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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 20 giugno 2007 - Strasburgo Edizione GU

14. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0125/2007).

Saranno prese in considerazioni le interrogazioni rivolte al Consiglio.

Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Manolis Mavrommatis (H-0354/07):

Oggetto: Politica fiscale dell’UE

È necessario che la politica fiscale degli Stati membri sia compatibile con gli obiettivi comunitari di creazione occupazionale, con la competitività dell’UE, il mercato unico e la libera circolazione dei capitali. I 27 Stati membri hanno competenza esclusiva per la pianificazione e l’attuazione della politica fiscale diretta, mentre le norme comunitarie che disciplinano singoli settori della politica fiscale nell’Unione richiedono l’unanimità dei 27 per l’adozione di una decisione. L’imposta sul valore aggiunto (IVA) dei prodotti si è trasformata negli ultimi anni in una questione abbastanza complessa. Specificamente, l’IVA nei paesi dell’UE oscilla tra il 3% nel Lussemburgo e il 25% in Danimarca. Può il Consiglio dire se l’UE si avvicina sempre più all’istituzione di un sistema comune per l’imposizione della tassa sul valore aggiunto, in quale fase si trovano attualmente le discussioni e quali sono le intenzioni degli Stati membri per quanto riguarda la fissazione di un’IVA comune?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, il sistema comune di imposta sul valore aggiunto è stato istituito nel 1967 dalla prima e dalla seconda direttiva IVA. Le due direttive in questione hanno stabilito le strutture generali del sistema. Le disposizioni dettagliate che regolano l’applicazione del sistema comune dell’IVA sono state introdotte nel 1977 con l’adozione della sesta direttiva IVA. Da allora la direttiva è stata oggetto di numerosi emendamenti, la maggior parte dei quali determinati dalla creazione del mercato unico e dalla conseguente eliminazione delle barriere fiscali tra gli Stati membri.

Il primo gennaio 2007 la sesta direttiva è stata abrogata e sostituita dalla direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto, che comprende tutti gli emendamenti ufficiali alla direttiva originale. Per quanto riguarda le aliquote IVA, la direttiva stabilisce il principio dell’applicazione di un’aliquota IVA normale più una o due aliquote ridotte. L’aliquota normale deve ammontare almeno al 15 per cento. L’aliquota minima è stabilita fino al 31 dicembre 2010. Le aliquote ridotte, che non devono essere inferiori al 5 per cento, sono applicabili ai beni e ai servizi definiti nella direttiva. La direttiva prevede inoltre alcune eccezioni a questa regola generale e per regimi transitori, permettendo agli Stati membri di adeguarsi alle situazioni specifiche.

Per valutare con maggiore attenzione gli effetti delle aliquote ridotte, la direttiva stabilisce anche che, al più tardi entro il 30 giugno 2007, la Commissione presenti al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione di valutazione generale delle aliquote ridotte applicate ai servizi prestati localmente, incentrata in particolare sulla creazione di occupazione, sulla crescita economica e sul buon funzionamento del mercato interno e basata su uno studio realizzato da un gruppo di esperti economici indipendenti.

 
  
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  Manolis Mavrommatis (PPE-DE).(EL) Signora Presidente, signor Ministro, come dichiarato dalla Commissione, dovreste disporre di informazioni circa l’impatto sulla prosperità economica e sulla creazione di occupazione negli Stati membri derivante dalle diverse aliquote sull’imposta sul valore aggiunto e renderle note entro il 30 giugno 2007.

E’ ovvio che aliquote IVA diverse abbiano un forte impatto sui settori del mercato interno e sulla crescita delle economie degli Stati membri, con il risultato di influenzare gli indicatori economici individuali e di esacerbare le disuguaglianze nell’economia e nella società.

Signor Ministro, è già a conoscenza dell’impatto delle diverse aliquote IVA e, nel caso lo fosse, potrebbe indicarne la natura?

Infine, quali sono le politiche al vaglio del Consiglio volte a ridurre le ripercussioni negative di tali differenze?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Onorevole Mavrommatis, ho altresì dichiarato che siamo in presenza di diversi sviluppi e di decisioni che rientrano nelle possibilità esistenti nell’Unione europea. In particolare dovrebbe essere utile, quando verrà presentata la relazione del gruppo di esperti, disporre di dati reali, così da poter valutare se in effetti ci siano o non ci siano ostacoli al funzionamento del mercato interno, e qual è stato l’impatto su determinati settori in cui le aliquote ridotte sono state applicate in passato. Sono certo che comprenderà che occorre attendere la relazione. Dopodiché, noi, Consiglio e Parlamento, dovremo condurre una valutazione congiunta.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, vorrei approfondire la questione. I tentativi di ottenere aliquote IVA uniformi o armonizzate in Europa sono ammirevoli, ma di certo l’obiettivo della politica fiscale europea dovrebbe essere il raggiungimento definitivo di aliquote e imposte fiscali uniformi, o perlomeno comparabili, in tutta l’Unione europea. Mi piacerebbe conoscere, in generale, la natura delle discussioni svoltesi al riguardo in seno al Consiglio, nonché sapere se il problema è stato affrontato e, in tal caso, in che modo.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Leichtfried, dalle informazioni di cui dispongo so che in passato si è svolto un dibattito sulle aliquote fiscali e sui vari indicatori sulla base imponibile comune nel settore delle imposte sulle imprese, ad esempio. Sarà a conoscenza del fatto che, sotto la Presidenza del Consiglio tedesca, si sono presi provvedimenti in materia, ma ad oggi non è stato raggiunto alcun accordo.

Per ciò che concerne l’IVA, intendo ribadire che si tratta del prossimo impegno del nostro programma. Cosa emergerà dalla relazione degli esperti? Quali sono le analisi e le proposte della Commissione? Cosa verrà proposto al Consiglio? Al momento in Consiglio non ci sono, peraltro, discussioni in merito alla domanda specifica posta dall’onorevole deputato.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 2 dell’onorevole Claude Moraes (H-0356/07):

Oggetto: Cooperazione transfrontaliera dell’UE per la protezione dell’infanzia da forme di abuso - riconoscimento reciproco delle interdizioni a lavorare con bambini

Vi è un urgente bisogno di efficaci sistemi all’interno dell’UE atti a impedire a individui non idonei l’accesso a lavori in cui si troverebbero a contatto con bambini.

Il 1° giugno 2006 il Parlamento europeo ha approvato la sua relazione sull’iniziativa del 2004 del Regno del Belgio in vista dell’adozione, da parte del Consiglio, di una decisione quadro relativa al riconoscimento e all’esecuzione nell’Unione europea dei divieti risultanti da condanne per reati sessuali ai danni dei bambini [14207/2004 - C6-0244/2004 - 2004/0818(CNS)].

Quali progressi sono stati compiuti dal Consiglio per l’adozione della decisione quadro proposta, essenziale per garantire la protezione dei bambini in Europa?

Nel caso di assenza di progressi nel processo di adozione di tale decisione, come pensa il Consiglio di assicurare che tutti gli obiettivi che l’iniziativa si prefigge siano raggiunti altrimenti? (Per garantire che gli Stati membri riconoscano e applichino i divieti a lavorare con bambini, imposti a individui da altri Stati membri).

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Il Consiglio ha discusso nel dettaglio l’iniziativa del Regno del Belgio in vista dell’adozione, da parte del Consiglio, di una decisione quadro relativa al riconoscimento e all’esecuzione nell’Unione europea dei divieti risultanti da condanne per reati sessuali ai danni di bambini. In seguito a questa discussione, il Comitato dell’articolo 36 ha deciso, all’incontro del 22 e 23 marzo 2007, di affrontare tali questioni con riferimento alla decisione quadro relativa all’organizzazione e al contenuto degli scambi di informazioni estratte dal casellario giudiziario fra gli Stati membri, e di rettificare successivamente tale progetto di decisione quadro.

Il 13 giugno 2007, nel corso della riunione del Consiglio “Giustizia e Affari interni” di Lussemburgo, il Consiglio ha raggiunto un accordo sugli orientamenti generali per una decisione quadro sull’organizzazione e il contenuto degli scambi di informazioni estratte dal casellario giudiziario fra gli Stati membri, e ha portato a una conclusione consensuale l’iniziativa del Regno del Belgio. Così facendo, il Consiglio ha preso in considerazione, in particolare, l’importante aspetto dell’iniziativa del Belgio secondo il quale gli Stati membri dovrebbero avere accesso alle informazioni sulle condanne pertinenti pronunciate e sui divieti imposti in un altro Stato membro, affinché ogni Stato membro possa giungere, mediante dette informazioni, alle conclusioni necessarie per proteggere i bambini dal rischio di abuso sessuale.

 
  
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  Claude Moraes (PSE).(EN) Ringrazio il Presidente in carica del Consiglio per la risposta, ma vorrei sollecitare altresì la Presidenza tedesca a prendere coscienza della profonda inquietudine che pervade l’intera Unione europea per via dei recenti episodi di possibile sequestro di minori a scopo di sfruttamento. Vorrei chiedere al Presidente in carica del Consiglio di riconoscere che questo fenomeno rappresenta attualmente un grave problema per l’Unione europea, per il suo paese, per il mio e per altri, e di garantire che giungeremo a una conclusione, entro il mandato della Presidenza tedesca, sullo scambio di casellari giudiziari riguardanti le persone che lavorano con i bambini e che possono costituire un pericolo per loro.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Onorevole Moraes, come ho affermato poc’anzi, abbiamo appunto adottato l’iniziativa, e anche i ministri degli Interni e della Giustizia hanno recentemente concordato di porre tale questione fondamentale al centro dell’iniziativa belga. Malgrado alcune divergenze in merito alle informazioni che è possibile trasmettere, l’UE è attualmente pervenuta a una soluzione congiunta sulla questione fondamentale che sta alla base dell’iniziativa belga, che a mio avviso rappresenta un significativo passo in avanti. Sono certo che vi renderete conto che il tempo che rimane alla Presidenza tedesca del Consiglio sarà probabilmente insufficiente per raggiungere l’accordo in altri settori.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).(EN) Non è una situazione alquanto incresciosa che, a tre anni dalla proposta e mentre tutti concordano che rendere disponibili le informazioni transfrontaliere su chi compie reati sessuali sia una delle priorità più urgenti e particolarmente sostenuta dai cittadini, noi non abbiamo proprio alcun accordo? E il Consiglio afferma che lo cercherà presto!

Non è alquanto sconvolgente che il governo britannico stia tentando di non prendere parte all’area esecutiva della cooperazione europea così che, pur se si raggiungesse un accordo, i nostri figli non sarebbero neanche tutelati da misure volte a perseguire chi commette reati sessuali?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Baronessa Ludford, non credo sia il momento di discutere della decisione in sospeso sull’emendamento del Trattato costituzionale, ma ho chiarito che i ministri della Giustizia hanno raggiunto un accordo il 13 giugno, e che la decisione quadro in programma prevede una soluzione che consiste nell’integrazione degli scambi di informazioni estratte dai casellari giudiziari, uno degli elementi principali dell’iniziativa del Belgio. E’ di fondamentale importanza ricordare quanto segue: se solo uno degli Stati membri dispone delle informazioni, cosa accade se qualcuno accetta un impiego altrove? Il resto dell’UE ne verrebbe a conoscenza? Questo viene attualmente garantito grazie alla decisione quadro concordata.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 3 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0358/07):

Oggetto: Discriminazioni ai danni di disabili o di bambini con difficoltà di apprendimento

Benché l’anno 2007 sia l’anno delle pari opportunità per tutti, talune persone con disabilità o con particolari necessità continuano ad essere confrontate con discriminazioni derivanti dalla loro situazione specifica. Esempi tipici sono: a) i casi di disabili che sono nell’impossibilità di contrarre un’assicurazione e che, in caso di incidente, sono a carico della loro famiglia, e b) i bambini con difficoltà di apprendimento (p.e., balbuzie, dislessia) che fanno fronte all’eterogeneità delle legislazioni scolastiche nazionali; mentre in un paese godono di un trattamento favorevole, per esempio esami orali per le persone dislessiche, essi non godono delle stesse possibilità in altri paesi dell’UE, persino nelle Scuole europee.

Può il Consiglio dire se il suo intervento garantirà la possibilità, per i disabili, di contrarre un’assicurazione privata e la copertura delle necessità dei bambini con difficoltà d’apprendimento, in particolare nelle Scuole europee?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Innanzi tutto vorrei dire che la Presidenza del Consiglio considera questa domanda molto importante e pertinente. Il Consiglio è pienamente consapevole dell’importanza di garantire il benessere dei disabili e dei bambini con difficoltà di apprendimento.

Il Consiglio intende cogliere questa opportunità per richiamare l’attenzione sul quadro legislativo generale per la lotta contro la discriminazione in materia di occupazione e di condizioni di lavoro fondata sul credo o sulla religione di una persona, sull’invalidità, l’età o l’orientamento sessuale. La direttiva, che si fonda sull’articolo 13 del Trattato CE, stabilisce che tutti gli Stati membri devono ottemperare ad alcuni requisiti minimi. Il problema è che questo quadro legislativo non si estende né all’assicurazione né al sistema educativo. Tuttavia, gli Stati membri possono introdurre o mantenere disposizioni che rendano ancor maggiore giustizia al principio dell’uguaglianza rispetto a quelle della direttiva, e che prevedano la protezione dalla discriminazione in settori di competenza nazionale.

Per quanto riguarda l’anno europeo delle pari opportunità per tutti, il Consiglio rileva con soddisfazione che la Commissione intende pubblicare diversi studi pertinenti all’interrogazione dell’onorevole parlamentare. Tali studi mirano a mettere in evidenza la situazione sociale dei disabili, anche riguardo all’istruzione e alla formazione, e a riassumere le statistiche al riguardo fornite, in particolare, dagli enti di previdenza sociale, per ottenere una visione realistica della situazione dei disabili, anche per quanto concerne la dimensione educativa.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).(EL) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, la ringrazio per la risposta.

Volevo sottolineare che, a livello nazionale, la Germania dimostra già comprensione per i disabili grazie a una legislazione che consente loro di ottenere un’assicurazione, in modo da essere trattati equamente nel mondo del lavoro.

Le scuole europee non adottano le medesime misure degli Stati membri per aiutare i bambini disabili, e questa è la ragione per cui chiedo al Consiglio di prendere delle iniziative.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Onorevole Panayotopoulos-Cassiotou, vorrei avere la possibilità di esaminare nuovamente le circostanze che ha appena illustrato. Tuttavia, come ho già dichiarato, occorre tentare di mettere a punto nuove misure in merito a taluni problemi. Quando la Commissione presenterà la sua relazione, le lacune saranno palesi, e pertanto sono certo che potranno essere colmate mediante provvedimenti giuridici sia a livello comunitario che – come presumo sarà – a livello nazionale.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 4 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0361/07):

Oggetto: Cooperazione intergovernativa e clausole passerella in materia di immigrazione

In considerazione della crescente importanza rivestita dalle questioni di immigrazione all’interno delle politiche dell’Unione europea e dello sviluppo di meccanismi di cooperazione intergovernativa come l’Agenzia Frontex e le squadre di intervento rapido, quali sono i progetti al vaglio del Consiglio volti a rafforzare il pilastro comunitario in questo ambito, in particolare attraverso le cosiddette “clausole passerella” previste dai trattati dell’Unione europea?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Signora Presidente, mi scuso con il Parlamento, poiché nella mia risposta dovrò far riferimento a molti aspetti tecnici non sempre di facile comprensione, ma chi è attivamente impegnato nella questione è certamente consapevole dell’importanza dei principi al riguardo.

Attualmente è possibile adottare misure in questo settore, vale a dire il settore dell’immigrazione, conformemente al titolo IV della parte terza del trattato che istituisce la Comunità europea. I settori in cui vengono adottate misure mediante la codecisione con il Parlamento europeo vengono ampliati dalla decisione 2004/927/CE del Consiglio del 22 dicembre 2004 che assoggetta taluni settori contemplati dal titolo IV, parte terza del trattato che istituisce la Comunità europea alla procedura di cui all’articolo 251 di detto trattato, ai sensi dell’articolo 67, paragrafo 2, secondo trattino.

La maggior parte delle misure cui si riferiscono tali disposizioni sono adottate attualmente mediante codecisione. Tuttavia, il Consiglio europeo ha ritenuto che, fino all’entrata in vigore del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, il Consiglio dovrà continuare ad agire unanimemente riguardo alle misure di cui all’articolo 63, paragrafo 3, lettera a, e del paragrafo 4 del Trattato CE nel settore della migrazione legale di cittadini di paesi terzi negli Stati membri e fra gli Stati membri. Queste e altre questioni sono tuttora in fase di esame nell’ambito del processo di riforma del Trattato attualmente in corso.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE).(ES) Signora Presidente, ringrazio il Presidente in carica del Consiglio per le informazioni forniteci, a proposito delle quali, nonostante il carattere tecnico, questo Parlamento è chiaramente ben informato.

Attualmente, il Parlamento nutre immensa preoccupazione per l’impossibilità da parte del Consiglio di risolvere i problemi in materia di immigrazione mediante la cooperazione intergovernativa. Farò riferimento ad un unico caso, quello del mantenimento del regolamento Dublino II, che attualmente ci vieta di dimostrare solidarietà nei confronti della Repubblica di Malta al fine di affrontare i problemi in materia di immigrazione, che andrebbero risolti a livello comunitario.

La mia preoccupazione è che il metodo intergovernativo non sia sufficiente e che sia necessario il passaggio al primo pilastro. La questione del regolamento Dublino II ne costituisce un esempio.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Onorevole Medina Ortega, la questione dell’immigrazione è stata oggetto di frequenti discussioni nel corso delle riunioni passate. Ho sottolineato più volte, anche in relazione a un altro dei dibattiti odierni, che l’approccio globale all’immigrazione svolgerà senza dubbio un ruolo centrale nelle conclusioni del Consiglio di domani e dopodomani, e che affronteremo la questione senza limitarci a mere discussioni. L’onorevole parlamentare chiede giustamente come possiamo aiutare gli Stati membri dell’Unione europea come Malta. Tuttavia, occorre fare il possibile per trovare le soluzioni alle questioni che stanno intorno all’immigrazione, e le cause, in particolare l’immigrazione illegale, unitamente ai paesi di origine.

L’altra domanda ha un carattere tecnico, ma certamente dipende tutto da come affronteremo la questione del futuro del Trattato costituzionale.

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente in carica, la legalizzazione di massa di immigrati illegali in diversi Stati membri è stata spesso interpretata come un invito, ed ha portato all’arrivo di vere e proprie ondate di profughi, nonché al terreno perfetto per l’espansione di bande dedite alla tratta di esseri umani.

A che punto sono i programmi che ampliano gli accordi di riammissione, in particolare con i paesi che ricevono un sostegno finanziario dall’UE?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) La questione relativa alla riammissione è importante, un tema che figurava nel programma dei dibattiti congiunti tra Unione europea e paesi africani, e più recentemente nella conferenza congiunta sull’immigrazione a Tripoli tenutasi l’anno scorso. Questo vale naturalmente per diversi settori, dal momento che – pur non avendo esercitato un’influenza decisiva su questa discussione – c’è attualmente un’ondata di immigrazione non solo da sud a nord, ma anche da est a ovest. A questo proposito, il problema se è possibile giungere a normative per i rispettivi accordi di riammissione è sempre contemplato nelle discussioni sulla concessione dei visti, il che avviene anche nel caso dei colloqui con i paesi dell’Unione africana, ad esempio. Al momento non sono in grado di fornirvi delle cifre circa i paesi con i quali tali accordi sono stati già conclusi, ma sono certo che sapremo fornirvele successivamente.

 
  
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  Louis Grech (PSE).(MT) Pur concordando con il Presidente sulla necessità di discutere delle cause dell’emigrazione, vorrei conoscere la posizione della Presidenza tedesca circa la proposta della ripartizione degli oneri avanzata da Malta. Siamo infine d’accordo che ciò dovrà essere discusso alla luce del Trattato costituzionale, ma si tratta di una catastrofe urgente che richiede un intervento urgente.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Si tratta di due aspetti diversi. Le cause all’origine dei flussi di profughi saranno un altro dei punti importanti all’ordine del giorno del Vertice UE-Africa di novembre sotto la Presidenza portoghese. Quali aspetti delle rispettive situazioni possono essere migliorati dalla collaborazione con i paesi d’origine? Buon governo, migliori strutture, le prospettive di trovare lavoro o formazione?

In secondo luogo, cosa può fare l’Unione europea? A questo proposito, il Commissario Frattini e la Presidenza tedesca del Consiglio hanno recentemente vagliato la possibilità di concedere un accesso temporaneo all’occupazione. Questa è una strada ancora da percorrere. Inoltre, nell’agenzia Frontex, abbiamo senza dubbio individuato un approccio iniziale per aiutare i paesi che potrebbero non essere in grado di risolvere alcuni problemi a livello locale, e che ricevono sostegno da Frontex.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 5 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0364/07):

Oggetto: Lotta al terrorismo e diritti dell’uomo

A seguito del vertice UE-USA dello scorso aprile, quale strategia intende adottare la Presidenza tedesca al fine di assicurare che la cooperazione transatlantica per la lotta al terrorismo e alla criminalità sia attuata attraverso metodi che rispettano i diritti dell’uomo e le libertà civili?

Quando e con quali modalità la Presidenza intende far partecipare il Parlamento europeo al dialogo transatlantico sulla sicurezza, incluso il quadro giuridico per la lotta al terrorismo?

Quali risposte ha essa sollecitato e ottenuto dagli Stati membri in seguito alla relazione del Parlamento europeo sulle consegne straordinarie, approvata lo scorso 14 febbraio?

Può la Presidenza fornire aggiornamenti sulla designazione del nuovo coordinatore per la lotta al terrorismo? Sta essa riesaminando la necessità che tale carica disponga di maggiore autorità all’interno della struttura del Consiglio, segnatamente per assicurare il rispetto dell’articolo 6 del trattato sull’Unione europea?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Al Vertice UE-USA 2007, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno concordato quanto segue: conformemente ai nostri valori comuni, confermiamo di avere lavorato a lungo per garantire che i tentativi compiuti per combattere il terrorismo sono in linea con i nostri obblighi ai sensi del diritto internazionale, tra cui gli standard dei diritti umani, il diritto in materia di asilo e il diritto umanitario internazionale.

Continueremo e intensificheremo il dialogo in corso sui diritti fondamentali ai sensi del diritto internazionale pertinenti alla nostra lotta comune contro il terrorismo. Tale dialogo ci ha permesso di ottenere una migliore conoscenza di ogni altro quadro giuridico e dovrebbe promuovere la cooperazione reciproca in materia di lotta al terrorismo.

La Presidenza informa regolarmente il Parlamento sulle relazioni transatlantiche, tra cui le questioni associate al diritto internazionale. Simili informazioni sono state fornite in quest’Aula nel periodo precedente al Vertice UE-USA del 24 aprile 2007.

Sul tema del dialogo transatlantico, il legislatore contribuisce al dialogo transatlantico sulla sicurezza. Il Consiglio ha preso nota della risoluzione del Parlamento europeo del 14 febbraio 2007 sulle consegne straordinarie all’ordine del giorno del Consiglio “Affari generali e Relazioni esterne” del 5 marzo 2007. La Presidenza non ha cercato né ricevuto alcuna risposta dagli Stati membri a detta risoluzione del Parlamento europeo. Il posto di coordinatore per la lotta al terrorismo è attualmente in fase di esame, ed è in corso la ricerca di un candidato idoneo.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).(EN) Sarebbe stato più opportuno, nella presente tornata, dedicare un ampio dibattito alle consegne della CIA e alla complicità europea, come richiesto dai liberali, ma purtroppo i maggiori gruppi a destra e a sinistra si sono stranamente rifiutati di sostenere tale idea. Avremmo quindi potuto esortare insieme il Consiglio per rispondere infine al Parlamento e alle relazioni del senatore Dick Marty.

In che modo il Consiglio garantisce l’osservanza dei diritti umani, come stabilito nelle conclusioni del Vertice, quando sappiamo che gli sforzi degli Stati Uniti sono diretti a convincere gli Stati membri dell’UE a ridurre le tutele giuridiche? Il Consiglio consentirà ai parlamentari europei di partecipare alle discussioni segrete in corso, considerato che dovremmo avere un trilogo di alto livello sul terrorismo? Non siamo mai stati consultati in merito al piano di azione, e ritengo che sia tempo che il Consiglio migliori il suo partenariato con il Parlamento al riguardo.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Se ben ricordo, ho già spiegato, nel corso del dibattito su questo argomento, l’importanza del dialogo transatlantico e in che modo l’Unione europea nonché la Presidenza del Consiglio hanno contribuito a detto dibattito. Si dà infatti il caso che molti si siano adoperati e che le discussioni pertinenti siano attualmente in corso – anche se non si tratta di discussioni di alto livello ma di discussioni di carattere operativo. Spero che si renderà conto che si tratta di colloqui confidenziali. Il fatto che il tema delle relazioni transatlantiche venga regolarmente incluso nel programma, tuttavia, garantisce che la possibilità di scambiare opinioni sullo stato di avanzamento dei tentativi compiuti da entrambe le parti in vista di una risoluzione continui a esistere in futuro.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, vorrei esprimere la mia opinione circa i vostri sforzi in alcuni settori parziali, che non sono ancora andati a buon fine, in particolare – per quanto riguarda la mia area di competenza – nel settore dei controlli ai passeggeri europei negli aeroporti statunitensi, che considero vergognosi e senza dubbio in violazione dei diritti umani. Ritengo che questo stato di cose sia inaccettabile nel lungo periodo. Cosa intende fare il Presidente in carica del Consiglio in merito a tali misure, adottate negli Stati Uniti con il pretesto della lotta contro il terrorismo?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Leichtfried, per il momento non voglio entrare nel merito della sua valutazione sui controlli negli Stati Uniti, ma so che le azioni degli Stati Uniti rappresentano una risposta a episodi precisi. Tuttavia, l’onorevole deputato sarà a conoscenza del fatto che stiamo conducendo un dialogo continuo con gli Stati Uniti sul programma di esenzione dall’obbligo del visto (Visa Waiver Program), per garantire che il regime esente da visti venga applicato anche ad altri Stati membri. Colgo l’opportunità offertami dalla sua interrogazione per affrontare nuovamente la questione, e se possibile anche per suggerire che venga sollevata dalla successiva Presidenza del Consiglio portoghese nei suoi dialoghi con gli USA.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 6 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0369/07):

Oggetto: Installazione di un sistema americano di protezione missilistica in Stati membri dell’UE

Il progetto statunitense di installare un sistema di protezione missilistica in Stati membri dell’Unione europea – Polonia e Repubblica Ceca – col pretesto di una protezione antimissilistica contro l’Iran e la Corea del Nord ha destato inquietudine nell’opinione pubblica europea che ritiene che questo tipo di progetti trasformi il continente europeo in un bersaglio e provochi, al contempo, nuove fratture. Sin d’ora, stando ad un comunicato del Consiglio per la sicurezza russo, questi progetti comportano una revisione della dottrina di difesa russa in quanto vengono percepiti come una minaccia per la Federazione russa.

Come commenta il Consiglio il fatto che detti sistemi vengano installati in Stati membri dell’Unione europea? Quali misure intende adottare per vanificare tali progetti che fanno rivivere situazioni di guerra fredda in Europa?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Papadimoulis, il sistema di protezione missilistica statunitense e il posizionamento pianificato di dieci missili in Polonia e un sistema radar nella Repubblica ceca non sono ancora stati discussi in Consiglio. La cooperazione bilaterale tra gli Stati Uniti e alcuni Stati membri dell’UE riguardante il posizionamento di elementi del sistema di protezione missilistica statunitense rientra nelle competenze nazionali degli Stati membri interessati. Di conseguenza il Consiglio non ha vagliato l’opportunità di sollevare la questione della difesa missilistica nei colloqui con gli USA o con la NATO. La protezione missilistica balistica è oggetto di consultazioni nell’ambito della NATO e del Consiglio NATO-Russia. Il 19 aprile la protezione missilistica è stata discussa durante le riunioni speciali del Consiglio Nord Atlantico e del Consiglio NATO-Russia. La questione è stata anche affrontata nel corso di una riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO tenutasi a Oslo il 26 e 27 aprile.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL).(EL) Signora Presidente, la risposta del Consiglio mi ha sorpreso. Bene, non avete intenzione di discutere la questione con gli americani e con la NATO. Intendete discuterla in Consiglio con i vostri colleghi della Polonia e della Repubblica ceca? O avete delegato tutto alla NATO? Il ministro tedesco per gli Affari esteri ha espresso la sua preoccupazione, così come Javier Solana. La Germania intende facilitare le relazioni euro-russe. Intendete discutere l’argomento nel corso di questo Vertice? Intendete discuterlo prima o poi?

Qual è lo scopo delle discussioni nel Consiglio se esso non affronta argomenti che destano preoccupazione in tutti i cittadini europei?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Faccio riferimento ancora una volta al punto di partenza. Qualche anno fa, al Consiglio del Nord Atlantico di Praga, le parti si sono accordate sulle nuove sfide che si presentavano loro e sulle risposte – per quanto possibile nuove – che la NATO doveva trovare. La NATO ha messo a punto i gruppi di lavoro pertinenti. Tale dibattito ha avuto seguito a Riga, ma sino ad ora non è stato raggiunto un risultato definitivo. Ad esempio, noi concordiamo sull’analisi del rischio congiunta.

In questa fase, tuttavia, gli Stati Uniti hanno proposto un sistema di protezione missilistica nazionale. Siamo dell’opinione che, in generale, la questione del sistema di protezione missilistica dovrebbe essere discussa nell’ambito della NATO piuttosto che dell’Unione europea. Non mi resta che ribadire che l’argomento non è stato, e non sarà, discusso in sede di Consiglio.

 
  
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  Andreas Mölzer (ITS).(DE) Signor Presidente in carica, lei dichiara – a ragione – che il Consiglio non intende affrontare tale questione, tuttavia vorrei sapere, stando alle indagini secondo cui il 51 per cento dei polacchi si è opposto al programmato posizionamento del sistema di protezione missilistica statunitense, come mai le richieste di un referendum consultivo da parte di comitati civici sono state respinte con la motivazione che i referendum non sono adatti in questo caso. Qual è la posizione del Consiglio riguardo alla partecipazione pubblica in decisioni così importanti? Per lo meno, rimane la possibilità di negoziare in materia?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Per quanto riguarda la partecipazione pubblica, si tratta di una decisione nazionale, e non viene richiesto alcun orientamento da parte della Presidenza del Consiglio. E’ una questione che rientra fra le responsabilità degli Stati membri.

Tuttavia, a questo proposito vorrei ribadire che qualcosa si è mosso a tal riguardo in termini generali, in particolare tra la Russia e gli Stati Uniti, che si sono accordati per un intenso scambio di opinioni in materia e misure di rafforzamento della fiducia. Queste iniziative sono attualmente in corso. L’onorevole parlamentare saprà che il Presidente Putin ha anche recentemente avanzato proposte agli Stati Uniti a tal fine. Ritengo necessario attendere questi colloqui.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL).(DE) La mia interrogazione è la diretta conseguenza di quanto ha affermato. La Presidenza del Consiglio ha preso una posizione circa la proposta di Vladimir Putin di coinvolgere l’Azerbaigian in questo sistema missilistico?

In secondo luogo, la posizione dell’UE, o piuttosto quella del Consiglio, sul sistema missilistico statunitense corrisponde alla posizione della NATO, o è in qualche modo diversa? Se così fosse, in che modo è diversa?

In terzo luogo, il Consiglio intende affrontare la questione del sistema missilistico prima o poi?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Ad oggi il Consiglio non ha ancora affrontato la questione, e non posso anticipare se lo farà in futuro. Come ho affermato poc’anzi, non è necessario che la Presidenza del Consiglio esprima la sua opinione ma, alla luce delle discussioni degli ultimi giorni, accogliamo caldamente il fatto che gli Stati Uniti e la Russia, inizialmente piuttosto aggressivi, siano tornati su un livello diverso e che le parti dichiarino la volontà di confrontarsi tra di loro. Abbiamo finora maturato l’idea che ciò sia oggetto di consultazione in seno alla NATO piuttosto che al Consiglio europeo.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 7 dell’onorevole Nils Lundgren (H-0374/07):

Oggetto: Gasdotto del Mar Baltico

Vi sono informazioni divergenti circa l’approvazione o meno da parte del Consiglio del gasdotto russo-tedesco attraverso il Mar Baltico. È importante, soprattutto da un punto di vista democratico, che i cittadini siano informati a tal riguardo. In precedenza l’interrogante ha discusso la questione sia con la Commissione che con il Consiglio senza però ottenere risposte concrete e soddisfacenti.

Può il Consiglio riferire se ha approvato formalmente la costruzione di un gasdotto russo-tedesco attraverso il Mar Baltico? Di logica, non si rende necessaria l’approvazione del Consiglio affinché il progetto possa essere messo in atto? In caso di controversia sulla valutazione di impatto ambientale nelle acque territoriali svedesi, sarà la Corte di giustizia delle Comunità europee o il tribunale svedese a dirimere definitivamente la questione?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Vorrei far notare che non c’è alcun fondamento giuridico per l’approvazione o il rifiuto formale del Consiglio di progetti quali quelli citati nell’interrogazione dell’onorevole parlamentare. In altre parole, tali progetti possono procedere senza la necessità della previa approvazione del Consiglio.

Come l’onorevole parlamentare senza dubbio sa, la decisione n. 1364/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce orientamenti per le reti transeuropee nel settore dell’energia e abroga la decisione n. 96/391/CE e la decisione n. 1229/2003/CE fa riferimento in più di una occasione a un gasdotto tra Russia e Germania che si estende attraverso il Mar Baltico lungo il percorso offshore. Presumo inoltre che l’onorevole deputato sappia che, conformemente all’allegato I di tale decisione, un gasdotto nordeuropeo è stato classificato fra i “progetti di interesse europeo”: la categoria di progetti a cui viene attribuita la massima priorità. Riguardo alle disposizioni speciali che regolano i progetti in questa posizione, il Consiglio intende richiamare l’attenzione sulla parte operativa della succitata decisione, adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio con procedura di codecisione.

Vorrei richiamare l’attenzione dell’onorevole Lundgren, in particolare, ancora una volta sull’articolo 13 della decisione, che recita come segue: “La presente decisione lascia impregiudicati i risultati della valutazione dell’impatto ambientale dei progetti e dei piani o programmi che definiscono il futuro quadro di autorizzazione per tali progetti. I risultati della valutazione dell’impatto ambientale, ove tale valutazione sia prescritta conformemente alla pertinente normativa comunitaria, saranno presi in considerazione prima di procedere effettivamente alla decisione di eseguire i progetti conformemente alla pertinente normativa comunitaria”.

In relazione alla seconda parte dell’interrogazione, conformemente al Trattato, è compito della Commissione garantire la corretta applicazione della normativa comunitaria e, nel caso di eventuali violazioni, adottare le misure che ritiene appropriate. Ovviamente, il principio viene applicato anche alla normativa comunitaria in vigore per le valutazioni dell’impatto ambientale.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM).(SV) Signora Presidente, quale paese dell’Unione europea e quale paese che detiene al momento la Presidenza, la Germania richiama a una politica comune in materia di energia per l’Unione europea. Ciò nonostante, si sta concludendo un accordo bilaterale con la Russia che riguarda un investimento massiccio a livello di infrastrutture nella forma di un gasdotto e senza consultare gli altri Stati membri intorno al Mar Baltico. Cosa avete da dichiarare a tal proposito?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Questo argomento è stato oggetto di un precedente Tempo delle interrogazioni. Non mi resta che ribadire che si tratta di un progetto privato e non di un progetto statale, e le imprese impegnate nella realizzazione di tale progetto devono presentare tutti i documenti del caso, anche nei paesi in cui il gasdotto sarà collocato, dove devono condurre tale esame conformemente alle disposizioni pertinenti.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(DE) Signor Presidente in carica, come saprà, il gasdotto è stato oggetto di severe critiche mosse da diversi politici, esperti e scienziati, in particolare dei paesi scandinavi e baltici e della Polonia. Il Consiglio potrebbe in qualche modo contribuire a riunire gli esperti e i politici competenti per discutere il problema e magari raggiungere un compromesso pratico?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Paleckis, spetta principalmente alle parti che progettano e intendono realizzare tale progetto tenere adeguatamente informati i paesi interessati – questo avviene mediante una corretta applicazione. Tale applicazione sarà senza dubbio seguita da un esame di ogni possibile aspetto, in particolare quelli riguardanti l’ambiente e la sicurezza. Presumo inoltre che si terranno i colloqui del caso. Tuttavia, è anzitutto un compito esclusivo delle parti coinvolte nel progetto adottare misure a riguardo, e si tratta di privati e non di aziende statali.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) Signora Presidente, signor Ministro, non è la prima volta che affrontiamo questo argomento. Parlare delle sue conseguenze ecologiche evoca ogni sorta di inquietudine e timori. Attualmente la Russia, mettendo in atto il progetto, sta realizzando la propria valutazione dell’impatto ambientale, affermando che le armi adagiate sul fondo marino non sono pericolose. Non trovate illogico che un project manager privato realizzi la valutazione dell’impatto ambientale?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio.(DE) Onorevole Budreikaitė, è necessario rispettare sia il diritto internazionale che quello europeo. Per ciò che concerne il diritto internazionale, presumo che esso sia vincolante anche per la Russia. Non è compito della Russia esaminare e dichiarare, una volta messi a disposizione i risultati, che il gasdotto sia sostenibile dal punto di vista ambientale in generale, è necessario prendere in considerazione anche le altre parti. Ribadisco quanto affermato in un precedente Tempo delle interrogazioni, cioè che sarà garantita – anche nell’interesse delle imprese che gestiscono il gasdotto – una totale trasparenza per dissipare i timori dei cittadini, e si provvederà affinché le mine e le bombe che rimangono sul fondo del mare non costituiscano un rischio per chi vive vicino al gasdotto. Sarà compiuta un’analisi approfondita, obbligatoria per tutti i soggetti interessati, in particolare per le imprese; pertanto non spetta soltanto alla Russia approvare e dare il via libera a tale progetto.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 8 dell’onorevole Robert Evans (H-0375/07):

Oggetto: Territori d’oltremare

Ha mai il Consiglio preso in considerazione l’anomalia secondo cui alcuni territori d’oltremare, che si trovano letteralmente agli antipodi, sono considerati parte dell’UE, mentre altri, compresi all’interno dei confini dell’UE, vengono ritenuti “esterni” all’Unione?

Alla luce delle implicazioni derivanti da tali anomalie, non sarebbe forse opportuno modernizzare o regolarizzare questa situazione?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Il Consiglio non ha affrontato la questione riguardante l’aspetto fatto emergere dal deputato. La sola distanza o vicinanza fisica ai 27 Stati membri non è decisiva per le relazioni tra i singoli paesi e le regioni dell’Unione europea. I rapporti con i paesi e i territori d’oltremare sono regolati nella quarta parte del Trattato CE e nelle decisioni del Consiglio. La decisione del Consiglio attualmente valida, approvata il 27 novembre 2001 ed emendata il 19 marzo 2007, sarà in vigore fino al 31 dicembre 2013. Il Consiglio esaminerà nuovamente la situazione prima di questa data.

 
  
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  Robert Evans (PSE). (EN) Ciò che intendevo realmente dire è che ciò che decidiamo in questa sede – come lei ha affermato rispondendo all’ultima domanda e riferendosi al fatto che le leggi comunitarie vadano rispettate – è applicabile a luoghi come la Martinica, la Guadalupa o la Guyana francese, sulla costa dell’America meridionale, posti lontani migliaia di chilometri ed estranei a questo luogo, ma non si applica invece a posti come le isole del Canale, che si trovano tra la Francia e la Gran Bretagna, o all’isola di Man, al Liechtenstein, ad Andorra, e l’elenco potrebbe continuare. Esistono questi piccoli paradisi fiscali e tutte queste eccezioni alle quali sembriamo acconsentire e alle quali non si applica il diritto dell’UE.

Non ritiene il Consiglio che questa situazione costituisca un’anomalia tale da meritare di essere riesaminata, e per la quale occorra considerare un modo più moderno di procedere, piuttosto che cercare di legiferare a migliaia di chilometri di distanza e non qui a pochi passi da noi?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non credo che occorra sottolineare che le zone a cui lei si riferiva nella sua interrogazione sono territori extra europei, appartenenti tuttavia all’Unione europea in quanto, in forza del loro legame con la madrepatria sono, per così dire, membri dell’Unione. Sapete bene che paesi come Andorra o il Liechtenstein, pur trovandosi in Europa, non sono membri dell’Unione europea. Un analogo riesame all’interno del Consiglio determinerà se queste regioni potranno continuare a esserne associate e se l’applicazione del diritto europeo potrà essere estesa anche alle zone menzionate.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL).(DE) Accade spesso che i luoghi in cui si trovano basi militari degli Stati membri dell’UE siano territori d’oltremare. Vorrei citare un altro caso concreto: Cipro ha definito basi militari sovrane appartenenti alla Gran Bretagna, che tuttavia non fanno parte dell’Unione europea. In tal senso la mia domanda è la seguente: possiamo tollerare che in uno Stato membro dell’UE vi siano territori appartenenti a un altro Stato membro dell’UE che non fanno parte dell’Unione europea?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Posso soltanto dirvi che riguardo al territorio dell’isola di Cipro, come tutti ben sapete, ci sono stati sviluppi particolari e che questo gode tuttora di uno status speciale. A tale riguardo, su questa isola continuano a esistere vecchi regolamenti che, tuttavia, immagino saranno certamente modificati qualora il conflitto cipriota fosse completamente risolto.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 9 dell’onorevole Philip Bushill-Matthews (H-0378/07):

Oggetto: Possibile discriminazione per ragioni di età nei confronti dei piloti in volo sul territorio francese

Non ritiene il Consiglio che il rifiuto della Francia di permettere ai piloti di età superiore ai 60 anni di volare sul proprio territorio, anche quando questi piloti operano in qualità di copiloti, in conformità delle normative dell’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile, costituisca una violazione della direttiva dell’UE sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (2000/78/CE(1) del 27 novembre 2000)?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Bushill-Matthews, certamente saprà che il controllo sul corretto recepimento della legislazione comunitaria da parte degli Stati membri è prima di tutto responsabilità della Commissione europea. Il Consiglio pertanto non intende soffermarsi sul caso menzionato.

 
  
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  Philip Bushill-Matthews (PPE-DE).(EN) E’ stata una risposta molto breve ma non altrettanto piacevole. So bene che la Commissione ha specifiche responsabilità, ma sta forse affermando che il Consiglio non ha alcun interesse e non si cura della discriminazione fondata sull’età? Di fatto è questo il messaggio che sta trasmettendo.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Lei ha appena affermato che la Commissione è custode dei Trattati. Di conseguenza riesaminerà questa situazione. Esiste inoltre per le parti in questione l’opportunità di chiedere un analogo riesame qualora si presenti un caso di discriminazione.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Fondamentalmente ritengo che occorra riorganizzare il trasporto aereo. Pertanto l’interrogazione presentata al Consiglio è giustificata: intende potenziare in futuro l’azione nell’ambito della cooperazione intergovernativa o su base bilaterale in questo settore qualora si verifichino casi di discriminazione, oppure ritiene giusto che la Commissione prenda l’iniziativa in questo ambito?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Rübig, all’interno dell’Unione europea e degli Stati membri si è certamente sviluppato un lungo dibattito sul recepimento di direttive in materia. A tale riguardo è stato anche stabilito che la trasposizione nel diritto nazionale avvenga in tutti Stati membri. Questo costituisce la base e come per tutto il resto della legislazione, laddove vi sia una legge europea, i cittadini che si sentono colpiti o ritengono di essere oggetto di discriminazione hanno la possibilità di procedere di conseguenza, persino ricorrendo alla Corte di giustizia delle Comunità europee.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 10 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0380/07):

Oggetto: Disoccupazione in Kosovo

Come giudica la Presidenza del Consiglio la situazione attuale in Kosovo, dove il ritardo nel riconoscimento dell’indipendenza ha portato, anche negli ultimi mesi, a un livello di disoccupazione estremamente elevato? Quali iniziative politiche ed economiche intende l’UE avviare anche quest’anno in Kosovo?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Posselt, tutta la situazione politica del Kosovo continua ad essere determinata dal processo relativo allo status di questa regione. Nel momento in cui l’inviato speciale dell’ONU, Martti Ahtisaari, ha inoltrato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la proposta globale di accordo sullo status del Kosovo, questo processo è divenuto definitiva responsabilità del Consiglio di sicurezza. I ministri degli Esteri dell’UE hanno ripetutamente fornito inequivocabile supporto all’inviato speciale Ahtisaari, esprimendo altresì la convinzione che il pacchetto Ahtisaari rappresenti un’importante base per lo sviluppo sostenibile economico e politico del Kosovo e possa contribuire al consolidamento della stabilità in tutta la regione.

In seguito al Vertice G8 dei capi di Stato e di governo, durante il quale non è stato possibile raggiungere un accordo in relazione al Kosovo, la Presidenza dell’UE ha invitato i partecipanti a intensificare i loro sforzi al fine di approvare una nuova risoluzione di sicurezza dell’ONU quanto prima possibile. L’Unione europea sta inoltre continuando a seguire da vicino il processo riguardante lo status del Kosovo.

I preparativi dell’Unione europea per contribuire alla futura presenza civile internazionale in Kosovo dopo una risoluzione della questione dello status, hanno compiuto nel complesso buoni progressi. L’Unione europea è pronta ad assumere un importante ruolo, in stretta collaborazione con altri attori internazionali, per una possibile futura presenza civile internazionale. A tale scopo, occorre trovare gruppi di pianificazione in loco che si occupino di preparare il terreno in modo da consentire un possibile futuro intervento da parte di un inviato speciale dell’UE e di una missione PESD [politica europea di sicurezza e di difesa] nell’ambito del mantenimento dell’ordine pubblico e del sistema giudiziario. La conclusione di questa preparazione dipenderà dal modo in cui continueranno a progredire il processo stesso sullo status del Kosovo e l’effettiva soluzione di tale questione.

Come avvenuto in passato, così anche in futuro sarà necessaria una concreta assistenza della comunità internazionale in generale, e dell’Unione europea in particolare, al fine di migliorare le condizioni del quadro economico e la situazione sociale in Kosovo. Soltanto una stretta collaborazione con le istituzioni finanziarie internazionali e con i partner in loco permetterà di raggiungere questo obiettivo. Non appena sarà disponibile una precisa stima dei costi, che naturalmente dipende anche dalla soluzione del problema dello status, la Commissione redigerà un pacchetto finanziario generale che sarà anche il tema di una conferenza dei paesi donatori. Tale conferenza avrà luogo soltanto quando lo status del Kosovo sarà stato chiarito.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) La domanda complementare che vorrei porle è la seguente: la questione dello status del Kosovo non può essere risolta in termini che il Parlamento europeo possa approvare? E’ consapevole il Consiglio che il 75 per cento dei deputati al Parlamento europeo si è espresso in favore del progetto Ahtisaari, dell’indipendenza internazionale e della predisposizione di un sistema di allerta immediata da utilizzare in caso di ulteriori ritardi? Ritiene il Consiglio che questo iter debba essere adottato anche da altre istituzioni? Quali sono le intenzioni del Consiglio nel momento in cui improvvisamente chiede di posporre di sei mesi l’intera questione, nonostante il Parlamento europeo si sia detto contrario in tal senso con una notevole maggioranza? Che senso hanno le dichiarazioni pronunciate da Carla Del Ponte, la quale non ha alcuna giurisdizione in questo settore?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Siamo naturalmente a conoscenza dei dibattiti svoltisi all’interno del Parlamento europeo e delle risoluzioni approvate in questa sede. Tuttavia, vorrei fare ancora una volta riferimento alla circostanziata discussione avvenuta lo scorso lunedì all’interno del Consiglio dei ministri degli Esteri e che proseguirà domani sera a Bruxelles. In quella occasione è stata fornita una spiegazione inequivocabile in relazione al fatto che, nonostante le proposte Ahtisaari costituiscano una base, abbiamo bisogno di una decisione da parte dell’ONU per contribuire alla ricerca di una soluzione accettabile.

In questo momento prendere una decisione unilaterale risulterebbe del tutto sbagliato e di questo si è discusso anche con i governi delle regioni vicine. Ritengo che dovremmo inoltre essere in grado di convincere il nostro partner, gli Stati Uniti, della necessità di una decisione multilaterale conforme al diritto internazionale. A tale scopo, si svolgeranno presto ulteriori colloqui in occasione di un incontro bilaterale tra il Presidente Putin e il Presidente Bush. Tali discussioni coinvolgeranno sicuramente anche il Kosovo. Tuttavia, voglio chiarire subito che una decisione unilaterale non rappresenterebbe una base solida per altre decisioni che attendono di essere prese.

So bene che anche nella regione prevale l’impazienza. Abbiamo ringraziato, per esempio, in modo particolare il governo albanese per l’influenza esercitata nelle scorse settimane e nei mesi scorsi, e abbiamo dichiarato che occorre una decisione conforme al diritto internazionale e non soltanto accettata unilateralmente dai singoli Stati.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, quali iniziative ha in programma la Presidenza del Consiglio particolarmente nel settore della politica economica, ma anche nell’ambito della politica energetica? E’ possibile, per esempio, immaginare di utilizzare la Carta delle PMI o la Carta dell’energia come punto di partenza per combattere anche la disoccupazione nel processo economico, nonché per trasporre l’agenda di Lisbona in modo che risulti allettante?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Rübig, siamo certamente consapevoli, e l’interrogazione dell’onorevole Posselt ha contribuito a rafforzare tale consapevolezza, di quale sia l’importanza della creazione di una stabilità economica parallelamente a una stabilità politica. La condizione essenziale è ora una decisione di base. Le circostanze sono note a tutti. Per quanto riguarda le prospettive future (lei menzionava la comunità dell’energia, già esistente nella regione), le decisioni devono essere pertanto prese subordinatamente a una precedente decisione politica. Sulla base di altri dibattiti che si sono susseguiti, riguardanti anche le regioni vicine, sarà anche a conoscenza delle opportunità che l’Unione europea ha offerto a questi Stati al fine di promuovere la cooperazione regionale. L’aspetto da lei menzionato è certamente di ampia portata.

 
  
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  Presidente. – Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 11 dell’onorevole Esko Seppänen (H-0382/07):

Oggetto: Organizzazione Athena

Dal momento che i trattati comunitari vietano di utilizzare le risorse del bilancio UE per finanziare operazioni militari, gli Stati membri hanno deciso di creare l’organizzazione Athena. A quanto ammontano le risorse stanziate dagli Stati membri utilizzate per finanziare le varie operazioni tramite l’organizzazione in parola?

e l’interrogazione n. 12 dell’onorevole Tobias Pflüger (H-0385/07):

Oggetto: Bilancio militare amministrato dal meccanismo di finanziamento Athena

Secondo informazioni fornite dal Ministero federale tedesco nell’estate 2006, nel quadro dell’operazione Althea l’Unione europea acquista dalla NATO determinati servizi di telecomunicazione (con una ripartizione dei costi tra le due organizzazioni), tratta l’acquisto di materiale cartografico relativo alla Bosnia e all’Erzegovina - elaborato originariamente per la NATO - o intende prendere in locazione, sotto forma di accordo contrattuale in margine al pacchetto “Berlin Plus”, un’infrastruttura ben precisa (container) nel quartier generale di Camp Butmir, di uso comune alle due organizzazioni.

Alla luce della sua recente decisione relativa all’istituzione del meccanismo di finanziamento Athena, ritiene il Consiglio che sia garantito un sufficiente controllo democratico del bilancio militare amministrato da Athena? Per quale motivo non è stato finora possibile indicare le somme versate alla NATO a carico del bilancio Athena nonché pubblicare informazioni dettagliate sul preciso utilizzo delle risorse del bilancio Athena e informarne al riguardo il Parlamento europeo?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) L’articolo 28 del Trattato sull’Unione europea contiene i principi per il finanziamento delle operazioni relative alla gestione delle crisi militari e civili. Le operazioni che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa non possono essere finanziate a titolo dei fondi comunitari.

Athena è il meccanismo creato dal Consiglio nel 2004 per amministrare il finanziamento dei costi comuni di questo tipo di operazioni. Tali costi risultano inferiori al 10 per cento, equivalente al totale dei costi aggiuntivi di un’operazione. La spesa restante viene finanziata secondo il principio che stabilisce che i costi vengono sostenuti laddove ne sorge la necessità direttamente dagli Stati membri.

Athena è amministrato sotto la supervisione di un comitato speciale costituito da rappresentanti degli Stati membri responsabili dinanzi ai propri parlamenti nazionali tramite i rispettivi ministri. Per quanto concerne l’operazione Althea, sia l’Unione europea che la NATO pagano la propria parte per l’utilizzo in comune di strutture, personale, ecc. La NATO non riceve alcun rimborso da Athena per i servizi resi.

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signora Presidente, signor Segretario di Stato, questo è un sistema particolare che non ha alcuna supervisione democratica. Per supervisione democratica intendo una supervisione parlamentare, non un controllo da parte del Parlamento europeo né dei parlamenti nazionali. E’ un modo per riciclare le regole dei Trattati, come lei ha appena affermato. Vorrei chiedere dunque se la nuova Costituzione, in relazione alla quale la Presidenza ha elaborato una proposta, modificherà i Trattati in modo che questo denaro possa essere stanziato dal bilancio dell’UE senza ricorrere al sistema Athena.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Seppänen, alla vigilia del Consiglio europeo, non voglio oggi fare ipotesi sul futuro del Trattato costituzionale. Vedremo quali dibattiti si svilupperanno e quali saranno le conseguenze relative alle disposizioni contrattuali.

Sul secondo punto vorrei dire che i rispettivi ministri degli Stati membri sono rappresentati all’interno del comitato e che questi, a loro volta, risultano in definitiva responsabili dinanzi ai rispettivi parlamenti dal momento che i contributi provengono dagli Stati membri. Per quanto ne so, i parlamenti o hanno comitati speciali in grado di pronunziare giudizi e interrogare il ministro competente sull’uso dei fondi, oppure vi sono commissioni per il controllo di bilancio che esaminano l’uso di tali fondi.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL).(DE) Purtroppo la realtà è un po’ diversa. Nella sottocommissione per la sicurezza e la difesa, mi è stato riferito che l’UE ha pagato una somma di denaro alla NATO. Ora lei afferma che non è stata pagata alcuna somma di denaro. E’ molto interessante. Il problema è che non riceviamo alcun dato nel momento in cui si conduce un’indagine all’interno dei singoli parlamenti nazionali rispetto a questo, né ne riceviamo dalla commissione per i bilanci o dalla sottocommissione per la sicurezza e la difesa.

Potrebbe la Presidenza del Consiglio formulare un riepilogo delle spese sostenute in relazione al meccanismo Athena?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Sul primo punto posso dire che prenderò certamente in seria considerazione e riesaminerò, come già affermato, la questione da lei menzionata riguardo a ciò che lei ha descritto come una possibile incoerenza. D’altra parte, come rappresentante del Consiglio, non posso pronunciare giudizi sulle consuetudini e sulle leggi degli Stati membri per dare una tale visione d’insieme in questa sede. Questo compito deve essere lasciato agli Stati membri.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 13 dell’onorevole Inese Vaidere (H-0387/07):

Oggetto: Negoziati UE-Georgia sulla conclusione di accordi in materia di agevolazione dei visti e di riammissione

La Georgia è un importante partner dell’UE nel quadro della politica europea di vicinato. Il suo attuale governo ha dimostrato chiare aspirazioni europee e un forte impegno a riforme che tengono conto dei valori europei, nonché una buona capacità di dare attuazione alle stesse.

Ora, si registra da parte dell’UE uno scarso interesse a colloqui con la Georgia su accordi in materia di agevolazione dei visti e di riammissione. Ciò è in netto contrasto con la positiva conclusione degli accordi in materia di agevolazione dei visti e di riammissione con la Russia, che entreranno in vigore il prossimo 1º giugno, nonché con i negoziati con l’Ucraina, completati nel 2006, e con la Moldavia, avviati all’inizio di quest’anno.

L’UE non ha mai posto all’ordine del giorno la semplificazione dell’attuale regime di visti con la Georgia e, cosa sorprendente, sembra che questo paese venga punito per il suo grande interesse per i valori e le riforme europee.

Cosa sta facendo il Consiglio per accelerare il processo negoziale e la conclusione degli accordi in materia di agevolazione dei visti e di riammissione con la Georgia? Quali sono i piani del Consiglio in relazione a tali negoziati?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) In qualità di Presidente del Consiglio, posso informarla che non è stata presa alcuna iniziativa intesa a conferire alla Commissione un mandato per avviare negoziati su simili accordi con la Georgia. Il piano d’azione UE-Georgia nel quadro della politica europea di vicinato prevede tuttavia la possibilità di avviare in qualsiasi momento un dialogo sulle questioni relative alla circolazione di persone, includendo anche temi quali la riammissione e il rilascio di visti.

Nell’ambito di queste discussioni incentrate sulla possibilità di un trattamento non equo dei cittadini che vivono in Abcazia e che qui ottengono visti sulla base dei nuovi accordi, così come per quanto concerne la questione relativa alla possibile esistenza di squilibri in questo ambito tra i diritti degli abitanti dell’Abcazia e quelli dei cittadini della Georgia stessa, vorrei aggiungere che questo dibattito, avvenuto anche a un altro livello all’interno del Parlamento europeo, proseguirà con l’obiettivo di trovare una soluzione.

 
  
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  Inese Vaidere (UEN).(LV) Presidente Gloser, lei ha appena fatto riferimento all’Abcazia e all’Ossezia del sud ed è noto che la Russia sta effettuando una massiccia operazione di rilascio di passaporti agli abitanti di entrambe queste regioni, riducendo così in maniera artificiosa la proporzione di cittadini georgiani in quelle aree. L’Unione europea, esitando rispetto alla concessione delle agevolazioni in materia di visti per la Georgia, sta indirettamente creando un ulteriore incentivo all’acquisizione di passaporti russi, dal momento che i cittadini russi hanno oggi maggiori possibilità di entrare nell’Unione europea che i cittadini della Georgia. Vorrei porre una seconda domanda: per quale motivo questi colloqui sull’agevolazione in materia di visti per la Georgia non hanno avuto inizio all’interno del Consiglio? Quali specifiche azioni ritiene che possano risolvere questa situazione, a mio avviso, inaccettabile?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) L’Unione europea ha concluso con la Russia questo accordo sull’agevolazione del rilascio dei visti insieme ad analoghi accordi sulla riammissione. Nelle ultime settimane è emerso che esiste, e a questo punto posso usare tranquillamente la stessa espressione impiegata dall’onorevole Vaidere, uno squilibrio tra gli abitanti dell’Abcazia o dell’Ossezia del sud che improvvisamente si trovano nelle condizioni di poter viaggiare utilizzando un visto russo e i cittadini della Georgia che invece non possono. E’ stato questo a spingere l’Unione europea, nel quadro della politica di vicinato, a considerare l’avvio di colloqui con la Georgia a tale riguardo, al fine di opporsi a questo squilibrio, qualora dovesse persistere, che permette ai cittadini della parte russa di ottenere un visto, impedendolo invece a coloro che abitano la parte georgiana.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 14 dell’onorevole Leopold Józef Rutowicz (H-0390/07):

Oggetto: Adozione della direttiva sul “roaming”

Che cosa sta facendo il Consiglio per accelerare l’adozione della direttiva sul “roaming”, che è di vitale importanza per i cittadini europei?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Rutowicz, in occasione della tornata di febbraio, lei ha posto alcune domande sullo stato del regolamento sul roaming e sono pertanto lieto di poterle fornire la seguente risposta alla sua ulteriore interrogazione – anche se dovrebbe già essere a conoscenza della questione in oggetto, dal momento che il roaming riguarda tutti noi, visto che non possiamo più fare a meno dei telefoni cellulari.

Come sicuramente saprà, il regolamento sul roaming, basato sull’articolo 95 del Trattato CE, è soggetto a procedura di codecisione conformemente all’articolo 251 del Trattato CE. Posso assicurarle che le tre Istituzioni si sono poste l’obiettivo di approvare il regolamento sul roaming nel più breve tempo possibile. In occasione dell’incontro svoltosi dal 6 all’8 giugno, il Consiglio europeo ha raggiunto un consenso politico sulla proposta e ha pertanto approvato il parere del Parlamento europeo in prima lettura. I giuristi e i linguisti stanno già eseguendo la revisione finale del testo, affinché possa essere approvato con una procedura veloce. E’ stato anticipato che l’atto giuridico sarà approvato alla fine di giugno e pubblicato subito dopo sulla Gazzetta ufficiale.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (UEN).(PL) Signora Presidente, purtroppo l’interrogazione è stata posta in un momento in cui la situazione era un po’ diversa. Immagino dunque che a questo punto dovremmo accogliere con favore l’approvazione in tempi così rapidi di queste direttive e il beneficio che la società europea trarrà da questo lavoro.

Si tratta comunque di un grande successo per tutto il Parlamento europeo, per il Consiglio e per la Commissione. Non si può affermare lo stesso, tuttavia, per quanto riguarda le tariffe stabilite all’interno di questa direttiva. Secondo gli esperti della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, in precedenza queste tariffe erano inferiori. Il relatore le ha aumentate nel corso del processo di consultazione e alla fine sono state aumentate nella direttiva stessa.

Vorrei tuttavia porre una domanda. Il roaming resta, se così possiamo dire, qualcosa di inaccettabile in Europa. Chiedo, pertanto, quando potrà essere completamente abolito all’interno degli Stati membri dell’Unione europea.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Noi tutti sappiamo che spesso vi è un abisso tra gli obiettivi che ci si prefigge e ciò che effettivamente si consegue, ma dobbiamo rallegrarci del fatto che sia stato compiuto un primo importante passo che richiederà energia da parte di tutte le parti interessate, affinché possa entrare in vigore entro la fine di giugno. Questo è anche un esempio che dimostra quanto sia giusto e importante discutere di questioni attinenti al Trattato costituzionale.

L’approccio della Presidenza tedesca è stato sempre mirato ad assicurare che i cittadini europei potessero vedere anche l’Europa dei progetti, l’Europa dei risultati. Il regolamento sul roaming, che entrerà in vigore tra breve, è un esempio della capacità di agire dell’Europa che costituisce inoltre un progetto per i cittadini europei. Tutti noi siamo consapevoli che continueranno le discussioni sui futuri cambiamenti – in questo senso confido nell’iniziativa del Parlamento europeo.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 15 dell’onorevole Danutė Budreikaitė (H-0392/07):

Oggetto: Attuazione della politica di prossimità dell’UE

La politica di prossimità dell’Unione europea concerne 16 paesi vicini, vale a dire i paesi del bacino mediterraneo - Egitto, Algeria, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Autonomia Palestinese, Siria e Tunisia - e i Nuovi Stati Indipendenti, Ucraina, Moldova, Bielorussia, Armenia, Azerbaigian e Georgia.

Ai fini dell’attuazione della politica di prossimità - alla quale è destinato il 16% del bilancio per le relazioni esterne - è previsto un piano d’azione per ogni paese vicino.

Può dire il Consiglio con quali paesi vicini sono stati firmati degli accordi conformemente allo strumento della politica di prossimità? Quali stanziamenti sono previsti per detti paesi e per quale periodo?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) I piani di azione della politica europea di vicinato (PEV) sono costituiti da documenti politici che rappresentano un consenso politico tra l’Unione europea e i singoli paesi partner per quanto riguarda un’agenda di riforme politiche, economiche e settoriali e contengono priorità di azione a breve e medio termine. Questi piani sono approvati dal Consiglio di associazione o di cooperazione tra l’Unione europea e il rispettivo paese partner.

I piani d’azione della PEV sono stati conclusi con cinque dei sei paesi partner dell’est, di cui i primi sono stati l’Ucraina il 21 febbraio 2005 e la Moldova il 22 febbraio 2005. Di seguito sono stati approvati i piani d’azione PEV rispettivamente per l’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia il 14 novembre 2006. Non è stato adottato un simile piano d’azione per la Bielorussia, poiché l’UE non ha relazioni contrattuali con questo paese. La Bielorussia non potrà godere degli ampi benefici della politica europea di vicinato finché non introdurrà un sistema democratico in seguito a libere e giuste elezioni.

Per i paesi partner del sud sono stati approvati i seguenti piani d’azione PEV: quello con Israele l’11 aprile 2005, con l’Autorità nazionale palestinese il 4 maggio 2005, con la Giordania il 2 giugno 2005, con il Marocco il 22 giugno 2005, con la Tunisia il 4 luglio 2005, con il Libano il 19 gennaio 2007 e con l’Egitto il 6 marzo 2007. Non è ancora stato avviato alcun piano d’azione con l’Algeria, né con la Libia e la Siria poiché l’UE non ha relazioni contrattuali con questi paesi.

L’UE fornirà una somma pari a 12 miliardi di euro in fondi comunitari per l’attuazione della politica europea di vicinato nel periodo 20072013, che rappresenta un aumento del 32 per cento in termini reali. Dopo aver discusso con gli Stati membri dell’UE in conformità del regolamento CE n. 1638/2006 del 24 ottobre 2006 recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato, la Commissione ha preso una decisione sulla ripartizione finanziaria, approvando una serie di documenti strategici e di programmi indicativi che investono paesi, regioni e programmi transfrontalieri per il periodo 2007-2010.

Per quanto concerne i programmi degli Stati nel quadro dello Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) per il periodo 2007-2010, gli stanziamenti pluriennali sono: 220 milioni di euro per l’Algeria, 98,4 milioni di euro per l’Armenia, 92 milioni di euro per l’Azerbaigian, 20 milioni di euro per la Bielorussia, 558 milioni di euro per l’Egitto, 120,4 milioni di euro per la Georgia, 8 milioni di euro per Israele, 265 milioni di euro per la Giordania, 187 milioni di euro per il Libano, 8 milioni di euro per la Libia, 209,7 milioni di euro per la Moldova, 654 milioni di euro per il Marocco, 632 milioni di euro per l’Autorità palestinese, 130 milioni di euro per la Siria, 300 milioni di euro per la Tunisia e infine 494 milioni di euro per l’Ucraina. Occorre sottolineare che non è stato approvato alcun documento strategico o programma indicativo per la Libia e l’Autorità nazionale palestinese, dal momento che non è possibile effettuare una programmazione a medio termine in questi casi e pertanto gli stanziamenti fissati costituiscono soltanto cifre di posizione.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Signora Presidente, ringrazio il Presidente in carica per la risposta esauriente. Vorrei chiarire una cosa. Nell’attuazione di questa politica, sono stati certamente conclusi alcuni accordi e piani di azione con specifici paesi: l’Unione europea e l’Ucraina, l’Unione europea e la Georgia. Gli Stati membri vicini a questi paesi sono stati coinvolti nella stesura di questi piani d’azione?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Questo pomeriggio abbiamo avuto un dibattito su MEDA e sulla politica europea di vicinato, ma con un particolare riferimento al sud. Vorrei porre l’accento sul fatto che, affermando che l’UE ora ha un confine esterno, ma che ha anche dei vicini ed è interessata alla stabilità politica, economica e sociale di questi paesi, è stato possibile imprimere slancio agli Stati membri che hanno aderito all’Unione europea il 1°maggio 2004.

Per questo motivo quando abbiamo sviluppato la PEV abbiamo anche stabilito una priorità, che sottolinea in modo particolare il fatto che un programma può essere creato per tutti i vicini che hanno relazioni adeguate con l’UE, a seconda del progresso compiuto nei singoli casi, portando, ad esempio, all’elaborazione di programmi personalizzati per Ucraina e Moldova. Posso soltanto dire, onorevole Budreikaitė, che i paesi da lei menzionati stanno cooperando alla stesura di questi piani di azione e hanno tutti gli interessi nel farlo. Il contenuto di questi piani e di questa politica di vicinato può avere un ruolo fondamentale in alcuni settori, per esempio nell’accesso al mercato interno. Il fatto che il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni domani e venerdì, darà la sua benedizione a questo nuovo approccio della politica di vicinato significherà che le successive Presidenze del Consiglio saranno probabilmente in grado di utilizzare questo programma come base per il lavoro che seguirà.

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha affermato che non esistono programmi relativi alla politica di vicinato per la Bielorussia perché il paese non ha mai tenuto libere elezioni. Un programma di questo genere è stato tuttavia accordato all’Azerbaigian. Ritiene che le elezioni in Azerbaigian siano libere e democratiche? E’ forse logico che un programma di questo tipo sia stato concordato con l’Azerbaigian ma non con la Bielorussia?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Seppänen, ci sono stati intensi colloqui anche con i paesi del Caucaso meridionale. Le relazioni hanno posto l’accento sui progressi compiuti in ogni singolo caso e l’Unione europea ha condotto il lavoro preparatorio, ottenendo che i piani d’azione venissero approvati con successo l’anno scorso. Questo significa – e non soltanto presuppone – che l’indagine ha dimostrato che le elezioni fossero adatte alla conclusione di un piano d’azione con l’Azerbaigian.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 16 dell’onorevole James Nicholson (H-0394/07)

Oggetto: Carne proveniente dal Brasile

Non ritiene il Consiglio che sia opportuno imporre subito un divieto di importazione nell’Unione europea di carne bovina proveniente dal Brasile, senza attendere la fine dell’anno? Si tratta infatti di garantire ai consumatori europei la totale affidabilità della carne bovina da essi acquistata.

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole Nicholson, secondo il diritto comunitario, spetta alla Commissione la responsabilità di applicare la clausola di salvaguardia e pertanto il Consiglio non ha influenza diretta sulla decisione presa da quest’ultima per quanto riguarda la carne bovina proveniente dal Brasile.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE).(EN) La ringrazio, signor Presidente, ma devo confessare di essere un po’ deluso dalla risposta ricevuta. Ho posto una domanda alla Commissione ieri sera, e anche la sua risposta non si è rivelata molto utile. Vorrei dire al Presidente in carica che quando l’Irish Farmers’ Journal e un rappresentante della Irish Farmers’ Association si sono recati in visita in Brasile hanno chiaramente riscontrato che le regole non vengono rispettate. Non esiste tracciabilità. Non ci sono controlli ai confini regionali. Gli animali si spostano ogni giorno dalle zone colpite dall’afta epizootica in Brasile. E’ evidente che le sostanze proibite all’interno dell’Unione europea vengono tuttavia utilizzate in Brasile.

Non è forse tempo che l’Europa smetta di occuparsi solo formalmente di questo tipo di problema – quando i nostri consumatori potrebbero rischiare di esserne colpiti – e stabilisca un divieto sull’importazione di carne bovina dal Brasile, che tutti nell’Unione europea desiderano per il miglioramento delle condizioni di produttori e consumatori?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Non mi piace dover affermare che il Consiglio non ha competenza in questo settore, ma lei stesso ha affermato di aver sfruttato l’opportunità di sollevare il problema anche con la Commissione. Il Consiglio è consapevole del problema, naturalmente, ma spetta ora alla Commissione esaminare le informazioni fondamentali. E’ inoltre responsabilità della Commissione, pertanto, avanzare proposte e adottare misure preventive. Tutto questo non rientra affatto nelle competenze del Consiglio.

 
  
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  Jim Allister (NI).(EN) Signor Presidente in carica del Consiglio, lei sostiene che sia compito della Commissione, ma la salute dei cittadini europei deve rappresentare molto più che una questione di interesse passeggero per il Consiglio. Gli Stati Uniti d’America hanno imposto un divieto totale su tutte le importazioni di carne bovina fresca provenienti dal Brasile, perché ritengono che non vi sia tracciabilità, che venga fatto ampio uso di ormoni sviluppati illegalmente e, in generale, che i controlli siano pericolosamente scarsi. La salute dei cittadini dell’UE è forse meno importante della salute dei cittadini americani? Se non è così, perché dunque non è stata ancora vietata l’importazione di carne bovina proveniente dal Brasile?

 
  
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  Marian Harkin (ALDE).(EN) Ho sentito quanto affermato dal Consiglio, ma ritengo che eluda la questione che si sta trattando in questa sede.

Al momento stiamo negoziando con il G4 a Potsdam e vorrei sapere se possiamo ignorare le raccomandazioni del presidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che ha chiesto un divieto sulle importazioni di carne bovina proveniente dal Brasile. Possiamo ignorare le conclusioni della relazione finale sulla missione condotta in Brasile dall’Ufficio alimentare e veterinario europeo, che ci ha dimostrato abbastanza chiaramente che l’attuale sistema di controllo sui medicinali veterinari e sui residui non è adeguato?

I difetti maggiori restano situati all’interno del progetto, del campo d’azione e dell’attuazione del Piano di controllo dei residui. Vorrei porre la stessa domanda posta dagli altri. Non ritiene la Presidenza che sia giunto il momento di agire e salvaguardare i consumatori europei?

 
  
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  Günter Gloser, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Concordo con lei che l’Unione europea deve agire qualora vi siano le informazioni che ha appena descritto, ma abbiamo stabilito regole che ci riguardano in questo ambito. Tutto quello che posso fare è accogliere le vostre richieste nell’interesse dei consumatori e incoraggiare la Commissione a sensibilizzare gli organi preposti sull’entità dei risultati dell’indagine e sul tipo di misure che può prendere, ma vi prego di comprendere che non è possibile scambiare costantemente i ruoli. Abbiamo definito chiaramente i settori di responsabilità e questo ambito spetta alla Commissione. Non posso anticipare la risposta della Commissione, la cui presenza durante il Tempo delle interrogazioni di oggi non è dovuta. Posso soltanto proporre di effettuare una nuova indagine, affinché voi, come rappresentanti dei cittadini, riceviate una risposta chiara e adeguata da parte della Commissione.

 
  
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  Presidente. – Vorrei cogliere l’occasione, signor Presidente in carica del Consiglio, per ringraziarla vivamente della cooperazione e della gentilezza di cui ha dato prova nel semestre di Presidenza del suo paese durante il Tempo delle interrogazioni.

Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.05, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ALEJO VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.

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