioramenti essenziali.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, il rispetto dei diritti umani ha valore e importanza universali ed è naturalmente un principio fondamentale dell’UE. Non ci sorprende che in questa sede vi si presti particolare attenzione, come dimostrato dalla regolare produzione di relazioni e risoluzioni riguardanti le violazioni dei diritti umani nel mondo.
Con sommo rammarico abbiamo osservato per anni il lavoro piuttosto inefficace della Commissione per i diritti umani e con gran sollievo abbiamo accolto favorevolmente, circa un anno fa, la sua sostituzione con il Consiglio per i diritti umani. Secondo un rappresentante di Human Rights Watch, la Commissione per i diritti umani era divenuta di fatto il club dei governi autori degli abusi, dal momento che proprio quei governi erano ansiosi di farne parte per bloccare l’azione rivolta contro loro stessi o contro altre nazioni. Purtroppo le nostre speranze di miglioramento hanno in qualche modo vacillato in seguito alle elezioni per il Consiglio, che hanno visto l’Angola, l’Egitto e il Qatar ottenere alcuni seggi. Questi tre paesi hanno collezionato una serie di ben noti ed atroci abusi dei diritti umani. La mancata elezione della Bielorussia al Consiglio, sebbene con un minimo margine, è stata un sollievo.
Nel primo anno di lavoro del Consiglio per i diritti umani abbiamo assistito ad alcuni cambiamenti che ne hanno migliorato le funzioni, ma occorre ricordare che non si è trattato di cambiamenti spettacolari. Ci aspettiamo e ci auguriamo che vi saranno miglioramenti più promettenti in futuro. Finora il Consiglio, con sede a Ginevra, si è mostrato ansioso di affrontare rapidamente i problemi mondiali, più di una volta se necessario, ma occorre guardare più criticamente all’efficacia del suo lavoro. L’anno scorso, per esempio, il Consiglio ha adottato ben otto risoluzioni nelle quali si criticava lo Stato di Israele per le azioni militari intraprese nei territori palestinesi in Libano. Queste risoluzioni sono state abbastanza utili in termini pratici, ma non molto. Non è colpa del Consiglio ONU per i diritti umani, si tratta piuttosto di una responsabilità che il Consiglio deve assumersi, trovando soluzioni che gli permettano di far sentire più seriamente la propria voce. Fra altri esempi possiamo annoverare i rapporti problematici del Consiglio con l’Uzbekistan e l’Iran.
Dal momento che la prossima seduta del Consiglio dovrà ...
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Jan Tadeusz Masiel, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, l’Unione europea ha ripreso dagli Stati Uniti il ruolo di guardiano dei diritti dell’uomo nel mondo. Di tutte le nostre politiche, questa ci conferisce senza dubbio la maggiore popolarità a livello globale.
Purtroppo l’Unione europea non è sempre in grado di occupare il posto che le spetta durante gli incontri. In occasione della Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici tenutasi lo scorso novembre, per esempio, la delegazione dell’Unione sedeva al posto della Finlandia, poiché questa deteneva all’epoca la Presidenza. Dobbiamo essere in grado di occupare il posto che ci spetta in qualità di UE, affinché la nostra voce possa essere udita chiaramente, visto che ci troviamo a fronteggiare molti problemi nel mondo contemporaneo. Un motivo di preoccupazione è costituito dal Medio Oriente, dove Hamas sta minacciando di distruggere Israele, mentre gli israeliani sono già impegnati nella distruzione dello Stato palestinese.
Raül Romeva i Rueda, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Il Consiglio per i diritti dell’uomo è nato per sostituire la Commissione per i diritti dell’uomo e si è trovato ad affrontare la sfida, tutt’altro che semplice, che lo chiamava a non cadere in un’eccessiva politicizzazione e ingerenza governativa nell’ambito di una questione così importante come il controllo del rispetto universale dei diritti dell’uomo. I progressi compiuti fino ad oggi, tuttavia, almeno in questo ambito, sono quantomeno preoccupanti.
Proprio ieri abbiamo ascoltato Jody Williams – relatrice speciale del Consiglio per i diritti dell’uomo per il Darfur – che lamentava le forti pressioni ricevute affinché rendesse la sua relazione accettabile per tutti.
Tutti noi sappiamo cosa ciò significhi. Equivale ad eliminare, o almeno a ridurre, le critiche ai minimi termini per non infastidire nessuno.
La cosa più grave tuttavia è che queste richieste le siano state avanzate per non mettere a rischio la continuità del Consiglio.
Non è bene che una struttura come il Consiglio per i diritti dell’uomo consideri la propria sopravvivenza prioritaria rispetto a ciò che dovrebbe rappresentare la sua prima e principale responsabilità, ovvero vegliare sulla tutela dei diritti dell’uomo nel mondo, il che implica, fra l’altro, denunciare i responsabili delle violazioni, anche e soprattutto se si tratta di governi.
In questo primo anniversario della nascita del Consiglio dobbiamo assolutamente considerare questi rischi, se non vogliamo che esso si trasformi in una struttura utile soltanto a coprire le malefatte di coloro che, costantemente, violano i diritti fondamentali dell’uomo dentro e fuori dal confine dei propri Stati.
Con questa risoluzione, che con mia soddisfazione ha ricevuto l’unanime consenso del Parlamento europeo e che accolgo con favore, invitiamo ed incoraggiamo il Consiglio, in occasione della quinta sessione del Consiglio per i diritti dell’uomo, ad assumere un forte ruolo di leader. Sappiamo che non sarà un’impresa semplice. Ci sono tuttavia almeno due temi che vorremmo che costituissero una priorità per il Consiglio.
In primo luogo la garanzia che i relatori speciali vengano selezionati sulla base della loro indipendenza e delle loro capacità e che siano in grado di continuare a svolgere il proprio incarico come relatori indipendenti.
In secondo luogo, che alle procedure di riesame periodico universale partecipino anche esperti indipendenti.
Soltanto così potremo garantire la credibilità di questo Consiglio.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE). – (FI) Signor Presidente, i risultati del primo anno di lavoro del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo sono ancora sotto esame. Le aspettative della comunità internazionale non sono state soddisfatte. Il più deplorevole esempio è probabilmente la risoluzione sulla situazione nel Darfur, il cui contenuto è stato parzialmente mitigato in seguito a continui compromessi. Il lavoro è stato, ovviamente, intralciato dal fatto che l’operazione e le procedure sono ancora in via di sviluppo.
Le nostre proposte di risoluzione pongono in evidenza, come dovrebbero, i punti problematici del lavoro del Consiglio per i diritti dell’uomo. Due questioni in particolare richiedono la nostra attenzione. Innanzitutto dobbiamo imparare dalla storia. Il lavoro della Commissione ONU per i diritti dell’uomo (UNCHR), quale rappresentante del Consiglio per i diritti dell’uomo, ha perso credibilità, dal momento che al Consiglio sedevano nazioni che avevano palesemente violato i diritti dell’uomo. L’Unione deve continuare con tenacia a far valere la condizione che la nomina a membro del Consiglio si fonda su un criterio obiettivo e che i requisiti per l’ammissione sono sufficientemente rigidi. Il concetto di diritti dell’uomo copre un’area molto vasta. Alcuni diritti dell’uomo fondamentali devono essere assolutamente inclusi nelle condizioni per l’adesione. Ritengo che Stati dove le corti della sharia fanno parte del sistema giudiziario siano particolarmente problematici. L’UE deve lottare affinché il Consiglio per i diritti dell’uomo non diventi un club di paesi che violano i diritti dell’uomo, come l’organo precedente.
L’altra questione riguarda la relazione tra il meccanismo del riesame periodico universale e le procedure speciali impiegate nei singoli Stati. L’UE deve insistere con forza affinché il lavoro degli esperti speciali nei singoli Stati nell’ONU sia in futuro tenuto separato dall’RPU e sia pienamente indipendente dai governi. Ritengo preoccupante che gli Stati membri possano avvalersi nel riesame periodico universale del diritto di veto indiretto in relazione al dibattito sulla situazione in un paese, con la finalità di evitare di produrre la relazione del proprio Stato.
Capisco le limitazioni poste dall’assemblea del Consiglio per i diritti dell’uomo sui poteri di influenza dell’Unione europea. Soltanto gli Stati dell’Asia e dell’Africa possono insieme, con i loro 29 seggi, deviare il lavoro del Consiglio in una direzione diversa da quella che si propongono di seguire gli Stati occidentali nell’ambito dei diritti dell’uomo. L’UE deve ora dar prova di una vera leadership e di una forte volontà. Dobbiamo cercare di approfittare dei colloqui per rompere qualsiasi blocco regionale. Ringrazio la Presidenza tedesca, che con fermezza esemplare ha lanciato un appello per l’interdizione della pena di morte.
Józef Pinior (PSE). – (PL) Signor Presidente, è ormai più di un anno che il Parlamento europeo ha cautamente accolto la creazione del Consiglio ONU per i diritti dell’uomo in sostituzione della precedente e discreditata Commissione. Era nostro auspicio che il nuovo Consiglio diventasse un’istituzione capace di contribuire a riformare l’ONU e di impegnarsi con determinazione a favore di un maggiore rispetto dei diritti dell’uomo in tutto il mondo.
L’Unione europea, gli Stati membri e le delegazioni del Parlamento europeo sono state tutte coinvolte attivamente nell’attività del Consiglio. E’ ora tempo di verificare il suo primo anno di lavoro. Purtroppo bisogna riconoscere che finora la creazione di questo nuovo organo non ha segnato alcuna svolta nelle attività dell’ONU attinenti ai diritti dell’uomo. Gli interessi di molte nazioni hanno ancora oggi la precedenza sulla tutela delle libertà e dei diritti minacciati.
Questo emerge ancora più chiaramente dall’incapacità del Consiglio per i diritti dell’uomo di rispondere adeguatamente alla situazione nel Darfur. A marzo è stata approvata una relazione sulla tragica situazione in quella regione, tuttavia il Consiglio nel suo insieme non è stato in grado di trarne conclusioni logiche né di affrontare il problema della responsabilità politica delle autorità sudanesi per quanto concerne la situazione politica colà. Un altro esempio concreto è il fatto che il Consiglio ha condannato per otto volte Israele. Questo dimostra assenza di equilibrio nel lavoro del Consiglio e mette in evidenza il suo orientamento politico.
La quinta sessione del Consiglio dovrebbe iniziare tra pochi giorni. Sarà presente una delegazione del Parlamento europeo. I Paesi Bassi, la Slovenia e l’Italia sono ora entrati a far parte del Consiglio. Un altro Stato europeo che diventerà membro è la Bosnia-Erzegovina. La Bielorussia, attualmente governata dal regime autoritario di Aleksander Lukashenko, non è stata eletta al Consiglio per evitare scontri.
Dobbiamo assicurare che gli Stati membri dell’Unione europea vengano sempre più coinvolti nell’attività del Consiglio, in modo tale che quest’ultimo si trasformi in un organo realmente dedicato al rispetto delle libertà fondamentali. Le questioni principali sono: una politica efficace sui diritti dell’uomo nel mondo contemporaneo e la riforma dell’ONU. Perciò si tratta della credibilità dell’Unione europea stessa e faremmo meglio a ricordarcelo.
Alexander Lambsdorff (ALDE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Parlamento europeo ha sempre accompagnato il processo di riforma delle Nazioni Unite in modo costruttivo e con spirito di effettivo multilateralismo. Vogliamo che l’ONU sia forte, vogliamo sicurezza e stabilità, vogliamo lottare in modo incisivo contro la povertà, vogliamo un’effettiva tutela dei diritti dell’uomo. In qualità di presidente del gruppo di lavoro per le relazioni del Parlamento europeo con l’ONU è mio personale interesse conseguire tali obiettivi.
Abbiamo accolto con favore l’istituzione del Consiglio per i diritti dell’uomo, quale nuovo strumento dell’ONU, poiché esso portava con sé promesse molto allettanti: un’autentica elezione dei membri, metodi di lavoro razionali e procedure di riesame periodico universale per tutti i membri. E oggi? La nostra risoluzione è molto critica: l’Angola, il Qatar e l’Egitto hanno accettato di unirsi a Stati come la Cina e Cuba, e le elezioni che vogliono una scelta tra diversi candidati di fatto non esistono. Siamo riusciti a mala pena ad evitare l’elezione della Bielorussia. I membri dell’Organizzazione dei paesi islamici costituiscono la maggioranza sia nel gruppo regionale asiatico sia in quello africano. Questo significa che controllano e, di fatto, bloccano l’intero Consiglio, a cominciare dalle relazioni dei paesi fino al riesame periodico universale. Signora Commissario, sono proprio curioso di sapere quale sarà il destino del pacchetto presentato ieri. Mi auguro che possano esserci le basi per un atteggiamento ottimista in questo senso.
Trovo particolarmente importante una delle sue osservazioni. Lei ha affermato che l’Unione europea può facilmente essere messa in minoranza. Viene dunque da chiedersi se l’Occidente abbia fatto quanto doveva. La domanda è rivolta al Consiglio, o ancora meglio agli Stati membri, che sono stati imbrogliati nel corso delle trattative e non se ne sono neppure accorti. Si è trattato evidentemente di una mancanza da parte dei nostri governi. Tuttavia, anche noi parlamentari dobbiamo chiederci se il riscontro elettorale, effettuato da noi come dalle nostre controparti, sia stato sufficientemente preciso. Io penso di no. Questo prova ancora una volta che noi parlamentari non dobbiamo lasciare le Nazioni Unite nelle mani dei nostri governi. Dobbiamo potenziare la dimensione parlamentare dell’ONU.
Commissario Ferrero-Waldner, sono lieto di ascoltare la sua valutazione critica rispetto al primo anno di attività del Consiglio per i diritti dell’uomo, poiché il nuovo organo non ha soddisfatto le aspettative che erano state riposte in esso. E’ indubitabile, tuttavia, che questa istituzione esiste e si afferma tuttora come principale forum internazionale. Occorre lavorare su tali basi, nell’augurio di riuscire a tirar fuori il Consiglio dal vicolo cieco in cui si trova. Infine, sono lieto che questa discussione abbia avuto luogo a Bruxelles e non a Strasburgo.
Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, Commissario, onorevoli deputati, dal momento che siamo d’accordo sugli obiettivi vorrei fare solo un breve riassunto. Onorevole Lambsdorff, posso comprendere il suo disappunto rispetto a quanto ha appena esposto. Non è tuttavia l’unico ad essere rimasto deluso, visto che tutti noi nutrivamo ben altre aspettative.
Condivido quanto affermato dal Commissario Ferrero-Waldner, la quale ha ricordato che il Consiglio esiste da un anno, che ci eravamo immaginati tutto in modo molto diverso, ma che non dobbiamo tuttavia condannare il Consiglio su due piedi. Vi invito a non ergere barriere tra i Parlamenti e i governi, poiché non sarebbe utile, anzi sarebbe controproducente.
Anche se ci fossero ragioni valide per un miglioramento in questo o in un altro ambito, l’Unione europea – e i parlamenti nazionali, il Parlamento europeo, i governi e la Commissione fanno tutti parte dell’Unione – deve essere unita e trasmettere un chiaro segnale per dimostrare che siamo impegnati così seriamente a favore dei diritti dell’uomo che non permetteremo a nessuno di creare divisioni al nostro interno. Posso soltanto augurarmi che nel secondo anno si riescano a compiere progressi in qualche ambito, sebbene un bilancio provvisorio non esaltante a distanza di un anno sia senz’altro accettabile. Ritengo tuttavia riusciremo a conseguire il nostro obiettivo insieme con voi, che vi siete così intensamente impegnati per la causa dei diritti dell’uomo. Mi auguro pertanto che nella prossima relazione annuale potremo esprimere una valutazione più positiva di quella odierna.
PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO Vicepresidente
Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, il Consiglio per i diritti dell’uomo è un organismo appena nato che sta sperimentando le prime difficoltà della crescita. Non è semplice per l’Unione europea, oggi, compiere reali progressi nella tutela degli standard sui diritti dell’uomo all’interno dell’ONU. Per quale ragione? Perché abbiamo pochi alleati costanti. Il sostegno che riceviamo proviene solitamente dal Canada, dalla Svizzera, dalla Norvegia, dai paesi candidati e dalle singole nazioni che partecipano alla politica europea di vicinato, per citarne alcuni tra i principali. Questo elenco non è completo, ma spesso ci troviamo di fronte a un fronte unito di Stati del G77 e non riusciamo ad ottenere molto se l’approccio è improntato allo scontro.
Dovremmo trarre da questo le nostre conclusioni. Qual è il problema? Cosa possiamo fare? Potremmo per esempio potenziare la figura dei relatori speciali, tutelare l’Alto commissario per i diritti dell’uomo e introdurre procedure di riesame periodico universale, ma potremmo anche condannare i casi più gravi e denunciare le violazioni più evidenti. In altre parole, in casi specifici siamo chiamati a continuare a parlare in modo molto chiaro nel preciso interesse delle vittime di abusi.
Mi chiedo spesso come potremmo rispondere e reagire più rapidamente agli avvenimenti. Fin dall’inizio ho chiesto una sorta di procedura di allarme. Mi auguro davvero che potremo muoverci gradualmente in quella direzione. In una prospettiva a lungo termine, il conseguimento degli obiettivi del Consiglio per i diritti dell’uomo dipenderà, tuttavia, dall’affermarsi di un nuovo approccio al tema dei diritti dell’uomo all’interno delle Nazioni Unite.
Il passaggio a questo nuovo approccio, in realtà, è stato anche il cuore della risoluzione sulla creazione del nuovo Consiglio. Essa stabilisce che il lavoro del Consiglio sia portato avanti „sulla base dei principi di universalità, imparzialità, obiettività e non selettività, dialogo internazionale costruttivo e una costruttiva cooperazione internazionale”. Occorre naturalmente essere consapevoli del fatto che non ci sarà mai un forum ONU apolitico. Pertanto, dobbiamo senza alcun dubbio non solo promuovere i nostri valori, ma anche tutelare tutti i nostri interessi
Presidente. – Comunico di aver ricevuto due proposte di risoluzione(1) a norma dell’articolo 103, paragrafo 2, del regolamento.