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Procedura : 2006/2184(INI)
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Ciclo del documento : A6-0182/2007

Testi presentati :

A6-0182/2007

Discussioni :

PV 20/06/2007 - 19
CRE 20/06/2007 - 19

Votazioni :

PV 21/06/2007 - 8.10
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0286

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 20 giugno 2007 - Strasburgo Edizione GU

19. Cooperazione pratica, qualità del processo decisionale del regime europeo comune in materia di asilo (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0182/2007), presentata dall’onorevole Hubert Pirker a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sull’asilo: cooperazione pratica, qualità del processo decisionale del regime europeo comune in materia di asilo [2006/2184(INI)].

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE), relatore.(DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, le proposte che abbiamo formulato in questa relazione ci avvicinano di un passo a un regime europeo comune in materia di asilo.

La relazione, che presumo riceverà ampio sostegno dall’Assemblea, rappresenta un’esplicita dichiarazione d’impegno da parte del Parlamento a favore di un efficiente regime europeo in materia di asilo, che miri a prendere decisioni rapide, eque e certe a vantaggio degli interessati. Si basa su una collaborazione più stretta tra le autorità, cooperazione che deve porsi gli obiettivi di creare e accrescere la fiducia tra gli Stati membri, accelerare le decisioni, aiutando in modo più rapido rispetto al passato coloro che abbiano un’aspirazione legittima all’asilo, e di conseguenza permetterci di combattere gli usi impropri del sistema.

Sono riuscito a evidenziare 10 richieste centrali, e vorrei ringraziare in modo particolare i relatori ombra per il loro sostegno e la Commissione per le ottime proposte, su cui si basa la presente discussione. Le 10 richieste centrali sono le seguenti.

La prima riguarda l’istituzione di procedure uniformi, in modo che si possano prendere decisioni rapide e certe.

La seconda richiesta concerne l’introduzione di un elenco di paesi d’origine sicuri, affinché si possa decidere con grande chiarezza, a seconda del singolo caso, se una domanda sia giustificata o meno.

La terza è l’istituzione di una base dati comune sulla situazione nei paesi d’origine, in modo che tutti i funzionari pubblici competenti nei diversi Stati membri abbiano a disposizione le stesse informazioni in merito a tale situazione e quindi siano tutti nella posizione di prendere decisioni certe sulla base della stessa fonte d’informazione.

La quarta è che abbiamo bisogno di funzionari molto esperti che prendano le decisioni. Questa è la ragione della proposta di sviluppo di un curriculum europeo, in modo che le qualifiche vengano acquisite in base agli stessi parametri in tutti gli Stati membri.

La quinta richiesta è che si assistano gli Stati membri sottoposti a una particolare pressione migratoria fornendo in via provvisoria – per il tempo necessario – gruppi di esperti con membri provenienti dai diversi Stati membri, affinché le procedure di asilo possano essere concluse con rapidità.

Il sesto punto riguarda la necessità di migliorare le misure per il rimpatrio delle persone, e soprattutto di quelle a cui non è stato concesso o è stato revocato lo status di rifugiato.

La settima richiesta riguarda la prevenzione, che ho già menzionato più volte. Dobbiamo lanciare massicce campagne d’informazione per avvertire i potenziali migranti nei paesi d’origine e di transito dei rischi connessi all’immigrazione clandestina e delle conseguenze del rifiuto dello status di rifugiato, nonché per informarli degli strumenti legali per l’ingresso nell’Unione europea.

L’ottavo punto concerne l’Agenzia europea di sostegno. La commissione parlamentare si è trovata in disaccordo con la proposta della Commissione al riguardo. A mio avviso, piuttosto che istituire un’ulteriore Agenzia, sarebbe preferibile dotare la Commissione di maggior personale e di fondi più cospicui, soluzione che reputo più efficiente ed economica.

Il nono punto dice che dobbiamo chiedere che gli Stati membri provvedano effettivamente alla trasposizione delle direttive o dei regolamenti adottati a livello europeo. Al riguardo si è proposta una “tabella d’equivalenza”, ossia una tabella in cui gli Stati membri espongano le misure con cui ritengono di aver trasposto le esigenze comunitarie corrispondenti.

Il decimo e ultimo punto riguarda la ripartizione dell’onere sostenuto, ad esempio, dai gruppi di esperti che offrono sostegno per permettere un più rapido completamento delle procedure in situazioni eccezionali. Indirettamente, anche il fatto di avere procedure uniche distribuirebbe in certa misura tale onere, poiché eviterebbe che numeri elevati di persone si dirigessero in paesi in cui le procedure sono lassiste o basate su informazioni errate. Questo non deve succedere.

Abbiamo tentato di presentare un catalogo di punti che illustrano in concreto come, a nostro avviso, in futuro si possa prestare rapidamente aiuto ai profughi veri e propri cui sia stato concesso lo status di rifugiati e come parimenti si possa spiegare agli altri che non possono ottenere tale status.

Vorrei ringraziare per la cooperazione e il sostegno che ho ricevuto.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare in modo particolare il relatore, onorevole Pirker, per la sua relazione, che contiene una serie di raccomandazioni molto utili.

Molte di tali raccomandazioni riguardano l’entità delle ambizioni che un regime europeo comune in materia di asilo davvero esauriente deve manifestare. Molte delle preoccupazioni espresse dal Parlamento europeo in questa relazione vengono affrontate nel Libro verde sul futuro regime comune europeo in materia di asilo, che ho proposto il 6 giugno e che la Commissione ha adottato, e in merito al quale intendo lanciare un ampio dibattito europeo.

L’obiettivo ultimo a livello europeo è dunque stabilire condizioni eque per tutti. Chi richiede l’asilo deve aver accesso alla protezione alle stesse condizioni in tutti gli Stati membri: questa è la prima condizione preliminare. In una prima fase si è perseguito lo scopo di armonizzare i quadri giuridici degli Stati membri sulla base di standard minimi comuni, ma nella seconda fase occorre mirare sia a uno standard superiore che a una maggiore parità di protezione nell’intera Unione, nonché a una maggiore solidarietà tra Stati membri.

Sarà necessario identificare le differenze e le lacune esistenti nonché perseguire un’ulteriore armonizzazione legislativa, garantendo nel contempo la qualità. Per esempio occorre considerare vari modelli per l’ideazione di una procedura unica per l’esame delle richieste dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria. E’ altresì necessario riflettere sull’esigenza di maggiore armonizzazione e chiarificazione delle norme europee che riguardano le condizioni di accoglienza garantite a coloro che chiedono asilo.

Occorre inoltre pensare se i criteri di assegnazione delle responsabilità attualmente applicabili nell’ambito del regime di Dublino vadano integrati al fine di prendere in considerazione altri fattori, quali una distribuzione più equa tra Stati membri sulla base delle rispettive capacità di esaminare le domande di asilo e di offrire prospettive a lungo termine ai profughi riconosciuti. Si tratta di una questione molto significativa, sollevata da numerosi Stati membri, e in particolare dagli amici maltesi, che hanno sottolineato l’importanza d’integrare l’attuale regolamento di Dublino. Mi sto documentando al riguardo. In base ai risultati di questo ampio dibattito e dopo l’audizione pubblica che si terrà il 18 ottobre con la piena partecipazione del Parlamento, all’inizio del 2008 pubblicherò una strategia politica, che istituirà ulteriori misure per strutturare un regime di asilo completo insieme a un calendario per la sua adozione. Confido che, con il quadro istituzionale adeguato, che coinvolgerà appieno il Parlamento europeo nel processo legislativo – mi riferisco alla procedura di codecisione – potremo essere all’altezza di queste grandi aspettative.

Per quanto riguarda le questioni specifiche affrontate dalla relazione Pirker in materia di cooperazione pratica, è necessario che le procedure degli Stati membri convergano maggiormente. La formazione professionale è senza dubbio uno degli ambiti in cui vi è cooperazione pratica. In questo momento è in corso di elaborazione un curriculum comune. Istituiremo un primo portale europeo pilota sullo scambio d’informazioni sui paesi d’origine entro la fine dell’anno, tra pochi mesi. Per il momento, esso si limiterà a collegare alcune delle banche dati esistenti e sarà accessibile ad autorità nazionali selezionate, ma i miei servizi intendono altresì condurre uno studio di fattibilità su come offrire un miglior supporto strutturale alle attività di cooperazione pratica; l’idea è quella di avere un’Agenzia europea di sostegno.

Non va dimenticato che il Fondo europeo per i rifugiati può offrire, attraverso azioni comunitarie, sostegno finanziario agli Stati membri per l’attuazione di progetti, in cooperazione con le Nazioni Unite, volti a migliorare la qualità dei regimi di asilo. Nel nuovo programma mondiale per il 2007 la questione viene menzionata specificamente.

La Commissione ha altresì proposto di modificare il Fondo europeo per i rifugiati proprio per offrire sostegno finanziario tempestivo a quegli Stati membri che sono soggetti a notevoli pressioni a causa dell’arrivo improvviso di migranti alle frontiere, alcuni dei quali necessitano di protezione internazionale. Inoltre, la nuova linea di bilancio “Azione preparatoria: Gestione delle migrazioni – Solidarietà in azione”, che è il nome del progetto, verrà utilizzata per assistere gli Stati membri che incontrano particolari difficoltà. Lo finanzieremo con un importo supplementare di circa 7 milioni di euro.

In conclusione, naturalmente, come ha detto il relatore poc’anzi, uno dei nostri principali obiettivi politici è tracciare una distinzione netta tra migranti per ragioni economiche, da un lato, e profughi veri e propri, dall’altro. In questo modo vi saranno politiche europee credibili per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi che soggiornano illegalmente, nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

 
  
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  Bernadette Vergnaud (PSE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Parlamento europeo si è sempre impegnato per l’istituzione di un regime comune di asilo entro il 2010. La relazione dell’onorevole Pirker, con cui mi congratulo per l’ottimo lavoro, ricorda che è necessario mantenere tale obiettivo.

Scopo della creazione di una politica comune di asilo dev’essere la protezione dell’individuo e non la riduzione o l’esternalizzazione delle domande di asilo. La politica europea deve fondarsi sull’obbligo di accogliere i richiedenti asilo e sul principio del non respingimento, in conformità della Convenzione di Ginevra. L’elaborazione di uno status uniforme, il miglioramento della qualità delle decisioni prese, le procedure uniche europee di compilazione e di esame, l’utilizzo in comune d’informazioni sui paesi d’origine e il miglioramento della cooperazione tra gli Stati membri permetteranno, spero, alle persone la cui situazione richiede protezione urgente di entrare nel territorio europeo in completa sicurezza e di vedere la propria domanda esaminata in modo adeguato.

Cionondimeno, la necessità di migliorare la cooperazione relativa alle informazioni sui paesi d’origine non deve limitarsi alla compilazione di un elenco generalizzato di paesi terzi, poiché l’affidabilità di tale elenco sarebbe dubbia. Occorre, al contrario, introdurre una valutazione caso per caso, sulla base dei diritti dell’individuo.

L’Europa deve altresì distribuire tra i diversi Stati membri gli oneri e le responsabilità della sua politica di asilo e d’immigrazione, aiutando i paesi che, come Malta, non sono più in grado di assorbire ulteriori flussi migratori.

Ho inoltre sottolineato con preoccupazione, in qualità di relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, la totale assenza della dimensione di genere nella comunicazione della Commissione europea. Gli aspetti relativi ai diritti delle donne nonché alla protezione dei minori vengono completamente ignorati. Lo stesso vale per i diritti degli omosessuali e dei transessuali. Ritengo inoltre che le persecuzioni basate sul genere, quali la violenza coniugale e domestica, le mutilazioni genitali femminili, gli abusi sessuali, i delitti d’onore, lo stupro, i matrimoni forzati e i reati derivanti dall’applicazione della sharia vadano considerati dal punto di vista giuridico ragioni sufficienti per la concessione dell’asilo. La Commissione deve stabilire criteri concreti per la concessione dell’asilo o di uno status umanitario speciale per le donne che subiscono simili violenze.

Ho altresì messo in luce la necessità di provvedere a una formazione specifica per le persone abilitate all’accoglienza dei richiedenti asilo, e soprattutto delle donne, dei bambini e degli anziani, e di predisporre centri di accoglienza adeguati a tali persone. Sono lieta che il relatore ne abbia preso nota, benché deplori che il suo testo dedichi soltanto un paragrafo alle questioni legate al genere, che a mio avviso hanno un’importanza fondamentale, soprattutto perché non possiamo più ignorare il fatto che la maggior parte dei centri di accoglienza non rispettano i diritti umani fondamentali dell’individuo. Comprendo tuttavia, dopo aver ascoltato il Commissario Frattini, che si tratta di una questione cui tiene molto, e perciò lo ringrazio e mantengo alte le aspettative.

 
  
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  Carlos Coelho, a nome del gruppo PPE-DE.(PT) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Pirker e dirgli – benché sia certo che l’onorevole Weber lo farà con maggior autorevolezza – che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei sosterrà senza dubbio la sua relazione, che mira a migliorare la cooperazione e il processo decisionale nella politica di asilo. Vorrei congratularmi per il suo intervento con il Commissario Frattini, cui devo dire che la questione rispecchia in larga misura i nostri problemi a livello decisionale.

In un’area senza frontiere, uno spazio di libera circolazione, l’asilo è forse l’esempio più lampante di un’area che necessita di armonizzazione tra gli Stati membri e della creazione di un sistema comune. La questione è che lavoriamo nella prospettiva del 2010 e, se tutto va secondo i piani, entro tale data dovremmo avere in funzione un regime comune in materia di asilo. Sono consapevole del fatto che si tratta di una tematica spinosa in cui si è adottata la strategia del minimo comune denominatore, della corsa al ribasso, che apre la strada alle differenze tra Stati membri e alla continuazione del cosiddetto “asylum shopping”.

Vorrei sollevare tre brevi questioni in ambiti a mio parere essenziali. Innanzi tutto reputo necessario creare una procedura unica per tutta l’Unione al fine di assicurare che le decisioni vengano prese rapidamente e che siano debitamente motivate ed eque. In secondo luogo, vorrei ribadire l’opinione espressa dal Commissario Frattini, secondo cui la qualità delle decisioni dipende dalla qualità delle informazioni. E’ pertanto necessario mettere a punto la miglior procedura possibile per quanto riguarda la raccolta e lo scambio d’informazioni. In conclusione, penso sia necessario rafforzare la cooperazione tra Stati membri, il che significa altresì affrontare la questione della solidarietà e della ripartizione degli oneri.

 
  
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  Claude Moraes, a nome del gruppo PSE.(EN) Signor Presidente, vorrei esprimermi a favore della relazione, perché negli ultimi mesi abbiamo assistito a un evidente calo del numero complessivo di richiedenti asilo che giungono all’Unione europea dai principali paesi interessati da questo fenomeno. Ora, però, tale numero è naturalmente in aumento, in parte per via dell’Iraq. Il numero di coloro che raggiungono l’Unione europea a causa dell’estrema indigenza – e che vediamo approdare a Malta, Lampedusa e così via – rappresenta un grave problema per quest’Assemblea e per l’Unione europea.

Per questo motivo, qualunque relazione volta a una migliore procedura e a una migliore politica comune in materia di asilo è la benvenuta. I compromessi cui siamo giunti in questa relazione sono graditi, come pure la cooperazione da parte del relatore, onorevole Pirker.

Che cosa tentiamo di ottenere in questa relazione? Ricollegandoci direttamente ai punti elencati dall’onorevole Pirker e all’intervento del Commissario Frattini, reputiamo importantissima la procedura unica. Prendere decisioni con una sola procedura per l’esame delle richieste di concessione dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria è molto importante. Una simile efficienza nelle decisioni in materia di asilo è fondamentale.

Crediamo inoltre che la qualità decisionale in materia di asilo sia molto bassa nell’Unione europea. E’ indispensabile aumentare la qualità di tali decisioni – e lo dico basandomi sulla mia esperienza di avvocato esperto di domande di asilo. Sappiamo che, per creare questa qualità decisionale in materia di asilo, occorrono sistemi aperti dotati d’informazioni che possano essere effettivamente esaminate: informazioni sofisticate che si possano mettere in relazione reciproca. Probabilmente non vogliamo che vi siano banche dati rivolte, per esempio, solo a funzionari, ma che possano essere esaminate da esperti esterni. Attualmente in molti Stati membri esiste questa qualità decisionale, la cui importanza è fondamentale.

Per quanto riguarda il ruolo della Commissione, vogliamo altresì che si lasci aperta la possibilità di un’Agenzia europea, perché desideriamo che la Commissione svolga un ruolo importante e disponga dei finanziamenti necessari. Non si può avere tutto; non si può volere la partecipazione della Commissione nella questione dell’asilo nell’Unione europea senza finanziarla e dotarla di risorse adeguate.

In conclusione, vi saranno divergenze tra i partiti in merito all’elenco comune di paesi sicuri, ma a mio avviso i compromessi che abbiamo cercato di creare meritano il sostegno all’Assemblea. Per quanto concerne il regolamento Dublino II, siamo consapevoli delle imperfezioni nella ripartizione degli oneri, il che rappresenta un problema cruciale in questa relazione e nella questione dell’asilo nell’Unione europea. Dobbiamo sforzarci di dare una realizzazione pratica al regolamento Dublino II e alla distribuzione degli oneri. Se la presente relazione può farci avanzare sulla strada di un migliore regime comune in materia di asilo, è degna del sostegno dell’Assemblea, e il gruppo socialista al Parlamento europeo la sosterrà appieno.

 
  
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  Mario Borghezio, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo lodevole l’intento del relatore, che ha elaborato un’ottima relazione finalizzata a razionalizzare e a rendere più efficienti le pratiche di asilo.

Tuttavia, si deve ancora lavorare in questa direzione, anche per correggere l’interpretazione giuridica e pratica di questo istituto che, proprio per essere così importante dal punto di vista umanitario, non deve essere oggetto di abusi né essere confuso con altri ambiti e con altre preoccupazioni, come quella dell’immigrazione per ragioni economiche, che non hanno niente a che vedere con il principio sacrosanto del diritto di asilo.

Inoltre, non si può nemmeno ammettere, per ragioni di civiltà, che un istituto di questa importanza venga utilizzato dalle organizzazioni criminali, come ha dimostrato recentemente l’importantissima riuscita di un’inchiesta svolta dalle nostre forze dell’ordine in Italia, che ha stroncato una connexion enormemente pericolosa la quale svolgeva attività nei più vari settori criminali e utilizzava proprio lo strumento delle pratiche di asilo per reclutare il personale operativo nel crimine. Sono certo che la Commissione ha a cuore queste preoccupazioni che noi non ci dobbiamo stancare di sottolineare, proprio a tutela di questo istituto così importante.

Segnalo inoltre la necessità di creare aree di raccolta dei richiedenti asilo nei paesi terzi sicuri fuori dall’Unione europea, visto che mentre “Dum Bruxelles o Strasburgo consulitur, Saguntum expugnatur”, nel senso che continuano gli sbarchi, continua l’assalto delle organizzazioni criminali e continua soprattutto questo dramma del traffico di carne umana, con le conseguenze che tutti vediamo.

E’ inoltre necessaria la massima allerta per evitare di concedere l’asilo a membri di organizzazioni islamiste fondamentaliste. Questo avviene realmente e spesso in questo modo si amplia la nebulosa di Al-Qaida e la sua presenza in Europa.

Non condivido invece l’indicazione di affidare più ampie competenze in materia di asilo alla Corte di giustizia, sottraendole di fatto alla giurisdizione degli Stati membri. In particolare, invito il Consiglio a restituire alla Corte di giustizia tutte le sue competenze pregiudiziali.

 
  
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  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signor Presidente, non ho ben capito come siamo passati dal tema della necessità di livelli di protezione elevati ad Al-Qaeda; tenterò di concentrarmi sulla relazione, e non su ciò che essa non contiene.

Il mio gruppo vorrebbe altresì ringraziare il relatore dell’impegno profuso per la relazione, benché, riguardo ad alcuni emendamenti, penso che tutti noi abbiamo avvertito qualche scricchiolio mentre avanzavamo verso l’accordo.

Come si è già detto, la relazione investe numerose questioni importanti: gli standard elevati che auspichiamo, l’importanza primaria della protezione, il tema del miglioramento della qualità del processo decisionale, l’accessibilità a informazioni attendibili sui paesi d’origine per tutte le persone coinvolte nel processo, un’adeguata formazione del personale, l’uso della Quality Initiative (recentemente impiegata nel Regno Unito, che senza dubbio necessitava di assistenza) e la partecipazione dell’UNHCR. Sono tutti elementi necessari, perché chi prende decisioni si pronuncia su ciò che è questione di vita o di morte per molte delle persone che si presentano.

Accogliamo con favore il riconoscimento della necessità di un’unica procedura in tutti gli Stati membri e reputiamo molto interessante che questa settimana si parli di una revisione del ruolo della Corte di giustizia. Potrebbe essere un buon momento per sottoporre la questione all’attenzione del Consiglio.

Inoltre attendiamo con ansia la discussione su Dublino II, anche se al riguardo il nostro gruppo sosterrà l’emendamento n. 17. Concordiamo sul fatto che alla Commissione mancano le risorse sufficienti per controllare efficacemente l’attuazione e la qualità della politica comune in materia di asilo. Ci auguriamo che i gruppi politici riprendano in considerazione questo messaggio quando esamineranno il bilancio e le decisioni in tale ambito.

Sappiamo che vi sono divergenze in merito all’Agenzia europea di sostegno, ma, al pari dei socialisti, accoglieremmo con favore l’opportunità di sentire quali sono le intenzioni della Commissione al riguardo al fine di valutare se vogliamo portare avanti la proposta.

Non abbiamo presentato alcun emendamento alla relazione, ma sosterremo gli emendamenti costruttivi in merito alla questione dei paesi terzi sicuri. Tuttavia non possiamo assolutamente accordare il nostro sostegno ad alcuni emendamenti.

 
  
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  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi 20 giugno è la Giornata dei rifugiati, per cui questo dibattito calza proprio a pennello.

Tuttavia, nel nostro dibattito c’è una grande ipocrisia, in quanto solo due giorni fa questo Parlamento ha deciso di cassare tra le urgenze la questione dei profughi iracheni. Si tratta di una questione importantissima, visto che stiamo parlando di oltre quattro milioni di persone che stanno fuggendo da una guerra infame e illegale. Noi dovremmo invece discutere di questo fatto e della difficoltà dell’Unione europea di accogliere questi profughi, la maggior parte dei quali viene accolta fuori dall’Unione europea, e pensare a come spesso vengono accolti i profughi nel nostro territorio. Una delegazione del Parlamento europeo si è recentemente recata a Samo e ha potuto constatare che dentro il centro di permanenza temporanea di quell’isola – un posto terrificante – vi erano richiedenti asilo iracheni, palestinesi, libanesi e afghani, tutte persone provenienti da zone di guerra.

Credo quindi che noi dovremmo interrogarci a lungo sulla necessità di garantire il rispetto del diritto d’asilo, evitando quello che purtroppo è spesso avvenuto in Europa in questi anni, vale a dire le espulsioni collettive e la mancata garanzia del diritto al non respingimento. Troppe volte abbiamo assistito a un caso emblematico, e cioè al fatto che in questi ultimi anni è cresciuta la pressione migratoria e in Europa sono diminuiti i riconoscimenti dell’asilo. Credo che questo sia indicativo di un problema che abbiamo nell’Unione europea.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM.(NL) Signor Presidente, non potrei essere più d’accordo con il piano d’emergenza a 10 punti dell’onorevole Pirker, con il quale mi congratulo vivamente. La settimana scorsa siamo stati di nuovo sconvolti dalla notizia dell’annegamento di persone che tentavano di raggiungere l’Europa. Undici persone sono annegate nei pressi di Lampedusa. Oggi il quotidiano olandese Trouw riporta il racconto straziante dei profughi somali che hanno tentato di raggiungere lo Yemen in condizioni disumane.

Dobbiamo pertanto tentare di istituire una procedura di asilo migliore e nel contempo adottare con urgenza misure per distinguere coloro che richiedono l’asilo dagli immigrati illegali.

Benché possa sembrare un’ottima idea, ottenere una migliore politica di asilo mediante la cooperazione pratica è irrealistico. La cooperazione pratica non basta. Occorre anche la volontà politica di compiere i passi necessari. Leggendo sui giornali olandesi dell’incontro dei ministri della Giustizia svoltosi a Lussemburgo martedì della settimana scorsa, ho l’impressione che tale volontà politica manchi, perché le questioni di cui si continua a discutere sono l’effettivo impiego di persone e di risorse.

Se non riusciamo a concordare sull’utilizzo comune di FRONTEX, una politica comune di accoglienza dei rifugiati dall’Iraq, ad esempio, è improbabile. Senza una posizione comune in materia di sicurezza dei paesi terzi, non si possono compilare relazioni ufficiali europee, il che, in fin dei conti, è una condizione preliminare per portare avanti una politica di asilo armonizzata.

Prevedo grossi problemi intorno all’attuazione del progetto di compilazione di un elenco di paesi d’origine sicuri. Quali fonti sono attendibili? Si possono rendere pubbliche le fonti d’informazione da paesi che non sono sicuri? Dopo tutto è molto pericoloso raccogliere prove contro regimi in mano a una dittatura.

Si tratta però di un’arma a doppio taglio. Un elenco di paesi sicuri comprende paesi con cui possiamo creare rapporti commerciali, ma se un paese non figura sull’elenco dei paesi sicuri, i profughi devono essere accolti. E’ dunque necessario sospendere le relazioni commerciali con i paesi non sicuri al fine di promuovere i diritti umani. E a questo proposito sorgono gravi problemi. E’ improbabile che le ex colonie francesi o britanniche attualmente sotto il controllo di regimi brutali vengano escluse dai rapporti con l’Unione europea. Vorrei sentire dal Commissario Frattini come eviterà il problema.

Una politica armonizzata in materia di asilo, inoltre, trae vantaggio dalla chiarezza. L’onorevole Catania ha presentato un emendamento in cui si esprime a favore di centri di accoglienza aperti per i richiedenti asilo e per altri immigrati. Nel mio paese i richiedenti asilo alloggiano in centri di accoglienza aperti. Gli immigrati illegali vengono portati in centri chiusi, e per buone ragioni. Mi pare incauto istituire campi di accoglienza aperti alle frontiere esterne dell’Unione. Il sostegno alla politica di asilo è destinato a scemare se si può circolare liberamente senza documenti validi. Se l’Unione europea intende formulare una politica di asilo benevola ed equa, dev’esserci la volontà politica di sostenerla. Mi rivolgo a Consiglio e Commissione affinché mostrino tale volontà, nel tentativo di evitare che vi siano altre vittime.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). – (SK) Innanzi tutto vorrei ringraziare anch’io il relatore per il suo lavoro su questo argomento drammatico. Accolgo con favore il rafforzamento della cooperazione pratica tra Stati membri, dal momento che serve solidarietà per occuparsi dei problemi che gli Stati membri privi di frontiere interne non possono affrontare con efficacia.

Concordo con il relatore circa il fatto che la decisione di concedere lo status di rifugiato vada presa in modo più rapido, equo e prevedibile, il che è di per sé l’obiettivo ultimo dell’introduzione di un regime europeo comune in materia di asilo. In qualità di relatrice per parere sulla strategia comunitaria riguardo ai diritti dell’infanzia, e specificamente sulla situazione dei bambini nei paesi in via di sviluppo, mi occupo delle questioni relative ai figli dei rifugiati, ai figli degli immigrati apolidi e ai bambini sfollati.

Molti figli di rifugiati e bambini richiedenti asilo vengono trattati come se fossero adulti, il che causa loro un trauma permanente. I bambini soffrono nei campi profughi, dove spessissimo sono vittime di abbandono, violenza, abusi, intolleranza e tutela giuridica inadeguata. Gli immigrati, i rifugiati e i bambini sfollati rappresentano il 5 per cento del totale dei richiedenti asilo. Questo suggerisce che, al loro arrivo nel paese, a tali bambini vadano assegnati legali qualificati in grado di rappresentare al meglio i loro interessi.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Pirker per l’ottima relazione, e sono lieto di sentire che la Commissione sostiene l’appello del mio paese, Malta, per una più equa ripartizione delle responsabilità, anche per quanto concerne il regolamento di Dublino. In effetti, un’eventuale revisione di tale regolamento deve senza dubbio tenere conto degli effetti indesiderati delle norme attuali, a causa dei quali paesi come il mio sono costretti ad assumersi una responsabilità troppo grande solo perché sono Stati membri di frontiera.

Per ripartire più equamente le responsabilità dobbiamo fare in modo che alla solidarietà si dia davvero importanza. Va detto che finora, nell’elaborazione delle politiche comunitarie, “solidarietà” ha sempre significato “concessione di assistenza finanziaria”. Ora questo non basta più. Dobbiamo andare oltre. Solidarietà deve voler dire qualcosa di più che non rispondere ai problemi con il denaro, limitandosi a firmare un assegno. Deve significare anche condividere un onere, una responsabilità. Deve significare anche aprire le nostre frontiere per condividere con gli Stati membri limitrofi la responsabilità di trattare con chi richiede asilo e con coloro che si recano, spesso in spregio del pericolo, ma ahimè illegalmente, in territorio comunitario. Perciò, per quanto riguarda la revisione del regolamento di Dublino, concordo con la relazione sul fatto che occorre una ripartizione più equa degli oneri.

In conclusione, un problema di tempi: discutiamo dell’istituzione di un regime comune in materia di asilo entro il 2010, ma sappiamo tutti che tale regime non serve nel 2010, ma è urgentemente necessario oggi. Dobbiamo quindi domandarci quante vite saranno spezzate prima del 2010 e quante disgrazie dovranno accadere prima che gli Stati membri superino il proprio egoismo nazionale e capiscano.

 
  
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  Inger Segelström (PSE).(SV) Signor Presidente, Commissario Frattini, innanzi tutto vorrei ringraziare l’onorevole Pirker per la sua relazione costruttiva. In seguito alle discussioni in seno alla commissione, la sensazione è quella di poterle accordare il nostro sostegno.

La politica di asilo è un settore in cui i cittadini comunitari si aspettano un’azione congiunta da parte nostra, vista la natura transfrontaliera del problema in questione. In plenaria e in seno alla commissione abbiamo spesso discusso dell’attuale situazione nel Mediterraneo, per la quale noi, deputati al Parlamento europeo, non siamo ancora riusciti a trovare una soluzione. E’ scandaloso che ancora oggi si muoia ogni giorno nel Mediterraneo. Vi sono sia immigrati che richiedenti asilo nel mio gruppo.

Dallo scoppio della guerra in Iraq il mio paese, la Svezia, ha accolto più profughi – circa 10 000 – di qualsiasi altro paese nell’intera Unione, e non siamo neppure uno dei paesi comunitari più estesi. Come ha detto l’onorevole Pirker, dobbiamo condividere quest’onere. A mio avviso, dunque, non possiamo limitarci a pronunciare dichiarazioni e promesse che poi non manteniamo. Dobbiamo invece, come propone la relazione, non solo accelerare le procedure di esame dei casi e fare cospicui investimenti nello scambio e nella raccolta delle informazioni, ma anche avere il coraggio di dire che crediamo nella futura apertura dell’Europa. Si deve porre fine al traffico di esseri umani. Si deve porre fine al traffico di donne e bambini avviati alla prostituzione e all’industria del sesso. Non deve più essere possibile fornire all’Unione manodopera a basso costo ogniqualvolta i datori di lavoro lo richiedano, per poi rimandare a casa i lavoratori una volta completati i lavori in questione. Si tratta di questioni difficili, ma abbiamo l’obbligo di risolvere i problemi se davvero intendiamo introdurre una procedura comune in materia di asilo nel 2010.

Secondo me – che vengo dalla Svezia, che è sempre stata generosa nell’accoglienza ai profughi – è ancora assolutamente indispensabile parlare di un elenco di paesi terzi, ma il caso di ciascun rifugiato dev’essere sempre esaminato singolarmente. In caso contrario molti profughi continueranno a subire discriminazioni perché appartengono a una minoranza o per via del genere, delle origini culturali o dell’orientamento sessuale o perché fuggono da una guerra in cui magari appartenevano alla parte che non vincerà.

Mi auguro che la relazione faccia in modo che compiamo un altro passo avanti e che tutti i paesi dell’Unione e i deputati al Parlamento europeo si assumano la responsabilità non solo di risolvere questi problemi urgenti, ma anche di trovare soluzioni durature.

 
  
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  Manfred Weber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il diritto all’asilo è universale, ed è per questo motivo che occorre una risposta europea – che, in certa misura, abbiamo già dato. Le proposte della Commissione sono ottime, e vorrei che si mettesse ufficialmente agli atti che possiamo essere molto orgogliosi del nostro Commissario per la giustizia e agli affari interni, che sta facendo un ottimo lavoro. Le proposte presentate dal nostro relatore, onorevole Pirker, sono eccellenti. Chiunque riesca a ottenere sostegno da tutti i gruppi in una questione tanto difficile ha chiaramente svolto un ottimo lavoro, e per questo vorrei ringraziare il relatore.

Benché nessuno dei suoi rappresentanti sia presente, vorrei ringraziare il Consiglio. Quel che è accaduto stasera non sarebbe stato possibile e non avremmo potuto prendere tutte queste decisioni se la Presidenza tedesca del Consiglio non si fosse attivata a tal fine negli ultimi mesi.

Pertanto vorrei dire solo “grazie”. A giudicare dall’ora tarda, i deputati che si occupano di politica interna sono i più operosi: siamo ancora al lavoro. Perciò vorrei ringraziare di cuore, astenendomi dall’utilizzare tutto il tempo a mia disposizione, in modo che possiamo andare a casa prima.

 
  
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  Barbara Kudrycka (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, è molto importante, per quanto concerne la cooperazione e il miglioramento della qualità dei processi decisionali nel quadro del regime comune in materia di asilo, rendere più flessibile l’uso del Fondo europeo per i rifugiati. Il relatore, che vorrei ringraziare per l’ottimo lavoro svolto, fa riferimento a tale problema in molte delle questioni sollevate.

L’anno scorso abbiamo completato i lavori per la base giuridica della prossima versione del Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2008-2013. Già all’epoca abbiamo sostenuto le proposte supplementari presentate dalla Commissione nel corso dei lavori. La Commissione ha suggerito di modificare gli attuali principi di funzionamento del Fondo, indirizzandone maggiormente le attività verso settori quali l’armonizzazione della cooperazione pratica tra Stati membri, l’assistenza in caso di pressioni derivanti da un flusso migratorio di particolare consistenza, nonché la migrazione all’interno dell’Unione e i programmi di protezione regionale nei paesi terzi.

Questo ha comportato l’aumento della spesa per le azioni comunitarie dal 7 al 10 per cento, una maggiore flessibilità delle procedure per la concessione di aiuti finanziari a paesi sottoposti a cospicui flussi improvvisi di richiedenti asilo nonché l’assegnazione di somme specifiche nella catena di distribuzione. Tali somme variano da 3 000 a 5 000 euro a persona per i trasferimenti all’interno dell’Unione e nel quadro dei programmi di protezione regionale. Incentivi finanziari speciali sono stati introdotti per prestare aiuto alle persone particolarmente colpite, ossia i bambini, le persone che necessitano di assistenza medica e le donne.

Pertanto, Commissione e Stati membri devono fare un uso efficace del Fondo. Siamo in attesa di orientamenti, piani d’azione e risultati specifici in relazione all’impiego del Fondo europeo per i rifugiati, che migliorerà in modo significativo le condizioni dei rifugiati in Europa. Vorrei ringraziare ancora una volta il relatore per l’ottimo lavoro svolto.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

 
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