Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione sull’interrogazione orale alla Commissione sulle deroghe alle norme del mercato interno per gli appalti pubblici della difesa in base all’articolo 296 del trattato CE, di Arlene McCarthy, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (O-0022/2007 – B6-0122/2007).
Arlene McCarthy (PSE), autore. – (EN) Signor Presidente, mi spiace che l’onorevole Booth abbia lasciato l’Aula, perché sono un’amante della musica e volevo dirgli che forse la prossima volta potrà eseguire un rap europeo per la mia relazione!
Come il Commissario sa, il mercato degli appalti pubblici della difesa rappresenta una quota significativa degli appalti pubblici nell’Unione europea, stimata a circa 80 miliardi di euro, su bilanci per la difesa degli Stati membri che nel loro insieme ammontano a 170 miliardi di euro, ed è per questo motivo che oggi presentiamo questa interrogazione: gli appalti pubblici della difesa continuano a essere assegnati in mercati nazionali prevalentemente frammentati.
La commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori prende atto della comunicazione interpretativa della Commissione sull’applicazione dell’articolo 296 del Trattato agli appalti pubblici della difesa, adottata il 7 dicembre 2006. La comunicazione ha contribuito a chiarire l’attuale quadro normativo. Tuttavia, abbiamo anche notato gli sforzi della Commissione volti a proporre una nuova normativa, che dovrebbe contribuire in sostanza a creare un ambiente più competitivo per l’industria europea della difesa e i suoi fornitori.
Vogliamo quindi rivolgere al Commissario le seguenti domande. Quali progressi si stanno compiendo sul progetto di direttiva sugli appalti di materiali in dotazione della difesa non soggetti alle deroghe dell’articolo 296? Quali sono le tappe successive previste dalla Commissione in questo ambito? Come valuta la Commissione, dal punto di vista di un funzionamento equo ed efficace del mercato interno, la situazione nell’industria europea della difesa, dove – in diversi Stati membri – sembrano a rischio numerosi posti di lavoro altamente qualificati? Che impatto prevede avrà la direttiva su tale settore e quale strategia adotterà la Commissione per stimolare gli Stati membri a cooperare in modo più stretto sulle questioni legate agli appalti pubblici della difesa, migliorare la trasparenza e aprire gradualmente i loro mercati nazionali, al fine di creare un ambiente efficiente e competitivo per questo importante settore? Vorremmo anche sapere quali conclusioni si possono trarre dal codice di condotta istituito nel 2006 e come la Commissione interpreta l’interrelazione futura tra una potenziale direttiva e il codice di condotta.
Presidente. – Ringrazio l’onorevole McCarthy. Volevo ricordarle che la musica rap e la metrica dell’endecasillabo greco hanno lo stesso ritmo. Lei e l’onorevole Booth siete più vicini di quanto pensiate.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, quattro anni fa la Commissione europea annunciò la sua intenzione di sviluppare una politica europea in materia di sicurezza e di difesa. D’allora, tentiamo di creare un mercato europeo della difesa più aperto ed equo tramite diverse iniziative. La nuova direttiva sugli appalti pubblici di materiali in dotazione della difesa è un elemento cruciale di questa strategia generale e fa parte delle priorità strategiche della Commissione per il 2007.
Al momento, le gare di appalto per le attrezzature militari sono in gran parte condotte al di fuori delle regole comunitarie. Gli Stati membri fanno ricorso alla deroga prevista dall’articolo 296 del Trattato. A parere della Commissione, tale deroga dovrebbe limitarsi a casi eccezionali. Abbiamo fornito alcuni orientamenti in materia lo scorso dicembre. Nondimeno, la deroga continua a essere la regola, più che l’eccezione. Gli appalti pubblici della difesa sono quindi rimasti in gran parte esclusi dai principi del mercato interno. Ciò significa che tutti i 27 Stati membri appaltano attrezzature militari in conformità dei rispettivi regolamenti nazionali, il che spesso significa prassi non trasparenti e a volte discriminatorie.
Riconosciamo che l’attuale normativa in materia di appalti pubblici è davvero poco idonea alle esigenze specifiche degli appalti pubblici della difesa. Tuttavia, riteniamo che si possano ottenere importanti vantaggi economici aprendo i mercati nazionali della difesa, che rappresentano lo 0,8 per cento del PIL dell’Unione europea e un quarto degli appalti pubblici a livello statale.
Tali vantaggi sono ampiamente riconosciuti dagli Stati membri e dall’industria. Condizioni eque e trasparenti permetterebbero alle imprese, soprattutto le PMI, di presentare più agevolmente offerte in altri Stati membri e quindi ampliare il loro accesso alle opportunità commerciali su un mercato interno molto più vasto. I cicli di produzione più lunghi permetterebbero di realizzare economie di scala, il che contribuirebbe a sua volta a ridurre i costi e quindi i prezzi. Il beneficiario finale sarebbe il contribuente.
La nostra proposta adatta alcune norme comunitarie in materia di appalti pubblici alla natura specifica della difesa e offre alle autorità aggiudicatrici maggiore flessibilità per le procedure di appalto delicate. In tal modo, per gli Stati membri sarà più semplice fare ricorso alla deroga dell’articolo 296 del Trattato solo in casi eccezionali. In seguito all’entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri continueranno a scambiare pareri sulle questioni legate agli appalti pubblici della difesa, tramite il comitato consultivo per gli appalti pubblici, come avviene nel quadro delle altre direttive in materia di appalti pubblici.
Vorrei sottolineare che la nuova direttiva darà attuazione al codice di condotta dell’Agenzia europea per la difesa. Il codice di condotta si applica solo ai contratti non soggetti alle regole comunitarie a norma dell’articolo 296, mentre la futura direttiva si applicherà ai contratti soggetti alla normativa comunitaria. Insieme, il codice di condotta e la nuova direttiva miglioreranno la trasparenza e la concorrenza leale tra i partner nel settore della difesa nell’Unione europea.
Sono lieto di comunicare che il lavoro sulla proposta di direttiva è a buon punto. I miei servizi stanno completando la valutazione d’impatto, che fornirà maggiori informazioni sugli effetti dell’iniziativa sul mercato, compresi gli aspetti sociali. Lavoriamo inoltre in stretta collaborazione con gli Stati membri, attraverso il comitato consultivo per gli appalti pubblici e l’Agenzia europea per la difesa. Anche l’industria partecipa alla valutazione d’impatto.
La Commissione prevede di adottare la proposta in autunno. In questa fase, è nostra intenzione presentarla nell’ambito di un pacchetto, insieme con una proposta di regolamento sui trasferimenti di attrezzature militari all’interno della Comunità e una comunicazione sull’industria della difesa.
Da quando abbiamo avviato la consultazione relativa agli appalti pubblici della difesa, il Parlamento è sempre stato tra i nostri più fermi sostenitori. Ciò trova chiara espressione nella risoluzione del Parlamento del 2005. Vi ringrazio per il sostegno e mi auguro che la nostra fruttuosa cooperazione proseguirà in futuro.
Malcolm Harbour, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto esprimere la mia soddisfazione per il chiaro impegno del Commissario a introdurre la nuova direttiva quanto prima possibile e lo ringrazio per aver descritto diverse misure importanti sulle quali sta già lavorando insieme con i suoi servizi. E’ chiaro che si tratta di un settore particolarmente delicato, a causa della sua natura strategica e di alcune questioni di politica industriale che interessano l’intero settore della difesa.
Vorrei sollevare due questioni specifiche, alle quali il Commissario forse potrà rispondere nel suo intervento conclusivo.
In primo luogo, è chiaro che in molti ambiti degli appalti pubblici di attrezzature militari esistono accordi contrattuali molto complessi, che spesso prevedono anche un significativo sviluppo del prodotto. In altre parole, il capitolato stesso relativo all’attrezzatura può comportare nuovi sviluppi tecnologici. In molti casi, questi accordi sono notevolmente diversi dai classici contratti di acquisto, anche se, come ho detto in risposta alla relazione dell’onorevole McCarthy, vi è crescente interesse a stabilire condizioni più trasparenti per questi tipi di contratti. Mi chiedo se il Commissario può indicare o confermare che terrà conto di queste esigenze strategiche specifiche.
In secondo luogo, e si tratta di una questione spinosa, in molti casi agli appalti della difesa sono associati vari generi di accordi di compensazione. Per esempio, i paesi appaltanti potrebbero ricercare una forma di investimento locale, che coinvolga le imprese locali nell’assemblaggio delle attrezzature. In alcuni casi, è invece prevista una forma di compensazione finanziaria totalmente diversa, in termini di impegno ad acquistare prodotti da un’impresa attiva su un altro mercato.
Questi accordi sembrano sollevare questioni spinose sia nel contesto della concorrenza sia per quanto riguarda la normativa in materia di appalti pubblici e sarei grato al Commissario se potesse confermare che esaminerà questi aspetti nella revisione della direttiva promessa.
Barbara Weiler, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa non è solo una questione spinosa ma, sorprendentemente, anche un ambito nel quale gli Stati membri violano costantemente il diritto europeo.
Nel 2004 abbiamo discusso il Libro verde, nel 2006 il Parlamento ha presentato una proposta di risoluzione e ora abbiamo una nuova interpretazione, anche se in realtà quasi niente è cambiato. Gli Stati membri continuano a fare ciò che vogliono. La PESC è fallita al riguardo? Non vedo alcun miglioramento reale dal 2004. Sembra che gli Stati membri e i deputati ai parlamenti nazionali non conoscano affatto l’articolo 296 del Trattato CE, nel quale è descritta una situazione eccezionale, non la regola. Inoltre, la Corte di giustizia ha confermato più volte che non si tratta di un’esenzione automatica generale. Tuttavia, non vi sono miglioramenti, anche se – forse merita ricordarlo – il gruppo interessato conta solo sei Stati membri e anche su questo al momento non vedo miglioramenti.
Per essere chiara, non voglio un aumento del bilancio per la difesa; il mio gruppo desidera soprattutto realizzare risparmi tramite la cooperazione e l’uso di sinergie. Il Parlamento ha formulato alcune raccomandazioni al riguardo, per esempio sugli elementi che il nuovo codice di condotta dovrebbe contenere. Forse il Commissario può aggiungere qualcosa in proposito?
Abbiamo anche chiesto una migliore cooperazione con la Commissione – e non solo con la Commissione, ma anche con l’Agenzia europea per la difesa – ma non ne vedo grandi segni nella realtà. Vorrei ribadire che abbiamo fornito indicazioni sui meccanismi di aggiudicazione degli appalti che la Commissione deve modificare perché si possa infine ottenere ciò che tutti in seno all’Assemblea desiderano. Di fatto, concordiamo con la Commissione sulla necessità di realizzare un autentico mercato europeo della difesa, al fine di ridurre i costi della spesa militare e migliorare l’efficienza della produzione nell’interesse dei contribuenti e dei cittadini.
Alexander Lambsdorff, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto esprimere i miei sinceri ringraziamenti al Commissario per il suo intervento, con il quale ha chiarito la posizione attuale della Commissione in materia. Ha detto che il Parlamento è un buon alleato della Commissione ed effettivamente sosteniamo il suo parere che un mercato europeo della difesa più trasparente, efficace e aperto sia un obiettivo importante per rafforzare il settore in Europa e anche per promuovere ulteriori obiettivi. Penso che quanto ho appena affermato valga per tutti gli onorevoli colleghi. Ricordo il grande consenso raggiunto nella nostra risoluzione sul Libro verde.
Apprendiamo con interesse che i lavori relativi alla direttiva sugli appalti pubblici di attrezzature militari sono a buon punto e che la Commissione intende presentare una proposta in autunno. L’onorevole Weiler ha appena rilevato che i mercati della difesa sono ancora prevalentemente di carattere nazionale. Lo Stato è l’unico ente appaltante interessato alle attrezzature militari e in realtà molte decisioni di aggiudicazione fanno ancora riferimento a basi giuridiche come minimo dubbie.
Tuttavia, concordo con l’onorevole Weiler: vi è scarso sostegno per un aumento del bilancio per la difesa. Ritengo che questo progetto di direttiva vada nella giusta direzione, cioè aumentare la riserva di efficienza nell’industria europea degli armamenti, porre fine alla frammentazione del mercato, rafforzare realmente l’efficienza e ottenere economie di scala. Per questo motivo, accogliamo con favore le osservazioni del Commissario sulla crescita attesa nel settore e sul rafforzamento della competitività sul mercato europeo delle attrezzature militari. Ritengo che ciò avrà un effetto positivo anche sul mercato del lavoro per la manodopera specializzata.
Abbiamo bisogno di una definizione chiara delle attrezzature cui si applica la deroga. L’attuale normativa è insufficiente e non permette di rispondere alle esigenze specifiche del mercato delle attrezzature militari. Di conseguenza, accogliamo con favore anche l’iniziativa della Commissione di adattare le norme all’attuale situazione del mercato e cercare di prevedere una maggiore flessibilità. Signor Commissario, le sarei grato se potesse spiegarci perché ha deciso di adattare la normativa generale in materia di appalti pubblici, anziché presentare una direttiva distinta. Potrebbe anche essere una scelta appropriata, ma ascolterei volentieri il suo parere al riguardo.
In sostanza, concordiamo con il Commissario sul fatto che l’apertura di questo mercato rafforzerà la trasparenza e la concorrenza e in definitiva ridurrà gli oneri a carico dei contribuenti.
Per concludere, vorrei sottolineare che, a mio parere, questo progetto di direttiva è molto più importante di qualsiasi considerazione sulla politica industriale o sul mercato interno. Contribuirà allo sviluppo della politica europea in materia di sicurezza e di difesa e favorirà il progresso in un settore fondamentale, da sempre soggetto alla sovranità nazionale. La direttiva permetterà di compiere progressi, forse non rivoluzionari, ma si spera misurabili, verso una politica europea di sicurezza e di difesa che meriti veramente questo nome. Vorrei aggiungere che sarei molto grato se in futuro queste discussioni si svolgessero a Bruxelles e non a Strasburgo.
Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, ogni anno, si spendono circa 180 miliardi di euro per la difesa nel mercato comune dell’Unione europea. Quasi la metà di tale cifra non è soggetta alla normativa in materia di appalti pubblici attualmente in vigore. Dobbiamo esaminare la situazione determinata dall’applicazione dell’articolo 296 del Trattato in relazione con gli appalti pubblici nel settore della difesa. La comunicazione ha in parte chiarito la questione.
Alla luce della natura specifica dell’industria degli armamenti e della necessità di integrarla nelle politiche di difesa dei singoli Stati membri dell’Unione europea e della NATO, dobbiamo garantire la compatibilità tecnica delle attrezzature e dei sistemi di comunicazione, nonché la compatibilità delle attrezzature e degli apparecchi stessi. Abbiamo bisogno di maggiore cooperazione tra i singoli paesi, di un’industria della difesa ben funzionante e di forniture ben organizzate.
L’obiettivo delle nostre attività dovrà essere la preparazione di una direttiva sugli appalti pubblici nel settore della difesa. Un mercato stabile degli armamenti e stabilità per quanto riguarda le procedure di appalto utilizzate avranno un effetto positivo sul settore, in termini di occupazione e di efficienza.
Andreas Schwab (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la base per la discussione di oggi è la relazione del nostro ex collega, onorevole Würmeling. Su questa base, la Commissione ha pubblicato la sua comunicazione alla fine dell’anno scorso, che avrebbe dovuto fornire chiarimenti sull’applicazione dell’articolo 296, ma in realtà ha avuto scarsi effetti. Infatti, in origine si riferiva solo ai materiali non militari e quindi la maggioranza degli appalti pubblici militari rientrava inevitabilmente nel campo di applicazione della deroga.
Di conseguenza, è compito della Commissione assicurare che, in primo luogo, le norme in materia di appalti pubblici nel settore della difesa sostengano realmente il lavoro dell’Agenzia europea per la difesa e, in secondo luogo, come hanno già detto molti oratori che mi hanno preceduto, che tali norme tengano conto delle specificità del settore. Vorrei quindi rivolgere tre domande al Commissario McCreevy.
In primo luogo, una direttiva in questo campo non ha, sin dall’inizio, il difetto di basarsi su una comunicazione che in origine intendeva trattare solo i materiali non militari e, di conseguenza, non è in grado di realizzare ciò che ci attendiamo per la politica di sicurezza comune?
In secondo luogo, non sarebbe possibile aggiornare l’elenco del 1958, che stabilisce le esenzioni in modo relativamente chiaro, ma è ormai superato? La Commissione ha definitivamente rinunciato a questo aggiornamento?
In terzo luogo, lei ha giustamente affermato che la normativa generale in materia di appalti pubblici non è idonea al settore della difesa. Facendo seguito alla domanda rivoltale dall’onorevole Lambsdorff, mi interesserebbe sapere come intende tenere conto delle specificità del settore della difesa in una direttiva.
Karl von Wogau (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ogni anno, i 27 Stati membri dell’Unione europea spendono 170 miliardi di euro per la difesa. Questi 27 Stati membri dispongono di due milioni di soldati, 10 000 carri armati e 3 000 velivoli da combattimento. Ciononostante, essi non sono stati in grado di porre fine al bagno di sangue nel conflitto dei Balcani ed è stato necessario che i nostri amici americani lo facessero al posto nostro. Perché? All’epoca, nell’Unione europea non esistevano ancora strutture decisionali comuni, che permettessero di realizzare questo tipo di operazioni.
Un altro importante motivo cui si può ricondurre l’inefficienza della difesa europea è la mancanza di un mercato comune nel settore della difesa, dovuta, tra l’altro, all’articolo 296. Sono convinto che questo articolo continuerà a esistere in futuro. In passato vi si è fatto un ricorso eccessivo e per questo non si è sviluppato un mercato comune europeo della difesa. Innanzi tutto, la Commissione ha adottato una comunicazione in cui chiarisce che cosa rientra e che cosa non rientra nel campo di applicazione dell’articolo 296 e ritengo sia una comunicazione utile. Poi è intervenuta l’Agenzia europea per la difesa: il codice di condotta che ha adottato a mio parere rappresenta un passo importante nella giusta direzione. Tuttavia, ora abbiamo anche bisogno di una normativa dell’Unione europea in materia, e per questo motivo accolgo con favore l’annuncio di una direttiva.
In quanto eurodeputati, sentiamo sempre formulare tantissime critiche sulla normativa europea in materia di appalti pubblici, in particolare dalle autorità locali. Noi eurodeputati dobbiamo quindi fare tutto il possibile per garantire che le norme elaborate in questo ambito siano effettivamente adattate al settore della difesa e migliorino la situazione, anziché peggiorarla. Da questo dipende la nostra approvazione.
Inoltre, sentiamo sempre dire che noi europei spendiamo troppo poco per la difesa. Se continuiamo a lavorare in questo campo e creiamo un mercato comune, come minimo otterremo una maggiore sicurezza con la stessa spesa.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, in risposta alle osservazioni degli onorevoli Harbour, Lambsdorff e Schwab, posso confermare che l’obiettivo di una direttiva specifica sugli appalti pubblici della difesa è proprio quello di tenere conto delle specificità del mercato della difesa. Riconosciamo che il quadro normativo esistente non è adeguato al mercato della difesa. E’ chiaro che si dovranno applicare i principi fondamentali della normativa in materia di appalti pubblici, ma il settore della difesa presenta esigenze specifiche in termini di sicurezza dell’approvvigionamento e sicurezza delle informazioni, o la necessità di avere una procedura negoziata.
L’onorevole Harbour ha sollevato anche la questione delle compensazioni, che è molto complessa. Si tratta di compensazioni economiche, che la maggioranza degli Stati membri richiede ai fornitori non nazionali quando acquista attrezzature militari all’estero. Sono questioni problematiche sotto il profilo giuridico, controverse sotto il profilo politico e discutibili dal punto di vista economico.
Le compensazioni dirette sono legate direttamente all’oggetto dell’appalto pubblico e a volte possono rientrare nell’articolo 296, se sono legate a un appalto pubblico esentato sulla base di tale articolo. Tuttavia, in larga maggioranza, le compensazioni sono indirette e di natura non militare.
Secondo la Commissione, queste compensazioni non rientrano nell’articolo 296. Esse devono rispettare la normativa comunitaria, anche se sono associate a un appalto pubblico della difesa esentato sulla base dell’articolo 296. In altre parole, le compensazioni sono un problema di per sé, anche nella sfera cui si applica l’articolo 296. Se affrontassimo il problema tramite la direttiva sulla difesa, tratteremmo soltanto la parte comunitaria del mercato della difesa e lasceremmo inalterate le compensazioni indirette legate ad appalti pubblici esentati sulla base dell’articolo 296.
Per concludere, come ho detto all’inizio, l’apertura dei mercati nazionali della difesa produrrà vantaggi economici significativi e i beneficiari finali saranno tutti i contribuenti. A tal fine, dobbiamo creare un nuovo quadro normativo, che adatti alcune norme comunitarie in materia di appalti pubblici alle specificità della difesa. La nuova direttiva offrirà alle autorità nazionali maggiore flessibilità per gli appalti pubblici sensibili.