Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Obiettivo di questa proposta della Commissione è incorporare nell’acquis comunitario le misure di conservazione e di esecuzione adottate dall’Organizzazione della pesca nell’Atlantico nordoccidentale, di cui la Comunità è firmataria. In linea con le altre azioni di semplificazione legislativa, la Commissione ha colto l’occasione per aggiornare e riunire in un unico documento legislativo tutte le norme sparse in vari regolamenti. Il relatore ha aggiornato queste norme con altri testi approvati dopo la proposta della Commissione, nel quadro del regolamento sui TAC e sulle quote per il 2007.
La proposta di semplificazione è, di per sé, positiva. Tuttavia, riteniamo che si debbano prevenire e gestire le conseguenze che alcune delle misure incorporate potrebbero avere per la flotta oceanica, per il settore della pesca e, per estensione, per le economie nazionali.
Vorrei rilevare che il Portogallo è stato uno dei membri fondatori dell’Organizzazione della pesca nell’Atlantico nordoccidentale, per poi essere rappresentato dalla Comunità al momento della sua adesione nel 1986. Questo non ci ha arrecato particolari benefici, anzi, è vero il contrario, come dimostrano le difficoltà in cui versa la flotta oceanica portoghese.
Bairbre de Brún e Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. – (EN) Abbiamo qualche problema con il SIS e, in particolare, con il previsto SIS II, che creerà banche dati enormi con troppo scarse garanzie per la protezione della vita privata dei cittadini.
Tuttavia, questa relazione non cambia la natura del sistema attuale, che viene semplicemente esteso ai nuovi Stati membri. Senza accesso al SIS, i cittadini di questi paesi non potranno viaggiare liberamente nel resto dell’Unione europea.
Per queste ragioni abbiamo votato a favore della relazione.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE), per iscritto. – (SK) La risoluzione legislativa del Parlamento europeo su cui abbiamo votato oggi, che il Parlamento ha già adottato e che ho sostenuto anch’io, è un’importante pietra miliare nell’allargamento dell’area Schengen.
Questa risoluzione contribuirà alla rapida attuazione dell’acquis comunitario poiché si applica al SIS in Slovacchia e negli altri quattro paesi del gruppo di Visegrad, nonché negli Stati baltici e in Slovenia.
Qualche tempo fa, tutti i deputati eletti della Slovacchia avevano esortato il Consiglio ad astenersi dal posticipare l’allargamento dell’area Schengen fino al 17 dicembre 2008, data che reputavamo inaccettabile. Sembra che questo intervento abbia contribuito alla rivalutazione e all’accelerazione di un processo che ora, a mio avviso, renderà l’area Schengen una realtà per i cittadini slovacchi entro la fine del 2007.
Sono lieto che l’attuazione dell’assistenza tecnica, nonché del SIS, del SIS II e di SISone4ALL, non subirà ritardi e che il Parlamento europeo abbia fatto tutto il possibile per garantire un accordo in prima lettura, evitando così il rischio di provocare eventuali ritardi nell’attuazione del SIS II.
I cittadini dei nuovi Stati membri sono ansiosi di assistere all’allargamento dell’area Schengen, un evento generalmente percepito come l’effettiva, definitiva e completa realizzazione dell’integrazione nell’Unione europea.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) La libera circolazione delle persone nell’area Schengen è un esercizio visibile e pratico dei diritti fondamentali garantiti dal Trattato che istituisce la Comunità europea. Per i nostri cittadini, la libera circolazione delle persone non ostacolata dal controllo dei passaporti è un esempio concreto dei vantaggi associati all’adesione all’UE.
Grazie alla proposta portoghese, la frontiera europea dell’area Schengen si sposterà, dal 1° gennaio 2008, dal confine ceco-tedesco a quello slovacco-ucraino.
I ministri degli Interni degli Stati membri hanno raggiunto un accordo sulla data di questo allargamento dopo molti mesi di negoziati e innumerevoli discussioni. Nel 2004 la Commissione europea aveva annunciato che, a causa di ritardi tecnici, era costretta a proporre un nuovo calendario secondo il quale il SIS II sarebbe divenuto operativo dal 17 dicembre 2008. Il rischio era che la data originaria dell’allargamento sarebbe stata rinviata fino al 2009.
Ho votato a favore della relazione elaborata dal collega, onorevole Coelho, sulla proposta di decisione del Consiglio sull’applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen relative al Sistema d’Informazione Schengen negli Stati membri di recente adesione. Ritengo che i nuovi Stati membri soddisferanno tutti i criteri essenziali a garantire la sicurezza della frontiera esterna di Schengen, in linea con le raccomandazioni del nostro relatore.
Benché non sia stato possibile lanciare il nuovo SIS II conformemente al programma previsto, l’integrazione provvisoria dei nuovi Stati membri nell’attuale sistema, il SISone4ALL, fornirà il tempo necessario per l’ultimazione del SIS II.
Sono convinta che il rispetto del termine per l’allargamento dell’area Schengen accrescerà la fiducia dei cittadini nel progetto europeo nel suo complesso.
Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. – (SV) Oggi ho deciso di astenermi dalla votazione finale sulla relazione dell’onorevole Coelho. La critica fondamentale che viene mossa al sistema di Schengen continua a rimanere estremamente valida riguardo, ad esempio, alla privacy personale e alla possibilità per i rifugiati di chiedere asilo. La costante costruzione della “Fortezza Europa” deve cessare al più presto. D’altra parte, riconosco ovviamente il diritto dei singoli Stati membri ad aderire al sistema qualora i paesi in questione desiderino farlo.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione dell’esimio collega, onorevole Böge, del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, sulla mobilizzazione del Fondo di solidarietà dell’Unione europea, che permetterà di stanziare 24 milioni di euro a favore degli amici ungheresi e greci a seguito delle alluvioni subite da questi Stati membri e dalle loro popolazioni nel marzo e nell’aprile del 2006. Pur dovendo deplorare i ritardi, in ampia misura imputabili agli Stati membri stessi, dobbiamo rallegrarci dell’utilità di questo fondo, che è dotato di un importo massimo annuale di un miliardo di euro.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Alla luce dell’impasse del Consiglio sulla revisione del Fondo di solidarietà, la mobilizzazione di questo meccanismo a favore delle vittime delle catastrofi naturali verificatesi in Grecia e Ungheria nel 2006 costituisce l’occasione per ribadire la necessità di garantire che le catastrofi regionali restino ammissibili nell’ambito del fondo stesso e per adeguare tale strumento affinché sia in grado di rispondere quanto più efficacemente possibile alle esigenze delle vittime di simili calamità.
Si tratta altresì di un’opportunità per ribadire la nostra opposizione all’ipotesi di ampliare il campo di applicazione del Fondo senza innalzarne il massimale o abbassarne la soglia di mobilizzazione, in modo tale che sono gli Stati membri con il PIL più elevato a beneficiarne maggiormente.
Desideriamo inoltre evidenziare le nostre proposte, adottate dal Parlamento, volte a riconoscere la specificità delle catastrofi naturali di tipo mediterraneo – e a adattare il Fondo di solidarietà in termini di scadenze e azioni ammissibili, nonché alla specificità delle catastrofi naturali, come la siccità e gli incendi – esaminando altresì la possibilità di istituire un fondo per le calamità agricole.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Obiettivo del progetto di bilancio rettificativo n. 2/2007 è mobilizzare il Fondo di solidarietà per fornire assistenza finanziaria all’Ungheria e alla Grecia al fine di aiutare tali paesi ad affrontare i danni determinati dalle inondazioni del marzo e dell’aprile 2006.
Oltre al ritardo nell’attivazione di questi aiuti comunitari, di cui si devono appurare le cause, uno degli aspetti che richiamano maggiormente l’attenzione è l’insignificante dotazione finanziaria rispetto ai danni diretti stimati. L’importo complessivo dell’assistenza finanziaria dell’Unione europea per queste catastrofi è pari a circa 24,4 milioni di euro a risarcimento di un danno totale di quasi 900 milioni di euro, di cui 520 milioni di euro per l’Ungheria e 372 milioni di euro per la Grecia.
In altre parole, si tratta dell’ennesimo esempio del divario tra il volume dei danni subiti e gli aiuti forniti dalla Comunità, discrepanza che mette in discussione l’idea di un’effettiva solidarietà nei confronti delle popolazioni che vivono nelle regioni colpite. Occorre dunque rivalutare l’attuale Fondo di solidarietà per adeguare i suoi criteri di ammissibilità affinché sia in grado di rispondere più efficacemente alle esigenze delle vittime delle catastrofi naturali.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) Sì, signor Presidente, ho votato a favore del regolamento del Parlamento europeo concernente l’aggiunta di vitamine e minerali nonché di alcune altre sostanze agli alimenti, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione, e sostengo la decisione del Consiglio del 17 luglio 2006 in materia di comitatologia, che può essere sintetizzata nell’espressione “procedura di regolamentazione con controllo”.
Il Parlamento europeo ha adottato un testo che permetterà di conferire alla Commissione il potere di adottare, se del caso, misure di natura quasi legislativa e, per la precisione, le misure di cui all’articolo 2 della decisione 1999/468/CE, modificata dalla decisione 2006/512/CE, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione. In questo caso la decisione rappresenta un passo nella giusta direzione. In generale, tuttavia, continua a valere il principio secondo cui il Parlamento europeo deve lasciare ai suoi membri la competenza di decidere democraticamente in materia di procedure legislative.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Scheele poiché ritengo che l’assunzione eccessiva di vitamine e minerali possa essere dannosa per la salute e poiché è essenziale che le indicazioni siano di facile comprensione per tutti i consumatori.
Le difficoltà sollevate dalle varie legislazioni nazionali sono ora ridotte da questa proposta attraverso un’armonizzazione delle disposizioni legislative, normative e amministrative degli Stati membri sull’aggiunta di vitamine, minerali e altre sostanze.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Poli Bortone, sulla proposta di regolamento relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, poiché si basa su una maggiore informazione e protezione del consumatore e cerca di eliminare le indicazioni ingannevoli in materia di nutrizione e salute, minimizzando così i loro effetti nocivi e garantendo una maggiore protezione dei consumatori.
L’alimentazione è la base stessa della salute. Il concetto di salute non è esclusivamente confinato all’assenza di malattia, ma contempla altresì il benessere fisico e psichico della persona. E’ pertanto essenziale, a mio avviso, che le indicazioni sulla salute siano ritenute scientificamente provate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) In seguito al voto in favore del Trattato di Prüm, la successiva versione del Trattato di Schengen, il sistema di informazione SIS II e la decisione sulla raccolta e lo scambio di dati personali liberi e non verificabili, compresi quelli relativi a convinzioni politiche, ideologiche e religiose, il Parlamento europeo ha attualmente approvato il sistema di informazione visti (VIS).
Tale sistema, che legalizza la raccolta, l’elaborazione e lo scambio di dati personali e biometrici su ogni cittadino straniero che richiede un visto per tutti i paesi dell’UE, al quale hanno accesso tutte le autorità istruttorie e i servizi segreti di ciascuno Stato membro, non fa altro che aggiungere un altro anello alla catena che l’UE usa per soffocare i diritti individuali.
L’UE mira a fare del VIS il più grande database biometrico al mondo. Tali misure aumentano la repressione e i meccanismi usati per imporla in proporzioni gigantesche e istituzionalizzano la possibilità di conservare dati su ogni abitante del pianeta. L’UE si sta gradualmente trasformando in una caserma-fortezza per la sua popolazione e per i cittadini dei paesi terzi.
Tuttavia, mentre il capitale aumenta le misure volte a reprimere e soffocare i diritti dei lavoratori per consolidare e salvaguardare la propria sovranità, così sarà anche per le ondate di resistenza e di disobbedienza e l’inevitabile lotta per rovesciare il potere dei monopoli e della loro Unione reazionaria.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Per quanto riguarda la possibilità inclusa nella proposta che le autorità straniere abbiano accesso ai dati contenuti nei registri svedesi, a nostro parere dovrebbe essere una condizione indispensabile che tale accesso sia preceduto dall’inoltro di una richiesta alle autorità svedesi e dalla loro conseguente approvazione. Alla luce di ciò, siamo contrari al cosiddetto sistema di concordanza/non concordanza (“hit/no hit”)
Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Noi conservatori sosteniamo la cooperazione tra le forze di polizia, ma non possiamo appoggiare l’inserimento delle disposizioni nel Trattato di Prüm nel quadro dell’Unione europea. Nutriamo gravi preoccupazioni, così come il garante europeo della protezione dei dati, riguardo alle condizioni relative alla raccolta di dati riguardanti singoli cittadini che non sono sospettati né hanno commesso un reato. Inoltre, la questione dell’inseguimento transfrontaliero senza il consenso delle forze di polizia degli altri Stati membri è fonte di grave preoccupazione. I conservatori ritengono che la cooperazione intergovernativa nel campo dell’antiterrorismo e dei casi di reati gravi sia essenziale, ma pensano che vi debba essere una clausola di “opt-in” per dare agli Stati membri la libertà di mantenere i loro tradizionali sistemi di giustizia.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore, perché la relazione è mirata a un maggiore ravvicinamento delle leggi e delle normative degli Stati membri, che consentirà una più stretta cooperazione transfrontaliera tra le forze di polizia attraverso scambi di informazioni e di indagini in materia di reati penali.
Uno degli obiettivi dell’Unione europea consiste nel dare ai cittadini un elevato livello di protezione, libertà, sicurezza e giustizia. Un’efficace cooperazione internazionale, attraverso lo scambio di dati, garantendo il diritto alla riservatezza e alla protezione dei dati personali, contribuirà a realizzare questo obiettivo.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il Trattato di Prüm fu firmato il 27 maggio 2005, al di fuori del quadro giuridico dell’UE, da sette Stati membri, con lo scopo dichiarato della “cooperazione transfrontaliera, in particolare al fine di lottare contro il terrorismo e la criminalità transfrontaliera”. Da allora, altri nove Stati membri, tra i quali il Portogallo, hanno dichiarato la loro intenzione di ratificarlo.
Questo Trattato si inserisce tra le misure di sicurezza adottate nel contesto della cosiddetta “lotta contro il terrorismo”, comportando gravi rischi per i diritti, le libertà e le garanzie dei cittadini.
E’ in gioco la creazione di un quadro per la cooperazione di polizia – operazioni congiunte, assistenza reciproca e anche la possibilità di azione della forza di polizia di uno Stato membro nel territorio di un altro. Quest’ultima sembra avere causato controversie all’interno del Consiglio. Lo scambio di un vasto insieme di informazioni contenute nei dati personali si è dimostrato altrettanto controverso. E’ particolarmente significativo che la maggioranza del Parlamento europeo abbia respinto la proposta del nostro gruppo, che avrebbe vietato il trattamento di dati personali riguardanti l’origine razziale o etnica, le opinioni pubbliche, le convinzioni religiose o filosofiche, l’appartenenza partitica o sindacale, nonché il trattamento di dati relativi alla salute e alla vita sessuale.
Pertanto abbiamo votato contro.
Carl Lang (ITS), per iscritto. – (FR) Con riferimento alla lotta contro il terrorismo, è assolutamente anormale che sia tuttora così difficile, per le forze di polizia nazionali e per le autorità preposte all’antiterrorismo dei vari Stati membri dell’Unione europea, collaborare e scambiarsi informazioni.
Tuttavia, ora lo sappiamo per certo, gli attentati dell’11 settembre e dell’11 marzo a Madrid sono stati pianificati, almeno in parte, sul territorio dell’Unione. Questi attentati hanno dimostrato l’inefficacia degli strumenti e delle politiche dell’Europa in materia di lotta contro il terrorismo. Il terrorismo non conosce frontiere, e non ne deve avere neanche la lotta contro di esso, e la cooperazione intergovernativa in questo campo deve essere urgentemente rafforzata.
Lo stesso vale per i controlli alle frontiere degli Stati membri: devono essere ristabiliti al più presto, poiché costituiscono il minimo indispensabile per una lotta efficace ed efficiente contro il terrorismo.
Infine, vorrei porre l’accento su una realtà: la natura islamica del nuovo terrorismo. In Europa e nel mondo musulmano sta prendendo piede una nuova ideologia politica e religiosa che costituisce un terreno terribilmente fertile per il terrorismo.
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Ho votato contro l’emendamento n. 43 relativo alle cosiddette “misure in caso di pericolo imminente” nella relazione in oggetto poiché ritengo che le misure presentate non rappresentino un mezzo efficace di lotta contro la criminalità transfrontaliera.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il Parlamento europeo ha dato oggi il via libera all’integrazione delle disposizioni fondamentali del Trattato di Prüm, noto come Schengen III, nel cosiddetto acquis comunitario e nel diritto nazionale degli Stati membri con una procedura semplificata, vale a dire senza le procedure di firma e di ratifica richieste ai sensi dei trattati internazionali. Tali disposizioni impongono agli Stati membri di creare archivi di dati sul DNA e a consentire la raccolta, l’elaborazione e lo scambio automatizzato di dati sul DNA, impronte digitali e altri schedari e informazioni applicando meccanismi repressivi anche su persone sospettate quali potenziali autori di reati penali o ritenute potenzialmente pericolose per l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza. Viene stabilito espressamente che lo scopo dello scambio di tali informazioni è salvaguardare l’ordine pubblico in occasione di manifestazioni di massa a livello internazionale, specialmente prima dei Vertici dell’Unione europea. Per tale ragione viene conferito alle forze di polizia straniere il diritto a svolgere operazioni congiunte e a esercitare i loro pieni poteri, compreso l’uso di armi da fuoco. Il partito comunista greco condanna l’ulteriore criminalizzazione dell’azione civile e sindacale, gli archivi di dati personali a scopo preventivo e l’aumento della repressione preventiva dei movimenti della base, promossi dalle disposizioni del Trattato. I popoli devono condannare questo Trattato, che è pericoloso per i diritti individuali e le libertà democratiche, e rinvigorire la loro lotta contro l’intensificazione delle misure autocratiche e la politica antidemocratica e contraria agli interessi della base dell’Unione europea in generale.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La Presidenza tedesca sta cercando di trasferire alcune parti del Trattato di Prüm al terzo pilastro. Gli obiettivi di questo testo, mirato a combattere le minacce terroristiche e a proteggere i cittadini, sono della massima importanza. Di conseguenza, non posso che sottolineare il fatto che il procedimento scelto dal Consiglio – chiedendo al Parlamento un parere con urgenza – ha impedito il normale funzionamento delle relazioni interistituzionali.
Il Parlamento ha sempre mantenuto una posizione chiara e responsabile sul terrorismo e sulla criminalità transfrontaliera. Ha appoggiato la creazione di condizioni per la cooperazione transfrontaliera e lo scambio di informazioni tra gli organismi responsabili per la prevenzione e l’investigazione in materia di reati penali. Soltanto in questo modo possiamo sperare di prevenire efficacemente le minacce del terrorismo.
La definizione di procedure che consentano uno scambio di informazioni rapido ed efficace è della massima importanza. Do quindi il mio appoggio alla relazione.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) E’ urgente quanto di vitale importanza adottare questa decisione quadro sulla protezione dei dati. Un nuovo quadro legale mondiale sulla protezione dei dati nell’ambito del terzo pilastro paragonabile alle norme vigenti nel diritto comunitario è un fattore essenziale per garantire lo stesso livello di protezione.
Pertanto accolgo di buon grado che sia stato finalmente raggiunto un accordo politico, e desidero congratularmi con la relatrice, onorevole Roure, per il suo eccezionale contributo al raggiungimento di questo risultato.
Migliorare la protezione dei dati nell’ambito del terzo pilastro presuppone che tale decisione quadro si applichi all’intero pilastro, compresi Europol, Eurojust e il sistema d’informazione doganale, che rientrano già nell’ambito del terzo pilastro. In questo senso, accolgo con favore tale ampliamento e gli emendamenti presentati dalla relatrice, in particolare l’aggiunta di una clausola di revisione e valutazione che consente alla Commissione di presentare proposte per migliorare la decisione quadro dopo tre anni.
Condivido altresì i 15 principi generali presentati dal Commissario Frattini, che riflettono l’impostazione dell’acquis nel settore della protezione dei dati personali gestiti nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il Partito comunista greco ha votato contro la relazione in quanto, nonostante i singoli miglioramenti che essa apporta alla nuova versione della decisione quadro del Consiglio, ne adotta in sostanza l’intera filosofia di fondo, vale a dire l’illimitata e, da un punto di vista pratico, incontrollabile possibilità per i meccanismi repressivi dell’UE e per le autorità responsabili dell’azione penale sia negli Stati membri che nei paesi terzi (quali gli USA) e anche per i privati di raccogliere, elaborare e scambiare tra di loro tutti i dati personali di ogni cittadino dell’UE, compresi i dati relativi alla loro attività politica e sindacale e alle loro convinzioni ideologiche, filosofiche e religiose.
Gli occhi dei meccanismi repressivi sono ora puntati su ogni cittadino dell’UE, considerato che è permesso raccogliere e trasmettere i dati personali di ognuno, pur se neanche lontanamente sospettato di qualcosa, soltanto per ragioni di ordine pubblico e di sicurezza.
L’aggiunta di 15 orientamenti per la protezione dei dati personali non è niente di più che un elenco di begli auspici e un’esposizione di idee, senza alcuna possibilità di imporne l’attuazione pratica con meccanismi repressivi. In realtà, non esiste assolutamente alcuna protezione, visto che le eccezioni a tale protezione stanno diventando la norma, con il semplice e non verificabile riferimento a ragioni di pubblica sicurezza, mentre la protezione dei dati è un’eccezione, che quasi nessuno riesce a imporre.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Nell’era delle minacce terroriste, l’equilibrio tra tutela della vita privata e protezione dei cittadini sta diventando una sfida continua che possiamo superare soltanto attraverso provvedimenti responsabili e chiari.
Le norme per la protezione dei dati utilizzati nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia devono essere stilate in modo tale da rafforzare il principio della fiducia reciproca tra le autorità coinvolte, rendendo possibile una cooperazione europea più efficace e la maggiore protezione possibile per i cittadini quando si tratta di utilizzare tali dati. Occorre pertanto prendere misure accurate e complete che proteggano i diritti fondamentali e rispettino gli articoli contenuti nella Carta dei diritti fondamentali riguardanti la tutela della vita privata e la protezione dei dati personali.
Pertanto, accolgo con favore l’accordo politico raggiunto con il Consiglio, che condurrà alla rapida adozione di tale proposta di decisione quadro.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Creare le condizioni per la ricostituzione degli stock ittici, in questo caso del merluzzo bianco, è fondamentale non solo per la protezione delle risorse biologiche marine, ma anche per il mantenimento delle attività del settore alieutico.
L’obiettivo dev’essere quello di pescare meno, dal momento che, secondo la ricerca scientifica e gli stessi pescatori, è necessario permettere la ricostituzione degli stock, se si vuole pescare, magari su più vasta scala, in futuro.
Tuttavia, dobbiamo considerare che questi piani di ricostituzione, imponendo restrizioni alla pesca, hanno un serio impatto socioeconomico che dev’essere valutato e messo in conto. In tale contesto appoggiamo le proposte in materia contenute nella relazione. Ciò che occorre è risarcire il settore delle conseguenze economiche e sociali conseguenti a quest’arresto dell’attività, e dovrebbe essere istituito un fondo comunitario di compensazione appositamente per questo scopo. In altre parole, la politica comune della pesca deve assumersi le proprie responsabilità.
Abbiamo votato contro gli emendamenti nn. 20, 21 e 22 perché, a nostro avviso, le decisioni sui totali ammissibili di catture e sui contingenti non devono essere automaticamente legate ai pareri del Consiglio per l’esplorazione del mare. Occorre prendere in considerazione altri fattori, ad esempio quelli socioeconomici, come ha evidenziato la rappresentanza nei Comitati consultivi regionali.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) Malgrado le restrizioni dello sforzo di pesca introdotte negli ultimi anni, alcuni stock di merluzzo bianco del Mar Baltico sono attualmente al di sotto dei limiti biologici accettabili. La relazione propone accortamente una riduzione dell’8 per cento del numero di giorni in cui si possono usare attrezzi da pesca in mare, ispezioni più rigorose e, in particolare, l’innalzamento a 300 kg del limite al di sopra del quale i pescherecci devono ottenere il permesso dagli organi competenti nel luogo di scarico. Inoltre, propone di aumentare a 40 cm la taglia minima degli esemplari di merluzzo bianco pescati nel Mar Baltico.
Il relatore fa anche riferimento, giustamente, alla ripartizione del Baltico in una zona orientale e in una occidentale, dal momento che si tratta di due ecosistemi nettamente distinti. Pertanto occorre fissare contingenti di pesca diversi per ciascuna di queste zone del Baltico. Occorre dare priorità a quella orientale, perché in quella zona gli stock si trovano attualmente al di sotto dei limiti biologici accettabili.
Il nostro appoggio va anche al progetto di preparare una relazione sull’impatto socioeconomico dell’applicazione del presente regolamento sul settore. La relazione deve concentrarsi in particolare sulla struttura occupazionale e sulla situazione finanziaria dei pescatori, degli armatori e delle imprese dedite alla pesca e alla trasformazione del merluzzo.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei solo far presente che la delegazione irlandese e i miei colleghi del gruppo PPE-DE hanno votato a favore di questa relazione. Siamo lieti che sottolinei il ruolo delle organizzazioni di produttori e la gestione delle crisi.
Tuttavia, ravvisiamo un problema a proposito di due emendamenti, i nn. 11 e 111, che sono stati votati congiuntamente. Questi emendamenti sollevano una questione che riguarda in special modo i coltivatori irlandesi di patate che al momento stanno perdendo una parte considerevole di diritti al pagamento unico per azienda dalla riserva nazionale, in quanto le superfici che utilizzano non sono ammissibili, nella situazione attuale, al pagamento unico per azienda.
Accogliamo con favore la proposta della Commissione di abolire questa esclusione eliminando l’anomalia riscontrata, e ci auguriamo che venga ratificata dal Consiglio la proposta della Commissione, e non quella modificata stamani in questa sede.
Hynek Fajmon (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato contro la relazione Salinas García sulla riforma dei mercati nel settore ortofrutticolo.
La Commissione crede che la riforma del settore in questione sia necessaria, e condivido questo parere. Tuttavia, la proposta della Commissione non è una riforma. Ciò che occorre è porre termine alla regolamentazione superflua dell’intero settore, abolendo completamente le quote. Non è questo però il contenuto della proposta della Commissione, che sta anzi prospettando cambiamenti irrilevanti, puramente palliativi, che non inficiano il carattere regolatore di questa politica nel suo insieme. Né il sottoscritto né gli altri deputati al Parlamento del partito democratico civile ceco (ODS) condividono un simile approccio e pertanto abbiamo espresso voto sfavorevole.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore, nel complesso, della relazione della collega Salinas García sulla proposta di regolamento del Consiglio recante norme specifiche per il settore ortofrutticolo.
Questo importante settore, che rappresenta circa il 17 per cento della produzione agricola comunitaria, è invero molto vario, delicato ed esposto a problemi strutturali, nonché soggetto al contempo a crescenti pressioni esterne. Merita sostegno, non solo per i produttori, ma anche per ragioni di salute pubblica – la salute dei consumatori europei – e per l’industria di trasformazione alimentare. Le proposte della Commissione europea costituiscono una base per iniziare a lavorare, ma dovranno essere adeguate e migliorate in molte aree. Ciò nondimeno, accolgo con favore la specifica attenzione rivolta dall’Unione a questo settore di grande rilievo.
Ilda Figueiredo (GUE-NGL), per iscritto. – (PT) Dopo la riforma della PAC, che ha introdotto il principio del pagamento unico e che ha spianato la strada al disaccoppiamento degli aiuti alla produzione, ora la Commissione pensa che sia la volta del settore ortofrutticolo.
Utilizzando vecchi argomenti quali la competitività, le forze del mercato, l’OMC e via di seguito, la Commissione ha presentato proposte che, se saranno adottate dai governi degli Stati membri, porteranno in futuro a un aumento degli abbandoni della produzione e all’aggravarsi della disoccupazione, collegando gli aiuti ai pagamenti “storici” e al regime di pagamento unico. Noi ci opponiamo a questo esito.
In Portogallo, il settore industriale del pomodoro è minacciato, e si tratta di un comparto ad alto investimento, che si è sviluppato con risultati a livello quantitativo e qualitativo, e in cui la stragrande maggioranza della produzione assicura lavoro a molte aziende agricole di piccole e medie dimensioni, aziende a conduzione familiare e lavoratori legati in modo diretto o indiretto all’industria agroalimentare.
Se la proposta della Commissione fosse accolta, si metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro nell’agricoltura e nell’industria, anche se a breve termine vengono mantenuti i pagamenti agli agricoltori ed è previsto un periodo transitorio.
Benché la relazione introduca diverse misure che riteniamo positive, sostanzialmente non modifica la proposta della Commissione e pertanto non abbiamo potuto votare a favore.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La proposta presentata dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per integrare la proposta della Commissione è una cosa indegna. Noi rifiutiamo fermamente le proposte volte a sovvenzionare i coltivatori di ciliegie, frutti a bacca, funghi e frutta, a introdurre aiuti alla superficie per l’aglio, a esaminare la possibilità di introdurre un’etichettatura di qualità dell’UE, a creare un’autorità europea di controllo qualitativo dei prodotti ortofrutticoli provenienti da paesi terzi e a introdurre un fondo di sicurezza per il settore della coltivazione e disposizioni relative a rimborsi all’esportazione e simili aiuti per i pomodori trasformati, e così via.
La Lista di giugno osserva ancora una volta che, in questa situazione, è un bene che il Parlamento europeo non abbia poteri di codecisione rispetto alla politica agricola dell’Unione. Altrimenti, l’Unione europea cadrebbe nella trappola del protezionismo e di sovvenzioni massicce a tutti i vari gruppi all’interno dell’industria agricola.
Abbiamo quindi votato contro questa relazione.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Scopo della proposta revisione del regolamento per il settore ortofrutticolo è un adeguamento alla nuova PAC, alle prospettive finanziarie dell’Unione europea e all’OMC.
Disaccoppiare i sussidi dalla produzione, ridurre in misura sostanziale il sostegno comunitario e abolire quel che rimane dei sussidi alle esportazioni avrà come risultato un aumento delle importazioni e una riduzione delle esportazioni, una contrazione dell’industria manifatturiera, la trasformazione di talune fabbriche in unità di confezionamento per materie prime importate e riduzioni drastiche o l’abbandono di certe coltivazioni, per le quali i sussidi forniscono un contributo significativo ai redditi dei coltivatori.
In Grecia, le vittime più colpite sono principalmente i coltivatori di arance da succo, di pomodori da industria e uva sultanina, che sono i principali prodotti del nostro paese.
Il risultato sarà la concentrazione della produzione ortofrutticola in poche mani, la distruzione di massa di piccole e medie aziende agricole, usando sovvenzioni disaccoppiate come esca, e un aumento della redditività degli industriali a capo di imprese commerciali, con materie prime garantite a basso prezzo, sia nazionali che importate.
Per quanto riguarda le organizzazioni di produttori, il loro ruolo viene promosso, anche mediante cambiamenti antidemocratici, tanto che anche chi non vuole è obbligato ad aderire.
Comunque, la riluttanza dei coltivatori ad aderire alle organizzazioni di produttori deriva dal ruolo che queste svolgono come organi di mediazione tra i coltivatori e gli industriali commerciali, a vantaggio degli interessi di questi ultimi.
Noi deputati del partito comunista greco abbiamo espresso la nostra opposizione e abbiamo votato contro la relazione, perché i cambiamenti proposti assesterebbero un ennesimo colpo alle piccole e medie aziende agricole.
Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. – (SV) Questa relazione mette ordine, in una certa misura, nel mercato ortofrutticolo, che è stracolmo di normative eccessivamente particolareggiate, ed elimina gradualmente i rimborsi alle esportazioni per questo settore. Non voto, quindi, contro la relazione, ma i miglioramenti apportati non sono sufficienti per convincermi a votare a favore, pertanto mi astengo.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. – (EN) Mi sono astenuto e ho votato contro gli emendamenti proposti dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
Tali emendamenti si scostavano dal principio e dalla pratica della riforma della politica agricola comune (PAC). Mi sono astenuto laddove non sussistevano chiare implicazioni per gli interessi del Regno Unito, ma emergevano chiare preoccupazioni per gli Stati membri continentali, come nel caso particolare del voto sull’inseguimento transfrontaliero.
Ho votato anche contro otto emendamenti che, presi in combinazione, di fatto aumentavano i fondi per i settori ortofrutticoli, in contrasto con la posizione dei laburisti del Regno Unito, secondo cui si dovrebbe ridurre la spesa destinata ai sussidi, e in contraddizione con la riforma della PAC.
Marcin Libicki (UEN). – (PL) Signor Presidente, Montesquieu disse che le democrazie sono fondate sul diritto, le monarchie sull’onore e le dittature sulla paura. Poiché siamo un’istituzione democratica, vorrei dire che non concordo sul fatto che un atto giuridico faccia riferimento ad altri atti giuridici non vincolanti. Condivido il parere espresso al riguardo dall’onorevole Bonde. A tale proposito, desidero dichiarare che ho votato contro l’emendamento n. 25 alla relazione degli onorevoli Barón Crespo e Brok. Se per errore risultasse che ho votato a favore, vi prego di considerare che la mia intenzione era di votare contro.
Sylwester Chruszcz (NI). – (PL) Signor Presidente, oggi ho votato contro questa relazione che invita ad avviare al più presto il lavoro sul nuovo Trattato per l’Unione europea, la nuova Costituzione per l’Europa, con lo scopo di adottare il progetto di documento. La Lega delle Famiglie Polacche, il partito cui appartengo, è contraria alla creazione di un nuovo superstato europeo e a tutte le misure mirate a privare gli Stati nazionali della loro sovranità. Noi speriamo che il tentativo di redigere un nuovo Trattato basato sul progetto di Costituzione per l’Europa, sostenuto tanto energicamente da taluni deputati di questo Parlamento, non abbia successo.
Carlo Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, al contrario dell’onorevole collega che mi ha preceduto, il Partito pensionati è invece molto favorevole all’esistenza di un’Europa anche politica che porti dei vantaggi ai cittadini, in particolare ai cittadini che vogliono avere un futuro, perché oggi lavorano, e ai cittadini che vogliono avere un presente, perché oggi sono pensionati e hanno diritto di vivere meglio di come in passato vivevano anziani e pensionati.
Per questo motivo si aspettano delle sicurezze dall’Europa, perché gli Stati troppo spesso, se non sempre, si disinteressano delle vere questioni di ogni giorno che interessano i cittadini, come il fatto di poter sopravvivere in una società mondiale che guarda solamente al “dio danaro” e non all’essere umano, in tutte le sue stagioni, da quando nasce a quando diventa anziano.
Ci auguriamo pertanto che la Costituzione europea venga approvata il più presto possibile.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore di questa relazione, che giudichiamo fondamentalmente valida. Vorremmo tuttavia chiarire alcuni punti. Abbiamo votato a favore di quanto affermato al paragrafo 8, poiché siamo favorevoli a rafforzare la politica estera e di sicurezza comune. Riteniamo importante, tuttavia, precisare che non siamo favorevoli alla difesa comune.
Il paragrafo 12 mette in evidenza questioni come il modello sociale europeo e la lotta al cambiamento climatico che sono importanti per gli europei. Tuttavia, siamo contrari a incorporare i criteri di Copenaghen nella Costituzione. Consideriamo importanti i criteri di Copenaghen, ma non vogliamo che siano scritti nella Costituzione, poiché, se vi fossero inseriti, diventerebbe più difficile portare avanti l’allargamento. Per la stessa ragione, siamo contrari anche alla creazione di altri ostacoli sul cammino dei paesi candidati.
Rifiutiamo inoltre la posizione preferenziale proposta al paragrafo 18 per le comunità religiose rispetto al resto della società civile.
Liam Aylward, Brian Crowley, Seán Ó Neachtain e Eoin Ryan (UEN), per iscritto. – (EN) Il Trattato costituzionale è un documento di riferimento che offre un modello per un’Unione europea più dinamica ed efficace, rafforza il carattere democratico di un’Unione allargata e migliora la nostra capacità decisionale e la nostra capacità di agire sulla scena mondiale. Siamo impegnati a preservare il più possibile la sostanza della Costituzione.
Noi sosteniamo questa relazione. Rifiutiamo il concetto di un’Europa a due velocità.
Tuttavia, abbiamo votato contro il paragrafo 11, riguardante una minore protezione dei diritti dei cittadini, a causa della sua vaghezza. Chi decide, e in che modo, se la protezione dei diritti dei cittadini risulti diminuita?
Abbiamo votato anche contro il paragrafo 20, che chiede a tutti gli Stati membri di coordinare le proprie procedure di ratifica affinché il processo si concluda simultaneamente. Come possiamo coordinare i diversi sistemi degli Stati membri, quando alcuni richiedono la ratifica per via referendaria e altri per via parlamentare? Dobbiamo rispettare il sistema di ratifica di ciascuno Stato membro. Con questo incoraggiamo i governi a riunirsi e a fissare un termine il più possibile ravvicinato per conseguire un accordo e la ratifica di un Trattato conformemente ai rispettivi requisiti nazionali.
Abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 28 in quanto il linguaggio riflette meglio la realtà di quello dell’emendamento del PSE riguardo alla ratifica in Francia e nei Paesi Bassi.
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163, paragrafo 1, del Regolamento)
Françoise Castex (PSE), per iscritto. – (FR) Nella votazione finale sulla relazione Barón Crespo-Brok sul tracciato per il processo costituzionale dell’Unione europea mi sono astenuta.
Il rigetto del Trattato costituzionale europeo da parte di due Stati membri di fatto rende nulla la proposta presentata per la ratifica degli Stati membri nel 2005. Di questo dato di fatto devono dunque tenere conto i capi di Stato e di governo, che non possono mantenere il testo iniziale, neppure “con una presentazione diversa”.
Parimenti, il processo di elaborazione di un nuovo Trattato non deve avvenire a discapito della democrazia europea mediante una semplice Conferenza intergovernativa.
Richard Corbett (PSE), per iscritto. – (EN) Il gruppo socialista ha approvato questa risoluzione a stragrande maggioranza. Vorrei aggiungere a nome dei deputati laburisti che l’EPLP sostiene pienamente la principale conclusione di questa relazione, vale a dire l’impegno “a convocare una Conferenza intergovernativa (CIG) e a definire un tracciato che preveda una procedura, un chiaro mandato e l’obiettivo di raggiungere un accordo prima della fine dell’anno in corso”. Tuttavia, abbiamo ritenuto che fosse inopportuno evidenziare come essenziali alcuni elementi – e non altri – contenuti nel Trattato costituzionale, poiché il nuovo trattato vedrà la luce soltanto se risulterà accettabile per tutti i 27 Stati membri.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore perché considero fondamentale e sempre più urgente trovare soluzioni che permettano all’Unione europea di superare i problemi e le sfide con cui è confrontata, sia al suo interno che all’esterno. Questa relazione è equilibrata e rappresenta un importante contributo per superare in tempi brevi l’impasse istituzionale in cui si trova l’UE. L’Unione deve essere dotata di risorse adeguate che consentano di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini riguardo alle sfide della globalizzazione e del cambiamento climatico, contribuendo così a rafforzare il controllo democratico sui propri processi decisionali.
Il nuovo Trattato, indipendentemente dal nome che gli verrà attribuito e dalla struttura che lo caratterizzerà, dovrà mantenere la sostanza del testo già ratificato da vari Stati membri e, al tempo stesso, incorporare le modifiche necessarie per ottenere l’indispensabile consenso. Con procedure legislative e di bilancio in grado di dotare l’Unione europea della massima capacità decisionale e di politiche quanto più efficaci possibile, il nuovo Trattato potrebbe contribuire a risolvere alcuni dei gravi problemi che l’Europa si trova ad affrontare.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’approvazione di questa relazione è la prova definitiva del totale disprezzo per la decisione sovrana dei cittadini di Francia e Paesi Bassi, e dimostra ancora una volta che il concetto di democrazia del Parlamento europeo non comprende il rispetto per le decisioni sovrane dei popoli espresse mediante gli esiti dei referendum.
Questa decisione presa dalla maggioranza del Parlamento dimostra che il cosiddetto “periodo di riflessione” non era nient’altro che un mezzo per cercare di mettere da parte il risultato negativo dei due referendum e per evitare che se ne svolgessero altri, che avrebbero potuto decretare ulteriori rifiuti della cosiddetta Costituzione europea.
Due anni dopo, si sta esercitando ulteriore pressione per aumentare l’integrazione capitalista dell’Unione europea, le sue politiche neoliberali, la sua sempre più rapida militarizzazione e l’accentramento del potere nelle mani di istituzioni soprannazionali sempre più distanti dai cittadini e dominate dalle grandi potenze.
E’ inaccettabile che il Parlamento europeo si attribuisca una legittimità che non possiede, cercando di interferire sul calendario e sul contenuto del processo, ovvero sulla decisione sovrana dei vari paesi, e di coordinare i processi di ratifica.
Siamo favorevoli a un’Europa più democratica, più giusta e solidale, che promuova la pace e la cooperazione con i popoli di tutto il mondo, un’Europa che rispetti il principio degli Stati sovrani con pari diritti.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La maggioranza federalista nel Parlamento europeo non è rappresentativa da un punto di vista ideologico dei rispettivi elettorati per quanto riguarda le questioni attinenti alla Costituzione dell’Unione europea. Attualmente si sta facendo tutto il possibile per evitare di chiedere agli elettori di esprimere le loro opinioni sul futuro dell’Europa mediante referendum. Siamo favorevoli a indire referendum su tali questioni, ma non crediamo che il Parlamento europeo sia l’organismo giusto per imporre i referendum agli Stati membri.
La maggioranza federalista ora vorrebbe mantenere il più possibile il sopranazionalismo del vecchio progetto di Trattato costituzionale, cambiandone semplicemente il titolo.
Abbiamo quindi votato contro la relazione presentata dalla commissione per gli affari costituzionali del Parlamento.
L’Unione ha bisogno di un Trattato che si fondi sull’autodeterminazione degli Stati membri e che permetta di stabilire, insieme, come gestire le questioni transfrontaliere.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Basterebbe leggere il paragrafo 6 della risoluzione per giustificarne il rigetto. Al paragrafo 6, infatti, la risoluzione “ribadisce il proprio impegno a concludere l’attuale processo costituzionale dell’Unione europea sulla base del contenuto del Trattato costituzionale, eventualmente con una presentazione diversa…”.
Queste poche parole mettono a nudo la vera intenzione degli attuali (intimi) negoziati che si svolgono in seno al Consiglio – in altre parole, tra il governo socialista portoghese, la coalizione tedesca dei cristiano-democratici e dei socialdemocratici e così via – che costituiscono un tentativo puro e semplice di imporre (nuovamente) la sostanza del Trattato respinto da Francia e Paesi Bassi. Questo è indicativo di un profondo disprezzo per la volontà sovrana e democratica espressa dai cittadini di questi due paesi nei referendum nazionali.
Durante il dibattito qualcuno si è davvero chiesto se si sta prendendo la gente per stupida? Eppure, è proprio perché non pensano che la gente sia stupida che le forze politiche della destra e dei socialdemocratici, in combutta tra loro, negoziano “dietro a porte chiuse” e tengono ben nascoste le loro carte per non rischiare il fallimento.
La Presidenza tedesca procede a tamburo battente, affermando di avere il “mandato” di “preservare” il contenuto e la “sostanza” della cosiddetta “Costituzione europea” nel “nuovo” progetto di Trattato, che sarà presentato nel dicembre 2007 (!) e ratificato entro il 2009.
Insomma, è inaccettabile.
Dan Jørgensen (PSE), per iscritto. – (DA) La delegazione dei socialdemocratici danesi al Parlamento europeo ha votato a favore della relazione d’iniziativa sul tracciato per il processo costituzionale dell’Unione. Desideriamo sottolineare a tale proposito che i singoli Stati membri, in quanto nazioni sovrane, devono poter continuare a scegliere come e quando ratificare un nuovo Trattato.
Tuttavia, riteniamo assennato coordinare le procedure di ratifica affinché, indipendentemente dalle forme che potrebbero assumere nei singoli Stati membri, si svolgano in modo tale che sia formalmente possibile concludere il processo simultaneamente in tutti i paesi, come indicato al paragrafo 20 della relazione.
Marie-Noëlle Lienemann (PSE) , per iscritto. – (FR) Ritengo che la maggioranza del Parlamento europeo non abbia cercato di rispondere al messaggio lanciato dai popoli dell’Unione europea che hanno respinto il Trattato costituzionale. Respingendo l’emendamento n. 1, il Parlamento ha rifiutato di permettere che i cittadini siano consultati mediante referendum su ogni nuovo Trattato. In realtà, questo elemento è essenziale perché ne va della loro possibilità di imporre politiche sociali o politiche rispondenti alle loro aspirazioni. Si tratta di una grave carenza dell’Unione europea. Per tale motivo voterò contro la relazione.
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Ho votato contro il paragrafo 20 (del testo originale) della relazione in oggetto poiché ritengo che la proposta di svolgere il processo di ratifica simultaneamente in tutti gli Stati membri dell’Unione europea sia impraticabile.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione tenta di risuscitare la Costituzione europea. Il Parlamento europeo sta ignorando in modo oltraggioso il rifiuto e la condanna della “Costituzione europea”, mediante referendum, da parte dei cittadini francesi e olandesi e di altri popoli privati dai loro governi del diritto di esprimersi.
La nota coalizione dei portavoce politici del capitale (conservatori, socialisti e liberali) e del gruppo Verde/Alleanza libera europea chiede ai governi degli Stati membri di pervenire a un accordo entro la fine del 2007, di adottare e far entrare in vigore la “Costituzione europea” prima delle elezioni europee del 2009, con lo stesso contenuto reazionario, magari confezionato in modo diverso per ingannare i popoli.
Non può esistere una “Costituzione europea” progressista dell’Unione europea imperialista del capitale. Qualsiasi “Trattato costituzionale” sarà un Trattato che salvaguarda e promuove gli interessi e le ambizioni della grande imprenditoria eurounificante, proprio come gli attuali Trattati dell’UE e, in passato, della CEE.
La plutocrazia europea, gli imperialisti e i loro servitori hanno bisogno di una Costituzione europea per mascherare il loro potere, per salvaguardare il sistema capitalista, per colpire i diritti della classe operaia e dei popoli europei, per reprimere i movimenti della base e per intensificare la loro politica aggressiva di intervento e di guerra.
E’ negli interessi del popolo seppellire il “Trattato costituzionale” e la stessa Unione europea una volta per sempre.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) Spesso i critici descrivono l’Unione europea come un’organizzazione forte che si immischia in troppi settori. Come deputata al Parlamento europeo per la Slovacchia, un nuovo Stato membro che ha aderito solo di recente all’Unione, ritengo che dovremmo avere un’Europa più forte, dotata di maggiore capacità di azione. Per questa ragione giudico essenziale adottare un documento costituzionale riveduto, ossia stabilire chiare regole del gioco. L’Unione deve riformare i Trattati fondatori in modo tale che possano godere di un ampio sostegno pubblico.
Apprezzo gli sforzi del Cancelliere Angela Merkel per far uscire l’Unione dalla crisi costituzionale introducendo un tracciato che offra soluzioni adatte per i problemi che l’Unione europea sta affrontando sia al suo interno che esternamente, nonché per i problemi connessi all’espansione e all’approfondimento della dimensione politica dell’Unione.
Un’Unione allargata ha bisogno di strumenti e mezzi per operare in modo efficiente, per rafforzare il suo ruolo nel mondo e affrontare le preoccupazioni dei cittadini nel contesto delle sfide provocate tra l’altro dalla globalizzazione, dal cambiamento climatico, dalla necessità di assicurare l’approvvigionamento di energia e dall’invecchiamento della popolazione. Molte delle questioni che hanno causato alcune delle maggiori preoccupazioni fra i cittadini europei, come la direttiva sui servizi nel mercato interno e il quadro finanziario, sono state risolte.
Come ribadito nella Dichiarazione di Berlino, in occasione del cinquantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma, dobbiamo dare all’Unione europea entro le elezioni del Parlamento europeo del 2009 una base comune rinnovata. Per questo motivo ho votato a favore della relazione degli onorevoli Enrique Barón Crespo ed Elmar Brok.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Se in Portogallo si fosse tenuto un referendum sul Trattato costituzionale, nei termini e nelle circostanze di due anni fa, io avrei votato “sì”. Fra le altre ragioni, la stabilità istituzionale che ne sarebbe derivata sarebbe stata vantaggiosa per l’Unione europea. Di fatto, come espressamente previsto, due paesi hanno esercitato il loro diritto di veto, che ha determinato un considerevole cambiamento delle circostanze. Ora dobbiamo trovare una soluzione in base ai fatti, non malgrado i fatti.
Continuo a credere che l’architettura istituzionale abbia bisogno di un adeguamento per adattarsi alla realtà dell’Europa allargata a 27 e in tal senso ritengo che la migliore soluzione debba essere massimalista nel superamento delle difficoltà che emergono da queste nuove circostanze – anche solo per garantire la stabilità della soluzione individuata – ma minimalista nell’introduzione di modifiche che, malgrado la volontà degli autori del Trattato proposto, sono state respinte. Il realismo non è meno virtuoso dell’idealismo.
Infine, per quanto riguarda il referendum e la possibilità di svolgerne uno in Portogallo, credo che, quanto più la soluzione si allontanerà dal Trattato costituzionale, tanto meno necessario sarà indire una consultazione popolare; e viceversa, ovviamente.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. – (SV) Nella votazione sul tracciato per il processo costituzionale mi sono astenuto su un emendamento in cui si afferma che tutti i paesi indiranno un referendum. Io sono favorevole ai referendum, ma si tratta di una decisione che ogni Stato membro deve prendere in autonomia. La costituzione tedesca, per esempio, non riconosce lo strumento del referendum.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. – (EN) Insieme ai miei colleghi del partito laburista mi sono astenuto su alcune questioni critiche di questa relazione che, anche come documento d’iniziativa, è inadeguata a certi livelli.
Il paragrafo 5 è un riferimento ambiguo agli Stati membri che non hanno ancora ratificato il testo. In altri punti vengono formulate richieste improprie su una serie di questioni o velate minacce di respingere i negoziati del Consiglio. Inoltre viene espressa la richiesta di una ratifica simultanea, che potrebbe presentare seri problemi in molti Stati membri.
Vi erano tuttavia altre importanti questioni che potevano essere sostenute e così ho fatto, ove possibile.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) Questa relazione è molto importante, in quanto consentirà al Parlamento europeo di far sentire i propri pareri sul piano d’azione riguardante il processo costituzionale dell’Unione europea in occasione dell’imminente Consiglio europeo di giugno.
Occorre compiere ogni sforzo per preservare il contenuto del Trattato, includendo al tempo stesso nel testo disposizioni sulle nuove sfide che si trova ad affrontare l’Europa. Potrei menzionare il cambiamento climatico, l’Europa sociale, la guerra al terrorismo, il dialogo interculturale e la gestione economica. E’ altresì importante sottolineare che il cosiddetto minitrattato non sembra offrire una soluzione a questa difficile situazione.
Il Consiglio europeo dovrebbe convocare al più presto una Conferenza intergovernativa e raggiungere un compromesso entro la fine del 2007, in modo che le decisioni sul processo di ratifica possano essere prese entro la fine del 2008. Questo permetterebbe al Parlamento entrante, eletto nel 2009, di operare nel quadro del nuovo Trattato costituzionale.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La risoluzione del Parlamento europeo e le conclusioni del Consiglio riflettono chiaramente il dibattito sulla definizione delle funzioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). E’ più che evidente che si sta tentando di controllare e manipolare l’UNHCR.
E’ in questo contesto che vanno intese le critiche e le pressioni dell’Unione europea, riguardanti, in primo luogo, il modo in cui alcuni paesi sono stati eletti in tale organismo – l’UE si oppone al cosiddetto principio della “tabula rasa” e sostiene l’introduzione di criteri di ammissibilità; in secondo luogo, la “procedura speciale” per rafforzare i mandati per paese e la possibilità di creare nuovi mandati mediante maggioranza semplice – e l’assenza di un “codice di condotta” per questo meccanismo; e, in terzo luogo, le modalità del “riesame periodico universale”.
In altre parole, è necessario, da un lato, continuare a seguire l’evoluzione dell’UNHCR, specialmente sapendo che gli Stati Uniti e i suoi alleati intervengono attivamente per manipolarlo, e dall’altro sostenere le nostre proposte volte a promuovere le libertà, i diritti e le garanzie fondamentali, il progresso sociale, la pace e la solidarietà, il rifiuto di usare i diritti umani come copertura per una politica di ingerenza e aggressione nei confronti di popoli e Stati sovrani.
Carlo Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, come rappresentante del Partito pensionati ho votato a favore della relazione dell’onorevole Gibault sulle condizioni di lavoro e quelle relative alla pensione degli artisti.
Ci sono artisti che diventano molto famosi e che non hanno certo bisogno che il Parlamento europeo ne faciliti la circolazione e le condizioni relative alla pensione, ma ci sono anche artisti molto bravi che sfortunatamente non riescono ad avere successo; tali artisti, molto numerosi, sono pur sempre degli uomini, dei lavoratori e dei pensionati che meritano di essere rispettati come tutti gli altri cittadini.
Ci sono artisti che vivono una vita di lavoro e di miseria, di mancanza di regolamentazione e di mancanza di rispetto. Ciò è tanto più grave quando la persona a cui si manca di rispetto ha l’animo sensibile, come gli artisti.
Per questi motivi ho votato a favore e mi auguro che l’Europa faccia di più per gli artisti di tutta Europa e di tutto il mondo.
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Claire Gibault sullo statuto sociale degli artisti. Voglio appoggiare il suo encomiabile lavoro in questo settore perché, artista lei stessa, si preoccupa dei mezzi di sussistenza degli artisti.
Ovviamente sappiamo che oggi in diversi paesi d’Europa il sostentamento di molti artisti dipende da contratti a brevissimo termine. Pertanto è quanto mai opportuno garantire che anche gli artisti in Europa possano godere di uno status sociale adeguato e della sicurezza sociale, ricevendo così una pensione in futuro, perché è pacifico che noi europei vogliamo promuovere l’istruzione e la cultura. Vogliono promuovere l’arena culturale europea perché sappiamo che è il settore più importante nel processo decisionale in Europa. Se questo è fiorente, possiamo anche costruire su di esso sia un mercato unico che una politica estera e di sicurezza.
Ho infatti votato a favore della relazione come europeo, come finlandese e come deputato del partito di centro finlandese, Keskusta, che rappresenta anche il movimento culturale del mio Stato.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione perché ritengo sia importante che gli artisti europei possano beneficiare di un livello adeguato d’integrazione nelle loro attività professionali.
Le norme europee vanno applicate al fine di realizzare una politica culturale europea dinamica e innovativa in tutti i campi dell’arte, in modo che possiamo dare agli artisti le garanzie sociali di cui beneficiano tutti gli altri lavoratori europei.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Sappiamo che la relazione affronta temi che vanno trattati con particolare attenzione. Tuttavia, è necessario formulare due considerazioni. Innanzi tutto è necessario conferire agli artisti diritti lavorativi e sociali considerando il carattere specifico delle loro attività e nel rispetto della libertà di espressione e di creazione.
Perciò riteniamo fondamentale tener conto delle attività di quanti lavorano nelle arti creative e migliorare il loro statuto sociale. Tuttavia, siamo contrari ad alcune delle proposte contenute nella relazione che il Parlamento ha votato.
Sappiamo che la democratizzazione culturale può avere luogo solo nelle condizioni giuste e che i tempi in cui viviamo, caratterizzati come sono da un neoliberismo sempre più accentuato, non sono propizi per migliorare le condizioni di lavoro e di creatività degli artisti in generale. Anche in Portogallo la situazione del settore è complicata, con attacchi ai diritti acquisiti e tagli alle attività culturali e artistiche; situazione in cui tutti – gli artisti e la popolazione nel suo complesso – ci rimettono. Speriamo, tuttavia, che si possa fare qualcosa per dare maggior visibilità a questi temi.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La possibilità per gli artisti di guadagnarsi da vivere è una questione importante, ma è uno di quei temi che spetta agli Stati membri risolvere politicamente in base al principio di sussidiarietà.
Pertanto abbiamo votato contro la relazione.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. – (PL) La relazione dell’onorevole Gibault, finalizzata a migliorare le condizioni di lavoro per gli artisti, merita un forte sostegno. Gran parte delle difficoltà incontrate dagli artisti che lavorano in paesi della Comunità diversi dal proprio non è dovuta a questioni culturali, ma riguarda ad esempio la mobilità, la politica dei visti, la politica sanitaria, la sicurezza sociale, la disoccupazione e le pensioni.
La relazione invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre un registro professionale europeo per gli artisti, contenente informazioni sullo statuto di ciascun artista, sulla natura e sulla durata dei contratti nonché sui loro datori di lavoro. Il registro permetterebbe di trasferire i diritti pensionistici e le prestazioni sociali che gli artisti hanno acquisito in paesi terzi al loro ritorno nel paese di origine. Inoltre consentirebbe di tenere conto dell’esperienza di lavoro maturata in uno Stato membro.
La sfida con cui è alle prese la politica culturale europea è la creazione di un ambiente culturale dinamico che sia creativo e innovativo rispetto a tutte le discipline artistiche. Appoggiando questa relazione, ci impegniamo a fornire agli artisti le garanzie sociali di cui beneficiano tutti gli altri lavoratori europei.
Daniel Strož (GUE/NGL), per iscritto. – (CS) Voterò a favore dell’adozione della relazione sullo statuto sociale degli artisti. Ritengo che questo sarà un passo verso la soluzione del problema, benché si limiti a scalfire la superficie e richieda ulteriore lavoro.
Penso che la relazione dia implicitamente risalto agli artisti interpreti e trascuri alquanto la letteratura, che è un campo altamente creativo e importante delle arti. Per la relazione, gli scrittori sono meri dilettanti il cui lavoro viene raramente classificato come “professione artistica”.
Quanto alle condizioni esistenti nella Repubblica ceca, ad esempio, conosco soltanto un autore cui sia “consentito” di essere un artista professionale. Inoltre, esistono chiare e convincenti prove del fatto che la Unie českých spisovatelů (Unione degli scrittori cechi) – un’organizzazione di sinistra di autori – è stata ridotta al silenzio ed emarginata per anni dal ministero ceco della Cultura. Basta questo a dimostrare quanto poco e male sia sostenuta l’arte della scrittura.
Inoltre la relazione omette di definire cosa s’intenda col termine “artista europeo”, pur utilizzando più volte questa espressione. Gli scrittori rientrano in questa categoria? Se sì, penso che non possano essere considerati allo stesso modo dei cosiddetti artisti interpreti.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione, ma con una riserva per quanto riguarda la proposta di aumentare le spese nel settore dell’informazione, perché ciò si ricollegherebbe al progetto di far venire giornalisti locali qui a Bruxelles. Dobbiamo precisare molto chiaramente quali sono le nostre intenzioni nei confronti di questi giornalisti e garantire che renderemo le informazioni qui disponibili interessanti per chi legge e ascolta i media locali. Non credo che in passato questo compito ci sia riuscito particolarmente bene, perciò ci occorrono maggiori dettagli in materia.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, oggi il Parlamento ha adottato una risoluzione riguardante il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e la sua quinta sessione. Come coautrice di questa risoluzione, mi fa molto piacere che tutti i gruppi politici abbiano convenuto sulla necessità di elaborare una valutazione del primo anno di attività del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e di individuare le carenze su cui è necessario intervenire. Inoltre hanno autorizzato una delegazione parlamentare ad hoc che la settimana prossima parteciperà alla quinta sessione plenaria del Consiglio per i diritti umani, una sessione particolarmente importante per il futuro di quest’organizzazione.
Come coautrice di questa risoluzione e membro della delegazione, vorrei ringraziare il Parlamento e i miei colleghi per aver sostenuto la risoluzione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) In merito alle stime del Parlamento sulle entrate e sulle uscite per il 2008, vorremmo sottolineare almeno due dei vari aspetti meritevoli di considerazione.
Il primo riguarda il proposito di stanziare 10 300 000 euro, nel 2008, per “una campagna di sensibilizzazione per le elezioni europee del 2009” e 900 000 euro per la creazione del canale televisivo del Parlamento. Si tratta di una prospettiva particolarmente preoccupante dal momento che non sono state fornite informazioni dettagliate né giustificazioni sull’impiego di queste risorse finanziarie. Per esempio: come saranno utilizzate e da chi? Quali sono le azioni da finanziare? Chi deve decidere le modalità di impiego dei fondi, e in base a quali criteri?
Può darsi che si intenda utilizzare questa “campagna di sensibilizzazione”, analogamente ai referendum sul Trattato costituzionale già decaduto, come copertura per impiegare fondi comunitari in modo scandaloso, finanziando campagne propagandistiche volte a promuovere il contenuto del Trattato?
Il secondo riguarda la garanzia effettiva e l’esercizio del plurilinguismo nelle Istituzioni europee e, nel caso specifico, nel Parlamento. Vorremmo sottolineare il fatto che il ricorso crescente all’esternalizzazione dei servizi linguistici e di traduzione e ad altri tipi di contratto precario pregiudica inevitabilmente la qualità del servizio e mette in forse i diritti di chi lo fornisce.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. – (SV) Nel primo emendamento, l’onorevole Lundgren fa presente che il circo itinerante fra le tre diverse località di lavoro comporta costi assurdamente elevati. Su questo sono d’accordo. Il problema è l’accusa, inserita nel terzo emendamento, secondo cui l’Unione praticherebbe speculazioni discutibili sulle proprietà. Ovviamente è vero il contrario: il Parlamento risparmia denaro dal momento che è il proprietario dei suoi edifici. Poiché condivido alcune parti della proposta, mi sono astenuto dal voto nel primo caso e ho votato contro nel secondo.
Nel secondo emendamento, l’onorevole Lundgren esprime il parere che l’Unione debba astenersi dal condurre campagne centralizzate. Anche su quest’argomento sono d’accordo: è improbabile che l’atteggiamento degli europei nei confronti dell’Unione divenga più fiducioso grazie alle strategie di comunicazione della Commissione. Avrei difficoltà, tuttavia, a disapprovare la scelta dell’Unione di investire risorse nella diffusione di informazioni sulle proprie attività in prossimità delle elezioni del Parlamento europeo. E’ lavorando in modo costruttivo, in particolare nei nostri stessi paesi tra un’elezione e l’altra, che ci troviamo nella condizione migliore per fornire informazioni a livello locale. E’ quando ci impegniamo in una politica costruttiva che comunichiamo meglio le nostre linee politiche.