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Procedura : 2007/2562(RSP)
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Testi presentati :

B6-0234/2007

Discussioni :

PV 06/06/2007 - 15
CRE 06/06/2007 - 15

Votazioni :

PV 07/06/2007 - 5.17
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Testi approvati :

P6_TA(2007)0235

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 giugno 2007 - Bruxelles Edizione GU

15. Gestione delle frontiere marittime europee – Solidarietà europea e tutela dei diritti dei migranti (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla gestione delle frontiere marittime europee, la solidarietà europea e la tutela dei diritti dei migranti.

 
  
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  Peter Altmaier, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, a nome della Presidenza vorrei affermare molto chiaramente che le ultime cronache sui migranti che hanno perso la vita nell’affondamento delle loro imbarcazioni nel Mediterraneo, le cronache delle tragedie avvenute in quelle occasioni ci ricordano le responsabilità che noi, in qualità di Stati membri, ricopriamo in questo settore.

Indipendentemente da tutti i principi della politica di immigrazione, quando esiste un reale e immediato pericolo per la vita umana la difesa della vita stessa, intesa come valore supremo, deve avere priorità assoluta. Questo principio non solo è iscritto in alcune convenzioni internazionali, ma è anche in linea con la nostra visione comune dei valori su cui si fonda l’Unione europea.

A prescindere dalle questioni di giurisdizione, l’Unione europea ha indubbiamente una responsabilità di natura politica, di cui dobbiamo farci carico insieme. Per tale motivo la Presidenza ha deciso, di comune accordo con la Commissione, che il Consiglio “Giustizia e affari interni” discuterà la questione durante il prossimo incontro del 12 giugno.

Non possiamo chiudere gli occhi dinanzi al fatto che, in passato, ci sono stati problemi nell’interpretazione e applicazione delle convenzioni internazionali e che quegli stessi problemi si verificano ancora oggi. Noi, in qualità di Stati membri, dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità nel prevenire simili tragedie umane, e il programma dell’Aia sottolinea, in maniera giusta ed esplicita, l’esigenza di una maggiore collaborazione tra tutti gli Stati, di solidarietà e di responsabilità comune.

Oltre alla necessità di salvare vite umane, l’idea di base è che non dobbiamo permettere che organizzazioni criminali prive di scrupoli mettano in pericolo la vita di queste persone nel tentativo di trasportarle clandestinamente in Europa. E’ quindi importante, nel quadro di una strategia generale per risolvere il problema della migrazione, assicurare una migliore cooperazione con i paesi di origine e di transito. E’ di fondamentale importanza intensificare tale collaborazione nel quadro del dialogo politico sulle questioni migratorie con i governi di quei paesi, soprattutto nell’ambito del partenariato Euromed e nel processo di follow-up delle conferenze sulla migrazione UE-Africa di Rabat e Tripoli.

Crediamo che gli sforzi profusi negli ultimi mesi e i dibattiti in tutti gli incontri del Consiglio durante le Presidenze finlandese e tedesca siano stati il primo passo per consentire all’Unione europea, in futuro, di affrontare queste tragedie con maggiore efficacia e convinzione nell’interesse delle persone coinvolte.

 
  
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  Franco Frattini, Membro della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli deputati, molto è stato detto dalla Presidenza del Consiglio, da Peter Altmeier, di cui condivido l’impostazione, e certamente porrò l’accento su un tema squisitamente politico: l’esigenza di affrontare la questione dell’immigrazione coniugando la necessità di prevenire il traffico di esseri umani, e ogni forma di illegalità, con la necessità assoluta di solidarietà, e solidarietà vuol dire in primo luogo salvare vite umane in pericolo.

Di fronte al rischio di perdere anche una sola vita umana, come giustamente è stato detto e come si sottolinea nella nostra dichiarazione congiunta, passano in secondo piano anche le questioni strettamente giuridiche sull’applicazione, che pure deve essere rigorosa e scrupolosa, delle convenzioni internazionali sul diritto del mare. Prima occorre salvare ogni vita umana in pericolo. Ovviamente la solidarietà non è soltanto questo.

La solidarietà è alla base dell’approccio globale che la Commissione europea sta sviluppando, dopo il sostegno unanime del Consiglio europeo dello scorso dicembre ed in stretta collaborazione, in questo semestre, con la Presidenza tedesca dell’Unione europea. Solidarietà innanzitutto tra gli Stati membri dell’Unione europea, il che significa che ogni Stato membro dell’Unione, anche quelli convinti di essere meno toccati dal dramma quotidiano del flusso migratorio, deve comprendere che il problema è anche suo e riguarda tutta l’Unione europea, nessuno escluso. Appare quindi chiara la decisione di pattugliamenti nell’Oceano Atlantico per sostenere la Spagna, la quale altrimenti dovrebbe fronteggiare da sola nelle isole Canarie un flusso migratorio enorme, o di un pattugliamento nel Mediterraneo per venire incontro alle esigenze di paesi come Malta o Cipro, ossia i più piccoli paesi mediterranei membri dell’Unione, per non parlare dei più grandi.

In materia di pattugliamenti tutti gli Stati membri devono fare la loro parte, e dirò con grande amicizia a tutti i colleghi ministri la prossima settimana che non si è fatto, e non si sta ancora facendo abbastanza, dopo l’impegno a mettere a disposizione degli equipaggiamenti. Questo è il primo capitolo della solidarietà tra gli Stati membri.

Vi è poi un capitolo finanziario della solidarietà: occorre ripartire le somme necessarie per intervenire con il pattugliamento, per offrire una protezione e un’accoglienza decorosa alle persone che si trovano in difficoltà. A tale proposito, onorevoli parlamentari, sono costretto a lanciare anche a voi un appello con la consueta sincerità. Questo Parlamento europeo continua a tenere bloccati in riserva 12.7 milioni di euro indispensabili ora, non tra una settimana, affinché le missioni FRONTEX possano continuare. Rispetto le decisioni di questo Parlamento, ma dico con grande franchezza che se la riserva, che dovrà essere esaminata intorno al 24-25 giugno, sarà sciolta soltanto alla fine di questo mese, rischiamo di dover bloccare per mancanza di fondi la missione FRONTEX nel Mediterraneo centrale e nelle isole Canarie. E’ necessario un intervento immediato per sbloccare dei fondi che sono disponibili ma accantonati.

C’è un altro tema che riguarda la solidarietà: l’impegno con i paesi terzi. Noi siamo impegnati a lavorare più strettamente con i paesi d’origine e con i paesi di transito. Abbiamo detto con grande chiarezza che vogliamo un contributo effettivo e siamo pronti ad aiutare i paesi d’origine con un flusso di immigrazione legale, regolare e accompagnata. Quindici giorni fa ho presentato una proposta chiara su questo tema.

Nel contempo chiediamo il sostegno dei paesi d’origine e dei paesi di transito per prevenire il traffico di esseri umani e per spiegare con grande chiarezza a quanti si vogliono imbarcare per attraversare l’oceano o il Mediterraneo che vanno non verso la fortuna, ma verso un rischio grave. Occorre quindi anzitutto una collaborazione politica, non una collaborazione di polizia, per creare nei paesi d’origine le condizioni per un’informazione ancora più chiara, la quale attualmente manca su questo tema. Al contrario, l’Europa è pronta ad accogliere coloro che vogliono lavorare onestamente rispettando la legge e che sono necessari, come tutti sappiamo, in molti paesi membri dove la manodopera manca. Questo è un altro aspetto della solidarietà.

Vi è poi una solidarietà importante nell’accogliere gli immigrati, anche illegali. Sono convinto che ogni Stato membro ha il dovere di fare tutto il possibile per salvare vite umane in mare, ma risulta anche necessario che gli altri Stati membri si rendano conto che non possiamo caricare soltanto su Malta, per citarne l’esempio, l’onere di accogliere tutti gli immigrati salvati in mezzo al Mediterraneo dalle navi maltesi. Occorre una solidarietà e anche un’ipotesi di accordo, di ragionamento politico, per individuare dove possiamo accogliere gli immigrati che arrivano nei paesi maggiormente esposti. Si tratta di un’altra espressione della solidarietà: offrire accoglienza in un più vasto ventaglio di paesi membri e non soltanto in quelli che si trovano in prima linea. Questo è un altro elemento su cui dovremo trovare un accordo di principio che purtroppo ancora non c’è.

Credo che la settima prossima, in sede di Consiglio dei ministri, dovremo affrontare un’altra questione: chi ha la responsabilità di pattugliamento nelle zone di ricerca e soccorso in alto mare che rientrano nella responsabilità di paesi terzi? Si è citato il caso della Libia. Secondo le convenzioni internazionali, ogni paese ha uno spazio di mare aperto per il quale ha la responsabilità di ricerca e soccorso in alto mare. Cosa accade se un paese non europeo come la Libia non adempie al suo obbligo di ricerca e soccorso in mare? Come possiamo fare noi europei per intervenire in quella zona? Chi si assume la responsabilità? Queste sono regole che vanno stabilite e che ancora non esistono, il problema riguarda l’applicazione di convenzioni internazionali e non di leggi europee. E’ venuto però il momento di affrontare questo tema in sede europea e credo che sarà opportuno iniziare a discutere anche di questo al Consiglio dei ministri la prossima settimana.

Da ultimo, qual è la responsabilità e qual è la solidarietà per la prima accoglienza degli immigrati che arrivano e devono essere accolti in condizioni di dignità umana, le quali sono irrinunciabili e non negoziabili? Chi assume la responsabilità e come dividiamo i compiti tra gli Stati membri? Possiamo ancora una volta immaginare che un piccolo paese al centro del Mediterraneo possa occuparsi di tutto? Non sarebbe un esercizio di solidarietà tra paesi membri e anche di questo aspetto dovremo occuparci. L’Unione europea può fare molto in tal senso: può contribuire al finanziamento e organizzare operazioni di rimpatrio nei paesi d’origine rispettose delle regole di assoluta dignità di ogni persona da rimpatriare. Ovviamente ogni immigrato, anche se clandestino, ha il pieno diritto al rispetto della sua dignità umana, ma non possiamo sovrapporci se vi sono Stati membri che rifiutano di fare la loro parte.

Questa è la solidarietà a cui faccio riferimento e questi sono i principi cardine per far sì che la tragedia accaduta alcuni giorni fa – per la quale non è il caso di accusare o rimproverare, ma occorre imparare una tragica lezione – non si ripeta più.

 
  
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  Simon Busuttil, a nome del gruppo PPE-DE. – (MT) Signor Presidente, la cosa peggiore che possiamo fare è accusarci a vicenda invece di lavorare insieme per trovare una soluzione a questo grave problema, un problema che, come si è detto, non riguarda un solo paese bensì tutti. Incolpare Malta per gli incidenti occorsi in acque libiche, che in quanto tali esulavano dalle sue responsabilità, è ingiusto e sbagliato. Malta ha piena coscienza dei propri obblighi, che sta onorando nel pieno rispetto della vita umana, tant’è vero che la maggioranza degli immigranti che ogni anno arrivano sull’isola e vengono recuperati in mare sono salvati da morte quasi certa. Ad ogni modo, il peso di cui Malta deve farsi carico è di per sé eccessivo. Le farò un esempio, Presidente Altmaier: la zona marittima che Malta deve monitorare corrisponde a circa due terzi della Germania e a quasi tre quarti del territorio italiano. Noi siamo responsabili di tutta quella zona. Sinora Malta ha perlustrato quest’area da sola perché FRONTEX non ha ancora iniziato i pattugliamenti. Signor Commissario, il Parlamento è così ansioso di dare il via alle operazioni di FRONTEX che ne ha raddoppiato il bilancio. Ciononostante, sino a questo momento FRONTEX si è rivelata totalmente inefficace nel Mediterraneo. E’ quindi ingiusto e sbagliato che Malta debba assumersi la colpa per incidenti che avvengono nelle acque libiche. Invece di accusarci a vicenda, dobbiamo lavorare insieme per giungere a una soluzione. In effetti la soluzione, se la vogliamo, è molto chiara. Poiché il problema non riguarda un solo paese, l’onere costituito dagli immigranti salvati in acque maltesi dovrebbe essere distribuito tra tutti: sì, tra i 27 Stati membri dell’Unione europea. E’ perfettamente chiaro. Ciò che non è chiaro, signor Presidente, è se i governi nazionali sono disposti ad assumersi questa responsabilità e a condividerne il peso. Grazie.

 
  
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  Martine Roure, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, è assolutamente intollerabile assistere, ogni estate, ai drammi umani che avvengono ai confini dell’Europa. Malgrado la nostra indignazione, queste tragedie si ripetono ogni anno.

Come può l’Unione europea abbandonare le persone alla propria disperazione dinanzi alle porte dell’Europa? La Commissione deve chiedere, in occasione del prossimo Consiglio “Giustizia e affari interni”, un impegno da parte degli Stati membri: dobbiamo fare in modo che simili eventi non si ripetano mai più. E’ intollerabile che, mentre noi stavamo discutendo delle responsabilità dei singoli, in mare ci fossero persone in pericolo che non sono state soccorse.

Indubbiamente su Malta grava gran parte della responsabilità. Prestare assistenza alle persone in pericolo è un dovere, non una scelta, ma le si è lasciate morire. Tuttavia, credo che tutti noi siamo responsabili di questa tragedia. Ho ricevuto messaggi da molti maltesi, persone che si preoccupano e che sono turbate nel vedere trattare in tal modo gli immigranti, e nel vedere il proprio paese in questa situazione. Al tempo stesso, però, si rendono conto che il loro piccolo paese è abbandonato a se stesso.

Pertanto vorrei dire, in questa sede, che quanto successo dimostra la mancanza di solidarietà europea nella gestione delle frontiere e nell’accoglienza dei migranti. E’ intollerabile che l’onere pesi principalmente sui paesi dell’Europa meridionale e orientale. L’Europa deve mostrarsi solidale e fare in modo che tutti gli Stati membri condividano costi e responsabilità. Pertanto faccio appello agli Stati membri affinché concedano più risorse a FRONTEX, di modo che le missioni in mare possano iniziare prima della fine di giugno e si sviluppino su larga scala, soprattutto nel Mediterraneo.

Mi ha fatto piacere apprendere che, nei prossimi giorni, ci verrà presentata la valutazione del regolamento Dublino II. Così ci è stato detto di recente. La chiediamo da parecchi mesi, anche se oggi non avremmo più bisogno di una valutazione, bensì di una rapida revisione. Ovviamente il regolamento Dublino II non è adeguato, soprattutto per un paese piccolo come Malta.

Infine, chiediamo alla Commissione a che punto sono le discussioni con la Libia sull’immigrazione. Gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato l’incapacità della Libia di prestare soccorso ai migranti e alle persone in pericolo. L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: l’Unione europea non deve scrollarsi di dosso le proprie responsabilità facendole ricadere su un paese che non applica norme adeguate in materia di tutela dei diritti fondamentali.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, l’immigrazione clandestina deve essere affrontata come una priorità, perché questo è da un po’ di tempo. Sono stati compiuti i primi passi, sia pure con riluttanza. Ciò non cambia il fatto, però, che nel 2007 vi siano ancora molte ingerenze quando si tratta di decidere chi debba salvare le persone dall’annegamento, siano essi clandestini o meno. E’ incredibile, sembra che non tutti considerino con la stessa serietà questo dovere legittimo e morale. Ovviamente, come l’onorevole Roure ha appena sottolineato, Malta ha un compito difficile quando vi è un grande afflusso di clandestini: è innegabile. Dovremmo pertanto attuare questa tanto discussa e tanto voluta solidarietà il più rapidamente possibile. Sono colpita, inoltre, dalla richiesta di una rapida introduzione di un meccanismo di burden-sharing.

Questo, però, non giustifica in alcun modo la maniera in cui Malta crede di poter onorare il proprio obbligo legittimo e morale. Dopo tutto stiamo parlando di uno Stato membro dell’UE, il che significa che noi, come Unione europea, siamo responsabili. Mentre Malta e la Libia non riescono a mettersi d’accordo sull’ubicazione precisa di 27 persone che annegano, esse rimangono aggrappate alle reti da pesca per tre giorni. Purtroppo non si tratta di un caso isolato. E’ assurdo. Sappiamo tutti che la Libia non è esattamente famosa per essere il paradiso dei diritti umani o dei gesti umanitari, al contrario. Il fatto che l’Unione rischi di assumere la stessa posizione su queste persone è un vero e proprio scandalo.

Ieri, nel mio dossier della riunione per la commissione per i trasporti e il turismo, ho trovato uno studio sugli immigranti clandestini in mare nel quale si propongono azioni che vanno attuate con la massima urgenza. Il Commissario Frattini dovrà, a tal fine, unire le proprie forze a quelle del Commissario Barrot. I soldi, da soli, non sono sufficienti. Sapete molto bene che è proprio il Consiglio ad avere competenza sulle condizioni inerenti al rimpatrio degli immigranti clandestini. In particolare deve essere chiaro che nessuno, sì, proprio nessuno, deve nascondersi dietro ai cosiddetti cavilli legali del diritto marittimo internazionale, ad esempio. Laddove esiste una volontà politica, c’è sicuramente una soluzione.

Vorrei concludere con un commento rivolto al Consiglio. Presidenti del Consiglio, voi potete citare all’infinito le dichiarazioni di Berlino, in cui i valori europei assumono un ruolo precipuo. Ma se in concreto non si fa nulla, la realtà è totalmente diversa e voi, come Presidenti del Consiglio, compromettete la credibilità dell’UE. Mettete in pratica le belle parole che vi piace proclamare, come avete appena fatto. Vi esorto a tenere fede alle ambizioni che avete iscritto, tra l’altro, nei programmi di Tampere e dell’Aia. Mantenete le vostre promesse. Con il dovuto rispetto, va benissimo un dibattito la prossima settimana, ma non è certo sufficiente. I temi non sono nuovi. Ciò di cui abbiamo bisogno, ora, è agire.

 
  
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  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, credo che molti recenti episodi e le scioccanti immagini che abbiamo visto, con una piccola imbarcazione che trascinava alcune persone nella rete, siano il risultato – come abbiamo sentito – di una serie di fallimenti, molti dei quali potevano sicuramente essere evitati pianificando le cose a monte. Diamo per scontato che, per certi versi, lo farà il prossimo Consiglio “Giustizia e affari interni”. Si sarebbe potuto evitare se gli Stati membri avessero mantenuto le loro promesse sul supporto logistico e di altra natura a favore di FRONTEX e sulle altre misure promesse in seguito all’esperienza delle Canarie, di Lampedusa, di Malta, di Cipro, eccetera. Si sarebbe potuto evitare, come ha detto il Commissario Frattini, se gli Stati membri avessero preparato un piano B da attuare quando la Libia non tiene fede ai propri obblighi. In effetti, sembra che la Libia non abbia definito con chiarezza la propria zona di soccorso marittimo: di conseguenza, perché negoziare in una situazione di emergenza quando sappiamo che già esiste un dissenso e che avremmo potuto pianificare le cose in anticipo?

Sono d’accordo con l’onorevole Roure: dobbiamo diffidare degli accordi negoziati con un paese che non vanta un passato ineccepibile in termini di diritti umani. Questo riguarda anche molti paesi di origine e di transito. Tali accordi, bilaterali o multilaterali, devono essere di dominio pubblico, e il Parlamento deve ancora ricevere i documenti promessi dalle autorità italiane dopo la nostra visita a Lampedusa.

Il mio gruppo crede sia necessaria un’agenzia per l’asilo per organizzare squadre di esperti che aiutino i paesi sotto pressione a valutare le richieste. Riguardo a Dublino II, siamo altresì coscienti che il timore delle conseguenze scoraggia l’intervento e l’assunzione delle responsabilità da parte di alcuni Stati, perché pensano di essere soli. Qui, però, si parla anche di direttive su accoglienza e procedure, e di garantire una certa qualità di applicazione. L’UE deve ancora fornire assistenza per assicurare una procedura di qualità: questo è un altro compito che compete a un’agenzia che si occupa di asilo.

Dobbiamo, però, anche assistere gli altri paesi nella gestione degli arrivi. Dobbiamo dire chiaramente che non penalizziamo chi effettua i salvataggi, in modo da non avere più processi come quello della Cap Anamur. Ci dicono che la legge del mare è chiara: le persone in pericolo devono essere salvate, a prescindere dallo status giuridico. Sono assolutamente convinta che, se quelle persone ritratte dai media fossero state passeggeri di una nave da crociera, sarebbero state salvate molto più rapidamente di quanto non lo siano state.

 
  
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  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ha fatto bene il Commissario Frattini a parlare di solidarietà, ma noi la prima solidarietà la dovremmo esprimere alle famiglie delle persone annegate nel Mar Mediterraneo; solidarietà per spiegare anche a noi stessi che dovremmo smettere di chiamarli clandestini, probabilmente dovremmo chiamarli naufraghi, di questo infatti si tratta: persone – uomini, donne – che mentre tentavano di giungere in Europa sono affogate nel Mar Mediterraneo e che non hanno neanche ricevuto la possibilità di essere salvati, di essere aiutati in mare, addirittura sono stati lasciati per tre giorni aggrappati a una rete per tonni. Dobbiamo dirlo chiaramente: ci sono delle gravi responsabilità!

Il Commissario Frattini l’ha detto chiaramente in un’intervista a un giornale italiano, ha parlato di gravi responsabilità del governo maltese. In questa sala va ribadito questo e anche il fatto che non si è neanche avuto la pietas di dare sepoltura a queste persone, addirittura è stata rifiutata la possibilità di accoglierli dopo morti.

Allora dovremmo interrogarci seriamente sul fatto che forse FRONTEX ha un compito specifico, ma la sua priorità deve essere quella di salvare la gente in mare. Lo avevamo detto l’altra volta, quando abbiamo discusso delle squadre d’intervento rapido alle frontiere. Purtroppo questa è l’ennesima tragedia, negli ultimi dieci anni oltre 9 000 esseri umani sono morti annegati nel tentativo di giungere in un Europa. Questa è la più grande tragedia degli ultimi dieci anni!

Dovremmo inoltre interrogarci a fondo sulla necessità di allargare i canali legali per fare entrare le persone in modo legale e sulla possibilità anche di rivedere il regolamento Dublino II, onde evitare quello che sta avvenendo e quello che è avvenuto in questi ultimi tempi.

Guardate, sta succedendo una cosa grave a mio avviso: stiamo perdendo i cardini della civiltà occidentale, quella imperniata sull’ospitalità e sul diritto alla sepoltura. Come ci l’hanno insegnato i grandi tragediografi greci, dovremmo ripartire da lì per ripensare anche a una nuova idea dell’accoglienza e dell’ospitalità per l’Europa!

 
  
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  Manfred Weber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, Presidente in carica Gloser, signor Commissario, oggi è importante ricordare le immagini che tutti abbiamo visto nei giornali e in televisione. Un’imbarcazione è stata avvistata dall’alto, ma quando si è dato il via alle operazioni locali di soccorso la barca non c’era più e 53, forse 57 persone erano affogate. Oggi parliamo anche di altri casi, in cui quasi tutte le persone trovate a bordo delle imbarcazioni sono morte. Parliamo di bambini, di neonati, di tante persone sconosciute – in poche parole, di una spaventosa tragedia umana che sicuramente ci deve fare inorridire. Consentitemi quindi, innanzi tutto, di dire a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei che questo tema riguarda profondamente l’Europa. Riguarda i diritti fondamentali, l’essenza stessa dei nostri valori, ovverosia il diritto alla vita. Il dibattito odierno non verte sul tema dell’immigrazione, su chi lasciamo entrare in Europa e chi escludiamo, bensì su questioni puramente umanitarie. Devo pertanto ricordare che i valori non si fermano ai confini; noi europei crediamo che i valori siano indivisibili, e li dobbiamo applicare.

In secondo luogo desidero sottolineare che, come molti onorevoli colleghi hanno affermato, c’è l’urgente necessità di una solidarietà europea. Lasciare che un paese piccolo come Malta e gli altri paesi sul confine meridionale si comportino come credono e poi puntare il dito contro di loro non è la maniera giusta di procedere. No, si tratta di una questione che riguarda l’intera Europa. E’ un gran peccato che questa tragedia abbia avuto poca risonanza tra i mezzi di comunicazione dell’Europa centrale e settentrionale, dove l’opinione pubblica non ha dimostrato alcun interesse.

Occorre agire ora. Per questo motivo, signor Commissario, a nome del gruppo del Partito popolare europeo accolgo con favore l’idea di un dibattito su un congelamento della spesa pubblica se si necessitano fondi a tal fine. Chiedo al Consiglio tramite te, Peter, non solo di adottare decisioni ma anche di agire immediatamente, come da tempo occorre fare. Le decisioni non salveranno la vita delle persone: solo misure concrete lo faranno. Per tale motivo, chiedo espressamente che questa tragedia umanitaria sia uno dei principali punti all’ordine del giorno della riunione del Consiglio della prossima settimana.

 
  
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  Javier Moreno Sánchez (PSE). – (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta nelle nostre case sono arrivate immagini di situazioni disperate e di morti di emigranti. Ancora una volta quelle immagini mostrano il volto più drammatico ed evidente dell’immigrazione clandestina. Ancora una volta esse riflettono una continua emergenza umanitaria che richiede una risposta decisa e immediata.

Questa situazione, da sola, non finirà. Sono già morte più di 9 000 persone cercando di attraversare il Mediterraneo e, con l’arrivo del bel tempo, il loro numero continuerà ad aumentare.

La scorsa settimana, le autorità di uno Stato membro non hanno tenuto fede ai propri obblighi internazionali fondamentali in materia di salvataggio e accoglienza di naufraghi. Non è sufficiente condannare quello Stato per il suo atteggiamento inaccettabile e chiedergli di assumersi le proprie responsabilità per impedire il ripetersi della situazione. Né possiamo delegare la lotta all’immigrazione clandestina ai capitani delle barche da pesca. Non stiamo parlando di un problema maltese: è un problema europeo che richiede una risposta comune basata sulla solidarietà di noi tutti. Insisto: tutti gli Stati membri, una responsabilità condivisa, trasparenza e fiducia reciproca.

Per tutti questi motivi chiedo a Consiglio, Commissione e Parlamento di adottare immediatamente misure specifiche per porre fine a tale inaccettabile situazione. FRONTEX deve smettere di essere un miraggio e deve disporre delle risorse necessarie affinché pattuglie di vigilanza congiunte possano operare permanentemente tutto l’anno nelle zone ad alto rischio.

Onorevoli colleghi, noi europei non possiamo continuare a discutere e ad accapigliarci mentre gli immigranti continuano ad affogare. Dobbiamo agire adesso.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE). – (ES) Desidero iniziare congratulandomi con il Commissario per essersi assunta le proprie responsabilità in questo frangente. Spero che non siano solo parole, anche se ovviamente va bene iniziare con le parole.

E’ assolutamente intollerabile lasciare morire un gruppo di esseri umani mentre i governi e le burocrazie dei vari Stati membri discutono chi è obbligato a salvare i naufraghi che stanno morendo di fame, per annegamento, sotto il sole…

Malta ha i propri obblighi, e il suo atteggiamento è stato intollerabile e merita di essere condannato. L’Unione, però, deve ovviamente essere in condizioni di sostenere Malta oggi, la Spagna nelle Isole Canarie ieri e qualsiasi altro luogo domani, quando si deve salvare la vita di persone che vogliono entrare nell’Unione europea.

Inizia l’estate e, con essa, torna il flusso di chi desidera realizzare i propri sogni a Londra o ad Amburgo, ma è destinato a morire sulle spiagge del sud.

Questo è il messaggio che dobbiamo trasmettere.

In questi giorni siamo nel pieno di un dibattito sul futuro dell’Europa, su quello che vogliamo e possiamo fare insieme. E’ proprio in ambiti come questi che l’Unione europea trova la propria legittimità. Non parlo solo di credibilità: parlo di legittimità. Nello stesso ambito, però, l’Unione europea può anche perdere la propria legittimità.

Che tipo di unione è la nostra che è in grado di organizzare e regolamentare tutti i generi di questioni – alcune delle quali considerate assurde, persino stupide, da molti nostri cittadini – ma che è incapace di organizzarsi per non far morire chi tenta di raggiungere i nostri confini, per non condannare a morte certa alle porte delle mura chi tenta di entrare nei nostri castelli?

Signor Vicepresidente, lei deve affrontare una sfida storica, una sfida storica e politica. Lei ha la responsabilità di promuovere la solidarietà, ma se la solidarietà non emerge, lei ha la responsabilità di imporla. Lei può farlo. Se la solidarietà non viene fuori, lei dovrà imporla. Imporla politicamente, mortificando quegli Stati che non si assumono le proprie responsabilità, e imporla con la forza mediante proposte legislative cosicché ognuno si assuma le sue responsabilità verso il presente e il passato, con tante morti attribuibili ai governi che non fanno il proprio dovere.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, ogni giorno un numero crescente di aspiranti clandestini cerca di raggiungere il continente europeo, e ogni giorno assistiamo nell’Europa meridionale a situazioni e tragedie intollerabili. L’Unione europea ha creato FRONTEX. Il Parlamento europeo era pronto a raddoppiare il bilancio annuale per la sorveglianza delle frontiere. FRONTEX, ora, dispone di un bilancio di 35 milioni di euro. Ciononostante, ogni giorno nell’Unione europea entra un numero crescente di immigranti clandestini. La verità pura e semplice è che i controlli ai confini non funzionano. L’assistenza agli Stati membri e il coordinamento che FRONTEX dovrebbe garantire non funzionano.

Se manca il coordinamento, l’operato di FRONTEX è criticabile. Ma se gli Stati membri non concedono gli uomini e le attrezzature promesse, sono loro che devono risponderne e onorare i propri obblighi. In nessun caso dobbiamo far ricadere tutto il peso sui paesi dell’Europa meridionale.

A tale proposito devo fare una domanda al nostro Commissario. In un comunicato stampa del 24 maggio, la Commissione ha affermato che il numero di velivoli, navi e altre attrezzature messe sinora a disposizione era soddisfacente. Oggi, in un’altra relazione della Commissione, si criticano gli Stati membri che hanno fornito solo un decimo dei velivoli, navi ed elicotteri promessi. Quale delle due versioni è giusta? Può dirci come stanno le cose, signor Commissario? Se l’agenzia FRONTEX è stata istituita da noi ed è finanziata così bene, deve funzionare. Se così non fosse, aboliamola e valutiamo altre possibilità.

In un modo o nell’altro – e qui faccio appello a chiunque ricopra una posizione di responsabilità – l’Unione europea, oltre a controllare i confini, deve sostenere l’organizzazione di un efficace sistema di pattugliamento delle frontiere nei paesi di transito; si tratta di una forma di assistenza locale che, a sua volta, tornerà utile a noi. Inoltre, deve concedere aiuti a favore della stabilizzazione e condurre campagne locali di informazione nei paesi di origine. Sicuramente è giunta l’ora di agire, invece di continuare a parlare di una situazione intollerabile.

 
  
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  Claudio Fava (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vicepresidente Frattini, condivido le parole che lei ci ha offerto oggi e nelle interviste di questi giorni, ma chi non le condivide affatto è il Ministro degli esteri maltese. In un comunicato di oggi pomeriggio spiega che Malta non si può fare carico degli immigrati clandestini che legalmente non sono di sua competenza.

Ventuno persone annegate non sono un problema legale e occorre che qualcuno alla prossima riunione del Consiglio dei ministri, che sia la Presidenza o la Commissione, spieghi al governo maltese la differenza tra immigrati clandestini e naufraghi. Occorre che qualcuno ricordi al Ministro degli esteri maltese che un peschereccio che batteva bandiera maltese ha deciso di lasciare ventisette persone attaccate ad una corda per la pesca dei tonni ritenendo che fosse più importante salvare i tonni pescati che le vite umane.

Occorre che qualcuno spieghi al Ministro maltese e a tutti gli altri nostri ministri che il diritto umanitario prescinde dagli obblighi legali e dalle convenzioni firmate dai nostri paesi. Siccome credo che sia importante passare dalle parole ai fatti, sono d’accordo con lei, occorre sbloccare i fondi di FRONTEX, occorre che tutti i paesi si facciano carico di questa esigenza, ma occorre al tempo stesso condizionare la possibilità di ottenere questi fondi, FRONTEX o il Fondo europeo per i rimpatri, al rispetto dell’obbligo di assistenza da fornire a ogni naufrago, in qualunque situazione si trovi e qualunque sia la condizione legale del suo naufragio.

Questa è una delle ipotesi di lavoro con le quali si potrà affrontare questo problema nei prossimi giorni con gli altri ministri.

 
  
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  Louis Grech (PSE). – (MT) Signor Presidente, è una vergogna che, ancora una volta, così tante persone abbiano dovuto perdere la vita prima che si denunciasse la mancanza di un’azione concreta da parte dell’Unione europea. Pur credendo che tutti gli Stati membri debbano assumersi le proprie responsabilità, soprattutto in situazioni di vita o di morte, anche la Commissione e, in particolare, il Consiglio devono farsi carico di una parte della responsabilità. A mio avviso, Commissione e Consiglio non stanno trattando la situazione con l’urgenza che essa merita né le assicurano l’impegno che essa richiede. Guardando quanto si è fatto negli ultimi quattro anni è facile vedere che, se si eliminano i termini “solidarietà” e “mobilitazione”, tanto alla moda ma senza significato, in realtà sono state adottate poche misure per affrontare questa allarmante situazione. Ci aspettiamo un’azione immediata sul principio di burden-sharing, sulla revisione di Dublino II e sull’assistenza amministrativa e logistica per un efficace coordinamento dei pattugliamenti congiunti, sinora praticamente inesistenti e promessi molto tempo fa da FRONTEX. Sembra che, fino a questo momento, FRONTEX sia stata solo un’agenzia troppo confusa per agire, vista l’enormità della crisi da affrontare. Eppure, nessun paese può continuare da solo dinanzi a questa tragedia, soprattutto un paese piccolo come Malta, che già si sta facendo carico di un onere molto più grande di quanto non possa sopportare. In questo momento la priorità dovrebbe essere la crisi vera e propria, non identificare i colpevoli. Dobbiamo applicare una sorta di piano Marshall di emergenza, per evitare di dover ripetere nuovamente gli stessi discorsi quando avverrà un’altra tragedia. Non abbiamo tempo da perdere, sono andate perse troppe vite. Spero che la definizione di solidarietà data dal Commissario Frattini venga applicata concretamente. Grazie, signor Presidente.

 
  
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  Peter Altmaier, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, sono d’accordo con tutti quelli che hanno affermato che abbiamo bisogno di agire, e non di semplici parole. In effetti, il Consiglio ha agito negli ultimi mesi. Il Consiglio ha assicurato la messa a punto di un registro centralizzato delle attrezzature tecniche a disposizione, la toolbox FRONTEX, e ha fatto in modo che FRONTEX potesse disporre di oltre 100 imbarcazioni, velivoli ed elicotteri, perlomeno in linea di principio. Con il sostegno dell’Assemblea il Consiglio ha garantito l’adozione del regolamento sulle squadre di intervento rapido alle frontiere. Ci sarà un’operazione FRONTEX nelle acque maltesi, dove cercheremo, con l’assistenza di esperti e il supporto di elicotteri degli Stati membri, di porre fine a questa tragedia umana. Tuttavia, devo dire che sarebbe stato meglio se avessimo potuto dare il via alle operazioni alcune settimane prima. Si tratta di una responsabilità che, tutti, dobbiamo collettivamente accettare.

Negli ultimi mesi abbiamo convenuto, accogliendo una proposta della Commissione, di attuare programmi di protezione regionali nei paesi di origine e di transito. Abbiamo agito concretamente giungendo alla conclusione di accordi di partenariato e discutendo incentivi per l’immigrazione legale e la migrazione circolare. Ci siamo impegnati in negoziati su accordi di riammissione con paesi dell’Africa e di altri continenti. Tutte queste cose ci stanno portando nella giusta direzione. Ciononostante, è vero che molte di queste misure sono arrivate troppo tardi e che, per le persone interessate, sarebbe stato meglio adottare iniziative più rapide ed efficienti.

Onorevole Hennis-Plasschaert, credo che questo sia anche dovuto alla mancanza di efficienza nella procedura decisionale del Consiglio. E’ deplorevole che la Costituzione europea non sia ancora entrata in vigore, perché la Costituzione europea e le riforme che propone ci consentirebbero di prendere le decisioni necessarie con molta più rapidità ed efficienza.

Nei giorni e nelle settimane a venire dovremo fare in modo di essere all’altezza della nostra responsabilità umanitaria nei confronti delle persone in pericolo. Dovremo anche fare il possibile per non lasciare Malta nei guai. Malta è un piccolo paese con una grande responsabilità in questo settore e, pertanto, ha diritto alla solidarietà dell’Unione europea.

Infine, dobbiamo far sì che nessuna delle azioni da noi adottate crei nuovi fattori di richiamo inducendo un crescente numero di persone a dirigersi verso l’Europa, altrimenti correremo il rischio non di alleviare bensì di accrescere la miseria umana. Per tale motivo, credo fermamente che il Consiglio raccoglierà tutte le proprie forze per lanciare un chiaro segnale all’incontro della prossima settimana.

 
  
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  Franco Frattini, Membro della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli deputati, condivido quanto detto da Peter Altmaier. La settimana prossima sicuramente il Consiglio dei ministri dovrà affrontare questo tema con sincerità e con una discussione realmente politica, non ripeterò quindi i richiami alle molte cose positive già fatte. Tutti gli onorevoli membri del Parlamento ricorderanno che soltanto due anni fa non vi era neanche un documento per un’azione comune europea relativa all’immigrazione, oggi stiamo parlando di come applicare i documenti e i principi frutto di un consenso politico che prima non c’era e oggi c’è. Passi avanti sono stati fatti, ma non tutto è stato fatto con la velocità che sarebbe stata necessaria.

Come qualcuno l’ha ricordato, abbiamo avuto per FRONTEX un grande incremento finanziario, 35 milioni di euro per il 2007, ma 13 milioni di euro sono bloccati, non si possono quindi utilizzare e non si possono impegnare le spese relative. Vi ringrazio per quanto è stato detto sull’impegno del Parlamento a sbloccare presto queste somme per FRONTEX. Il toolbox cioè gli strumenti a disposizione di FRONTEX sono stati sufficienti. Lo avevo detto proprio questo alcune settimane fa, dopo aver letto le dichiarazioni di impegno dei ministri degli interni di ben 19 paesi europei e avevo detto, allora, a fine maggio: abbiamo a disposizione per quest’estate oltre 100 battelli, oltre 100 navi da pattugliamento, 25 elicotteri, 20 aerei. Ma quello che ho detto oggi è anch’esso vero, finora dall’impegno formale adottato abbiamo a disposizione un decimo degli equipaggiamenti promessi.

Dirò con amicizia ai Ministri e colleghi al Consiglio che l’impegno preso deve essere tradotto in una disponibilità immediata. Se avessimo avuto non 5, ma 50 navi da pattugliamento, forse una nave sarebbe arrivata prima a salvare le persone che stavano affogando. Hanno dovuto intervenire una nave italiana e poi una francese per recuperare i corpi delle vittime e portarle in Francia. Forse se ci fosse stata una presenza maggiore avremmo fatto prima, questa è solidarietà concreta, bisogna essere sinceri.

E’ anche indispensabile ricordare che dove FRONTEX ha operato, mi riferisco alle isole Canarie, lo scorso anno ad esempio, il bilancio è stato positivo. Non posso non ricordare che il Ministro degli interni spagnolo, alla fine della stagione autunnale lo scorso anno, ha dichiarato una riduzione di circa il 30 per cento dei flussi migratori verso le isole Canarie grazie al pattugliamento FRONTEX in collaborazione con uno Stato terzo, in questo caso il Senegal. Quando le operazioni funzionano i risultati si vedono.

Per quanto riguarda il Mediterraneo centrale, la Libia ha ricevuto la nostra visita qualche giorno fa. Una missione FRONTEX si è recata in Libia per esplorare la possibilità di un aiuto alla Libia per il controllo della frontiera sud con il Niger, la frontiera del deserto. Abbiamo detto con grande chiarezza alla Libia che ci aspettiamo più controlli e soprattutto il rispetto dello spazio territoriale di ricerca e salvataggio in alto mare, che anche la Libia è tenuta, come tutti, a rispettare.

La missione si chiamerà Nautilus II, sarà diretta al centro del Mediterraneo, partirà come previsto tra pochi giorni ed è evidente che spero partecipi ad essa il maggior numero possibile di Stati europei, non soltanto gli Stati mediterranei. Il governo tedesco ha dato un segnale, non è uno Stato mediterraneo ma parteciperà alla missione nel centro del Mediterraneo, poi ci saranno degli Stati mediterranei – vorrei vedere ad esempio partecipare il mio paese, l’Italia, che finora non ha dato indicazioni di voler partecipare a questa missione che si svolgerà proprio tra la Sicilia, Malta e la Libia. Ecco un esempio concreto di appello alla solidarietà che farò ovviamente ai colleghi ministri ma lo richiamo anche a voi.

Ultimo tema, il regolamento Dublino: l’onorevole Roure, ma anche altri, hanno fatto riferimento ad esso. La relazione è stata pubblicata oggi ed è stata adottata dalla Commissione. Essa indica il funzionamento del meccanismo di regolazione di Dublino, il regolamento ha funzionato correttamente, ma la Commissione suggerisce talune integrazioni, suggerisce cioè di riflettere se il principio per il quale solo lo Stato di prima destinazione è tenuto a fornire accoglienza, se solo quel principio può essere la risposta giusta oppure se lo si possa integrare con una migliore ripartizione degli oneri. Anche questo è oggetto di una proposta adottata oggi dalla Commissione europea, un Libro verde sulla politica di asilo da qui al 2010, come richiesto da questo Parlamento. Le proposte ci sono e mi aspetto ancora un gesto di solidarietà.

Ovviamente se gli Stati membri diranno a larga maggioranza che il sistema va bene così, ma allora continuerà ad essere lo Stato di prima destinazione a sostenere l’intero onere e questa non è solidarietà. Ecco un altro esempio di come anche il regolamento Dublino va interpretato nella maniera corretta, non per accusare qualcuno ma per lavorare insieme tutti quanti.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Quanti cadaveri dovremo ancora ripescare nel Mediterraneo prima di mettere a punto soluzioni efficaci?

Smettiamo di puntare il dito contro i piccoli paesi come Malta, che non riescono più a gestire l’incessante flusso di immigrati che, quotidianamente, si riversano sulle loro spiagge. Non è questo il modo di combattere l’immigrazione clandestina. Nessun filo spinato e nessuna barriera impedirà a uomini e donne, pronti a tutto per provvedere ai bisogni vitali della propria famiglia, di attraversare i mari.

Nel settembre 2006 il Parlamento ha lanciato un appello agli Stati membri e alla Commissione in una risoluzione adottata da tutti i gruppi politici nella quale insistevamo sulla necessità di rafforzare il dialogo e i partenariati con i paesi di origine. Inoltre, chiedevamo la revisione del regolamento Dublino II, che impone un onere troppo pesante ai paesi del sud e dell’est dell’Unione. Occorre instaurare, con la massima urgenza, un meccanismo equo di solidarietà e di condivisione delle responsabilità tra tutti gli Stati membri.

Infine, dobbiamo riconoscere la mancanza di risultati in FRONTEX. Una reale volontà politica è fondamentale perché gli Stati forniscano, a questa agenzia, le risorse adeguate per funzionare con efficacia in futuro.

 
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