Presidente. – Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo, interrotta mercoledì, 27 giugno 2007.
2. Dichiarazioni della Presidenza
Presidente. – Onorevoli colleghi, i presidenti dei gruppi politici mi hanno chiesto di rilasciare una dichiarazione sul terrorismo.
Alcuni giorni fa, il 29 e il 30 giugno, Londra e Glasgow sono state colpite da nuovi attentati terroristici, tre anni dopo le bombe di Madrid che l’11 marzo 2004 provocarono 192 vittime, e due anni dopo le bombe che proprio a Londra, il 7 luglio 2005, causarono 56 morti e più di 700 feriti.
Alcuni giorni dopo, il 2 luglio, un attentato suicida ha seminato altre vittime nello Yemen: sette turisti spagnoli e due yemeniti sono stati uccisi, e altre otto persone sono rimaste ferite. A quanto sembra, la rete terroristica di Al-Qaeda è coinvolta in questi attentati, e rappresenta quindi una minaccia per noi tutti.
Il terrorismo rappresenta un immediato pericolo per la libertà, i diritti umani e la democrazia; la sua cieca violenza sta cercando di distruggere i valori che ci uniscono, nell’Unione europea e nei nostri Stati membri.
Quali che siano i responsabili e i luoghi scelti per gli attentati, il terrorismo è un crimine cui dobbiamo rispondere con determinazione e solidarietà.
L’Unione europea deve fare fronte comune con la comunità internazionale delle nazioni per lottare contro ogni forma di terrorismo.
Oggi il Parlamento europeo discuterà la relazione della collega Jeanine Hennis-Plasschaert sulla proposta di direttiva che la Commissione ha presentato lo scorso anno, per chiedere agli Stati membri di individuare le infrastrutture critiche in settori come l’energia, la sanità, le comunicazioni e i trasporti e proteggerli da attentati terroristici.
In tal modo sarà possibile adottare misure di sicurezza di lungo periodo, nell’eventualità di attentati terroristici. Questa strategia proposta a livello europeo rappresenta un tangibile contributo alla lotta contro il terrorismo.
Dobbiamo adottare tutte le misure necessarie per opporci al terrorismo, ispirandoci ai principi dello Stato di diritto. La lotta contro il terrorismo non può prescindere dai valori che stiamo cercando di difendere!
Il Parlamento europeo esprime la propria solidarietà e il proprio sostegno alle vittime del terrorismo e alle loro famiglie – a coloro che negli attentati hanno perso la vita, ma anche a coloro che continuano a subirne le conseguenze psicologiche e fisiche.
Consentitemi di concludere il mio intervento citando il nuovo Primo Ministro del Regno Unito, Gordon Brown: “Non ci faremo piegare, non cederemo alle intimidazioni”.
E adesso restiamo in silenzio per ricordare le vittime degli attentati.
(Il Parlamento, in piedi, osserva un minuto di silenzio.)
3. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
4. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
5. Composizione delle commissioni: vedasi processo verbale
6. Firma di atti adottati in codecisione: vedasi processo verbale
7. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
8. Interrogazioni orali e dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale
9. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale
10. Dichiarazioni scritte (articolo 116): vedasi processo verbale
11. Petizioni: vedasi processo verbale
12. Calendario 2008
13. Ordine dei lavori
Presidente. – Il progetto definitivo di ordine del giorno per questa tornata, fissato dalla Conferenza dei presidenti, ai sensi degli articoli 130 e 131 del Regolamento, nella riunione di giovedì 5 luglio 2007, è stato distribuito. Sono state presentate le seguenti proposte di modifica:
Per quanto riguarda lunedì e martedì
Nessuna proposta di modifica.
Per quanto riguarda mercoledì
Il gruppo socialista, il gruppo liberale e il gruppo della Sinistra unitaria europea propongono di rinviare la relazione dell’onorevole Markov sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali alla commissione competente ai sensi dell’articolo 168.
Brian Simpson (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei intervenire a favore del rinvio di questa relazione in commissione. In seno alla commissione parlamentare si nutrivano gravi preoccupazioni quando si è votato per respingere questa proposta, e certamente i gruppi interessati avevano buoni motivi per farlo, ma una delle conseguenze è stata che anche molti punti relativi alla sicurezza stradale sono stati respinti. Invece di seguire l’intera procedura nel corso di questa seduta plenaria, il mio gruppo e io riteniamo che oggi sarebbe meglio rinviare la relazione Markov in commissione, toglierla dall’ordine del giorno e ricominciare dall’inizio con le discussioni tra i gruppi nella speranza di poter giungere a una soluzione adeguata.
(Il Parlamento manifesta il suo assenso)
Per quanto riguarda giovedì
Nessuna proposta di modifica.
(L’ordine dei lavori è così fissato)
⁂
Martin Schulz (PSE). – (DE) Signor Presidente, imploro la sua indulgenza perché non so ai sensi di quale articolo del Regolamento sto parlando. Ma sono certo che, nella sua infinita saggezza, lei troverà quello giusto.
Molti dibattiti della nostra Assemblea sono dedicati alla definizione del calendario delle sedute parlamentari. E’ assolutamente necessario garantire il coordinamento tra i gruppi politici. La scadenza per presentare gli emendamenti è prevista per le 10.00 di domattina. A nome del nostro gruppo, e con il consenso dei presidenti e dei colleghi di altri gruppi, propongo di spostare la scadenza alle 18.00 di domani; così avremo più tempo per risolvere alcuni problemi piuttosto gravi, anche di natura organizzativa.
Presidente. – La ringrazio. Un gran numero di presidenti e rappresentanti dei gruppi sta facendo cenni di assenso per manifestare il proprio accordo sulla proposta. Presumo quindi che non vi siano obiezioni: la scadenza viene spostata alle 18.00 di domani.
14. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
Presidente. – Ai sensi dell’articolo 144 del Regolamento, l’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Ovidiu Victor Ganţ (PPE-DE). – Preşedinţia germană a Uniunii Europene a început sub auspicii excelente pentru România, ţara noastră devenind membru la 1 ianuarie 2007. Acest moment istoric a fost validat în unanimitate în Parlamentul României odată cu Tratatul constituţional european.
Din păcate, acesta nu a fost adoptat, noi negocieri fiind iniţiate. În aceste condiţii politice apreciez în mod deosebit eforturile Germaniei şi ale doamnei cancelar Merkel în realizarea unui consens. Germania şi Franţa au pus împreună bazele Uniunii Europene, trecând peste resentimente seculare. De aici hotărârea şi perseverenţa cu care preşedinţia germană a căutat consensul.
Presidente. – La ringrazio. Non è necessario tradurre l’espressione pacta sunt servanda perché tutti ne conoscono il significato.
Árpád Duka-Zólyomi (PPE-DE). – (SK) Prima dell’adesione all’Unione europea, la Slovacchia era riuscita a soddisfare piuttosto bene i criteri di Copenaghen, tra cui quelli sui diritti delle minoranze etniche.
Da quando il governo Fico è entrato in carica, tuttavia, la situazione è diventata assai incerta. E’ sempre più evidente che il governo sta gradualmente contestando e smantellando i diritti che le minoranze hanno conquistato a caro prezzo. Una delle prime promesse del governo fu che la situazione relativa ai diritti delle minoranze non sarebbe mutata in alcun modo. Come esempio potremmo ricordare il recente attacco verbale sferrato dal ministero della Cultura, che ha accusato un quotidiano in lingua ungherese pubblicato in Slovacchia di aver violato la legge per aver utilizzato toponimi ungheresi.
Queste accuse e le argomentazioni usate per giustificarle sono del tutto assurde, giacché il diritto di utilizzare la propria lingua madre nella toponomastica è garantito da accordi internazionali e richiesto dalla grammatica di ogni lingua, ungherese compreso. Il problema principale sta nel fatto che l’attuale legislazione linguistica contravviene agli accordi internazionali che sono stati ratificati dalla Repubblica slovacca. Vi è anche una certa riluttanza a garantire il rispetto degli obblighi assunti dalla Slovacchia in base alla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. E’ sconcertante che, ancora una volta, il governo Fico abbia deciso di riattizzare le tensioni tra la Slovacchia e l’Ungheria in merito a una questione su cui, negli ultimi anni, era scesa una relativa calma.
Presidente. – Vorrei ricordare all’Assemblea che a ogni intervento di un minuto è concesso un minuto.
Lasse Lehtinen (PSE). – (FI) Signor Presidente, la Commissione ha promesso di pubblicare il 10 luglio un Libro bianco sullo sport. Le organizzazioni che si occupano di sport e attività fisiche in tutta Europa vorrebbero attribuire allo sport uno status speciale, affinché le norme dell’Unione sulla concorrenza e sul mercato interno non mettano a repentaglio la sua importanza sociale.
L’attività dilettantistica nello sport non deve soffrire solo perché gli sportivi di successo sono professionisti e vengono gestiti come un’attività economica. Soprattutto i paesi nordici vantano una lunga tradizione di lavoro volontario; il modello europeo, in cui spesso le organizzazioni di volontariato e la Chiesa gestiscono attività sportive, si è dimostrato ugualmente efficiente e si ispira agli stessi valori.
La Commissione e il Parlamento europeo devono applicare leggi che consentano allo sport di decidere autonomamente su molti problemi.
(Applausi)
Alexandru-Ioan Morţun (ALDE). – România a luat notă de adoptarea de către Adunarea Parlamentară a Consiliului Europei a raportului Dick Marty referitor la presupuse centre de detenţie. Regretăm că raportorul, în pofida invitaţiilor repetate de a se documenta la faţa locului, a preferat discuţiilor directe cu autorităţile române realizarea raportului în baza unor surse nenominalizate, a căror veridicitate nu a fost până acum probată.
Deoarece tema va fi reluată în curând în Comisia LIBE a Parlamentului European, România, într-un spirit de totală deschidere şi cooperare, doreşte să-i fie aduse la cunoştinţă probele care au stat la baza formulării unor acuzaţii atât de grave.
Solicităm acest lucru şi pentru a vedea dacă nu au existat şi alte informaţii rămase eventual neinvestigate la nivel naţional.
În plus, revenim asupra necesităţii ca domnul Dick Marty să dea curs invitaţiei de a se deplasa în România pentru avea discuţii directe cu autorităţile, pentru a fi confruntat nemijlocit cu rezultatele anchetei naţionale efectuate.
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, negli ultimi mesi il presidente del gruppo PSE ha ripetutamente attaccato la Polonia e il suo governo. Nonostante egli abbia più volte dichiarato di voler combattere la xenofobia in Europa, si è comportato con arroganza e ha mosso accuse infondate nei confronti del mio paese. Simili attacchi non sono emersi nel corso di una discussione ragionevole, ma dimostrano semplicemente l’odio e il pregiudizio di cui sono vittima la Polonia e i suoi leader.
Mi rivolgo a lei, signor Presidente, affinché impedisca all’onorevole Schulz di abusare delle Istituzioni europee per alimentare l’inimicizia tra gli Stati membri. L’intolleranza dimostrata dall’onorevole Schulz per le nazioni che cercano di promuovere i propri interessi viola il codice etico che ogni deputato europeo dovrebbe osservare.
Presidente. – Lei si è rivolto a me nella mia veste di Presidente, e io credo che le sue affermazioni siano prive di fondamento. C’è stata una disputa di carattere politico, non priva di motivazioni, come il presidente del gruppo ha avuto modo di spiegare. Non vedo quindi alcun motivo per intervenire nel modo da lei richiesto.
Milan Horáček (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, nel suo nuovo rapporto di valutazione la Commissione ha attribuito alla Romania e alla Bulgaria il giudizio “insoddisfacente” per quanto riguarda la lotta contro la corruzione. Contemporaneamente, ha deciso di non applicare le clausole di salvaguardia; per di più, i Commissari hanno notevolmente annacquato i rapporti che originariamente contenevano critiche severissime contro il deficit nei settori della giustizia e dei procedimenti penali, e hanno cancellato molti passaggi che deploravano le evidenti carenze che tuttora sussistono rispetto agli standard dell’Unione europea.
Allo stesso tempo, i risultati della lotta contro la criminalità sono assai scarsi. Destano grave preoccupazione gli omicidi su commissione, e in particolare gli assassini di politici locali commessi a partire da gennaio. Fino a oggi, nessuno è stato accusato né condannato per tali reati.
Questo ricorso al guanto di velluto è dannoso non solo per il Parlamento, che aveva fatto delle clausole di salvaguardia un prerequisito per l’adesione di entrambi i paesi, ma anche per l’integrità dell’intera Unione europea, ed è quindi inaccettabile.
Willy Meyer Pleite (GUE/NGL). – (ES) Signor Presidente, vorrei che le mie parole fossero un campanello d’allarme per il Parlamento e per le Istituzioni europee, in merito agli incidenti sul lavoro che si verificano nell’Unione europea.
In questo momento la Spagna occupa la prima posizione per il numero di incidenti sul lavoro, registrando il 20 per cento di tutti gli incidenti riscontrati nell’UE. La situazione è molto grave: soltanto nel mio paese, si contano 7 600 incidenti ogni 100 000 lavoratori dipendenti. Questa cifra dimostra quanto sia necessario invertire la rotta della nostra crescita economica, una crescita incontrollata che non tiene conto della qualità del lavoro.
In Spagna, in media, ogni settimana muoiono tre lavoratori a causa di incidenti sul posto di lavoro. La settimana scorsa, due persone sono morte mentre smontavano il palco utilizzato dai Rolling Stones per il loro concerto allo stadio Vicente Calderón di Madrid. Altri quattro lavoratori sono morti a Carboneras (Almería). Sono cifre che dimostrano la necessità di un cambiamento radicale per garantire la qualità dell’occupazione e porre fine agli incidenti sul lavoro e al lavoro precario.
Thomas Wise (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, recentemente il governo belga ha approvato una legge che impone ai supermercati l’obbligo di far pagare le borse di plastica ai consumatori. Vorrei lodare quest’iniziativa, che rappresenta un passo avanti sulla strada della protezione ambientale. Una legge simile è stata approvata in Irlanda alcuni anni fa e ha registrato un grande successo, riducendo l’uso di questo tipo di borse anche del 90 per cento. Si dimostra così che gli Stati membri sanno risolvere benissimo i propri problemi quando possono gestire la vita del proprio paese in piena autonomia senza interferenze da parte dell’Unione europea. Noto però che il supermercato ubicato nel seminterrato del Parlamento a Bruxelles non fa pagare le borse di plastica. Ho scritto al direttore del supermercato chiedendo il motivo della mancata applicazione di questa legge nel suo negozio. Ma forse abbiamo qui un altro esempio di una legge che viene applicata ai comuni mortali ma ignorata per pochi privilegiati.
Presidente. – Onorevole Wise, mi consenta di dire che lei ha appena offerto un contributo all’europeizzazione della soluzione di questo problema. La ringrazio.
Десислав Чуколов (ITS). – Уважаеми г-н председател, уважаеми колеги, вземам думата сега, за да фокусирам вниманието ви върху огромния скандал, случващ се в България през последните няколко седмици.
Уволнен служител на Националната служба за охрана изнася факти, че български политици са следени от тази служба, като тази служба се води на пряко подчинение на президента на Република България Георги Първанов.
Преди време, г-н Pöttering, Вие приехте Първанов, въпреки изричното предупреждение на колегата ми Димитър Стоянов, че се срещате с агент на бившата Държавна сигурност. Сега се оказва, че този агент на Държавна сигурност и неговият приятел, вътрешният министър на Република България, Румен Петков, следят и подслушват български политици.
Аз като представител на най-силно изразената опозиционна партия у нас, „Атака“, изказвам възмущението си по този повод - следенето и подслушването на председателя на „Атака“ - г-н Волен Сидеров. Това не са голи твърдения. Това са факти, изнесени от подполковник Николай Марков - бивш служител на НСО. Ние от „Атака“ настояваме за изясняване на всеки детайл от този грозен случай и затова изискахме изслушването на всички страни в българския парламент. Управляващите у нас отново отказаха това, което идва да потвърди отново тяхната замесеност в този случай.
Накрая г-н президент, искам да Ви призова като ръководител на тази уважавана институция, каквато е Европейският парламент, да използвате влиянието и авторитета си пред властите в България, за да се сложи край на тези незаконни и недемократични действия.
Presidente. – I servizi del Parlamento esamineranno la questione che lei ha sollevato, e sono certo che mi offriranno la loro consulenza in materia.
Sergej Kozlík (NI). – (SK) Un anno fa la richiesta della Lituania di aderire alla zona dell’euro è stata respinta, benché questo paese avesse rispettato i criteri di Maastricht in misura assai maggiore e con notevole anticipo rispetto a gran parte dei membri della zona dell’euro. L’unico punto negativo stava nel fatto che il parametro dell’inflazione era stato superato di un decimo di punto percentuale; questo è bastato per negare alla Lituania l’accesso alla zona dell’euro, provocando una grave crisi nella politica interna lituana.
L’anno prossimo verrà valutata la richiesta della Slovacchia di aderire alla zona dell’euro. Attualmente, la Slovacchia è vicina a soddisfare i criteri di convergenza, ma girano voci secondo le quali la Banca centrale europea e la Commissione riterrebbero necessario garantire che i criteri vengano soddisfatti in modo sostenibile. Non ci sarebbe alcun problema, se questa “norma flessibile” venisse applicata indistintamente a tutti gli Stati membri della zona dell’euro. Un simile approccio ci spinge a interrogarci sulla sincerità del desiderio di estendere la zona dell’euro ai paesi dell’Europa orientale.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, l’iniziativa della Presidenza tedesca di registrare il mandato negoziale per il Trattato di riforma sul cambiamento climatico è stata più che opportuna.
L’ambiente ha bisogno di una dimensione orizzontale, e dovremmo salvaguardare la logica orizzontale della politica ambientale nel Trattato di riforma, poiché la politica ambientale non è altro che un complesso di singole politiche; non è un’unica politica, ma un complesso di politiche diverse.
Credo inoltre che la diplomazia ambientale dell’Unione europea debba acquistare maggiore coesione rispetto al mondo esterno; se vogliamo ottenere risultati su scala globale, è anche necessario associare la diplomazia ambientale alla politica estera e di sicurezza comune, al commercio internazionale e alla politica di sviluppo europea. Infatti l’ambiente non ha confini: è un bene pubblico e, in quanto tale, dobbiamo proteggerlo attraverso associazioni internazionali.
Maria Matsouka (PSE). – (EL) Signor Presidente, ritengo mio dovere informarvi sulla tragica situazione prodottasi in seguito ai licenziamenti effettuati nella ditta Dipasmata Drapetsonas.
I primi 380 lavoratori sono stati licenziati nel 1999. Nel 2003, la commissione per le petizioni ha deciso all’unanimità di chiedere la loro riassunzione. Nel 2006, la Corte suprema greca ha deciso, ancora una volta all’unanimità, che i licenziamenti erano nulli e illeciti.
Nonostante la battaglia giuridica e la rivendicazione dei loro diritti da parte della corte, 200 dei lavoratori licenziati sono ancora vittima di ingiustizie sociali e isolamento finanziario. Il governo greco si rifiuta di applicare perfino la sentenza del supremo organo giudiziario del paese.
Davanti a questo ostruzionismo politico senza precedenti, due membri del comitato di lotta, Francheskos Karakatsanis e Apostolos Panayiotidis, hanno cominciato, durante una terribile ondata di caldo, uno sciopero della fame che, dopo 12 giorni, li ha condotti al ricovero in ospedale.
Queste persone rivendicano l’ovvio diritto a una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie. Vi chiedo di adottare le misure più adeguate per la credibilità della nazione più favorita e per l’Europa sociale.
Diana Wallis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, trovo molto strano, nella mia veste di deputata al Parlamento europeo proveniente da un paese molto ricco e sviluppato, essere qui per attirare la vostra attenzione su una calamità naturale di immense proporzioni che ha investito la regione che io rappresento.
La settimana scorsa, a poche miglia da casa mia, ho visto abitazioni i cui giardini contenevano cataste di mobili, case abbandonate dai proprietari, che non osano tornare, case all’interno delle quali l’acqua dell’inondazione aveva raggiunto un metro d’altezza – o più – penetrando attraverso il pavimento a causa delle abbondanti precipitazioni: l’equivalente di due mesi di pioggia si è abbattuto sulla zona in appena 12 ore. Migliaia di abitazioni sono state distrutte, le scuole chiuse sine die, attività economiche e aziende agricole spazzate via – spesso in comunità che in passato avevano beneficiato dei Fondi strutturali europei.
Ieri sono arrivati autobus recanti aiuti umanitari – autobus che solitamente offrono questo servizio alle comunità dell’Africa. Ci troviamo davanti a una situazione assurda, irreale – eppure estremamente reale e devastante per le persone le cui abitazioni sono andate distrutte, insieme alle infrastrutture locali.
Ci auguriamo che il nostro governo chieda aiuto al Fondo di solidarietà dell’Unione europea, e spero che quest’Assemblea approvi tale richiesta. Sarebbe auspicabile che l’Assemblea mostrasse la propria solidarietà alle comunità dello Yorkshire.
Presidente. – La ringrazio, onorevole Wallis. Poiché si tratta del suo collegio elettorale, dobbiamo offrire la nostra solidarietà.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, il suo commento di poco fa mi incoraggia a intervenire sul tema che avevo già scelto in precedenza; lei ha detto che non è necessario tradurre l’espressione pacta sunt servanda perché tutti ne conoscono il significato.
Quanti giovani europei studiano il latino e il greco antico, le lingue che fin dagli inizi sono state usate non soltanto per esprimere il pensiero europeo ma anche per dar voce alla spiritualità europea?
Nell’ambito del plurilinguismo sostenuto dall’Unione europea, non dobbiamo dimenticare queste due lingue – il latino e il greco antico – che rappresentavano la base espressiva dello spirito europeo; dobbiamo sostenerle con misure e programmi adeguati, affinché tutti i giovani europei abbiano la possibilità di studiare l’origine delle parole di cui fanno uso esprimendosi nelle moderne lingue europee.
Quando ascolto gli interventi dei colleghi in Parlamento, pur non parlandone la lingua, sono in grado di capire le parole che derivano dal latino e dal greco antico. Perché i giovani europei non dovrebbero avere la stessa opportunità?
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – Ca urmare a schimbărilor climatice, agricultorii europeni se confruntă tot mai des cu fenomene de secetă şi inundaţii.
Agricultorii din România se confruntă în acest an cu o secetă excesivă, ce a afectat toate culturile însămânţate în toamna anului 2006 şi primăvara anului 2007. În acest an, peste milion de agricultori din sudul, vestul şi estul României nu vor putea recolta nici măcar un kilogram de produs agricol de pe hectarul de teren arabil cultivat, ceea ce va aduce la o creştere explozivă a preţurilor pe piaţa românească la toate produsele agroalimentare şi la falimentul agricultorilor.
Uniunea Europeană trebuie să sprijine mai mult prin Fondul European de Solidaritate statele membre aflate în astfel de situaţii.
Marco Cappato (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo appena inserito all’ordine del giorno di mercoledì la votazione sul parere del Parlamento sulla Conferenza intergovernativa.
Desidero soltanto attirare l’attenzione dei colleghi, in vista della riunione di questa sera della commissione affari costituzionali, sul fatto che in realtà in passato l’obbligatorietà del parere del Parlamento europeo – pur non essendo il nostro parere vincolante – era stata utilizzata, per esempio da Altiero Spinelli, per poter condizionare le decisioni di riforma dei tali trattati.
Il fatto di aver scelto invece dei tempi e delle procedure – mi si consenta – con ritmi quasi militari, per cui la commissione discute e vota immediatamente questa sera e poi il Parlamento si esprime mercoledì, equivale a rinunciare a quel potere di condizionamento che pure nella nostra Assemblea avremmo potuto e potremmo esercitare, ad esempio rispetto a chi vuole addirittura togliere i simboli di questa Europa dai trattati.
Io spero che questa sera qualcuno dei colleghi qui presenti voglia far presente, in commissione affari costituzionali, questa possibilità.
Presidente. – Onorevole Cappato, posso dirle che adotteremo la dichiarazione soltanto se, quando il Presidente del Consiglio europeo parlerà di fronte al Parlamento mercoledì prossimo, egli ci garantirà che il Parlamento sarà coinvolto a tutti i livelli procedurali. Questa è la nostra condizione. Lei potrà parlarne questa sera in sede di commissione per gli affari costituzionali.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Signor Presidente, in occasione dell’ultima seduta del Parlamento europeo, il Commissario Almunia ha sorpreso molti deputati dicendo, a nome della Commissione europea, che le conseguenze della mancata adesione alla zona dell’euro sarebbero state diverse per i nuovi Stati membri – quattro dei quali ha menzionato esplicitamente – rispetto ai vecchi, ossia il Regno Unito, la Svezia e la Danimarca. Questa dichiarazione, onesta ma allarmante, è la prova delle discriminazioni di cui sono vittima i nuovi Stati membri.
Riconoscendo che i nuovi Stati membri vanno trattati diversamente dai vecchi, il Commissario ammette che l’Europa, sia pure soltanto ufficiosamente, è stata davvero divisa in due: l’Europa di prima e di seconda categoria. Questa intollerabile situazione è emersa a tre anni di distanza dall’adesione all’Unione europea dei dieci nuovi Stati membri, e sei mesi dopo l’adesione degli ultimi due nuovi membri. Sarebbe utile che i rappresentanti della Commissione europea capissero che l’Unione è un soggetto unico, e che non esiste un’entità vecchia e quindi migliore da opporre a una nuova e peggiore.
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). – Procedura bugetară pentru anul 2008 deschide perspectiva unei posibile diminuări a fondurilor structurale şi de coeziune pe baza unei rate de absorbţie scăzute în 2007.
În primul an de implementare a unei noi programări financiare, toate statele Uniunii au o rată de absorbţie redusă pentru că trebuie să aştepte aprobarea de către Comisie a programelor operaţionale. Deşi România a fost printre primele ţări care au depus aceste documente, până în prezent ele nu au fost aprobate, în ciuda termenului de 4 luni adoptat de legislaţia europeană.
Întârzierea aprobării programelor operaţionale sectoriale reduce cu aproape un an perioada în care se pot depune proiecte pentru finanţare. Astfel, numeroase proiecte planificate pentru 2007 vor fi întârziate, ceea ce va antrena costuri economice considerabile.
În plus, se creează o discontinuitate în accesarea finanţărilor europene. Fondurile de pre-aderare au fost foarte bine absorbite -Phare în proporţie de 97%- şi sunt convinsă că la fel se va întâmpla şi cu cele structurale şi de coeziune.
Limitarea fondurilor structurale ar afecta într-o proporţie mai mare ultimele state care au aderat la Uniunea Europeană, România şi Bulgaria, care au deja alocate sume mai mici. Cele două ţări beneficiază împreună de un fond egal cu cel al Ungariei. Pentru toate aceste motive consider că reducerea sumelor destinate politicii de coeziune nu trebuie să se facă pe baza absorbţiei din anul curent.
Parlamentul European, ca instituţie care are ultimul cuvânt în privinţa fondurilor structurale, nu trebuie să permită acest lucru şi trebuie să solicite Comisiei Europene să urgenteze aprobarea programelor operaţionale.
Magda Kósáné Kovács (PSE). – (HU) Da quando l’Europa centrale e orientale ha conosciuto significativi cambiamenti di regime, i diritti alla libertà di espressione e di riunione devono essere tutelati, per difenderli non tanto dallo Stato quanto dalle forze sempre più potenti di ideologie estremiste e neofasciste. In genere si tratta di raggruppamenti politici extraparlamentari ma assai violenti. In alcuni Stati, l’esclusione e l’intolleranza non sono estranee neppure alle politiche governative.
Varie minoranze nazionali, etniche e sessuali sono oggetto di intimidazioni. L’esercizio dei loro diritti viene limitato e ostacolato, e la loro dignità umana è soggetta a continue umiliazioni. Nelle ultime settimane in diversi Stati membri gli omosessuali hanno manifestato per affermare la parità di diritti. In alcuni paesi le dimostrazioni di milioni di persone si sono svolte senza alcun problema; altrove, le forze dell’estrema destra hanno provocato veri e propri scontri di piazza.
Ricordando il discorso di addio del Presidente francese Jacques Chirac, chiedo a tutte le forze conservatrici europee, sia a livello europeo che a livello nazionale, di offrire il proprio aiuto a tutte le persone in pericolo e ai loro sostenitori. Difendiamo insieme la dignità dei cittadini europei, e opponiamoci all’omofobia e a ogni comportamento teso all’emarginazione. Se oggi non riusciremo a proteggere il diritto alla differenza, domani forse non saremo in grado di proteggere noi stessi.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL). – (PT) Vorrei esaltare la manifestazione dei lavoratori portoghesi, tenutasi il 5 luglio a Guimarães e organizzata dalla loro confederazione sindacale, la CGTP-IN. Sostengo senza riserve la loro lotta, audace e generosa, contro le nuove misure volte a favorire i licenziamenti senza giusta causa, la deregolamentazione e l’arbitraria definizione delle condizioni di lavoro, il peggioramento della contrattazione collettiva e l’attacco all’organizzazione dei lavoratori, in particolare ai sindacati.
Queste proposte inaccettabili fanno parte dell’offensiva senza precedenti lanciata contro il lavoro e nota come “flessicurezza”, che è stata sancita nei Libri verdi o nelle comunicazioni della Comunità e nei Libri bianchi nazionali, il cui obiettivo è quello di generalizzare la precarietà del lavoro, inasprire lo sfruttamento e ridurre i diritti dei lavoratori per accrescere i profitti dei grandi gruppi economici e finanziari. Dopo il grande sciopero generale del 30 maggio, questa lotta incessante e generosa porterà migliaia di dipendenti del settore pubblico a manifestare il prossimo giovedì, e molte migliaia di altri lavoratori a partecipare alla manifestazione prevista per il 18 ottobre a Lisbona.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, l’alternarsi alla Presidenza dell’Unione europea dei diversi Stati membri, che assumono tale carica a turno per sei mesi, indirizza tutte le attività e gli sforzi a raggiungere a ogni costo gli obiettivi fissati, in un lasso di tempo molto breve. Questo sistema genera tensioni, a causa dell’indebita accelerazione di alcuni processi decisionali.
Il Trattato costituzionale rappresenta un tipico esempio. Il cosiddetto periodo di riflessione è stato troppo lungo. La questione è rimasta in sospeso, senza essere oggetto di opportune analisi, contrariamente a quanto era stato previsto.
Durante i sei mesi della Presidenza tedesca, è stato difficile recuperare le occasioni perdute, e il tempo a disposizione non ha consentito di svolgere un dibattito approfondito sulle migliori soluzioni possibili. Una situazione simile potrebbe ripetersi se, soprattutto con l’arrivo delle vacanze, dedicassimo poco tempo alla Conferenza intergovernativa. Corriamo il rischio, ancora una volta, di adottare decisioni importanti in fretta e furia e senza la necessaria preparazione.
Marc Tarabella (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, eccezionalmente parlerò in lingua italiana per criticare il criptaggio e l’oscuramento di alcuni programmi diffusi dalla RAI all’estero: si tratta di partite di calcio, di Gran Premi di Formula 1 ma anche di filmati, di serie televisive e di cartoni animati.
Penso a tutti coloro che hanno dovuto lasciare il loro paese tanti anni fa e ai loro figli e che vogliono conservare un legame con la cultura italiana. Vedere che le altre televisioni europee trasmettono in chiaro rende la cosa anche più incomprensibile: si tratta di un’ingiustizia e, in quanto portavoce della comunità italiana all’estero in quest’Aula, sostengo pienamente la petizione www.petizionerai.org, cui auguro un grande successo.
Cristian Silviu Buşoi (ALDE). – Doresc să salut decizia Conferinţei ministeriale a Tratatului Comunităţii Energetice din sud-estul Europei din Muntenegru, din 29 iunie, de a deschide negocierile privind aderarea Moldovei şi Ucrainei la Comunitatea Energetică din sud-estul Europei.
Aderarea Moldovei la acest tratat înseamnă adoptarea legislaţiei comunitare în domeniul energiei şi al mediului; înseamnă integrarea în piaţa europeană de energie electrică şi gaze naturale; înseamnă o perspectivă europeană pentru această ţară; înseamnă în fapt un mare pas înainte către Uniunea Europeană.
Apreciez (că) termenul de 31 decembrie 2007 asumat pentru finalizarea negocierilor privind aderarea Moldovei ca fiind unul realist. Având în vedere că aceste negocieri se vor purta cu Comisia Europeană, solicit Comisiei Europene să nu facă nici un fel de asociere între aderarea-tratat a Moldovei şi cea a Ucrainei.
Negocierile trebuie purtate separat, iar aderarea trebuie să se facă în funcţie de meritele proprii ale fiecărei ţări. Datorită modului în care Ucraina abordează problematica mediului înconjurător, inclusiv în problema în canalului Bâstroe şi a situaţiei cu standardele de securitate nucleară, este posibil ca aderare Ucrainei să întârzie. Ar fi incorect ca într-o astfel de situaţie aderarea Moldovei să fie întârziată datorită problemelor Ucrainei.
Péter Olajos (PPE-DE). – (HU) Lo scorso fine settimana, mentre in tutti e sette i continenti era in corso il concerto Live Earth, per rilanciare la necessità di arrestare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di anidride carbonica, in Slovacchia è stato dato un annuncio sconcertante. Ad appena venti chilometri dalla storica regione vinicola del Tokaj, una società di investimenti ha intenzione di costruire la più grande centrale elettrica a carbone della Slovacchia.
Una volta operativo, l’impianto emetterà ogni anno quattro milioni di tonnellate di sostanze pericolose. A causa della prevalente direzione del vento, questa enorme quantità di aria inquinata si riverserà quasi interamente sull’Ungheria, proprio dove si trovano le famose colline del Tokaj, un sito classificato come patrimonio mondiale. In questa zona inoltre si trova il parco nazionale Bükk, che è un’importante zona Natura 2000. E’ qui che l’inquinamento verrebbe a depositarsi, sotto forma di pioggia acida e fuliggine.
Oggi, mentre lottiamo disperatamente per ridurre le emissioni di anidride carbonica e preservare la biodiversità, nessuno Stato membro dell’Unione europea può permettersi di ignorare gli impegni e i valori comuni che ci legano ai paesi confinanti e a tutti gli altri Stati membri. Chiedo quindi ai colleghi, e in particolare ai colleghi slovacchi, di levare la propria voce per opporsi a questo progetto. Non basta applaudire ai concerti, bisogna agire.
Proinsias De Rossa (PSE). – Signor Presidente, sono preoccupato per la situazione degli stranieri che svolgono il ruolo di lettori nelle università italiane. Sono ormai vent’anni che lottano per avere pari diritti; hanno vinto ben quattro cause davanti alla Corte di giustizia delle Comunità europee, ma le università italiane persistono nel loro comportamento discriminatorio. Di recente, la Corte di giustizia ha emesso, in modo del tutto incomprensibile, una sentenza favorevole all’Italia, contrariamente al parere dell’Avvocato generale. La Commissione adesso ha chiuso il caso che era stato aperto contro l’Italia, anziché cercare una revisione della nuova sentenza della Corte di giustizia. Questa decisione è stata presa nonostante le prove documentarie che dimostrano il perpetuarsi delle discriminazioni.
Invito il Presidente a mettersi in contatto con la Commissione – con il Commissario Špidla in particolare – e insisto affinché la Commissione rispetti e difenda il diritto dei cittadini europei alla parità di trattamento sul posto di lavoro, ovunque essi svolgano la propria attività. Le invierò tutte le informazioni necessarie per dar seguito alla questione.
Richard James Ashworth (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, saprà certamente che un milione di cittadini europei ha firmato una petizione per chiedere che il nostro Parlamento abbia un’unica sede; è stata un’importante manifestazione della volontà popolare, non soltanto perché in tal modo il Parlamento potrà risparmiare circa 200 milioni di euro all’anno di denaro dei contribuenti ma anche perché noi, come parlamentari dotati di senso di responsabilità, dimostreremo finalmente di agire per ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica. Nella nostra veste di deputati di questo Parlamento, abbiamo il dovere di ascoltare e soddisfare le richieste dei nostri cittadini.
Si tratta però di una questione che può essere affrontata esclusivamente dalla Conferenza intergovernativa. Invito quindi la Presidenza e l’Ufficio di presidenza ad agire in merito, e a sollevare la questione prima della prossima Conferenza intergovernativa. E’ giunto il momento che il Parlamento dia ascolto alle preoccupazioni e alle richieste di un milione di cittadini europei, e dedichi al problema l’attenzione che merita.
Brian Simpson (PSE). – (EN) Signor Presidente, lo scorso fine settimana a Heidelberg si è disputato il primo incontro di rugby league – lo splendido rugby a tredici – tra Germania e Serbia. Tuttavia l’HTV, il club di rugby a 15 di Heidelberg, con l’appoggio della Federazione tedesca di rugby a 15, ha cercato di sabotare questo importante evento adottando un comportamento volgarmente antisportivo. Costoro hanno strappato i manifesti che annunciavano l’incontro e hanno minacciato i giocatori tedeschi: a chi avesse giocato nella nazionale di rugby a 13 sarebbe stato proibito di giocare nelle squadre di rugby a 15. Prima dell’esecuzione degli inni nazionali, l’allenatore della nazionale tedesca di rugby a 15 ha minacciato un giocatore, impedendogli di scendere in campo per il suo paese. Nonostante il divieto delle autorità locali, il giorno precedente l’incontro internazionale di rugby a 13 l’HTV ha disputato una partita nel medesimo stadio, rovinando così la superficie del campo da gioco. L’incontro di rugby a 13 Germania-Serbia è stato riconosciuto come incontro internazionale dalla Rugby League International Board European Federation.
Il comportamento dell’HTV e della Federazione tedesca di rugby a 15, degno di una repubblica delle banane e non di uno Stato membro dell’Unione europea, prova il fanatismo di queste due associazioni; il loro atteggiamento vergognoso ha disgustato gli spettatori. Questi palesi atti di discriminazione e intimidazione sono intollerabili e, mi auguro, saranno condannati da quest’Assemblea e dalla Commissione. Chiedo alle autorità tedesche di ritirare ogni forma di sostegno all’HTV e alla Federazione tedesca di rugby a 15 finché il loro atteggiamento non sarà cambiato.
Marios Matsakis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la settimana scorsa la comunità internazionale ha assistito con grande sollievo e soddisfazione alla liberazione del corrispondente da Gaza della BBC Alan Johnston. Come sapete, il giornalista era stato rapito quattro mesi prima da un gruppo di estremisti islamici, e la sua liberazione è stata possibile, essenzialmente, grazie all’intermediazione di Hamas. Hamas non è certo un’organizzazione umanitaria, ma il fatto che di recente abbia assunto il controllo di Gaza ha prodotto una serie di effetti positivi, al di là del rilascio di Alan; ha portato pace e stabilità, e ha sensibilmente diminuito la dilagante corruzione nella zona. I rappresentanti di Hamas sono stati democraticamente eletti nelle ultime elezioni e godono di un diffuso sostegno popolare tra i palestinesi. Tutti questi fattori dovrebbero indurre l’occidente a riconsiderare il ruolo di Hamas nella questione mediorientale, e la possibilità di cancellare il nome di Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
Bogusław Rogalski (UEN). – (PL) Signor Presidente, desidero sottoporre alla vostra attenzione un testo in cui si legge quanto segue: “I padri tendono a trascurare il clitoride e la vagina delle proprie figlie. Raramente accarezzano queste parti del corpo, eppure è l’unico modo per far sì che le bambine, fin da piccole, siano orgogliose della propria sessualità. I bambini toccano frequentemente il corpo del padre e talvolta lo eccitano. I padri dovrebbero fare altrettanto”.
Queste agghiaccianti e sconvolgenti dichiarazioni, ispirate da un animo perverso, sono tratte da un opuscolo ufficiale che si intitola L’amore, il corpo e il gioco del dottore, pubblicato dal Centro federale tedesco per l’educazione sanitaria. L’opuscolo è indirizzato ai genitori di bambini da uno a tre anni di età. E’ una lettura obbligatoria in nove Länder tedeschi, e viene usato nell’ambito della formazione del personale di nidi e scuole materne.
Signor Presidente, è inaccettabile che un’istituzione posta sotto l’egida del ministero della Famiglia stia incoraggiando con questo opuscolo l’incesto e la pedofilia. Invito la competente commissione del Parlamento europeo a occuparsi di pubblicazioni ufficiali governative di questo tipo. Non possiamo permettere che opuscoli ufficiali incoraggino la pedofilia e l’incesto negli Stati membri.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, in Grecia quest’anno abbiamo registrato una grave carenza di piogge, che ha provocato sensibili danni alla produzione del settore agricolo e dell’allevamento. Purtroppo, fin dai primi giorni d’estate, le temperature in tutto il sud-est europeo sono state eccezionalmente alte, e si sono protratte per più di dieci giorni consecutivi, associandosi a incendi catastrofici.
Nel mio paese, sulla penisola di Pilion e sul monte Parnitha – un imponente massiccio dell’Attica che è stato dichiarato parco nazionale nel 1961 – sono andate distrutte ampie zone. Si trattava di una pineta unica nel suo genere, che contava 1 100 specie di piante, alcune delle quali endemiche, che crescevano soltanto in questa zona, e ospitava 23 specie rare di animali a rischio di estinzione, tra cui la popolazione di cervo rosso più numerosa di tutto il paese.
Purtroppo negli ultimi anni i danni ambientali hanno assunto dimensioni spaventose.
Chiedo quindi di lanciare, con estrema serietà, una campagna di informazione globale, su iniziativa dell’Unione europea, in merito ai principali problemi che affliggono il pianeta e che, oltre alla distruzione delle foreste che interessa tutto il mondo, comprendono l’inquinamento e l’eccessivo sfruttamento dei mari, la contaminazione del suolo e l’inquinamento atmosferico.
Tutti questi fattori contribuiscono allo squilibrio ecologico della natura e alla perdita di biodiversità. Prima che sia troppo tardi, dobbiamo avviare azioni e iniziative per salvare il nostro pianeta, perché presto la situazione sarà irreversibile. Lo dobbiamo alle generazioni future, lo dobbiamo ai nostri figli.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signor Presidente, oggi vorrei attirare la vostra attenzione sui rom e sui sinti che vivono in Europa. Con i suoi dodici milioni di persone situate ai margini della società, questo gruppo rappresenta la più grande minoranza europea. La situazione dei rom e dei sinti è sconvolgente. La quotidiana esperienza del razzismo e delle discriminazioni, nonché la generale mancanza di prospettive, impediscono a questo gruppo etnico di integrarsi nella nostra società democratica e pluralistica.
Sono stato particolarmente turbato dalle dichiarazioni di un sedicente politico austriaco – una vergogna per la nostra professione – il quale recentemente ha dichiarato che se queste persone vengono trovate a mendicare dovrebbero essere cacciate dalle strade con getti di vapore. Constato quindi con piacere che in Austria esiste un altro movimento, l’Iniziativa Graz, che si occupa dei problemi di questo gruppo e si è assunto l’impegno di aiutare i rom e i sinti a uscire dalla difficile situazione in cui versano, nonché di promuoverne l’integrazione. La settimana scorsa importanti esponenti di questa Iniziativa hanno partecipato a numerose riunioni tenutesi a Bruxelles, per cercare di risolvere i problemi di questo gruppo insieme ai rappresentanti del Parlamento europeo e della Commissione.
Desidero congratularmi con questa Iniziativa per la sua attività; è l’approccio giusto per risolvere questi problemi in Europa.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, mentre il disastro incombe sullo Zimbabwe, molti di noi apprendono con turbamento che la Presidenza dell’Unione europea avrebbe intenzione di invitare Robert Mugabe al previsto Vertice UE-Africa che si terrà a Lisbona.
Mugabe, naturalmente, è il diretto responsabile della tragedia dello Zimbabwe e figura al primo posto nell’elenco dei cittadini di quel paese cui le sanzioni mirate dell’UE vietano l’ingresso nei paesi dell’Unione.
Il Parlamento non ignora l’importanza del Vertice, ma ha espresso chiaramente la propria opinione; recentemente, nella risoluzione del 26 aprile, la nostra Assemblea ha invitato il Consiglio ad “assicurare che nessuna delle persone bandite sia invitata o partecipi al previsto Vertice UE-Africa che si svolgerà a Lisbona in dicembre”. Se l’Unione europea vuole mantenere la sua credibilità, deve almeno rispettare le politiche di sanzioni che essa stessa ha varato.
Noto con disappunto, signor Presidente, che in Aula non è presente alcun rappresentante del Consiglio, ma le chiedo comunque di riaffermare con estrema decisione, presso il Consiglio, l’esplicita politica del Parlamento.
Tunne Kelam (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, nel corso dei decenni gli Stati europei hanno imparato a mostrare un minimo rispetto per la cultura e la religione di milioni di immigrati. Purtroppo, è vero il contrario per gran parte dei paesi d’origine di quelle stesse persone.
Nel Medio Oriente, in Asia e in Africa, coloro che professano confessioni cristiane devono frequentemente subire discriminazioni di natura sociale, politica ed economica. In pratica, in tutti i paesi musulmani, coloro che decidono di aderire a una chiesa cristiana lo fanno a rischio della vita. In tutti questi paesi la tradizionale popolazione cristiana ha registrato un sensibile calo; anche in un paese ufficialmente laico come la Turchia, i cristiani sono oggetto di intimidazioni e persecuzioni, e talvolta vengono addirittura uccisi. Non si può fare a meno di approvare la proposta avanzata da un noto commentatore, secondo il quale la Turchia sarà pronta ad aderire all’Unione europea soltanto quando in Turchia si potrà costruire una chiesa cristiana con la stessa facilità con cui oggi si costruisce una moschea turca in Germania.
Invito la Commissione e il Consiglio a rivolgere urgente attenzione a questo aspetto, nei rapporti con quei governi che non rispettano né proteggono in alcun modo le minoranze cristiane locali.
PRESIDENZA DELL’ON. SIWIEC Vicepresidente
Presidente. – La discussione è chiusa.
15. Procedura di autorizzazione uniforme per additivi, enzimi e aromi alimentari – Additivi alimentari – Enzimi alimentari – Aromi e ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
– la relazione (A6-0153/2007), presentata dall’onorevole Westlund a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce una procedura uniforme di autorizzazione per gli additivi, gli enzimi e gli aromi alimentari [COM(2006)0423 – C6-0258/2006 – 2006/0143(COD)]
– la relazione (A6-0154/2007), presentata dall’onorevole Westlund a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli additivi alimentari [COM(2006)0428 – C6-0260/2006 – 2006/0145(COD)]
– la relazione (A6-0177/2007), presentata dall’onorevole Doyle a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli enzimi alimentari e che modifica la direttiva 83/417/CEE del Consiglio, il regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2001/112/CE del Consiglio [COM(2006)0425 – C6-0257/2006 – 2006/0144(COD)]
– la relazione (A6-0185/2007), presentata dall’onorevole Drčar Murko a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa agli aromi e ad alcuni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti destinati a essere utilizzati nei e sui prodotti alimentari e che modifica il regolamento (CEE) n. 1576/89 del Consiglio, il regolamento (CEE) n. 1601/91 del Consiglio, il regolamento (CE) n. 2232/96 e la direttiva 2000/13/CE [COM(2006)0427 – C6-0259/2006 – 2006/0147(COD)].
Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono lieto della discussione odierna, ma mi rendo conto che per coloro che non conoscono i particolari di queste proposte il tema non sarà molto allettante. L’argomento infatti può sembrare molto tecnico, ma non per me, dal momento che queste proposte comprendono gran parte delle priorità europee – per esempio la sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori, che rappresenta una delle priorità principali. Esse inoltre riguardano l’innovazione e la competitività dell’industria alimentare europea, che è una delle maggiori industrie europee. Queste proposte mirano a semplificare e migliorare le normative. Anche se per il momento non siamo ancora pienamente d’accordo sui temi concernenti queste proposte, sono certo che concordiamo sui principi, l’obiettivo e gli scopi delle proposte e che presto definiremo una soluzione che soddisfi tutti.
Ringrazio tutte le relatrici, l’onorevole Westlund per il lavoro svolto, e le onorevoli Doyle e Drčar Murko per l’impegno che hanno dedicato alla stesura di queste relazioni e, naturalmente, per il sostegno riservato alla proposta. Questo pacchetto offre uno strumento di semplificazione, armonizzazione e coerenza fra i tre settori. La procedura uniforme di autorizzazione istituirà un sistema per valutare e autorizzare gli additivi, gli enzimi e gli aromi alimentari in maniera coerente, e semplificherà le procedure amministrative per le autorità nazionali e gli operatori economici.
La comitatologia è un tema delicato. La proposta introduce la comitatologia per aggiornare gli elenchi comunitari di additivi, enzimi e aromi alimentari, al fine di garantire un aggiornamento tempestivo. Desidero ricordare che sono questioni puramente tecniche e scientifiche, ma dobbiamo riuscire a risolverle rapidamente. Si tratta infatti di una questione essenziale per la sicurezza dei consumatori e la competitività dell’industria alimentare. Conosco le preoccupazioni espresse da alcuni deputati di quest’Assemblea in merito alla proposta di utilizzare la comitatologia, ma l’alternativa sarebbe onerosa e poco pratica per tutti, in particolare per il Parlamento europeo, e in concreto non funzionerebbe. So che sono già stati presentati numerosi emendamenti che introdurrebbero la codecisione per aggiornare l’elenco comunitario degli additivi, degli enzimi e degli aromi alimentari. L’esperienza acquisita nel campo dei vari additivi alimentari dimostra che l’autorizzazione delle sostanze secondo la procedura di codecisione è lunga e complessa, e ha quindi un impatto negativo sull’innovazione; tali ritardi aumentano anche i rischi per i consumatori. D’altro canto, la comitatologia consente una rapida autorizzazione e l’introduzione di restrizioni o la rimozione di sostanze, se necessario, per proteggere i consumatori.
Crediamo che la proposta di utilizzare la comitatologia rappresenti un passo avanti verso la semplificazione del quadro giuridico, e sia essenziale per le tre proposte. Per questo motivo ci opporremmo a quegli emendamenti che introducessero la codecisione per autorizzare tali sostanze. Sostengo tuttavia senza riserve i necessari adeguamenti contenuti nella proposta al fine di istituire una procedura normativa soggetta al controllo parlamentare. Vorrei chiarire questo punto, perché quando la proposta della Commissione è stata adottata, il processo di adozione del nuovo sistema era ancora in corso; quindi essa fa ancora riferimento alla normale procedura normativa e dovrà essere adattata. Presenteremo perciò una proposta emendata, per tener conto della nuova procedura normativa soggetta a controllo, che favorirà il diritto del Parlamento di esercitare tale controllo e di avere voce in capitolo nell’autorizzazione di additivi, enzimi e aromi alimentari. Credo che questa nuova procedura raggiungerà l’obiettivo del Parlamento europeo offrendo al contempo i vantaggi di una procedura più semplice.
Adesso considereremo brevemente gli additivi alimentari e le altre proposte. Gli additivi alimentari vengono utilizzati fin dai tempi antichi per migliorare l’aspetto del cibo e mantenere le proprietà nutrizionali. La regolamentazione di tali sostanze è importante per garantire la sicurezza alimentare ed evitare che i consumatori vengano fuorviati. Per questo è opportuno aggiornare l’attuale legislazione, incoraggiando l’innovazione e lo sviluppo a condizione che siano sicuri. La valutazione viene svolta dall’EFSA nel rispetto dei criteri fissati dalla legislazione. Anche l’attuale direttiva sugli aromatizzanti dev’essere sostanzialmente emendata, per tener conto degli sviluppi tecnologici e scientifici nel campo degli aromatizzanti, nonché degli sviluppi della legislazione alimentare che hanno interessato la Comunità europea. Per garantire chiarezza, efficienza e semplificazione, aggiungerò che l’approccio migliore è quello di sostituire la direttiva con un nuovo regolamento sugli aromatizzanti, insieme a un regolamento distinto sulle procedure uniformi di autorizzazione. La proposta sugli aromatizzanti offre un alto livello di protezione ai consumatori, consentendo all’industria di continuare a sviluppare nuovi aromatizzanti e nuove applicazioni per rispondere alla crescente domanda di prodotti più validi da parte dei consumatori.
E infine abbiamo la proposta sugli enzimi alimentari, che vengono usati per tradizione nella produzione di alimenti come pane, formaggio, birra e vino. Essi possono migliorare le caratteristiche, l’aspetto e il valore nutrizionale degli alimenti e possono essere utilizzati come alternative alla tecnologia chimica. In questa fase, l’utilizzo degli enzimi alimentari non è ancora del tutto armonizzato all’interno dell’Unione europea, e i contesti normativi nazionali differiscono notevolmente da uno Stato membro a un altro. Questa carenza di armonizzazione ha eretto barriere che ostacolano il commercio e la crescita del settore. Peraltro, non esiste attualmente una valutazione della sicurezza degli enzimi alimentari a livello europeo, eccezion fatta per quei pochi che sono considerati additivi. Nel frattempo la tecnologia ha fatto molti progressi, i metodi di produzione degli enzimi sono divenuti gradualmente più complessi e il loro utilizzo più sofisticato e diffuso. La valutazione della sicurezza di tutti gli enzimi alimentari è perciò essenziale.
La proposta della Commissione intende colmare l’attuale vuoto normativo elaborando norme armonizzate per l’autorizzazione e l’utilizzo degli enzimi alimentari nella Comunità. L’istituzione dell’elenco comunitario degli enzimi approvati e gli efficaci aggiornamenti dell’elenco mediante la comitatologia favoriranno la competitività di questo settore, in cui l’Europa occupa una posizione di punta, e garantiranno un alto livello di protezione dei consumatori.
Il tempo a mia disposizione si sta esaurendo, e quindi non vi tedierò offrendo una specifica risposta a ogni emendamento, ma un elenco completo della posizione della Commissione su ognuno degli emendamenti sarà a disposizione del Parlamento. Confido che sarà incluso nel resoconto della seduta. La risposta illustrerà la nostra posizione su ogni emendamento.
Per concludere desidero ringraziare il Parlamento per il considerevole sforzo speso a favore dell’intero pacchetto legislativo. Nostro comune interesse dev’essere – non ho dubbi in questo senso – quello di mantenere unite queste proposte, utilizzando un approccio coerente.
Complessivamente la Commissione può accogliere ventotto emendamenti per intero, previa riformulazione, in parte o in linea di principio. Ne respinge undici su un totale di trentanove.
Diciassette emendamenti sono accettabili: i nn. 1, 2, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 15, 21, 22, 23, 24, 27, 28, 30, 32.
Un emendamento è accettabile in parte previa riformulazione: il n. 37.
Dieci emendamenti sono accettabili in linea di principio, previa riformulazione: i nn. 3, 8, 11, 12, 19, 25, 34, 35, 36, 38.
Undici emendamenti non sono accettabili: i nn. 13, 14, 16, 17, 18, 20, 26, 29, 31, 33, 39.
Complessivamente la Commissione può accogliere quarantasei emendamenti per intero, previa riformulazione, in parte o in linea di principio. Ne respinge trentacinque su un totale di ottantuno.
Ventuno emendamenti sono accettabili: i nn. 8, 13, 14, 16, 18, 19, 21, 22, 36, 39, 42, 46, 48, 51, 56, 57, 59, 60, 3, 61, 62.
Un emendamento è accettabile in parte: il n. 33 (parte).
Sei emendamenti sono accettabili in linea di principio: i nn. 9, 26, 28, 35, 43, 44.
Diciotto emendamenti sono accettabili in linea di principio previa riformulazione: i nn. 7, 15, 23, 37, 55, 58, 1, 4, 63, 65 (64riv), 66 (65riv), 68 (67riv), 69 (68riv), 70riv, 71, 77, 79, 80.
Complessivamente la Commissione può accettare trentadue emendamenti per intero, previa riformulazione, in parte o in linea di principio. Ne respinge otto su un totale di quaranta.
Tredici emendamenti sono accettabili: i nn. 2, 3, 8, 10, 22, 23, 25, 27, 28, 30, 31, 35, 40.
Tre emendamenti sono accettabili in parte: i nn. 1, 4, 19.
Tre emendamenti sono accettabili in parte previa riformulazione, i nn. 12, 14, 21.
Tredici emendamenti sono accettabili in linea di principio previa riformulazione: i nn. 5, 7, 11, 15, 17, 18, 20, 24, 26, 29, 33, 34, 36.
Otto emendamenti non sono accettabili: i nn. 6, 9, 13, 16, 32, 37, 38, 39.
Complessivamente la Commissione può accettare ventinove emendamenti per intero, previa riformulazione, in parte o in linea di principio. Ne respinge ventiquattro su un totale di cinquantatré.
Quindici emendamenti sono accettabili: i nn. 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 15, 28, 29, 30, 35, 36, 48.
Dieci emendamenti sono accettabili in linea di principio previa riformulazione: i nn. 10, 14, 18, 25, 27, 31 (prima parte), 39, 41, 42, 45.
Tre emendamenti sono accettabili in parte: i nn. 24, 33, 34.
Un emendamento è accettabile in parte previa riformulazione: il n. 1.
Venticinque emendamenti non sono accettabili: i nn. 2, 11, 13, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 26, 31 (seconda parte), 32, 37, 38, 40, 43, 44, 46, 47, 49, 50, 51, 52, 53.
Åsa Westlund (PSE), relatore. – (SV) Signor Presidente, desidero ringraziare la Commissione e il Commissario Kyprianou per la loro costruttiva cooperazione, nonché la Presidenza tedesca, quella portoghese e il Consiglio dei ministri per la disponibilità di cui hanno dato prova al fine di raggiungere un accordo su questioni che sono di grande rilevanza per molti operatori e consumatori. Vorrei inoltre ringraziare calorosamente le relatrici, onorevoli Doyle e Drčar Murko, per le altre relazioni che fanno parte di questo pacchetto, e i due relatori ombra per le mie due relazioni. Ci sono stati molti incontri fruttuosi, in un clima di cooperazione molto costruttivo. Confido quindi che le discussioni in materia continueranno nello stesso spirito costruttivo e sereno.
Comincerò parlando della proposta di regolamento sugli additivi alimentari. In diverse occasioni è necessario utilizzare gli additivi, per esempio per aumentare la durata di conservazione o per migliorare la consistenza degli alimenti. Non è chiaro però in che modo tali additivi influiscano sulla nostra salute e sull’ambiente; peraltro, gli additivi talvolta vengono usati per fuorviare noi consumatori. Mi auguro quindi che la legislazione dell’Unione europea sugli additivi alimentari sia resa più severa, in particolare per quanto riguarda la necessità di requisiti rigorosi che impediscano di fuorviare i consumatori; è poi necessario imporre che, al momento di autorizzare un additivo, si tenga debito conto del modo in cui questo influirà sull’ambiente e sulle persone affette da allergie.
L’attuale legislazione contiene già alcuni requisiti che impongono di non fuorviare il consumatore in relazione all’uso di additivi. Fin troppo spesso, tuttavia, i consumatori vengono di fatto fuorviati. Basti pensare, per esempio, all’agente colorante utilizzato per dare l’impressione che uno yogurt economico contenga una maggiore quantità di frutta o bacche di quanta ne contiene in realtà. Il requisito che l’additivo non dev’essere utilizzato in maniera fuorviante per i consumatori, quindi, dev’essere reso più rigoroso. La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare si è detta d’accordo su questo punto, e mi auguro che anche il Parlamento domani sosterrà questa posizione.
Gli alimenti che consumiamo non rimangono nel nostro corpo ma vengono dispersi nell’ambiente. Dobbiamo perciò cominciare a tener conto degli effetti ambientali degli additivi, al momento di decidere in merito al loro utilizzo. Anche un ambiente pulito deve rientrare tra gli obiettivi del regolamento. Per chiarire ulteriormente questo punto, è necessario cambiare la base giuridica per la legislazione alimentare affinché essa tenda a migliorare la sanità pubblica e l’ambiente e non si limiti a favorire la libertà di circolazione dei beni nel mercato interno dell’Unione europea.
La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha sostenuto una serie di proposte sulla necessità di rivolgere maggiore attenzione all’ambiente, e mi auguro che il Parlamento faccia altrettanto domani.
Vorrei tornare al problema delle allergie. Attualmente, l’etichetta degli alimenti che contengono sostanze allergizzanti deve contenere una chiara avvertenza in tal senso – un elemento positivo ma non sufficiente. Coloro che sono affetti da allergie e coloro che hanno un’intolleranza a determinate sostanze devono poter consumare gli alimenti venduti nei comuni negozi alimentari e serviti in comuni ristoranti senza doversi nutrire con alimenti speciali. La gamma di alimenti disponibili per soggetti affetti da allergie quindi non dev’essere limitata – senza buoni motivi –dall’approvazione di additivi che potrebbero creare loro dei problemi. La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha sostenuto in parte le mie richieste a riguardo, e mi auguro che il Parlamento domani colga l’occasione per semplificare la situazione di coloro che sono affetti da allergie, approvando il mio e altri emendamenti che chiedono di rivolgere maggiore attenzione a queste persone.
Adesso vorrei accennare a un gruppo di agenti coloranti noti come coloranti azoici. Si tratta di sostanze che in passato sono state bandite in Svezia dal momento che possono nuocere a persone affette da allergie. Un po’ di tempo fa anche il quotidiano britannico The Guardian attirò l’attenzione su uno studio britannico, non ancora pubblicato, che riapre il controverso dibattito sulla possibile relazione tra i coloranti azoici e l’iperattività nei bambini. Sono quindi favorevole alla richiesta di etichettare specificamente gli alimenti che contengono coloranti azoici.
Per concludere dobbiamo porci la seguente domanda: chi dovrà decidere, in futuro, in merito al contenuto dei nostri alimenti, e quale processo decisionale dovremo adottare? Chiedo quindi a tutti i colleghi di votare contro gli emendamenti volti a limitare il controllo dei consumatori sul processo di approvazione, e votare invece a favore degli emendamenti tesi ad aumentare il controllo e la trasparenza. La segretezza che circonda i nostri alimenti rischia di minare seriamente la fiducia dell’opinione pubblica sia nell’Unione europea che nell’industria alimentare. Quando il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo decidono congiuntamente, anche il processo decisionale è più democratico e trasparente. Con una procedura di comitatologia, viene messa in pericolo la capacità democratica di chiamare i centri decisionali a rispondere delle proprie azioni, e si pongono gravi limiti al controllo e alla capacità di influire sulle decisioni. Inoltre, si sono purtroppo verificati casi in cui, durante il processo decisionale svolto in sede comitatologica, i soggetti coinvolti hanno esorbitato dai propri poteri e il contesto fissato congiuntamente da Parlamento e Consiglio non è stato rispettato. Proprio questa settimana, è stato portato all’attenzione del Parlamento un esempio relativo all’uso di risorse sotto forma di aiuti. A mio avviso quindi il Parlamento deve avere il diritto di codecisione su questi temi, benché anche la nuova procedura normativa che implica la supervisione abbia i suoi vantaggi.
Avril Doyle (PPE-DE), relatore. – (EN) Signor Presidente, in qualità di relatrice accolgo la proposta della Commissione sugli enzimi alimentari e le altre proposte di questo pacchetto, seguendo l’esempio dei rappresentanti del settore e dei movimenti dei consumatori. La proposta in realtà è il primo strumento legislativo che si occupa specificamente degli enzimi alimentari.
Gli enzimi vengono aggiunti agli alimenti per svolgere un’ampia gamma di funzioni tecnologiche nelle fasi di fabbricazione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o conservazione degli alimenti. Sono comunemente utilizzati per i prodotti da forno e per la produzione di birra, formaggi, alcol e altre bevande.
Da centinaia di anni gli enzimi vengono utilizzati nella produzione alimentare, ma nella seconda metà del XX secolo l’utilizzo degli enzimi nella produzione di alimenti ha registrato un sensibile aumento; a partire dagli anni ’80 le aziende produttrici di enzimi hanno cominciato a usare tecniche di ingegneria genetica per migliorare l’efficienza e la qualità della produzione e sviluppare nuovi prodotti.
Attualmente non esistono norme armonizzate a livello comunitario per controllare l’uso di enzimi; si creano quindi barriere al commercio e permane l’incertezza giuridica. Inoltre esistono diversi standard sanitari e diversi livelli di protezione dei consumatori nei 27 Stati membri, soltanto tre dei quali – Regno Unito, Francia e Danimarca – dispongono oggi di proprie procedure di valutazione dei rischi.
Un regolamento sugli enzimi alimentari quindi migliorerebbe il funzionamento del mercato unico in questo settore, e favorirebbe l’innovazione e la competitività europea, garantendo al contempo un alto livello di protezione dei consumatori e dell’ambiente.
La proposta di una procedura uniforme di autorizzazione, contenuta nella relazione Westlund, migliorerebbe inoltre l’efficienza del mercato unico, giacché tutte le valutazioni dei rischi e tutte le autorizzazione relative agli agenti per il miglioramento della qualità degli alimenti verrebbero effettuate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Vorrei sottolineare alcuni punti. Signor Commissario, anch’io sono favorevole alla procedura di “comitatologia con il diritto al controllo parlamentare” per questa legislazione. E vorrei che questo elemento venisse armonizzato in tutte e quattro le relazioni del pacchetto, giacché si tratta di relazioni tecniche su cui gli esperti dell’EFSA e della Commissione sono più adatti a lavorare. Inoltre, poiché siamo ancora nelle prime fasi di questo nuovo sistema di controllo, dobbiamo lasciargli il tempo di entrare in funzione prima di metterlo in discussione.
Sono preoccupata per il possibile sistema di doppia autorizzazione che questo nuovo regolamento sugli enzimi potrebbe creare per gli enzimi alimentari derivanti da organismi geneticamente modificati che rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento (CE) n. 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati. Secondo l’attuale proposta della Commissione, gli enzimi alimentari dovranno essere autorizzati a norma di tale regolamento, prima di poter essere valutati conformemente al presente regolamento per l’eventuale inserimento nell’elenco comunitario.
Sebbene ci sia stato assicurato che, in questi casi, in ambito EFSA si applicheranno le migliori pratiche amministrative, ho apportato alla mia relazione emendamenti da approvare in seduta plenaria per chiarire che l’EFSA potrebbe effettuare valutazioni simultanee conformemente ai due strumenti legislativi pertinenti. Sostengo gli emendamenti simili che sono stati presentati alle relazioni sugli additivi e gli aromi alimentari. Abbiamo bisogno di una formulazione coordinata in questo pacchetto legislativo, e a tal proposito il Consiglio, la Commissione e il settore concordano sostanzialmente sulla procedura da seguire.
Gli enzimi alimentari non sono e non possono essere OGM. Eppure, in quantità sempre crescente, essi derivano da microrganismi geneticamente modificati, ed è importante mettere in evidenza questa distinzione per evitare malintesi.
Nella mia relazione sugli enzimi raccomando caldamente un’unica base giuridica per questo regolamento giacché essa favorirebbe la certezza giuridica, conformemente a gran parte delle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee su tali questioni. L’esistenza di una duplice base giuridica solitamente implica una formulazione poco accurata, e quindi la possibilità di mettere in discussione le misure adottate. Questo regolamento non è altro che una misura di armonizzazione del mercato, quindi preferirei un’unica base giuridica fondata sull’articolo 95, relativa cioè al mercato interno.
Una fonte di grave preoccupazione nella relazione sugli additivi alimentari è il proposto cambiamento nella definizione degli aiuti alla trasformazione, contenuto in diversi emendamenti, che ne richiederebbe l’autorizzazione e l’etichettatura in qualità di additivi quando siano presenti nel prodotto finale, anche se non attivi. Questo cambiamento non è stato suggerito dalla Commissione nella sua proposta originaria e comporterebbe un allontanamento dall’approccio attuale della legislazione alimentare dell’Unione europea, con conseguenze potenzialmente gravi per l’industria alimentare europea.
Un simile cambiamento non sarebbe in linea con la definizione del Codex sugli aiuti alla trasformazione, e potrebbe influire negativamente sulla competitività europea e sul commercio internazionale. Inoltre dubito che questa congerie di etichette migliori effettivamente l’informazione dei consumatori.
Per concludere, ringrazio i colleghi per il sostegno e la collaborazione, in particolare le onorevoli Westlund e Drčar Murko. Dobbiamo coordinare e armonizzare il più possibile i quattro strumenti legislativi di questo pacchetto, per ottenere norme coerenti e pratiche facilmente interpretabili in tutti gli Stati membri; attendo con impazienza la possibilità di migliorare e affinare queste relazioni in seconda lettura.
Mojca Drčar Murko (ALDE), relatore. – (SL) Sono favorevole alla posizione del regolamento sugli aromi: occorre rinnovare e semplificare l’ormai antiquata legislazione europea per migliorare il funzionamento del mercato interno e favorire il progresso tecnologico, senza però diminuire la protezione dei consumatori. Al contrario, tale protezione dev’essere rafforzata.
La standardizzazione delle norme per l’approvazione di nuovi additivi alimentari mira ad accrescere la fiducia dei consumatori. Le norme devono essere elaborate in maniera tale da rendere impossibile fuorviare i consumatori; a tale scopo è necessaria un’etichettatura chiara e precisa dei prodotti.
Insieme all’aspetto tossicologico della sicurezza alimentare, dobbiamo tener conto dell’opportunità di permettere l’aggiunta di aromi agli alimenti. In effetti è possibile che i produttori aggiungano forti aromi per celare ingredienti di cattiva qualità negli alimenti pronti al consumo. Dal punto di vista tecnologico, quindi, la questione dell’opportunità dell’aggiunta di aromi è legata al principio che impone di proteggere la salute umana.
La parte controversa del regolamento, a mio avviso, riguarda gli ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti, in particolare erbe e spezie. Questi sono state inclusi nel testo del regolamento dopo la pubblicazione dei rapporti sulla genotossicità e sugli effetti cancerogeni di alcuni principi puri e biologicamente attivi delle erbe. Le quantità massime consentite, per circa 60 erbe e spezie, sono contenute nell’appendice III del regolamento.
Non sottovalutiamo le prove scientifiche per cui i principi biologicamente attivi, di per sé, potrebbero essere dannosi. E’ vero che dobbiamo precludere la possibilità che sostanze tossiche possano finire accidentalmente negli alimenti pronti al consumo. Per il momento non vi sono però prove scientifiche che dimostrino la pericolosità di tali principi, anche quando, presenti in quantità minime in miscele di erbe e spezie, vengano ingeriti con gli alimenti pronti al consumo.
Una conseguenza possibile della definizione dei più alti valori consentiti sulla base di principi biologicamente attivi potrebbe essere che alcuni prodotti tradizionali, disponibili sul mercato europeo da decenni, ne verrebbero estromessi, e i produttori di alimenti rinuncerebbero alle erbe per sostituirle con gli aromi.
Parlo a nome di quasi tutti i membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, affermando che la questione dei principi biologicamente attivi dev’essere affrontata in maniera complessa e integrata. Propongo che la soluzione adottata da un’ampia maggioranza della commissione parlamentare venga accolta dall’Assemblea in seduta plenaria. In tal caso, l’appendice III, parte B, rimarrebbe nel regolamento, ma sarebbe vuota finché non fosse sostenuta da motivazioni scientificamente fondate e la Commissione, nell’ambito delle sue competenze, ordinasse uno studio specifico che utilizzi il consumo medio giornaliero di tale alimento per calcolare il rischio effettivo per la salute umana.
Nel regolamento sugli additivi riteniamo che una condizione per l’inclusione nell’elenco delle sostanze consentite sia il parere positivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ma questo non dovrebbe essere l’unico criterio. L’accettabilità tossicologica non è sufficiente a spiegare la logica dell’aggiunta di additivi in considerazione degli sforzi intrapresi dall’Unione europea per educare i cittadini ad assumere abitudini alimentari più sane. La logica dell’interesse tecnologico è un concetto che, su questa base, sosteniamo come strumento di interpretazione politica dei problemi limite. E’ ragionevole, per esempio, evitare che i consumatori vengano fuorviati in merito al valore degli additivi alimentari, se in effetti essi non hanno alcun valore.
Il nostro gruppo inoltre sostiene una procedura unificata e centralizzata per approvare nuovi additivi, aromi ed enzimi, a condizione che questa diventi più efficiente, più veloce e più trasparente. Nutrivamo alcune riserve che abbiamo espresso durante la discussione in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ma avendo considerato i lati positivi e negativi della nuova proposta, riteniamo che la comitatologia con il diritto di controllo offra al Parlamento l’opzione di definire gli aspetti tecnici relativi all’approvazione degli additivi alimentari, per mezzo di alcuni criteri politici che sembrano importanti dal punto di vista della protezione dei consumatori nel lungo periodo.
Infine, desidero ringraziare sentitamente le due relatrici degli altri regolamenti che costituiscono il nuovo pacchetto legislativo, per la loro ottima cooperazione e il produttivo scambio di pareri.
Manuel Medina Ortega (PSE), relatore per parere della commissione giuridica. – (ES) Signor Presidente, il presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha chiesto alla commissione giuridica di emettere un parere sulla base giuridica appropriata per la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, al fine di stabilire una procedura uniforme di autorizzazione per gli additivi, gli enzimi e gli aromi alimentari.
La commissione giuridica ha studiato il problema e, in primo luogo, abbiamo riscontrato che è certamente possibile disporre di due basi giuridiche distinte. Per esempio, esiste la sentenza della Corte di giustizia del 1988, relativa alla causa della Commissione contro il Consiglio, nella quale si prevede la possibilità della duplice base giuridica qualora gli obiettivi della protezione delle persone e il funzionamento del mercato interno coincidano.
Nel caso di questa direttiva, noi riteniamo che essi coincidano; la direttiva, infatti, non è semplicemente destinata al mantenimento del mercato interno, ma si propone anche di offrire il più alto livello di protezione giuridica.
Dal punto di vista procedurale non vi sono difficoltà, perché la procedura è la stessa, ossia la procedura di codecisione. Ciononostante, riteniamo che la base giuridica dell’articolo 95 – che si fonda esclusivamente sul mercato interno – non sia sufficiente e che quindi sia necessario rafforzarla mediante l’articolo 175, paragrafo 1, relativo alla protezione della salute delle persone.
Horst Schnellhardt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi!
Signor Commissario, nella sua introduzione lei ha descritto i vantaggi di queste nuove disposizioni: maggiore certezza giuridica, migliori informazioni per i consumatori e – fattore di estrema importanza – minore burocrazia. Non posso che essere d’accordo con lei, e la prego di continuare su questa strada. Trasformi questa congerie di direttive in regolamenti; disporremo così di una base importante e adeguata per la legislazione europea.
Dal momento che i regolamenti naturalmente si applicano in tutti gli Stati membri nella loro formulazione attuale, le condizioni del mercato interno richiedono una certa flessibilità e messaggi pertinenti. Per questo motivo il controllo di un prodotto nell’ambito della procedura di codecisione, che è stato proposto in sede di commissione parlamentare, è inutile. Sono un convinto sostenitore della procedura di codecisione, ma in questo caso ritengo che sia opportuno utilizzare la procedura estesa di comitatologia. Sono certo che sarete d’accordo con me.
L’effetto dei prodotti e degli additivi alimentari sulla salute o, come dice l’onorevole Westlund, sull’ambiente naturale non deve entrare a far parte di questi regolamenti. Dobbiamo concentrarci sugli obiettivi che vogliamo raggiungere, altrimenti ci ritroveremo con un ampio tessuto di regolamenti ma non riusciremo a raggiungere il nostro scopo. Esistono già numerose altre norme in materia.
Ritengo altresì che la proposta di consentire l’uso di additivi alimentari soltanto qualora non sia possibile raggiungere lo stesso effetto con le spezie sia eccessiva. Non vi è alcuna base scientifica e non possiamo acconsentire.
Sono molto soddisfatto delle procedure di autorizzazione. Chiedo però ai membri della Commissione di mostrare un po’ di fiducia nei loro stessi colleghi. Perché dovrebbero essere necessari sei mesi all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e nove mesi alla Commissione? Signor Commissario, deve intervenire su questo punto. Aderisca alla proposta di concedere sei mesi a entrambe le Istituzioni; dovrebbe uscirne qualcosa di positivo.
Karin Scheele, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, desidero ringraziare le tre relatrici, e in particolare l’onorevole Doyle, cui si deve la relazione per la quale sono relatrice ombra per il PSE. Cercherò adesso di individuare i punti comuni e le differenze tra le nostre posizioni. Come i precedenti oratori del mio gruppo, sono favorevole all’idea di disporre di due basi giuridiche per i regolamenti, perché a mio avviso l’argomentazione più importante è proprio la maggiore sicurezza dei consumatori prevista da questa proposta della Commissione.
Come ha già ricordato l’onorevole Doyle, finora solo tre Stati membri hanno introdotto una procedura di valutazione dei rischi per gli enzimi nella propria legislazione nazionale. Per questo motivo abbiamo bisogno di una valutazione dei rischi a livello europeo – proprio per garantire la sicurezza dei consumatori.
Mi auguro che la seduta plenaria di domani segua l’esempio della commissione parlamentare e accolga un ulteriore criterio, oltre a quelli contenuti nel testo della Commissione, per l’inclusione di un enzima alimentare nell’elenco comunitario, ossia che il suo utilizzo deve costituire un beneficio per il consumatore.
Gli enzimi derivati da organismi geneticamente modificati sono un tema importante per me, come per molti altri deputati di quest’Assemblea. Ricordo bene che, durante la discussione sul regolamento relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati tenutasi alcuni anni fa in Parlamento, molti di noi cercarono di far accettare il desiderio, espresso dall’opinione pubblica europea, che gli enzimi derivati da OGM fossero etichettati come tali. Allora la nostra attenzione era concentrata sulla revisione della legislazione sugli enzimi. Adesso siamo giunti a quel punto e mi sembra quindi il momento di accogliere i desideri di un’ampia maggioranza dell’opinione pubblica europea.
Ora vorrei passare direttamente dalla mia esperienza alla relazione dell’onorevole Åsa Westlund; sosterrò ovviamente l’approccio della codecisione, perché su un tema come quello degli enzimi dobbiamo garantire la più ampia trasparenza possibile. E’ ovviamente interessante che la Commissione sostenga la procedura estesa di comitatologia in questa sede, proprio mentre siamo in un momento di impasse su un altro dossier concernente gli organismi geneticamente modificati. E’ interessante notare che in questo caso la procedura normativa che prevede il controllo sia ritenuta possibile per le singole autorizzazioni degli enzimi, sebbene non sia ancora così per altri temi come gli organismi geneticamente modificati.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con l’onorevole Doyle per la sua ottima relazione sugli enzimi alimentari, e ringraziarla per la validissima cooperazione di cui ha dato prova nei suoi rapporti con tutti i relatori ombra.
L’utilizzo degli enzimi nella trasformazione alimentare vanta un’antica tradizione. Tuttavia, negli ultimi anni tale utilizzo si è intensificato per varietà, quantità e complessità. E’ perciò urgente disporre di una nuova legislazione a livello europeo su questo aspetto della produzione alimentare.
Alcuni dei settori su cui la relatrice ha concentrato la propria attenzione riguardano la necessità di fornire chiare definizioni degli enzimi alimentari e dei preparati di enzimi alimentari, l’adeguata etichettatura dei prodotti e, tema forse più controverso, gli enzimi alimentari derivati da microrganismi geneticamente modificati.
In generale sono favorevole all’approccio adottato dall’autrice di questa relazione. Tuttavia, per quanto riguarda gli enzimi derivati dagli OGM, ho deciso di seguire un approccio più “ecologico” di quello assunto dall’onorevole Doyle, anche se devo ammettere che la relatrice ha apportato considerevoli cambiamenti di compromesso che hanno sensibilmente migliorato l’approccio alla questione degli OGM.
Tuttavia, vorrei affrontare la questione dando forse l’impressione di essere eccessivamente cauto – piuttosto che il contrario – giacché la questione è ancora contrassegnata da una serie di interrogativi scientifici irrisolti e di incognite. Inoltre, ritengo che, per quanto riguarda la salute dei nostri cittadini, sia meglio prevenire che curare. Tra l’altro, la psicologia dell’opinione pubblica europea considera attualmente gli OGM con un certo sospetto, per usare un eufemismo. E’ giusto e opportuno che i cittadini ricevano informazioni esaustive, chiare e oneste sugli alimenti che contengono sostanze derivate dagli OGM. Soltanto in questo modo i nostri cittadini saranno assolutamente sicuri di potersi nutrire con alimenti prodotti utilizzando enzimi di cui conoscono esattamente il processo produttivo. La stragrande maggioranza dei consumatori potrebbe non usare appieno tale facoltà, che sarà comunque disponibile a quei pochi che desiderano essere informati in quanto lo ritengono un loro diritto.
Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, attualmente le sostanze chimiche vengono aggiunte a un numero sempre crescente di alimenti, sia in Europa che nel resto del mondo. L’industria alimentare offre alla società, e in particolare ai bambini, quantità sempre più abbondanti di surrogati alimentari; sembra quasi che si consumino additivi chimici e alimenti in uguale quantità.
I giovani sono particolarmente esposti ai pericoli generati da alimenti insalubri. Sono infatti il gruppo più vulnerabile e facilmente allettato dalla pubblicità – consumano il più alto quantitativo di coloranti presenti nelle bevande e nei dolci, soprattutto in quelli confezionati. Questa relazione è un passo nella giusta direzione, ma la mancanza di un divieto sull’uso degli OGM nei prodotti alimentari e l’insistenza con cui si è sottolineato il loro possibile utilizzo sono fonte di preoccupazione.
Onorevoli colleghi, vi propongo la seguente riflessione. Se faremo a meno degli additivi alimentari e li sostituiremo con gli OGM in alcuni casi, esporremo forse la nostra società a nuovi rischi futuri, creando le condizioni per lo sviluppo di patologie attualmente ignote e favorendone gli effetti dannosi sul corpo umano.
Carl Schlyter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (SV) Ringrazio le relatrici per la loro costruttiva cooperazione, grazie alla quale i miei emendamenti, volti a limitare l’uso degli esaltatori di sapidità, ad ammonire in merito all’uso di coloranti azoici e a richiedere l’etichettatura e la valutazione dei rischi degli additivi geneticamente modificati e dei pesticidi usati come conservanti, sono stati incorporati nella relazione. Mi auguro che siano accolti dall’Assemblea riunita in seduta plenaria.
Proponendo una duplice base giuridica, sostengo la relatrice. Quando si autorizza l’uso di un additivo, si deve tener conto del suo impatto ambientale; questo potrebbe rendersi necessario per ottenere una depurazione adeguata con gli impianti di trattamento dei liquami.
L’idea principale contenuta nella proposta della Commissione è di introdurre procedure per gli additivi da svolgersi in sede di comitato. Incorreremmo però nel rischio di far approvare troppi additivi e di bandire soltanto le sostanze di cui sia stata provata la pericolosità. L’esperienza dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare dimostra che il principio di precauzione non conta granché. Inoltre, uno dei requisiti fondamentali del regolamento è quello di non fuorviare i consumatori. La modalità di interpretazione di tali questioni è un problema di natura politica e quindi un problema che riguarda il Parlamento.
Abbiamo diritto ad alimenti sicuri, naturali e sani. Spesso, negli alimenti si utilizzano additivi che non sono freschi né naturali. I consumatori hanno solamente da guadagnare dal fatto che i vantaggi competitivi di alimenti freschi e naturali non vengano ridotti da una legislazione sugli additivi carente e imprecisa, favorevole agli alimenti prodotti su larga scala in maniera centralizzata, e contraddistinta da un fattore non certo positivo per l’ambiente, ossia i trasporti su lunghe distanze.
E’ perciò assurdo, da parte della Commissione, affermare che la necessità di colorare un alimento altrimenti incolore sia un motivo particolarmente importante per utilizzare coloranti. Una simile procedura è certamente fuorviante per il consumatore. La proposta di utilizzare gli edulcoranti al precipuo scopo di estendere la durata di conservazione è fuorviante e dev’essere cancellata.
Mi auguro che, al fine di proteggere i bambini, la mia proposta di limitare l’uso di coloranti negli alimenti per bambini venga accolta. Non mi sembra opportuno approvare l’uso di nanoparticelle nell’ambito di questo regolamento, perché esso non è concepito per regolamentare le proprietà delle nanoparticelle. Dovremmo anche tener conto di coloro che sono affetti da allergie, impedendo che gli additivi limitino la loro scelta di alimenti.
Non dobbiamo approvare gli additivi di quei produttori che non offrono informazioni adeguate sugli additivi utilizzati, affinché non diventi vantaggioso per loro trattenere tali informazioni. Il gruppo Verts/ALE ha presentato alcuni emendamenti che contengono tutte queste considerazioni. Se saranno approvati, otterremo una legislazione che proteggerà i consumatori.
Il gruppo Verts/ALE ha applicato la stessa logica ad altri regolamenti. E’ ovvio che gli alimenti insaporiti naturalmente non devono essere svantaggiati, come si verificherebbe in seguito all’applicazione della proposta della Commissione. Invito quindi tutti a sostenere l’uso di ingredienti naturali e a non farsi ingannare dall’industria degli additivi sintetici.
Pilar Ayuso (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, il mio intervento riguarderà il regolamento sugli aromi. Desidero ringraziare la relatrice, onorevole Murko, per la collaborazione che ha caratterizzato i nostri rapporti e i positivi accordi che abbiamo raggiunto.
In primo luogo, accolgo con favore la proposta della Commissione, che ci consente di aggiornare la legislazione semplificando, al contempo, le procedure di approvazione, attribuendo all’Autorità europea di sicurezza alimentare (EFSA) sia il compito della valutazione dei rischi per la commercializzazione degli aromi, sia quello della stesura di un elenco positivo.
Ugualmente importante è il contributo del Parlamento a questa relazione che, come ho detto, è stata efficacemente coordinata dall’onorevole Murko.
La procedura di comitatologia ci sembra adeguata e ne condividiamo l’opportunità, a condizione che non privi il Parlamento della possibilità di esaminarla qualora lo ritenga necessario. L’applicazione del regolamento dev’essere estesa alle erbe e alle spezie congelate, come richiede l’attuale tecnologia.
Gli aromi naturali devono essere etichettati in quanto tali, perché il consumatore ha il diritto di ottenere tali informazioni. Gli alimenti e gli ingredienti alimentari derivati da organismi geneticamente modificati (OGM) che soddisfano i requisiti del regolamento (CE) n. 1829/2003, relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, e quelli del regolamento vigente, devono essere soggetti a un’unica valutazione svolta dall’EFSA, che sia valida per entrambe le procedure di autorizzazione. Non devono essere soggetti a due diverse procedure con lo stesso obiettivo.
Le erbe e le spezie naturali hanno caratteristiche molto particolari, e credo che la soluzione raggiunta – che consiste nel rimuoverle dall’allegato – sia una soluzione positiva.
Anche il periodo transitorio, che non è contemplato dal regolamento, è necessario finché è in vigore l’attuale legislazione. Questa è l’intenzione degli emendamenti presentati dal gruppo PPE-DE.
Edite Estrela (PSE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, quanti cuochi, dilettanti o professionisti, in Europa o altrove, avrebbero pensato che l’uso eccessivo di aromi potesse essere dannoso alla salute? Certamente pochissimi. Quanti di noi che amano l’aroma dell’origano o dei chiodi di garofano immaginavano che l’aromatizzazione degli alimenti potesse essere pericolosa, in alcuni casi estremi? Probabilmente nessuno. Eppure gli specialisti ci dicono che se gli aromi non vengono usati nel rispetto delle norme di consumo, si possono scatenare allergie e avvelenamenti alimentari.
I consumatori sanno, o comunque dovrebbero sapere, che il consumo degli ingredienti chimici non equivale all’assimilazione di prodotti naturali, e sappiamo altresì, per esperienza, che i prodotti sintetici, chimici e industriali sono, generalmente, più economici di quelli naturali. Per questo è necessario informare i consumatori delle caratteristiche degli aromi e regolamentare il settore.
I regolamenti proposti dalla Commissione e queste relazioni sono un passo nella direzione giusta. Colgo quindi l’occasione per congratularmi con la Commissione e con le relatrici, le onorevoli Westlund, Doyle e Drčar Murko, per il lavoro che hanno svolto e per la collaborazione di cui hanno dato prova con i relatori ombra; ringrazio in particolare l’onorevole Drčar Murko con cui ho lavorato in qualità di relatrice ombra per il gruppo PSE.
Difendere la salute pubblica, informare e proteggere i consumatori sono obiettivi che devono ispirare tutte le politiche europee. La proposta di regolamento è dunque ben accetta, poiché mira ad aggiornare le norme sull’utilizzo degli aromi in modo da tenere il passo con gli sviluppi tecnologici e scientifici di questo settore. La nuova legislazione fissa norme assai più chiare, in linea con i livelli massimi delle sostanze tossiche, tenendo conto dei recenti pareri scientifici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Essa stabilisce definizioni più precise per gli aromi e introduce condizioni più restrittive per l’uso del termine “naturale” nelle descrizioni degli aromi.
Riteniamo che il contributo del Parlamento europeo soddisfi la necessità di maggiore chiarezza e armonizzazione della legislazione sugli aromi. Le nuove norme riescono a offrire migliori informazioni e maggiore protezione ai consumatori, senza danneggiare l’industria? Allora sono del tutto vantaggiose. La realizzazione di un contesto chiaro favorisce l’innovazione e gli sviluppi tecnologici, e l’industria europea sarà in grado di mantenere la sua posizione di punta nel settore degli aromi. Ci attendiamo perciò effetti positivi per la sanità pubblica.
Alexandru-Ioan Morţun (ALDE). – Mâine, Parlamentul European urmează să adopte patru regulamente urmare cărora Comisia şi Comitetul permanent pentru lanţul alimentar şi sănătatea animală vor trebui să revizuiască toate autorizaţiile existente din punct de vedere al criteriilor, altele decât siguranţa, ca de exemplu: dozele, necesităţile tehnologice şi chiar eventuala inducere în eroare a consumatorului.
După intrarea în vigoare a regulamentelor menţionate, Comisia Europeană va trebui să monitorizeze aplicarea lor şi să ia măsuri cu precădere împotriva producătorilor de produse alimentare pentru sugari şi copii, care nu menţionează încă pe etichete cantitatea şi denumirea tuturor aditivilor, mai ales a celor care sunt utilizaţi în cantităţi foarte mici şi care nu pot fi depistaţi cu uşurinţă prin metodele clasice de analiză.
În prezent, în multe ţări ale Uniunii Europene, medicii au semnalat multe cazuri de alergii din cauza unor produse alimentare ce conţin diverşi aditivi. În absenţa menţionării tuturor acestora pe etichetele produselor alimentare, medicii - şi vă vorbesc ca medic - nu reuşesc să găsească remediile necesare la aceste alergii, mai ales dacă este cazul unui tratament de urgenţă.
Din aceste motive cred că Parlamentul European ar trebui să susţină aceste idei mâine, să susţină amendamentele care se referă la acestea.
Wiesław Stefan Kuc (UEN). – (PL) Signor Presidente, la crescente concorrenza tra i produttori alimentari e la loro battaglia per attirare i consumatori hanno fatto sì che i primi hanno cercato in ogni modo di rendere i propri prodotti estremamente invitanti. Ricorrono quindi a mezzi artificiali per conferire ai prodotti un aspetto migliore, un gusto più gradevole, o una più lunga durata di conservazione. Tali iniziative però non vanno sempre a vantaggio della salute dei consumatori.
Le relazioni delle onorevoli Westlund, Doyle e Drčar Murko intendono proteggere la nostra salute e l’ambiente. Mi riferisco all’emendamento n. 17 all’articolo 3; non capisco il motivo di esclusioni così ampie dalla definizione di additivi alimentari. Perché gli zuccheri sono esclusi? Uso il termine “zuccheri” per indicare anche polisaccaridi come l’amido, le pectine e inoltre il cloruro di ammonio e gli aminoacidi. Il motivo risiede forse nelle pressioni esercitate dai principali produttori? Se così fosse, la relazione non avrebbe raggiunto il suo scopo.
Kathalijne Maria Buitenweg (Verts/ALE). – (NL) Signor Presidente, gli aromi che hanno effetti dannosi sulla salute umana sono estranei ai nostri alimenti. Come è già stato detto, i consumatori hanno diritto ad alimenti sicuri, ed è opportuno sottolineare altresì gli effetti ambientali.
Come ha dichiarato la relatrice, è positivo che si effettuino controlli per accertare gli eventuali effetti cancerogeni di alcuni alimenti. Gli aromi che non sono direttamente dannosi, tuttavia, possono avere un effetto negativo indiretto. Il nostro corpo viene fuorviato dagli aromi artificiali. Gli aromi possono essere responsabili fino al 90 per cento del gusto di un alimento, e noi decidiamo se vogliamo mangiare un prodotto assaggiandolo, annusandolo e guardandolo. Il fatto che sia fresco o sano è tutta un’altra questione e, senza aromi, nessuno si avvicinerebbe al fast food.
Esistono anche aromi artificiali che inducono dipendenza, come il glutammato monosodico, che induce l’individuo a ripeterne l’assunzione – come si verifica per esempio con le patatine. Sono lieta che il Parlamento proponga di stampare etichette con informazioni accurate e obiettive; ma questo non basta, perché i cittadini non sanno di dover leggere anche le scritte a caratteri più piccoli. Per questo motivo è essenziale promuovere una campagna, per esempio nell’ambito della campagna contro l’obesità che è stata lanciata dalla Commissione europea, per illustrare che cosa si intenda per alimenti sani e ricordare che le informazioni stampate con caratteri più piccoli possono fare la differenza in termini di aumento o perdita di peso.
Françoise Grossetête (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, ci occupiamo oggi di un pacchetto di regolamenti estremamente importanti per i consumatori. Come ha dichiarato il Commissario Kyprianou, sono importanti perché si tratta di sicurezza alimentare, di soddisfare le aspettative dei consumatori in materia di gusti e infine perché si tratta della competitività delle nostre imprese agroalimentari.
Per quanto riguarda l’autorizzazione degli agenti per il miglioramento della qualità degli alimenti derivanti da OGM, credo che fosse necessario rispettare il regolamento sugli OGM. Detto questo, vorrei intervenire soprattutto in merito agli aromi, e più precisamente gli aromi naturali. Mi sembra importante, in effetti, esaminare da vicino la questione dell’etichettatura “aroma naturale” perché allo stato attuale della regolamentazione, un produttore può apporre l’etichetta “aroma naturale” sui suoi prodotti purché l’aroma sia naturale al 100 per cento, indipendentemente dalla sua formula.
Domani, se il regolamento proposto verrà adottato nella sua forma attuale, un produttore non potrà più utilizzare la definizione “aroma naturale”, ma dovrà ricorrere all’espressione, che mi sembra assai più goffa, “aroma naturale di…”, per esempio “mele”, se si tratta di un prodotto a base di mele. Avrei preferito che ci fermassimo qui, con la percentuale che abbiamo utilizzato finora: ossia, sul totale degli agenti aromatizzanti, almeno il 90 per cento deve provenire dalla fonte nominata, restando inteso che il 10 per cento che non proviene dalla fonte nominata è comunque ugualmente naturale in quanto proviene da un’altra fonte naturale. Sappiamo bene che, per sviluppare alcuni sapori, è necessario utilizzare altri aromi naturali, e aggiungere il 10 per cento, per esempio, di un altro aroma naturale che permette di esaltare un sapore.
Quindi, l’evoluzione verso un rapporto del 95 per cento contro il 5 per cento, o perfino del 100 per cento, comporterebbe una standardizzazione degli aromi a livello europeo, e questo, a mio avviso, va contro la creatività dell’industria, contro l’innovazione dell’industria alimentare, cosa che trovo particolarmente deprecabile.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). – (PL) Signor Presidente, vorrei richiamare la vostra attenzione su quattro questioni che sono emerse nel corso della discussione. In primo luogo, gli additivi alimentari non devono costituire un pericolo per la vita e la salute dei consumatori. In secondo luogo, gli additivi possono essere utilizzati soltanto quando sono essenziali per motivi tecnologici, e a condizione che i consumatori ne traggano beneficio. Gli additivi, inoltre, si possono utilizzare quando non si può raggiungere l’effetto voluto utilizzando prodotti naturali.
In terzo luogo le etichette che compaiono sui prodotti alimentari devono offrire valide informazioni sugli additivi alimentari contenuti in quei prodotti. In quarto luogo, di norma, gli additivi creati sulla base di OGM o prodotti da OGM non devono essere usati negli alimenti.
Se tali additivi vengono usati negli alimenti, tuttavia, le etichette dovranno contenere non solo informazioni affidabili ma anche un avviso con cui si avverte il consumatore che negli additivi sono stati utilizzati OGM.
Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli deputati per l’interessantissimo dibattito. Come avevo previsto, non siamo del tutto d’accordo su alcuni temi, ma sono certo che il dialogo e la disponibilità da entrambe le parti ci consentiranno di trovare le soluzioni più opportune.
Per cominciare, la priorità per tutti noi, la nostra principale considerazione è la protezione dei consumatori – non ci sono dubbi su questo – e sono certo che voi non metterete in dubbio la mia disponibilità a promuovere l’interesse dei consumatori da questo punto di vista; allo stesso tempo però dobbiamo mantenere il senso delle proporzioni, dobbiamo essere pratici e dobbiamo raggiungere questo obiettivo riducendo al minimo gli oneri amministrativi.
Vorrei fare riferimento ad alcune questioni, ma senza rubarvi troppo tempo. In primo luogo, per quanto riguarda la codecisione e la comitatologia, forse dovrei ricordarvi che il motivo per cui noi – le due Istituzioni – abbiamo raggiunto un accordo sul nuovo principio di comitatologia soggetta a controllo è stato proprio quello di individuare una procedura mediante la quale disporre di un modo pratico, semplice e rapido di assumere decisioni su problemi tecnici e scientifici, dando maggiore voce in capitolo al Parlamento europeo e assicurando maggiore trasparenza affinché il Parlamento europeo potesse esprimere le proprie opinioni. Tra l’altro, questo metodo non è ancora stato utilizzato, dal momento che abbiamo appena cominciato. La mia legislazione relativa alle indicazioni sulla salute è stata la prima ad adottarlo, quindi il riferimento alla vecchia procedura di comitatologia non è pertinente a ciò che stiamo discutendo adesso, perché ora si discute della nuova procedura che raggiunge gli obiettivi di trasparenza e di coinvolgimento del Parlamento europeo, ma al contempo consente un processo decisionale rapido e pratico per quanto riguarda le questioni tecniche e scientifiche. Immaginate di dover seguire tutto l’iter della proposta legislativa ogni volta che si debba decidere su un enzima, su un additivo, su una caloria quando, in ultima analisi, tutto sarà deciso sulla base dei pareri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare che abbiamo istituito congiuntamente, con una legislazione del Parlamento, proprio a questo scopo.
Chiedo al Parlamento, o ai settori del Parlamento che preferirebbero introdurre la codecisione, di riconsiderare la questione perché, alla fine, non raggiungeremmo alcuno degli obiettivi fissati e col tempo, a causa delle lungaggini procedurali, finiremmo per danneggiare gli interessi dei consumatori.
Per quanto riguarda la base giuridica, concordo con l’onorevole Doyle. Conoscete la nostra posizione e credo che sarebbe opportuno avere un’unica base giuridica. Ritengo in ciò rientrino tutte le altre considerazioni, giacché esse sono contenute nella legislazione stessa.
In merito all’allergenicità, credo anch’io che questo dovrebbe essere uno dei legittimi fattori da considerare al momento di autorizzare gli additivi alimentari, quindi sarà un fattore di cui tener conto. Anche l’etichettatura costituisce un aspetto importante e aiuterà i consumatori a ottenere informazioni, ma non potremmo accettare una restrizione totale sugli additivi che potrebbero essere allergenici giacché i consumatori affetti da allergie sono protetti dalla legislazione sull’etichettatura.
Per ciò che riguarda la procedura di doppia autorizzazione con gli OGM, concordo sulla necessità di una prassi amministrativa efficiente. Potremmo quindi accettare il chiarimento che è stato proposto, ma con una parziale riformulazione per rendere il testo compatibile con il regolamento (CE) n. 1829/2003.
Sulla questione delle erbe e delle spezie, ritengo anch’io che siano sostanze naturali ma, allo stesso tempo, ciò non significa che non contengano naturalmente alcune sostanze che possono comunque creare problemi di salute. Per questo motivo è utile e importante includere anch’esse nell’elenco e fissare i livelli massimi. Recentemente, almeno in uno Stato membro, si è verificata una situazione per cui abbiamo dovuto considerare la possibilità di reintrodurre i livelli massimi. Quindi, il fatto che una cosa sia naturale non significa necessariamente, e per definizione, che essa non contenga sostanze le quali, se consumate in quantità eccessive, possono essere dannose.
Quanto ai nove mesi da concedere alla Commissione, e ai sei mesi per l’EFSA, nove mesi è il periodo massimo proposto, ma ciò non significa che ci vorranno nove mesi. Allo stesso tempo però, sulla base del parere dell’EFSA, esiste una procedura per cui la Commissione si consulta con le parti in causa e gli Stati membri per capire come soddisfare le esigenze di tecnologia, garantire benefici ai consumatori ed evitare che questi ultimi vengano fuorviati. Vi sono molti altri fattori importanti. Come sapete, i processi di consultazione nell’Unione europea richiedono un certo tempo; dobbiamo riuscire a portare a termine tali processi. Per questo vorremmo poter disporre del tempo sufficiente, ma questo non significa necessariamente che esauriremo tutto il tempo a nostra disposizione.
Per quanto riguarda la questione dei benefici ai consumatori, potremmo accettare l’idea che vengano inclusi in un considerando – rafforzando così un importante principio – ma non in maniera restrittiva all’interno della legislazione. Non entrerò nei dettagli. Quando avremo la nostra posizione, potremo vedere i motivi per cui possiamo accettarne una parte.
Rimane da capire in che modo la legislazione sui pesticidi integri questa legislazione e viceversa; riteniamo che una integri l’altra. Quindi, se un prodotto non è contemplato dalla legislazione sulla protezione delle piante, sarà contemplato da questa. Per fare chiarezza, è importante mantenere una netta distinzione tra questi due settori della legislazione. Volevo soprattutto verificare la possibilità di un vuoto legislativo, ma questo non è possibile. E’ evidente che l’uno o l’altro strumento legislativo valuterà la sicurezza del prodotto, a seconda della fase in cui viene usato, prendendo in considerazione alcuni aspetti tecnici.
Sulla questione del “naturale” e della percentuale del 90 o 95 per cento, nel fare riferimento alla fonte è importante avere la più alta percentuale possibile di tale fonte. Allo stesso tempo, il resto deve provenire da una fonte naturale. D’altro canto, se si vuole attribuire a un prodotto l’appellativo “naturale” senza fare riferimento a una fonte specifica, esso dev’essere naturale al 100 per cento.
L’obiettivo principale di tutto ciò è quello di garantire che i consumatori non vengano fuorviati. In ultima analisi, l’aspetto più importante delle proposte è di valutare la sicurezza, accertare l’assenza di rischi per la salute dei consumatori e fornire informazioni affinché i consumatori possano fare scelte informate. Starà a loro decidere se vogliono comprare un prodotto frutto di un processo di trasformazione o qualcosa di naturale e fresco. La nostra politica basilare dev’essere quella di favorire il consumo di alimenti freschi, ma non possiamo escludere gli altri prodotti dal mercato. Dobbiamo quindi dare ai consumatori la facoltà di scelta, ed essi potranno esercitarla secondo le proprie esigenze.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì, 10 luglio 2007.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Miroslav Mikolášik (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Da molti anni gli enzimi alimentari vengono utilizzati spesso nei processi produttivi alimentari per offrire prodotti di alta qualità. Con il perfezionarsi delle nostre tecnologie e l’utilizzo di microrganismi geneticamente modificati nell’ambito di questo processo, si è sviluppata una forte necessità di regolamentazione per garantire la sicurezza e la salute dei consumatori a livello europeo. Attualmente, gli enzimi alimentari utilizzati come coadiuvanti tecnologici non rientrano nel campo d’applicazione della legislazione dell’Unione europea. La legislazione dei singoli Stati membri sugli enzimi alimentari differisce notevolmente, e questo potrebbe provocare problemi al mercato interno e dar luogo a una situazione confusa per i consumatori europei. Per questo motivo sostengo gli sforzi della relatrice e della Commissione volti ad accettare questo pacchetto, che mira a realizzare una procedura di approvazione uniforme e semplificata per gli enzimi alimentari.
Gyula Hegyi (PSE), per iscritto. – (HU) Molti nutrono riserve sugli additivi alimentari, in parte a causa di carenti informazioni, in parte a causa di molti scandali e illeciti. Accogliamo quindi con favore l’intenzione espressa dalla Commissione di semplificare e rendere più rigorosi i regolamenti settoriali. Una buona iniziativa è, a mio avviso, la compilazione di un nuovo elenco di additivi sani e sicuri. Ovviamente dobbiamo tener conto anche dei pareri dei consumatori, che possono variare da paese a paese, da regione a regione e a seconda della fascia di età. Dobbiamo anche indurre i giovani a consumare una maggiore quantità di alimenti naturali e sani.
E’ molto importante, secondo me, proteggere alcuni gruppi della popolazione, come quelli affetti da allergie alimentari. Nella mia veste di relatore per gli OGM, sono favorevole alla proposta di indicare chiaramente se il prodotto contiene additivi OGM. La fiducia in un prodotto può migliorare soltanto sulla base di informazioni affidabili e precise. La procedura di approvazione dev’essere trasparente, ed è opportuno incoraggiare l’utilizzo di sostanze più sicure.
16. Programma d’azione comunitaria in materia di salute (2007-2013) – Iniziative per contrastare le malattie cardiovascolari (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca:
– la raccomandazione per la seconda lettura (A6-0184/2007), della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un secondo programma d’azione comunitaria in materia di salute (2007-2013) [16369/2/2006 – C6-0100/2007 – 2005/0042A(COD)] (Relatore: onorevole Trakatellis), e
– la discussione sull’interrogazione orale (O-0033/2007 – B6-0134/2007) dell’onorevole Ouzký, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, alla Commissione: Iniziative per contrastare le malattie cardiovascolari.
Antonios Trakatellis (PPE-DE), relatore. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, vi invito a rivolgere la debita attenzione alla necessità di promuovere la salute, che dev’essere considerata non soltanto un bene prezioso e un indicatore di prosperità sociale, ma anche un parametro che genera investimenti.
Questo approccio è particolarmente evidente nel campo della prevenzione, su cui si concentra soprattutto il programma in discussione, poiché prevenzione significa limitare la morbilità e quindi ridurre i costi delle terapie e delle cure ospedaliere. Non è necessario analizzare gli effetti benefici di un simile esito per l’assicurazione sanitaria e, per estensione, per le finanze pubbliche.
Migliorare la salute della popolazione favorisce certamente il progresso, rafforza i cittadini – garantendo loro una vita migliore, più lunga e più produttiva – e rappresenta il prerequisito della prosperità economica. Limitando il numero delle ore lavorative perdute, la prevenzione contribuisce anche ad accrescere la produttività e l’occupabilità dei lavoratori, due indicatori conformi al processo di Lisbona.
La prevenzione quindi è il fattore chiave di una nuova politica sanitaria improntata all’efficienza e un campo d’azione preferenziale per i programmi dell’Unione europea. Per questo motivo l’Unione europea ha bisogno di un secondo programma d’azione in materia di salute: perché serve un’azione congiunta di difesa dai rischi sanitari che si sono manifestati in maniera così drammatica, con la possibilità di una pandemia di influenza e con l’epidemia di influenza aviaria, e questo è uno degli obiettivi del programma.
Dobbiamo promuovere congiuntamente uno stile di vita sano per i nostri figli, offrendo loro una dieta appropriata in una società libera dal fumo e dallo stress, e caratterizzata da condizioni socioeconomiche adeguate che abbiano un deciso effetto sulla salute – questo è appunto uno degli obiettivi del programma.
Dobbiamo ingaggiare una lotta comune per ridurre i tassi di morbilità e mortalità delle malattie gravi che distruggono il corpo e la mente, e questo è uno degli obiettivi del programma.
Dobbiamo far sì che migliori prassi mediche, che rappresentano il modo più efficiente non solo per combattere le malattie ma anche per limitare l’ulteriore peggioramento dello stato di salute, siano accessibili a tutti, sia a coloro che esercitano la professione sanitaria, sia ai semplici cittadini, e anche questo è uno degli obiettivi del programma.
Assume particolare importanza la raccolta dei dati sulla resistenza dei batteri agli antibiotici, che rappresenta attualmente un flagello per gli ospedali europei. Ugualmente importanti sono l’effetto dei fattori ambientali sulla salute, nonché la raccolta di dati e lo sviluppo di strategie sulla mobilità dei pazienti.
Potrei continuare descrivendo uno per uno tutti gli obiettivi del programma. Credo però che non sia necessario, giacché siamo tutti convinti della necessità di agire congiuntamente e a livello europeo, dando al contempo agli Stati membri la possibilità di accrescere la propria efficienza nelle questioni sanitarie. Questo è il secondo programma, che sarà realizzato nel periodo 2008-2013. E’ migliore, più esaustivo e più ambizioso, ed è caratterizzato da una percezione integrata della salute e dei mezzi, delle prassi e dei meccanismi che si rendono necessari per affrontare i problemi sanitari.
Esso favorirà la convergenza e l’integrazione dell’Unione europea, che dobbiamo considerare non solo in termini di economia o di politica estera, ma anche in termini di convergenza nei settori dell’istruzione e della sanità, perché è qui che si intreccia il tessuto della stabilità e della prosperità della società europea.
Un piano ambizioso come questo che, allo stesso tempo, apporta benefici eccezionali non solo alla salute ma anche all’economia dell’Unione europea, richiede investimenti finanziari che genereranno risultati esponenziali, poiché esso ridurrà considerevolmente i costi onerosi dei servizi sanitari negli Stati membri.
Purtroppo, nel mese di dicembre il Consiglio ha apportato al bilancio dell’Unione europea drastici tagli, che si sono rivelati estremamente dolorosi per alcuni programmi, come per esempio quello in oggetto. Ci si chiede come sia possibile progredire lungo l’impervia strada dell’integrazione europea quando i programmi che servono a costruire e creare la società europea del futuro sono soggetti a tagli radicali.
La buona notizia è che Consiglio, Commissione e Parlamento hanno compreso la necessità di offrire fondi adeguati al programma sanitario, e credo che l’accordo mediato attraverso consultazioni ufficiose consentirà un finanziamento appropriato nel rispetto delle norme del bilancio comunitario.
Chiedo agli onorevoli colleghi di votare a favore degli emendamenti concordati attraverso consultazioni ufficiose.
Miroslav Ouzký (PPE-DE), autore. – (CS) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero esprimere il mio apprezzamento per le parole dell’onorevole collega, dottor Trakatellis, sullo specifico tema delle malattie cardiovascolari. Nella mia interrogazione alla Commissione, mi sono concentrato su un tema assai noto, ossia la gravità delle malattie cardiovascolari, che nella sola Unione europea mietono almeno due milioni di vittime all’anno. Questo è un fatto universalmente noto e consolidato: già nel 2004, il Consiglio riconobbe l’importanza di individuare soluzioni decisive al problema delle malattie cardiovascolari. Negli ultimi 10-15 anni si sono registrati straordinari progressi medici in questo campo, ma il problema sta nel sensibile aumento dei costi. A fini esplicativi, nei dibattiti su questo tema faccio sempre notare ai cittadini cechi – e ribadisco lo stesso punto in questa sede – che per curare una trombosi coronarica 15 anni fa, usando i metodi di allora, servivano circa 20 euro al giorno; dopo l’introduzione della streptokinasi il costo è salito a 1 000 euro per ogni terapia. Oggigiorno, con l’avvento degli stent e la cateterizzazione acuta il costo è salito a 10 000 euro per un’unica terapia. In altre parole, vi è stato un enorme aumento dei costi finanziari. D’altra parte sono aumentate le possibilità di curare un numero significativo di pazienti che in passato erano destinati a sofferenze e morte. Oggi i pazienti affetti da trombosi coronarica acuta, a condizione di ricevere cure rapide e adeguate, possono tornare a casa lo stesso giorno e riprendere il lavoro pochi giorni dopo. Il denaro che spendiamo quindi può essere recuperato successivamente.
Un altro problema sta nelle differenze che esistono non solo tra i vari Stati membri ma anche all’interno dei singoli paesi. Secondo uno studio condotto nel mio paese, il tasso di mortalità dovuto a malattie cardiovascolari aumenta proporzionalmente all’aumentare della distanza tra l’ospedale e l’abitazione del paziente. Da questo punto di vista, nell’Unione europea si registrano enormi differenze, e quindi proponiamo di ricercare una soluzione sistemica. Benché non intenda oppormi al principio di sussidiarietà e interferire con i vari governi nazionali, vorrei chiedere alla Commissione come intenda realizzare uno scambio di informazioni ed esperienze; certamente disponiamo delle risorse necessarie per farlo, ed è uno dei modi per apportare miglioramenti sostanziali in questo settore. Quali azioni intende intraprendere la Commissione per ridurre l’onere economico e l’impatto delle malattie cardiovascolari sulle economie degli Stati membri? Di quali possibilità di finanziamento che possano essere raccomandate dispone la Commissione? In uno degli emendamenti che sottoscriverò quest’oggi, ho richiesto uno studio sull’opzione di una massiccia offerta pubblica di defibrillatori. Sappiamo che tale iniziativa si è dimostrata estremamente efficace in Giappone, e so anche di defibrillatori messi a disposizione in luoghi pubblici in molti altri paesi, fra cui gli Stati Uniti. Sono consapevole del fatto che si tratta di un’opzione molto costosa, e che gli oppositori di un approccio così indiscriminato invocherebbero una certa prudenza. Eppure un simile approccio, in molti casi, salverebbe vite umane prima dell’arrivo dell’ambulanza. Per questo motivo sono interessato a conoscere la risposta della Commissione a questa ulteriore interrogazione.
Markos Kyprianou, Μembro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, per cominciare ringrazio tutti i deputati per l’interesse rivolto alla proposta della Commissione sull’adozione di un secondo programma d’azione comunitaria in materia di salute.
Ringrazio in modo particolare il relatore, onorevole Trakatellis, e i relatori ombra per il loro impegno, che ci consentirà – ne sono certo – di raggiungere un accordo in seconda lettura.
Abbiamo davanti a noi un compromesso molto ampio, che è il risultato di alcuni contatti ufficiosi molto positivi fra le tre Istituzioni. Gli emendamenti di compromesso rafforzano il testo in numerosi settori, che sono particolarmente importanti per il Parlamento, come il follow-up delle iniziative comunitarie sul cancro e una più accurata formulazione dell’azione per l’ambiente e la salute.
Per quanto riguarda il bilancio, che abbiamo avuto occasione di discutere in passato, purtroppo il margine di manovra era molto ristretto e la Commissione deve attenersi rigorosamente ai limiti fissati dal quadro finanziario.
Pur tuttavia, secondo il testo della dichiarazione tripartita, dei requisiti speciali del programma si terrà conto durante la procedura di bilancio annuale. Inoltre, il testo odierno conterrà la base giuridica che tutelerà una più efficace collocazione delle risorse per raggiungere gli obiettivi del programma.
Non credo che qualcuno possa dubitare che Parlamento, Consiglio e Commissione si siano impegnati intensamente per raggiungere un compromesso accettabile. Mi auguro sinceramente che il voto che seguirà esprima questo approccio positivo e costruttivo, per cominciare a finanziare i piani concernenti i nuovi e importanti settori della sanità pubblica a partire dal 1° gennaio 2008.
Adesso, sulla base dell’interrogazione dell’onorevole Ouzký, passerò a un aspetto più specifico della sanità pubblica e a uno dei problemi più gravi; mi riferisco alle malattie cardiovascolari, che sono certamente una delle cause principali di morte precoce e di invalidità per i cittadini dell’Unione europea.
Le cause e i fattori di rischio sono noti, e comprendono il fumo, una dieta inadeguata e l’obesità, lo scarso esercizio fisico e l’eccessivo consumo di alcol.
So che il Parlamento ha dimostrato un sentito interesse per questo settore, e che la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare si accinge a presentare in seduta plenaria una proposta di risoluzione sulle malattie cardiovascolari.
Sapete bene che la Commissione attribuisce una particolare importanza alla prevenzione. Pur con le limitate risorse a nostra disposizione e mantenendo l’equilibrio delle competenze previste dal Trattato, rivolgiamo particolare attenzione alla prevenzione, settore nel quale ci impegniamo intensamente. Lo stesso dicasi per il problema del fumo; conoscete bene la strategia Help – che è stata accolta anche dal Parlamento – le varie leggi e il Libro verde che abbiamo adottato per proibire il fumo nei locali pubblici. Attendo con ansia il parere del Parlamento europeo in materia.
Per quanto riguarda la dieta, recentemente – nel mese di maggio – abbiamo pubblicato un Libro bianco su dieta e obesità e, com’è noto, abbiamo già cominciato ad applicare e attuare la strategia sull’alcol, per esempio con il Forum “Alcol e salute” tenuto in cooperazione con le organizzazioni non governative e le imprese del settore privato al fine di combattere questo nuovo problema.
Attraverso i programmi di sanità pubblica, la Commissione sostiene attività e reti concernenti le malattie cardiovascolari, tra cui un ampio registro di dati sulle malattie cardiovascolari negli Stati membri e lo sviluppo di indicatori per monitorare tali malattie.
L’istituzione di centri di riferimento, lo scambio di buone prassi, la lotta alle disuguaglianze che purtroppo esistono nell’Unione europea – non solo tra uno Stato e l’altro ma anche all’interno degli stessi Stati membri – sono gli obiettivi cui mira il nuovo programma.
Devo sottolineare però che noi ci limitiamo a offrire opportunità; spetta agli Stati membri approfittarne, dal momento che sono loro i responsabili dell’offerta di servizi sanitari.
Per quanto riguarda la ricerca (perché la questione riguarda anche la ricerca), l’Unione europea ha messo a disposizione più di 100 milioni di euro per la ricerca nel settore delle malattie cardiovascolari attraverso il sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Queste malattie sono ancora una delle priorità della ricerca sanitaria nell’ambito del settimo programma quadro di ricerca e sviluppo che è stato varato quest’anno. Di conseguenza, è possibile portare avanti la ricerca in questo settore nell’ambito del settimo programma quadro.
Non commenterò nei dettagli la Carta europea per la salute del cuore (European Heart Health Charter), perché il Parlamento ha già organizzato un dibattito e una manifestazione su questo tema, e ricordiamo tutti la presentazione svoltasi a Bruxelles il mese scorso. Questo documento è comunque importante per il suo approccio organico, che gli consente di unire tutte le istituzioni che possono contribuire alla soluzione di questo problema e, naturalmente, è tutelato dal programma sulla sanità pubblica.
Altre azioni di lotta contro i principali fattori che provocano malattie cardiovascolari e disuguaglianze nella salute entreranno a far parte della nuova strategia sanitaria dell’Unione europea che mi auguro – e sono certo – sarà adottata successivamente, prima della fine dell’anno.
Per quanto riguarda la parte finanziaria – perché anche questa è importante – c’è il Fondo europeo di sviluppo per i paesi in via di sviluppo; qui la Commissione risponde alle priorità fissate dai paesi stessi attraverso il dialogo e, naturalmente, il settore sanitario rappresenta una delle priorità.
Lo stesso vale per i Fondi strutturali che nell’Unione europea sono a disposizione degli Stati membri e che possono essere utilizzati per la salute in maniera ancora più ampia, adesso più che in precedenza; è ancora necessario, però, che la salute diventi un tema prioritario nell’utilizzo dei fondi da parte degli stessi Stati membri.
Noi offriamo opportunità, e con questo intendo dire che non manco di sollevare la questione con i ministri della Sanità ogniqualvolta ci incontriamo ma, in ultima analisi, la decisione sarà presa collettivamente dai governi degli Stati membri. Raccomando quindi agli Stati membri di utilizzare i Fondi strutturali nel settore della sanità, ma devo dire che c’è ancora un sostanziale margine di miglioramento.
Per noi è prioritario anche rafforzare i sistemi sanitari nazionali che consentono di gestire le priorità della sanità pubblica, in cui rientrano non solo le malattie trasmissibili – che ovviamente rappresentano la prima e più ovvia minaccia – ma anche quelle non trasmissibili; mi auguro di avere il sostegno e la cooperazione del Parlamento.
John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, il benessere fisico è il prerequisito di quello economico: questo è il tema in discussione, e il tema secondario è che dobbiamo offrire cure e assistenza, ma anche prevenire le malattie e promuovere la salute. Il Commissario ha espresso il suo assenso su questi punti, e ha presentato un programma ambizioso – come ha detto il nostro relatore – ma due terzi del bilancio sono stati saccheggiati. E’ chiaro che in futuro dovremo fare di meglio nell’ambito del bilancio, e che adesso dobbiamo usare oculatamente le nostre limitate risorse, com’è chiaro che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione alle malattie non trasmissibili che sono responsabili dell’86 per cento dei decessi in Europa e devastano l’esistenza dei nostri cittadini e delle loro famiglie – malattie cardiovascolari, cancro, malattie mentali, diabete, patologie respiratorie e dell’apparato muscolo-scheletrico. Questo ovviamente ci riporta alla risoluzione che avete di fronte a voi: il 42 per cento dei decessi nell’Unione europea è provocato da malattie cardiovascolari.
Dobbiamo concentrare la nostra attenzione sullo stile di vita. Circa l’80 per cento degli infarti cardiaci, degli ictus e del diabete, e il 40 per cento circa dei tumori potrebbe essere evitato cambiando stile di vita e riducendo i rischi che derivano da uno stile di vita improprio. Avremo bisogno di iniziative legislative ed educative in merito a fumo, droga, alcol, sale, grassi saturi e grassi trans, scarsa attività fisica, nonché a fattori come la gestione dello stress e tutte le cause dell’ipertensione. Cittadini, governi, servizi sanitari e datori di lavoro devono realizzare forme di partenariato, e abbiamo bisogno di idee come quella dei defibrillatori a cui ha fatto riferimento il collega.
Potrei concludere dicendo che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni; ma gli studi epidemiologici nel campo della promozione della salute dimostrano che se le buone intenzioni si traducono in azione, come nel progetto realizzato in Nord Karelia, tale via potrebbe condurre non all’inferno ma alla salute.
Linda McAvan, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, i miei primi ringraziamenti vanno all’onorevole Trakatellis per il suo ottimo lavoro volto a ottenere un accordo, quest’oggi, su un pacchetto di emendamenti relativi al programma di sanità pubblica.
Non è stato facile: negli ultimi mesi ci sono state numerose riunioni, ma alla fine abbiamo ottenuto un pacchetto che anche il gruppo socialista apprezza. Siamo favorevoli al chiaro impegno teso ad affrontare le disuguaglianze nel settore della sanità, come previsto da questo pacchetto e, come ha dichiarato l’onorevole Bowis, sosteniamo l’azione di lotta alle principali malattie che mietono il più alto numero di vittime in Europa.
Vogliamo che i centri di riferimento in tutta Europa vengano sfruttati al meglio, e siamo lieti che le ONG e le organizzazioni dei pazienti abbiano migliore accesso ai finanziamenti grazie a questo programma, che rivolgerà particolare attenzione ai più ampi determinanti della salute di tipo ambientale. Noi tutti sappiamo che la salute subisce l’effetto dei problemi ambientali, e riteniamo opportuno che si affronti tale questione.
Come gli altri oratori, constato con rammarico la disponibilità di un bilancio più ridotto di quanto fosse stato previsto ma, come ha dichiarato la Commissione in diverse occasioni, ci sono altri programmi quadro in cui si possono condurre ricerche sulla salute; quindi questi non sono gli unici fondi a disposizione della ricerca sanitaria nell’Unione europea.
Vorrei richiamare la vostra attenzione sull’emendamento n. 19, che il gruppo socialista ha presentato separatamente dal pacchetto. Nel considerando 14 parliamo dell’aumento degli anni di vita sani, e vogliamo cancellare le parole “anche chiamato indicatore di speranza di vita senza disabilità”. Abbiamo avuto numerosi contatti con le organizzazioni dei disabili, le quali affermano che disabilità non equivale a malattia, e che questa terminologia sembra far pensare che un disabile sia automaticamente una persona malata. Vorremmo quindi che Commissione e Consiglio considerino questo punto quando dovranno elaborare la formulazione finale del documento.
Infine, vorrei ringraziare ufficialmente il gruppo negoziale della Presidenza tedesca che ci ha aiutato a raggiungere un accordo quest’oggi e ha accolto molti dei nostri emendamenti parlamentari della prima lettura. Attendo con impazienza di vedere l’inizio del programma che, mi auguro, dovrebbe coincidere con l’inizio del prossimo anno. Questo è il desiderio di tutti in questa fase, e per questo motivo ci siamo adattati ad accettare un compromesso sul bilancio; siamo comunque molto soddisfatti del contenuto.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’autore di questa eccellente relazione. Il professor Trakatellis ormai da molti anni si occupa di problemi sanitari, sia come clinico che come politico, e quindi conosce molto bene il tema di questa relazione; non è sorprendente perciò che l’abbia redatta con efficienza e saggezza. Gran parte di noi condivide le opinioni che il relatore ha espresso sulle principali questioni emerse nel quadro della relazione. Una delle più importanti è il problema delle disuguaglianze in campo sanitario, disuguaglianze che sussistono non solo tra gli Stati membri ma anche al loro interno. Si tratta di differenze che possono essere assai significative e, in molti casi, interessano l’intera gamma di prestazioni sanitarie, dalla prevenzione alla diagnosi fino alla terapia. E’ cosa nota, non solo tra gli operatori del settore sanitario ma anche tra i comuni cittadini, che tali disuguaglianze spesso fanno la differenza tra la vita e la morte.
Al diritto alla vita deve associarsi il diritto alla salute – una salute uguale per tutti, e non una per i ricchi e una per i poveri. In una società equa e solidale, come quella a cui aspiriamo negli Stati membri dell’Unione europea, tutti i cittadini devono essere uguali rispetto all’assistenza sanitaria. Concordo pienamente con il relatore: la questione deve diventare un obiettivo prioritario del programma sanitario e sono certo che anche il Commissario sarà d’accordo su questo punto.
Un’altra tematica menzionata dal relatore e sulla quale vorrei fare alcuni brevi commenti è quella del cancro. Il cancro è la seconda causa più comune di morte in Europa e nel mondo in generale eppure, a tutt’oggi, non esiste alcun sistema efficace di cooperazione, a livello comunitario, tra i centri di riferimento. Ed è una vergogna che tali carenze si osservino proprio nella redazione di un registro, a livello europeo, per quei tumori che rientrano nella raccomandazione del Consiglio sullo screening oncologico. Il relatore affronta entrambi questi temi e molti altri in maniera adeguata, e propone opportuni emendamenti che noi sosteniamo senza riserve.
Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Commissario, dobbiamo in effetti congratularci con il relatore, professor Trakatellis, per aver raggiunto il compromesso odierno. Farò alcuni commenti sul problema finanziario perché, come noi tutti sappiamo, fin dall’inizio la questione più controversa nei rapporti tra Parlamento e Consiglio riguardava il bilancio da destinare a questa politica.
Il compromesso che è stato raggiunto tra gli Stati membri, nel dicembre 2005, sul nuovo quadro finanziario per il periodo 2007-2013, ha lasciato una disponibilità di fondi assai inferiore a quella inizialmente proposta dalla Commissione per numerose politiche. Una delle politiche che ha subito i tagli più radicali è stata proprio la sanità pubblica, e la vittima principale è stata il programma sanitario.
Le conseguenze dei negoziati tra Commissione e Consiglio sono state negative per quanto riguarda il sostegno finanziario al programma d’azione. Il bilancio è stato tagliato a 365,6 milioni di euro, una cifra assai ridotta per un programma così ambizioso.
Il relatore tuttavia, con l’aiuto dei relatori ombra, ha esaminato le diverse possibilità di migliorare la situazione. Ma, data l’inflessibilità del Consiglio, ha accettato che lo spazio di manovra reso disponibile dal bilancio in questione fosse molto limitato e ha accettato il compromesso tra Consiglio e Commissione.
Sebbene il limitato bilancio disponibile per il programma non ci soddisfi, apprezziamo gli sforzi fatti dal relatore per mantenere intatti i numerosi emendamenti e le varie raccomandazioni del Parlamento e a evitare la procedura di conciliazione.
Constatiamo con piacere che il compromesso del relatore comprende la necessità di ridurre le disuguaglianze in campo sanitario e il riferimento alla medicina alternativa. Né omette l’opportunità di rafforzare l’assistenza sanitaria transfrontaliera e la mobilità dei pazienti, e di garantire ai cittadini un più facile accesso alle informazioni per consentire loro di prendere decisioni che siano nel loro interesse.
Vale la pena di notare che gran parte del bilancio andrà a organizzazioni non governative, che sono associazioni senza fini di lucro indipendenti dall’industria, dal commercio e dalle imprese specializzate nella promozione della salute e degli obiettivi del programma.
Ci auguriamo che sia possibile soddisfare le azioni e le aspettative ambiziose che, nonostante il ridotto bilancio, noi tutti nutriamo per questo programma, che entrerà in vigore nel 2008.
Signor Commissario, a questo punto vorrei sottolineare, come hanno già fatto i colleghi e i precedenti oratori, l’importanza della prevenzione e di una diagnosi tempestiva. Dobbiamo investire in questo settore. Non potete immaginare quante vite riusciremo a salvare e quante risorse finanziarie gli Stati membri risparmieranno applicando programmi rivolti a questo specifico settore, in particolare le malattie cardiache e il cancro. Lei ha ricordato che il cancro è la seconda causa di morte. Posso dire, con certezza matematica, che tra qualche anno il cancro sarà la prima causa di morte in seguito ai progressi fatti nelle patologie cardiovascolari.
Signor Commissario, siamo con lei e la sosterremo nell’applicazione del programma.
Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, il programma d’azione comunitaria 2007-2013 in materia di salute mirava a proporre un modello per i servizi sanitari europei. Fin dall’inizio però il programma ha dato luogo a controversie, non soltanto per la scarsa chiarezza nell’offerta dei finanziamenti ma anche per altre ragioni.
I fondi stanziati riguardano solo ONG internazionali, e altri programmi sono stati tagliati. Conformemente a quanto previsto dal documento, importi significativi, pari al 60 per cento dei fondi forniti dalla Comunità e all’80 per cento in casi eccezionali, dovranno essere stanziati a favore di organizzazioni non governative a livello internazionale. I programmi di molte organizzazioni di questo tipo comprendono politiche abortiste. In alcuni casi le organizzazioni sono filiali di aziende farmaceutiche.
Finanziare laboratori senza accertare il tipo di ricerca che questi svolgono è un’altra fonte di preoccupazione. Purtroppo il programma affronta solo frettolosamente il problema dell’accesso ai servizi sanitari e l’assistenza agli anziani; non contiene alcuna disposizione specifica a sostegno della famiglia, per contrastare le malattie della società contemporanea o per l’accesso a consulenti altamente specializzati.
Il programma tratta il problema di una dieta e di uno stile di vita sani. Il problema dell’assistenza sanitaria transfrontaliera riemerge, insieme alle conseguenze negative che produce su alcuni sistemi sanitari. Sembra che, a causa dei limitati finanziamenti disponibili, il programma non riesca ad affrontare tutti i problemi concernenti i servizi sanitari europei.
Irena Belohorská (NI). – (SK) Per quanto riguarda questa relazione, sottoscrivo tutte le osservazioni del relatore.
Su un bilancio originario di 969 milioni di euro, la Commissione ha ridotto gli stanziamenti a favore dell’assistenza sanitaria a 365 milioni di euro. Lo ha fatto sebbene il Parlamento non avesse ritenuto sufficiente l’importo di 969 milioni e lo avesse portato a 1,5 miliardi di euro. Questo taglio, pari al 60 per cento circa, mi sembra irresponsabile, ed è tanto più sconvolgente nella situazione attuale, in cui i sistemi sanitari dell’Europa orientale sono indeboliti dall’esodo di molti medici e infermieri che abbandonano il proprio paese per cercare lavoro nei 15 vecchi Stati membri dell’Unione europea. Altri programmi hanno registrato tagli pari ad appena il 2-5 per cento e, mentre un cittadino europeo su tre viene colpito da tumore, credo che la posizione assunta dalla Commissione umili e copra di ridicolo i pazienti e i cittadini dell’Unione europea. E’ perciò necessario sostenere il relatore nel suo tentativo di far aumentare questo scarso bilancio almeno del 10 per cento, ossia di portarlo a 402 milioni di euro, tenendo la soglia di variazione entro il limite del 5 per cento.
Allo stesso tempo, il programma dovrebbe affermare esplicitamente che i Fondi strutturali, come lei ha ricordato, signor Commissario, potranno essere usati per finanziare progetti sanitari, a condizione che gli Stati membri attribuiscano all’assistenza sanitaria un carattere prioritario nell’ambito dei propri programmi nazionali. Finora questi fondi sono stati usati soprattutto per finanziare progetti ambientali o costruire infrastrutture, e solo pochi cittadini sanno che potrebbero essere impiegati anche per finanziare l’ammodernamento di ospedali, acquistare attrezzature e formare operatori sanitari.
Accolgo con estremo favore l’istituzione di registri a livello europeo sulle principali malattie, come il cancro, che sarà fondamentale per la raccolta di dati e dimostrerà, una volta di più, l’esistenza di sperequazioni che raggiungono il 30 per cento – tra i diversi Stati membri – fra i tassi di sopravvivenza di pazienti affetti da alcuni tipi di tumore. Sulla base di simili statistiche, credo che la Commissione rivedrà le proprie priorità e approverà gli opportuni stanziamenti.
Thomas Ulmer (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il programma d’azione in materia di salute e la prevenzione delle malattie cardiovascolari sono temi strettamente correlati. In primo luogo desidero porgere all’onorevole Trakatellis le mie più sincere congratulazioni per la sua instancabile lotta a favore di questo programma. Prevenire è meglio che curare. La prevenzione garantisce una vita più lunga, una vita migliore, una migliore qualità della vita, una minore assistenza medica, un numero inferiore di malattie, e minori costi legati alla malattia.
Avremmo certamente preferito risorse maggiori di quelle stanziate – 20 centesimi pro capite all’anno. Siamo tuttavia modesti e portiamo avanti molti programmi d’azione con pochi fondi. Ovviamente possiamo soltanto fissare le nostre priorità, e dobbiamo chiarire che qui stiamo parlando di prevenzione, di formazione, e non di terapia, che dopo tutto è una questione sussidiaria che rientra fra le responsabilità degli Stati nazionali. Prevenire significa impedire l’insorgenza delle malattie, soprattutto nel campo delle malattie cardiovascolari – infarti e ictus – dei tumori e delle loro cause – per esempio il tumore polmonare e il fumo – degli stili di vita insalubri – alimentazione non corretta o doping nello sport – e ancora della prevenzione degli incidenti e della ricerca e statistica, il cui obiettivo è di individuare e comprendere meglio le malattie per sviluppare migliori linee guida terapeutiche.
Rispondo ora all’interrogazione orale dell’onorevole Ouzký, a cui porgo i miei ringraziamenti. Si può fare molto per scongiurare le malattie cardiovascolari cambiando il proprio stile di vita: attività fisica, salute, sport, alimentazione equilibrata, evitando tra l’altro gli acidi grassi trans. Abbiamo anche bisogno di uno slogan accattivante per la prevenzione cardiovascolare, affinché i cittadini conoscano la posta in gioco. Per esempio potremmo dire “Salva il tuo cuore, salva la tua vita” o, in tedesco, “Herzlos kannst du nicht leben”.
Lo stanziamento di 325 milioni di euro in cinque anni a favore della prevenzione non è molto. Questa mattina ho visitato un ospedale tedesco specializzato in patologie cardiache dove, soltanto in un anno, sono stati investiti 200 milioni.
Glenis Willmott (PSE). – (EN) Signor Presidente, in qualità di relatrice ombra per il mio gruppo sulla proposta di risoluzione concernente l’azione per contrastare le malattie cardiovascolari, sostengo senza riserve questa importante iniziativa e ringrazio gli onorevoli Ouzký, Andrejevs e Bowis per il loro duro lavoro. Non posso che ribadire il contenuto della risoluzione e aggiungere la mia voce alla richiesta d’azione e agli altri punti sollevati nell’interrogazione orale.
Trovo sconcertante che quasi la metà di tutti i decessi in Europa vengano provocati da malattie cardiovascolari e che queste siano la causa principale di morte per le donne in tutti i paesi europei. Apprezzo la specifica menzione delle malattie cardiovascolari nel programma d’azione comunitaria in materia di salute 2008-2013, ma sono un po’ delusa dagli ampi tagli apportati agli stanziamenti di bilancio, dal momento che le malattie cardiovascolari costano ai paesi dell’Unione europea 169 miliardi di euro ogni anno.
L’Unione europea ha molto da offrire in termini di valore aggiunto, che certamente ripagherebbe molte volte i fondi spesi in questa lotta. Sostengo comunque il compromesso che è stato concluso e riconosco che è necessario stanziare quanto prima questi fondi. Qualsiasi ulteriore ritardo nell’adozione del programma non sarebbe auspicabile.
A livello di Unione europea c’è un ampio margine d’azione per recare valore aggiunto, e proprio per questo abbiamo bisogno di una strategia europea tangibile sulle malattie cardiovascolari che possa aiutare gli Stati membri a migliorare e coordinare le proprie strategie di prevenzione, individuare i soggetti ad alto rischio, sensibilizzare i cittadini, informare l’opinione pubblica e promuovere lo scambio di migliori prassi. Di tale strategia devono far parte chiari orientamenti politici.
Concluderò questo intervento ribadendo il mio sostegno alla proposta di risoluzione e invitando la Commissione a presentare, quanto prima, una coerente ed esaustiva strategia a livello europeo sulle malattie cardiovascolari che comprenda i suggerimenti avanzati dal Parlamento europeo.
Jiří Maštálka (GUE/NGL). – (CS) Anch’io vorrei congratularmi con l’onorevole Trakatellis e ringraziarlo per la sua relazione e le sue proposte. Vorrei fare altresì una o due osservazioni. Non intendo entrare nei dettagli finanziari perché altri lo hanno fatto prima di me. Vorrei soltanto sottolineare, nella mia veste di medico, che se si tagliano le risorse finanziarie il normale programma di cui stiamo discutendo sarà semplicemente meno efficace. Sono fermamente convinto che, in termini di bilancio, l’assistenza sanitaria non può essere una questione secondaria.
Sono favorevole all’emendamento n. 1, che contiene proposte per le raccomandazioni del Consiglio in merito ai necessari meccanismi di attuazione. Mi sembra estremamente necessario, giacché abbiamo spesso richiesto documenti concernenti l’assistenza sanitaria o la lotta contro le malattie della civiltà, e naturalmente non disponevamo di strumenti efficaci per combattere tali patologie. Il secondo emendamento che vorrei menzionare e sostenere riguarda la sensibilizzazione dei pazienti. E’ necessario che i pazienti siano adeguatamente informati. Non si tratta soltanto di migliorare l’accesso alle informazioni, ma anche – a mio avviso – di migliorare la qualità delle informazioni; tali informazioni possono aiutare i nostri cittadini a nutrire un maggiore interesse per la propria salute, a prendersi cura di se stessi e ad essere meno influenzabili dalla pubblicità. Per quanto riguarda quest’ultimo tema, avremo un’occasione unica per dimostrare la nostra equità e la nostra onestà riguardo a temi come l’alcolismo quando discuteremo delle misure proposte dalla relazione Foglietta sulla lotta all’alcolismo. Su questo tema, presenteremo certamente alcuni emendamenti sulla pubblicità dei prodotti alcolici.
Consentitemi adesso di esprimere il mio sostegno all’iniziativa dell’onorevole Ouzký, per la sua interrogazione sulle malattie cardiovascolari. In qualità di ex cardiologo, credo di aver acquisito una sostanziale competenza a riguardo. I cardiologi oggi conoscono molto meglio le cause e sono riusciti a creare le condizioni necessarie affinché i pazienti ricevano una terapia molto efficace e poi ritornino a una normale vita lavorativa. Il problema sta nell’entità degli investimenti che si vogliono destinare a tali programmi, soprattutto quando si tratta di prevenzione. Allo stesso tempo, non si riesce a capire che queste risorse potranno certamente essere recuperate. Da questo punto di vista, la Repubblica ceca è un ottimo esempio. Credo che, nella nostra veste di deputati europei, abbiamo il dovere di auspicare una situazione di eguaglianza nel settore sanitario e nel settore economico; la questione riguarda la solidarietà finanziaria tra gli Stati membri dell’Unione europea.
Kathy Sinnott (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, ieri i mass media hanno comunicato gli sconcertanti risultati di uno studio condotto sui bambini di un’ampia zona dell’Inghilterra: un bambino su 58 soffre di qualche forma di autismo. Com’è possibile che il numero di bambini affetti da una condizione così gravemente invalidante sia passato da 1 su 2 000 a 1 su 58 in appena 17 anni?
L’opera dell’onorevole Trakatellis sul programma di azione comunitaria in materia di salute (2007-2013) giunge proprio quando un approccio di collaborazione congiunta nei confronti delle principali minacce sanitarie che incombono sull’Europa è più urgente che mai. Uno dei principali contributi che l’Europa può offrire alla salute è nel campo della statistica e della ricerca, per accertare la situazione reale della minaccia di malattie – contagiose o no, croniche o acute – perché, nella comparazione delle terapie nei diversi Stati membri, cogliamo il quadro complessivo che ci aiuta a definire uno standard di migliori prassi e ci fornisce indicazioni per le migliori cure e terapie.
La Commissione – lo dico con soddisfazione – ha fatto il primo passo finanziando il Sistema informativo europeo sull’autismo, per realizzare un metodo efficace che le autorità sanitarie degli Stati membri possano utilizzare per raccogliere le informazioni essenziali sull’epidemia di autismo in Europa. Siamo però molto in ritardo. Gli Stati Uniti studiano quest’epidemia ormai da un decennio. Sulla base dei dati, il Congresso statunitense ha adottato 16 strumenti legislativi e stanziato miliardi di dollari, mentre l’Europa non ha fatto ancora niente.
Invito la Commissione a trovare il modo per garantire la migliore qualità di assistenza sanitaria negli Stati membri, e quindi un sistema che non consenta mai più a un’epidemia come quella dell’autismo di diffondersi senza alcun controllo, devastando la vita dei bambini e privandoli della possibilità di uno sviluppo normale.
Christofer Fjellner (PPE-DE). – (SV) Il ruolo e la responsabilità dell’Unione europea in campo sanitario sono e devono restare limitati. Forse il contributo più importante che l’Unione europea può offrire, tuttavia, è quello di consentire ai suoi cittadini di richiedere assistenza sanitaria in altri paesi dell’Unione. Per molti malati, l’assistenza sanitaria in un altro paese dell’UE può essere questione di vita o di morte. E’ perciò incomprensibile che tanti Stati membri facciano il possibile per limitare tale opzione. I consumatori europei che richiedono assistenza sanitaria devono poter accedere all’intera gamma delle prestazioni sanitarie europee, ma ciò significa disporre di conoscenze e informazioni e, da questo punto di vista, il programma sanitario potrebbe svolgere un ruolo prezioso nella diffusione di informazioni sulla sanità e sull’assistenza sanitaria a tutti i pazienti europei.
Come molti altri anch’io ritengo deplorevole che, da parecchi punti di vista, proprio questo settore sia stato colpito quando, per motivi di bilancio, la Commissione ha riveduto la sua proposta di un nuovo programma sanitario. Mi risulta tuttavia che vi sia stata una forte opposizione a tutto questo. Perché la garanzia di una maggiore trasparenza tra diversi sistemi sanitari negli Stati membri rappresenta una questione così delicata? Perché non ci concentriamo sulla valutazione dei risultati probabili in termini di assistenza sanitaria e del numero di persone che verrebbero assistite, invece di preoccuparci delle risorse disponibili come il numero dei letti e i giorni di ricovero ospedaliero? L’unica spiegazione che riesco a darmi è l’intenzione di far sì che i pazienti rimangano disinformati e inermi.
E’ altrettanto incomprensibile che il compromesso raggiunto dagli Stati membri dell’Unione europea con il nostro relatore, onorevole Trakatellis, abbia reso necessaria, per esempio, la rimozione di alcune espressioni che io stesso avevo incluso proprio per conferire maggiore potere ai pazienti. Perché non si vuole confermare il diritto dei pazienti nella loro veste di consumatori di servizi sanitari? E’ stata cancellata la frase che aveva proprio questa intenzione. Lo trovo imbarazzante.
Conformemente al principio di sussidiarietà, le decisioni sanitarie devono essere assunte al più basso livello possibile. A mio avviso, ciò significa al livello dei pazienti, indipendentemente da ciò che dichiarano politici e burocrati degli Stati membri. Dobbiamo perciò ricorrere alla cooperazione europea per rafforzare la posizione dei pazienti, e conferire loro maggiore conoscenza e maggiore potere. In breve, dobbiamo consentire ai pazienti di assumere il controllo delle proprie malattie.
Dorette Corbey (PSE). – (NL) Signor Presidente, mi congratulo prima di tutto con l’onorevole Trakatellis e la nostra relatrice ombra, l’onorevole McAvan. La salute è un bene prezioso, nonché un importante tema politico. Nel primo caso la salute rientra fra le competenze nazionali ma, per l’Europa, rappresenta un chiaro e importante valore aggiunto.
Attualmente, l’accesso dei cittadini europei a terapie adeguate è caratterizzato da profonde sperequazioni. I pazienti oncologici hanno possibilità di sopravvivenza assai maggiori in alcuni paesi rispetto ad altri. I metodi terapeutici sono diversi e l’accesso all’assistenza sanitaria è squilibrato. Le conoscenze dei pazienti in merito alle proprie malattie differiscono da un paese a un altro, e la prevenzione non ha l’attenzione che merita in tutti i paesi.
Per questo è necessario agire. Dobbiamo mettere in comune le nostre conoscenze. Gli Stati membri, gli ospedali, le associazioni dei pazienti e i medici generici possono apprendere gli uni dagli altri. Dobbiamo mettere insieme le nostre conoscenze sulla prevenzione e le terapie delle malattie più importanti, come il cancro, i reumatismi, il diabete, i disturbi polmonari e ovviamente le malattie cardiovascolari, e dobbiamo imparare dagli altri paesi per capire in che cosa possiamo migliorare. Reti e centri di riferimento, la cui attività è concentrata sulle malattie più importanti, possono essere una fonte vitale di informazioni sia per i medici che per i pazienti.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) E’ ampiamente dimostrato che il denaro investito nella salute umana rappresenta l’investimento migliore e garantisce i migliori profitti sugli investimenti. Sono quindi lieto che la proposta originaria della Commissione relativa a un programma congiunto in materia di salute e tutela dei consumatori per il periodo fino al 2013 sia stata respinta.
Bene ha fatto il Parlamento ad aumentare gli stanziamenti a favore della sanità portandoli a 1,5 miliardi di euro dal livello iniziale di 969 milioni di euro, inviando così un messaggio e un segnale chiaro sia al Consiglio che alla Commissione. Nel frattempo, i bilanci per i nuovi programmi pluriennali in tutti i settori politici sono stati oggetto di negoziati sul nuovo quadro finanziario per il periodo 2007–2013; in tale contesto, onorevoli colleghi, devo esprimere tutto il mio disappunto poiché molti programmi, tra cui quello in materia di salute, hanno ricevuto stanziamenti assai inferiori a quelli originariamente proposti dalla Commissione.
Sebbene successivamente, nella primavera del 2006, il Parlamento europeo sia riuscito in qualche modo a porre rimedio alla situazione, il risultato è del tutto inadeguato per alcuni programmi, fra cui quello riguardante l’assistenza sanitaria. Mi riferisco alla sanità pubblica, in cui il bilancio, che era stato aumentato, è stato invece tagliato per raggiungere l’incredibile cifra di 365,5 milioni di euro. E’ positivo che l’accordo politico del novembre 2006 per il settore sanitario abbia accettato la proposta riveduta della Commissione, anche per quanto riguarda il bilancio.
Credo che i programmi specifici rivolti a cittadini comuni e pazienti, come i programmi di screening per i tumori, le malattie cardiovascolari, il diabete e molte altre patologie, non saranno messi a repentaglio. Né sarà in pericolo la necessaria cooperazione a livello comunitario tra centri specializzati, o l’istituzione di registri di tali malattie a livello europeo.
Sostengo senza riserve l’approccio adottato dal relatore, onorevole Trakatellis, e credo che, ancora una volta, il Parlamento prenderà una decisione saggia.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (LT) Mi congratulo con il relatore che ha raccolto la difficile sfida di adattare il bilancio sanitario settennale, drasticamente ridotto, alle crescenti aspettative dei cittadini dell’Unione europea. Un approccio coordinato a livello comunitario in questo settore accrescerebbe considerevolmente l’efficacia dell’utilizzo dei fondi. Adesso il programma dovrà essere approvato quanto prima affinché almeno i fondi per il 2008 vengano recuperati in tempo.
Nell’Unione europea allargata ci sono vistose differenze tra l’assistenza medica dei vari paesi. Il programma in discussione dovrebbe attenuare tali differenze. Ogni cittadino dell’Unione europea in ogni paese dell’UE ha il diritto di ricevere servizi medici di qualità. E’ particolarmente importante che i nuovi Stati membri dell’UE partecipino ai progetti europei.
Desidero altresì sottolineare la necessità di considerare con attenzione progetti preventivi, che ridurrebbero l’influenza dei fattori di rischio e migliorerebbero la salute della Comunità. Prevenire le malattie è sempre meglio che curarle, soprattutto in momenti come questi, in cui le risorse diminuiscono e i bisogni aumentano.
Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo programma di azione comunitaria fissa le priorità dei progetti finanziati a livello europeo e nazionale per affrontare le principali cause di morte in Europa, tra cui le malattie cardiovascolari, i disturbi neuropsichiatrici, il cancro, le patologie dell’apparato digerente e le malattie respiratorie. Tutti dobbiamo morire di qualcosa, soprattutto quando raggiungiamo una certa età. L’alto livello della medicina europea, insieme al miglioramento delle condizioni di vita, e in particolare il benessere economico dei cittadini, hanno dato luogo a maggiori aspettative di vita tra gli europei. In futuro dovremo affrontare nuove sfide. La prima riguarda le modalità del finanziamento pubblico dei sistemi sanitari e sociali europei e la seconda sta nel modo di migliorare le terapie per la polimorbilità, che diventa sempre più frequente con l’aumentare della longevità. Tali terapie sono cruciali per la qualità della vita degli anziani. Entrambe queste preoccupazioni sono comuni a tutti gli Stati membri, eppure nessuna delle due è stata inclusa dettagliatamente tra i principali obiettivi del piano d’azione dell’Unione in materia di salute. Sarà per la prossima volta.
Risolvere la prima di queste preoccupazioni economiche comporterà, tra l’altro, una valutazione di priorità in ambito comunitario, sia per quanto riguarda i programmi governativi che per ciò che riguarda la vita privata dei cittadini. La mia esperienza professionale mi ha insegnato che la vera priorità è responsabilizzare i cittadini in merito alla loro salute e alla prevenzione delle malattie. I pazienti non sono stupidi e sono capaci di decidere da soli. Hanno bisogno però di informazioni adeguate, formulate opportunamente. Sono quindi favorevole alle proposte della seconda lettura, tra cui l’emendamento n. 2, per esempio, che chiede al programma di offrire ai cittadini un migliore accesso all’informazione, e l’emendamento n. 9, che riguarda politiche volte a favorire uno stile di vita migliore. Per quanto riguarda il secondo problema, spero che gli Stati membri vorranno sostenere attivamente il coordinamento delle attività scientifiche per assicurare la terapia complessa di patologie associate, nonostante i sensibili e deprecabili tagli apportati al bilancio europeo a danno del piano d’azione a sostegno della salute.
Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, ringrazio ancora una volta gli onorevoli deputati per l’interessantissima discussione e per il loro sostegno.
Non intendo ripetere il contenuto di precedenti interventi né quello delle mie osservazioni introduttive, ma vorrei fare alcuni chiarimenti. In merito al cancro, vorrei specificare che esso rimane una delle priorità della Commissione, e fa parte del programma sanitario. Ho fatto riferimento alle malattie cardiovascolari in particolare perché venivano menzionate da un’interrogazione presentata dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ma attraverso le attività di ricerca e altri programmi sosteniamo molte iniziative concernenti il cancro. Abbiamo avuto occasione di discutere questo tema in Assemblea poco tempo fa.
C’è un errore che vorrei correggere. L’onorevole Belohorská non è presente, e credo che non abbia seguito la discussione tanto da comprendere in che modo le prospettive finanziarie sono state approvate e come è stato scelto il responsabile della decisione. Non è stata la Commissione a ridurre il bilancio – non soffriamo di manie suicide. Come sapete, è stato il Consiglio che, all’unanimità, ha approvato tale riduzione, e i settori più colpiti, purtroppo, sono stati la sanità, l’istruzione e la cultura. E’ certamente deplorevole, come ho spesso avuto occasione di dire durante le discussioni tenute in questa sede, e comprendo la frustrazione provata dall’onorevole Trakatellis quando ha dovuto affrontare il problema.
In ultima analisi però vogliamo agire, vogliamo aiutare i nostri cittadini e vogliamo procedere, e quindi dobbiamo lavorare con gli strumenti disponibili e utilizzare al meglio le nostre risorse e i nostri fondi limitati. Per questo, come molti di voi, ritengo che la prevenzione sia uno degli obiettivi principali – un fattore prioritario, a nostro avviso – perché ha un valore aggiunto ed esercita un effetto moltiplicatore, quindi potremo sfruttare al meglio i fondi disponibili concentrandoci sulla prevenzione. Questa è una delle mie principali argomentazioni. Ho cercato più volte di convincere gli Stati membri che la spesa nel settore sanitario non è un costo ma un investimento e dev’essere considerata tale. Potremo beneficiarne solo nel lungo termine, e il fatto che i benefici si faranno sentire soltanto in futuro è naturalmente un disincentivo per l’adozione delle misure in questione.
Pur tuttavia, credo che non possiamo più pensare di risolvere i problemi soltanto riformando i sistemi sanitari o mediante la mobilità dei pazienti o ancora aumentando i costi assicurativi, ma dobbiamo investire nella prevenzione e nella salute e questa è una delle maggiori priorità. Attendo con ansia l’occasione di lavorare con voi tutti prossimamente.
Forse potrei fare riferimento a uno specifico emendamento, quello presentato dall’onorevole McAvan. Non abbiamo alcuna obiezione ad approvare la cancellazione di quella frase. Vi renderete conto che per noi è una grande conquista l’aver incluso come indicatore gli anni di vita sani, e questo era appunto il nostro obiettivo. Era soltanto un modo per esprimerlo diversamente, ma comprendiamo il senso dell’osservazione e quindi non ci opponiamo alla sua cancellazione, dal momento che il problema sta nella formulazione e non nella validità dell’indicatore.
Per quanto riguarda il punto sollevato dall’onorevole Fjellner sui diritti dei pazienti, abbiamo avuto occasione di discutere la questione in Assemblea e la stiamo esaminando mediante l’iniziativa sanitaria che dovrebbe essere adottata verso la fine dell’anno. Ci sono diversi sistemi nei diversi Stati membri, quindi non siamo sempre d’accordo su un approccio comune, ma faremo almeno il primo passo, e molte questioni concernenti per esempio le informazioni ai pazienti e altri aspetti dei diritti dei pazienti saranno trattate nell’ambito dell’iniziativa in materia di assistenza sanitaria.
Concluderò ringraziando voi tutti, in particolare la commissione per l’ambiente, nonché l’onorevole Trakatellis per la sua pazienza e la sua dedizione. Sarò lieto di lavorare con tutti voi nella fase attuativa del programma.
PRESIDENZA DELL’ON. BIELAN Vicepresidente
Presidente. – Dichiaro di aver ricevuto una proposta di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del Regolamento.
17. Gestione dei rischi presentati dal MON 863 (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla gestione dei rischi presentati dal MON 863.
Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione in più occasioni ha dichiarato il suo impegno – e attraverso le sue azioni lo ha anche dimostrato – per assicurare la piena osservanza del quadro legislativo in materia di alimenti e di mangimi, varato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Abbiamo l’obbligo – e mi pare che lo stiamo adempiendo – di garantire che la legislazione sia pienamente e debitamente rispettata. Ai sensi di siffatta normativa i generi alimentari e i mangimi geneticamente modificati possono essere legittimamente immessi sul mercato solamente a patto che siano sicuri e che rechino le dovute indicazioni sull’etichetta.
Desidero ricordare all’Assemblea che la normativa stabilisce una suddivisione tra la funzione di valutazione dei rischi e la funzione di gestione. La Commissione non ha alcun potere discrezionale sulla valutazione della sicurezza di un prodotto geneticamente modificato. La normativa opera una netta distinzione tra la valutazione dei rischi, che viene compiuta dall’EFSA, e la gestione dei rischi che è a carico della Commissione. L’approccio viene definito non solo nella legislazione generale sui generi alimentari, ma anche nel regolamento sugli alimenti e sui mangimi geneticamente modificati.
Ogniqualvolta verranno alla luce nuove questioni scientifiche, la Commissione, rimanendo fedele alla separazione delle competenze, chiederà all’EFSA di valutare le informazioni e il relativo impatto sulla valutazione del rischio del prodotto. Il ruolo della Commissione consiste nel prendere le decisioni pertinenti in materia di gestione dei rischi, purché – e solo in presenza di tale condizione – il rischio sia riconosciuto come tale dall’EFSA, che è l’organismo UE responsabile per la valutazione. In altri termini noi gestiamo il rischio una volta che è stato identificato e valutato dall’organismo competente. In sede di adozione del regolamento avevamo specificatamente deciso di affidare la valutazione del rischio a un organismo autonomo e distinto. Tuttavia, nel caso in cui l’Autorità non rilevi alcun rischio, allora non sussiste alcuna base scientifica riconosciuta su cui la Commissione possa prendere una decisione in merito alla gestione.
Passando alla questione specifica, il MON 863 era già stato valutato due volte nel 2004 prima del rilascio dell’autorizzazione. In entrambi i casi l’EFSA concluse che il mais MON 863 non produceva alcun effetto nocivo, e questo parere fu raggiunto con il coinvolgimento delle autorità nazionali degli Stati membri e fu ulteriormente verificato e confermato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare nel 2006 dietro richiesta specifica dell’onorevole Breyer alla Commissione. Sono state effettuate analisi ripetute e approfondite, compiute nell’ambito della procedura di autorizzazione, e poi nel marzo di quest’anno è uscita la pubblicazione del Professor Séralini; questa è stata la sequenza degli eventi.
Il lavoro presentato dal Professor Séralini non era uno studio nuovo, ma solamente una revisione statistica dello studio precedente sull’alimentazione dei topi, che ha costituito il supporto per l’autorizzazione del prodotto nell’Unione europea. Benché non si trattasse di uno studio nuovo, ma solo di una revisione statistica, non appena la Commissione ha preso visione del lavoro del Professor Séralini, ha immediatamente chiesto all’EFSA di analizzarlo per verificare se la nuova interpretazione statistica fosse fondata e soprattutto se le differenze statistiche fossero rilevanti ai fini della sicurezza degli alimenti e dei mangimi.
Per tener conto di tutti i nuovi elementi e quindi per eliminare ogni possibile fonte di incertezza, l’EFSA ha compiuto una nuova verifica, chiedendo agli Stati membri di fornire tutte le analisi e i commenti del caso, ha istituito una task-force specifica riunendo esperti statistici interni ed esterni e ha indetto una riunione con l’autore della revisione statistica. Secondo la Commissione, le procedure istituite dall’EFSA per valutare la rassegna contenuta nella relazione del Professor Séralini hanno presentato garanzie sufficienti di indipendenza e di competenza tecnica. L’EFSA prima ha risposto alla richiesta della Commissione a marzo, discutendo la questione alla sessione plenaria del panel OGM, e poi ha pubblicato una relazione statistica e una dichiarazione scientifica dello stesso panel il 20 giugno.
In particolare, l’Autorità sottolinea che l’analisi statistica compiuta dagli autori dello studio non ha tenuto conto di alcune considerazioni statistiche importanti e che i presupposti sottesi alla metodologia statistica usata dagli autori hanno portato a risultati fuorvianti. L’Autorità è giunta alla conclusione che il documento era privo di un saldo fondamento scientifico per mettere in discussione la sicurezza del mais MON 863 e quindi non intravedeva alcun motivo per rivedere i suoi precedenti pareri in cui si dichiarava che il mais MON 863 non produce alcun effetto nocivo nel contesto dell’uso indicato. Il Parlamento sarà informato più in dettaglio rispetto alla premessa che ho esposto nelle risposte alle interrogazioni scritte presentate in materia dall’onorevole Breyer, che saranno ultimate a breve a seguito della recente dichiarazione dell’EFSA.
Alla luce di tali presupposti si possono trarre due conclusioni. Prima di tutto, e questo è anche l’aspetto più importante, allo stato attuale non esiste una base scientifica per mettere in discussione la sicurezza del MON 863 piuttosto che il suo status di prodotto legalmente commerciabile. In secondo luogo, le conclusioni dell’organismo ufficiale dell’UE per la valutazione del rischio, elaborate da alcuni dei migliori specialisti europei, sono state definite previa consultazione con le autorità nazionali competenti nonché con esperti esterni. Riponendo fiducia nell’esito di questo lavoro, che conferma le valutazioni precedenti, la Commissione, a mio avviso, ha agito responsabilmente nell’ambito del suo compito connesso alla gestione dei rischi, soprattutto nel contesto della normativa e della suddivisione delle responsabilità, che ho indicato nel corso del mio intervento. La Commissione continuerà ad agire in questo senso sulla base delle precauzioni e dell’approccio scientifico.
Mi preme rilevare che la Commissione è del tutto determinata a prendere una decisione caso per caso in materia di gestione dei rischi, tenendo conto delle questioni scientifiche emerse nel corso della procedura di valutazione e anche dopo il rilascio dell’autorizzazione. Rimaniamo costantemente vigili; saremo sempre pronti ad esaminare ogni nuova informazione di carattere scientifico che verrà alla luce. Naturalmente, però, la nostra decisione finale dovrà basarsi sulla valutazione dei rischi, che sarà compiuta dall’organismo su cui incombe questa responsabilità ai sensi della legislazione europea.
Crediamo che la nostra legislazione e l’approccio dell’Esecutivo costituiscano il miglior modo possibile per garantire ai cittadini il massimo livello di sicurezza che essi si aspettano e che chiedono. Spero che potrò contare sulla fiducia e sul sostegno del Parlamento europeo man mano che continueremo ad applicare il nostro approccio rigoroso e imparziale.
Renate Sommer, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, non siamo forse stati noi, non è forse stato il Parlamento europeo a volere un’Autorità europea per la sicurezza alimentare che fosse autonoma? Non è stato anche il Consiglio dei ministri a volere un’EFSA indipendente, un’autorità in grado di produrre risultati attendibili senza correre il rischio di ricevere studi artefatti? Il Parlamento europeo allora non aveva forse affidato all’EFSA le valutazioni dei rischi degli OGM? E il Consiglio non aveva dato il proprio avvallo in codecisione?
Nell’aprile 2004 l’EFSA ha valutato il mais MON 863, decretando che era sicuro quanto il mais convenzionale. In una seconda valutazione della sicurezza compiuta nell’ottobre 2004 l’EFSA giunse alla medesima conclusione. Ovviamente questo non è certo quello che vogliono sentire gli ambientalisti che siedono tra noi, e visto che quello che i verdi non vogliono semplicemente non deve essere, essi hanno commissionato un proprio studio. Tale documento alla fine rileva – sorpresa delle sorprese – che il mais geneticamente modificato è letale e guai a chi solleva dei sospetti!
Gli esperti dell’EFSA hanno quindi chiesto che fosse ripetuto lo studio sui topi. Anche in questo caso non è stata trovata traccia di effetti tossicologici gravi. E’ da notare che lo studio dei verdi sarebbe giunto allo stesso risultato, se le statistiche fossero state valutate correttamente, ma la valutazione statistica non era scientificamente corretta, come ha indicato il signor Commissario.
Ancora una volta i sedicenti risultati scientifici dello studio dei verdi si sono rivelati un tentativo deliberato di creare allarmismo, volto ad instillare scientemente angoscia nell’opinione pubblica e a gettare fumo negli occhi. E’ la tipica politica ideologicamente motivata dell’ostruzionismo che essi usano spesso anche in campagna elettorale. I verdi sprecano il denaro dei contribuenti chiedendo in continuazione che siano ripetute le valutazioni dei rischi compiute dall’EFSA. Ma si spingeranno anche a mettere in dubbio i profili nutrizionali dell’EFSA sanciti, per esempio, nel regolamento sulle indicazioni sanitarie? Ovviamente no, perché rientrano nella loro ideologia.
Tuttavia, anche il Consiglio dei ministri è in torto. I ministri nazionali competenti non hanno il coraggio di consentire all’autorizzazione degli OGM che sono stati sottoposti ad esame e dichiarati sicuri. E’ la paura degli uomini piccoli che temono di non essere rieletti, né più né meno!
Stiamo sprecando grandi opportunità per l’UE: gli OGM possono darci alimenti migliori e mangimi con un valore aggiunto fisiologico e nutrizionale nonché materie prime rinnovabili efficienti che sono neutrali rispetto al carbonio e quindi non influiscono sul clima. Il MON 863 è sicuro e deve essere approvato come ogni altra pianta utile che è stata sottoposta a test e dichiarata sicura.
Karin Scheele, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, in risposta all’oratrice che è intervenuta prima di me desidero citare un proverbio austriaco: “Beati quelli che credono, ma anche gli atei vanno in paradiso”. Forse ora riuscirò a mettere lievemente in discussione la visione del mondo dell’onorevole Sommer. Non sono stati solo i deputati dei verdi, bensì la maggioranza dell’Assemblea a chiedere una soluzione ecocompatibile e atta a garantire la protezione dei consumatori in tema di autorizzazione e di etichettatura degli alimenti e dei mangimi geneticamente modificati. Del resto, anche un governo a lei vicino ha messo in dubbio la gestione dell’EFSA in merito agli studi di cui si è parlato oggi.
Ora la mia domanda alla Commissione è la seguente: quali provvedimenti concreti ha assunto la Commissione per attuare una riforma dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare? Non è la prima volta che i deputati del Parlamento europeo esprimono dubbi sulla sua indipendenza. Ebbene sì, onorevole Sommer, abbiamo voluto e ancora vogliamo un’Autorità per la sicurezza alimentare che sia autonoma. Ma i deputati, che sono democraticamente eletti, ovviamente hanno anche il diritto di guardare con occhio critico a tale indipendenza e attivarsi per verificare che sia veramente tale. E’ proprio questo il nostro compito, perché ovviamente conosciamo bene la disposizione e l’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto a questo argomento in tutti gli Stati membri.
Signor Commissario Kyprianou, conveniamo sul fatto che l’EFSA continui ad avere la responsabilità per la valutazione dei rischi e che la Commissione mantenga la competenza sulla gestione. Sono però convinta che sia l’EFSA che la Commissione debbano prendere seriamente le proprie responsabilità.
Come sapete, la settimana prossima in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare affronteremo le modalità di gestione delle singole autorizzazioni degli OGM nel contesto della comitatologia e della procedura legislativa sottoposta a scrutinio. In questi casi il dibattito è sempre molto difficile. Spero che in futuro saranno assunti provvedimenti concreti per dimostrare l’effettiva indipendenza dell’Autorità per la sicurezza alimentare.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, ho contribuito ad organizzare la conferenza che si è svolta il 12 giugno presso il Parlamento europeo a Bruxelles. Tale conferenza verteva sui pericoli connessi alla diffusione degli OGM e ha riunito insigni scienziati provenienti da molti paesi.
Nei loro interventi questi esperti hanno chiaramente indicato che le prove circa la natura nociva degli OGM sono sempre più numerose. Dietro lo stendardo del progresso tecnologico, le grandi imprese biotecnologiche disseminano gravi pericoli per la civiltà in tutto il mondo. Con tutto il dovuto rispetto per l’onorevole Sommer, sono più incline a credere agli scienziati che non alle sue assicurazioni in merito alla sicurezza del MON 863.
Al momento solo una piccola porzione della zootecnia e dell’agricoltura dell’UE ricorre agli OGM. Abbiamo ancora un’ultima possibilità per proteggere l’Europa da questo pericolo. Ho poi alcune domande da porre al signor Commissario. La Commissione europea intende intervenire in qualche modo? In particolare, intende assecondare la volontà dei cittadini di intere regioni d’Europa, in cui la maggioranza della popolazione vuole tutelarsi contro gli OGM, o intende invece lasciarsi sedurre dalla pubblicità ingannevole che si fa man forte di un sedicente sviluppo tecnologico?
Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Kyprianou, sono profondamente delusa, poiché, come l’onorevole Scheele, mi aspettavo delle risposte stasera, mi aspettavo che sarebbe stato indicato un termine entro cui finalmente avremo standard più elevati per la valutazione dei rischi.
Sono mesi che presento alla Commissione interrogazioni specifiche sui temi connessi alla sicurezza e non ho avuto risposte; oltretutto i funzionari in privato mi hanno detto che non sono in grado di darmele. Lo studio indipendente degli scienziati francesi non è l’unico a giungere all’allarmante conclusione che il Monsanto 863 non è sicuro, che costituisce una grave minaccia per la salute e che è da irresponsabili permetterne la permanenza sul mercato.
E’ stato effettuato uno studio anche in Austria. Negli Stati membri serpeggia un’allarmante preoccupazione. Non possiamo quindi limitarci a negare questa realtà e a nascondere la testa sotto la sabbia. Avrei voluto avere delle risposte da lei oggi rispetto al fatto che anche l’EMEA intravede un rischio nei due geni resistenti agli antibiotici, sia per il MON 863 che per la patata Amflora, per cui è stata presentata una richiesta di autorizzazione. Anche la sua stessa Istituzione comunitaria contraddice l’EFSA. Abbiamo veramente bisogno di avere delle risposte da lei, Commissario Kyprianou! Non può semplicemente limitarsi a dire che non ha intenzione di rispondere. Persino il Consiglio l’ha invitata a rilasciare delle dichiarazioni.
Trovo strano che all’EFSA siano occorsi tre mesi per valutare lo studio Séralini. Tra l’altro mercoledì il Professor Séralini sarà qui in Parlamento e potremo quindi chiedergli direttamente se è fondato il via libera, o piuttosto l’insabbiamento, dell’EFSA. Sappiamo in effetti che gli studi dell’EFSA fanno ripetuti richiami a Monsanto e contengono errori statistici. Tali elementi sono stati evidenziati non solo dalla squadra di ricerca francese, ma anche da molti Stati membri.
Ci rivolgiamo a lei per avere delle risposte su come poter rimediare a questi errori in futuro, su come possiamo affrontarli, su quale valore, eventualmente, accordare al principio di precauzione. Occorre una nuova valutazione. Vorrei che mi indicasse, signor Commissario Kyprianou, senza mezzi termini se il MON 863 sarà nuovamente valutato. L’EFSA si è limitata a riesaminare i vecchi dati. Non ha compiuto affatto una seconda valutazione. E’ questo il nodo della questione su cui abbiamo bisogno di una risposta!
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, in Francia gli scienziati hanno recentemente rilevato gravi danni agli organi a livello epatico e renale negli animali allevati con Monsanto 863. Tre anni fa le autorità tedesche portarono all’attenzione dell’EFSA alcuni studi compiuti nel loro paese in cui si evidenziavano danni renali nei topi alimentati con Monsanto 863. Eppure, nonostante ciò, l’EFSA ha riaffermato la propria valutazione dei rischi in merito a tale prodotto, dichiarando che è sicuro per gli animali da allevamento. Dove sono gli studi dell’EFSA? Perché esaminano solo i test effettuati dall’industria e si limitano a compiere delle verifiche? Quanto è difficile per tale organismo cercare di ripetere gli studi francesi e tedeschi?
L’industria della biotecnologia in Europa sostiene che è inevitabile affidarsi alle colture transgeniche. Il mio timore è che questa sia solamente una profezia destinata ad avverarsi. L’Europa è in grado di fornire ai propri agricoltori del grano privo di OGM, ma se accettiamo l’inevitabilità, se accettiamo studi sulla sicurezza che non sono propriamente degli studi, allora gli allevatori saranno costretti ad alimentare i propri animali con OGM, perché altrimenti non avranno altro da dare loro.
Desidero ricordare all’EFSA che molti prodotti, dopo anni di cosiddetta “sicurezza”, sono stati ritirati dal mercato. Per farvi un esempio, il vaccino contro la poliomielite che usiamo attualmente è il quarto, perché gli altri tre, dopo essere stati somministrati agli esseri umani per molti anni, alla fine sono stati ritirati a causa delle crescenti prove che ne dimostravano la nocività.
Siamo tenuti ad osservare il principio di precauzione in Europa, soprattutto quando parliamo dell’immissione di organismi geneticamente modificati nell’ambiente, considerando che con gli OGM eventuali effetti nocivi potrebbero essere irreversibili.
Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, so che le autorizzazioni degli OGM rappresentano una questione delicata, ma prima di tutto dobbiamo ricordarci che, ai sensi della legislazione europea adottata dal Parlamento e dal Consiglio, i prodotti OGM sono consentiti nell’Unione europea purché superino la procedura di autorizzazione che ho appena illustrato.
Secondo la procedura di autorizzazione la valutazione dei rischi deve essere compiuta dall’EFSA. Pertanto, a prescindere dal fatto che si possa essere a favore o contro i prodotti OGM, siamo tutti vincolati dalla legislazione europea. Questo è lo Stato di diritto e quindi dobbiamo rispettarlo.
Prima di tutto, per quanto concerne l’operato dell’EFSA, come sapete, il Parlamento è stato informato ed io stesso ho reso una dichiarazione in questa sede. Abbiamo preso decisioni per migliorare il lavoro dell’EFSA, al fine di renderlo più preciso e tenere maggiormente in considerazione le opinioni degli Stati membri e tutti gli sviluppi scientifici che possono intervenire nel corso della procedura di autorizzazione. La Commissione ha varato un piano d’azione che è già stato approntato e che è in via di attuazione, e che sarà altresì integrato nel quadro legislativo nel corso del 2008. Il piano si innesta nella strategia politica annuale per il 2008. In tale contesto terremo conto delle modalità volte a migliorare la situazione e avanzeremo proposte sulla base delle opinioni degli Stati membri, sugli effetti a lungo termine e su molti altri aspetti.
Devo inoltre precisare che nell’Unione europea vigono gli standard più elevati e la legislazione più rigorosa in assoluto in materia di prodotti OGM. Proprio per tale ragione, come sapete, veniamo continuamente deferiti all’OMC e in tale sede la situazione non è rosea per noi.
Ad ogni modo la nostra legislazione è stata accettata dall’OMC, perché si basa su presupposti scientifici e le decisioni si fondano sulla valutazione dei rischi; in questo modo, riusciamo quindi ad adempiere ai nostri obblighi internazionali, tenendo conto prima di tutto della sicurezza dei consumatori e dei cittadini europei. Di conseguenza, non si tratta di preferenze personali quanto piuttosto dell’applicazione della legislazione vigente.
So che l’onorevole Breyer si riferiva a tali questioni. Esiste una procedura. Dobbiamo reperire informazioni. Vi saranno forniti tutti i dettagli in proposito. Ma, ripeto, le questioni sul tappeto sono connesse al rischio e il rischio non viene valutato da noi. Viene valutato dall’EFSA. Pertanto dobbiamo attendere la decisione dell’EFSA su questo punto prima di poter effettivamente rispondere.
Su questo prodotto specifico sono state compiute molte valutazioni e sono stati realizzati diversi studi. In ogni singolo caso l’EFSA ha provveduto a ripetere le analisi e a compiere una nuova valutazione della sua posizione ed è sempre giunta alle stesse conclusioni. Di conseguenza, la questione non è stata presa a cuor leggero. Non è stata ignorata. Ogniqualvolta sono emerse nuove informazioni scientifiche e nuove prove, sono state prese in considerazione e abbiamo chiesto all’EFSA, che, ripeto, è l’organismo comunitario preposto alla valutazione dei rischi, di esaminarle. E’ vero che l’ultimo parere dell’EFSA si è basato sullo studio esistente, ma anche il documento del Professor Séralini si fondava sul medesimo studio. La questione verteva sul metodo di analisi, sulla maniera in cui era stata effettuata l’analisi statistica dei dati esistenti, ed è questo il motivo per cui abbiamo istituito una task force speciale sulle analisi statistiche, composta da esperti interni ed esterni, la quale ha rilevato difetti nelle analisi e nei risultati del Professor Séralini. Pertanto non è sempre vero che chi è negativo ha sempre ragione. Talvolta chi è positivo può anche essere preciso e corretto.
Infine, per quanto concerne la questione degli studi su cui dovrebbe fondarsi l’autorizzazione, è stato deciso di continuare ad applicare la legislazione come è stata varata originariamente; il richiedente ha la responsabilità di fornire i dati e le informazioni derivanti dagli studi. In tal modo sul richiedente ricade l’onere della prova che saranno poi le autorità a valutare. Le autorità possono richiedere ulteriori studi a propria discrezione e quindi il richiedente è tenuto a dimostrare le proprie argomentazioni. Non mi addentrerò nella questione del costo che dovremmo affrontare se decidessimo di cambiare il sistema. Il costo in fin dei conti ricadrà sui contribuenti dell’Unione europea, non sull’industria. Ma la ragione principale è che l’onere della prova deve ricadere sui richiedenti e solo in questo modo l’autorità potrà analizzare i dati partendo da un’analisi critica.
Vorrei ricordarvi che vige un sistema analogo in relazione all’EMEA, l’Agenzia europea per i medicinali; anche in questo caso l’industria fornisce tutti i test clinici e gli studi e poi viene presa una decisione.
Di conseguenza, posso assicurarvi che prestiamo attenzione e ci accertiamo che l’EFSA tenga in considerazione e valuti tutte le nuove prove scientifiche che possono emergere e che non appena verrà identificato un rischio non esiteremo a prendere provvedimenti adeguati. Come sapete, lo abbiamo fatto e personalmente l’ho fatto in passato in molte occasioni in relazione ai prodotti non autorizzati.
Presidente. – La discussione è chiusa.
18. Accordo PNR con gli Stati Uniti d’America (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sull’accordo PNR con gli Stati Uniti.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, come sapete, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno concluso i colloqui in merito a un accordo PNR a lungo termine con gli Stati Uniti. Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare la Presidenza tedesca e in particolare il Ministro Schäuble per l’impegno personale che ha profuso affinché ciò avvenisse. Il mandato unanime conferito dal Consiglio dei ministri è stato adempiuto. Il nuovo accordo prevede un livello elevato di protezione dei dati e impegni importanti per la gestione dei futuri dati PNR europei.
E’ stato necessario affrontare diversi punti importanti. In primo luogo, la lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionale su larga scala e, oltre al diritto alla privacy e alla protezione dei diritti civili fondamentali, la necessità per i vettori aerei di poter ottemperare a disposizioni giuridiche diverse a un costo economico accettabile, le più ampie relazioni transatlantiche e l’effettiva portata internazionale di tali questioni. Gli Stati Uniti hanno accettato un accordo internazionale vincolante e in questo modo hanno compreso la necessità di certezza giuridica.
L’accordo si suddivide in tre parti. La prima è un accordo firmato da ambedue le parti. La seconda è una lettera degli Stati Uniti all’UE in cui si offrono garanzie sul modo in cui saranno gestiti i dati PNR europei in futuro. E la terza è una lettera dell’UE agli Stati Uniti in cui si riconoscono le garanzie e si conferma che su tale base l’UE ritiene che il livello di protezione previsto dal Dipartimento americano per la sicurezza interna è adeguato rispetto ai dati europei PNR.
In passato lo scambio di impegni non aveva natura vincolante. A mio avviso, ma anche secondo il Consiglio, è stata compiuta una conquista di grande rilevanza con il nuovo accordo, che sarà valido per 7 anni, garantendo quindi un periodo ragguardevole di certezza giuridica. Non è prevista l’estensione del periodo di conservazione dei dati sui passeggeri da 3 anni e mezzo a 15 anni. E’ passato da 3,5 a 7 anni il periodo in cui i dati vengono tenuti in un archivio attivo. Il periodo supplementare di 8 anni, già previsto in accordi precedenti, non è stato ripreso nel presente accordo.
Lo scopo per cui saranno usati i dati rimane lo stesso. Il numero di dati PNR è stato ridotto da 34 a 19 a seguito di una razionalizzazione e di un accorpamento. I dati sensibili saranno filtrati e saranno resi accessibili solamente in circostanze eccezionali per cui sussiste una giustificazione e saranno cancellati dopo 30 giorni. I vettori aerei che non inviano ancora attivamente i dati passeranno da un sistema “pull” a un sistema “push” non appena sarà tecnicamente possibile. Ora tocca ai vettori aerei introdurre nuove tecnologie quanto prima, ma sia gli Stati Uniti che l’UE convengono sul fatto che il sistema deve essere “push” e non “pull”.
Il Commissario competente per la giustizia, la libertà e la sicurezza e il Segretario alla sicurezza interna degli Stati Uniti avranno la responsabilità del sistema di verifica. Infine gli Stati Uniti hanno dato il loro assenso a tale sistema, che sarà probabilmente concordato all’inizio dei negoziati.
La protezione conferita dalla legge statunitense sulla tutela della privacy sarà estesa attraverso procedure amministrative a cittadini stranieri, in particolare per quanto concerne le pratiche di rettifica e correzione; pertanto i cittadini comunitari avranno il diritto alla protezione ai sensi di tale legge, diversamente da quanto accadeva nell’accordo precedente.
E’ necessario compiere sforzi comuni allo scopo di proteggere le nostre società, compresi i diritti umani, dai tentativi distruttivi messi in atto dai terroristi. Gli ultimi episodi avvenuti a Londra e a Glasgow hanno dimostrato che il terrorismo è destinato a rimanere con noi ancora per qualche tempo. Per tale ragione, come ho già annunciato, presenterò un pacchetto in autunno che conterrà nuove misure – sia di natura legislativa che operativa – volte a migliorare e ad intensificare la nostra capacità di cooperare sul piano internazionale contro il terrorismo. Proporrò altresì che gli Stati membri dell’UE istituiscano un sistema PNR europeo a livello nazionale in quanti più paesi membri possibile.
Carlos Coelho, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signor Commissario Frattini, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero congratularmi con il Commissario e con la Presidenza tedesca per gli sforzi che hanno profuso per concludere questo accordo PNR. Era essenziale scongiurare un vuoto giuridico che avrebbe lasciato le compagnie aeree europee in una situazione difficile e avrebbe messo a repentaglio la protezione dei nostri cittadini.
Abbiamo sempre sostenuto l’idea di un accordo internazionale a livello UE invece di 27 accordi bilaterali, poiché l’Unione può assumere una posizione più forte non solo nella prevenzione e nella lotta al terrorismo, ma anche nella protezione dei diritti fondamentali. Per tale ragione il gruppo PPE-DE si è espresso a favore del conferimento di un mandato alla Commissione per la riapertura dei negoziati. Siamo ben consapevoli che i negoziati sono stati difficili e anche che l’Europa era più determinata a trovare una soluzione reciprocamente accettabile rispetto agli Stati Uniti.
Trovo però deprecabile che l’accordo sia composto da tre parti: un accordo e due lettere che hanno un valore vincolante diverso. Diversi punti sono migliorati, e il Commissario Frattini ne ha menzionati alcuni, ma ve ne sono altri che sono ben al di sotto delle nostre aspettative. Mi preme quindi mettere in luce i seguenti aspetti. In primo luogo, sono a favore della riduzione del numero dei dati PNR, del passaggio da un sistema “pull” a un sistema “push”, come è stato poc’anzi indicato. Sappiamo che 13 linee aeree hanno già messo in atto il sistema, ma molte altre non lo hanno ancora fatto. Vorrei sapere che tipo di iniziative sta preparando la Commissione per incoraggiare le compagnie aere ad effettuare il passaggio.
Non riesco ancora ad accettare quello che, a mio avviso, è un periodo eccessivamente lungo per la conservazione dei dati. Sono lieto che sia stato incluso l’obbligo di fornire informazioni adeguate ai passeggeri e accolgo con favore le procedure di ricorso per i passeggeri, che permetteranno loro di rettificare e correggere i dati in possesso delle autorità statunitensi, benché non vi sia ancora alcun solido meccanismo giuridico che consenta ai cittadini europei di presentare ricorso nel caso in cui venga fatto un uso improprio dei loro dati personali.
Temo che le misure supplementari volte a proteggere i dati sensibili siano inadeguate e mi dispiace che non sia stato pienamente garantito l’impiego dei dati da parte di altre agenzie statunitensi.
E’ stato fatto molto, signor Commissario, ma rimane ancora molto da fare e spero che il meccanismo di controllo che avete concordato consentirà di correggere alcuni degli aspetti negativi tuttora esistenti.
Stavros Lambrinidis, a nome del gruppo PSE. – (EL) Signor Vicepresidente, oggi le porgo le mie più sincere congratulazioni per l’accordo raggiunto con gli Stati Uniti; il mio gruppo politico sa quanto alacremente lei vi ha lavorato, soprattutto quando gli Stati Uniti minacciavano di imporre unilateralmente condizioni ancora peggiori alle compagnie aeree in assenza di un accordo.
Purtroppo, però, quanto abbiamo non è primariamente un accordo con gli Stati Uniti. In realtà è un accordo con gli USA e con altri paesi a cui gli USA decidono unilateralmente di trasferire dati personali di passeggeri europei.
In secondo luogo è un accordo che prevede impegni solo per l’Europa e non per gli Stati Uniti.
In terzo luogo, benché l’accordo fissi determinati limiti, essi sono così poco chiari e zeppi di scappatoie che in pratica consentiranno agli Stati Uniti di comportarsi come meglio credono.
Consentitemi di essere più preciso: in primo luogo l’accordo e la lettera allegata degli USA affermano che l’America potrà trasferire le informazioni che l’Europa le invia a qualsiasi paese terzo senza nemmeno l’obbligo di notifica. In altri termini, sul piano pratico l’Europa firma l’accordo PNR non solo con gli USA ma con qualsiasi altro paese del mondo a discrezione degli USA, paesi che allo stato attuale non possono ricevere dati sui cittadini europei direttamente dall’Europa in quanto noi non abbiamo siglato alcun accordo specifico con loro. Il mandato negoziale che avete ricevuto dal Consiglio prevedeva davvero la facoltà di consentire il trasferimento incontrollato di dati europei da parte degli USA, mentre l’Europa non può fare lo stesso?
In secondo luogo, mentre l’Europa dichiara espressamente di essere vincolata dall’accordo, gli USA dichiarano espressamente di non essere vincolati dall’accordo. Sono vincolati solamente dalle garanzie unilaterali esposte nella lettera e dalle leggi statunitensi che, se emendate, apporteranno automaticamente modifiche all’accordo.
In terzo luogo, per quanto concerne le informazioni ai passeggeri sull’uso che verrà fatto dei loro dati, non esiste una disposizione in cui si obbligano i governi a garantirne l’informazione; si esortano semplicemente le compagnie aeree ad adoperarsi in questo senso. Ma l’informazione ai cittadini è un imperativo del diritto europeo. Perché non se ne fa cenno?
In quarto luogo, se gli USA violano l’accordo, l’unica soluzione lasciata all’Unione europea consiste nell’abolirlo completamente. Ma come potrà farlo, signor Commissario, quando, se anche 26 Stati membri su 27 riconoscessero la violazione e uno solo non la ritenesse tale, l’accordo non potrà essere risolto a livello europeo?
In quinto luogo, l’uso legittimo cui sono destinati i dati sfugge ad ogni controllo. Se all’inizio della lettera l’uso si limita alla lotta contro il terrorismo e alla grande criminalità, immediatamente dopo è consentito qualsiasi uso nei procedimenti penali o in ogni caso contemplato dalla legge statunitense, ossia quasi per tutto.
Non è un accordo internazionale, perlomeno non nel senso che i cittadini vi attribuiscono. Spero che sarà emendato negli aspetti fondamentali prima di essere firmato.
Sophia in ’t Veld, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, prima di tutto rilevo che la Presidenza del Consiglio è assente in questo importante dibattito, il che è singolare, visto che ha la responsabilità dei negoziati. Sono quindi grata per la presenza del Commissario Frattini.
Tuttavia, per cominciare, obietto al collegamento implicito che il Commissario Frattini ha tracciato con i falliti attentati terroristici avvenuti la settimana scorsa nel Regno Unito. Lo trovo fuori luogo: non ha nulla a che vedere con i dati PNR.
Ciò mi porta ad un aspetto importante che l’Assemblea ha posto in luce diverse volte, vale a dire la necessità di compiere una valutazione. Abbiamo bisogno di prove atte a suffragare che l’uso dei dati PNR porti ad una maggiore sicurezza e che tali dati non siano usati solo per individuare persone che commettono reati di falso documentale, che sono implicate nel traffico di stupefacenti o altro. Abbiamo bisogno di prove, non di semplici aneddoti.
Il Commissario Frattini ha affermato che si tratta di un accordo valido. Ebbene, questo documento ha un duplice scopo: innanzi tutto, punta a legalizzare il trasferimento dei dati da parte dei vettori e, in secondo luogo, mira ad assicurare, come ha detto il Commissario, un livello elevato di protezione dei dati. L’accordo manca miseramente il secondo obiettivo; non è giuridicamente vincolante, afferma esplicitamente che non conferisce alcun diritto a singoli individui o a determinate categorie. Potrebbe forse essere più chiaro? Poi, superficialmente sembra un buon accordo, ma è zeppo di scappatoie, di definizioni aperte e di eccezioni, ad esempio, riguardo alla limitazione o ai periodi di conservazione dei dati, che si allungano fino a 15 anni e forse anche di più, e tale estensione sarà applicata retroattivamente. Pur non essendo un avvocato, lo trovo alquanto strano.
La riduzione del numero dei dati da 34 a 19 è un insulto alla nostra intelligenza. Se osservate i dati, non si tratta di una diminuzione: i 34 dati sono stati accorpati in 19 campi. Non sono stupida. Forse non abbiamo alcun potere in questo senso, ma non siamo stupidi.
Per quanto riguarda il sistema “push” o “pull”, ci è stata fatta la stessa promessa già nel 2004. Eppure non disponiamo ancora di questo sistema! E’ tecnicamente fattibile, quindi perché non ne siamo ancora dotati?
Manca completamente la verifica democratica. Quest’Aula forse non avrà più competenze, ma i parlamenti nazionali sono del tutto esclusi. Ad alcuni di essi sarà sottoposto l’accordo per l’approvazione, ma potranno solo dire “sì” o “sì”, perché non dispongono di tempo sufficiente, non vengono date loro tutte le informazioni necessarie – solamente informazioni molto sommarie – ed è stato appena precisato che, se uno dei parlamenti nazionali opterà per la bocciatura, non ci sarà alcun accordo, e nessun parlamento vorrà assumersi tale responsabilità, quindi sono tutti con le spalle al muro.
Per quanto concerne la legge statunitense sulla tutela della privacy, è positivo che ora si applichi anche ai cittadini europei. Lo abbiamo chiesto molte volte. Però sappiamo tutti che l’amministrazione Bush ricorre ad ogni sorta di eccezione e di deroga a questa legge, che, guarda a caso, si applica sia ai cittadini americani che a quelli europei.
Per concludere, in relazione alla proposta del Commissario Frattini sul sistema PNR europeo – che non è una vera proposta, in quanto l’ha lanciata in una conferenza stampa invece di presentare una proposta vera e propria dinanzi a quest’Assemblea – credo che il momento, ossia la settimana scorsa, fosse quello sbagliato e ora vorrei sapere che giustificazione ha un progetto del genere. Non sappiamo nemmeno quale sia l’utilità dell’accordo PNR con gli Stati Uniti. Non sappiamo quanti terroristi sono stati catturati, quanti attentati sono stati sventati e quanti falsi positivi ci sono stati. Abbiamo insistito affinché sia effettuata una valutazione prima di firmare un nuovo accordo.
Infine, desidero raccomandare al gruppo PPE-DE di sostenere la proposta di risoluzione comune che negozieremo domani, di esaminare molto attentamente l’accordo e di leggere tra le righe, perché non è valido come sembra.
Kathalijne Maria Buitenweg, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, questo è il terzo accordo di cui discutiamo in Parlamento sul trasferimento dei dati dei passeggeri agli Stati Uniti, e le cose non migliorano affatto. Signor Commissario Frattini, lei dichiara che i dati saranno usati solamente ai fini della lotta contro il terrorismo o contro la criminalità internazionale su vasta scala. Visto che lei conosce molto bene l’accordo, saprà anche che l’Allegato II contiene la frase, già menzionata dall’onorevole Lambrinidis, “o altrimenti previsto dalla legge, ossia dalla legge statunitense” il che naturalmente amplia di molto il campo d’azione.
In linea generale ritengo che questo non sia nemmeno il luogo per rappresentare la realtà in maniera migliore di quanto lo sia veramente. Ciò vale anche per i dati, come ha detto l’onorevole in ’t Veld poc’anzi. Ho i due allegati qui di fronte: il vecchio allegato dell’accordo precedente e il nuovo allegato del presente accordo, uno dei quali contiene 19 campi di dati mentre l’altro ne contiene 34. Vorrei che lei mi indicasse, signor Commissario, quali dati, a suo parere, non saranno più trasferiti agli Stati Uniti. Vorrei avere una risposta su questo punto specifico, poiché, per come la vedo, non vi è un solo dato che non sarà più trasferito agli USA, per non parlare poi di 15.
Passando poi alla questione del sistema “push” o “pull”, anche in questo caso sono stanca di vedere gente che si comporta come se fosse stato compiuto un grandissimo progresso. Gli americani hanno avanzato questa proposta due volte, ed è stato necessario ricorrere nuovamente alle vie negoziali solo per indurli a mantenere le loro promesse. E’ senz’altro un fatto inammissibile nelle relazioni transatlantiche.
Infine, oggi ho consultato il sito del Dipartimento per la sicurezza interna per controllare come funzionano le richieste di rettifica. Il sito afferma che, se un soggetto ritiene di essere sospettato, se il suo nome compare in una lista di soggetti sospettati cui è negato l’accesso a bordo dell’aeromobile, non è possibile sapere che dati sono in archivio, però tale soggetto è tenuto ad informare il dipartimento circa i motivi per cui ritiene di essere sospettato. Di certo non è questo il modo di permettere ai passeggeri di apportare correzioni ai propri dati PNR! Pertanto potrei anche dichiarare, ad esempio, di essere vegetariana, ma questo non vuol dire proprio nulla. E’ assolutamente assurdo che le persone non possano avere accesso ai dati sulla base dei quali sembrano essere giudicate.
Jeanine Hennis-Plasschaert (ALDE). – (NL) Signor Presidente, dopo infiniti dibattiti, e tira e molla, speravo di avere una spiegazione adeguata rispetto all’efficacia o alla presunta efficacia di un accordo come questo. Tuttavia, questa speranza è svanita non appena l’ho letto, dopo che era stato annunciato in pompa magna dal Ministro Schäuble e altri, compreso lei.
Non è stata proferita nemmeno una parola su questa presunta efficacia. Quanti terroristi sono stati fermati su due piedi ai sensi dell’accordo temporaneo vigente? Ovviamente, come la Commissione, anch’io comprendo l’importanza di avere un accordo, soprattutto per salvaguardare la posizione dell’industria europea dell’aviazione. La certezza giuridica è importante per tutti, ma le regole e le normative non devono essere fini a se stesse.
Leggendo l’accordo, mi ha colpito soprattutto l’entità degli oneri di cui deve farsi carico l’UE. Non riesco proprio a capire perché l’Unione si lascia relegare in una posizione di assoluta sudditanza. Sia il Consiglio che la Commissione potrebbero imparare dalla perseveranza mostrata dalla nostra paladina, l’onorevole in ’t Veld. A lei va dato il merito e vanno riconosciuti gli sforzi senza riserve che ha compiuto.
Infine, benché la lotta contro il terrorismo sia ovviamente importante, continuo ad avere la sensazione che rischiamo di perdere ogni contatto con la realtà in quest’ambito. L’accordo in esame è ben lungi dall’essere adeguato.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Signor Presidente, temo che dovrò continuare in toni leggermente scettici, ma prima di tutto ho una domanda per il Commissario. Potrebbe indicarci la base giuridica di questo accordo da parte dell’UE? L’unico riferimento che riesco a trovare rispetto agli strumenti giuridici riguarda leggi statunitensi. Non trovo alcun riferimento alle basi giuridiche contenute nei Trattati. Mi ricordo che prima si parlava degli articoli 24 e 38. Se l’articolo 38 è una delle basi giuridiche, allora perché il Parlamento europeo non viene formalmente consultato?
In secondo luogo, si sente molto parlare della necessità di questo accordo per combattere il terrorismo. Se il terrorismo è una priorità così importante per l’UE, perché siamo stati quattro mesi senza un coordinatore per l’azione contro il terrorismo?
In terzo luogo, questo accordo prevede la raccolta di una enorme quantità di dati su tutti, destinati ad essere usati per l’elaborazione di profili, per l’estrapolazione di dati, eccetera, ma rileviamo che le misure mirate contro il terrorismo trovano scarsissima applicazione.
Il direttore dell’Interpol ultimamente ha sferrato “un attacco senza precedenti contro il Regno Unito”, per usare la definizione della stampa, in quanto non sono stati compiuti i controlli sui passeggeri usando la banca dati Interpol sui passaporti rubati. Quando la Commissione l’anno scorso ha presentato una relazione sulla posizione comune del gennaio 2005, non è stata affatto impressionata dai risultati degli Stati membri. Solo un numero esiguo di Stati membri aveva approntato le infrastrutture necessarie affinché le autorità potessero effettuare ricerche nelle banche dati dell’Interpol – 8 paesi membri su 25 non hanno risposto alle domande della Commissione – e pochissimi Stati membri si sono accertati che le autorità nazionali preposte all’applicazione della legge consultassero tale banca dati. Gli Stati membri stanno completamente ignorando i propri obblighi.
Infine, disponiamo della direttiva comunitaria APIS del 2004, che avrebbe dovuto essere attuata l’anno scorso. Il Commissario può indicarci se gli Stati membri hanno attuato la direttiva? Perché riguarda solo l’immigrazione clandestina? Perché non stabilisce controlli sui passeggeri secondo liste di controllo antiterrorismo? Esistono moltissime misure che sono state già varate e che rimangono assolutamente lettera morta per gli Stati membri. Procediamo ad attuare queste misure prima di predisporre una sorveglianza di massa sull’intera popolazione.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, anche se non condivido la maggior parte degli interventi, voi sapete che io mi esprimo sempre con assoluta franchezza.
Onorevoli deputati, gli accordi si fanno in due. Gli Stati Uniti hanno il potere di concordare o di rifiutare un accordo. Noi avevamo il dovere, in primo luogo, di chiedere un mandato al Consiglio dei ministri, mandato che ci è stato dato e all’interno del quale abbiamo operato. L’accordo è stato approvato dagli Stati membri – da chi cioè ci aveva attribuito il potere di negoziare – i quali hanno evidentemente ritenuto che tale accordo fosse uno strumento immensamente migliore dell’eventualità di non avere affatto un accordo dopo il 31 luglio di quest’anno, cioè tra pochi giorni.
Francamente, avrei voluto ascoltare da chi ha criticato aspramente tale accordo almeno una riflessione sulla conseguenza di non averne alcuno. Qualcuno di voi può immaginare che le compagnie aeree avrebbero negoziato bilateralmente con gli Stati Uniti, ottenendo un maggior livello di protezione dei dati personali? Credo che nessuno possa neanche immaginare che ciò sarebbe accaduto. La protezione dei dati personali dei cittadini europei sarebbe stata gravemente a rischio se fosse mancata la certezza delle regole giuridiche.
Come voi sapete, si tratta per la prima volta di un accordo vincolante, a differenza del precedente, il quale non aveva impegni vincolanti ma unilaterali. In tale accordo abbiamo riconosciuto il principio “push”, chiesto a più riprese da questo Parlamento, quale criterio fondamentale. Se alcune compagnie aeree hanno dichiarato di non essere ancora in grado di passare dal sistema “pull” al sistema “push”, ciò non dipende né dagli Stati Uniti né dall’Europa, bensì dal fatto che alcune di esse non sono ancora state tecnicamente in grado di cambiare il sistema. Poiché altre sono state in grado di farlo, ciò dipende dalla capacità tecnica e dalla buona volontà e noi le aiuteremo a compiere questo passo.
Noi abbiamo stabilito il criterio del sistema “push”: tuttavia, se una compagnia aerea dichiara di non essere tecnicamente in grado di attuarlo, occorre valutare altre proposte. Possiamo bloccare per quella compagnia aerea il diritto di atterraggio? Io sono pronto a esaminare delle proposte ma abbiamo anche fissato una data, ossia la fine di quest’anno, la quale sembra tecnicamente fattibile, dal momento che la IATA (l’Associazione internazionale per il trasporto aereo) ci ha detto che è ragionevole pensare che entro sei mesi tutte le compagnie aeree saranno tecnicamente in grado di introdurre il nuovo sistema. Si tratta unicamente di una ragione tecnica.
Abbiamo stabilito la distruzione dei dati sensibili entro trenta giorni, il che non era previsto in precedenza; abbiamo stabilito che ai cittadini europei si applicherà la legge americana sulla privacy, che in numerosi dibattiti in questo Parlamento era stata indicata come una condizione importante e rigorosa: i cittadini europei potranno richiamarsi alla stessa legge dei cittadini americani qualora il Dipartimento americano abbia violato l’uso dei loro dati. Questo elemento non era presente, io sto citando dati di fatto.
L’onorevole Lambrinidis ha fatto un richiamo corretto ai paesi terzi. E’ vero che i dati in questione possono essere trasmessi ai paesi terzi ma, come già sapete, è stato previsto che il potere di controllo sul loro uso corretto sia lo stesso. Il fatto che vengano trasmessi a un paese terzo non pregiudica il potere di controllo: il paese terzo utilizzerà quei dati secondo le stesse regole stabilite nell’accordo in oggetto e nell’ambito della stessa facoltà, che noi conserviamo, di verificare se i dati sono stati o meno utilizzati correttamente.
Qualcuno ha chiesto a proposito della possibilità di denunciare l’accordo: questa possibilità ovviamente esiste, in caso di violazioni sostanziali e voi conoscente perfettamente la base giuridica adottata. L’articolo 24 del trattato è una base intergovernativa e non, purtroppo, una base comunitaria perché la Corte di giustizia dell’Unione europea ha deciso così. In precedenza era stato negoziato un accordo su una base che prevedeva la vostra piena partecipazione come Parlamento europeo. Purtroppo, una sentenza della Corte di giustizia ha stabilito che la base giuridica non era corretta e, come sapete, tutto è riconducibile a tale sentenza.
E’ vero, onorevole Lambsdorff, molti Stati membri non si adeguano alle norme europee, che dovrebbero invece pienamente applicare. Lei sa perfettamente non solo che io ho pubblicato, pochi giorni fa, lo stato dell’arte paese per paese ma anche che ho avviato delle procedure di infrazione e non credo di dover attendere lo svolgimento di queste ultime per adottare proposte utili per combattere il terrorismo.
Non condivido l’opinione di chi afferma: “Prima facciamo altre cose e poi occupiamoci del terrorismo”. Il terrorismo è una drammatica minaccia attuale. Credo che questo accordo avrebbe potuto essere migliore se fossimo stati da soli a negoziarlo ma poiché gli accordi si fanno in due, esso è un compromesso e, nella logica del compromesso, il Consiglio dei ministri ha unanimemente adottato un parere favorevole. Io credo che abbia fatto bene a farlo e la Presidenza tedesca, che ha tanto lavorato a questo accordo, ha ottenuto il giusto riconoscimento.
Si tratta di un accordo vincolante che sicuramente aiuterà a combattere il terrorismo, o meglio ancora, a prevenirlo. Nessun membro della commissione LIBE può infatti dimenticare che il ministro degli Interni degli Stati Uniti è venuto in Parlamento, consegnandovi degli elementi e in alcuni casi dei fatti precisi di sospetti terroristi che sono stati bloccati grazie ai dati PNR. Si è trattato di pochi casi, che riguardano tuttavia persone che erano state fermate grazie ai dati PNR e sono state poi coinvolte in attentati con esplosivi in altre parti del mondo.
Credo che nonostante le molte valutazioni di impatto che abbiamo fatte e che potremo fare, l’accordo in oggetto, che garantisce certezza del diritto, sia infinitamente meglio dell’assenza di un accordo. Mi spiace se non siamo d’accordo su questo punto ma io ho il dovere della sincerità.
Kathalijne Maria Buitenweg (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, manca un’informazione importante. Il gruppo PPE-DE in parte basa la propria opinione positiva sul fatto che il numero di dati ora inviati agli USA sia passato da 34 a 19. Ho chiesto alla Commissione di indicarmi quali dei 15 dati non vengono più trasferiti agli USA, perché, per quanto posso constatare – come ha fatto presente anche l’onorevole Sophia in ’t Veld – nella maggior parte dei casi i campi sono stati accorpati e quindi il cambiamento è per lo più cosmetico. Vorrei convincermi del contrario. Chiedo che la Commissione elenchi i 15 campi di dati che non verranno più trasferiti agli Stati Uniti.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì, 12 luglio 2007.
19. Prospettive del mercato interno del gas e dell’elettricità (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0249/2007), presentata dall’onorevole Vidal-Quadras a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sulle prospettive del mercato interno del gas e dell’elettricità [2007/2089(INI)].
Alejo Vidal-Quadras (PPE-DE), relatore. – (ES) Signor Presidente, il 10 gennaio la Commissione ha presentato il cosiddetto pacchetto sull’energia nel cui ambito ha tracciato un’analisi complessiva della situazione energetica dell’Unione europea, toccando anche gli aspetti legati al contributo delle fonti di energia rinnovabile, all’uso sostenibile delle fonti convenzionali e alla creazione di un mercato interno competitivo e aperto per il gas e l’elettricità.
La relazione che il Parlamento approverà domani risponde alle questioni principali sollevate dalla Commissione in relazione a quest’ultimo punto: il mercato interno. Il testo approvato in seno alla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, che è stato concordato da tutti i gruppi politici, rispecchia il fatto che esiste un netto consenso sulla maggior parte delle questioni e speriamo che il Commissario Piebalgs troverà utili i nostri contributi quando a settembre si tratterà di adottare il terzo pacchetto sulle liberalizzazioni.
Passando ai contenuti della relazione, il Parlamento ritiene che sia necessario un maggiore coordinamento a livello europeo in relazione al quadro normativo. Il sistema attuale – in cui vigono 27 normative diverse in 27 Stati membri – rappresenta un grave ostacolo al mercato interno, soprattutto per gli scambi transfrontalieri e per la promozione delle interconnessioni. Ne discende quindi la proposta di creare un organismo su scala europea incaricato di affrontare questi aspetti.
Siamo altresì lieti per il fermo impegno del Consiglio a realizzare il 10 per cento delle interconnessioni tra gli Stati membri, questione che riveste una particolare importanza per gli Stati ultraperiferici.
A livello nazionale le autorità di regolamentazione devono essere del tutto indipendenti dai governi e dall’industria e le loro competenze devono essere incrementate affinché possano assicurare il rispetto della legge. Le autorità nazionali di regolamentazione devono garantire che i mercati siano trasparenti e aperti a tutti e che non vi siano abusi da parte delle società esistenti.
Conveniamo altresì sulla progressiva eliminazione delle tariffe regolamentate. Diversi Stati membri praticano questo genere di tariffe, che originariamente avevano lo scopo di impedire alle nuove aziende di accedere al mercato. In taluni casi sono così basse che non rispecchiano i costi reali e lanciano un messaggio falso ai consumatori.
Siamo in un periodo in cui è necessario operare un cambiamento radicale nelle abitudini dei consumatori e, per ottimizzare le risorse energetiche, i cittadini devono essere pienamente consapevoli del loro vero valore.
Inoltre la relazione introduce – se mi consentite di usare il temine – un capitolo sociale, in cui si fa presente agli Stati membri che il completamento di un mercato competitivo per l’energia non deve mai comportare l’indebolimento dei diritti dei consumatori e che i nostri obblighi verso le fasce vulnerabili della società devono rimanere tali.
Infine passo alla questione che ha scatenato maggiori polemiche: la separazione della proprietà tra la produzione e la distribuzione dell’elettricità. La maggioranza della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia ritiene che tale separazione sia per noi una misura appropriata al fine di realizzare una maggiore trasparenza, garantire gli investimenti e assicurare l’accesso al mercato a nuove aziende.
Sono questi i punti fondamentali della relazione, signor Presidente, ed ora non mi resta che ringraziare la Direzione generale “Traduzione ed edizione” oltre che la Presidenza del Parlamento per il prezioso aiuto senza il quale non sarebbe stato possibile ultimare la relazione in soli quattro mesi, in tempo per garantire la nostra fattiva presenza nel processo legislativo. Desidero inoltre sottolineare l’eccellente cooperazione con i relatori ombra e con i gruppi politici. E’ stato un vero piacere negoziare la relazione con loro e speriamo che il voto di domani segni una felice conclusione di tutto questo lavoro.
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, credo che comincerò da dove ha terminato l’onorevole Vidal-Quadras, ringraziandolo in primo luogo per tutto il lavoro svolto e per l’impegno. Desidero inoltre ringraziare la commissione per l’industria, la ricerca e l’energia per il dibattito attivo e tutti coloro che si sono adoperati affinché la relazione potesse essere adottata in così poco tempo. E’ veramente una conquista che apprezziamo molto.
La relazione, se verrà adottata – e spero che sia adottata domani – aprirà la strada alla proposta legislativa della Commissione che stiamo cercando di approntare per settembre. E’ una relazione molto importante e necessaria, quindi dedicheremo i restanti mesi di luglio e agosto alla preparazione di una buona proposta legislativa che rispecchi veramente tutti i punti sollevati dal Parlamento.
Per cominciare desidero illustrare il motivo per cui abbiamo bisogno di questa proposta. Credo sia molto importante non perdere mai di vista la ragione per cui la Commissione crede davvero in questa proposta. Da un punto di vista formale sussiste l’argomentazione secondo cui le due relazioni della Commissione e la relazione finale sull’indagine nel settore dell’energia chiaramente indicano che sono necessarie nuove misure legislative a livello europeo per conseguire gli obiettivi basilari della sicurezza dell’approvvigionamento e della competitività.
Tuttavia non sono le uniche ragioni. E’ intervenuto un cambiamento sostanziale nel mondo dell’energia che giustifica la proposta. In primo luogo, da una prospettiva storica rileviamo che i prezzi sono elevati. Il prezzo del petrolio al barile, che ora si attesta sui 70 dollari, è di certo molto alto. Adesso si sentono poco parlare coloro che di solito propendono per una tendenza al ribasso dei prezzi del greggio. Se i prezzi del petrolio sono elevati, allora anche i prezzi del gas sono elevati e influiscono sul prezzo del carbone – sostanzialmente tutti i costi dell’energia sono più elevati. Possiamo prevedere che la tendenza al rincaro continuerà a causa dell’aumento dei consumi e dell’aumento della domanda globale dovuta all’incremento demografico.
La seconda sfida, quella del cambiamento climatico, è molto più evidente. Sappiamo che il settore energetico è al primo posto per produzione di gas ad effetto serra, quindi dobbiamo rafforzare gli strumenti atti contrastare questo fenomeno. Ultimo punto, ma non per questo il meno importante: c’è anche la sfida dell’allargamento dell’UE. Con i nuovi paesi che hanno aderito all’Unione europea abbiamo una necessità molto maggiore di istituire meccanismi di solidarietà più forti nel settore energetico nell’UE. Molti di questi paesi dipendono da un unico fornitore e sarebbero estremamente vulnerabili nell’ipotesi in cui fossero sospese le forniture.
Gli obiettivi della politica energetica – la sicurezza dell’approvvigionamento e la competitività – dipendono molto dalla situazione nel mercato comune dell’UE. Il 1° luglio 2007 è intervenuto un importante cambiamento di percezione perché ora ogni consumatore legalmente ha la possibilità di scegliere il proprio fornitore. Questa misura invierà un messaggio concreto per gli investimenti e dovrebbe aumentare la qualità. Ma il messaggio è stato smorzato, poiché in molti Stati membri sono stati presi provvedimenti in maniera esitante e non sufficientemente coesa.
E’ stato detto che il rincaro delle materie prime a livello mondiale è dovuto alla liberalizzazione, ma la ragione non è mai la liberalizzazione. In realtà la liberalizzazione non è mai avvenuta, quindi, a prescindere dai provvedimenti che saranno presi, dobbiamo fornire garanzie in modo che tutti i cittadini e tutte le imprese dell’Unione europea abbiano la possibilità e il diritto di scegliere il proprio fornitore. Se il prezzo o il servizio non sono soddisfacenti, allora devono essere apportati cambiamenti senza temere tale processo. Credo sia assolutamente necessario assumere misure più incisive che portino una maggiore concorrenza e più Europa, perché la forza dell’Europa risiede nella sua portata e nel suo campo d’azione.
Le misure principali sono state ben sintetizzate dal relatore. Desidero solamente fare una riflessione su un paio di provvedimenti. La separazione è di certo la chiave. Sono molto lieto per la formulazione del testo sulla separazione in materia di elettricità.
In relazione al gas devono essere tenute in considerazione ulteriori argomentazioni, anche se in pratica la situazione non è diversa. Sempre riguardo al gas, se la separazione non viene compiuta in maniera adeguata, le forniture non arriveranno ai consumatori e quindi il mercato languirà per la mancanza di materia prima.
La trasparenza è importante. Per quanto concerne la normativa dobbiamo compiere un’analisi duplice. In primo luogo dobbiamo esaminare il livello dei flussi di energia nel mercato transfrontaliero e in secondo luogo dobbiamo accertarci che le autorità nazionali di regolamentazione abbiano il potere, ma anche l’obbligo, di sovrintendere ai nuovi investimenti. Esse non sono responsabili solamente della vigilanza sul mercato. In effetti devono anche assicurarsi che vengano effettuati gli investimenti. La cooperazione tra operatori dei sistemi di trasmissione deve essere rafforzata proprio come le politiche sull’interconnessione.
Desidero inoltre rilevare che sono emersi altri due punti positivi importanti sull’efficienza energetica, sulle reti intelligenti, sul biogas e sull’equilibrio nei contratti a lungo termine. Mi preme difendere un’argomentazione che forse è stata tralasciata nella relazione, o che è stata esposta in maniera molto cauta. Per quanto attiene alla cooperazione regionale gli sviluppi del mercato pentalaterale dimostrano incontestabilmente che possono nascere molte opportunità anche lavorando sul mercato regionale. Al contempo, convengo con il Parlamento, dobbiamo sempre essere prudenti per non dividere il mercato interno, anzi dobbiamo usare questa iniziativa per promuoverlo nella sua interezza.
Per concludere, desidero rinnovare i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso un contributo. Tutti i punti affrontati nella relazione saranno presi in debito conto nella proposta della Commissione. Non dobbiamo dimenticare che l’energia è una materia prima particolare, come la terra, l’acqua e l’aria. Allo stesso tempo potrei dire che è la materia prima che scarseggia di più in questo momento e sarà così fintanto che non avremo imparato a produrre più energia sfruttando i raggi del sole, il vento o la biomassa.
Sophia in ’t Veld (ALDE), relatore per parere della commissione per i problemi economici e monetari. – (NL) Signora Presidente, prima di tutto desidero congratularmi con il relatore. Il documento approvato dalla commissione per i problemi economici e monetari in realtà combacia perfettamente con il nostro parere, il quale sostanzialmente corrisponde anche al punto di vista della Commissione e alla posizione che avevo illustrato in veste di relatrice.
E’ chiaro che nel XXI secolo abbiamo bisogno di un mercato interno pienamente sviluppato e autentico per l’energia. Questa esigenza è stata ribadita chiaramente al vertice di due settimane fa e quindi dobbiamo creare una vera concorrenza. Alla luce di tali presupposti il protezionismo appare del tutto sbagliato. Ho apprezzato molto che la relazione indichi quanto sia necessaria la reciprocità – perché troppo spesso assistiamo ad un situazione in cui i paesi che vogliono proteggere le loro imprese nazionali compiono acquisizioni anche in altri, il che ovviamente è inammissibile.
E’ inutile dire che gli interessi dei cittadini devono essere tutelati; infatti, è giusto affermare che l’energia è un bene particolare, ma deve rientrare negli obblighi di servizio pubblico e il governo deve assumersi le proprie responsabilità, invece di ricorre al protezionismo. Alla protezione dico “sì”. Al protezionismo di mercato dico “no”.
Infine sono molto lieta che sia stato esplicitamente incluso nella relazione un desiderio che i liberali hanno da tanto tempo: creando condizioni omogenee e internalizzando i costi ambientali esterni nel prezzo, le fonti rinnovabili di energia ora conquisteranno un reale margine competitivo rispetto alle altre fonti energetiche, e questo sarà positivo per l’ambiente.
Brigitte Douay (PSE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (FR) Signora Presidente, a nome della commissione per lo sviluppo regionale desidero sottolineare che il completamento del mercato interno dell’energia deve rientrare nell’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea. Esso deve quindi puntare a realizzare un livello elevato di servizio pubblico e deve garantire la sicurezza dell’approvvigionamento oltre a soddisfare interamente le esigenze dei consumatori. Infatti la concorrenza piena in questo mercato specifico del gas e dell’elettricità è giustificabile solo se i prezzi saranno più bassi, i servizi più capillari e l’assistenza ai consumatori più efficiente.
Desidero quindi porre un accento specifico sulla considerazione per i cittadini più vulnerabili e sulla sicurezza dell’approvvigionamento nelle regioni sottosviluppate, nelle regioni con handicap naturali e nelle regioni ultraperiferiche. Deve essere riservata un’attenzione particolare anche alle regioni di frontiera, che sono le prime a beneficare degli effetti del mercato interno.
Per completare questo mercato occorrono una trasparenza totale e un’informazione esaustiva e non distorta sull’origine dell’energia, soprattutto quando si tratta di fonti di energia rinnovabile. In proposito le autorità regionali e locali devono essere sostenute dall’Unione europea nei loro sforzi atti a promuovere l’efficienza energetica e il risparmio di energia, soprattutto nei trasporti e nel settore residenziale.
Desidero concludere ringraziando l’onorevole Vidal-Quadras per aver accolto nella relazione una serie di osservazioni che avevamo formulato.
Herbert Reul, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, è estremamente difficile trovare un struttura migliore per il mercato interno dell’energia. Certamente abbiamo tantissimi problemi, in alcuni casi perché l’energia è nelle mani di imprese statali, in altri perché è nelle mani di un oligopolio e, in altri ancora, perché lo Stato interferisce e fissa i prezzi. Di conseguenza, bisogna riflettere in maniera approfondita sulle modalità per andare oltre la creazione di un mercato.
Alcuni settori del Parlamento hanno sollevato obiezioni rispetto alle proposte. Alla luce di alcune di queste proposte la separazione della proprietà apparirebbe veramente come l’unico modo per garantire una certa liberalizzazione nel mercato interno. I dati però non necessariamente suffragano questa ipotesi. Basta esaminarli. Gli Stati e le imprese che operano nel settore dell’energia non sempre investono prioritariamente in reti che sono frammentate; i dati disponibili indicano che gli Stati e le imprese investono massicciamente negli interconnettori e nelle reti che non sono frazionate.
Dobbiamo allora chiederci se veramente dobbiamo operare una distinzione tra Stati membri in cui le imprese per l’energia sono di proprietà statale e quelli in cui sono private. Perché la separazione si applica solo ai sistemi che sono di proprietà privata e non si estende invece anche ai sistemi statali?
Quanto tempo ci vorrà prima che questo strumento di separazione della proprietà completi l’intero processo legislativo e sia messo in atto? Vogliamo apportare cambiamenti il più velocemente possibile! L’esperienza però ci insegna che, se mettiamo in moto il meccanismo adesso, con tutta probabilità occorreranno anni prima di vederne gli effetti.
L’ultimo punto, ma non per questo il meno importante, verte sulla questione di chi effettivamente acquisterà queste reti. Chi ne avrà la proprietà in futuro? Lo Stato, altre imprese – Gazprom o gli hedge fund – e come funzionerà? E’ questo che vogliamo veramente? Dubito che sia stata individuata la modalità giusta con questo strumento. Per tale ragione propongo che siano offerte agli Stati membri più alternative, come ISO o RIO, ossia la cooperazione regionale. Dobbiamo pensare a come realizzare l’obiettivo comune che ci siamo dati avvalendoci dei metodi più diversi. Dobbiamo però evitare di focalizzarci su un unico obiettivo come se fosse l’unica strada verso la felicità.
Edit Herczog, a nome del gruppo PSE. – (HU) Mi congratulo con il relatore, che insieme ai relatori ombra ha svolto un lavoro eccellente in pochissimo tempo. A lui vanno i miei ringraziamenti e le mie congratulazioni. Nella proposta di relazione siamo riusciti a raggiungere moltissimi compromessi significativi.
Sulla questione della separazione della proprietà dobbiamo accettare la decisione della maggioranza democratica, e nella riunione della commissione il voto a favore della separazione è stato unanime. Al contempo bisogna ricordare che stiamo formulando orientamenti per la stesura di una linea politica, non stiamo redigendo regolamenti. E’ quindi opportuno lasciare aperte quante più opzioni possibili. La separazione della proprietà pare essere la soluzione più efficace, ma non è l’unica. E’ proprio per questo motivo che il gruppo PSE sosterrà il primo emendamento proposto, che estende il futuro studio sull’impatto anche al modello ISO degli operatori di sistema.
A nome del gruppo socialista desidero esprimere uno speciale apprezzamento per il nuovo capitolo sulle conseguenze sociali della liberalizzazione del mercato e sulla protezione dei consumatori. Chiedo alla Commissione di aderire pienamente alle proposte contenute nella relazione e di redigere quanto prima, preferibilmente entro quest’anno, la Carta dei consumatori di energia. Dal momento che è innegabile che oggi tutti hanno bisogno di energia, e proprio per questa ragione, poniamo il consumatore al centro della nostra futura politica energetica. In pratica i consumatori spesso non sanno quando, come e a quali condizioni possono far valere il loro diritto all’energia. In proposito essi hanno bisogno di informazioni, di assistenza e in taluni casi anche di protezione.
Richiamo l’attenzione sul fatto che il Parlamento si accinge ad adottare una posizione molto decisiva e lungimirante in relazione all’apertura e alla disciplina del mercato. Come organo di codecisione, in futuro continueremo ad insistere sull’indipendenza, sulle responsabilità e sulla collaborazione delle autorità di regolamentazione; vogliamo realizzare un mercato più trasparente e svilupparlo come abbiamo detto.
Infine desidero ricordare a tutti che gli obiettivi della politica economica sono la sicurezza energetica dell’Europa, la competitività e la riduzione del biossido di carbonio. La concorrenza è semplicemente un mezzo per raggiungere questo fine. Esorto quindi a non confondere i due aspetti: dobbiamo solo favorire la concorrenza quando e nella misura in cui serve veramente a conseguire la sicurezza energetica e la competitività – ad esempio, in relazione agli accordi di prezzo a lungo termine.
Anne Laperrouze, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero porgere le congratulazioni all’onorevole Vidal-Quadras per il suo lavoro: su una questione spinosa e quindi in presenza di un numero elevato di emendamenti è riuscito a garantire che il testo presentato all’approvazione del Parlamento contenesse tutte le opzioni atte a consentirci di imprimere una direzione ai dibattiti che ci attendono in autunno.
Mediante la relazione è stato riaffermato il ruolo cruciale delle autorità nazionali di regolamentazione. Indipendenza, convergenza e maggiore armonizzazione dei loro poteri sono elementi fondamentali non solo per la trasparenza, la comunicazione e la responsabilità, ma anche per le relazioni con i gestori delle reti di transito. Dobbiamo superare le differenze tecniche e normative che ostacolano gli scambi transfrontalieri e quindi l’interconnessione. A mio avviso, le autorità di regolamentazione devono approvare gli investimenti necessari sulla proposta dei gestori della rete e garantire che tali investimenti trovino un’effettiva realizzazione. Il desiderio della Commissione europea di una collaborazione più stretta tra autorità nazionali di regolamentazione si innesta quindi nella direzione giusta.
Il gruppo ALDE apprezza che il Parlamento abbia posto in luce la necessità di adottare approcci diversi al settore dell’elettricità e del gas. Il gas ha bisogno di soluzioni specifiche, che tengano conto delle differenze tra i mercati a monte e a valle. Infatti i produttori di gas si collocano per lo più fuori dell’Unione europea e non osservano le stesse norme che vigono nel mercato interno. La separazione della proprietà delle reti potrebbe rendere più fragili le società europee che operano nel settore del gas.
Per quanto riguarda le tariffe calmierate, reputiamo necessario che gli Stati membri le elimino gradatamente, mantenendo però un’opzione tariffaria da applicare in casi eccezionali per proteggere i consumatori più vulnerabili.
Concluderò con il punto che ha scatenato le polemiche: la questione della separazione della proprietà. Per quanto concerne il gruppo ALDE, l’obiettivo di assicurare un trattamento trasparente e non discriminatorio a tutti gli operatori da parte dei gestori delle reti è un fattore cruciale per assicurare il debito funzionamento del mercato interno. Su questo tema la mia opinione diverge da quella di alcuni colleghi, in quanto non credo che la separazione sia l’elemento chiave che consentirà il completamento del mercato interno. Dopo che sarà imposta – se questa opzione si rivelerà quella sbagliata – il danno potrebbe nuocere alle imprese europee e in ultima analisi alla sicurezza dell’approvvigionamento.
Ritengo sia più importante istituire un codice di buona condotta per i gestori delle reti, effettuare gli investimenti necessari e rafforzare il potere delle autorità di regolamentazione. Abbiamo bisogno sia dei grandi campioni europei dell’energia che della concorrenza affinché il mercato funzioni. Dobbiamo disciplinare la trasparenza dei prezzi e prevenire i rincari, poiché, visto il fabbisogno, l’energia è vitale per gli europei e per l’economia europea.
Eugenijus Maldeikis, a nome del gruppo UEN. – (LT) Prima di tutto desidero ringraziare il relatore per la posizione costruttiva e realistica che ha assunto nella stesura della relazione e per aver veramente compreso a fondo un fenomeno tanto complesso come i processi di liberalizzazione del mercato dell’elettricità e del gas nell’Unione europea. Tengo ad esprimere alcune considerazioni su un punto che ritengo molto importante: la liberalizzazione del mercato del gas e dell’elettricità non può procedere disgiuntamente dalla formulazione della politica estera, poiché la dipendenza di tale mercato da paesi terzi e dalle loro attività è sempre maggiore. Sappiamo bene quali possono essere le conseguenze e quindi è essenziale che vi sia un forte coordinamento delle fasi e dei mezzi della liberalizzazione con l’istituzione di una politica estera in materia di energia. Mi preme inoltre rilevare che non si tratta di un processo scevro da ambiguità – è molto complesso. E’ davvero importante per noi evidenziare chiaramente il fatto che 20 paesi su 27 non hanno ancora recepito le normative approvate a livello di UE nel proprio ordinamento nazionale, mentre i nuovi provvedimenti che dobbiamo ancora assumere per liberalizzare il mercato dovranno essere sostenuti da ulteriori mezzi al fine di dare attuazione alle norme già promulgate.
Claude Turmes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, abbiamo creato un mercato interno europeo per l’elettricità e il gas che soffre principalmente per un motivo: gli oligopoli E.ON, RWE e EDF presenti in questo mercato. In Germania e in Francia l’unione delle imprese e le élite politiche hanno tenuto un comportamento scorretto sin dall’inizio, sigillando i loro mercati e rilevando altre aziende, creando, nella fattispecie, un monopolio in Francia e un monopolio fuori dalla Francia.
Cosa possiamo fare per uscire da questa situazione e trasferire ai consumatori gli effetti fondamentalmente positivi del mercato interno? Dobbiamo rafforzare le autorità di regolamentazione, dobbiamo separare le reti di trasmissione e le reti del gas dalla produzione di elettricità e dalle imprese che operano nel settore del gas, e abbiamo anche bisogno di programmi, ad esempio, sull’erogazione di gas ed elettricità, che consentano alle autorità di regolamentazione e alle autorità preposte alla concorrenza di vendere elettricità e gas ad altri concorrenti laddove nel mercato vige una dominanza eccessiva.
E’ questa la linea concordata dalla stragrande maggioranza della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. Spero che i colleghi non cederanno all’ultimo momento alle molteplici e-mail dell’onorevole Reul, che provengono direttamente dalla sede della RWE. Solo l’introduzione di un’autorità nazionale di regolamentazione contro i voleri delle società tedesche che operano nel settore dell’energia ha portato alla riduzione dei prezzi nelle reti elettriche tedesche. Si parla di miliardi che prima non arrivavano alle tasche dei consumatori!
Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signora Presidente, signor Commissario, la separazione della proprietà è una medicina brevettata nell’UE per curare le malattie del mercato provocate dai virus e dai batteri che vi si insinuano. Il nostro gruppo non ha molta fiducia nei meccanismi di autocorrezione del mercato per curare queste malattie. Abbiamo inoltre bisogno di forti autorità di regolamentazione comunitarie e nazionali.
Lo svantaggio principale per quanto riguarda i consumatori è il meccanismo dei prezzi dell’elettricità. Nelle borse tutti i produttori ottengono lo stesso prezzo per l’elettricità, che viene determinato in rapporto al costo di produzione più elevato. Il meccanismo di fissazione dei prezzi è un generatore automatico di profitti per i produttori di elettricità a basso costo.
Se la Commissione vuole armonizzare i mercati dell’elettricità, dovrà armonizzare anche il prezzo. A quel punto il prezzo dell’elettricità subirà un rincaro nei paesi in cui è basso. Pertanto alcuni consumatori saranno costretti a pagare le bollette di altri. E’ del tutto sbagliato.
Jana Bobošíková (NI). – (CS) (L’inizio dell’intervento non era udibile) la cooperazione tra gli operatori dei sistemi di transito, bisogna investire di più nell’infrastruttura. Vi sono dubbi, però, sulla proposta di separazione. A parere della Commissione si tratta di un passo fondamentale che consentirà di prevenire le discriminazioni contro gli utenti della rete. Ovviamente permetterà anche la connessione di nuovi fornitori e porterà ad un processo decisionale indipendente sugli investimenti nonché a un miglior coordinamento tra gli operatori delle reti. Questo approccio liberista sarebbe del tutto valido se parlassimo di beni di consumo generale. Nel caso di risorse naturali strategiche, specifiche di determinati paesi da cui siamo totalmente dipendenti, però, la situazione è completamente diversa. Siamo in grado di prevenire il dominio assoluto dei mercati deregolamentati da parte di società affiliate ai principali paesi produttori? Sappiamo come impedire che i mercati siano dominati dalla società statale russa Gazprom?
Onorevoli colleghi, attualmente oltre il 40 per cento delle forniture di gas dell’Unione proviene dalla Russia. I singoli Stati membri hanno firmato accordi bilaterali che stanno esacerbando tale dipendenza, e dobbiamo riconoscere che la situazione peggiora di giorno in giorno. Le relazioni tra Bruxelles e la Russia non sono propriamente idilliache al momento. Nessuno sa cosa accadrà se la Russia decidesse di approfittare della dipendenza dell’Unione dal proprio gas per scopi politici. Credo sia vitale trovare una risposta a questa domanda prima di cominciare ad apportare cambiamenti radicali all’organizzazione del mercato dell’energia.
Gunnar Hökmark (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, innanzi tutto porgo le congratulazioni al relatore per avere prodotto un documento in cui viene lanciato un messaggio forte per un mercato interno vitale per l’elettricità e il gas.
Occorre sottolineare due punti principali. In primo luogo l’importanza di avere un mercato dell’elettricità e del gas efficiente è più impellente che mai, se vogliamo contrastare il cambiamento climatico, se vogliamo garantire opportunità alle energie rinnovabili e se vogliamo favorire la competitività europea. Ciò vale anche per i consumatori. In secondo luogo occorre una politica energetica atta ad affrontare la sfida che deriva dal rischio di dipendenza da grandi produttori nazionali o da organismi esteri che cercano di coniugare il potere economico e le pressioni politiche, controllando la produzione e la distribuzione. Sono due elementi che dobbiamo affrontare se vogliamo una politica energetica forte.
Sono questi i motivi per cui l’Unione europea ha bisogno di un mercato dell’energia che sia caratterizzato da una concorrenza equa e priva di distorsioni nonché da mercati aperti e sia esente da patriottismo economico ma sia anzi contraddistinto dai criteri liberté, égalité et fraternité. Occorre una separazione per garantire che vi sia concorrenza e nuove fonti energetiche e occorre una rete elettrica e reti per il gas comuni in tutta Europa per assicurare che vi sia un mercato efficiente e per assicurare la solidarietà.
In questo modo riusciremo a coniugare la solidarietà con l’efficienza, la concorrenza con la cooperazione e gli sforzi dispiegati per contrastare il cambiamento climatico con la crescita economica. Pertanto è importante sostenere il relatore e questa relazione.
Reino Paasilinna (PSE). – (FI) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, sono grato per questa relazione intelligente. In Europa non esiste alcun mercato affidabile dell’energia, perché la maggior parte degli Stati membri si fa beffe degli accordi. Le vittime sono l’industria, la competitività e i cittadini.
Un mercato interno solido agevolerebbe l’accesso ai mercati per le società più piccole, come gli importatori di fonti di energia rinnovabile. Un mercato valido garantirebbe altresì un livello appropriato di investimenti. Il servizio sarebbe molto più affidabile in relazione alle centrali elettriche e alle reti di transito. Un mercato valido assicurerebbe prezzi giusti ai cittadini e sarebbe importante per contrastare la carenza di combustibile. Creerebbe anche sicurezza.
Com’è possibile che, mentre in uno Stato membro dell’Unione si lotta per assicurare la copertura del picco dei consumi, in un altro la capacità rimane inutilizzata? Di sicuro questa non è un’Unione. Deve esserci una separazione della produzione energetica rispetto alla distribuzione.
Molti vecchi operatori che dominano la rete fissano termini e condizioni discriminatorie, ad esempio in relazione ai nuovi operatori che si collegano alle centrali elettriche e usano la capacità della rete. Questa situazione non cambierà senza un regolamento europeo.
La trasparenza è cruciale, soprattutto se vogliamo che i mercati siano solidi. Al momento non c’è trasparenza in molti paesi. Le grandi aziende conducono i giochi. Non possiamo sopravvivere in una situazione in cui alcuni paesi ritengono di poter rilevare i nuovi mercati, ma al contempo proteggono gelosamente i loro. Inoltre, nemmeno una buona direttiva costituisce la risposta appropriata. Chiediamo che si parli con una sola voce nelle trattative con la Russia, ma non parliamo nemmeno tra di noi con una sola voce nelle questioni legate all’energia. Per conseguire questo obiettivo, la Commissione deve monitorare e sanzionare gli Stati membri che aggirano scorrettamente gli accordi.
Konrad Szymański (UEN). – (PL) Signora Presidente, le nostre relazioni con la Russia nel settore dell’energia sono basate sul principio di reciprocità. Sussiste però una grossa difficoltà rispetto a tale principio, ossia i russi lo interpretano come se dovesse implicare la politica della forza e non tengono conto delle aspettative del mercato europeo.
Ultimamente la Russia ha costretto diverse aziende europee che operano nel settore dell’energia a lasciare il suo territorio. Al contempo, però, Gazprom si avvantaggia dell’apertura del mercato europeo dell’energia. Ha infatti incrementato gli investimenti in ben 16 paesi membri su 27. Gazprom ha perfino accesso ai consumi privati in Germania, in Francia e in Italia e sappiamo tutti che tali paesi fanno la parte del leone nel mercato dell’energia.
Possiamo trarre una conclusione significativa da tutto ciò. Benché la liberalizzazione del mercato dell’energia sia vantaggiosa dal punto di vista del consumatore, deve essere intrapresa in modo da evitare che l’Europa accresca la propria indipendenza dall’apparato economico e politico russo.
A mio giudizio, questa è una sfida per la Commissione, per la politica a tutela della concorrenza e per i datori di lavoro. Questi soggetti devono gettare le fondamenta indicate nel documento della Commissione e nell’eccellente relazione dell’onorevole Vidal-Quadras e tradurle altresì in linguaggio giuridico.
Ján Hudacký (PPE-DE). – (SK) Prima di tutto desidero ringraziare il relatore per il documento esaustivo e di grande qualità.
Desidero porre in luce alcuni aspetti che potrebbero contribuire alla rapida istituzione di un efficace mercato unico dell’energia nell’Unione europea. Guardo positivamente agli sforzi profusi dalla Commissione per conseguire questo obiettivo mediante la presentazione, in maniera non discriminatoria e trasparente, di misure più precise atte a stimolare gli investimenti nelle infrastrutture e garantire un accesso equo alle reti in presenza di più operatori nel mercato.
Dopo numerose discussioni con gli interessati sia in Parlamento che al di fuori di esso, e alla luce dell’esperienza maturata in alcuni Stati membri, sono giunto alla convinzione che incrementare la proprietà degli operatori nazionali indipendenti non è il modo più sicuro per gestire la realizzazione di questi obiettivi.
Va detto che la separazione della proprietà sotto forma di società integrate verticalmente garantirà l’indipendenza formale di organismi economici e consentirà a nuovi attori di accedere alle reti energetiche. Rimane però da appurare se i nuovi investitori sono davvero interessati a un mercato disciplinato a livello nazionale e limitato in termini geografici, soprattutto nelle regioni sottosviluppate. E’ quindi difficile ipotizzare con certezza che tale provvedimento possa veramente rafforzare la concorrenza e influire adeguatamente sui prezzi dell’energia. Sulla stessa linea sarà probabilmente necessario interconnettere i mercati nazionali dell’energia, visto che sarà più probabile che prevalgano gli interessi nazionali.
Per tale ragione raccomando alla Commissione di accogliere altre proposte atte ad affrontare la situazione in maniera più esaustiva e che potrebbero rivelarsi efficienti nel realizzare la liberalizzazione del mercato dell’energia.
Hannes Swoboda (PSE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevole Vidal-Quadras, mi congratulo per il suo tentativo di produrre una relazione più o meno equilibrata, che è stato ampiamente coronato da successo.
Il paragrafo 2 in merito alla separazione delinea un tema centrale del dibattito pubblico. Posso accettarlo per come è formulato, in quanto è probabilmente la soluzione migliore, perlomeno in teoria. Non dobbiamo però pensare che sia una panacea per tutti i mali. Vi sono molte ragioni per cui le reti non vengono ampliate, che non hanno nulla a che vedere con la separazione, ma dipendono piuttosto da procedure difficoltose, dai movimenti per i diritti civili e da altri fattori. Anche il paragrafo 6 è molto importante al riguardo, in quanto dobbiamo assicurare che le imprese statali di paesi terzi non acquisiscano infrastrutture energetiche; ci troveremmo in una posizione del tutto sfavorevole in assenza di reciprocità o interdipendenza.
Credo che i punti sull’autorità di regolamentazione rivestano una particolare importanza. Abbiamo bisogno di autorità nazionali di regolamentazione più forti che cooperino a livello europeo; occorre un quadro armonizzato che permetta di attuare una politica energetica comune in Europa in questo settore.
Nonostante tutta l’enfasi assegnata alla necessità di liberalizzare il mercato, tale processo non deve avvenire a spese delle categorie sociali più deboli. La sicurezza dell’approvvigionamento deve continuare ad essere garantita, soprattutto per le categorie socialmente deboli che proprio non ce la fanno più a sostenere il continuo rincaro dei prezzi, per quanto lo vorrebbero. E’ questo il fattore discriminante: tutti coloro che non sono più in grado di pagare nonostante l’assistenza e il sostegno sociale devono comunque avere un approvvigionamento energetico.
Silvia Ciornei (ALDE). – Ţin să încep prin a-mi exprima aprecierile pentru modul obiectiv în care domnul Vidal-Quadras a întocmit acest raport.
Aş dori să subliniez câteva lucruri: în primul rând consider că pentru a avea o piaţă internă a energiei competitivă, avem nevoie de introducerea unei separări depline a proprietăţii între distribuţia de energie şi producţia de energie. O astfel de măsură ar conduce, aşa cum s-a mai spus astăzi, la mai multă transparenţă, la stimularea investiţiilor în domeniul infrastructurii de distribuţie şi, cred eu, ar ajuta în final la generarea unui preţ accesibil al energiei pentru consumatori.
În sectorul gazelor naturale cred că prin măsurile ce le vom lua trebuie să încurajăm construirea de noi proiecte care să diversifice sursele de aprovizionare ale Uniunii Europene, cum ar fi de exemplu proiectul Nabucco. Sub nici o formă măsurile de liberalizare nu trebuie să descurajeze realizarea unor astfel de proiecte, pentru că diversificarea surselor de aprovizionare cu gaze naturale a Uniunii Europene reprezintă un element cheie pentru crearea unei pieţe interne de gaz.
Nu în ultimul rând aş dori să subliniez necesitatea păstrării suportului cetăţenilor pentru măsurile de liberalizare a pieţei şi, în acest sens, consider că Parlamentul European, Comisia Europeană şi chiar autorităţile publice din statele membre, trebuie să-şi intensifice împreună eforturile pentru a face cunoscute oportunităţile ce rezultă din liberalizarea completă a pieţei europene de electricitate şi gaz, şi în acelaşi timp, pentru a ne asigura că drepturile consumatorilor de energie, persoane fizice sau companii, sunt protejate.
Nu putem considera finalizat proiectul de liberalizare a pieţei de energie atâta timp cât nu reuşim să creăm o piaţă pe deplin transparentă şi eficientă, în care consumatorii să poată să-şi aleagă liberi şi în cunoştinţă de cauză cea mai avantajoasă ofertă de furnizare de energie.
András Gyürk (PPE-DE). – (HU) Riconoscendo la dipendenza energetica dell’Europa, si tende sempre più a credere che non vi possa essere un’Europa forte senza una politica energetica comune. Quando riflettiamo sui pilastri fondamentali di una possibile politica energetica comune per il futuro, vale la pena di rivalutare i pilastri che già esistono oggi.
La relazione dell’onorevole Vidal-Quadras verte su un pilastro esistente, vale a dire il mercato interno dell’energia. Convengo con quanto si afferma nella relazione secondo cui l’ampliamento del mercato interno comunitario dell’energia e la creazione di meccanismi efficaci di solidarietà tra gli Stati membri serviranno al contempo a garantire il nostro approvvigionamento e ad accrescere l’efficienza economica. Invece di applicare questi principi, però, oggi il mercato interno continua ad avere una caratteristica che si può ben sintetizzare citando un proverbio ungherese: “In ogni casa c’è una consuetudine diversa”. In altre parole, purtroppo vi sono numerosi Stati membri che non hanno ancora dato piena attuazione alle direttive sulla liberalizzazione del mercato dell’energia.
Ad esempio, l’apertura del mercato dell’energia in Ungheria probabilmente avverrà con sei mesi di ritardo, e nel momento stesso in cui finalmente avverrà, si creerà subito un nuovo ostacolo alla libera concorrenza: l’eccessiva concentrazione del mercato. Gli accordi per gli approvvigionamenti di energia a lungo termine siglati tra la MVM Company Ltd. (Magyar Villamosművek) ed i produttori di elettricità riguardano circa l’80 per cento del mercato ungherese. La Commissione europea ipotizza che dietro a questi accordi ci siano aiuti di Stato illegittimi e quindi si preoccupa giustamente di garantire una vera concorrenza.
Se la liberalizzazione del mercato si deve compiere a queste condizioni, possiamo stare certi che i consumatori non ne ricaveranno alcun beneficio. I prezzi non scenderanno e non migliorerà il livello del servizio. Se non vogliamo che la liberalizzazione fallisca, dobbiamo garantire anche l’osservanza dei principi. Di conseguenza, spero che saranno presto istituite garanzie per una politica energetica comune in vista di creare un’Europa forte.
Eluned Morgan (PSE). – (EN) Signora Presidente, spero che l’Esecutivo seguirà il voto della commissione parlamentare quando preparerà la revisione della direttiva e non si prostrerà dinanzi agli Stati membri in cui vige una tutela per le aziende che praticano tariffe eccessive ai consumatori. Essi hanno grandi interessi a mantenere un sistema in cui esiste un conflitto di interessi intrinseco che impedisce ai concorrenti di accedere allo stesso mercato. Si tratta spesso delle stesse aziende che pensano più a distribuire utili agli azionisti invece di effettuare seri investimenti per garantire che non vi siano interruzioni nella fornitura di energia elettrica.
Vi esorto a non paventare nemmeno il modello ISO, che richiederebbe un impianto normativo monumentale e complesso e che dovrebbe essere presieduto da un esercito di funzionari, ma vi esorto anche a comprendere che la stessa separazione della proprietà ha bisogno di regole. Dobbiamo garantire la protezione delle reti energetiche dagli hedge fund e dal capitale privato, che non fornisce il necessario impegno di investimento a lungo termine, e dobbiamo impedire a società di paesi terzi di comprare sia la produzione che le reti dell’energia in assenza di un accordo di reciprocità con tale paese.
Vi esorto altresì a dissipare la falsa impressione sulla separazione della proprietà che è stata diffusa dalla Presidenza tedesca dopo l’ultima riunione del Consiglio “Energia”. La maggioranza degli Stati membri è a favore di una piena separazione della proprietà, specialmente nel settore dell’elettricità. Non lasciatevi spadroneggiare dai grandi e lasciate che parlino la democrazia e i consumatori.
Jorgo Chatzimarkakis (ALDE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevole Vidal-Quadras, conveniamo tutti sull’obiettivo: vogliamo creare un mercato unico interno dell’energia in Europa. Lo vogliamo nell’interesse sia dei consumatori che delle imprese. Dove il sistema non ha funzionato, dove il mercato ha fallito, abbiamo dovuto mostrare il cartellino giallo e in alcuni casi anche quello rosso. Lei ha agito in questo modo con le sue proposte, signor Commissario, e il relatore le ha riprese.
L’obiettivo è quindi chiaro. Non possiamo però adagiarci sullo smembramento delle imprese nel mercato interno. Per tale motivo dobbiamo lavorare per una maggiore integrazione del mercato, per incrementare gli investimenti negli interconnettori, per assicurare l’accesso non discriminatorio al mercato della concorrenza. E in proposito ora abbiamo reagito. Ne sono lieto, siamo tutti unanimemente lieti della proposta sulla creazione di mercati regionali di cui stiamo discutendo. Ve ne saranno sette. Questi mercati regionali saranno responsabili dell’accesso alla rete, della sicurezza del sistema, della fornitura di capacità, dell’energia di controllo, dell’espansione della rete e della gestione delle congestioni. Sarà necessario varare norme europee. Speriamo che la Commissione assolva questi compiti con lo stesso coraggio che ha mostrato nella proposta attuale.
Romana Jordan Cizelj (PPE-DE). – (SL) Nel dibattito sul mercato interno dell’elettricità e del gas, la questione della separazione della rete di trasmissione dalla produzione riveste un’importanza capitale.
Tra i modelli proposti, la separazione della proprietà sinora si è rivelato il più efficace. Eppure ciò non significa che non dobbiamo assumere un approccio critico, anzi, tutto il contrario. Credo che sia necessario mettere in luce numerosi fattori cui dobbiamo prestare attenzione in questo processo. Mi soffermerò solo su alcuni.
In primo luogo vorrei rilevare che dobbiamo chiaramente definire la competenza delle autorità di vigilanza. In questo caso dobbiamo tenere presente che la separazione della proprietà comporta l’integrazione del mercato interno dell’UE. Tuttavia, tale integrazione richiede il rafforzamento delle esistenti autorità di vigilanza, le quali devono essere sviluppate e costruite sia che si tratti di autorità nazionali di regolamentazione o di nuovi modelli come l’ISO+. Le competenze e i poteri delle autorità nazionali di vigilanza nell’UE devono essere più uniformi, e al contempo dobbiamo prendere i provvedimenti adeguati per la vigilanza sulla attività transnazionali.
Tengo inoltre ad evidenziare il fatto che, creando un mercato interno per il gas e l’elettricità e nel processo di separazione della proprietà, dobbiamo tenere conto della nostra grande dipendenza dalle importazioni. Se vogliamo ottenere risultati positivi dal mercato interno, dobbiamo affrontare i paesi terzi parlando con una sola voce. Il processo pertanto comporta la formulazione simultanea di una politica estera comune europea o perlomeno di una politica estera comune europea in materia di energia. Dobbiamo inoltre rispettare il principio di reciprocità.
Infine, vorrei anche sottolineare che la solidarietà è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea. Dobbiamo plasmare il mercato interno in modo che ci consenta anche di proteggere gli utenti più vulnerabili. Lo si può fare in maniera neutrale, senza mettere a repentaglio la competitività europea. Sottoscrivo le parole espresse nella relazione e allo stesso tempo mi congratulo con il relatore per l’eccellente lavoro svolto.
Joan Calabuig Rull (PSE). – (ES) Signora Presidente, conveniamo sulla necessità di istituire un autentico mercato interno dell’energia che sia trasparente e aperto e che contribuisca a ridurre i costi a carico dei cittadini e delle imprese.
Il mercato interno deve stimolare l’efficienza e gli investimenti, contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento e consentire l’accesso al mercato dell’energia, anche alle piccole imprese.
Dal 1990 viene assegnata priorità alla creazione di tale mercato, ma la risposta non è sufficiente, come dimostra la realtà in diversi Stati membri. Quasi tutti hanno problemi in questo ambito. Da parte nostra dobbiamo proseguire il cammino intrapreso, ossia dobbiamo procedere alla creazione di una politica energetica comune che infonda fiducia a tutti e che crei un quadro chiaro per realizzare gli obiettivi proposti dalla Commissione entro il 2009.
Infine, data l’importanza della dimensione sociale della politica energetica, dobbiamo rallegrarci per l’inclusione di misure atte a contrastare la carenza di energia. Va anche sottolineato che occorre esortare la Commissione a presentare la proposta Carta sui diritti dei consumatori entro la fine del 2007.
Mi congratulo con il relatore.
Šarūnas Birutis (ALDE). – (LT) Desidero ringraziare l’onorevole Vidal-Quadras per la relazione veramente valida. Tuttavia, mi preme richiamare l’attenzione su almeno un paio di punti. In primo luogo suggerisco di dare maggiore enfasi all’importanza dei collegamenti energetici prioritari nella creazione di un mercato interno dell’energia nell’UE. Finché la Lituania, le altre repubbliche baltiche e la Polonia avranno un collegamento energetico con l’Europa occidentale, non si potrà parlare di mercato interno! Inoltre il finanziamento dei quattro collegamenti energetici prioritari non è ancora stato completamente chiarito. Pertanto propongo di chiedere che siano garantiti fondi sufficienti per la debita attuazione di questo piano e che siano analizzati tutti i possibili ambiti aggiuntivi di finanziamento, se necessario. In secondo luogo, onorevoli colleghi, propongo di sottolineare la necessità di seguire, nella creazione di un mercato comune europeo dell’energia, la logica economica e il principio di solidarietà. I collegamenti alternativi offerti dalla Russia si basano su motivazioni di stampo politico! Il piano russo di costruire un gasdotto verso la Germania passando sul fondale del Mar Baltico, evitando le repubbliche baltiche e la Polonia, ha un costo superiore del 30 per cento rispetto al progetto del gasdotto Amber, proposto dalle repubbliche baltiche e dalla Polonia, ed è significativamente più pericoloso. L’attuazione del piano russo isolerebbe ancor più le repubbliche baltiche e quindi propongo che il progetto Nord Stream sia depennato dall’elenco di progetti di interesse europeo!
Jerzy Buzek (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, desidero porgere le mie congratulazioni al Commissario Piebalgs per l’ennesima proposta positiva. Questa proposta in particolare mira a sostenere il mercato comune europeo dell’energia. E’ altresì doveroso estendere le congratulazioni al relatore per l’eccellente documento.
La questione della separazione della proprietà si è rivelata la più controversa; tengo però a formulare tre osservazioni su problemi alquanto diversi. Ovviamente sono fortemente a favore della separazione. I miei commenti comunque riguardano altre questioni.
In primo luogo, il mercato europeo richiede forti collegamenti fisici tra mercati nazionali e anche tra mercati regionali. Gli operatori delle reti di distribuzione devono essere incoraggiati a investire in connessioni transnazionali. L’Unione europea e i paesi interessati devono fornire un sostegno più sostanziale per queste connessioni visto che esse costituiscono la condizione sine qua non per il mercato comune e per un’autentica concorrenza.
In secondo luogo, l’integrazione europea non deve riguardare solo l’energia e i diritti di emissione di biossido di carbonio, ma anche il mercato dei certificati verdi, rossi e bianchi. Lo sviluppo di questi mercati deve puntare a renderli più europei. Passando alla questione più importante e più cruciale di tutte, mi preme rilevare che il problema di fondo dell’Unione al momento riguarda l’attuazione di un programma di investimenti strategici per ristrutturare le strutture obsolete e per costruirne di nuove all’insegna di un’efficienza elevata.
Ci chiediamo allora se vogliamo fondare questi investimenti solamente sul mero principio del graduale aumento generalizzato dei prezzi. Questa soluzione potrebbe rivelarsi inutilmente costosa per le PMI europee e per le industrie ad alta intensità energetica. Devono essere individuati meccanismi normativi sull’efficienza degli investimenti per creare nuove opportunità. I certificati sugli investimenti sono una possibilità.
Rinnovo le mie congratulazioni.
Teresa Riera Madurell (PSE). – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, anch’io sono convinto che, per progredire verso l’istituzione di un mercato interno competitivo del gas e dell’elettricità, la relazione dell’onorevole Vidal-Quadras adotti l’approccio giusto: propone la separazione totale della proprietà, la protezione dei consumatori, una maggiore trasparenza, il rafforzamento della cooperazione bilaterale e l’indipendenza delle autorità di regolamentazione nonché l’aumento del livello di interconnessione tra gli Stati membri.
In proposito è molto importante accelerare la nomina di coordinatori per i progetti che hanno difficoltà di esecuzione. Un migliore clima per gli investimenti nella capacità di interconnessione richiede una rete europea di distribuzione del gas e dell’elettricità con una pianificazione a medio e a lungo termine e la vigilanza di un eventuale consiglio delle autorità di regolamentazione.
Dobbiamo incontestabilmente compiere progressi in questa direzione, ma è parimenti incontestabile che occorrerà del tempo per conseguire il nostro obiettivo finale. Credo però che, maggiore sarà la nostra capacità di non strumentalizzare a fini politici le difficoltà incontrate dagli Stati membri, meno tempo occorrerà.
Dobbiamo muoverci tutti insieme nella direzione che reputiamo corretta. E’ questa la nostra responsabilità in veste di deputati al Parlamento europeo, e può anche rappresentare il nostro successo.
Jan Březina (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, in qualità di relatore ombra della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, desidero ringraziare il collega, onorevole Vidal-Quadras, per il grande lavoro che ha svolto e per l’eccellente possibilità che abbiamo avuto di discutere alcuni temi molto importanti, come la separazione della proprietà o il ruolo delle autorità nazionali di regolamentazione.
Apprezzo molto questa iniziativa del Parlamento europeo, in quanto potrebbe anche aiutare la Commissione europea ad intensificare gli sforzi per liberalizzare il mercato del gas e dell’elettricità e nella valutazione delle misure già intraprese. La separazione della proprietà, ossia il tema più controverso, si è rivelato una tappa fondamentale della relazione. Esprimo il mio sostegno per questa attività della Commissione europea. Tuttavia, visto che la questione che deve essere ulteriormente chiarita e definita è molto controversa, vorrei chiedere alla Commissione di compiere ulteriori studi di valutazione dell’impatto per analizzare quali altri mezzi, oltre alla separazione, consentano di incrementare la trasparenza e garantire le condizioni atte a effettuare investimenti adeguati nelle infrastrutture.
Se la Commissione decide a favore della separazione, il processo di attuazione deve essere preparato attentamente in modo da tenere conto nella maniera più adeguata possibile dei diritti di proprietà. In relazione alla separazione, sostengo gli emendamenti e le proposte in cui si ridimensiona l’assunto secondo cui la separazione è l’unica soluzione, nonché la più efficiente, per liberalizzare il mercato dell’energia in modo che siano presi in considerazione anche altri metodi.
In relazione alla sezione intitolata “Regolatori”, desidero evidenziare il ruolo delle autorità nazionali di regolamentazione, che devono essere indipendenti dai governi ed assumersi la propria parte di responsabilità nel processo di liberalizzazione del mercato dell’energia.
In qualità di deputato proveniente da un nuovo Stato membro, tengo anche a esprimere una critica su alcune opinioni dei colleghi, i quali tendono ad accusare solamente i paesi dell’Europa centro-orientale di interferire nelle decisioni assunte dalle autorità nazionali di regolamentazione.
Dorette Corbey (PSE). – (NL) Signora Presidente, ringrazio l’onorevole Vidal-Quadras per l’eccellente relazione. Domani voteremo anche sulla separazione della proprietà delle reti e della produzione di elettricità. Si dà il caso che la Camera alta del parlamento olandese voterà sul medesimo argomento domani. Gli olandesi hanno deciso di separare le forniture di energia dalla gestione della rete. Se questo accadrà anche nel resto d’Europa, sarà una buona notizia per le aziende olandesi che operano nel settore dell’energia, le quali non dovranno più sentirsi le virtuose della situazione.
E’ altresì una buona notizia per lo sviluppo dell’energia sostenibile, poiché solo separando completamente la proprietà è possibile aprire il mercato dell’energia a nuovi fornitori, un fattore di cui abbiamo disperatamente bisogno. Al momento la capacità della rete è insufficiente per consentire l’accesso di nuovi fornitori. I giganti dell’energia sono riluttanti a investire nell’espansione della capacità per favorire questi nuovi soggetti. L’accesso alle reti è spesso difficile a causa della mancanza di trasparenza, che porta ad enormi ritardi, ad esempio nel settore dell’energia eolica. La separazione è l’unica via.
Alexander Stubb (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, il pacchetto sull’energia presentato dal signor Commissario verte su tre temi: la sicurezza dell’approvvigionamento, la concorrenza e la sostenibilità ambientale. Mi concentrerò solo su un punto, la concorrenza. Se oggi ho una certezza, è che anche nel mercato dell’energia occorre una concorrenza libera e priva di turbative. Per chi ha bisogno della traduzione: concurrence libre et non forcée.
Vorrei formulare tre considerazioni. Per quanto concerne l’attuazione e il recepimento, spero che la Commissione sia ancora più rigorosa. La concorrenza sleale sui prezzi è ancora elevata e in quest’Aula si è parlato spesso di aziende estremamente scorrette, ossia di una sorta di monopolio statale che, approfittando della libera concorrenza nel mercato privato, acquisisce una preda più piccola. Vi sono anche molte barriere all’accesso, quindi esorto a continuare con le procedure d’infrazione. Non parlerò di aziende specifiche, ma ce n’è una che comincia con la “e” e finisce con la “f” che vi invito ad esaminare più da vicino.
In secondo luogo, per quanto attiene alla separazione, sono state delineate due opzioni: una è la separazione della proprietà e l’altra è il gestore di rete indipendente. Proprio come altri oratori, sono pienamente a favore della separazione della proprietà: è l’unico modo per progredire, poiché il livello attuale è insufficiente.
Concludo citando un esempio, e giungo così alla mia terza considerazione. Io abito a Genval, proprio alle porte di Bruxelles. Alcuni mesi fa ho ricevuto una lettera dall’amministrazione locale in cui sia asseriva in termini entusiastici che finalmente avrei potuto scegliere il fornitore di energia e che in questo modo la concorrenza sarebbe aumentata, come se tale amministrazione ne avesse il merito! In realtà per decenni non ha fatto altro che proteggere il mercato e mantenere alti i prezzi. Sono veramente lieto che l’onorevole Vidal-Quadras abbia presentato una relazione ambiziosa e che la Commissione stia tenendo una linea dura in relazione alla concorrenza nel settore dell’energia. Buona fortuna!
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE). – (FI) Signora Presidente, come lo stimato collega, onorevole Vidal-Quadras, giustamente afferma nella sua relazione, non esistono alternative alla liberalizzazione dei mercati dell’energia. Un autentico mercato interno dell’energia è un fattore essenziale per conseguire i tre obiettivi del settore energetico europeo: concorrenza, sviluppo sostenibile e sicurezza dell’approvvigionamento.
Una sana concorrenza nel mercato porterà a una riduzione dei costi per i cittadini e per le imprese e favorirà l’efficienza energetica e gli investimenti. Come ha affermato poc’anzi l’onorevole Paasilinna, bisogna rispettare le regole ed essere trasparenti. Al contempo vi saranno ricadute positive anche per altre industrie e la competitività nell’intera economia sarà rafforzata.
Dobbiamo capire in particolare che il sistema di scambio di emissioni funzionerà adeguatamente solo in un mercato competitivo. Anche la politica energetica deve tenere presente gli obiettivi inerenti al clima e deve essere usata nella lotta volta a creare un mondo in cui le emissioni siano ridotte al minimo.
Anche l’autosufficienza energetica a lungo termine e la sicurezza dell’approvvigionamento devono figurare tra le nostre priorità e svolgeranno un ruolo di spicco in un mercato interno efficiente. Al contempo, però, dobbiamo scongiurare un paradosso che purtroppo traspare in alcune situazioni.
Da un lato, un mercato aperto permette alle imprese più piccole, come quelle che investono nelle fonti di energia rinnovabile, di accedere ai mercati. D’altro canto, dobbiamo prestare attenzione affinché tale settore non riceva un sostegno tale da nuocere e oscurare la formazione di veri mercati.
Quando l’elettricità passa da un paese all’altro, forme sostanziali e significativamente diverse di aiuto provocano distorsioni nel mercato. Ad esempio, tariffe imposte come strumento di sostegno causano problemi in alcune zone. Un mercato dell’elettricità chiaro e prevedibile dipenderà da quanto vorremo sviluppare la competitività e quindi dobbiamo evitare sovrapposizioni e strumenti politici contraddittori.
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). – Apreciez conţinutul raportului pe care îl dezbatem astăzi şi doresc să mulţumesc în mod deosebit raportorului pentru munca depusă.
Piaţa de energie este elementul cheie al politicii energetice europene. Aş dori în continuare să subliniez punctual câteva aspecte: în ceea ce priveşte piaţa de electricitate, consider că separarea proprietăţii sistemului de transport de activitatea de distribuţie şi cea de producţie este o măsură care va duce la creşterea competiţiei pe piaţă, la sporirea investiţiilor şi la un preţ mai bun pentru consumator. În România, sistemul de transport funcţionează deja independent şi rezultatele s-au dovedit a fi benefice. În plus, s-a efectuat listarea la bursă a companiei de transport de electricitate, fapt de natură să crească substanţial în funcţionarea acesteia.
În privinţa gazelor naturale consider că toate propunerile viitoare trebuie să încurajeze construcţia de proiecte care să diversifice sursele de aprovizionare şi rutele de transport, de exemplu proiectul Nabucco, care ar permite accesul Uniunii la resursele din zona Marii Caspice.
Din acest motiv, doresc să încurajez Comisia să iniţieze în septembrie două propuneri legislative, - una pentru electricitate şi una pentru gaz - două propuneri care să ţină cont de principiile comune de liberalizare, dar şi de specificitatea celor două domenii. Este clar că cea mai importantă consecinţă a liberalizării pieţelor gazului şi electricităţii este opţiunea consumatorului european de a alege între mai mulţi furnizori şi de a plăti un preţ corect şi competitiv care se va forma în urma concurenţei pe o piaţă liberă.
Deşi directiva liberalizării pieţelor celor două resurse a intrat în vigoare la 1 iulie, trebuie să promovăm şi o campanie adecvată de informare pentru ca cetăţenii să cunoască toate drepturile şi oportunităţile oferite de liberalizare. În acest sens doresc să salut adoptarea, vineri, de către Comisia Europeană a unor principii pentru o viitoare cartă a consumatorului de energie. Este un pas important pentru reechilibrarea raportului de forţe dintre consumatorii şi furnizorii de energie. Este esenţial însă ca aceste principii să devină obligatorii pentru statele membre. Nu trebuie să uităm niciun moment că liberalizarea pieţei se face pentru cetăţeni şi ei sunt cei care trebuie să beneficieze în primul rând de pe urma acestei liberalizări.
PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA Vicepresidente
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario Piebalgs, onorevole Vidal-Quadras, porgo le mie congratulazioni per la relazione. L’aspetto più importante di questo documento è ciò che i consumatori, ossia i cittadini, otterranno da questi nuovi accordi. Soprattutto, i cittadini vorranno sapere quanto costa un kilowattora di energia idroelettrica tra mezzogiorno e l’una. Quando viene erogata questa energia e a che prezzo? Dobbiamo pensare, oltre alla quantità dell’elettricità, anche alla qualità. Abbiamo il diritto di decidere come vogliamo sia prodotta l’energia che acquisteremo in futuro. Ovviamente, anche il tempo è destinato ad avere un ruolo importante. La trasparenza nella fissazione del prezzo deve essere il primo comandamento per questa nuova forma di regolamento.
Il secondo aspetto essenziale è la distinzione tra la questione della proprietà e la liberalizzazione. In teoria la forma di proprietà non ha nulla a che vedere con la liberalizzazione. Sono due questioni completamente diverse e dobbiamo quindi adoperarci per mantenerle separate anche in futuro.
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, mi dispiace davvero che questo avvincente dibattito sia giunto al termine, poiché sarei lieto di approfondire ulteriormente la questione. Ad ogni modo è importante non dimenticare la ragione per cui è stato proposto il pacchetto. Come ho detto, è per avvantaggiare i consumatori. Dal canto nostro, non dobbiamo addentrarci troppo nella questione della separazione senza davvero capire perché in effetti la proponiamo. Il motivo è che la liberalizzazione del mercato non ha mai avuto alcuna possibilità di realizzarsi nel settore del gas e dell’elettricità. La paura dell’ignoto, l’inerzia, la mancanza di egoismo nazionale in Europa sono tra i motivi del ritardo nell’attuazione delle misure necessarie, del rinviare tutto al prossimo governo o possibilmente alla prossima generazione. Ad ogni modo la questione di fondo è la liberalizzazione del mercato.
Anch’io, come altri ho vissuto in un’epoca in cui vigevano sistemi diversi. Ho vissuto anche in una situazione in cui le forze di mercato erano sconosciute. Mi ricordo quando facevo la fila con i miei figli per comprare il sapone e lo zucchero perché l’economia di mercato non esisteva e l’economia pianificata non era mai efficiente.
Sull’elettricità non ho mai chiesto nulla, perché sapevo già che sarebbe stata tagliata. Potevo solo attendere che venisse ripristinata. In altre parole, credo che il mercato sia l’unico fenomeno che reagisce alle condizioni esterne e che consente di investire al costo minore possibile.
La separazione è lo strumento atto a garantire che siano effettuati investimenti e che i consumatori siano protetti. Credo sia un punto di partenza per le questioni che oggi sono state discusse maggiormente. La separazione è un presupposto necessario per realizzare un mercato competitivo, ma non è un obiettivo in sé.
Ad ogni modo desidero commentare altri due temi emersi nel dibattito. Il Parlamento sta esaminando i candidati per le posizioni di coordinatore per le reti transeuropee dell’energia. Spero che approverete la scelta della Commissione, che in questa fase deve ancora prendere una decisione in materia.
E’ stata avviata una consultazione pubblica sulla Carta dell’energia per i consumatori e alla fine di settembre, quando sarà terminata, potremmo passare all’adozione definitiva.
Vi ringrazio molto per il dibattito. Rinnovo i miei ringraziamenti all’onorevole Vidal-Quadras per la relazione eccellente e molto calibrata, che giustamente si concentra su tutte le aree appropriate di cui terremo conto quando presenteremo il pacchetto legislativo.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, 11 luglio 2007.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Richard Seeber (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Signor Presidente, dobbiamo tutti assumerci la responsabilità di sfide globali come il cambiamento climatico, la dipendenza dalle importazioni e il crescente consumo di energia, e lottare per una politica energetica europea integrata. La creazione di un mercato interno unico dell’energia in Europa è senza dubbio una delle priorità assolute per l’immediato futuro. Gli sforzi della Commissione per rendere più coerente la politica energetica europea rispetto al terzo pacchetto sulla liberalizzazione nel settore dell’energia e una nuova strategia energetica per l’Europa sono quindi molto apprezzati.
Tuttavia, ciò non significa che la separazione della proprietà sia assolutamente essenziale per i sistemi di trasmissione. Credo che la separazione della proprietà rappresenti un’interferenza massiccia nei diritti di proprietà vigenti. Sono persuaso che non sia la soluzione per i problemi che siamo chiamati ad affrontare. Dobbiamo chiedere alla Commissione di sviluppare altre alternative oltre all’opzione della separazione della proprietà, come il modello ISO (Independent System Operator – gestore di rete indipendente), ad esempio, o la sua variante regionale, il modello RIO (Regional Independent Operators – gestori regionali indipendenti).
L’importante, però, è scegliere il modo migliore per realizzare un mercato interno europeo dell’energia che sia competitivo e integrato.
20. Dispositivi di misura contenenti mercurio (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura (A6-0218/2007), della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 76/769/CEE del Consiglio per quanto riguarda le restrizioni alla commercializzazione di alcune apparecchiature di misura contenenti mercurio [05665/1/2007 – C6-0114/2007 – 2006/0018(COD)] (Relatore: onorevole María Sornosa Martínez).
María Sornosa Martínez (PSE), relatore. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Parlamento conviene unanimemente sulla necessità di ridurre il fabbisogno di mercurio nella produzione di beni e di accelerarne la sostituzione.
E’ opportuno introdurre a livello comunitario restrizioni alla commercializzazione delle apparecchiature di misurazione e controllo contenenti mercurio destinate al pubblico, prevedendo alcune deroghe nel settore dell’assistenza sanitaria.
Vogliamo impedire che una quantità significativa di mercurio sia immessa nel circolo dei rifiuti. In questo modo, concorreremo a garantire un livello elevato di protezione dell’ambiente e della salute umana, preservando al contempo il mercato interno, come prevede l’articolo 95 del Trattato.
Il mercurio e i suoi composti sono altamente tossici per gli essere umani, per gli ecosistemi e per la natura. Inizialmente visto come un problema locale diffuso, l’inquinamento da mercurio ora è considerato un problema globale, cronico e grave.
Per quanto riguarda un possibile divieto globale sull’uso del mercurio in tutte le apparecchiature, che è l’obiettivo della proposta, occorre rilevare che gli esperti consultati dalla Commissione hanno concluso che gli ospedali devono essere dotati di strumenti di alta precisione per trattare patologie potenzialmente letali come l’ipertensione, l’aritmia e la preeclampsia.
Gli sfigmomanometri al mercurio forniscono il livello di precisione e affidabilità necessario a garantire la sicurezza del paziente. Pertanto ora proponiamo che sia introdotta una deroga per questi strumenti fino a che non vi saranno garanzie assolute sul funzionamento di eventuali strumenti alternativi.
Esorto nuovamente la Commissione ad adottare misure a breve termine per garantire che tutti i prodotti contenenti mercurio che circolano attualmente nella società siano oggetto di raccolta differenziata e siano smaltiti in modo sicuro. Altrimenti la direttiva sarà meno efficace sul piano pratico.
Per quanto concerne la produzione di nuovi barometri tradizionali contenenti mercurio, che è stato l’aspetto più controverso in Parlamento, proponiamo un accordo sull’introduzione di un periodo di transizione di due anni per i produttori in modo da consentire loro di adattarsi alle nuove norme. Purtroppo non tutti i gruppi politici hanno dato il loro assenso, ma credo che in Parlamento vi sia una maggioranza sufficiente per adottare la proposta.
In questo modo i produttori di tali barometri avranno un periodo di transizione di due anni per eliminare il mercurio dai propri processi industriali. Non subiranno alcuno svantaggio competitivo o danno economico, poiché sappiamo che da qualche tempo producono già questo tipo di barometri senza usare mercurio.
Dobbiamo ricordare ai cittadini che queste apparecchiature possono essere rischiose per la salute e l’ambiente, poiché si rompono facilmente e finiscono nella spazzatura o, peggio ancora, se viene bruciato, il mercurio si disperde nell’atmosfera, inquinando aria, suolo e acqua; a questo punto entra nella catena alimentare, principalmente nel pesce, e quindi contamina gli esseri umani.
Come l’Assemblea ben sa, in seconda lettura la maggioranza della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha respinto gli emendamenti tesi a consentire la produzione di nuovi barometri al mercurio.
Credo sarebbe irresponsabile da parte nostra accettare siffatta richiesta e quindi chiedo ai deputati di bocciarla, come propongono anche il Consiglio e la Commissione, e ringrazio tutti per gli sforzi profusi al fine di scongiurare un’eventuale procedura di conciliazione.
Infine chiedo nuovamente alla Commissione di sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica, organizzando campagne d’informazione sui rischi per la salute derivanti dall’esposizione al mercurio e sui problemi ambientali che questa sostanza può provocare, poiché temo che purtroppo i cittadini non siano ancora sufficientemente informati sulla sua tossicità.
Concludo ringraziando la Commissione per il lavoro svolto e per averci dato la possibilità di raggiungere un accordo in seconda lettura. Ringrazio anche il Consiglio e i gruppi politici per il sostegno accordato alla proposta.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzi tutto esprimo la mia più sincera gratitudine alla relatrice, onorevole Sornosa Martínez, per il lavoro svolto sulla proposta. Stasera ci apprestiamo a discutere una direttiva molto importante. Il testo, infatti, rappresenta una parte importante della nostra strategia tesa a bandire per sempre il mercurio dall’ambiente – una strategia che da lungo tempo gode del sostegno del Parlamento.
Il mercurio e i suoi composti sono altamente tossici per la salute umana e per l’ambiente. La direttiva consentirà quindi di compiere un fondamentale passo in avanti: limiterà la commercializzazione di taluni nuovi apparecchi di misurazione contenenti mercurio e in questo modo impedirà l’immissione nell’ambiente di circa 30 tonnellate di mercurio all’anno, ossia la quantità che in media viene dispersa nell’ambiente attraverso i rifiuti.
La proposta di direttiva mira a ridurre al minimo l’impiego di questa sostanza pericolosa negli strumenti di misurazione e prevede eccezioni solo laddove i rischi sono trascurabili o non esistono alternative. Di conseguenza, sarà vietata, ad esempio, la commercializzazione dei termometri per la misurazione della febbre che contengono mercurio e sarà altresì vietata la vendita al pubblico di tutti gli apparecchi di misurazione contenenti mercurio. Credo sia giusto prevedere una deroga per gli strumenti di misurazione della pressione sanguigna e per gli strumenti di misurazione antichi. Le proposte sono state stilate in base alla valutazione dei rischi e a una dettagliata valutazione dell’impatto, compiute nell’ambito della strategia sul mercurio.
La direttiva, oltre a salvaguardare la salute umana e l’ambiente, contribuisce altresì a preservare il mercato interno, in quanto introdurrà norme armonizzate sulla commercializzazione di apparecchiature di misurazione contenenti mercurio in tutta l’Unione europea.
La relatrice raccomanda di approvare la posizione comune del Consiglio senza apportare altri emendamenti. La Commissione ne conviene appieno, poiché la posizione comune ha integrato alcuni emendamenti presentati dal Parlamento in prima lettura e rappresenta un compromesso calibrato tra lo sforzo compiuto per vietare per quanto più possibile l’impiego del mercurio al fine di salvaguardare la salute umana e l’ambiente, garantendo al contempo la sicurezza dei pazienti nel settore della sanità. Devo confermare quanto ha già affermato la relatrice: la maggioranza degli esperti continua a ritenere che gli apparecchi di misurazione della pressione sanguigna che contengono mercurio, gli sfigmomanometri, rimangano strumenti essenziali nel trattamento di patologie potenzialmente letali. Tuttavia, in futuro dovremo esaminare la questione. Se vi saranno alternative sicure anche per tali strumenti, allora il mercurio sarà vietato anche in questo ambito. La Commissione, quindi, rivedrà la deroga tra due anni.
Un’altra deroga riguarda gli strumenti di misurazione antichi, ossia quelli che hanno almeno 50 anni, i quali continueranno ad essere in commercio. La Commissione può accogliere questa eccezione, in quanto gli strumenti antichi sono prevalentemente articoli da collezione che, in virtù del loro valore, vengono manipolati con grande cura e vengono immessi sul mercato solo in quantità esigue. A giudizio dell’Esecutivo, però, non sussiste alcuna giustificazione per una deroga illimitata alla vendita al pubblico dei nuovi barometri che contengono mercurio. Dal momento che esistono alternative a tali prodotti, che sono altrettanto decorative ed affidabili, non sussiste alcuna necessità di usare questa sostanza pericolosa nella produzione dei barometri.
Una deroga illimitata per tali strumenti striderebbe con la posizione che il Parlamento europeo ha assunto sulle sostanze altamente pericolose in occasione del varo della nuova normativa REACH sulle sostanze chimiche. Un periodo di transizione di due anni, come previsto nella direttiva, è del tutto adeguato per consentire ai pochi produttori che ancora fabbricano barometri al mercurio di mettere in atto una conversione. Ad ogni modo, molti di questi produttori, se non tutti, offrono già prodotti alternativi. In nessun caso pertanto la Commissione accoglierà gli emendamenti che sono stati presentati allo scopo di introdurre deroghe per i barometri.
Chiedo urgentemente il vostro aiuto a sostegno della posizione comune affinché la direttiva possa essere varata adesso in seconda lettura.
Martin Callanan, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, abbiamo discusso di questi temi in diverse occasioni, quindi sarò quanto più breve possibile. L’unica questione che rimane da risolvere, come hanno indicato il signor Commissario e l’onorevole Sornosa Martínez, è quella dei barometri. Devo dire che rimango profondamente convinto che sia la Commissione che il Consiglio, nonché alcuni deputati di quest’Aula, hanno travisato completamente la questione. Non sussiste alcuna giustificazione per vietare i barometri. Sono stati presi di mira perché in Europa le aziende che ancora li producono sono relativamente poche e sono un facile bersaglio per la Commissione, che così può dare l’impressione di essere effettivamente attiva su questo fronte, mentre il problema delle grandi fonti di emissione del mercurio – come le centrali elettriche, i crematori, eccetera – non viene ovviamente affrontato, poiché per occuparsene i governi e le amministrazioni locali degli Stati membri dovrebbero sostenere una spesa enorme.
In prima lettura il Parlamento aveva approvato un emendamento volto ad introdurre una deroga per i produttori di barometri sia nella commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare che in Aula. Il Consiglio l’aveva respinto, pur concedendo un periodo di transizione di due anni. Mi dispiace che la commissione per l’ambiente stavolta non abbia sostenuto l’emendamento, ma ne ho ripresentanti altri per dare all’Assemblea un’ulteriore possibilità di decidere in materia, visto anche che, come i colleghi ben sanno, è in atto una vigorosa campagna guidata da operatori e distributori indipendenti in tutta Europa.
E’ del tutto illogico adottare una posizione che prevede una deroga per gli strumenti antichi e vieta quelli nuovi. Probabilmente in Europa gli strumenti antichi in circolazione e immessi sul mercato sono più numerosi rispetto ai nuovi strumenti che vengono creati. Si tratta di un ristretto mercato specializzato di nicchia e l’Europa si copre di discredito delegittimando, imponendo il divieto e l’inattività forzata a un numero molto esiguo di artigiani dotati di grande talento e imprenditorialità. Infatti queste aziende potrebbero essere sottoposte a controlli attraverso un sistema di licenze e di verifiche per il quale, per loro stessa ammissione, sono disposte a pagare. Questa sarebbe la soluzione di gran lunga più sensata invece di imporre un divieto assoluto e costringere all’inattività una serie di piccole imprese, causando quindi la perdita di competenze e di tradizioni europee pluricentenarie.
Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, sono grata all’onorevole Sornosa Martínez, cui va il mio vivo e completo sostegno. Il mercurio, in particolare i composti e i vapori di mercurio, è tossico. Può accumularsi nel tessuto celebrale e nel sistema nervoso, dove provoca gravi danni. A sua volta, tale accumulo può ridurre l’intelligenza. Una politica intelligente, quindi, deve vietare l’impiego del mercurio laddove non è necessario. Visto che esistono alternative, dobbiamo guardare con favore al fatto che il termometro a mercurio sarà consegnato al passato.
I barometri sono al centro di grandi discussioni. Nei Paesi Bassi l’impiego del mercurio è vietato dal 2003, ma i barometri erano stati esentati fino al 2005 e poi, in virtù di nuove norme europee, fino al 1° gennaio 2006. Siamo intenzionati a estendere il periodo di deroga di altri due anni per i barometri tradizionali, che va detto, sono oggetti meravigliosi. In questo modo il termine ultimo arriva al 1° gennaio 2010, quindi c’è abbastanza tempo per sviluppare alternative, che, come ha confermato il Commissario, sono già ampiamente disponibili.
Pur comprendendo, ovviamente, che tale prospettiva è difficile da accettare per i produttori di barometri, se vogliamo vietare del tutto il mercurio, dobbiamo comunque vietare i prodotti di consumo che lo contengono. I barometri possono rompersi o avere delle perdite, quindi il mercurio finisce inesorabilmente nell’ambiente.
Convengo quindi con quanto affermano i produttori di barometri: anche l’impiego di mercurio nelle lampadine a basso consumo è ovviamente molto pericoloso. Sarebbe opportuno passare quanto prima possibile ai LED, ma questa è una direttiva sul mercurio negli apparecchi di misurazione e non sulle lampadine a basso consumo. Per concludere desidero reiterare il mio vivo sostegno all’onorevole Sornosa Martínez, che a mio avviso ha scelto un’ottima linea offensiva.
Marios Matsakis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Sornosa Martínez per la sua eccellente relazione.
La relazione legislativa fa seguito a quella sulla strategia sul mercurio adottata l’anno scorso dall’Assemblea. Il suo obiettivo è restringere l’immissione sul mercato di nuovi apparecchi di misurazione che contengono mercurio. L’onorevole Sornosa Martínez giustamente concorda sulle linee generali della proposta in discussione e prevede solamente alcune deroghe nei casi in cui non siano ancora disponibili alternative adeguate.
Il mio gruppo sostiene fermamente la proposta e ritiene utili e appropriati gli emendamenti della relatrice. Nel complesso la proposta gode di un ampio consenso in Parlamento, con l’eccezione dell’unica e ben nota controversia sui barometri. La differenza, come sapete, è che il Consiglio ha approvato la proposta di compromesso che prevede una deroga di due anni dall’entrata in vigore della direttiva a favore di un numero esiguo di produttori di barometri tradizionali ma di moderna produzione. Riteniamo che la soluzione sia ragionevole e che conceda abbastanza tempo ai produttori per introdurre alternative al mercurio nei loro prodotti.
Questa visione non è condivisa da alcuni colleghi che negli emendamenti nn. 1 e 2 hanno espresso l’opinione che deve essere varata una deroga permanente per i barometri tradizionali. D’altro canto, la questione nella sostanza non è così preponderante dal momento che la quantità di mercurio impiegata in questi strumenti è esigua e le misure di sicurezza vengono attuate in maniera adeguata dai produttori. Al contempo, però, in linea teorica non è necessaria alcuna deroga a lungo termine visto che i produttori hanno tutto il tempo di adeguarsi usando sostanze chimiche alternative sicure e quindi non occorre creare un pericoloso precedente nelle direttive in materia di sicurezza.
La questione, purtroppo, è stata ingigantita a dismisura da una parte della stampa nazionale che vuole farne un caso in cui l’UE interferisce in maniera fredda e burocratica, come fosse il “Grande fratello”, nell’attività dei poveri e onesti produttori di strumenti tradizionali nel tentativo di distruggerli. Come capirete, le cose non stanno proprio così.
La posizione del mio gruppo è fedele alla logica scientifica e non accetta deroghe permanenti per i barometri, ma, realizzando quanto siano accesi gli animi tra alcuni colleghi, non saremo indebitamente intransigenti con i membri del nostro gruppo che decideranno di non aderire alla nostra linea, anche se c’è sempre il rischio che l’emendamento sui barometri passi, mettendo a repentaglio l’intera proposta. Speriamo che ciò non accada.
Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle restrizioni alla commercializzazione di alcune apparecchiature di misurazione contenenti mercurio è un documento importante che limita la quantità di mercurio immessa nell’ambiente. Il mercurio entra nella catena alimentare sotto forma di metilmercurio nell’ambiente acquatico, contaminando il pesce, la frutta, la verdura e alla fine anche gli esseri umani. Si accumula nel corpo e ci avvelena.
Ogni anno entrano in circolazione 33 tonnellate di mercurio attraverso le nuove apparecchiature e 27 tramite le apparecchiature usate. I progressi tecnici hanno ridotto l’impiego del mercurio nell’industria e nei beni prodotti. Per quanto attiene al mercurio bisogna recuperarlo dalle apparecchiature usate e ridurre drasticamente le importazioni dai paesi terzi. Tutti gli Stati membri dell’UE devono imporre il divieto dopo subito dopo la modifica della direttiva del Consiglio 76/769/CEE sulla restrizione alla commercializzazione e all’uso di alcune sostanze e preparati pericolosi.
Porgo i miei ringraziamenti all’onorevole Sornosa Martínez per il lavoro svolto.
Carl Schlyter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (SV) Quando ero piccolo io giocavo con il mercurio, speriamo quindi che con questa direttiva i bambini delle generazioni future non facciano altrettanto. Ora è stato raggiunto un compromesso con il Consiglio ed è ormai tempo di accettarlo. Sappiamo che il mercurio è nocivo sia per le persone che per l’ambiente e che quasi sempre può essere sostituito con sostanze meno pericolose. Il compromesso raggiunto in seno al Consiglio dei ministri è calibrato e arriva dopo 14 anni da quando la Svezia ha introdotto il divieto nazionale sui termometri a mercurio. Non c’è più tempo da perdere.
Coloro che ora stanno pensando di approvare una proposta tecnicamente ingiustificata presentata dalla lobby dei barometri dovrebbero sapere che il divieto nel suo complesso potrebbe subire ritardi e potrebbe essere più difficile da attuare, se tale proposta sarà adottata. Sarebbe irresponsabile far passare una simile proposta. I dentisti, i laboratori, gli ospedali hanno eliminato gradatamente il mercurio. Non sussiste alcuna difficoltà a misurare la pressione atmosferica senza usare il mercurio. Tutti i nostalgici dei vecchi barometri potranno ancora comprarne uno. Infatti, anche con questo divieto – che non si applica agli strumenti antichi – l’acquisto sarà comunque consentito nel mercato interno.
Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, si sa ormai da tempo che i composti di mercurio sono nocivi per gli esseri umani e per l’ambiente. Il mercurio entra facilmente nella catena alimentare. Le categorie più a rischio sono i bambini, soprattutto in fase prenatale, e le persone che entrano direttamente a contatto con la sostanza. Il mercurio danneggia il corpo umano, compromettendo il sistema nervoso, il coordinamento e anche la vista, provocando conseguenze negative per la salute e l’ambiente. E’ quindi del tutto opportuno introdurre disposizioni atte a limitare l’uso del mercurio in determinate apparecchiature di misurazione.
Le apparecchiature mediche che contengono mercurio dovrebbero però essere ritirate gradatamente dal mercato, specialmente nei nuovi paesi membri che dispongono solo di risorse esigue per i propri servizi sanitari. Ad esempio, si calcola che la spesa pubblica supplementare riconducibile al divieto sui termometri a mercurio si aggirerà sui 3 milioni di PLN all’anno. L’improvviso ritiro delle apparecchiature di misurazione contenenti mercurio, oltre ad essere costoso, potrebbe dissuadere le persone dal misurarsi la temperatura e la pressione sanguigna. E’ una questione seria, poiché gli strumenti elettronici a basso prezzo non sono molto precisi.
Proponiamo di estendere il periodo di transizione in modo da ridurre significativamente i costi. Crediamo inoltre che il divieto debba escludere i termometri per bambini prematuri in ragione della gamma specifica di misurazioni, dell’affidabilità e della precisione, nonché i termometri per la misurazione della temperatura basale usati per diagnosticare le irregolarità di ovulazione e a fini riproduttivi nell’ambito del principale metodo naturale di pianificazione familiare. Inoltre anche i termometri veterinari sono necessari per la diagnosi delle patologie animali.
Infine devo dire che questi cambiamenti affrettati alla legislazione tendono a sollevare sospetti circa la presenza di interessi occulti. In questo caso il ritiro delle apparecchiature contenenti mercurio potrebbe non essere dovuto esclusivamente al desiderio di proteggere la salute e l’ambiente.
Thomas Ulmer (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa direttiva sulle apparecchiature di misurazione è volta a rimuovere all’incirca 30 tonnellate di mercurio dalla circolazione, non è molto, ma è pur sempre un quantitativo apprezzabile. I pericoli del mercurio sono ben noti, la sua neurotossicità è assodata. Laddove è a rischio la salute umana, credo che debba essere applicato rigorosamente il principio di sostituzione. Nei casi in cui il mercurio è assolutamente necessario e non vi sono alternative, può essere mantenuto, ma a condizioni rigorose.
Sono quindi consentite eccezioni solo dove non sussistono rischi significativi o dove non vi sono ancora alternative. Le eccezioni riguardano gli sfigmomanometri per applicazioni speciali e gli strumenti di misurazione antichi, e va da sé che il numero di questi ultimi strumenti è destinato a diminuire naturalmente. Credo che il periodo di transizione di due anni per i barometri sia sufficiente. L’elemento decisivo per me è l’armonizzazione del mercato interno, e in questo caso si è compiuto un passo in avanti. Sottoscrivo la posizione comune.
Åsa Westlund (PSE). – (SV) In realtà è allucinante il fatto stesso di dover tenere questo dibattito. Il mercurio è uno dei veleni più pericolosi al mondo. Ovviamente non deve essere usato se non nei casi in cui è strettamente necessario. Sono stupita che qualcuno possa ancora credere che sia più importante continuare a fabbricare vecchi barometri e vecchi termometri invece di proteggere la salute pubblica.
Essendo in gravidanza, conosco benissimo tutti i rischi che il mercurio comporta. So che nessuna donna incinta dovrebbe mangiare il pesce che io stessa ed altre come me abbiamo mangiato in tale periodo. Deve proprio essere così? Le giovani donne non avrebbero il diritto di mangiare cibo normale? Le donne in stato interessante devono preoccuparsi di eventuali danni al bimbo che portano in grembo a causa del mercurio derivante, ad esempio, da prodotti che lo contengono e che potrebbero esserne privi?
Nel periodo precedente a questo dibattito abbiamo ricevuto lettere che ci esortavano a salvaguardare la produzione di barometri tradizionali. E’ veramente imbarazzante. Come si può credere che io attribuisca più importanza a qualsiasi piacere si possa trarre nel possedere un barometro rispetto al pericolo che corrono le future generazioni a causa dell’impiego del mercurio? Spero che, votando domani contro tutti gli emendamenti volti a mantenere l’uso del mercurio, tutti i colleghi mostreranno quanto siano imbarazzanti queste lettere e diano prova che noi ci stiamo assumendo seriamente la nostra responsabilità in relazione all’ambiente e alla salute pubblica.
Holger Krahmer (ALDE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ne convengo: il mercurio è altamente tossico. E’ nocivo per l’ambiente, per gli animali e, attraverso la catena alimentare e altre vie, per gli esseri umani.
E’ giusto che tale sostanza sia sostituita laddove è possibile e sensato farlo, ma non sempre, non ad ogni costo e non per le sue proprietà, ma quando l’uso rappresenta veramente un pericolo per l’ambiente. In ogni caso non possiamo togliere completamente il mercurio dalla circolazione, altrimenti dovremmo dire addio a un altro prodotto che sta a cuore a molti deputati. Anche le lampadine a basso consumo, infatti, che molti vorrebbero imporre per legge allo scopo di proteggere il clima, contengono mercurio. Se fossero usate universalmente, la quantità di mercurio nelle case sarebbe pari a quella attualmente contenuta nei barometri tradizionali.
Non mi sembra sensato che domani si debba vietare il mercurio e decretare la scomparsa di un’intera serie di imprese artigiane dal mercato comunitario e al contempo si vogliano piazzare lampadine al mercurio in ogni lampadario. Chiedo quindi al signor Commissario di esprimere un commento rispetto a questi obiettivi contrastanti.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) Il mercurio viene usato in molti strumenti di misurazione, nei termometri e nei barometri. Il mercurio viene usato positivamente e senza grosse implicazioni sanitarie in odontoiatria, nella fattispecie nella pasta per otturazioni.
D’altro canto, però, in determinate circostanze è nota la tossicità della sostanza che può accumularsi negli organismi viventi, anche nel corpo umano. Inoltre sappiamo bene che la posizione comune del Consiglio ha incorporato la maggior parte degli emendamenti adottati dal Parlamento europeo il 14 novembre 2006, come si evince dal testo, in cui l’identità di vedute tra la relatrice e i relatori ombra è pressoché totale, tanto che stavamo quasi per chiudere la procedura legislativa in prima lettura.
Sussiste però un grosso punto di disaccordo tra il Consiglio e il Parlamento sulla produzione di apparecchiature che contengono mercurio, segnatamente i barometri. Come sappiamo, il Parlamento ha votato a favore della deroga totale, mentre il Consiglio propone una deroga di due anni, che appare adeguata. Il divieto si applicherebbe ai nuovi barometri al mercurio, ma pare opportuno consentire la circolazione dei barometri antichi, e in questo modo proseguirebbe anche l’attività di vendita, riparazione e manutenzione.
Come cittadino e consumatore, sostengo il tipo di compromesso appoggiato dalla relatrice, che non mette a repentaglio la salute dei cittadini e che consentirà ai produttori di barometri convenzionali di adattarsi più velocemente alla nuova situazione.
Linda McAvan (PSE). – (EN) Signor Presidente, credo che dovremmo ricordarci che questa proposta rientra in una strategia più vasta atta ad eliminare gradatamente il mercurio. Nessun settore è stato preso di mira – non i termometri né i barometri – in quanto sono previste diverse azioni che saranno realizzate in un certo numero di anni. Credo che l’onorevole Ulmer abbia esposto correttamente questo concetto: nell’ambito della direttiva REACH abbiamo convenuto che, se esistono alternative sicure alle sostanze chimiche pericolose, dobbiamo optare per tali alternative. Siamo stati tutti d’accordo su questo punto in Aula. Tutti i principali gruppi politici hanno sottoscritto REACH. Quindi chiedere una deroga per i barometri a questo punto è assolutamente incoerente con la direttiva REACH, la quale oltretutto riguarda anche i barometri.
E’ stato presentato un emendamento in tema di licenze per la produzione di barometri. In questo modo, però, non si affronta la questione delle perdite, del danno accidentale e dello smaltimento dei rifiuti, delle discariche e dell’incenerimento. Negli Stati Uniti a maggio è stato rinvenuto un barometro rotto in un armadio di una scuola. La scuola è stata chiusa per una settimana. L’intero edificio è stato evacuato e le opere di bonifica sono costate migliaia di dollari. Sedici Stati USA si stanno muovendo verso il divieto di usare mercurio nei barometri e in altre apparecchiature. In realtà gli USA andranno ben oltre la proposta attuale della Commissione di oggi. Pertanto chi parla dell’Europa come di un organismo balia si sbaglia di grosso in relazione alla questione dei barometri.
Il gruppo PSE ha insistito sulla concessione di un periodo di transizione di due anni per l’industria dei barometri. Sappiamo che si tratta di piccole imprese, sappiamo che sarà difficile per loro, ma credo fossero già al corrente dei problemi che avrebbe comunque posto loro la direttiva REACH, e credo che il compromesso sia sensato.
Infine l’onorevole Schlyter ha detto che da bambino giocava con il mercurio. Molti mi hanno detto la stessa cosa nel corso di questo dibattito. In passato ci giocavamo. Dico sempre infatti che una volta guidavamo senza allacciare le cinture di sicurezza, respiravamo benzina che conteneva piombo e a Natale io trovavo dei dolci a forma di sigaretta come regalo. Vi sono cose da cambiare e credo che adesso sia giunto il momento di farlo.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, sarà per me un piacere chiarire nuovamente la politica della Commissione sulla gestione di sostanze di comprovata elevata tossicità nel nostro ambiente. Non possiamo escludere i rischi per la società, ma, laddove esistono alternative sicure, queste ultime devono avere la priorità. Non riesco a capire come la si possa pensare diversamente. Se non è necessario entrare a contatto con sostanze altamente tossiche nel nostro ambiente, allora non dobbiamo farlo.
Questo vale anche per le lampadine elettriche a basso consumo di cui ha parlato l’onorevole Krahmer, che in effetti contengono piccole quantità di mercurio. Non esistono ancora alternative in questo caso, ma è necessario lavorarci e non appena saranno disponibili alternative, anche in questo caso prevarrà la produzione che non richiede l’impiego di mercurio.
Concludo riprendendo la questione dei barometri. Nessuno più di me ama questi meravigliosi strumenti antichi. Nessuno più di me sostiene i metodi di produzione tradizionali e le aziende tradizionali, specialmente quelle piccole. E nessuno vuole cacciare dal mercato europeo nemmeno una di queste aziende tradizionali. Ho qui con me un catalogo di uno di questi produttori. Non sussiste alcun dubbio. Già oggi offrono barometri bellissimi che esternamente non presentano alcuna differenza rispetto ai barometri costruiti in passato, ma che non contengono più mercurio. Anche il famoso barometro Prince of Wales, una copia del barometro regale John Russel, che comunque costa 795 sterline, è già disponibile nella versione che non ha la benché minima traccia di mercurio.
L’argomentazione secondo cui anche una sola di queste aziende potrebbe essere costretta alla chiusura è semplicemente sbagliata. Posso quindi affermare con certezza che non agiamo nell’interesse di queste aziende se impediamo loro di prendere i provvedimenti necessari per dare un futuro ai loro prodotti. E questi barometri tradizionali avranno un futuro solo se saranno fabbricati senza mercurio.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, 11 luglio 2007.
Carl Schlyter (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, potrebbe controllare se la traduzione era corretta? Ho detto che da piccolo giocavo con il mercurio e che spero che le future generazioni non saranno più esposte a questo rischio. Giusto per essere del tutto chiaro.
Presidente. – E’ quello che ho capito anch’io, onorevole Schlyter; le assicuro che ho fatto altrettanto e, ciononostante, spero di arrivare alla vecchiaia.
21. Censimento, classificazione e protezione delle infrastrutture critiche europee (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0270/2007), presentata dall’onorevole Hennis-Plasschaert a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa all’individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione [COM(2006)0787 – C6-0053/2007 – 2006/0276(CNS)].
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il relatore per questa importante relazione che fa seguito alla presentazione di un’iniziativa da parte della Commissione.
E’ evidente che la protezione delle infrastrutture critiche rappresenti una priorità per la Commissione europea, oltre che per gli Stati membri, anche perché la necessità di proteggere le infrastrutture critiche dall’eventualità, ad esempio, di un attacco terroristico deriva anche dalla natura delle stesse infrastrutture, nonché dall’interconnessione e dall’interdipendenza tra di esse. Infatti, se viene attaccata un’infrastruttura fisica o tecnologica di uno Stato membro, l’effetto si trasmette inevitabilmente ad altri Stati membri. Per questo motivo occorre un quadro europeo comune di prevenzione e di protezione.
Noi abbiamo pensato che la via migliore da seguire fosse quella di coinvolgere anzitutto il settore privato; il che vuol dire attingere alle tecnologie attualmente disponibili e stimolare un rafforzamento della ricerca tecnologica, chiedendo la collaborazione delle imprese e dei laboratori di ricerca per mettere a disposizione del quadro comune europeo i risultati di tale ricerca. L’idea è di disporre di veri e propri programmi di sicurezza dedicati ai diversi settori infrastrutturali e di una vera e propria rete di liaison officers, ufficiali di collegamento, che possano garantire tale quadro comune europeo.
La nostra idea è di prendere in considerazione solamente quelle infrastrutture che hanno un carattere davvero transnazionale e non certo quelle limitate al territorio di un solo Stato membro, salvo nel caso in cui le implicazioni di questa infrastruttura critica vadano al di là dei confini nazionali di quello Stato.
Come già sapete, nel dicembre scorso abbiamo adottato una comunicazione per istituire un programma europeo per la protezione delle infrastrutture critiche parallelamente a una proposta di direttiva intesa a identificare quali di queste infrastrutture necessitano di essere protette. Sono pertanto grato al Parlamento di avere esaminato l’insieme delle proposte relative a una materia così importante. E’ chiaro che la comunicazione da un lato individua dei principi e dei processi da realizzare e gli strumenti per realizzare quei processi, mentre la direttiva stabilisce delle regole per identificare le infrastrutture che, secondo un approccio comune europeo, richiedono una protezione. E’ nostra intenzione sviluppare questo piano d’azione in un ampio tessuto di collaborazione pubblico-privato.
Pensiamo che gli Stati membri debbano essere aiutati a sviluppare le varie iniziative comprese nel piano d’azione e siamo convinti che la dimensione internazionale debba essere tenuta in considerazione e che debbano essere messe in pratica delle misure finanziarie. Disponiamo ovviamente di un programma finanziario riguardante la prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze dei rischi del terrorismo, il quale potrà prevedere finanziamenti appropriati da destinare a misure di protezione delle infrastrutture critiche.
Posso anticipare già ora il mio assenso ad alcuni emendamenti importanti che il Parlamento si appresta a esaminare. Il primo riguarda la necessità di ribadire nel testo della direttiva che è compito di ogni Stato membro individuare le forme e i metodi più consoni per la sua attuazione: si tratta cioè del principio di flessibilità nell’attuazione della direttiva, in base al quale le misure, obbligatorie o meno, dovranno essere messe in pratica senza un’eccessiva rigidità.
Il secondo punto che mi sembra condivisibile riguarda la necessità di chiarire le modalità di esenzione di certi settori da alcuni degli obblighi individuati nella direttiva. La Commissione ha previsto la possibilità di esentare alcuni settori e le proposte di emendamento del Parlamento chiedono in sostanza di specificare meglio quando una siffatta esenzione si applica a un determinato settore. Io credo di poter essere d’accordo sulla necessità di introdurre delle specificazioni, facendo pertanto maggiore chiarezza.
Sono inoltre d’accordo con la proposta di modificare la lista dei settori di protezione delle infrastrutture critiche di cui all’allegato I della proposta di direttiva. Credo che la proposta del Parlamento di modificare tale allegato sia accettabile, così come l’introduzione di alcune modifiche nei settori in cui è previsto il ricorso alla procedura di comitatologia. Vi è una proposta specifica al riguardo, anche se occorre essere consapevoli del fatto che limitando l’uso della comitatologia aumenteremmo il tempo necessario per attuare la direttiva. La comitatologia in fondo è uno strumento forse un po’ complicato ma che fa risparmiare tempo nell’attuazione ma non sono contrario ad accettare l’idea di tali emendamenti.
Per concludere, Presidente, mi dichiaro soddisfatto e apprezzo la relazione in esame e mi auguro che il Parlamento voglia approvarla a larghissima maggioranza. Abbiamo bisogno di dimostrare la nostra coesione su una misura strategica quale quella dell’iniziativa europea per proteggere le infrastrutture critiche, energetiche, di trasporto e tecnologiche, le quali richiedono una prevenzione e una protezione forte perché la minaccia del terrorismo purtroppo si indirizza anzitutto verso le infrastrutture critiche. Sono quindi grato al Parlamento per il contributo che ha già dato e che darà a questo nostro lavoro.
Jeanine Hennis-Plasschaert (ALDE), relatore. – (NL) Signor Presidente, già nel giugno 2004 il Consiglio aveva presentato una richiesta in cui si chiedeva alla Commissione di preparare una strategia generale per proteggere le infrastrutture critiche. Negli ultimi tre anni l’argomento è sempre stato nell’agenda della Commissione, e giustamente. In linea con i desideri del Consiglio e del Parlamento europeo, la Commissione ha infine presentato una proposta su un programma europeo per la protezione delle infrastrutture critiche, che è culminata nella direttiva di cui stiamo discutendo oggi.
In veste di relatrice sostengo l’idea di un quadro comune in questo ambito. Una protezione efficace delle infrastrutture critiche vulnerabili e dei relativi servizi richiede comunicazione, coordinamento e cooperazione oltre al coinvolgimento di tutte le parti interessate sia a livello nazionale che a livello europeo. A mio avviso, è legittimo considerare anche i complessi processi e le interfacce delle infrastrutture critiche con una dimensione transnazionale.
Come il Commissario Frattini ha già spiegato in diverse occasioni, il danno o la perdita di determinate infrastrutture in un dato Stato membro possono avere ripercussioni negative su diversi altri Stati membri e persino sull’intera economia europea. Grazie alle nuove tecnologie, ad esempio Internet, nonché alla lungimirante liberalizzazione del mercato per l’approvvigionamento del gas e dell’elettricità, molte infrastrutture sono già parte di reti più ampie.
In realtà, nelle circostanze attuali l’efficacia di tutte queste misure di protezione è determinata dall’anello più debole. Ritengo però, come ha osservato il Commissario Frattini, che la Commissione sia stata un po’ troppo proattiva o eccessivamente entusiasta in alcune parti della direttiva. Deve essere chiaro che la responsabilità prima e ultima spetta agli Stati membri e ai proprietari delle infrastrutture critiche.
Da questo punto di vista ritengo che l’approccio dal basso verso l’alto rivesta un’importanza critica. L’azione comune, a mio avviso, può essere giustificata solo qualora gli Stati membri danneggiati fossero almeno tre, o almeno due oltre a quello in cui è situata l’infrastruttura critica. Dopo tutto molti aspetti sono già stati disciplinati a livello bilaterale, il che, per essere onesta, è anche la soluzione più flessibile.
Inoltre ritengo che debbano essere scongiurate ad ogni costo le sovrapposizioni e le incongruenze rispetto alla legislazione e/o alle disposizioni vigenti. Di conseguenza, devono essere tenuti in considerazione i criteri e i meccanismi esistenti. E’ parimenti importante, a mio avviso, che il settore privato non si trovi a dover fronteggiare un carico amministrativo superfluo. Esorto a ricorrere alle conoscenze tecniche già disponibili e soprattutto consiglio di non cercare di inventare nuovamente la ruota. Pertanto sostengo il presente approccio pragmatico e al contempo strutturale.
A seguito dei dibattiti nelle commissioni parlamentari, alcuni gruppi del Parlamento hanno inoltre convenuto di concentrarsi sui cosiddetti settori prioritari. E’ stato deciso anche di evitare la proposta procedura di comitatologia. In passato il ricorso a tale procedura ha portato troppo spesso a situazioni precarie. Sono quindi molto grata al Commissario per le osservazioni che ha formulato su questo punto e sugli altri emendamenti nonché per la soddisfazione che ha dimostrato. Ora vorrei che si esprimesse sulla definizione dei due o tre Stati membri, poiché questo a mio giudizio è l’emendamento più importante.
Desidero terminare con un’osservazione indirizzata al Consiglio, che ancora una volta brilla per la sua assenza. Per tale Istituzione l’accordo sulla posizione comune costituisce un passo azzardato. Ed è notevole, dato che proprio il Consiglio aveva invocato questo quadro comune, e anche fuori luogo, visto che, in ogni eventualità, il Consiglio è sempre il primo a precipitarsi ad annunciare ogni sorta di regole senza veramente prendere in considerazione la qualità delle proposte, le loro ramificazioni per il mercato interno, ad esempio, o le ricadute per i cittadini europei.
Dopo tutto, la visione e il potere sono due competenze che il Consiglio dovrebbe avere in questo frangente. All’apertura della seduta di oggi il Presidente Poettering ha pronunciato parole sagge. Nessuno vuole norme e regolamenti ad hoc dettati dal panico. E’ però molto opportuno predisporre una linea offensiva strutturale, che tenga conto dei principi dello Stato di diritto – punto che riveste un’importanza cruciale. Vi ringrazio e ringrazio il Commissario.
Harald Ettl (PSE), relatore per parere della commissione per i problemi economici e monetari. – (DE) Signor Presidente, le crisi transnazionali, dovute al terrorismo piuttosto che alle calamità naturali, richiedono la protezione delle infrastrutture critiche in tutta l’Unione. Tali infrastrutture non possono essere tenute segrete semplicemente non nominandole. Sarebbe del tutto ingenuo pensarlo.
Da un punto di vista psicologico la distruzione delle infrastrutture critiche indurrebbe l’opinione pubblica a perdere fiducia nell’Unione europea. La protezione nei momenti di crisi, pertanto, non è solo una questione nazionale, ma richiede una gestione europea delle crisi, come propone il signor Commissario.
Inoltre, come ha chiaramente posto in evidenza la commissione per i problemi economici e monetari, spostare parti delle infrastrutture europee fuori dall’UE incrementa il rischio di attentati terroristici e in particolare l’accesso ai dati rende più vulnerabile l’intera struttura. Ciò vale anche per il settore bancario e assicurativo. Benché la sicurezza e i controlli vengano costantemente migliorati in tale ambito, permane la necessità di un’azione supplementare europea e coordinata. Nessuno vuole una doppia disciplina, ma serve una maggiore sicurezza. La DG competente per il mercato deve ispirarsi a questi principi e non ai miopi voleri dell’industria.
Renate Sommer (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i trasporti e il turismo. – (DE) Signor Presidente, la commissione per i trasporti e il turismo ritiene che nella presente proposta di direttiva la Commissione vada oltre i propri poteri in materia, in quanto travisa le proprie norme. Parla di stabilizzare il mercato interno, ma la direttiva verte principalmente sulla protezione contro gli atti di terrorismo.
Inoltre la proposta della Commissione contravviene al principio di sussidiarietà, in quanto, oltre a integrare le misure vigenti degli Stati membri, punta anche a sostituirne alcune. Infine la proposta non affronta la sua vera funzione, ma la delega alla comitatologia.
La commissione per i trasporti e il turismo ha quindi bocciato la proposta della Commissione, ferma restando ovviamente la necessità di una cooperazione europea. La questione verte semplicemente sulle modalità. La mia principale preoccupazione è far sì che gli Stati membri non siano costretti a segnalare le proprie infrastrutture critiche europee alla Commissione, la quale poi probabilmente redigerebbe un elenco completo di strutture europee sensibili, allegandovi piani di sicurezza per poi archiviare il tutto in qualche ufficio di Bruxelles. In questo modo si andrebbe contro gli interessi della sicurezza nazionale. Un simile elenco, infatti, sarebbe un’interessante fonte di informazioni per i terroristi.
La Commissione dovrebbe limitarsi a definire e a catalogare in termini generali i principali settori a rischio. La designazione spetta agli Stati membri, poiché sono loro che hanno la responsabilità principale della protezione delle infrastrutture critiche e sono loro che in ultima analisi sono responsabili delle misure atte a proteggere siffatte strutture ubicate nel loro territorio. Nell’interesse della sicurezza nazionale si deve continuare su questa stessa linea. Solo una gestione decentralizzata delle infrastrutture sensibili può ridurre il livello di rischio.
Credo che la definizione più ristretta delle infrastrutture critiche europee, secondo cui un approccio comunitario sarebbe giustificato solo qualora gli Stati membri danneggiati fossero almeno tre, o almeno due oltre a quello in cui l’infrastruttura critica è situata, sia la più corretta. Dobbiamo garantire che la direttiva riguardi solo le infrastrutture europee e non quelle nazionali. Ritengo inoltre che la cooperazione bilaterale tra gli Stati membri sia più opportuna in quest’area per ragioni di sicurezza.
Infine ringrazio vivamente la relatrice, onorevole Jeanine Hennis-Plasschaert, assicurandola che avrà il mio sostegno.
Herbert Reul, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo incontestabilmente sollevato una questione molto difficile, discutendo delle infrastrutture critiche europee. Non sussistono dubbi, però, sul fatto che dobbiamo affrontare la questione a livello europeo, individuando e sviluppando soluzioni insieme agli Stati membri, poiché le potenziali minacce che il Commissario ha indicato poc’anzi sono reali e quindi devono essere prese seriamente.
E’ tuttavia molto difficile delineare le competenze europee in questo ambito, cosa deve essere organizzato a livello europeo e dove devono essere espletate determinate funzioni specifiche. In commissione ci siamo occupati a lungo della questione. Abbiamo cercato – e in proposito ringrazio vivamente la relatrice per la cooperazione leale e aperta – di trovare un modo atto a garantire lo scambio delle migliori prassi tra Stati membri mediante un coordinamento a livello comunitario, mantenendo al contempo il ruolo centrale del principio di sussidiarietà. Come ha già indicato l’onorevole Sommer, non vogliamo che siano segnalate le singole infrastrutture critiche e che i dati siano archiviati chissà dove, vogliamo invece garantire la segretezza.
Per tale motivo abbiamo convenuto che gli Stati membri segnalino alla Commissione i propri rispettivi settori critici, senza specificare le infrastrutture. Per noi era importante evitare la comitatologia e sono grato al Commissario, che è venuto incontro al Parlamento su questo punto. Come ha già precisato la relatrice, l’inefficienza che la procedura ha evidenziato in passato non ci incoraggia a proseguire in tale direzione. Ne proponiamo quindi un’altra.
Inoltre per noi era importante evitare la burocrazia superflua, istituire punti di contatto negli Stati membri incaricati di assolvere alla funzione di designazione e di individuazione senza creare altra burocrazia, limitando i costi amministrativi e assicurando una grande flessibilità.
Inés Ayala Sender, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, il Presidente del Parlamento europeo, onorevole Poettering, oggi ha fatto riferimento proprio a questa relazione dell’onorevole Hennis-Plasschaert quando ha condannato i recenti attentati terroristici compiuti sia in territorio europeo – dove il bersaglio sono stati gli aeroporti – che in paesi terzi come lo Yemen, dove sono stati assassinati alcuni turisti spagnoli. In quest’ultimo caso il bersaglio non era un’infrastruttura specifica, ma i turisti che viaggiavano per strada a bordo di un veicolo.
Tale riferimento dimostra o ribadisce per l’ennesima volta l’importanza dell’esercizio che ci propone la Commissione e per cui desidero ringraziare vivamente il Commissario. Non si tratta di una misura unica, ma piuttosto di un tassello di un lungo processo – che è iniziato nel 2004 – e che ora sta assumendo la forma di misure sempre più interessanti ed efficaci.
Inoltre, in vista della complessità della società europea, basata su reti complesse e aperte per le comunicazioni, per gli approvvigionamenti e per i servizi, su cui oltretutto si fonda l’economia, dobbiamo organizzare una difesa di queste infrastrutture e difenderci tenendo presente la loro potenziale vulnerabilità agli attentati terroristici.
Vorrei rilevare che il mio gruppo era più d’accordo con la proposta originale della Commissione in merito alla definizione delle infrastrutture critiche europee, ossia le infrastrutture condivise da due o più paesi o nei casi in cui un dato Stato membro possa subire le conseguenze derivanti dall’infrastruttura di un altro Stato membro.
Ad esempio, per noi, l’Eurotunnel potrebbe essere un caso esemplare in cui applicare questa protezione ottimale da eventuali attentati, per non parlare degli aeroporti, eccetera, dove siamo già stati colpiti.
Domani quindi manterremo questa posizione a favore della proposta originale della Commissione, in quanto vogliamo tenere viva la speranza di raccogliere un maggiore sostegno in Consiglio. In ogni caso preferiamo continuare a dirigerci verso approcci più integrati ed europei e preferiamo evitare risparmi che apparentemente possono ridurre i costi, ma di cui potremmo pentirci in futuro.
Sosteniamo tutte le proposte dell’onorevole Hennis-Plasschaert sulla protezione riguardo ai paesi terzi, e sosteniamo tutte le proposte concernenti la protezione dei dati personali in tale ambito. Naturalmente sosteniamo tutti gli elementi della proposta che afferiscono alla necessaria riservatezza – abbiamo una lunga esperienza in quest’ambito sia a livello nazionale sia a livello di Esecutivo, e non crediamo che sarà violata in questo frangente – e, pertanto, conveniamo anche sulla necessità di evitare duplicazioni tra azioni già attuate negli Stati membri e le iniziative che ora ci vengono proposte dalla Commissione.
In questo modo speriamo di superare la posizione retrograda che abbiamo dovuto accettare in seno alla commissione per i trasporti e il turismo e rispetto alla quale il mio gruppo tuttora dissente. Spero che la proposta che sarà votata domani ci consentirà di continuare a progredire; spero inoltre che con la proposta del Parlamento – e sono grata per il grande lavoro svolto dall’onorevole Hennis-Plasschaert e dai colleghi – e con la proposta del Consiglio riusciremo a conseguire una migliore protezione delle infrastrutture critiche europee.
Margarita Starkevičiūtė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Desidero ringraziare il Commissario e la relatrice per le proposte; desidero tuttavia sottolineare che tali suggerimenti vanno interpretati solo come l’inizio della discussione. Non so se Internet può essere considerata un’infrastruttura critica ai sensi della definizione usata dalla Commissione. Come posso sapere se, nel caso in cui un sito sia stato bloccato in un dato paese, esso non sia più un’infrastruttura critica? Basta bloccare il sito di una grande banca avente sede, ad esempio, in Germania, in Francia o nel Regno Unito, e tutti gli abitanti d’Europa ne avvertirebbero le conseguenze. Parliamo di consolidare il settore finanziario, l’attività economica e persino le catene alberghiere. In altre parole, dobbiamo riconoscere che l’infrastruttura critica è sconfinata nel ciberspazio, e credo che l’Estonia sia il primo paese ad avere sperimentato elementi di guerra cibernetica. Mi dispiace che sia stata dedicata poca attenzione a questo tema, che ora sta scivolando in fondo alla lista di preoccupazioni del Commissario responsabile delle telecomunicazioni. Tuttavia, mi preme affermare che questa materia deve essere evidenziata in rapporto alla sicurezza, poiché è difficile immaginare la vita dei cittadini europei senza Internet. Non possiamo dire se Internet sia europea o se appartenga a un determinato paese – è una rete mondiale e ovviamente definire le modalità di protezione del web da un attentato che potrebbe essere sferrato in ogni momento è molto complicato e il dibattito deve svolgersi a un livello completamente diverso. Al momento si parla principalmente dell’infrastruttura fisica e senza dubbio rimane il turbamento per le scene drammatiche cui abbiamo assistito, ma la vita sta diventando sempre più virtuale e di questo aspetto occorre tenere conto.
Eva Lichtenberger, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, nessuno in quest’Aula mette in dubbio che la stretta collaborazione tra Stati membri sia molto importante e necessaria per contrastare i rischi terroristici. La nostra critica verte sulle modalità. Una maggiore burocrazia non ci aiuterà contro il terrorismo! Tengo a ringraziare la relatrice per aver perlomeno restituito una dimensione pragmatica alla proposta e per aver ampiamente migliorato la versione della Commissione. La collega ha altresì avanzato una serie di suggerimenti pratici.
Conveniamo tutti sul fatto che una migliore cooperazione e informazione siano cose positive. Si tratta di obiettivi che possono essere realizzati a livello bilaterale o multilaterale. Ma compilare un elenco di infrastrutture a rischio non porterà a nulla in termini di sicurezza, anzi, potrebbe persino essere controproducente. In definitiva, però, la competenza è sempre degli Stati membri, e non ha affatto senso trasferirla a livello europeo.
Spero che domani in sede di voto procederemo all’insegna dello stesso realismo di cui ha dato prova la relatrice, garantendo che si continui con il sistema ora in atto: una soluzione sensata che tiene conto della realtà senza fomentare illusioni!
Erik Meijer, a nome del gruppo GUE/NGL. – (NL) Signor Presidente, coloro che già in passato volevano una maggiore pressione governativa nei settori dell’esercito, della polizia, dei servizi di sicurezza e in ogni sorta di sistema di controllo e nel regime carcerario sono riusciti a rafforzare la propria posizione fin dall’inizio del secolo. Ora possono parlare dell’avvento di una nuova forma di terrorismo, che, visto il grande turbamento che ha suscitato in tutti, crea un margine per soluzioni sconsiderate.
A tutti i livelli amministrativi sono state presentate proposte affinché tutte le garanzie in materia di sicurezza si applichino anche per quanto riguarda la democrazia, la libertà di associazione, la libertà di manifestazione, il diritto allo sciopero, la libertà di circolazione e il diritto alla privacy. Il problema di questa linea offensiva è che non fa nulla per rimuovere il terreno su cui attecchisce il terrorismo, comprese le gravi disparità di ricchezza e di potere che dividono il mondo.
Invece raccogliamo maggiori informazioni, teniamo sotto controllo sempre più persone, organizziamo una maggiore burocrazia e provochiamo sempre più malcontento. Nell’Unione europea, nel settore delle infrastrutture critiche vigono già 32 direttive, regolamenti, trattati e decisioni che rendono possibile un approccio europeo. Per tale ragione l’aggiunta di una nuova direttiva, che oltretutto amplia i poteri e gli obblighi, ha suscitato scetticismo.
A gennaio la commissione del parlamento olandese incaricata della verifica di sussidiarietà ha richiamato la mia attenzione proprio su questo tema. La commissione contesta l’articolo 308 del Trattato CE, che verte sul rafforzamento temporaneo dei poteri, come base giuridica, e considera che la protezione dell’infrastruttura critica sia innanzi tutto una questione di competenza nazionale.
In veste di relatore ombra su questo tema per la commissione per i trasporti e il turismo, sono stato molto lieto di constatare che tale commissione ha deciso di invitare la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a bocciare drasticamente la proposta, la motivando la richiesta principalmente col fatto che la proposta di direttiva può essere disciplinata più efficacemente su scala più ridotta, ossia a livello di Stati membri e di regioni. In questo caso una maggiore interferenza dell’Unione europea comporterebbe soprattutto una maggiore burocrazia, che in effetti è controproducente.
Purtroppo, i gruppi che all’unanimità avevano votato “no” in seno alla commissione per i trasporti si sono divisi in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Il mio gruppo non è stato un’eccezione. Le delegazioni nazionali più piccole ritengono che la proposta sia mediocre, in parte perché l’interferenza superflua offusca la divisione delle competenze tra gli Stati membri e l’Unione e in parte perché, riferendosi alla protezione delle infrastrutture, potrebbe essere usata indebitamente allo scopo di ledere i diritti civili, come la libertà di manifestazione, nel qual caso non si contrasta il terrorismo internazionale ma si compromette la democrazia nazionale.
Per contro, i membri delle delegazioni più grandi, dalla Germania all’Italia, intravedono anche punti positivi nella proposta. Essi si aspettano una riduzione dei poteri che già vengono esercitati dalla Commissione e un migliore controllo parlamentare sull’applicazione delle restanti competenze. Tutti nel mio gruppo plaudono al fatto che in generale gli emendamenti indeboliscono l’impatto della proposta di direttiva e ne limitano l’applicazione alle questioni che riguardano almeno tre Stati membri.
Christian Ehler (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, diversamente dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia o dalla commissione per i problemi economici e monetari, la commissione competente, ossia la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, non ha riconosciuto l’importanza del livello europeo per la protezione delle infrastrutture critiche. L’attenzione, infatti, non si concentra più sulla protezione delle singole infrastrutture bensì sulla considerazione dei settori.
Credo che la procedura proposta nella relazione sia priva di incisività. Il valore aggiunto apportato dall’inclusione del livello europeo è stato quasi completamente abbandonato. E’ chiaro che la responsabilità delle infrastrutture critiche deve ricadere sugli Stati membri. Tuttavia, se lasciamo la designazione interamente agli Stati nazionali, non riusciremo ad identificare le debolezze e le dipendenze strutturali, ed è proprio questo che serve nell’ambito della designazione della infrastrutture critiche europee.
E’ del tutto ingenuo credere che elaborando un elenco di infrastrutture si possa disporre di un manuale per far fronte agli attentati terroristici. Gli Stati membri sono dotati di elenchi simili da molto tempo. Uno degli errori strutturali principali è stato, ad esempio, non averli confrontati con quelli della NATO. Nella sfera militare la NATO tiene elenchi analoghi da quarant’anni e ne ha definito i relativi scenari nell’eventualità di crisi militari.
Inger Segelström (PSE). – (SV) Innanzi tutto ringrazio la relatrice per la costruttiva relazione e per l’efficiente lavoro svolto. Pare che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni si trovi costantemente alle prese con settori della società che hanno una qualche attinenza con le minacce terroristiche contro i cittadini. Anche il Presidente del Parlamento ne ha parlato oggi.
E’ molto importante non guardare separatamente ad ogni singola misura, ma esaminare tutti i settori nel loro complesso in modo da redigere regolamenti sulla sicurezza che contemplino tutti i vari aspetti: dalle norme sui visti ai controlli di sicurezza nel campo dell’aviazione, fino a modalità migliori per proteggerci contro le minacce che gravano su aeroporti, trasporti pubblici e porti nonché su tutte le infrastrutture che, in ragione del numero enorme di passeggeri che vi transitano, potrebbero essere teatro di drammi di enormi proporzioni in caso di attacco terroristico.
L’aspetto della proposta della relatrice che vorrei affrontare è il numero di Stati che risentirebbero di conseguenze a seguito di una perturbazione o distruzione delle loro infrastrutture, in altre parole vorrei sapere se debbano essere tre o solamente due. La proposta della relatrice prevede di portare a tre il numero Stati membri rispetto ai due indicati nella proposta originale di direttiva. Mi pare che questo aumento sia irragionevole, in quanto una minaccia, una catastrofe o un caso di distruzione possono colpire un gran numero di persone, anche se sono coinvolti pochi paesi. Inoltre l’incidente potrebbe avere un impatto maggiore sul luogo in cui si verifica rispetto all’impatto che potrebbe produrre in posti più centrali dell’UE. La proposta rende ancora più difficile tenere conto degli Stati membri più piccoli, benché essi corrano lo stesso rischio degli Stati di grandi dimensioni di essere colpiti da gravi crisi.
Credo inoltre che, tappando le falle e diminuendo la possibilità di attentati nel settore dell’aviazione, i terroristi si concentreranno su altri bersagli e su ubicazioni centrali all’interno delle infrastrutture, cui possono essere inferti danni enormi. Non dobbiamo essere ingenui, dobbiamo invece prepararci quanto più possibile. E’ questa la nostra responsabilità.
Marianne Mikko (PSE). – (ET) Gli attacchi cibernetici che sono stati sferrati contro l’Estonia nell’aprile e nel maggio di quest’anno sono stati i primi episodi di questo genere a richiamare l’attenzione mondiale. Eppure non sono stati i primi attentati contro infrastrutture critiche europee. Finora gli attacchi cibernetici erano diretti contro singole imprese, soprattutto nel settore finanziario, in cui Internet è divenuto l’ambiente indispensabile per le transazioni.
Per ragioni comprensibili le banche preferiscono non suscitare un polverone su tali attentati. La mancanza di fiducia nell’affidabilità dei sistemi bancari avrebbe gravi conseguenze per l’intera economia europea.
I campi di attività in cui Internet è divenuta parte essenziale dell’infrastruttura comprendono la pubblica amministrazione e i mezzi di comunicazione. L’incapacità di respingere un attentato cibernetico nella peggiore delle ipotesi potrebbe catapultare l’Europa indietro di un secolo.
Immaginatevi oggi, nel XXI secolo, una situazione in cui vengono interrotte le comunicazioni tra ministeri, in cui sia il governo che i mezzi di comunicazione non sono in grado di informare la gente. Questo è esattamente quanto è accaduto in Estonia, come ha correttamente indicato l’onorevole Starkevičiūtė.
Desidero ringraziare la relatrice ed enfatizzare il suo eccellente tempismo. La sicurezza cibernetica è il migliore esempio della necessità di cooperazione a difesa delle infrastrutture critiche dell’Unione europea. Nel corso di tale attentato cibernetico, finora unico nel suo genere contro uno Stato indipendente, gli esperti informatici estoni sono stati coadiuvati da esperti sia dell’Unione europea sia di altri paesi.
Auspico che questa cooperazione sia un esempio e una lezione nel campo della sicurezza interna per i responsabili di tutti gli Stati membri. Né la ricchezza né la forza militare possono respingere un attentato cibernetico. L’unica difesa è la cooperazione. Rinnovo quindi i miei ringraziamenti alla relatrice.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur essendo grato a tutti gli intervenuti, inclusa la relatrice, temo di avere qualche preoccupazione ad accettare l’impostazione un po’ restrittiva che la commissione trasporti ha voluto dare.
Come giustamente affermato da alcune onorevoli parlamentari, da ultima l’onorevole Segelström e altre, limitare solamente a tre o più Stati la soglia minima per la definizione di un’infrastruttura europea comporterebbe, a mio avviso, due inconvenienti, il primo dei quali sarebbe quello di impedire agli Stati europei più piccoli la partecipazione al programma di protezione delle infrastrutture critiche. E’ chiaro che noi vogliamo evitare una simile eventualità. Noi vogliamo offrire a tutti gli Stati membri che sono potenziali obiettivi di un attacco terroristico una forma di partecipazione a questa strategia europea.
Mi permetto di sollevare obiezioni circa l’impostazione restrittiva ostile all’idea che sia l’Europa ad occuparsi di un quadro comune di protezione delle infrastrutture. Non è questione di sussidiarietà, di cui noi siamo estremamente rispettosi. Il problema è che oggigiorno le infrastrutture sono intimamente connesse e l’ultimo intervento della rappresentante dell’Estonia, che ha ricordato l’attacco cibernetico al suo paese, ne è la prova più evidente: si è trattato di un attacco che ha colpito un intero sistema-paese. E seppure ne è stato interessato un solo sistema-paese, possiamo avere dubbi sul fatto che quell’attacco abbia indirettamente colpito l’intera rete di relazioni dell’Estonia con gli altri paesi europei? Se si paralizza il sistema bancario anche di un solo paese per un certo numero di giorni, inevitabilmente si colpisce una struttura portante dell’Unione europea. Credo pertanto che la proposta originaria della Commissione, cui io confermo il mio appoggio, sia migliore in quanto offre un ventaglio più ampio di opportunità.
In riferimento agli attacchi cibernetici, non escludo che i terroristi possano progettare un attacco a un sistema-paese, a un sistema bancario, a un ministero, a un sistema di amministrazioni: stiamo esaminando ciò che è avvenuto in Estonia e la nostra Agenzia per la sicurezza informatica ci fornirà un rapporto dopo l’estate. Intendo ovviamente pubblicare tale rapporto ma, al di là dell’analisi di quell’episodio, non possiamo escludere che organizzazioni terroristiche pensino di colpire un intero sistema-paese con un attentato informatico. Per questo credo sia assolutamente necessaria un’interpretazione un po’ meno restrittiva.
Per concludere, ringrazio ancora una volta la relatrice e tutti i membri di questo Parlamento. Credo che l’approvazione di una relazione rigorosa sulle iniziative intraprese dalla Commissione dimostrerebbe altresì chiaramente che ci preoccupiamo della prevenzione. Com’è stato giustamente affermato, dal 2004 la Commissione europea e le istituzioni dell’Unione europea conducono un’azione intesa a rafforzare le politiche di prevenzione. Solo in questo modo daremo una risposta davvero seria e coordinata alla minaccia del terrorismo.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, 11 luglio 2007.
22. Legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali (“ROMA II”) (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0257/2007), presentata dall’onorevole Wallis a nome della delegazione del Parlamento europeo al comitato di conciliazione, sul progetto comune, approvato dal Comitato di conciliazione, di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali (“Roma II”) [PE-CONS 3619/2007 – C6-0142/2007 – 2003/0168(COD)].
Diana Wallis (ALDE), relatore. – (EN) Signor Presidente, questo è per noi l’ultimo atto di una rappresentazione che è in scena da molto tempo e che cominciò nel luglio 2003 con una proposta della Commissione, che a sua volta era stata preceduta da un lungo periodo di preparazione. E’ stato praticamente un esordio per il Parlamento europeo, dal momento che non c’era alcuna precedente convenzione internazionale a cui fare riferimento; per la prima volta abbiamo applicato la codecisione in questo settore; per la prima volta abbiamo sperimentato la conciliazione in questo settore.
Personalmente, desidero ringraziare tutti i membri della delegazione al comitato di conciliazione che hanno partecipato. Abbiamo lasciato un’impronta marcata, a nome del Parlamento, sul testo finale – un testo che, grazie al Parlamento, va ben oltre i meri aspetti tecnici e giuridici, portando allo scoperto il diritto privato internazionale per soddisfare i bisogni pratici dei nostri cittadini, soprattutto nel settore degli incidenti stradali.
Tuttavia, ci siamo occupati anche degli aspetti tecnici: fornendo chiarimenti sulle definizioni relative all’ambiente oppure individuando una soluzione al problema della concorrenza sleale, e quindi affrontando i problemi del rapporto tra le norme europee di conflitto di leggi e gli strumenti del mercato interno. Non so se siamo riusciti in questo compito. Abbiamo ricevuto congratulazioni da diversi settori, e questo mi rende un po’ nervosa. Stiamo ancora cercando di tenere le stesse discussioni su Roma I e sulla revisione dell’acquis dei consumatori; a un certo punto dovremo correggere questo rapporto.
E’ stato incoraggiante per noi, come rappresentanti del Parlamento europeo, che in sede di conciliazione fossero presenti i rappresentanti di tre DG della Commissione, disposti a collaborare. Mi auguro che in futuro riusciremo a rafforzare questo aspetto e a considerare la giustizia civile come un filo rosso che attraversa molte delle questioni di cui ci occupiamo nel mercato interno.
Molte cose sono rimaste irrisolte da Roma II e sono alla base degli studi che, mi auguro, il Commissario menzionerà nella sua dichiarazione – studi sugli incidenti stradali, sulla diffamazione e sul trattamento della legislazione straniera. Tutte questioni che sono parte integrante del rapporto fra giustizia civile e mercato interno. Potremo dire che il mercato interno funzionerà solo quando disporremo di un sistema coerente di giustizia civile.
La giustizia civile non può essere una semplice appendice al mercato interno – una sorta di competenza limitata nel cui ambito ci avventuriamo con riluttanza su richiesta degli Stati membri. Mi sembra di ricordare che molto tempo fa, nel 1999 a Tampere, si concepì una visione di uno spazio di giustizia civile; e Roma II ne faceva parte. Dobbiamo riorientare la nostra azione, e chiederci se l’Europa disponga di un sistema di giustizia civile, accessibile e comprensibile, che funziona per tutti gli utenti del mercato interno e per i nostri cittadini. Roma II svolge il suo ruolo costituendo una base – la roadmap iniziale – ma gli studi successivi ci daranno l’occasione di rivalutare la situazione e passare alle fasi successive.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, mi congratulo in primo luogo con la relatrice per aver contribuito al successo della riunione di conciliazione; l’onorevole Wallis, infatti, ci ha consentito di produrre un testo equilibrato dopo quattro anni di discussioni. Credo che sia opportuno congratularsi con lei per l’efficacia con cui ha contribuito sostanzialmente al successo di questo dossier.
Si tratta, secondo me, di un testo fondamentale per la realizzazione dello spazio di giustizia europeo e per il buon funzionamento del mercato interno. Apparentemente la sua applicazione pratica è molto attesa sia in ambiente giuridico e giudiziario, che dagli operatori economici a livello di Unione europea.
Da un lato, “Roma II” contribuirà al rafforzamento della sicurezza giuridica in materia di obblighi civili, il che è fondamentale per il buon funzionamento del mercato interno. Dall’altro, tale regolamento favorirà anche il riconoscimento reciproco delle decisioni – un pilastro dello spazio europeo della giustizia – il che consentirà di promuovere la fiducia reciproca tra i sistemi giudiziari degli Stati membri.
Una questione chiave per il Parlamento riguarda il miglioramento del sistema di indennizzo delle vittime degli incidenti stradali. A tale proposito confermo, a nome mio e della Commissione, l’impegno ad avviare, il più rapidamente possibile, uno studio esaustivo a livello europeo e a prendere poi le misure necessarie, per adottare infine un Libro verde.
Confermo altresì che la Commissione si impegna a presentare al colegislatore, entro la fine del 2008, un altro studio sulla situazione in materia di diritto applicabile all’invasione della vita privata, che tenga conto delle regole relative alla libertà di stampa e alla libertà d’espressione dei media. Se si rivelasse necessario, come avevo promesso durante la fase di conciliazione, si adotteranno misure adeguate sulla base di precedenti consultazioni.
Infine, per quanto riguarda la complessa questione dell’applicazione del diritto straniero da parte dei tribunali, la Commissione, consapevole dell’esistenza di prassi diverse negli Stati membri, pubblicherà, quattro anni dopo l’entrata in vigore di “Roma II”, un’analisi comparativa e sarà pronta a prendere tutte le misure più opportune che ne deriveranno.
Per concludere, mi auguro che il Parlamento confermi questo accordo raggiunto in sede di conciliazione come punto culminante della tanto attesa adozione del regolamento “Roma II”, e spero che il testo sarà sostenuto da un’ampia maggioranza di deputati.
Rainer Wieland, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, nella discussione in seconda lettura abbiamo detto di voler mantenere il più ampio spazio di manovra possibile per il Parlamento. Signor Commissario, senza dubbio domani troveremo finalmente un’ampia maggioranza.
Ero presente alla procedura di conciliazione fino alla fine, e devo pertanto dire che, a mio avviso, noi – non solo il Parlamento ma tutte le parti in causa – non abbiamo approfittato dello spazio di manovra disponibile. Avremmo potuto essere più ambiziosi su uno o due punti, come ha ricordato l’onorevole Wallis. Sono convinto che un’ampia maggioranza dell’opinione pubblica sarebbe disposta a spingersi ben più in là dei propri rappresentanti soprattutto nei settori classici – incidenti stradali o danni punitivi. Quando considero i risultati del vertice, posso constatare l’esistenza di un vuoto. Stiamo cercando di combattere la disaffezione dei cittadini rispetto all’Europa con cose che essi non vogliono assolutamente, ma i politici spesso non sono disposti a introdurre ciò che l’opinione pubblica vuole davvero.
Sembra che le nostre riunioni in futuro saranno caratterizzate da una maggiore trasparenza, e nutro grande speranza in questo. E’ inoltre evidente che i funzionari spesso hanno le proprie fissazioni, e sono molto più riservati e moderati di quanto sarebbe necessario. Purtroppo la politica qui non è all’altezza della situazione. Sarebbe bello se potessimo avere decisioni politiche audaci un po’ più spesso, anche in seno ai comitati di conciliazione. Uno Stato membro che si è dimostrato ostruzionista all’ultimo momento potrebbe rivelarsi non altrettanto ostruzionista a livello politico.
Nella nostra veste di parlamentari, abbiamo intrapreso questa strada con uno dei primi casi in cui si è ricorsi alla codecisione in questo settore; in futuro dovremo mostrarci ancora più sicuri nell’utilizzare lo spazio di manovra a nostra disposizione e dimostrare che siamo anche capaci di far fallire tali negoziati. Nel lungo termine, tutti gli studi e le valutazioni su cui stiamo tergiversando ormai da tre o quattro anni non sono sufficienti perché i cittadini vogliono una decisione qui e subito!
Manuel Medina Ortega, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, desidero congratularmi con la collega, onorevole Wallis, per il lavoro che ha portato a compimento. Credo che otterremo un buon accordo, che la maggioranza del Parlamento approverà questa proposta e che avremo così un nuovo regolamento in materia di responsabilità civile extracontrattuale.
Vorrei però ricordare che questo regolamento è solo l’inizio. Nell’ambito del diritto internazionale privato e in materia di conflitto di leggi esiste una difficoltà fondamentale, ossia l’incapacità dei giudici di applicare un diritto che non è il loro. Nell’Unione europea – e in generale – disponiamo di giudici che sono stati preparati ad applicare il proprio diritto. Nei casi in cui si debba applicare il diritto straniero, sussistono enormi difficoltà.
E’ chiaro che, se due inglesi hanno un incidente stradale in Francia, si applicherà il codice della strada francese – il giudice non potrebbe certo dare ragione a un conducente che guidi a sinistra. Nella seconda parte, per quanto riguarda la responsabilità civile da determinare, se il giudice è inglese mi resta difficile credere che accetterebbe l’applicazione delle norme sulla responsabilità limitata esistenti nel diritto francese, e che non applicherebbe invece il diritto britannico.
Credo quindi che il lavoro sia appena agli inizi, come ho detto prima. Il Commissario Frattini ha fatto riferimento a uno studio successivo svolto dalla Commissione – che è anche menzionato nel progetto di regolamento – il quale riguarda l’applicabilità del diritto da parte delle giurisdizioni. Credo che questa sia la seconda parte, una seconda parte essenziale.
Quelli di noi che hanno lavorato in questo campo hanno constatato che c’è una tendenza generale ad applicare il proprio diritto, la lex fori. Questo accordo, o questo regolamento, non può quindi essere interpretato senza tener conto di quale giurisdizione sia applicabile in un particolare momento.
Essenzialmente, la giurisdizione determinerà il diritto applicabile perché in genere i giudici ricorrono a ogni tipo di sotterfugio. Qui per esempio abbiamo eliminato il sotterfugio del rinvio, però esiste ancora la questione dell’ordine pubblico – le clausole dell’ordine pubblico – che riprende le disposizioni cruciali del diritto nazionale contenute nel progetto di accordo.
Ho quindi l’impressione che, partendo dal presupposto che questo Parlamento approverà a grande maggioranza la proposta presentata dall’onorevole Wallis, dopo l’approvazione dovremo continuare a lavorare in questo settore. Attendiamo con ansia gli studi della Commissione su questo tema e, soprattutto, un elemento importante, ossia il lavoro con coloro che dovranno applicare questo regolamento: i giudici stessi. Ci chiediamo quale sia l’atteggiamento dei giudici e come verrà applicato praticamente questo regolamento, dal momento che l’esperienza con gli accordi internazionali e con l’applicazione delle norme del diritto privato internazionale degli Stati dimostra questa tendenza da parte dei giudici ad applicare il proprio diritto nazionale.
Andrzej Jan Szejna (PSE). – (PL) Signor Presidente, per cominciare ringrazio la relatrice e tutti coloro che hanno contribuito al progetto in discussione. Ovviamente, anche un’armonizzazione parziale delle disposizioni concernenti conflitti nel settore degli obblighi extracontrattuali avrà un impatto positivo sul funzionamento del mercato interno comunitario.
L’armonizzazione e la regolamentazione dei principi procedurali, in situazioni che si verifichino in un contesto transfrontaliero, consentiranno di far riferimento a un’unica base giuridica comune a tutti gli Stati membri. Tipici esempi sono gli incidenti stradali, la concorrenza sleale, i danni ambientali, il trattamento della legislazione straniera e la violazione dei diritti personali.
Questo aumenterebbe indubbiamente la certezza sulla scelta del diritto più appropriato e sull’esito previsto dei conflitti. Faciliterebbe inoltre il riconoscimento delle sentenze dei tribunali. Si deve però ricordare che il regolamento è uno strumento del diritto internazionale privato, quindi non serve ad armonizzare il diritto sostanziale degli Stati membri; questi mantengono piena autonomia. Il regolamento serve ad armonizzare i conflitti con il diritto interno, e garantirà che lo stesso diritto nazionale venga applicato in casi simili, ma non influirà sulle decisioni concernenti i casi stessi.
L’onorevole Medina Ortega ha giustamente fatto notare che le decisioni e le prassi dei tribunali saranno l’elemento più importante in questo settore.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, 11 luglio 2007.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Katalin Lévai (PSE), per iscritto. – (HU) Questo regolamento costituisce davvero un significativo passo avanti nel processo dell’armonizzazione comunitaria. In un’Europa che sta realizzando la propria unificazione, è indispensabile che i fori giudiziari usino sempre lo stesso diritto nazionale in casi simili, indipendentemente dalla corte nazionale che dibatte il caso. Questa misura aumenta considerevolmente la sicurezza giuridica dei cittadini e delle imprese che siano coinvolti in controversie transfrontaliere, ed evita il cosiddetto forum shopping – ossia la facoltà del querelante di intentare causa nello Stato membro di preferenza – sostenendo al contempo l’autonomia del diritto nazionale.
Fortunatamente siamo riusciti a ottenere la copertura assicurativa degli incidenti stradali transfrontalieri, e a garantire che il tribunale tenga conto della effettiva situazione delle vittime per quanto riguarda il risarcimento dei danni. Scegliere il diritto del paese in cui si è verificato l’incidente avrebbe potuto dar luogo a situazioni insoddisfacenti a causa delle notevoli sperequazioni esistenti tra gli indennizzi concessi dai vari tribunali nazionali.
La norma concernente la concorrenza sleale è molto importante per i giudici e gli avvocati. La stessa norma limita inoltre in larga misura la prassi del forum shopping.
E’ deplorevole, ma per favorire un ampio compromesso, è accettabile omettere le norme che riguardano la violazione dei diritti personali – in particolare per quanto riguarda le norme della diffamazione a mezzo stampa. Ci auguriamo di riuscire a risolvere anche questo problema quando esamineremo il regolamento.
E’ importante definire il concetto di “danno ambientale”, conformemente ad altri strumenti legislativi dell’Unione europea: penso in particolare alla direttiva sulla responsabilità ambientale.
Nel complesso, ritengo che il testo finale rappresenti un compromesso soddisfacente ed equilibrato.
23. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale